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Moneta, Giunone e Memoria


Rapax

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Giunone Moneta e moneta, il tempio della dea ammonitrice e la zecca di Roma.

Dedicato da Furio Camillo alle calende del mese di giugno del 345 a.C. e sorto sui resti dell’ormai distrutta dimora di Marco Manlio Capitolino, il tempio di Iuno Moneta, com’è noto, ospitava tra i locali ricavati nel suo podio l’officina della zecca di Roma. E’ altresì risaputo che l’antica pecunia, ovvero il prodotto coniato nei locali annessi all’edificio sacro, finì con l’essere identificata utilizzando proprio il termine Moneta, epiteto specifico della dea titolare del culto su cui, per completezza sia storica che etimologica, è bene soffermarsi.

L’ammonimento che diede origine all’epiteto stesso, udito secondo la tradizione nel tempio della divinità, invitava i romani a sacrificare una scrofa pregna a seguito di un terremoto e sempre a guisa di ammonimento pubblico fu edificato il tempio di Giunone Moneta, sorto proprio sul sito ove in passato vi era la casa di colui che osò ambire al titolo di re e per questo gettato dalla rupe Tarpea.

Anni prima del voto di Furio Camillo un altro avvertimento dato dalla dea, stavolta per tramite delle sue sacre oche, consentì allo stesso Marco Manlio, allarmato dallo starnazzare degli animali, di respingere un furtivo attacco portato al Campidoglio dai Galli di Brenno, impegnati ad assediare la rocca di Roma.

Fatto derivare dagli stessi romani da monere, il termine moneta ha origine, più precisamente, dalla radice indoeuropea man, in latino me/on, la medesima di altre terminologie la cui menzione è degna di considerazione. In indoeuropeo le radici man e mnā avevano il duplice significato di “pensare” e “ricordare” ed il suono prodotto dalla consonante m fu scelto dagli stessi indoeuropei per rappresentare la nozione di tutto ciò che, esistendo, ha un “limite” e una “misura”: mater, madre, colei che si occupa dei limiti naturali della vita umana; mensura, misura, che si rapporta a un limite stabilito; mensis, mese, che possiede una misura legata alla rivoluzione della luna, da cui menstrualis, mensile. Come per moneo-monere, direttamente dalla radice man-me/on: mens-mentis, mente; maneo-manere, soffermarsi a pensare; monitus, avvertimento; monumentum, che fa ricordare (Franco Rendich, Dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee, pp.283 e 289).

Un indiscutibile legame era presenta tra Moneta e monetae ma, andando oltre la comunemente accettata derivazione che spiega il tutto quale conseguenza di una condivisione dell’edificio, sarebbe forse più utile porsi una differente domanda: perché era stata scelta quell’area, dedicata ad una divinità dai tratti piuttosto accentuati, per installare la zecca ufficiale di Roma?

Questo, in sostanza, è quanto si chiedeva il Sabbatucci anni fa (La religione di Roma antica, p.235).

Molto recentemente nuovi studi hanno messo ancor più in evidenza le particolari caratteristiche di questa divinità, dando ad essa una particolare identità, non sempre spiegabile quale epiclesi di Giunone.

E' altresì interessante notare che, tra le fonti antiche, Livio tende ad utilizzare alternativamente sia la forma Iuno Moneta che solo e semplicemente Moneta, quasi come se questo nome fosse più di un semplice epiteto (Daniele Miano, Monimenta. Aspetti storico-culturali della memoria nella Roma medio-repubblicana, p.72)

Questo primo intervento, ove sono inclusi alcuni indizi, è introduttivo e riassume brevemente le principali informazioni riguardanti questa per noi importante figura. Le poche testimonianze numismatiche del periodo repubblicano paiono collimare con alcune conclusioni di questi recenti studi, ma siamo ovviamente nel campo delle ipotesi.

Osservando però i ritratti della comunemente nota Giunone Moneta ho fatto caso a un particolare:

post-1800-0-44742300-1326203447_thumb.jp

L. Plaetorius Cestianus

post-1800-0-36456800-1326205419_thumb.jp

T. Carisius

(http://www.acsearch.....html?id=392647)

Ed ecco alcuni dei significativi passi:

Tito Livio, Ad Urbe condita

VI, 20, 13: adiectae mortuo notae sunt: publica una, quod, cum domus eius fuisset ubi nunc aedes atque officina Monetae est, latum ad populum est ne quis patricius in arce aut Capitolio habitaret

VII, 28, 4: Dictator tamen, quia et ultro bellum intulerant et sine detractatione se certamini offerebant, deorum quoque opes adhibendas ratus inter ipsam dimicationem aedem Iunoni Monetae vovit

VII, 28, 6: Anno postquam vota erat aedes Monetae dedicatur C. Marcio Rutulo tertium T. Manlio Torquato iterum consulibus

Marco Tullio Cicerone, De natura deorum

III, 47: Ea si dea est, di omnes illi, qui commemorabantur a te, Honos, Fides, Mens, Concordia, ergo etiam Spes, Moneta omniaque quae cogitatione nobismet ipsis possumus fingere

Al dritto di questi due denari qualcuno nota qualche "stranezza"?

