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10 Tornesi 1859


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Su invito di Yafet che mi chiedeva l'immagine dell'ormai famoso 10 tornesi di Francesco II coniato a Roma mi sono ricordato di un articolo comparso nel lontano 1936 proprio su questa moneta e sul fatto che la distinzione tra le buone e le fasulle fosse così sottile da trarre in inganno anche la commeissione del tempo.

Se avrete la pazienza di leggere questo breve scritto nell'Italiano littorio del tempo, probabilmente non avrete più dubbi sulla differenza.
Aggiungo che anche la rigatura sul taglio è sostanzialmente diversa nelle due monete, nel tipo mancante delle sigle dell'incisore più sottile.


[color=blue]Da Numismatica e scienze affini – Anno II N. 6 Novembre – Dicembre 1936 – XV E.F.
INTORNO AI 10 TORENSI FALSI DI FRANCESCO II CONIATI IN ROMA NEL 1859

Di Nicola Borrelli

Quello che fu l'estremo gesto politico-monetario - l'extremum . subsidium - dell'ultimo re Borbone, Francesco II, dopo la resa di Gaeta ed il suo ridursi, re spodestato, a Roma nel febbraio del 1861, e cioè la coniazione di pezzi falsi da 5 grana (l0 tornesi), ebbe i suoi illustratori: ne trattò infatti B. Cosentini pubblicando i relativi documenti (1), ne accennò E. de Mayo(2) e, più recentemente, vi si soffermò il Prof. Luigi dell' Erba (3). Il Cosentini ed il dell' Erba rilevarono i caratteri distintivi di tali falsi, che, con la data del 1859, videro la luce in Roma nei primi mesi del 1861 ; Caratteri già rilevati, a suo tempo, da apposita Commissione di esperti nominata dal Governo d' Italia per distinguere i pezzi in discorso da quelli autentici emessi dalla zecca di Napoli nel 1859. Questi falsi, abilmente eseguiti, erano stati introdotti nell'ex regno per ordine del deposto re allo scopo, come scrive il dell' Erba, « di tener viva l'agitazione contro il nuovo Governo italiano, servendosi molto di masnade di briganti da lui sovvenzionati» (4). E' noto come tutti i borbonici fossero allora convinti del ritorno sul trono, ed al più presto, del loro Franceschiello, per cui la moneta di lui era accettata con grande fiducia, e, dalle bande di reazionari - ad eccezione dei fautori, mossi dal fine politico - addirittura con avidità, in quanto erano costoro spinti dal solo motivo di guadagno.
Ciò spiega l'ingente quantitativo dei ripetuti pezzi messi in circolazione, i quali, come da rapporto del « Delegato della Banca .dei Cambi» in data 25 marzo 1861, avrebbero raggiunto, in poco più di qualche mese, la bella cifra di « più migliaia di duca ti » (5). Questo illegale e fraudolento numerario era introdotto in Campania mediante i piroscafi postali che, diretti a Napoli, toccavano il porto di Civitavecchia. La perfezione, del resto, di detti conii falsi era tale che, nell'affidarne in esame a periti, nel marzo del 1861, furono scambiati esemplari autentici per quelli sospetti, di modo che la perizia risultò, come doveva risultare, negativa (6). Ma ben altrimenti andarono le cose più tardi guando, a seguito delle insistenze del Direttore della zecca di Napoli, il « Controloro» della zecca stessa, dopo attentissimo esame e conseguente relazione degli autori dei conii autentici, ne denunciava alcune caratteristiche che condussero a procedimento penale, durante il quale, da valentissimi artisti incisori - ed erano il Carriello, il Vernucci, il Catenacci, lo Scotto, il Molinari e lo Zecca - ne fu dichiarata la falsità (7).
Ai cennati segni distintivi, per cui rimandiamo al citato lavoro del Cosentini, denunziati dalla Commissione tecnica della zecca di Napoli, il lodato Prof. L. dell' Erba ne aggiungeva altro, sfuggito alla Commissione stessa ed oggi rilevato dal dottor Antonio dell' Erba (8), valoroso numismatico anche questi e degno figlio dell'or nominato Prof. Luigi dell' Erba, insigne cultore di studi numismatici ed autorevole maestro di numismatica napoletana. Il nuovo segno, che distingue dunque dagli autentici i falsi 10 tornesi di Francesco Il, è la mancanza, alla base della testa del Sovrano, delle sigle L. A., le quali appaiono invece nei primi. Tali sigle, appena visibili, altro non sono se non le iniziali dell' incisore del conio, :il celebre Luigi Arnaud.

