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LA ZECCA DI VICENZA


utenteBannato

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LA ZECCA DI VICENZA NEL MEDIOEVO

Il diritto di zecca sembra essere stato concesso nel Medioevo alla città veneta dall'Imperatore Federico II nel 1236, allorchè questi riconfermò i privilegi già accordati dagli Imperatori Corrado II il Salico ed Enrico III. Dal Tremisse alle monete con diritto di zecca imperiale c'è un vuoto di ben 500 anni circa. Di sicuro tra le monete battute con diritto di zecca c'è il Grosso Aquilino, moneta che per Vicenza non risale oltre il 1300.

L'Aquilino vicentino va attribuito al periodo della Signoria e del Vicariato imperiale

di Vicenza di Cangrande della Scala. Il Corpus Nummorum ltalicorum assegna gli Aquilini al periodo comunale ma erroneamente. Il Murari (O. Murari - Gli aquilini di tipo meranese delle zecche itsliane - in Quaderni Ticinesi di numismatica ed antichità classiche, Lugano 1980, vol. IX pag. 357) ritiene che il periodo di coniazione dell'Aquilino, confrontando la moneta con quelle delle altre vicine zecche, sia quello che va dal 1320 al 1329, quindi la coniazione di Vicenza è successiva a quella di Padova. Abbiamo detto poc'anzi che il Corpus Nummorum ltalicorum erra nell'assegnare il Grosso Aquilino al Comune, e spieghiamo il perchè. Il CNI assegna dapprima le monete al Comune dicendo che esse non risalgono oltre i primi anni del XIII secolo ed in una nota più sotto, li assegna senza indicare alcuna data al Bailardino Nogarola.

I Grossi Aquilini erano del valore di 20 denarî come tutti gli altri Aquilini di imitazione

meranese. Posseggono il tipo e la stessa caratteristica di moneta ghibellina che ne limitano la coniazione al periodo successivo del 13 I I . La città di Vicenza dal 1265 era rimasta sotto la tutela della Padova guelfa e nel 1311 passò sotto i Vicari imperiali di Enrico VII per l'azione di Cangrande della Scala, cioè la parte ghibellina. All'inizio del 1312 passò sotto il Vicariato di Cangrande per rimanere sempre sotto gli Scaligeri sino alla caduta della Signoria nel 1387. Gli Scaligeri si riservarono anche il diritto di nomina del Podestà. Dal 1313 al 1317 e dal 1320 al 1329 eraPodestà in Vicenza per Cangrande, Bailardino Nogarola. L'Aquilino di Vicenza, coniato negli anni che vanno dal 1320 al 1329, porta lo stemma del Nogarola e non lo stemma con la Scala.

I motivi della coniazione di un Aquilino per Vicenza con lo scudetto del Nogarola non

sono noti: il Murari (O. Murari - Il denaro aquilino grosso di Vicenza - in Nova Historia

an. VIII fasc. I/III, pagg. 8l/94) ritiene che vi abbiano contribuito diversi 'motivi, forse di propaganda verso Vicenza o verso Padova e Treviso, città anch'esse ambite da Cangrande, e forse anche di prestigio per l'autorità di Cangrande nei confronti dei Signorio dei Vicari di Padova e Treviso. Vicenza, pur dipendendo dalla città di Verona, adotto I'Aquilino e non il Grosso di Verona degli Scaligeri, in quanto la prima era già moneta conosciuta e gradita nella città, moneta già inserita negli scambi dell'area monetaria veronese e, a detta del Murari (O. Murari - Gli aquilini di tipo meranese delle zecche italiane - in Quaderni Ticinesi di numismatica ed antichità classiche, Lugano 1980, vol. IX, pag. 357) "non intralciava ma aiutava gli scambi con le città vicine, aveva tutti i requisiti per essere adottato".

Si può ricordare il documento della concessione del diritto di zecca pervenuto sino a

noi nel quale si precisa che le monete di Vicenza dovevano essere di valore uguale alle veronesi. Vera o falsa che sia, questa concessione conferma in ogni caso la prenrinenza della moneta veronese e la sua funzione di moneta campione. Per tutto il XIV secolo l'Aquilino venne largamente usato assieme ad ahre monete in tutti i mercati dell'Italia settentrionale e particolarmente in quelli della vasta area monetaria veronese che comprendeva quasi tutti i territori delle attuali Venezie e di zone confinanti lombarde ed emiliane.