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Intanto complimenti! :good:

Qualche stranezza? Che andava spesso dal parrucchiere? :D Scherzi a parte Rapax, oltre all'acconciatura noto solamente una diversità degli orecchini, una sorta di tridente nel Plaetorius e un pendente nel Carisius.

Oppure vuoi far intendere che ci troviamo di fronte a due divinità differenti?

Giunone in statua era così:

post-7356-0-36973000-1326228361_thumb.jp

Direi nettamente somigliante alla moneta di Carisius, meno a quella di Plaetorius.

Mentre aspetto una tua risposta corredo la discussione con un po' di immagini:

Resti di mura attuali

post-7356-0-20469800-1326228446_thumb.jp

Ricostruzione 3D della collocazione del Tempio

post-7356-0-12584200-1326228470_thumb.jp

Collocazione del Tempio a Roma in mappa

post-7356-0-18993400-1326228493_thumb.jp

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Grazie per le immagini Mirko, si integrano perfettamente e aiutano molto ad inquadrare il contesto ;)

Nei due denari il ritratto è effettivamente differente, ma quello che ha catturato la mia attenzione li accomuna e non riguarda specificatamente il ritratto.

La Giunone che con più frequenza appare sui denari repubblicani è la lanuviana ed inconfondibile Iuno Sospita Mater Regina:

http://numismatica-c...moneta/R-G134/1

http://numismatica-c...moneta/R-G117/1

...gli esempi sono numerosi.

A Giunone è poi attribuito il ritratto presente su un denario di Rubrius Dossenus:

http://numismatica-c...moneta/R-G118/2

Leggendo però il passo di Cicerone si nota che Moneta è citata insieme ad altre figure...

Concordia

http://numismatica-c.../moneta/R-G90/3

http://numismatica-c...moneta/R-G146/1

Fides

http://numismatica-c.../moneta/R-G72/5

Honos

http://numismatica-c.../moneta/R-G74/2

Queste astrazioni, pur avendo un culto, non sono vere e proprie divinità.

Sui denari repubblicani la loro apparizione non è rara ma la loro immagine è in genere accompagnata da una legenda identificativa.

Questo solitamente non accade per le divinità e, quando succede, non mi pare venga citato il solo epiteto. Ad esempio la Iuno Sospita sul denario della Thoria ha legenda I.S.M.R. e quindi, se pur abbreviato, il nome Iuno viene menzionato.

Iuno Moneta mi pare un caso piuttosto particolare...

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:D Credevo non mi rispondessi più e mi avresti fatto andare a letto con il dubbio.

Ok, ho capito.

Dunque si potrebbe ipotizzare che l'epiteto possa essere riferito a due divinità differenti? Cioè due divinità ammonitrici?

Oppure potremmo semplicemente osservare che l'epiteto MONETA sia da riferirsi ad una personificazione come la FIDES o la CONCORDIA e dunque senza un particolare riferimento ad un Dio/Dea.

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:D Credevo non mi rispondessi più e mi avresti fatto andare a letto con il dubbio.

Ero tentato... molto tentato...

Quando non dormi tranquillo però ti si scombina tutta la corona d'alloro ed il tuo avatar ne risente. Non me la sono sentita... :D

Dunque si potrebbe ipotizzare che l'epiteto possa essere riferito a due divinità differenti? Cioè due divinità ammonitrici?

Oppure potremmo semplicemente osservare che l'epiteto MONETA sia da riferirsi ad una personificazione come la FIDES o la CONCORDIA e dunque senza un particolare riferimento ad un Dio/Dea.

Buona la seconda... ma toglierei dalla frase il "semplicemente" :D in quanto, procedendo con questo approfondimento, non ancora ultimato ma in pieno svolgimento, di cose semplici ne sto trovando poche. :unsure:

Venendo al dunque, Moneta è un'astrazione personificata?

Secondo Cicerone e dal piccolo indizio dato dalla fonte numismatica parrebbe di sì. Ciononostante non possiamo permetterci di considerare questa teoria pienamente esatta, in quanto è ugualmente e forse maggiormente attestata l'esistenza di Giunone Moneta, una vera e propria dea di ben altra caratura e natura.

In epoca imperiale, sicuramente da Domiziano e forse in relazione al trasferimento della sede della zecca, Moneta diviene una personificazione, con bilancia e cornucopia come attributi, simile ad Aequitas:

post-1800-0-65584100-1326274232_thumb.jp

http://www.acsearch.info/record.html?id=491801

post-1800-0-01280500-1326274333_thumb.jp

http://www.acsearch....d.html?id=10715

In questa fase siamo sicuramente di fronte ad una personificazione della monetazione, come testimoniato da una fonte tarda, Isidoro da Siviglia, che cita una figura chiamata in causa per prevenire frodi riguardanti bontà del metallo e peso.

Etymologiae, XVI, 18, 8: Moneta appellata est quia monet ne qua fraus in metallo vel in pondere fiat.

Abbiamo ora fissato i due estremi, Giunone Moneta e Moneta personificata. La seconda e più tarda figura è semplice da inquadrare, avendo un campo d'azione preciso e limitato. Chiedo tuttavia conferme agli amici che sono più ferrati di me sulle imperiali al fine di individuare la prima effettiva apparizione di Moneta Avgvsti.

