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Altra imperatrice romana ...


Illyricum65

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Avendo recentemente discusso o scambiato dati relativi a Severina, Iulia Paula e Domitia ho voluto riprendere il tema relativo alle Auguste Imperiali.

Ho preso in considerazione quella che non può non essere la prima, ovvero la moglie di Augusto, Livia Drusilla. Tacito e Svetonio la presentano come una donna intrigante e senza scrupoli, il marito invece la propose al popolo come rappresentante della virtù romana come matrona, quasi vestale, da contrapporre al vizio alessandrino (vedi Marco Antonio e Cleopatra in particolare).

LIVIA DRUSILLA

Livia Drusilla Claudia; Roma, 30 gennaio 58 a.C. – Roma, 29

Fu moglie dell'imperatore romano Augusto e Augusta dell'Impero. Fu la madre di Tiberio e di Druso maggiore, nonna di Germanico e Claudio, nonché bisnonna di Caligola e trisavola di Nerone. Fu divinizzata da Claudio.

Livia era figlia di Marco Livio Druso Claudiano e della moglie Alfidia, a sua volta figlia del magistrato italico Marco Aufidio Lurcone. Il diminutivo "Drusilla" suggerisce che fosse la seconda figlia della coppia.

All'età di sedici anni, nel 42 a.C., sposò il cugino patrizio Tiberio Claudio Nerone, il quale combatteva assieme a Claudiano nel partito dei congiurati, comandato da Gaio Cassio Longino e da Marco Giunio Bruto, il quale era in lotta contro Ottaviano e Marco Antonio. Quando l'esercito dei congiurati fu sconfitto nella battaglia di Filippi (42 a.C.), Claudiano seguì l'esempio di Cassio e di Bruto e si suicidò, mentre il marito di Livia continuò a combattere contro Ottaviano, passando dalla parte di Marco e Lucio Antonio. Nel 40 a.C. la famiglia di Livia fu costretta ad abbandonare l'Italia peninsulare, per evitare la proscrizione dichiarata da Ottaviano, e raggiunse prima la Sicilia, sotto il controllo di Sesto Pompeo, e poi la Grecia.

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Quando fu decretata una amnistia generale dei proscritti, Livia tornò a Roma, dove conobbe Ottaviano nel 39 a.C. All'epoca del loro incontro, Livia aveva già avuto dal marito il primo figlio, Tiberio, ed era incinta di Druso. Malgrado questo, e nonostante Livia fosse sposata a Nerone e Ottaviano a Scribonia, il futuro primo imperatore decise di divorziare, nello stesso giorno in cui la moglie dava alla luce la loro figlia Giulia, e convinse (od obbligò) Nerone a fare lo stesso con Livia. Druso nacque il 14 gennaio 38 a.C., mentre Livia e Ottaviano si sposarono tre giorni dopo: al matrimonio era presente Nerone, il quale presentò la sposa come avrebbe fatto un padre.

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Sebbene sia stata tramandata la storia che Ottaviano si innamorò immediatamente non appena incontrò Livia e volle quindi fortemente sposarla, in realtà è plausibile che il loro rapido matrimonio fosse suggerito da convenienze politiche: a Ottaviano faceva infatti comodo il sostegno della gens patrizia dei Claudii; allo stesso tempo, i compromessi Claudii Nerones necessitavano del sostegno del promettente Ottaviano per sopravvivere politicamente. Difficile credere che Ottaviano avesse bisogno di consensi, visto che aveva quello militare, parte di quello senatoriale e quello del popolo. All'epoca Augusto possedeva già tutto il dominio occidentale di Roma, per cui era ricchissimo e potente. Se avesse avuto bisogno di una gens patrizia non avrebbe certo sottratto moglie e figlio (Livia era incinta del primo marito) ad un membro di questa gens, che di certo non lo avranno amato per questo. Livia era una donna delle migliori tradizioni romane, o almeno così pareva all'epoca, sempre composta e seria. Quando la colpì la tragedia della morte del figlio Druso, Livia, sempre dignitosa, andò dal filosofo Areo Didimo d'Alessandria, che con i suoi consigli l'aiutò a sfogare il dolore privatamente e a non perdere il controllo pubblicamente, che era la più grande paura di Livia. Venne meno al suo contegno distaccato soltanto due volte, quando, trovandosi casualmente presente a due incendi, diede una mano a spegnere il fuoco, il che fa capire perchè il popolo l'amasse tanto. Livia e Ottaviano rimasero sposati per 51 anni, a dispetto del fatto che non ebbero figli propri; inoltre Livia venne tenuta in grande considerazione dal marito, presso il quale presentava petizioni e che consigliava nelle sue politiche.