Grosso Aquilino argento diam. 19 peso gr. 1,50

D/ +.CIVITAS.o+ scudetto del Nogarola o*, aquila spiegata volta a destra;

R/ VI CENC IE, croce intersecante la leggenda, e rosetta.

Nei primi anni del XIV secolo, il Corpus Nummorum Italicorum fa menzione di denarî

piccoli di Vicenza, detti "vicentini". Secondo il Perini (Q. Perini - Le monete di Verona

- Rovereto 1903) questi denaretti sarebbero quelli descritti alla zecca di Verona tra le monete anonime dei primi Scaligeri, che portano la leggenda CI VI CI VE (CIVITAS VICENTIA CIVITAS VERONA).

DENARO PICCOLO mistura peso gr. 0,33

D/ +CI+VI+CI+VE e croce

R/ +scala e croce

Crediamo anche noi che sia meglio inserire questi denaretti nella serie veronese.

Terminato il Vicariato del Cangrande nel 1387, poco dopo, nel 1404 Vicenza passa sotto il controllo della Repubblica di Venezia e vi rimarrà sino al 1797. Durante il dominio veneziano non furono battute monete nella zecca di Vicenza; ma sotto il dogato di Michele Steno (1400-1413), di Tommaso Mocenigo (1414-1423) e di Francesco Foscari (1423-1457) si coniarono a Venezia dei Mezzanini d'argento (C. Gamberini di Scarfea - Prontuarioprezziario delle monete, oselle e bolle di venezia - Bologna 1969, nnr. 142 e 152) e dei Bagattini o Piccoli in mistura (c. Gamberini di Scarfea - op.cit. - nnr. 143,153 e 167) per la città di Vicenza. Queste monete non avendo però nessuna indicazione speciale che le riferisca alla città berica, sono descritte tutte nelle opere riguardanti la monetazione veneziana.

BIBLIOGRAFIA

Corpus Nummorum Italicorum, Volume VI "Veneto zecche minori. Dalmazia. Albania". Roma, 1922.

Cesare Gamberini di Scarfea, Prontuario prezziario delle monete, oselle e monete di Venezia. Bologna, 1969.

Ottorino Murari, Il denaro aquilino grosso di Vicenza. Verona, 1956.

Ottorino Murari, Gli aquilini di tipo meranese delle zecche italiane. Lugano, 1980.

Quintilio Perini, Le monete di Verona. Rovereto, 1903.

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Grazie rob, troppo buono. Comunque è un piacere collaborare a Lamoneta

321846[/snapback]

Da vicentino non potevo esimermi... :D

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  • 1 mese dopo...
  • 3 anni dopo...

interessante discussione, peccato si sia chiusa nel buio e non sia proseguita...

Puoi sempre proseguirla tu!

Vero, bella e interessante discussione...

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interessante discussione, peccato si sia chiusa nel buio e non sia proseguita...

Puoi sempre proseguirla tu!

Vero, bella e interessante discussione...

non credo proprio di essere la persona più adatta... di Vicenza non ne so veramente nulla ne ho monete vicentine in collezione... ma magari qualcuno più informato di me c'è :)

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Intanto, per fortuna, la bibliografia sulla zecca di Vicenza è più ricca di quella postata all'inizio di questa discussione.

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  • 2 settimane dopo...

Ad Avio (TN) c'è un interessante sito archeologico, la Busa dei Preeri.

19427377.jpg

Si tratta di una grotta-riparo usata per più periodi nell'antichità che ha fornito una serie di reperti molto interessanti da elementi di cultura materiale (ceramiche, frammenti di vetro, oggetti metallici) a resti vegetali e animali e, ovviamente, un considerevole numero di monete (che coprono un vasto arco temporale a partire dall'epoca romana).

Tra questi reperti numismatici, che oltre a coprire un vasto periodo toccano anche un notevole numero di zecche differenti a testimonianza sia dell'importanza del sito come punto di passaggio che della penetrazione di circolante straniero nell'area trentina (sono state trovate monete veneziane, genovesi, milanesi, veronesi, ecc... oltre che ovviamente tirolesi e d'oltralpe), spicca un interessante ritrovamento. Interessante sia per la rarità del tipo monetario che per il luogo in cui è stato rinvenuto. Infatti è risaputo che il grosso aquilino di Vicenza non è un tipo così comune come i suoi "parenti" stretti (ad es. gli aquilini Padovani), ma principalmente è da sottolineare il fatto che questo, almeno fino al 1989-91 (periodo del ritrovamento), è il primo grosso aquilino di Vicenza rinvenuto in aree trentine.