Più complesso è l'inquadramento di Giunone Moneta e di Moneta in ambito repubblicano, dall'epoca ciceroniana forse già parzialmente personificata. Apparentemente potremmo semplicemente ipotizzare che, nei fatti, Moneta divenne un'astrazione personificata già sul finire della repubblica, ma secondo me il discorso è più complicato e, al tempo stesso, più interessante.

Nella prima traduzione in latino dell'Odissea di Livio Andronico, di fine III secolo a.C., l'autore curiosamente traduce il nome greco Mnemosyne (Memoria) utilizzando il teonimo latino Moneta ed anche un Igino (Igino Astronomo o Gaio Giulio Igino... vi è incertezza sull'attribuzione dell'opera), tra le genealogie divine menzionate nella prefazione delle Fabulae (27), scrive: Ex Ioue et Moneta, Musae.

Le Muse sarebbero quindi nate da Giove e Moneta, così come la tradizione greca le identifica quali figlie di Zeus e Mnemosine.

La figura di Moneta inizia quindi a complicarsi.

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Ok, il "semplicemente" era dettato da una lunga giornata passata sulle monete. :D

Facciamo un excursus della signora Moneta.

Partendo dal presupposto che il Tempio di Giunone Moneta è stato costruito, probabilmente, nel 345 a.C., momento nel quale Giunone Moneta era una Dea, ossia come abbiamo già detto la Giunone Ammonitrice.

Il buon Tito Livio, mi pare, ci dice anche che nel 269 a.C. circa, il Tempio viene affiancato dalla Zecca di Roma. Da questo momento si può iniziare a dire che si iniziò a pensare alla pecunia come moneta, come hai già perfettamente esposto.

Siamo di fronte, quindi, ad una situazione parallela, da una parte abbiamo una Giunone Moneta Dea e dall'altra abbiamo già le prime attestazioni di una Moneta, come ammonitrice senza attribuzione divina e questo, come hai già detto, è piuttosto strano.

Arriviamo quindi alla prima apparizione su moneta (tondello). Nel 74 a.C. Plaetorius la fa comparire su di un Denario con il solo appellativo "Moneta"; successivamente, nel 46 a.C., Carisius, ripete cambiando il ritratto (che aggiungo per me essere più somigliante a Giunone).

Siamo quindi a fine Repubblica e quasi 3 secoli separano la costruzione del Tempio con la prima dedica.

Abbiamo poi un buco temporale di un altro secolo, sino ad arrivare a Domiziano. Ora, Moneta, compare esattamente come qualsiasi altra personificazione, sembra essere diventata un personaggio a se stante. Bilancia e Cornucopia la fanno assomigliare all'Equitas.

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Link

Successivamente, Adriano, la rappresenta anche su Cistoforo. Qua, Moneta, è rappresentata con al posto della cornucopia, uno scettro, un'asta. Da segnalare anche il diminutivo MON.

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Link

Successivamente, sempre Adriano, Antonino Pio, Caracalla, Postumo, Massimiano e Diocleziano (per dirne alcuni) faranno comparire Moneta su moneta, rigorosamente, in un arco di quasi 3 secoli, con gli stessi attributi, Bilancia e Cornucopia (alternata con lo scettro).

Ci saranno nel corso dei secoli, alcune eccezioni:

Traiano, addirittura commemorerà il Denario di Carisius, riproponendolo uguale ma circondando gli strumenti con una ghirlanda e una legenda.

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Link

In questa Dracma di Lucio Vero, a Moneta è associata una struttura, con su una figura e in basso quelle che sembrano, convinzioni a parte, oche.

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Link

Settimio Severo, su di un Aureo, cambierà leggermente la posizione, mettendola seduta.

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Gallieno, inseriva ben TRE Moneta in un'unica emissione (non è questa testimonianza di uno scioglimento da qualsiasi attribuzione divina?) Oppure avevamo tre ammonitrici? Stesso medaglione lo aveva già Valeriano e lo riproporranno anche Claudio II il Gotico, Floriano, Probo e Massimiano.

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Un'interessantissima emissione è quella di Diocleziano su di un medaglione, Moneta è affiancata da Giove ed Ercole (?).

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Link

Inserisco fuori cronologia, un'emissione sotto Gallieno ma a nome di Salonina, una moneta "strana", uguale al medaglione del marito, solo con 3 Aequitas! L'equità pubblica era forse appannaggio di Moneta? E se Equità e Moneta fossero diventate un tutt'uno?

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Link

Ultime immagini e poi finisco questo excursus, a mio avviso necessario (anche se siamo sforati nell'Impero, spero mi perdonerai :D ).

La prima è di Commodo. Affermerei un'altra INTERESSANTISSIMA emissione, nella quale egli affianca Moneta ad Apollo in una posizione del tutto nuova. La figura è quella di uomo, Apollo, e nella legenda si prosegue con "APOL MONET [...]".

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Link

Un'imitativa di Settimio Severo al quale è stata associata una Vittoria a Moneta.

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Link

Direi che le curiosità le abbiamo beccate tutte, ovviamente siamo sforati nell'Impero, ma il tutto può essere un'indicazione di ciò che stiamo cercando.

Come ho potuto notare io stesso nel mentre cercavo queste emissioni, Moneta nel corso del tempo è diventata proprio quello che stiamo pensando, una personalità a se stante, una personificazione forse dell'Equità, di sicuro sta diventando molto interessante questa figura sulla quale mi ero soffermato solamente in superficie.

