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Maravedis spagnoli tra 1500 e 1600


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Titolo originale della discussione: Storia di una moneta spagnola messa maluccio...

Recentemente sono entrato in possesso di questa moneta. A prima vista è un rottame massacrato dall’uomo e dal tempo… invece su di essa ci sono tutte le tracce di una storia interessantissima che si può ricostruire e raccontare.

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Modificato da incuso
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Uno dei grandi problemi legati all’emissione di moneta fiduciaria era la facilità con cui i pezzi in metallo vile erano falsificabili, quindi uno dei presupposti alla sua introduzione era l’introduzione di tecnologie produttive che richiedessero investimenti significativi e quindi costituissero un’elevata barriera all’ingresso a questo “mercato”.

Verso la fine del XVI secolo si resero disponibili macchine sufficientemente affidabili da garantire un’omogeneità e precisione di conio tali da essere difficilmente riproducibili in grandi numeri con le tecniche a martello tradizionali. Re Filippo II di Spagna (1527-1598) fu convinto ad adottarne una di costruzione tedesca nel 1582 presso la recentemente rifondata Real Zecca di Segovia, nota anche come “Real Ingegnio”. Furono prodotte inzialmente monete in argento di ottima fattura, e monete da 2 maravedis in mistura d’argento.

Le altre zecche spagnole, non avendo a disposizione la nuova macchina, continuarono l’emissione di moneta in mistura d’argento battuta a martello.

Filippo II morì nel 1598, ma l’arrivo di suo figlio Filippo III (1598-1521) al trono non arrestò il progetto. Iniziò la coniatura a torchio di monete da 4 maravedis in grande quantità: monete del peso di ca. 5,1 grammi e del diametro di 27 mm in bassa mistura, che furono coniate fino al 1602.

Contemporaneamente alla abbondante coniatura di nuova moneta in rame fu ritirata dalla circolazione una gran quantità di moneta di vecchio conio in biglione, con guadagno netto per lo Stato dato dal recupero dell’argento dalla lega. Si trattava di un’ottima opportunità di profitto per le casse statali, dissanguate dalla costosissima politica estera: già negli anni 1557, 1560, 1574, 1576, e 1596 lo Stato era andato in bancarotta, e lo stato di insolvenza si protraeva pericolosamente.

Allegato al post una moneta da 4 maravedis della zecca di Segovia

Fonti:

http://it.wikipedia.org/wiki/Filippo_III_di_Spagna

http://www.fuenterrebollo.com/faqs-numisma...o-austrias.html

http://www.fuenterrebollo.com/faqs-numisma...calderilla.html

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La rovinosa situazione economica dei suoi dominii e soprattutto la costosissima politica estera costrinse Filippo III a svalutare la moneta.

Già a partire dal 13 luglio 1602 la moneta da 4 maravedis della zecca di Segovia fu ridotta in diametro e peso, passando a 20 mm e 2,8 grammi di rame puro, eliminando qualunque traccia di argento dalla lega.

In conseguenza di questa operazione, le monete in mistura coniate prima del 1602 raddoppiarono di valore sul mercato, e la legge del 18 settembre 1603 prese atto di questa situazione stipulando una contromarcatura delle monete in circolazione per certificarne il valore: la monete da 2 maravedis ora ne valeva 4, quella da 4 passava a 8.

Allegato un 4 maravedis della zecca di Segovia del secondo tipo di peso e diametro ridotti

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Qui rientra in gioco la mia moneta. Il suo peso è di 5,1 grammi, ed ha un diametro di ca. 27 mm (il tondello è stato chiaramente maltrattato e quindi notevolmente deformato).

In un dettaglio la testa del leone rampante: confrontando il dettaglio con una moneta di Segovia appare subito diverso il conio, perciò si tratta probabilmente di una moneta coniata alla vecchia maniera.

Come abbiamo visto prima, nel 1603 le monete coniate prima del 1602 furono contromarcate per raddoppiarne il valore nominale, visto che erano in mistura invece di rame. L’operazione avvenne nelle zecche di Burgos, Cuenca, Granada, Segovia, Sevilla, Toledo e Valladolid: sul dritto appariva nuovo valore (IIII oppure VIII) con sopra una corona e sotto il segno di zecca; al rovescio nulla.