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Il Cammeo Gonzaga è un'opera della glittica arte ellenistica in sardonice (15,7x11,8 cm), databile forse al III secolo a.C. e conservato oggi nel Museo dell'Ermitage a San Pietroburgo. Il nome del cammeo richiama le collezioni Gonzaga di cui faceva parte. In particolare è menzionato per la prima volta nell'inventario del 1542 dello studiolo di Isabella d'Este nel Palazzo Ducale di Mantova, come rappresentante Augusto e Livia.

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Il Gran Cammeo di Francia (Grand Camée de France) è un cammeo lavorato a cinque strati di onice, databile al 23 d.C. circa e conservato al Cabinet des médailles di Parigi. Si tratta del più grande cammeo antico pervenutoci.Il fregio è diviso in tre registri. Nel registro inferiore si trovano barbari prigionieri. In quello centrale si vedono i personaggi all'epoca viventi della dinastia giulio-claudia: Tiberio imperatore, al centro, accompagnato dalla madre Livia di fronte a lui vi è Nerone Cesare, figlio maggiore di Germanico, con al fianco la moglie Giulia, figlia di Druso Minore e Livilla, quest'ultima raffigurata alle spalle di Nerone. Accanto a Livilla, vesitito con una uniforme militare, vi è un giovanissimo Caio Cesare, il futuro imperatore Caligola.

Ai piedi dell'imperatore un barbaro rappresenterebbe probabilmente la Partia nemica acerrima dell'impero. Alle spalle di Tiberio e Livia troviamo Druso Cesare secondogenito di Germanico e la madre Agrippina Maggiore che insieme al figlio volge lo sguardo in direzione dell'avo Augusto. Nel registro superiore si vedono membri scomparsi quali Augusto al centro,(vestito da pontifex maximus) sorretto da una figura che dovrebbe essere Giulio, il figlio di Enea, capostipite della Gens Giulia, alle sue spalle Druso Minore, figlio di Tiberio, morto nel 23 d.C., di fronte a lui in groppa a Pegaso vi è Germanico figlio adottivo ed erede di Tiberio morto in Siria nel 19 d.C.Il senso generale della scena è marcare la continuità tra Augusto e i successivi membri della dinastia giulio-claudia.

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Ovidio descrisse Livia come una Venere col volto di Giunone. Nelle numerose statue che la raffigurano, Livia, nonostante il rango, non ha gioielli né vesti lavorate. La sua lunga vita, lunghissima per l'epoca, si svolse infatti all'insegna della compostezza e della moderazione, come del resto lo stesso Augusto.

Livia in effetti era bella ma non bellissima, con zigomi larghi, occhi grandi, bocca piccola e zigomi pronunciati, anzi sembra avere un'espressione un po' spenta, o almeno timida. Ma spenta non era, perchè mai imperatrice fu più amata di lei, dal popolo e dal suo imperatore. L'imperatrice Livia, la consigliera di Augusto, fu dal popolo adorata in vita e divinizzata dopo la morte, esattamente come Augusto, che la fece rappresentare spesso nelle statue, a volte con gli attributi di divinità, in veste di Cerere o Opi.

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Livia come Ops reggente grano e cornucopia

Malgrado la loro ricchezza e il loro potere, Ottaviano (noto come Augusto dal 27 a.C.) e Livia continuarono a vivere modestamente nella loro casa sul Palatino. Livia, modello per le matrone romane, non indossava gioielli costosi né vestiti sgargianti, si prendeva cura personalmente della casa e del marito, cucendogli persino i vestiti, e fu sempre leale e premurosa verso di lui, malgrado le voci sulle di lui avventure galanti.

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Si narra che Livia suggerisse come segreto di longevità un buon bicchiere di vino a pasto. Livia era morigerata e non mescolava vini, usando una sola "etichetta", il Pucino, prodotto da un vitigno selezionatissimo, coltivato non lontano dalle foci del Timavo e che gli enologi, dopo molte ricerche, hanno scoperto trattarsi del nostro prosecco. Secondo Plinio, il Pucino possedeva virtù medicamentose, ragione di cui Livia teneva gran conto. Ella fu infatti una salutista, seguace delle dottrine del medico Asclepiade, il quale oltre a prescrivere diete, esercizi passivi, massaggi, bagni e letti oscillanti, era assertore del consumo di vino, purché moderato.