Adesso caro Rapax, vediamo che tiri fuori :D

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Periodo piuttosto intenso... chiedo scusa se sto procedendo a rilento.

L'intervento di Mirko ci fa fare un balzo cronologico piuttosto importante e, al tempo stesso, significativo. Sono emersi numerosi nuovi spunti ma terrei particolarmente in considerazione il denario di Commodo con legenda APOL MONET al rovescio, il cui inquadramento in questo contesto mi pare ormai piuttosto chiaro.

Le emissioni imperiali hanno il pregio di fornirci rappresentazioni più dirette e mature, ci donano in sostanza un'immagine dell'obiettivo ultimo del discorso che stiamo affrontando.

Apollo è protettore delle Muse, queste ultime erano le divine rappresentanti delle forme d'arte, figlie di Mnemosine e, in quanto cantrici delle gesta di dei ed eroi, celesti depositarie della memoria.

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http://www.acsearch.....html?id=136161

Calliope, colei che ha bella voce, musa della poesia epica.

E poi Clio, colei che rende celebri e Polimnia, dai molti inni.

Restando in ambito prettamente numismatico, faccio poi notare la non casuale presenza di Ercole sia sulle emissioni di Pomponio Musa (Ercole Musagete) che sul rovescio del medaglione di Diocleziano segnalato da Mirko. Ciò rafforza il legame che sta emergendo.

Apollo e Moneta, per tramite delle Muse, sono due figure che presentano un relazione costituita proprio dalla memoria e da Memoria.

Si tratta di un piccolo dettaglio, che per noi ha tuttavia un valore immenso.

Se pur scorretto, ed è bene sottolinearlo, potremmo semplificare immaginando Moneta come una sorta di musa della monetazione.

Misura, arte e memoria, cos'altro è una moneta?

Moneta sembra avere legami con ciascuno di questi tre aspetti e, comunanze etimologiche a parte (da ritenere comunque molto importanti), sto cercando altre fonti a sostegno di queste ipotesi. ;) Un forte legame con la memoria è comunque già emerso.

MONETA AND THE MONUMENTS: COINAGE AND POLITICS IN REPUBLICAN ROME

By Andrew Meadows and Jonathan Williams

The Journal of Roman Studies, Vol. 91 (2001), pp. 27-49

Questo articolo è ora "sotto esame" e le premesse sembrano buone :).

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Ma sai che non ricordavo il fatto che Ercole fosse rappresentato come decima moneta da Pomponio? Eppure ne avevamo anche già discusso :D : http://www.lamoneta....-pomponio-musa/.

La cosa si fa interessante. Facciamo un riepilogo.

Noi abbiamo ben due autori che traducono Moneta, uno con Mnemosyne e l'altro dice che Giove con Moneta ha fatto le Muse.

Da qua noi non possiamo fare altro che associare le due personalità.

Abbiamo anche un Apollo protettore delle Muse, ossia, Commodo col senno di poi avrebbe dato il nome Moneta al protettore delle figlie di colei che stiamo trattando.

Devo tornare a studiare sul perché ad un certo punto abbiamo tre Monete e poi stesso rovescio con legenda Equitas.

Buono Rapax, leggi leggi... :D e poi illuminaci.

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Gennaro Riccio, in "Le monete delle antiche famiglie di Roma fino all' imperadore Augusto", ci ricorda come già nelle sue "Osservazioni Numismatiche" Bartolomeo Borghesi in "Decade VI, Osservazione I", si poneva il problema di chi fosse il ritratto al dritto nelle monete di Pomponio e convenne con gli antichi scrittori che o fosse la Dea Moneta oppure Mnemosine (e già questo ci indica un facile fraintendimento delle due personalità). In seguito, nella "Decade XIV, Osservazione III", giunse alla conclusione che la testa in questione fosse di Apollo, pettinato e dalle fattezze femminili.

Il punto è che la tradizione numismatica del momento, ci suggerisce che quelle teste, molto probabilmente sono femminili; di seguito un confronto fra la moneta di Carisius e quella di Pomponius,distanti fra loro solamente una ventina d'anni:

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Apollo, come sappiamo aveva la prerogativa della corona d'alloro ma nonostante questo, la capigliatura, cominciante dalla fronte e raccolta fino a formare un nodo nella nuca, ci riporta alle tipiche rappresentazione femminili del tempo, come per esempio, quella di Venere, rappresentate su di un Denario di Hostilius, anch'essa laureata e con capigliatura simile.

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C'è infine da fare una considerazione di carattere, per così dire, post-processuale (archeologia parlando), ideale...

come osservò lo stesso Borghesi, le monete delle Muse avrebbero ben 2 ritratti distinti, uno rappresentate un Apollo Latino (nella moneta con Ercole) e uno con l'Apollo Greco (per le restanti 9 muse); la spiegazione più logica dando adito all'ipotesi Apollo.

Eppure ci si domanda, perché un magistrato monetario latino, coniante monete a Roma e commemorante le Muse, in onore al suo cognomen latino, avrebbe dovuto proporre un Apollo Greco nei suoi tondelli? Oltretutto l'accento sulla "V" è indicativo di come il magistrato volesse imprimere forza al termine, al suo cognomen latino.

