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IGNORED

Valentiniano I


Risposte migliori

Mi interessa (la richiesta è di 9 dollari) questa moneta. Il venditore (FORVM'S)mette in evidenza la scritta CHI-RHO. Mi sapete dire che cosa significa? nel titolo parla di cristogramma. ho letto la discussione:

http://www.lamoneta.it/index.php?showtopic=6224

che però non spiega il significato letterale di CHI-RHO.

Poi immagino che l'ASISC sul retro sia riferibile al luogo di emissione. Sono nel giusto?

Grazie

Paolo

Valentinian I, 25 February 364 - 17 November 375 A.D.

24523. Bronze AE 3, RIC 5(a) i, VF, Siscia mint, 1.713 grams, 17.8 mm, die axis 0o, 25 Feb 364 - 24 Aug 367 A.D.; obverse D N VALENTINI-ANVS P F AVG, pearl-diademed, draped and cuirassed bust right; reverse GLORIA RO-MANORVM, emperor dragging captive with right, labarum (chi-rho standard) in left, ASISC in ex

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Allora ASISC sta per officina prima zecca di Siscia.

Per quanto riguarda il CHI RHO non sono altro che il "Cristogramma" e cioè lettere greche CHI e RHO, iniziali di Christos.Dalle braccia del CHI pendono le lettere alfa e omega, riferite a Cristo, principio e fine di tutte le cose.

Ciao,

LUCA

Modificato da pat67monete
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Ciao :)

Come già Ti hanno detto in precedenza gli amici, il monogramma di Cristo (Chrismon) è un antico (il più antico) simbolo della comunità cristiana ed è per l'appunto costituito dalle due lettere, in caratteri greci, X e P, iniziali del nome di Cristo (ce lo dice Eusebio, vita Costantini, I, 31).

La presenza sul labaro retto dall'imperatore deriva dalla famosa (e discussa) visione del "signum" (il Chrismon per l'appunto) accompagnata dalla voce di Cristo : "in hoc signo victor eris", che sarebbe (il condizionale è d'obbligo) apparso a Costantino I prima della battaglia di Ponte Milvio (o secondo altre interpretazioni prima della battaglia dei Campi Taurinati, una tra le prime della campagna di Costantino contro Massenzio in discesa lungo la penisola sino a Roma).

Costantino pare ebbe spiegazione dai suoi consiglieri che la visione (il sogno ?) richiedesse di apporre il Chrismon sul vessillo imperiale (si dice anche sugli scudi dei soldati ma ciò avvenne, se avvenne e comunque parzialmente, successivamente).

Ecco nato il "labaro", da quel momento insegna imperiale ufficiale, in stoffa color porpora ed intessuto d'oro.

Il "labaro" divenne poi figura ricorrente sui rovesci monetali, sovente associato alla figura dell'Imperatore vittorioso, qual'è per l'appunto il tipo del rovescio della moneta da Te postata.

Una curiosità : questa iconografia si trova a partire da coniazioni successive alla morte di Costantino I ed è stata in realtà raramente usata per le emissioni di questo Imperatore.

Ovviamente ho sintetizzato la questione "signum", "labaro" e visione di Costantino con relative interpretazioni, ecc., giusto per darTi alcune "dritte" ... altrimenti ci vorrebbe un post dedicato...ed ancora non basterebbe :D

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Spero mi scuserete l'OT :rolleyes:...

La presenza sul labaro retto dall'imperatore deriva dalla famosa (e discussa) visione del "signum" (il Chrismon per l'appunto) accompagnata dalla voce di Cristo : "in hoc signo victor eris", che sarebbe (il condizionale è d'obbligo) apparso a Costantino I prima della battaglia di Ponte Milvio (o secondo altre interpretazioni prima della battaglia dei Campi Taurinati, una tra le prime della campagna di Costantino contro Massenzio in discesa lungo la penisola sino a Roma).

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Conosciamo la particolare "propensione" di Costantino alle visioni, elemento che sottolineava il rapporto privilegiato dell'imperatore con la divinità, e che contribuiva, così, a legittimarne la carica: quella precedente la battaglia dei Campi Taurinati, però, proprio mi mancava :P... il buon Flavio può forse aggiungere qualche informazione (od indicazione bibliografica) a riguardo :lol:?

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quella precedente la battaglia dei Campi Taurinati, però, proprio mi mancava :P... il buon Flavio può forse aggiungere qualche informazione (od indicazione bibliografica) a riguardo :lol:?

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Allora...

Un breve riferimento alla battaglia dei Campi Taurinati, per chi ne fosse digiuno.

La discesa di Costantino nella nostra penisola alla ricerca dello scontro finale con Massenzio incominciò dall'attuale Piemonte, ovvero dal passo del Monginevro (in antico "ad Matronas" o "Summas Alpes", posto in testa alla Val di Susa (valle che sbocca presso la città di Torino).

Procedendo nell'avanzata, Costantino pose prima assedio alla città di Segusium (l'attuale Susa), roccaforte massenziana, espugnandola, per dirigersi poi verso Augusta Taurinorum.

Giunse quindi allo sbocco della valle di Susa, in quel “quadrilatero” morenico compreso tra gli attuali comuni di Rosta, Rivoli, Alpignano e Caselette; un territorio collinare adibito in antico a pascoli e coltivazioni ed al tempo noto per l'appunto come come “Campi Taurinati” o “Taurinensi”.

