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IGNORED

Mario Traina, un anno dopo


tornese71

Risposte migliori

Un anno fa, era il 9 ottobre 2010, ci ha lasciati Mario Traina.

Personalmente non mi sono ancora abituato all’idea, né il tempo trascorso ha minimamente scalfito il rammarico per la sua scomparsa.

Molte cose sono state scritte in suo ricordo, sulla stampa (specializzata e non), sui libri e anche su questo forum:

Ho trovato in rete anche due testimonianze che non avevo ancora letto, anche se risalgono a pochi giorni dopo la sua scomparsa.

Le posto qui sperando che ciò serva a mantenere vivo il ricordo di questa grande anima della numismatica a cui tanti, tantissimi cultori devono molto.

Questo è il link: http://www.bologna.chiesacattolica.it/bo7/2010/2010_10_17.pdf

La duplice testimonianza è a pagina 4.

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Mi è capitato di rileggere alcuni degli editoriali (Dritto e Rovescio) con i quali Mario Traina apriva ogni numero di Cronaca Numismatica finché ne è stato il curatore.

Mi ha colpito, oltre alla lucidità con la quale sono stati scritti, anche la sconcertante attualità di alcuni temi da lui trattati.

Molte cose di cui spesso discutiamo e delle quali magari ci lamentiamo anche qui sul forum sono state da lui già affrontate, sottolineate, stigmatizzate (quando era il caso) diversi anni fa e, nonostante ciò, le sue parole potrebbero essere state scritte oggi.

Molte volte lui ha denunciato, tra i mali della numismatica, la difficoltà di assicurare un ricambio generazionale. Il Dritto e Rovescio pubblicato sul numero 50 di CN (e parliamo quindi del febbraio del 1994) si intitolava “Si moltiplicano i premi ma non quelli per i numismatici”.

Il buonissimo esito del Concorso Nino Rapetti, che ha valorizzato alcuni giovani forumisti de Lamoneta (alcuni nati addirittura dopo l’editoriale di Traina) fino alla pubblicazione di un libro con i loro elaborati sembra essere la conferma della bontà di quanto da lui scritto oltre 17 anni fa.

Spero di far cosa gradita inserendo, nel prossimo post, la parte finale di quel Dritto e Rovescio.

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… Si ridia vita e linfa vitale ai premi. Non occorrono assegni, medaglie d’oro, bastano e avanzano una targa, un diploma, un libro. E si premino non i matusa, gli studiosi già noti e affermati che, tra l’altro, non hanno bisogno di questi riconoscimenti. Si punti sui giovani, si premino i giovani, sono loro che vanno aiutati, spronati, sollecitati a dare il meglio di sé in un impegno non facile e reso ancora più difficile dal disinteresse generale o quasi. Qualcosa si fa già, come dimostra l’iniziativa della Società Italiana di Numismatica che ha messo a concorso una borsa di studio per la miglior tesi in numismatica. Ma sono gocce che si perdono in un oceano. Se vogliamo veramente che la numismatica abbia un futuro, cominciamo a pensare seriamente a passare il nostro testimone a mani menti e cuore più giovani ma non per questo meno preparati.

Mario Traina

Da «Cronaca Numismatica» n. 50, febbraio 1994, pag. 3

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Volevo fare una proposta:

creare un post in cui coloro che hanno conosciuto Numismatici importanti

per i loro contributi e per le loro qualità ( Traina, Bazzoni e anche altri che

non sono più fra noi ) scrivano aneddoti, citazioni importanti per poterli

far conoscere a che non ha avuto questa fortuna.

Si potrebbero unire i commenti contenuti nei post a loro dedicati quando mancarono

Verrebbe fuori una sorta di biografia.

Non so se è fattibile e le eventuali modalità di come si possa fare.

Massimo

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Volevo fare una proposta:

creare un post in cui coloro che hanno conosciuto Numismatici importanti

per i loro contributi e per le loro qualità ( Traina, Bazzoni e anche altri che

non sono più fra noi ) scrivano aneddoti, citazioni importanti per poterli

far conoscere a che non ha avuto questa fortuna.

Si potrebbero unire i commenti contenuti nei post a loro dedicati quando mancarono

Verrebbe fuori una sorta di biografia.

Non so se è fattibile e le eventuali modalità di come si possa fare.

Massimo

Bella idea!!

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anni fa, scrissi a Mario Traina per una delucidazione in merito a monete in mio possesso

scrissi non una mail..

una lettera...

avete presente carta e penna, francobollo ecc... :D

ebbene, certo di una sua "non risposta" non mi illusi troppo.

non certo perchè non avesse voglia di rispondere ma solo per

una mancanza di tempo materiale.

immaginavo la mole di posta che gli poteva arrivare..

tale fu la mia sorpresa ed emozione quando ricevetti la sua inattesa risposta

scritta con una macchina da scrivere e naturalmente firmata (credo) con

(almeno mi immagino) un'elegante penna stilografica...

tale la stima per la persona e per l'illustre studioso che

tengo ancora "siddetta" lettera come una reliquia...

Grazie ancora dott. Mario Traina.

:)

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  • 2 settimane dopo...

Ieri, sfogliando a caso un vecchio periodico (Rassegna Numismatica del Gennaio 1978) mi sono imbattuto in questo articolo di Traina (credo fosse una sua rubrica fissa mensile sul periodico citato) che mi ha fatto ricordare quanto ci manca; allora ho pensato di riportarlo qua. Un piccolo pensiero per ricordarlo con la sua ironia, con la sua sapienza ed eleganza:

"Le Monete che hanno fatto scandalo" di Mario Traina.