L’esemplare in mio possesso conserva la contromarca al dritto, che riporta una VIII sormontata da una corona e sotto forse una “G”, che indicherebbe una contromarcatura effettuata presso la zecca di Granada, ma di questo non sono certo data l’usura della moneta.

Certamente, visto che fu contromarcata, si trattava originariamente di una moneta coniata prima del 1602, probabilmente in una zecca diversa da quella di Segovia.

Allego due immagini: il dettaglio che indica la testa del leone, e quello della contromarcatura.

Fonti:

http://maravedis.net/resellos.html

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Modificato da rob
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La contromarcatura del 1603 coinvolse la gran parte delle monete coniate nel 1602, tanto che è difficile trovare monete intonse di quella data. Il regno di Filippo III ricavò un buon profitto dall’operazione, ma la situazione economica non cambiò molto: nel 1607 le casse dello stato erano di nuovo in bancarotta. Entro il 1621, alla fine del regno di Filippo III, era stata coniata una massa enorme di maravedis: si stima che ne circolassero 875 milioni, 10 volte tanto il circolante all’inizio del secolo. Come conseguenza l’inflazione si alzò pericolosamente, e tutta la moneta in oro e argento buono sparì, tesaurizzata o usata per il commercio con l’estero.

Nel tentativo di arginare il disastro, nel 1626 il nuovo re Filippo IV prima ordinò il ritiro dalla circolazione delle vecchie monete in mistura perché fossero fuse, poi nel 1628 decretò decadute le contromarcature del 1603, riportando il valore di tutte le monete al nominale d’emissione.

Le buone intenzioni non durarono a lungo, messe a dura prova dalla perdurante crisi di cassa del regno. Nel 1636 infatti fu decretato che per le monete di Filippo III già contromarcate venisse triplicato il valore nominale, segnalato con una nuova contromarcatura.

Perciò:

i 2 maravedis contromarcati con IIII ricevevano una nuova contromarca “VI”

i 4 maravedis contromarcati con VIII ricevevano una nuova contromarca “XII”

Al rovescio la data 1636

Nel 1638 fu decretata l’eliminazione dalla circolazione di tutta la moneta in mistura non contromarcata.

In allegato l'immagine delle contromarche sulla mia moneta: la data è stata poi sovramarcata dal valore "XII" che sul dritto non appare. Non è chiaro se il valore si riferisca al 1636 o ad una legge successiva, come vedremo in seguito.

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Modificato da rob
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La situazione finanziaria peggiorò ulteriormente nel 1640 con le insurrezioni in Portogallo (al tempo unito alla corona spagnola) e Catalogna; nel 1641 venne adottata in emergenza la misura di contromarcare le monete da 4 maravedis non coniate presso la zecca di Segovia al doppio del nominale con un “VIII”, al rovescio la data 1641 o 1642. Questo stato di cose creò enorme confusione, dato che circolavano fianco a fianco monete di mistura e rame allo stesso nominale a valore diverso, e tale era la confusione che nell’ottobre dello stesso anno tutte le monete di Segovia furono contromarcate al rovescio:

i 2 maravedis con “VI”

i 4 maravedis con “XIII”

al dritto la data coronata.

Ovviamente questo non fece che peggiorare ulteriormente lo stato dell’economia, e l’inflazione schizzò alle stelle.

Qui termina la storia della mia moneta: in allegato il dettaglio della contromarcatura “VIII” e un piccolo mistero: c’è una data parzialmente leggibile al dritto ed un “XII” al rovescio. E’ possibile che questa moneta in mistura sia stata contromarcata per errore assieme a quelle in rame, ma la confusione delle marcature è tale da non lasciarmi capire bene la sequenza delle operazioni.

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La storia della mia moneta finisce qui, ma non le traversie finanziarie del Regno di Spagna.

La Corona continuò la sua spregiudicata gestione del valore nominale della moneta per un altro paio d’anni, prima rivalutando i pezzi da XII a II maravedis, per poi riportarli a VIII… ovviamente non fin così!