Di contro, come osservato dallo stesso Borghesi, la pettinatura della figura al dritto corrisponderebbe a quella che sovente veniva portata dagli uomini greci; per questo egli avrebbe attribuito la figura di un Apollo greco, non prima però di aver desunto che il particolare sopra l'orecchio della figura fosse semplicemente una "matassa" di ricciolini e non un gioiello o comunque ornamento femminile e appoggiato dalla credenza che le muse rappresentate in moneta fossero quelle portate a Roma da Ambracia da Fulvio Nobiliore (e questo è più o meno testimoniato dal fatto che tali statue era custodite niente meno che nel Tempio di Ercole Musagete!), giustificando quindi l'omaggio alla Grecia.

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Tralasciando il dibattito che venne fuori, visto che gli fu controbattuto che quello potesse essere un gioiello in voga al tempo (orecchini a forma di grappolo d'uva), che si applicava ai capelli, rimango dell'idea che l'attribuzione ad Apollo possa essere quantomeno dubitabile.

Rimane quindi validissima l'ipotesi di una Mnemosine impressa nelle monete delle Muse. Direte voi, sei andato un po' Off Topic, no, se rileggiamo i post di Rapax nei quali giustamente ci ricorda che Moneta e Mnemosine venivano considerate dagli antichi le medesime e che Igino (che se fosse Gaio Giulio Igino, il bibliotecario di Augusto nel tempio di Apollo mi fiderei :D) per di più afferma che Moneta è la madre delle Muse.

A questo punto abbiamo, riepilogando, una Moneta che in età imperiale perde la sua persona e diventa entità astratta e in età repubblicana una probabile Moneta/Mnemosine che ancora portano con se la loro figura divina.

Voglio andare oltre (non mi bacchettare Rapax :P), vi faccio una domanda. Ma secondo voi perché dei 12 Titani (che ricordiamo essere 6 maschi e 6 femmine), 10 si impiegarono in 5 coppie a fare progenie "titaniche" mentre Themis e Mnemosyne furono le uniche a partorire Divinità Morali? Le stagioni per la prima e le Muse per la seconda?

E Themis, che è la titanide dell'ordine e della giustizia? Guardate come era rappresentata (opera moderna ovviamente, questa in allegato).

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Non vi ricorda i rovesci Imperiali? :rolleyes: Un qualche collegamento fra le due?

E inoltre, Mnemosine, come ci dice Diodoro Siculo, avendo scoperto il potere della memoria assegnò i nomi a molti oggetti e cose astratte che servivano a intendersi durante la conversazione; ci dice anche che a questa Dea era attribuito il potere di far ricordare.

L’ammonimento che diede origine all’epiteto stesso, udito secondo la tradizione nel tempio della divinità, invitava i romani a sacrificare una scrofa pregna a seguito di un terremoto e sempre a guisa di ammonimento pubblico fu edificato il tempio di Giunone Moneta, sorto proprio sul sito ove in passato vi era la casa di colui che osò ambire al titolo di re e per questo gettato dalla rupe Tarpea.

Anni prima del voto di Furio Camillo un altro avvertimento dato dalla dea, stavolta per tramite delle sue sacre oche, consentì allo stesso Marco Manlio, allarmato dallo starnazzare degli animali, di respingere un furtivo attacco portato al Campidoglio dai Galli di Brenno, impegnati ad assediare la rocca di Roma.

Ricordare, ricordare cosa Mnemosine aveva fatto per noi, ella ci aveva avvertiti e ci ha chiesto di fare questo e quello in seguito ai suoi ammonimenti, compreso costruire un Tempio.

Un indiscutibile legame era presenta tra Moneta e monetae ma, andando oltre la comunemente accettata derivazione che spiega il tutto quale conseguenza di una condivisione dell’edificio, sarebbe forse più utile porsi una differente domanda: perché era stata scelta quell’area, dedicata ad una divinità dai tratti piuttosto accentuati, per installare la zecca ufficiale di Roma?

Questo, in sostanza, è quanto si chiedeva il Sabbatucci anni fa (La religione di Roma antica, p.235).

Non so, finisco nella banalità dei collegamenti, ma concedetemelo a quest'ora dopo lavoro... :D

Tornando su Themis, ella era la personificazione dell'ordine legale e della giustizia eterna, generando infatti le Ore (Eunomia, Dike e Irene), sia come la dea delle leggi naturali che vigila su ciò che è lecito e illecito.

Ebbene, perché visti i legami con la nostra carissima Dea Moneta non mettiamo la Zecca di stato come buon auspicio, presso questo Tempio? Sia mai che colei che vigila su ciò che è lecito o meno ci aiuti nel preservare la tanto sacra pecunia.

Molto recentemente nuovi studi hanno messo ancor più in evidenza le particolari caratteristiche di questa divinità, dando ad essa una particolare identità, non sempre spiegabile quale epiclesi di Giunone.