Vi riporto la scheda della moneta descritta nel volume 7 (1991) degli Annali del Museo Civico di Rovereto a cura di alessandro Gremes:

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Per chi volesse approfondire le indagini archeologiche effettuate nel sito e vedere le altre schede numismatiche e non sui reperti rinvenuti, in questo link http://www.museocivico.rovereto.tn.it/annali sono reperibili tutti gli annali pubblicati dal museo, relativamente alla busa dei Preeri ci sono diversi articoli pubblicati nel corso di vari anni.

Spero di non avevervi annoiato con questo piccolo approfondimento!

Modificato da grigioviola
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Mario de Ruitz, in un recente libro sulle monete veneziane, ha dedicato un lungo capitolo alla zecca di Vicenza, commentando tutti gli studi precedenti e concludendo che questa non è mai stata aperta, ma che aquilini e altre monete circolanti a vicenza nel tardo medioevo sono state tutte coniate a Verona dagli Scaligeri.

L'assunto fondamentale è questo: neppure un documento vicentino parla di zecchieri o di zecca. Però bisogna dire che a Vicenza non è che si siano conservati tutti questi documenti. Anzi, penso che se fra i pochi pezzi conservati fosse saltato fuori qualcosa sarebbe stato davvero un colpo di fortuna! Si consideri poi che certe coniazioni trecentesche della zona (es. Treviso) durarono solo pochi mesi e furono affidate a zecchieri stranieri che arrivavano, coniavano e poi partivano.

Penso quindi che De Ruitz abbia sicuramente ragione se si parla di grandi quantità prodotte per lunghi periodi. Qualche dubbio lo avrei per coniazioni brevi e non particolarlmente abbondanti.

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Mario de Ruitz, in un recente libro sulle monete veneziane, ha dedicato un lungo capitolo alla zecca di Vicenza, commentando tutti gli studi precedenti e concludendo che questa non è mai stata aperta, ma che aquilini e altre monete circolanti a vicenza nel tardo medioevo sono state tutte coniate a Verona dagli Scaligeri.

caspita, ipotesi affascinante... storicamente a vicenza erano stati attribuiti piccoli chiaramente di origine veronese... ma davo pressoché per certo la paternità dell'aquilino a Vicenza e quindi dell'esistenza di una zecca in territorio vicentino operante per breve periodo, ma comunque attiva.

le fonti storiche mancano, vero... ma al tempo stesso mancano anche fonti che spostino l'asse della paternità della moneta a verona... interessante comnunque, mi piacerebbe leggerlo questo contributo.

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Il titolo del libro è

M. De Ruitz, Monete a Venezia nel tardo medioevo. Un ritorno alle fonti, Treviso 2001.

C'è un'intera appendice dedicata alle monete di conto in cui discute del problema delle presunte monete di Vicenza (anche dell'aquilino) a partire dal lavoro settecentesco di Maccà!

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Davvero interessante questa discussione. Purtroppo non sono in grado di aggiungere niente, dal momento che le mie conoscenze sull'aquilino sono davvero limitate. Al momento, peraltro, in collezione possiedo solo l'aquilino di Mantova, perciò devo certamente rimpinguare la collezione ed allo stesso tempo approfondire le mie conoscenze su questa tipologia di grosso. Volevo chiedere intanto quali zecche abbiano coniato l'aquilino (ne conosco solo alcune) e, anche se in grandi linee, una indicazione sulle rarità Chiedo troppo? Grazie mille in anticipo! :)

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PADOVA ha coniato aquilini, ne sono conosciute tre tipologie:

Ulrico di Valdsee (1320-1324) - è la più comune, si trova abbastanza frequentemente

Ulrico di Pfannenberg (1324-1325) - la più rara nel mercato, praticamente sconosciuta fino a non molti decenni fa, che io ricordi è transitata in un'asta non molti anni fa, ma disponibili nel mercato non credo ce ne siano molte