Il nuovo particolare notato, come si è detto, dal Dott. A. dell' Erba, non costituisce invero una novità in quanto che, nelle piastre dello stesso Francesco Il, coniate nell'agosto del 1859, figurano, nel medesimo posto dei falsi 10 tornesi, le stesse iniziali dell'Arnaud; ma è merito dei due chiari numismatici napoletani aver messo meglio in grado gli studiosi ed i raccoglitori di riconoscere i pezzi in questione, i quali, e per il momento politico che riflettevano e per la perfetta imitazione, ebbero nel Napoletano si larga diffusione.
Accennare intanto al motivo della ricorrenza delle dette iniziali nei conii borbonici non è fuori luogo. Esse ricordano un privilegio concesso al valente incisore Arnaud, il quale, dopo aver eseguito. ben trentacinque anni innanzi, in modo cosÌ ammirevole per tecnica e somiglianza, il busto di Francesco I per la medaglia commemorativa dell ' Ascensione al trono di quel Sovrano, eseguiva, ormai vecchio ma con minor maestria, quello del nuovo re per le piastre coniate nel 1859 ; busto che, per esser riuscito somigliantissimo, meritò l'ammirazione dei contemporanei ed il sovrano compiacimento. E tal compiacimento ebbe forma concreta e tangibile nella nomina dell'Arnaud a Direttore del Real Laboratorio delle pietre dure (con trenta ducati mensili di stipendio) e nella « grazia speciale» di poter apporre le sue iniziali nei conii monetali (9); iniziali che appunto si vedono nelle piastre e nei 10 tornesi autentici dell'ultimo re di Napoli. E l'onore era meritato in quanto riconoscevasi nell'Arnaud il maggior fulcro dell'arte della medaglia del tempo, il degno continuatore delle belle tradizioni napoletane che legavansi ai nomi del Rega, del Morghen e di altri considerati maestri incisori. Basti ricordare dell' Arnaud la magnifica medaglia commemorativa della venuta nel regno, nel 1845 - ospite palermitano di Ferdinando Il dello Zar di tutte le Russie, Nicola I, medaglia che è un autentico capolavoro (10) ed il cui recto fu poi ripetuto, per il superbo busto del re, nella medaglia coniata nel 1846 in occasione della inaugurazione del tronco ferroviario Napoli-Caserta (11).
Come ai valenti periti napoletani del 1861 sfuggisse il particolare oggi rilevato dal dell' Erba non arriviamo a comprendere, sia perchè era esso rilevabile nelle piastre sincrone dei pezzi incriminati, sia perchè intorno a quelle iniziali si era fatto un certo rumore per essere state dai liberali interpretate L (ega) A(ustriaca)! (12). Ma ciò poco importa; era logico che i liberali abbaiassero alla luna...
L'espediente, infruttuoso e vano, del sovrano spodestato fu parodiato dalla stampa umoristica dell' Italia finalmente una e libera. La vignetta, qui riprodotta, è tratta da un giornale del tempo, e la pubblichiamo come documento storico-numismatico, senza irriverenza alla memoria del re vinto e profugo (la vignetta raffigura Francesco II intento nella coniazione di frodo, n.d.r.), il quale, malgrado le debolezze e le colpe di ogni regime dispotico. rivelò durante l'assedio dell' ultimo baluardo del suo regno, Gaeta, virtù morali e sovrane che la storia spassionata ed obiettiva non potrà disconoscere ai Borboni di Napoli.