E se il tempio fosse stato dedicato a Giunone in precedenza (ricordiamo la probabile costruzione del tempio su di un antico edificio di culto) e in seguito alla ricostruzione con dedica alla nuova Dea i due nomi si fossero congiunti? O perché no, il Tempio di Giunone e Moneta? Ai posteri l'ardua sentenza. :dirol:

Ovviamente la parte finale di questo post, che un buon pomeriggio me l'ha piacevolmente portato via, è da considerarsi uno spunto per divertirsi, anche se, per deformazione professionale, tendo a voler considerare tutte le ipotesi possibili e poi vagliarle piano piano in base ai dati concreti che riesco ad ottenere. Dunque, nulla è così comico o surreale come sembra... ;)

Mirko

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Vogliamo divertirci ancora un po'? Ecco, guardate un po' cosa è saltato fuori da qualche ricerca in rete.

374233.jpg

http://www.acsearch.info/record.html?id=374233

Massimiano, 298-299. Una Moneta rappresentata come "sempre". Al rovescio, accanto alla T c'è una clava. Vi dice nulla?

247632.jpg

http://www.acsearch.info/record.html?id=247632

E in questa? Diocleziano, 286-305, accanto alla P troviamo una saetta di Zeus.

Dei simboli non casuali, secondo me, se considerati come unici nel mezzo ad altri segni di zecca e officina "standard".

Infine, la legenda, che ancora non avevo visto (nella ricerca precedente mancava).

SACRA MON VRB AVGG ET CAESS NN che sciolta dovrebbe essere così: SACRA MON(eta) URB(is) AVG(ustorum) ET CAES(arum) N(ostrorum). Traducendo: La sacra Moneta della città dei nostri Augusti e Cesari. Chi intendevano? La Dea o la pecunia?

Suggerimenti?

Mirko :)

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So si non essere in linea con l'alto tono della discussione, ma vi riporto un passo di Gnecchi 1916 (ho postato in una discussione apposita il link):

""Giunone, fra gli altri suoi titoli, ha anche quello di

Giunone Moneta. Anzi fu precisamente sotto il nome dijwio

Moneta, che la dea fu designata a presiedere alla officina

monetaria eretta nel 345 a. C. sull'area dell'arce capitolina

già occupata dalla demolita abitazione di Manlio. E quindi

naturale che l'emblema della dea, fosse già da allora, anche

l'emblema della Moneta, vale a dire dell'officina monetaria.

E io credo di vedere la più antica rappresentazione del Pa-

vone, con tale precisa indicazione, nella famosa tessera del

Museo di Vienna, rappresentante la zecca primitiva, in quel-

l'oggetto rotondo, che, per essere un po' consunto, venne

finora definito un globo, e che sta nel centro fra le due cu-

spidi del tempietto a tre nicchie, nel quale sono collocate

le tre Monete. Quel globo non è che il Pavone visto di

fronte; e, mentre un globo non avrebbe significato alcuno,

il Pavone ne ha uno chiarissimo.""

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Grazie Licinio Lucullo per il prezioso contributo.

Questa tessera dovrebbe essere la stessa citata dal Crawford (pag. 582, nota 3), che a sua volta fa riferimento a C.C. Vermeule, Ancient Dies, representation n.11.

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Dell'altra faccia non sono riuscito a trovare immagini migliori.

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Al fine di riprendere il discorso, lo studio di Meadows e Williams, muovendo nelle medesima direzione rispetto alle “parziali” conclusioni emerse in questa discussione, aggiunge altri elementi interessanti.

Uno di questi è ricavabile sempre dall’opera di Tito Livio (IV, 20, 8). In questo passo vengono citate delle liste di magistrati (magistratuum libri), meglio note come libri lintei, conservati proprio presso il tempio di Giunone Moneta.

Documenti di tipo archivistico venivano spesso conservati presso i templi, ma va anche ricordato che la natura dei documenti stessi era in qualche modo legata alla figura della divinità titolare del culto.

A tal proposito possiamo ricordare i libri sibillini, conservati presso il tempio di Giove Capitolino insieme a decreti, documenti relativi ai senatoconsulti e trattati diplomatici, questi ultimi forse custoditi presso l'antistante tempio di Fides, i documenti dell’erario presso il tempio di Saturno, sede del tesoro o ancora gli editti plebei conservati presso il tempio di Cerere. Ritenere casuale la custodia dei libri lintei presso il tempio di Giunone Moneta sarebbe quindi inopportuno.

Ogni documento può sostanzialmente essere visto come una memoria scritta ma, per giustificare la conservazione dei libri lintei presso il tempio di Giunone Moneta, tale considerazione non è tuttavia sufficiente.

La chiave per comprendere i legami fin qui emersi potrebbe tuttavia arrivare dall'analisi dell'ubicazione stessa del tempio.

Il luogo di culto dedicato a Moneta, sede della zecca ed il tempio di Saturno, sede dell'aerarium, erano due strutture legate, sia funzionalmente che strutturalmente. Due estremità di un percorso che, dalla materia prima, restituiva, a ciclo concluso, il prodotto monetato, unite da un edificio convenzionalmente noto come Tabularium, ovvero l'archivio di Stato, a sua volta funzionalmente collegato ed attiguo al tempio di Giove Ottimo Massimo ed a quello di Fides. A questo gruppo di edifici va poi aggiunto l'Atrium Libertatis, sede amministrativa dei censori che, come usualmente ritenuto, sorgeva sulla sella montuosa che anticamente congiungeva Campidoglio e Quirinale, poi sbancata per far posto al Foro di Traiano. Secondo il Purcell l'Atrium Libertatis potrebbe essere identificato con il Tabularium stesso ma, anche considerando la sua locazione sulla sella montuosa, la prossimità al tempio di Giunone Moneta non cade certo in secondo piano.

