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LATISANA: STORIA E NUMISMATICA

Latisana trae origine dall’antico toponimo romano “mansio” (Stazione di Posta), chiamata APICILIA, sorta sulla via Annia che collegava l’importante fabbriceria bellica di Concordia Sagittaria ed Aquileia. Trova la sua ragione di esistere come centro abitato e di servizi e traffici, sin da epoche remote, per la necessità di guadare in questo punto il fiume Tagliamento (TILAVENTUS per i Romani), vera “autostrada” fluviale per millenni e da sempre fonte di benessere, di catastrofi, tanto da essere ribattezzato dai latini “ferox et rapax”.

Durante il medioevo si ha notizia della località per la prima volta sotto la denominazione di “Portus Latisanae”, in un documento datato 3 Ottobre 1118 dove si parla dei beni posseduti a Latisana da Matilde di Bukardo di Mosburg. L’attuale nucleo abitato è il risultato della fusione di due borghi prospicienti il fiume Tagliamento: Tisana e Sottopovolo; di quest’ultimo toponimo esiste tuttora traccia in una centralissima strada del centro, appunto via Sottopovolo; Sottopovolo (sub-populi, cioè sotto il pioppo) fino alla fine del XVIII secolo era Comune indipendente da Latisana che aveva sede dei giurisdicenti nell’odierna Piazza Indipendenza.

Per lungo tempo la località, essendo fiorente porto fluviale, si resse quasi come libera comunità mercantile sotto la nominale sovranità del Patriarca di Aquileia, per perdere, nel XII secolo questa sua peculiarità in seguito alle sempre più disastrose alluvioni del fiume Tagliamento, decadendo quindi dal suo ruolo naturale ed assumendo una fisionomia prettamente agricola che è anche la caratteristica attuale della zona. Nel XII secolo Portus Latisanae fece atto di libera dedizione ai Conti di Gorizia, che mantennero questo loro feudo fino al 1430: dopo questo periodo, il territorio latisanese venne “venduto” ai patrizi veneziani Vendramin (esiste tutt’oggi un’importantissima via in centro a loro intitolata) i quali resero fruttifero il loro investimento curandone l’agricoltura ed istituendovi un importantissimo allevamento equino; altri signori di Latisana furono i Barbarigo ed i Mocenigo che suddivisero il territorio in 24 carature, così fino alla fine del XVIII secolo con l’occupazione di Napoleone che costituì il Cantone di La tisana dipendente dal Dipartimento di Passariano. Infine nel 1866 la città fu annessa al Regno d’Italia.

Più volte in documenti del XIII secolo Latisana è menzionata con l’appellativo di Civitas a testimonianza dell’importanza che il centro andava assumendo. Altrettanto interessanti sono la citazione dello “staio a misura di Latisana” alla fine del XIII secolo e soprattutto la coniazione all’inizio del secolo del “denaro scodellato”, moneta d’argento di cui restano otto esemplari con varianti di conio, recanti i simboli comitali goriziani e la dicitura “Porto Tisana”. Del 1245 è lo Statuto della Terra e del Porto di La tisana convenuto tra la comunità latisanese (universitas) ed il Conte di Gorizia contenente disposizioni civili, criminali e finanziarie. Latisana non fece mai parte del Parlamento della Patria del Friuli, ma venne assumendo un’importanza sempre maggiore all’interno della contea goriziana, prova ne è la presenza stabile a partire dal XIV secolo di un Capitano in rappresentanza dei Conti in luogo del Gastaldo.

IL DENARO DI LATISANA

E’ in argento con il caratteristico bordo rilevato dovuto alle necessità tecniche della coniazione dell’epoca. Ha diametro e peso corrispondenti a quelli di tutti gli scodellati dell’epoca che avevano corso in Friuli (denari frisacensi, aquileiesi, triestini etc.).

La simbologia utilizzata, un prelato mitrato al D/ ed un Tempio al R/ molto simili a quelli rappresentati sulle coeve emissioni dei Patriarchi di Aquileia, è in indubbia connessione con quella delle monete patriarcali: elemento questo che consente di collocare il denaro scodellato di Latisana in una cronologia temporale fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo.