Livia confezionava pozioni con le erbe che coltivava personalmente nella sua villa di Prima Porta. Oltre al bicchiere di vino Livia consumava una dose quotidiana di inula, un'erbacea dai fiori gialli che cresce in tutta l'area mediterranea, le cui radici amarognole sono tuttora impiegate in farmacia e in liquoreria. L'orto che circondava la casa di Prima Porta traboccava di questa pianta, e i romani la imitarono, nella coltivazione e nell'uso.

I rimedi naturali che ci sono pervenuti e di cui Livia era dispensatrice a tutta la famiglia, comprendono tra l'altro una pasta dentifricia, un medicamento contro le infiammazioni alla gola e uno per alleviare la tensione nervosa. Ne fece pure un ricettario con le dosi meticolosamente prescritte in monetine come unità di peso: 2 denarii di oppio, 1 denario di coriandolo, 1 vittoriato (mezzo denario) di amomo, e così via.

Procurarsi tutti gli ingredienti raccomandati da Livia non era semplice: per realizzare quello contro le infiammazioni alla gola ne occorrono ben diciassette, tra cui "cenere di pulcini di rondine selvatica", il che fa una certa ompressione, ma all'epoca non esistevano gli animalisti.

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Già nel 35 a.C. Ottaviano le aveva concesso l'inusitato onore di gestire le sue finanze personali, dedicandole anche una statua in pubblico. Livia aveva anche il proprio circolo di clientes, e utilizzò la propria influenza per mettere i propri protetti nei posti pubblici, tra cui il futuro imperatore Galba e il nonno del futuro imperatore Otone.

La coppia non ebbe figli propri, quindi Giulia maggiore, la figlia di Ottaviano e Scribonia, era l'unica erede di Augusto. Livia mise in atto una politica volta a garantire ai propri figli, avuti da Nerone, un futuro politico.

Alcune voci, riportate da Cassio Dione Cocceiano, insinuarono che vi fosse Livia dietro la morte di Marco Claudio Marcello, il nipote favorito di Augusto, morto nel 23 a.C. Vero è che uno a uno i figli di Giulia maggiore e di Marco Vipsanio Agrippa morirono tutti: prima Lucio, poi Gaio Cesare, entrambi adottati da Augusto, morirono di morte naturale; infine Agrippa Postumo, anch'egli adottato da Augusto, venne incarcerato e ucciso.

Dei figli di Livia, invece, Druso sposò Antonia minore, la nipote preferita di Augusto, e intraprese una brillante carriera militare. Nell'11 a.C. Tiberio sposò Giulia maggiore, la figlia di Augusto che aveva già sposato il collaboratore del padre, Marco Vipsanio Agrippa; Tiberio venne infine adottato dall'imperatore nel 4, divenendone l'erede.

Tacito e Cassio Dione affermano che Livia non fosse estranea a questi decessi, mentre Svetonio non riporta alcuna notizia nella sua Vita dei dodici Cesari, sebbene questa fosse stata compilata basandosi su documenti ufficiali. In difesa di Livia va ricordato che Tacito e Cassio Dione riferiscono anche l'improbabile accusa nei suoi confronti di aver assassinato Augusto.

Il testamento di Augusto, morto nel 14, conteneva il provvedimento di adozione di Livia. Questo atto inusuale, che la rendeva figlia del proprio marito, aveva lo scopo di permettere a Livia di entrare a far parte in pieno diritto della gens patrizia dei Iulii. Il testamento, oltre a garantirle un terzo del patrimonio di Augusto (gli altri due terzi andarono a Tiberio), le riconosceva il titolo di "Augusta".

Sfruttando la sua notevole popolarità, contribuì all'elezione di Tiberio al rango di imperatore. Per un certo periodo, Livia, ora nota col nome ufficiale di Giulia Augusta, andò d'accordo col figlio imperatore: Tiberio fece passare nel 20 una legge che equiparava al tradimento la diffamazione nei confronti della madre, cui garantì nel 24 un posto a teatro tra le Vergini vestali. Questa situazione fece sì che Livia divenisse molto potente, fino a far scagionare la sua amica Urgulantia e Plancina, sospettata dell'assassinio di Germanico. Nel 22 giunse ad erigere una statua ad Augusto nella cui dedica il suo nome veniva prima di quello di Tiberio.