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Scrutatori e custodi, i censori ricoprivano un ruolo estremamente importante, che non va sottovalutato. Oltre a funzioni di tipo amministrativo ed economico va sottolineato che i censori erano i custodi delle antiche tradizioni che, tramite il regimen morum, erano tenuti a far rispettare. Loro compito era quindi anche (o soprattutto) quello di controllare il comportamento, privato e pubblico, dei cittadini romani potendo, in caso di violazioni, espellere membri dal Senato, trasferire i cittadini appartenenti a prestigiose tribù in altre meno importanti o attuare dei veri e propri declassamenti sociali.

Custodi dei mores maiorum, custodi della tradizione romana, custodi della memoria romana. I libri lintei, su cui poco sappiamo,potrebbero quindi essere stati strumento dei censori e da questi consultati al fine di rintracciare le origini sociali di una famiglia o di un suo membro, al fine di compiere opportune valutazioni circa il mantenimento di un'opportuna "condotta gentilizia".

Manca ancora un anello per chiudere il discorso inizialmente affrontato, forse quello per noi più affascinante... e dovremo poi ancora esaminare alcune iconografie prettamente imperiali ed anche alcuni degli interessanti spunti proposti da Mirko che, insieme a L.Licinio Lucullo, ringrazio moltissimo per gli importanti contributi fin qui dati.

Li invito ovviamente ad esprimere eventuali perplessità o a inserire, in questa fase non ancora propriamente conclusiva, ulteriori osservazioni.

L'appello è ovviamente rivolto a tutti e sinceramente fatico a spiegarmi questa numericamente scarsa partecipazione... ma pazienza... anche se siamo in pochi, l'impegno ce lo mettiamo ed i risultati mi paiono piuttosto incoraggianti ;).

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Che dire, dopo questo intervento, la tesi è ulteriormente confermata. Moneta, per quanto assimilata in passato a Giunone, sta diventando sempre di più una personalità a parte e l'associazione con Memoria si fa sempre più forte.

Che dire, mi sono rimasti pochi dubbi sinceramente; primo fra tutti è l'analisi della tessera di Vienna (sono in procinto di ricevere l'immagine e in seguito ne farò una dettagliata descrizione) che se davvero porta al rovescio quello che pare essere un pavone è l'unica testimonianza "tangibile" di un simbolo "Giunonico" a Moneta.

Vorrei prima di tutto corredare la discussione con un'immagine di un rilievo raffigurante il Tempio di (Giunone) Moneta, datato al 344 a.C.

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Poi, a rafforzare la nostra ipotesi che vede distanziarsi le figure di Giunone e Moneta vorrei postare qualche moneta:

IVNO

post-7356-0-70531800-1327422041_thumb.jp

http://www.acsearch....rd.html?id=4084

IVNO LVCINA

post-7356-0-05606500-1327422043_thumb.jp

http://www.acsearch....rd.html?id=3292

IVNO REGINA

post-7356-0-53038400-1327422046_thumb.jp

http://www.acsearch....rd.html?id=4108

IVNO MARTIALIS

post-7356-0-27516500-1327422045_thumb.jp

http://www.acsearch....d.html?id=19171

IVNO CONSERVATRIX

post-7356-0-55303600-1327422040_thumb.jp

http://www.acsearch....d.html?id=25091

IVNONI LUCINAE

post-7356-0-25845400-1327422044_thumb.jp

http://www.acsearch....d.html?id=77186

IVNO AVGVSTAE

post-7356-0-47187700-1327422039_thumb.jp

http://www.acsearch....d.html?id=84524

IVNO SOSPITA

post-7356-0-57726900-1327422048_thumb.jp

http://www.acsearch.....html?id=429267

Finita questa carrellata, vorrei che qualcuno mi postasse una moneta, un qualcosa, con scritto IVNO MONETA, se lo farà lo ringrazierò a vita :D .

Che significato avrebbe avuto omaggiare tutti gli appellativi di Giunone con il nome della Dea, meno che Moneta?

Infine, vorrei sottoporvi all'attenzione di questo dettaglio.

post-7356-0-43403800-1327422201_thumb.jp

Non notate quanto sono belle queste tre Statue/Dee?

Avevate notato in precedenza gli elementi ai loro piedi? Ebbene, pochi giorni fa mi chiedevo del perché si "commemorassero" tre Monete e oggi, probabilmente, ho avuto una risposta.

I tre elementi sotto le bilance delle Dee non sono altro che piccole piramidi di monete (un po' come quelle che faceva Zio Paperone :) ) Ricordate i IIIviri monetales aere argento auro flando feriundo, letteralmente, "i tre magistrati impiegati alla coniazione e alla fusione dei tre metalli, bronzo, argento e oro"? Ebbene, la mia idea è che le tre Monete in realtà siano riferite ognuna ad uno degli appena citati metalli.

A questo punto, avremmo una Dea Moneta, che si dissocia anche da Memoria (finisce il suo compito di ammonitrice, di conservatrice) e si proietta più "fisicamente" verso la protezione della pecunia (a tal proposito si dovrebbe capire se mai i romani abbiano chiamato moneta la pecunia), distinguendosi in tre entità distinte dal metallo protetto.