In questi anni Latisana era posta sotto la sovranità del Patriarcato di Aquileia ed era un feudo di natura avvocaziale, assegnato cioè ad un laico che ricopriva l’incarico di defensor fidei armata manu; di difendere il Patriarca in tutte le contese temporali. Tuttavia è assai probabile che Latisana, nonostante l’affidamento feudale, godesse di un’ampia autonomia, che le consentiva di essere una comunità portuale-mercantile che gestiva direttamente il porto, pur pagando i suoi tributi al feudatario dominante.

Il denaro scodellato potrebbe essere quindi il simbolo eloquente di una comunità potente e fiera dei suoi diritti e di un punto portuale e commerciale vivace e prospero. Il periodo di emissione del denaro potrebbe essere quello del patriarcato di Pellegrino II (1195-1204), sotto il quale si ristabilì la pace tra il Patriarca di Aquileia ed i Conti di Gorizia, pace che favorì una normalizzazione di tutte le attività commerciali e di scambio.

Tale ipotesi è suffragata anche dal fatto che la moneta di Latisana presenta caratteristiche quasi identiche a quelle battute ad Aquileia sotto il patriarcato di Pellegrino II.

Denaro di Pellegrino II

L’unica variante di rilievo rispetto alla moneta sopra illustrata è infatti costituita dalla leggenda riportata al D/, che sostituisce la dicitura AQLE GIA.P.+.

Un’altra anomalia riguarda il peso (inferiore alle monete friulane coeve): sicuramente per approfittare dell’accoglienza favorevole riservata alle altre monete dell’epoca. Queste imitazioni sono comuni nel medioevo: ogni moneta di un certo prestigio ha generato tutta una “fioritura” di imitazioni nei paesi vicini, di aspetto quasi identico ma sempre calanti nel peso e nel titolo del metallo. Certamente le monete di Aquileia e Trieste non furono esenti da imitazioni, e tra queste sono ben conosciute quelle di Lubiana. E’ quindi probabile che la moneta di Latisana sia uscita dalla zecca comitale di Lienz.

La pace tra il Patriarca di Aquileia ed i Conti di Gorizia segna probabilmente il momento di massima fioritura del Portum Tesana; negli anni successivi al 1200 ripresero ben presto i contrasti tra i goriziani, che cercavano di aumentare la loro influenza diretta su tutti i loro feudi, ed il Patriarcato.

Anche per La tisana questo fu un periodo di incertezze e di lotte: i latisanesi si opposero alle rivendicazioni dei Conti di Gorizia vantando franchigie e statuti. Ma la contesa, lunga ed aspra, si concluse con la stipula di un accordo fra la comunità del porto di Latisana ed il signore comitale Goriziano (Mainardo) il 13 Luglio 1245, con il concardio, stilato a Verona grazie ai buoni uffici dell’Imperatore Federico II, che di fatto riconosceva la piena sovranità dei goriziani su Latisana. In questo modo la comunità di Latisana perse quasi tutti i suoi diritti di autoamministrazione e, da quel tempo, non si hanno notizie di successive emissioni di monete.

In documenti del 1360 compare il Sigillo medioevale del Comune rappresentante una torre con merlatura guelfa affiancata da due scudi con leone rampante sormontati da una croce e contornato dall’iscrizione SIGILLUM COMUNIS PORTUS LATISANAE, elementi quasi analoghi a quelli presenti nel denaro.

BIBLIOGRAFIA

A.A.V.V., Corpus Nummorum Italicorum vol. VI : Veneto zecche minori.

Altan Mario G.B., Lo zecchino d’oro dei principi di Porcia e i denari scodellati di Latisana nella numismatica friulana.

Altan Mario G.B., Un esemplare di denaro scodellato argenteo di Latisana (fine XII-inizi XIII sec.) ritorna a Latisana.

Altan Mario G.B., Una zecca per monetazione a Latisana nel secolo XIII.

Bernardi Giulio, Il denaro di Latisana.

Bernardi Giulio, Le monete maggiormente in uso nel Medioevo friulano.

Galasso Vinicio, Latisana: Dalle origini al Duemila

Luschin Arnold, Ubersicht des Munzwesen in den altosterreichischen Landen wahrend des Mittelalters

Puschi Alberto, Di una moneta friulana inedita


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D/ della moneta

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R/ della moneta

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