Di conseguenza i rapporti tra madre e figlio deteriorarono, in quanto Tiberio divenne geloso del potere della madre, ma soprattutto del fatto che Livia gli ricordasse di essere divenuto imperatore per suo merito. Tra gli altri atti, mise il veto alla decisione del Senato di conferire a Livia il titolo di Mater Patriae, "Madre della Patria"(il titolo era l'omologo femminile di quello di Pater Patriae, "Padre della Patria", che era già stato conferito in passato a Cicerone, Cesare e Augusto; va ricordato anche che Tiberio rifiutò per tutto il suo principato il conferimento del titolo alla sua persona). Pare anche che Tiberio si ritirò a Capri proprio per allontanarsi dall'influenza della madre.

Nel 22 Livia si ammalò: il figlio la raggiunse da Capri per starle vicino; quando però nel 29 si ammalò nuovamente, Tiberio rimase a Capri. Il corpo di Livia venne seppellito con parecchi giorni di ritardo, e solo quando lo stato di decomposizione rese l'atto non più procrastinabile, perché si attendeva l'arrivo di Tiberio. L'imperatore mandò Caligola ai funerali di sua madre, col compito di pronunciare l'orazione funebre.

Come per lasciare insoddisfatti i desideri della madre, Tiberio non volle divinizzarla, come era invece successo per Augusto. Mise il proprio veto a tutti i titoli che il Senato aveva intenzione di conferirle dopo la morte, e giunse persino ad annullare il testamento di Livia.

Fu poi Claudio, nel 42, a divinizzare la propria nonna. La Diva Augusta ("Divina Augusta") veniva onorata in occasione dei giochi pubblici da un carro trainato da elefanti che portava la sua immagine; nel tempio di Augusto le venne dedicata una statua; corse di carri vennero indette in suo onore, mentre le donne dovevano nominarla nei loro giuramenti.

Bibliografia:

• Cassio Dione, Storia romana

• Svetonio, Vite dei dodici Cesari

• Tacito, Annali

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GALLERIA NUMISMATICA:

Non esistono monete coniate direttamente dall'imperatrice. Si tratta nella maggior parte di monete postume, la maggior parte da Tiberio.

RIC 43 (Tiberius), BMC 98, C 1 Dupondius Obv: PIETAS - Veiled bust right.

Rev: DRVSVSCAESARTIAVGVSTIFTRPOTITER - Large SC. 22-23 (Rome).

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RIC 47 (Tiberius), C 5 Dupondius Obv: SALVSAVGVSTA - Diademed, draped bust right.

Rev: TICAESARDIVIAVGFAVGTRPOTXXIIII - Large SC. 21-22 (Rome).

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RIC 51 (Tiberius), C 6 Dupondius Obv: SPQR/IVLIAE/AVGVST - Carpentum led by two mules right.

Rev: TICAESARDIVIAVGFAVGVSTPMTRPOTXXIIII - Large S C. 22-23 (Rome).

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RIC 60 (Tiberius), BMC 113, BN 91, C 66 Sestertius Obv: No legend - Carpentum led by quadriga right.

Rev: TICAESARDIVIAVGFAVGVSTPMTRPOTXXXVII - Large S C. 35-36 (Rome).

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Tiberius, 14 – 37.

Dupondius 22/23, Rome. Diademed and draped bust of Justitia to r., IVSTITIA below. Rev. TI CAESAR DIVI AVG F AVG TR POT XXIIII around large S C. 15,09 g. RIC 46. BMC 79. C. 4 (Livia). Vagi 498. Gray-green patina. Extremely fine.

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Divus Augustus. Died AD 14. Æ As (10.02 g, 1h). Rome mint. Struck under Tiberius, circa AD 15-16. DIVVS AVGV-STVS • PATER •, radiate head of Divus Augustus left; star above; thunderbolt before / S C across field, draped female figure (Livia) seated right, feet on stool, holding scepter in left hand and patera in right. RIC I 72 (Tiberius); BMCRE 151-154 (Tiberius); BN 44-48 (Tiberius); Cohen 244. Good VF, dark brown surfaces. Bold portrait.

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SPAIN, Colonia Romula. Divus Augustus, with Julia Augusta (Livia). Died AD 14. Æ Dupondius (23.83 g, 11h). Struck after AD 16. Radiate head of Divus Augustus right; six-rayed star above, thunderbolt to left / IVLIA AVGVSTA GENETRIX ORBIS, head of Livia left, set on globe, crescent above. RPC I 73; SNG Copenhagen 421. VF, dark green patina, areas of weak strike.

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SPAIN, Tarraco. Tiberius, with Julia Augusta (Livia) and Drusus Caesar. AD 14-37. Æ As (8.94 g, 9h). Struck AD 22-23. Laureate head of Tiberius right / Bare head of Drusus right, and head of Julia Augusta, vis-à-vis; C V I across field. RPC I 233; SNG Copenhagen 528-529. VF, brown and black surfaces.