L’11 novembre 1651 si dispose che tutte le monete posteriori al 1597 venissero riportate al loro valore anteriore al 12 settembre 1643 e contromarcate a confermarne il valore con il numero in cifra arabica "4" o "8"... ovviamente non finì qui e se il caos esistente non bastava, il 25 giugno 1652 la disposizione del 1651 fu annullata, disponendo invece che il valore nominale fosse la quarta parte di quel che era indicato nella contromarcatura! Verso fine 1652 tutta la moneta in mistura venne ritirata, per poi essere rimessa in circolazione nel 1654/55 previa marcatura con i valori IIII o VII.

A questo punto girava di tutto, pezzi ormai quasi irriconoscibili addirittura coniati 150 anni prima e pieni di contromarche, e la credibilità di questo esperimento di moneta fiduciaria era da tempo evaporata. La causa è da vedere nella mancanza di disciplina da parte del governo di Filippo III, che ne coniò una quantità eccessiva, e la mancanza di strumenti di teoria economica adatti a fronteggiare l'inflazione creatasi con misure adatte da parte di Filippo IV.

Continuiamo però a seguire le traversie spagnole. Nel 1658 fu deciso di sbarazzarsi del circolante per coniare nuove monete da 2 e 4 maravedis di nuovo disegno, con il monogramma reale coronato "P X" (Philippus Rex). In pratica però invece questo conio fu usato per contromarcare la moneta già circolante. Nel 1659 il valore nominale fu dimezzato. Questa fu l'ultima contromarcatura di questa tormentata storia, ma, come era lecito immaginarsi, i guai non finirono qui.

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Ormai il Regno di Spagna era in preda all'anarchia monetaria: il circolante era ridotto a veri rottami pieni di contromarche, per nulla difficili da imitare. Fiorirono infatti falsificazioni e contromarche al limite della legalità: vista la facilità di moltiplicare il valore di una moneta con una semplice marcatura ne uscirono addirittura da conventi ed istituti religiosi!

La situazione era chiaramente intollerabile, e lo Stato impose misure draconiane, arrivando alla pena di morte per gli imitatori delle contromarche ufficiali. Erano misure che evidentemente però non agivano sulla radice del problema, e nel 1660 fu decisa la definitiva eliminazione del circolante della martoriata moneta esistente, e l'emissione di una nuova serie di moneta in argento al taglio di 20 grani per marco. Le prime emissioni da 2, 4, 8 e 16 maravedis furono coniate al martello (tranne come sappiamo a Segovia), ma già dal 1661 si dispose che tutte le zecche si attrezzassero di pressa idraulica come quella di Segovia, per limitare al massimo la possibilità di falsificazione.

I falsi però proliferarono ugualmente, al punto che nel 1664 i nuovi conii furono svalutati alla metà del loro valore facciale; nel 1680 il Re Carlo II dispose che il valore fosse nuovamente abbassato ad un ottavo del nominale.

Una nota interessante. Alle monete soggette a contromarca fu dato il nome popolare di calderilla, vale a dire più o meno "rottame" o metallo adatto al lavoro del calderaio. Questo nomignolo rimase nel lessico spagnolo tanto che oggi significa "spiccioli" o "moneta".

Consiglio la lettura del volume "The big problem of small change", di Thomas J. Sargen e François R. Velde (Oxford University Press, 2002): da' una base teorica al processo storico che dal medioevo all'era moderna portò alla creazione di monetazione fiduciaria, con molti incidenti di percorso fra cui il secolo di superinflazione spagnola. L'inflazione non fu causata dall'eccesso di argento in arrivo dalle colonie sudamericane, ma dalla mancanza di disciplina e di basi teoriche per la corretta gestione di questo esperimento di moneta fiduciaria in rame. La situazione infatti sfuggì completamente di mano ai governi spagnoli, che inizialmente ricorsero a coniazioni eccessive nell'illusione di risolvere i problemi di debito e liquidità delle casse statali, e poi furono incoerenti nella gestione del valore della moneta, che si agganciò al valore di mercato dell'argento (in quel momento al ribasso) con conseguenze disastrose.

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  • ADMIN
Staff

Come da richieste sposto in anthology e chiudo :)

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