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IGNORED

grosso di venezia non presente nell'archivio


Risposte migliori

chiedo aiuto per potere identificare questo grosso, ho consultato l'archivio di venezia ma non l'ho trovata

nella scritta mi sembra di leggere -- s stefa i i -- grazie in anticipo a chiunque possa aiutarmi

dimenticavo L 2.0 GR 2.0

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Rivedendo la discussione mi sono accorto che non avevo completata la risposta, scusami.

La legenda continua con VROSIVS, che ci dice che si tratta di una imitazione serba del grosso matapan veneziano, coniata da Stefan

Uros II Milutin (1282-1321)

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Se vuoi saperne di più su questo pesonaggio, c'è un articolo di M. Chimienti, Scandali monetari ai tempi di Dante: Filippo IV il Bello e Urosio II Militino, in Cronaca Numismatica, n. 44, 1993, pp. 37-39.

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  • 12 anni dopo...
Supporter

Non ho letto l'articolo ma ricordo la vicenda.

Nel XIX canto del Paradiso, dal verso 115 fino alla fine del canto, Dante parla dei principi cristiani che, pur professandosi tali, agirono contrariamente alla dottrina di Cristo provocando danni al loro Paese. Nello specifico il danno alla Francia provocato da Filippo il Bello (morto per un colpo alla nuca a causa di una caduta da cavallo), che ai tempi di Dante effettuò una pesante svalutazione del metallo nobile contenuto nelle sue monete coniando moneta falsa (vv. 118-120: “Lì si vedrà il duol che sovra Senna / induce, falseggiando la moneta, / quel che morrà di colpo di cotenna.”).

In quanto all’accusa mossa contro Flippo, si allude, ma sembra che il fatto non corrisponda a verità, a un accorgimento usato dal re per sopperire alle grandi spese della guerra contro le Fiandre. Egli avrebbe fatto coniare, secondo il racconto del Villani (Cron. VIII 58), monete d’oro con titolo aureo più basso del valore nominale con cui esse venivano poste in circolazione: cosa che danneggiò gravemente (di qui il duol = dolore) l’economia della Francia, indicata col nome del fiume che bagna la capitale, Parigi. Filippo il Bello non è mai nominato direttamente nel poema, ma sempre designato per lo più con sprezzanti perifrasi come quella della morte per un colpo di cotenna. La cotenna è la pelle del cinghiale che qui, per metonimia, indica il cinghiale stesso, come se Dante voglia dire che fosse l’animale stesso a colpire con le sue zanne il re caduto da cavallo. In questo modo il poeta ha voluto rendere più spregevole quella morte, in cui un animale selvatico diventa strumento della punizione divina. Dante aveva anche altri motivi di astio contro Filippo il Bello poiché aveva umiliato Bonifacio VIII, aveva fatto trasferire ad Avignone il Papato e infine aveva perseguitato i Templari per impadronirsi delle loro ricchezze sino alla loro distruzione totale.

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