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Tiberius (AD 14-37), Aureus 7.70g, Lugdunum, [TI C]AESAR DIVI AVG F AVGVSTVS, laureate head right, rev PONTIF MAXIM, female figure (Livia) seated right, holding branch and sceptre (RIC 29; BMC 46; RCV 1760). Reverse slightly off-centre, good very fine to nearly extremely fine.

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Tiberius, 14-37 A.D.

Denarius, after 16 A.D. Lugdunum. Laureate head r. Rv. Livia as Pax seated r. on throne with ornamented legs. The Tribute Penny of the Bible. RIC 30. Medium gray with slight golden iridescence. Obverse off-center affecting the legend. Choice Very Fine. (200-300)

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Il ricordo di Livia non si cancella con la scomparsa del figlio e questo denario lo conferma:

Galba 68-69

Denario (4,54 g), Rome 68/69. Av. CAESAR AVG IMP SER Galba. Head to the right. Rv. (?) DIVA AVGVSTA, Livia as Venus with patera and scepter is on the left. RIC 186, BMC

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... o si tratta di "debito di riconoscenza"? ;)

...Livia aveva anche il proprio circolo di clientes, e utilizzò la propria influenza per mettere i propri protetti nei posti pubblici, tra cui il futuro imperatore Galba...

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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Veramente una bella discussione su Livia che presenta lati chiari ma anche oscuri con qualche nota di sospetto sulla fine di Lucio e Gaio. Nella magnifica villa di campagna a Prima Porta gli affreschi però mettono in evidenza l'animo gentile di questa donna vicina alla natura e rispettosa della natura. Il giardino dipinto della villa di Livia che è esposto al museo di palazzo Massimo alle Terme (oltre alla bellisssima collezione di monete al piano -1) ci emoziona al pensiero che sicuramente lei è stata la direttrice dei lavori.......lei complice e amante della natura

Un caro saluto

Adriapel

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Modificato da adriapel
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Veramente un grande articolo su Livia, bellissimo :clapping:

Direi che c'è poco altro da dire. Hai mostrato tutto, camei, statue e l'ottimo adriapel il "giardino di Livia".

Mirko :)

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Awards

... una bella discussione su Livia che presenta lati chiari ma anche oscuri con qualche nota di sospetto sulla fine di Lucio e Gaio...

A mio parere ci sono più punti oscuri nella discussione su Livia. Non tanto su di lei, anche se non va dimenticato che chiaramente Livia spinse fortemente (tramò ? ;) ) per far eleggere ad imperatore suo figlio Tiberio alla scomparsa di Augusto. Ma si sa, “i figli ‘so piezz’e’core”…

Ma la figura di Giulia Maggiore?

Giulia Maggiore

Giulia maggiore (nota ai contemporanei come Iulia Caesaris filia o Iulia Augusti filia; ottobre 39 a.C. – 14) era la figlia di Augusto, l'unica naturale, e della sua seconda moglie Scribonia.

Nacque il giorno stesso in cui il padre, allora noto come Ottaviano, divorziò dalla seconda moglie Scribonia, madre di Giulia, per sposare tre giorni dopo Livia Drusilla. Secondo la legge romana, Ottaviano ottenne la piena potestà sulla bambina, che tolse alla madre naturale; quando poi raggiunse l'età giusta, fu inviata dalla matrigna Livia per ricevere l'educazione di una ragazza romana aristocratica, che Ottaviano volle essere esemplare. Svetonio afferma che le fu persino insegnato a lavorare la lana, una attività adatta alle antiche matrone. Ricevette, per volere del padre, i migliori insegnanti: Macrobio afferma che Giulia aveva un «amore per la letteratura e una considerevole cultura, qualcosa di facile da ottenere nella sua famiglia». Sebbene la sua vita sociale fosse tanto controllata che poteva parlare solo con alcune persone autorizzate dal padre,Giulia era una bambina molto attraente, e le fu difficile evitare l'attenzione della gente. Ottaviano aveva un grande amore per la figlia, e Macrobio riferisce un suo commento: «Augusto affermò dinanzi ad alcuni amici che aveva due figlie dilette di cui occuparsi: la Repubblica e Giulia».

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In quanto figlia di Ottaviano, l'esistenza di Giulia fu legata alla carriera politica del padre.

- Quando, nel 37 a.C., Gaio Cilnio Mecenate e Marco Vipsanio Agrippa stipularono la pace con Marco Antonio a nome di Ottaviano, venne deciso di cementare l'accordo facendo sposare Giulia, che all'epoca aveva due anni, con Marco Antonio Antillo, il figlio di dieci anni di Marco Antonio.