Engelmaro di Villanders (1325-1328) - è rara, ma con pazienza la si trova

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Mario de Ruitz, in un recente libro sulle monete veneziane, ha dedicato un lungo capitolo alla zecca di Vicenza, commentando tutti gli studi precedenti e concludendo che questa non è mai stata aperta, ma che aquilini e altre monete circolanti a vicenza nel tardo medioevo sono state tutte coniate a Verona dagli Scaligeri.

caspita, ipotesi affascinante... storicamente a vicenza erano stati attribuiti piccoli chiaramente di origine veronese... ma davo pressoché per certo la paternità dell'aquilino a Vicenza e quindi dell'esistenza di una zecca in territorio vicentino operante per breve periodo, ma comunque attiva.

le fonti storiche mancano, vero... ma al tempo stesso mancano anche fonti che spostino l'asse della paternità della moneta a verona... interessante comnunque, mi piacerebbe leggerlo questo contributo.

Buonasera a voi,

L'ipotesi che l'aquilino con scritta civitas vicencie fosse stato coniato a Verona era già stata espressa da Ottorino Murari nel 1956.

Sperando di fare cosa gradita, riporto qui di seguito una parte della scheda sulla zecca di Vicenza presente nella "Guida delle zecche" di Lucia Travaini. La scheda è stata firmata da Marco Bazzini.

"Sono noti tremissi aurei longobardi con legenda flavia vicencia. Come per altre località delle quali si conoscono monete ‘flavie’ di re Desiderio (757-74), è comunque ancora incerto se queste siano state coniate in loco oppure se si tratti di emissioni centralizzate [supra Arslan; Pardi 2003].

Monneret de Villard [1921, p. 215] ha assegnato dubitativamente a Vicenza alcuni denari di Carlo Magno della serie leggera, recanti al rovescio tra le lettere rf, una piccola v che, secondo lo studioso, sarebbe l’iniziale di Vicentia. Altri studiosi hanno invece proposto per le stesse monete differenti attribuzioni, quali Verona o Vercelli [v.] [supra Rovelli].

Grierson [1965, pp. 531-532] ha assegnato a Vicenza alcune monete d’oro con il monogramma carolino al dritto e la scritta vce/cia al rovescio, rivedendo però in seguito tale attribuzione: si tratterebbe infatti di emissioni della città di Uzès, in Francia, alla quale farebbe riferimento la legenda (Ucecia) [MEC 1, p. 635, nota alla moneta n. 734; contra, Pardi 2003, p. 95, secondo la quale la teoria che vuole questi ‘denari aurei’ coniati a Vicenza non sarebbe comunque ancora oggi da rifiutare del tutto].

Quasi tutti gli studiosi sono concordi nell’attribuire a Vicenza la coniazione dei grossi aquilini con la scritta civitas vicencie [CNI VI, p. 283, nn. 1-2]. Già noto al Muratori [1750, p. 88], che comunque non diede nessuna indicazione cronologia, l’aquilino di Vicenza è stato da altri attribuito al XIII secolo, mentre secondo alcuni si tratterebbe di una emissione del periodo scaligero (XIII-XIV secolo). Murari [1956, con sintesi degli studi], identificando lo stemma presente sulla moneta con l’arma di Bailardino da Nogarole, ha proposto di datare l’emissione al periodo tra il 1320 e il 1329, quando il da Nogarole ricoprì a Vicenza per la seconda volta l’incarico di vicario per conto di Cangrande della Scala. Questa attribuzione è stata accettata anche da Saccocci [1988, p. 355]. Murari [1956] ha tuttavia ritenuto più ragionevole assegnarne la battitura alla zecca di Verona [v.] piuttosto che pensare all’apertura di una zecca in Vicenza. Non è chiaro se in seguito lo stesso Murari su questo punto abbia cambiato idea. Pur ritornando successivamente a parlare dell’aquilino in questione [Murari 1980, pp. 355-357; 1983, p. 296] e pur citando il suo studio del 1956 egli infatti non ha più accennato alla possibilità di coniazioni veronesi. Saccocci [1988, p. 355; 1991, p. 257], riferendosi evidentemente a questo aquilino, parla di monete di tipo meranese coniate, tra altre, anche nella zecca di Vicenza. Spufford [1988, p. 233, nota 1] include Vicenza nella serie di zecche che coniarono aquilini. Anche Rizzolli [1991] ritiene questi aquilini emessi a Vicenza.