Un precedente si era già verificato 4 anni prima, nel 1782, a Roma, vittima un altro illustre personaggio: Pio VI. Il quale tra le moltissime monete battute nei 24 anni e mezzo di Pontificato (ben 29 tipi diversi, senza contare le varianti, coniati in 19 zecche) si era visto effigiato con tanto di lingua di fuori in un Doppio Giulio d'argento o Quinto di Scudo con l'indicazione dell'anno VII di Pontificato.Della singolare moneta si conoscono diversi esemplari: sette sono conservati nel Medagliere Vaticano (in alcuni la frattura di conio- perchè di frattura si tratta - è appena percettibile, in altre è evidentissima), un altro nell'ex collezione reale, un altro ancora al museo di Berlino; un decimo è apparso all'asta Nascia 1966 e venne aggiudicato in conservazione BB per 10.000 lire.Molti videro in quella frattura di conio un tiro birbone giocato alle spalle del Papa, reduce proprio in quei giorni dello sfortunato viaggio a Vienna, definito un "pellegrinaggio a Canossa alla rovescia". Senza dare ascolto ai suoi consiglieri, Pio VI aveva voluto recarsi in "pellegrinaggio apostolico" (come ricorda il Monti in un sonetto) dall'Imperatore Giuseppe II ( il "cugino sacrestano" lo chiamava con sarcasmo Federico II di Prussia), per tentare di convincere l'Asburgo a recedere dalla sua politica giansenista che tanto danno arrecava alla Chiesa.Basterà ricordare che Giuseppe II non solo voleva amministrare le cose temporali della Chiesa ma pretendeva perfino di regolare le funzioni religiose: aveva così fissato le tariffe per i funerali, il numero di candele che dovevano accendersi per ogni cerimonia, il modo di suonare le campane ...Ma il viaggio di Pio VI si rivelò un fallimento, uno scacco in più nella politica già fallimentare del Papa: dopo 5 mesiPio VI era tornato a Roma a mani vuote attirandosi i feroci lazzi dei romani, Pasquino in testa. Un libello che gli fu fatto pervenire perfino nella camera da letto, sull'inginocchiatoio; diceva: "Quello che aveva stabilito Gregorio VII, il più grande dei Pontefici, il più povero dei preti, l'ha distrutto" .Anche allora ci si era chiesti se quella singolare frattura fosse involontaria, frutto del caso, oppure provocata intenzionalmente in sfregio al Papa. Un interrogativo che dura ancora oggi: chi opta per un'ipotesi, chi per un'altra.Il Cinagli a pagina 380 delle sue tavole sinottiche sulle monete dei Papi,a proposito di questi Doppi Giuli (nn. 210 e 211) dice testualmente: "In questo ritratto sembra al primo sguardo apparire la lingua di fuori dalla bocca. Non sono mancati spiriti bizzarri che hanno creduto di scorgervi espressa una satira ideata dopo il viaggio eseguito da Pio VI a Vienna nel 1872. Ma lasciando d'osservare esser questo un pensiero troppo basso e meschino ed avendo noi microscopicamente esaminato quest'impronta, abbiamo conosciuto che nel breve tratto sporgente della bocca è un difetto di conio per una scaglia distaccatasi lungo il labbro inferiore e di fatti per mostrar la lingua fuori fa d'obbligo che la bocca sia aperta ed invece quivi si ravvisa chiusa e la figura formata dalla scaglia in acuto e sottile senz'aver la forma di lingua umana.Noi possediamo 4 di queste monete: una d'esse presenta la trattina o viziatura più stretta e secca nell'estremità;le altre tre l'hanno più larga e rilevata. Dal che può congetturarsi che da principio la scheggia distaccatasi dal conio fosse minore e poscia con l'uso della battitura siasi approfondita e allargata".La moneta è riportata oltre che dal Cinagli, anche dal Martinori nei suoi "Annali della Zecca di Roma" a pagina 151 del fascicolo 20-21 del IV volume; dal Serafini a pagina 252-253 del III volume, nn. 200-206 tavola CXLIII nn.2-3; dal Corpus Nummorum Italicorum a pagina 185 del XVII volume, parte terza di Roma, n. 89 tavola XXV n. 6.Con buona pace del Cinagli sono stati molti, ieri come oggi, gli "spiriti bizzarri" che hanno continuato a coltivare il dubbio "basso e meschino" che quella frattura di conio sia stata artificiosamente creata e voluta tanto appare abile e ben riuscita. Tra i tanti ricorderò il Nascia (vedi nota al catalogo d'Asta già citato, pagina 89 n. 406). Bocca aperta o chiusa, forma umana o no di lingua, resta il fatto riscontrabile ad occhio nudo che l'effetto - se dolo ci fu - è perfettamente riuscito: il Papa appare proprio con la lingua fuori. Le stesse circostanze politiche che accompagnarono e precedettero la battitura della nostra moneta avvalorano l'ipotesi di una vera e propria moneta satirica. Nel qual caso avremmo - caso raro ma non unico come vedremo - un Papa ancora regnante messo alla berlina sulle sue monete battute in una sua zecca e dai suoi zecchieri.

Grazie Mario, è sempre bello leggerti ...

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