- Oltre a quello con Antillo, un secondo matrimonio venne organizzato ma mai celebrato, quello con Cotisone, re dei Geti, al quale era stato chiesto in cambio l'assenso per il matrimonio della figlia con Augusto.

- Nel 25 a.C., all'età di quattordici anni, Giulia sposò il cugino Marco Claudio Marcello, che aveva tre anni in più di lei. Marcello, riguardo al quale girava la voce che fosse stato designato erede di Augusto, organizzò degli splendidi giochi, finanziati dallo stesso imperatore, ma morì nel settembre 23 a.C.: la coppia non aveva avuto figli, probabilmente perché Giulia, che all'epoca della morte del marito aveva sedici anni, era ancora molto giovane.

- All'età di 18 anni, nel 21 a.C., Giulia sposò Agrippa, che aveva ben venticinque anni in più di lei. Questo matrimonio tra la figlia di Augusto e il suo più fidato amico e generale, sarebbe stato suggerito anche da Mecenate che, riferendosi alla carriera di Agrippa iniziata in una famiglia di rango modesto, diceva ad Augusto: «Lo hai reso così grande che deve divenire tuo genero o essere ucciso». Al nome di Giulia vennero legati, sin da questo periodo, numerosi adulterii, il primo dei quali con un certo Sempronio Gracco, col quale pare abbia avuto una relazione duratura; altre voci girarono su di una passione accesasi nei confronti del fratellastro, il figlio di Livia Drusilla da un precedente matrimonio e futuro imperatore Tiberio.

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- Giulia diede ad Agrippa cinque figli: Gaio Vipsanio Agrippa (Gaio Cesare), Vipsania Giulia Agrippina (Giulia minore), Lucio Vipsanio Agrippa (Lucio Cesare), Giulia Vipsania Agrippina (Agrippina maggiore, madre di Caligola) e Marco Vipsanio Agrippa Postumo (Agrippa Postumo, nato dopo la morte del padre).

- Dopo la morte di Agrippa, Augusto fece sposare Giulia e Tiberio, allo scopo di legittimare la successione del figliastro. Per sposare Giulia (11 a.C.), Tiberio dovette divorziare da Vipsania Agrippina, la figlia di primo letto di Agrippa che egli amava profondamente. Il matrimonio con Tiberio non ebbe un corso positivo. Il figlio che ebbero morì durante l'infanzia; alla scarsa opinione che il marito aveva del carattere della moglie, Giulia rispondeva considerando Tiberio non alla sua altezza, lamentandosi di questo fatto persino attraverso una lettera, scritta da Sempronio Gracco, destinata all'imperatore. Quando Tiberio si recò a Rodi, nel 6 a.C., i due avevano già divorziato.

- Nel 2 a.C., Giulia, madre di due eredi di Augusto (Lucio e Gaio) e moglie del terzo (Tiberio), venne arrestata per adulterio e tradimento; Augusto le fece recapitare una lettera a nome di Tiberio in cui il loro matrimonio veniva dichiarato nullo. L'imperatore stesso affermò in pubblico che Giulia era colpevole di aver complottato contro la vita di suo padre.

Giulia rimase in esilio a Ventotene per cinque anni, a seguito dell'accusa di adulterio e tradimento mossale dal padre Augusto tentennò sull'opportunità di mandare a morte la propria figlia, decidendo poi per l'esilio. Giulia fu confinata sull'isola di Pandateria (moderna Ventotene), dove venne accompagnata dalla madre Scribonia. Le condizioni di vita erano disagevoli: sull'isola, di meno di due chilometri quadrati, non erano ammessi uomini, mentre eventuali visitatori dovevano essere prima autorizzati da Augusto, dopo che l'imperatore fosse stato informato della loro statura, carnagione, segni particolari o cicatrici; inoltre, non era concesso a Giulia bere vino.

L'esilio di Giulia causò ad Augusto sia rimorso che rancore, per il resto della sua vita: ogni qual volta veniva fatto riferimento a lui e alla figlia, diceva, citando l'Iliade, «Vorrei essere senza moglie, o essere morto senza figli»; inoltre, raramente faceva riferimento a Giulia senza chiamarla come uno dei suoi tre ascessi o cancri. Cinque anni dopo le sarebbe stato permesso di tornare sulla terraferma, a Reggio Calabria, dove secondo la leggenda sarebbe stata ospitata nella Torre di Giulia, e decretò che le ceneri della figlia non sarebbero state inumate nel mausoleo di famiglia.