Sono invece senz’altro da ritenere emessi a Verona i denari crociati con legenda civicive (civitas vicentie civitas verone) a cui accenna il CNI [VI, p. 283, nota al n. 2], citando Perini [1903].".

Il testo di Murari citato nella scheda è il seguente: Murari O. 1956, Il denaro aquilino grosso di Vicenza, «Nova Historia» 8, pp. 81-94.

Cordialmente, Teofrasto

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Il titolo del libro èM. De Ruitz, Monete a Venezia nel tardo medioevo. Un ritorno alle fonti, Treviso 2001.C'è un'intera appendice dedicata alle monete di conto in cui discute del problema delle presunte monete di Vicenza (anche dell'aquilino) a partire dal lavoro settecentesco di Maccà!

E pensare che questo libro ce l'ho in biblioteca. Avevo iniziato a leggerlo,

ma poi era stato messo da parte. Andrò a rispolverarlo.

Grazie, Massimo

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Il titolo del libro èM. De Ruitz, Monete a Venezia nel tardo medioevo. Un ritorno alle fonti, Treviso 2001.C'è un'intera appendice dedicata alle monete di conto in cui discute del problema delle presunte monete di Vicenza (anche dell'aquilino) a partire dal lavoro settecentesco di Maccà!

E pensare che questo libro ce l'ho in biblioteca. Avevo iniziato a leggerlo,

ma poi era stato messo da parte. Andrò a rispolverarlo.

Grazie, Massimo

In effetti parla di monete veneziane... ma all'interno c'è anche una discussione su Vicenza, in effetti poco appariscente che per questo sfugge ai più (all'inizio anche a me)!

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  • 3 settimane dopo...

Purtroppo l'italiano conosce solo la parola 'zecca', che viene utilizzata con significati anche molto diversi, che vanno, solo per ricordarne i principali, da 'entità politica avente diritto di conio' quando questa corrisponda ad una città (ted. 'Muenzstadt': es. la zecca di Atene, di Mantova etc.; ma dobbiamo ricordare l'eccezione della Venetia carolingia, che allora indicava un territorio, non una città), a struttura burocratica addetta alla fabbricazione della moneta (ted. 'Muenzstaette', es.: le zecche di epoca romana e bizantina, come Roma, Lugdunum, Aquileia, Sicilia, quelle medievali del Tirolo, dei Marchesi del Monferrato, etc.), a località di fabbricazione (ted. 'Muenzhof' 'Praegeort'; es. Lienz per i conti di Gorizia, Birmingham per il Regno d'Italia etc.), ad edificio addetto alla fabbricazione ('Muenzstaette', 'Muenze'). Tenuto conto di questo, è evidente che l'aquilino va necessariamente attribuito ad una "zecca di Vicenza" nel significato di Muenzstadt, visto che ne porta il nome ed è stato probabilmente battuto da un'autorità che in quel momento governava solo tale città, e questo del tutto indipendentemente dal luogo concreto di fabbricazione. Per questo userei un po' di attenzione nell'attribuire a qualcuno l'adesione ad una certa tesi solo perché ha utilizzato la parola zecca. Personalmente, ad esempio, pur avendo più volte parlato di 'zecca di Vicenza' sono abbastanza d'accordo sull'ipotesi della fabbricazione veronese, anche se a quanto pare non l'ho mai dichiarato esplicitamente, come mi sembrava (ahimé, con l'età la memoria...)

Un caro saluto a tutti,

Andreas

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già terminate le vacanze? :D

interessante la possibilità, a quanto pare concreta, che nel caso dell'aquilino sia scindibile il luogo di fabbricazione dal luogo cui si riferiva l'autorità emittente... in effetti a Verona Cangrande era vicario imperiale negli anni in cui viene collocato l'aquilino, giusto?

slittando in avanti negli anni questo schema può in parte valere (forse, perchè anche qui secondo me la faccenda è controversa) anche per il denaro di gian galeazzo visconti per padova... sicuramente battuto a milano e ipoteticamente riservato a padova?

oppure, in questo caso specifico (cosa che ritengo più aderente a una probabile realtà) il denaretto in questione riportava semplicemente una titolatura frutto della "temporanea" conquista padovana?

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