NOTE:

1 B. COSENTlNI, Su alettni « Dieci tornesi» di Francesco II di Borbone, in Supplemento all' Opera Le monete del Reame delle Due Sicilie ecc" a cura dell'autore M. Cagiati. Anno 4, n, 2, 1914, p. 23 SS.
2 E. DE MAYO, Mala Moneta, Lubrano, Napoli 1919, p. 33.
3 L. DELL' ERBA, La riforma moneta/.ia Angioina ecc. Melfi
e Aliberti, Napoli, 1935, p. Il S.
4 Id., ibid.
5 Cfr. COSENTINI, o. c., p. 23. 6 Cfr. Id., ibid.
7 Cfr. Id., ibid.
8 L. DELL' ERBA, o, cit. ibid,
I
9 Cfr. Ventitre medaglie borboniche napolitane illustrate da Luigi Maria Mortillaro Conte di Francavilla con prefazione di Luigi Antonio Villari, in « Biblioteca Italiana». Riv. della Stampa e della Cultura, Anno IV, n. 1I-12, p. 24, 1889.
10 Cfr. M. CAGIATI, Una medaglia napolitana coniata in onore dello Kzar Nicola I. Melfi e Joele, Napoli 1918.
11l Vedi B. COSENTlNI, I disegni pel rovescio della medaglia commemorativa della « Strada di ferro» per Casata, in « Supplemento all' Opera Le monete del Reame delle Due Sicilie ecc » a cura dell'autore M. CAGIATl. Anno IV, n. 2, pago 4r, 1914.
12 Cfr. il Mortillar nell' opera citata alla nota 9, p. 24.[/color]
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Faccio seguito con le tre immagini del tipo coniato a Roma per il confronto:

Fate attenzione alla base del collo in alto a destra, sull'originale le sigle L.A. sono assai evidenti, anche la rigatura è nel senso inverso e più alta sul taglio della moneta.
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Scusa ma non volevo proprio tiglierti delle ore di sonno :)

Prima che tu lo dica mi sbilancio e vedo di dare una mia impressione: escludendo a priori che si tratti di un falso recente, colpisce la patina, se la foto non inganna.
Inoltre ci sono delle irregolarità al bordo del D, forse questo è anche un pò più sottile ma non ci giurerei.
Ad occhio il conio direi che sia quello di Napoli.

Ho letto da qualche parte che le monete coniate a Roma ed introdotte a Napoli da Francesco II ormai spodestato avevano anche la caratteristica di essere state invecchiate artificialmente probabilmente con un trattamento a base di acidi per non farle risultare troppo "nuove".

Potrebbe trattarsi di un 10 Tornesi prodotto con il conio originale a Roma, o proveniente comunque dai quantitativi coniati a Napoli ma non ancora immesso in circolazione e portato poi a Roma, trattato con un processo di invecchiamento artificiale e reimmesso in circolazione?
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Esatto ad uso del pagamento delle truppe brigantesche. Nella bibliografia da qualche parte, (non ho mai fatto un vero archivio degli articoli che mi interessano), ho letto che le coniazioni erano tre, la prima come Re delle Due Sicilie a Napoli, la seconda per titolo confacente ma leggermente abbassato a Roma con i conii di Napoli trasferiti ed una terza a mero fine truffaldino per il "pagamento" e diffusione delle truppe brigantesche (almeno così considerate dai Piemontesi) con i conii rifatti a Roma ma il punzone originale. Mi spiace solo non poter citare la fonte. La moneta non è ricavata da fusione ma da coniazione, le lettere, l'impronta è estremamente nitida, il titolo del rame ad occhio direi il 50% della lega. Andrebbe saggiata, .... ma non la mia !
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Complimenti comunque per il "trittico".
Per i saggi credo esistano oggi dei sistemi non distruttivi, almeno ho letto da qualche parte di analisi in grado di verificare non solo composizioni ma anche disomogeneità, eventuali ricoperture (potendo sondare anche in profondità), ecc... basate su metodi spettroscopici che non necessitano di prelievo di materiale.
In ogni caso l'ipotesi fatta mi sembra abbastanza logica.
Grazie ancora per la pazienza,
Giuseppe
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  • 1 anno dopo...
Guest utente3487
In riferimento alla moneta da tornesi 10 di Francesco II coniati a Roma nel 1860 con millesimo 1859 sembra ci siano discordanze nel numero di esemplari coniati.Gigante indica senza citare la fonte 480.000, Bovi in un suo studio indica la cifra (con documenti alla mano) di circa 889.000.Lei ha qualche altra indicazione?
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Ho i dati da Lei citati, ma fortunatamente anche il numero della Rivista Numismatica cui fa riferimento il Carboneri.
ANNO IV - NUMERO 2 Aprile Giugno 1914. Nell'articolo del Professor B. Cosentini (certamente un o dei massimi stusiosi del tempo), riporto brevemente:

".... Premetto che la moneta da 10 tornesi (5 grana) similmente ad ogni altra, cioè ai pezzi argentei da 12 e da 2 carlini (grana 120 e grana 20) ed all'altro pezzo di rame, da due tornesi (grano), quantunque datata tutta 1859 si incominciò a mettere in circolazione il 4 febbraio 1860, come appresso:

4 febbraio 1860 - 10 tornesi per la somma di Ducati 7.200,00
28 aprile 1860 - 26.915,45
7 luglio 1860 51.682,20
26 settembre 35.922,50
15 novembre 32.560,25
totale ducati 154.280,40
I conii per tale quantità di monete furono 103, dei quali il 23 marzo 1861, in esecuzione di ordini superiori, furono rotti in zecca gli inutili nel n. di 83, e furono rimasti altri 20, che in parte erano in corso di lavorazione. Tali conii furono tutti chiusi in una cassa, e conservati nel tesore della Zecca, in attesa di ordini dalla direzione. "

Il saggio poi prosegue con la descrizione delle monete.
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Posso solo che farne una stima, mia personale. Non confermata da alcun documento. Immagino di nessuna utilità per Lei.
Dal documento del Prof. Cosentino si direbbe nessuna, mentre è risaputo che furono coniate in Roma in quantità abastanza rilevante.
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Per Roma considerando il fatto di una zecca "clandestina", ed alla attuale reperibilità confrontata con i la monetazione di ufficiale coniata a Napoli sono portato a considerare un quantitativo prossimo ai 150.000/200.000 pezzi coniati
Ma potrei sbagliarmi ed anche di molto.
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  • 7 mesi dopo...
Riprendo questa vecchia discussione per un dubbio nella catalogazione.
Il Gigante, per la zecca di Napoli, riporta due lunghezze per la legenda ed assegna ad entrambe la stessa rarita'. Ora, facendo una ricerca sia su lamoneta che altrove, ho trovato solo esemplare con la legenda di lunghezza pari a quella della foto riportata da Picchio. Gia' questo mi fa sorgere il dubbio che la rarita' non sia proprio la stessa.
Poi consideravo la variante di Picchio come a "legenda lunga". Invece credo sia quella a legenda corta visto quest'esemplare che ho in collezione. Qualcuno puo' postare altri esempi di legenda di lunghezza non standard?
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senza andare troppo lontano in questa foto puoi notare una legenda più stretta della moneta da te postata (la "x" di "rex è all'inizio del collo del sovrano) [url="http://numismatica-italiana.lamoneta.it/immagine.moneta/c6732"]http://numismatica-italiana.lamoneta.it/im...ne.moneta/c6732[/url] Modificato da Fid
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[quote name='Fid' date='02 giugno 2008, 12:15']senza andare troppo lontano in questa foto puoi notare una legenda più stretta della moneta da te postata [url="http://numismatica-italiana.lamoneta.it/immagine.moneta/c6732"]http://numismatica-italiana.lamoneta.it/im...ne.moneta/c6732[/url]
[right][snapback]351272[/snapback][/right]
[/quote]

Si ma questa ha la stessa lunghezza di quella postata da picchio e di tutte le altre viste in giro.
Mentre di altre lunghezze, oltre quella da me postata, in giro non ne ho viste. Mi chiedo quindi come mai Gigante nel suo catalogo mette due varianti di lunghezza assegnandogli la stessa rarita'.
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sono differenti, yafet prova a guardare la tua moneta con quella da me postata, prova a dare un occhiata alle due "R" di Rex, noterai che nella tua la "R" coincide con l'inizio del collo e tutta la parola "REX" è al di sotto di esso, viceversa in quella postata da me solamente la "X" sta al di sotto del collo e solo parzialmente la "E". La differenza è minima ma te ne potrai accorgere sopratutto se dai un occhiata alla distanza nelle due monete fra la "F" di "Franciscus" e la "X" di "rex".

Il Pagani e il D'Incerti non riportano nulla riguardo questa differenza (di poco conto e quasi impercettibile) Modificato da Fid
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in questa la legenda è più stretta

[img]http://img72.imageshack.us/img72/6694/dscn2984xc4.jpg[/img]

in questa (tratta da coinarchives)la legenda è più larga

[img]http://imagedb.coinarchives.com/img/kunker/113/02254q00.jpg[/img] Modificato da Fid
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