Quando Tiberio divenne imperatore nel 14, tolse a Giulia le sue rendite, ordinando che fosse confinata in una sola stanza e le venisse tolta ogni compagnia umana. Giulia morì poco dopo. La morte potrebbe essere stata causata dalla malnutrizione, se Tiberio la volle morta come ritorsione per aver disonorato il loro matrimonio; è anche possibile che Giulia si sia lasciata morire dopo aver saputo dell'assassinio del suo ultimo figlio, Agrippa Postumo.

Bibliografia

- Cassio Dione, Storia romana

- Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche

- Macrobio, Saturnalia

- Plinio il Vecchio, Naturalis historia

- Svetonio, Vite dei Cesari; Vita di Augusto; Vita di Tiberio

- Tacito, Annali

- Seneca, De beneficiis

- Velleio Patercolo, Historiae romanae ad M. Vinicium libri duo

(segue)

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Leggendo la sfortunata storia di Giulia maggiore, nata da Augusto e Scribonia, viene logico domandarsi se un padre che ha imposto alla figlia tre matrimoni di carattere politico la faccia accusare pubblicamente in senato di immoralità e poi relegare in un'isola solo per coerenza con la propria riforma dei costumi. Certo Giulia dimostrava insofferenza per l'austerità e la frugalità paterne, affermando, si raccontava, che se Augusto dimenticava di essere Cesare lei non dimenticava di essere la figlia di Cesare.

...guardare con qualche nota di sospetto sulla fine di Lucio e Gaio.

Gaio Cesare, nome completo Gaio Giulio Cesare (latino: Gaius Iulius Caesar; 20 a.C. – Artagira, 4 d.C.), era il figlio maggiore di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia maggiore.

Egli nacque con il nome di Gaio Vipsanio Agrippa (Gaius Vipsanius Agrippa), ma quando fu adottato dal nonno materno, l'imperatore Augusto, ne prese il nome. Gaio fu adottato con il fratello Lucio Cesare quando Agrippa morì nel 12 a.C. da suo nonno materno, l'imperatore Augusto, che li nominò suoi eredi. Entrambi divennero consoli e "principi della gioventù" (principes iuventutis), con templi e statue erette in loro onore (come la Maison Carrée a Nimes). Nel 1 a.C. Gaio divenne generale. Nel 1 d.C., fu fatto console insieme a Lucio Emilio Paolo.

Nello stesso anno sposò una sua parente, Claudia Livilla, figlia di Druso maggiore e Antonia minore.

Lucio morì nel 2 d.C. e Gaio morì due anni dopo nel 4 d.C. a Limyra in Licia a 24 anni, dopo essere stato ferito durante una campagna ad Artagira, Armenia.

Fu sepolto con il fratello nel mausoleo di Augusto.

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Lucio Giulio Cesare, conosciuto comunemente come Lucio Cesare (latino: Lucius Iulius Caesar; 17 a.C. – 2), era il secondo figlio di Marco Vipsanio Agrippa e di Giulia Maggiore.

Lucio nacque con il nome di Lucius Vipsanius Agrippa, ma quando fu adottato dall'imperatore Ottaviano Augusto, il suo nome cambiò in Lucius Iulius Caesar Vipsanianus. L'anno della morte di suo padre (12 a.C.), suo nonno materno, Augusto lo adottò insieme al fratello Gaio Cesare. Essi crebbero e furono educati dai nonni.

Dal momento che Lucio e Gaio erano i soli eredi di Augusto, ebbero una florida carriera militare e politica. Lucio morì a Massilia in Gallia per una malattia nel 2 d.C., 18 mesi prima della morte del fratello Gaio. Tiberio fu dunque adottato in seguito come erede di Augusto.

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Sulla fine dei due Cesari questo è ciò che riporta Cassio Dione nel suo Storia Romana. Non ho trovato altri cenni più completi sui due eventi.

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GALLERIA NUMISMATICA:

Il Padre e la figlia ritratta come Diana.

Augustus. 27 BC-AD 14. AR Denarius (3.88 g, 10h). Rome mint. C. Marius C.f. Tro(mentina tribu), moneyer. Struck 13 BC. AVGVSTVS, bare head right; lituus behind / C • MARIVS • TRO III • VIR, bust of Diana (Julia) right, wearing diadem with jewel on forehead, hair knotted at back; quiver seen behind neck. RIC I 403; RSC 1 (Julia and Augustus); BMCRE 104 = BMCRR Rome 4651; BN 522-5. Near EF, lightly toned, banker’s mark on reverse, a shallow edge test cut. Very rare.