In questo luogo (non con certezza, esistono pareri per locazioni alternative) avvenne un primo e cruento scontro con un armata massenziana, inviata in avanscoperta ad affrontare "il Grande" (all'epoca non acora Grande).

Larga parte dell'esercito massenziano era composto da cavalleria pesante, i famosi catafratti (spesso temuti a sproposito poichè ahìloro sovente assai poco micidiali in battaglia, vedasi Argentorate).

L'avanzata frontale (presumibilmente a cuneo) dei catafratti massenziani non produsse il devastante effetto che essi speravano, poichè Costantino aprì al centro il proprio schieramento, lasciando scorrere i catafratti lanciati alla carica, e successivamente, convergendo le ali al centro, accerchiò i poveri cavalieri pesanti, che si videro impediti a muovere ed isolati dagli altri commilitoni.

A quel punto i catafratti furono finiti letteralmente "a mazzate", visto che buona parte dei soldati di Costantino fu dotata di mazze di ferro borchiate (Aureliano docet, contro i clibanari di Zenobia).

Visto il massacro dei catafratti, i superstiti massenziani si diedero alla fuga, per poi venire successivamente, poveretti, massacrati dinnanzi alle mura di Augusta Taurinorum che, con evidente opportunismo avendo capito come sarebbe andata a finire, chiuse loro davanti le porte.

Fin quì la storia, che troviamo documentata nei panegirici IX e X, oltre che da altre fonti (esempio Zosimo e Lattanzio nel “de mortibus persecutorum”).

Ed adesso entriamo nella leggenda, con un pizzico di esoterismo :D .

In adiacenza ai Campi Taurinati, sorge un monte, chiamato "Monte Musiné", che in dialetto piemontese vorrebbe significare "Monte dell'asinello", vista, pare, la frequentazione nei tempi passati di tali simpatici quadrupedi o forse la vaga somiglianza del profilo del monte stesso con il dorso di un asino.

La montagna, di forma all'incirca piramidale, è una montagna come tutte le altre, salvo la particolarità di presentare vegetazione sino ad un limite di altezza, oltre il quale si presente assolutamente brulla (e l'ulteriore particolarità di essere gradita più che agli asinelli alle vipere, che letteralmente l'infestano).

Questa "particolare" caratteristica ha dato adito nei secoli a leggende di ogni tipo, tant'è che il Musinè è divenuto, suo malgrado, una delle montagne giudicate più "misteriose".

Di questo monte si dice tutto e di più : catalizzatore di energie benefiche, sede perfetta per manifestare capacità extrasensoriali, radiofaro per alieni con tanto di potenziale base sotterranea UFO, montagna magnetica con cono d'ombra per la navigazione aerea, montagna diabolica e sede preferenziale per ospitare sabba di streghe, frequentazioni di licantropi, riti pagani ed esoterici, ecc. ecc. ecc.

Si aggiunga la testimonianza (...leggenda) che vorrebbe nella notte antecedente all'arrivo in Val di Susa del vescovo Amicone (nel lontano 966 d.c.), per consacrare la chiesa di San Michele sul monte Pirchiriano (quasi opposto al Musinè sull'altro lato di valle), essere avvenuto un vero e proprio "spettacolo pirotecnico" con travi, globi di fuoco, carri di fuoco, che si dice illuminarono a giorno la chiesa.

Con un monte così...non poteva non trovare credito l'ulteriore leggenda ad arricchire il patrimonio piemontese che vorrebbe il "signum" apparso a Costanino...ovviamente sulla vetta del Musinè, nei cui pressi pare fosse accampato l'esercito nella notte precedente la battaglia dei Campi Taurinati.

Al giorno d'oggi sulla vetta del Musinè campeggia una grande croce in calcestruzzo, eretta (non ben noto da chi) ad inizio dello scorso secolo...qualcuno dice a ricordo imperituro del costantiniano evento :D

Insomma cherso, si tratta di leggende, che tuttavia hanno trovato credito anche da parte di più di uno storico (contemporanei) , proprio con riferimento alla localizzazione del campo di battaglia.

Altri storici, viceversa, disdegnano del tutto tale interpretazione e, come già detto, per altri addirittura la localizzazione del campo di battaglia è diversa.

Qualche riferimento bibliografico (ovviamente moderno) che tratta di tale leggenda :

Renzo Rossotti - Storia insolita di Torino - Edizioni Newton&Compton

Massimo Centini - Il Piemonte delle origini - Edizioni Newton&Compton

Chi avesse poi visitato la mostra di Vinovo organizzata dal ns. forum...forse ricorderà i pannelli dedicati alle battaglie combattute dai Romani nel territorio dell'attuale Piemonte, dove uno era dedicato proprio ai Campi Taurinati.

Scusate lo straOT :D , ma cherso meritava risposta alla sua curosità, nella speranza di aver fornito comunque una piacevole lettura anche agli altri amici.

Ciao :)

Modificato da Flavio
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È incredibile il numero di leggende che circondano la figura di Costantino :lol:: caratteristica che lo accomuna, del resto, ai grandi della Storia...

Grazie Flavio :), risposta davvero più che esauriente ;).

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