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Riunione familiare: il nonno Augusto, la figlia ed i nipoti... notare la Corona Civica attorno al ritratto dell'Imperatore

Augustus, 27 BC – 14 AD

d=21 mm

C. Marius C.f. Tromentina. Denarius 13 BC, AR 3.89 g. AVGVSTVS – DIVI F Bare head r.; the whole within oak-wreath. Rev. C MARIVS TR – O – III – VIR Head of Julia r., surmounted by oak-wreath, between the heads r. of her sons Caius and Lucius. RIC 405. BMC 108. C 2. CBN 529

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Un'imitazione ibrida del denario sopra.

Irregular mint

d = 18 mm

BC Denar (subärat), to 13th, imitation, an imprint of the Roman Republic and of Augustus. CETVL III VL / [...] VIR. Draped bust of Diana with tiara, bows and arrows on the right. R: C - TR MLRIVS [...] / III - [...]. Head of Julia between the heads of Caius Caesar and Lucius Caesar right, wreath above. For example see Cr. 407 / 2 (denarius of Geta Hosidius C.) for the obverse and RIC 405 (denarius of C. Marius Tromentinus for Augustus) for the lapel. 2.18 g. 11th St. extremely rare. Signs of corrosion and small outbreaks edge, very nice

This unusual hybrid combines an imprint of the C. Hosidius Geta BC Obverse type of 68., With style and wild legend clearly an imitation point, BC with an almost official stamp of the mint master appears lapel C. Marius Tromentinus of the year 13th.

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Qualche moneta con ritratti i due fratelli:

Un classico:

Augustus, 27 BC- AD 14

Denarius (3.84g), Lugdunum (Lyon) 2-1 BC. Av.: CAESAR AVGVSTVS - DIVI F PATER PATRIAE, laureate head r. Rv.: C L CAESARES (in ex.) / AVGVSTI F COS DESIG PRINC IVVENT, Caius and Lucius Caesares with shields and spears stg. facing, simpulum and lituus above. RIC 207, C 43.

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... ed alcune provinciali:

SPAIN, Tarraco. Augustus, with Caius and Lucius Caesars. 27 BC-AD 14. Æ Semis (18mm, 3.70 g). Struck after 2 BC. Gaius and Lucius standing facing / Bull standing right. RPC I 212; SNG Copenhagen 523. Near VF, dark green, almost black, patina, some minor roughness.

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AEOLIS, Aegae. Caius & Lucius. Caesars, 20 BC-AD 4 and 17 BC-AD 2. Æ 17mm (3.85 g, 1h). Struck circa 5 BC-AD 2. Bare head of Gaius Caesar right / Bare head of Lucius Caesar right. RPC 2428. VF, green patina, a little rough.

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CRETE, Cnossus. Augustus, with Caius and Lucius Caesars. 27 BC-AD 14. Æ 17mm (4.92 g, 10h). M. At..., duovir. Bare head of Augustus right / Confronted bare heads of Caius, on left, and Lucius, on right. RPC 979. Fair, brown patina.

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LYDIA, Nicaea Cilbianorum. Gaius and Lucius Caesars. 5 BC-2 AD. Æ 17mm (4.78 gm). Conjoined bare heads of Gaius and Lucius Caesars right / Demos standing left, extending hand; (magistrate). RPC I 1708; SNG Copenhagen 105. Fine, black and brown patina. Scarce.

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Ed infine, a conferma che il delfino era Caius, due monete a lui dedicate (viceversa non ne ho trovate di dedicate unicamente a Lucius).

Augustus, 27 BC - 14 AD

Denarius (Silver) 8 BC, Lugdunum. Laureate head of Augustus right / / Caius Caesar galloping right, behind, Aquila between two standards. BMC 500; RIC² 199. 3.90 g.

Almost extremely fine coin with beautiful toning

The imperatorial propaganda attached great importance on the military virtues of the young Caius Caesar as designated successor of Augustus.

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Denarius, about 17 BC, unsecured (Eastern?) Mint, under Augustus. CA - ES - AR. Head of a young man on the right, around oak wreath. Rs: AVG - VST. surrounded with ram's heads decorated candelabra, the whole thing with a bucrania and paterae decorated flower wreath. RIC 540 (Augustus). C. 2 BMC 684 (Augustus). CBN 1013th 3.78 g. Rare.

Good style, high relief, fine-toned, almost extremely fine.

From coins and medals AG, auction 52 (19 to 20 June 1975, Basel), No. 554th

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Ciao

Illyricum

:)

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