Il periodo è tardo, fino ad allora Moneta era una Dea protettrice della Memoria di Roma, adesso, nella seconda metà del III sec., diventa la protettrice della pecunia, della moneta intesa come mezzo di pagamento; lo testimoniano anche le monete di Diocleziano e Massimiano che con "SACRA MONETA" si sarebbero rivolti alla Dea/denaro. Sarebbe interessante sapere a quando è datata la tessera di Vienna. Doppi sensi? Sì tanti secondo me... :D

Non so, direi che il quadro si stia delineando piuttosto bene, voi che dite?

Mirko

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Interessante Mirko... molto molto interessante...

Stiamo procedendo su strade parallele e questo sta portando buoni frutti.

Ritengo l'associazione delle tre dee ai tre differenti metalli plausibile, se riuscissimo a trovare un ulteriore riscontro otterremmo una conferma estremamente soddisfacente. E' difficile ma non impossibile... a breve concluderò il discorso sulla Moneta repubblicana e poi vedrò se riuscirò a trovare qualcosa sul "trio" delle personificazioni.

Or ora mi è però venuta in mente la moneta di Salonina che hai precedentemente postato, raffigurante tre Aequitas... a questo punto, per rafforzare questa tesi, dovremmo anche cercare dei riscontri circa il rapporto tra Moneta ed Aequitas. Bisognerebbe inoltre verificare l'assenza di altre "triple personificazione" su rovesci imperiali.

Nei giorni a venire non ci annoieremo di certo! :)

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Allora, premesso che era una cosa che avevo trovato ma che per il momento avevo sorvolato, proverei ad esporla, dopo che l'hai sollevata... :D

Se guardiamo la moneta di Salonina, ma anche quella che segue, di Severo Alessandro, possiamo notare che nonostante ci sia la dicitura Aequitas ai piedi delle Dee, si notano le piramidi di monete. Ora, visto e considerato che nessuna moneta con l'Aequitas, in tutto l'Impero, porta quel dettaglio, direi che in quello specifico caso, Aequitas è riferito all'Equità pubblica, all'Equità che Moneta, protettrice del Denaro, rende pubblica con la pecunia.

post-7356-0-45307500-1327428955_thumb.jp

http://www.acsearch.info/record.html?id=201171

"moneta bellissima aggiungo"... ;)

Se poi vogliamo toglierci ogni dubbio sulla tripartizione dell'Aequitas, cito Cicerone nei Topica 90:

Atque etiam aequitas tripertita dicitur esse; una ad superos deos, altera ad manes, tertia ad homines pertinere. Prima pietas, secunda sanctitas, tertia iustitia aut aequitas nominatur.

Cicerone ci dice quindi che l'Aequitas era tripartita a seconda della figura a cui ci si riferiva: se richiedevamo l'Aequitas agli Dei, avevamo a che fare con la Pietas, ossia con il culto a loro dovuto; se ci riferivamo agli dei Mani si trattava di sanctitas, anch'essa come forma di culto; se ci riferivamo agli uomini, era iustitia.

Abbiamo, quindi, le nostre tre Equità... :)

Ripeto, propendo per la prima ipotesi, la seconda, per quanto testimonianza, la vedo forzata, nel nostro caso.

Infine, riguardo alle personificazioni inserite nel numero di tre nei rovesci imperiali, dobbiamo chiedere ad altri, perché a me, al momento, non mi viene in mente nulla...mando un MP... :D

p.s. non ho fretta :P :D

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In questi giorni sto leggendo Vespasian di Barbara Levick, docente al St. Hilda's College ad Oxford, testo interessante con frequenti riferimenti alla coniazione ed al suo significato propagandistico.

Ieri sera ero sul capitolo Financial Survival (Sopravvivenza Finanziaria) ed ho trovato un paragrafo che si ricollega in certo qual modo a questa discussione.

Vi si afferma infatti che la rappresentazione dell'AEQVITAS AVGVSTI - sulle monete coniate a nome dell'imperatore e dei due cesari - vale ad enfatizzare l'impegno di Vespasiano nel garantire il peso e la purezza del metallo nelle monete coniate dalle zecche imperiali dopo il decadimento causato dagli eccessi di Nerone e dalle turbolenze che seguirono la sua morte.

Questo asse (RIC 441) è stato emesso a nome di Tito nell'anno 72 d.C..

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Anche Domiziano, dopo la sua ascesa al trono imperiale, si impegnò molto nel ristabilire peso e purezza del metallo, nel frattempo nuovamente decaduti, ed a questo si deve la sua serie MONETA AVGVSTI, iniziata nell'anno 85 d.C. con questo asse (RIC 221) e proseguita fino alla sua morte.

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Gli ultimi interventi di Mirko e di FlaviusDomitianus hanno messo in evidenza una caratteristica iconografica propria della moneta di età imperiale e non nego che, originariamente, non avevo pensato ad un balzo cronologico così significativo. Questi sviluppi tuttavia altro non fanno che mettere nuovamente in evidenza le sostanziali differenze concettuali e funzionali esistenti tra le rappresentazioni proprie del periodo repubblicano e quelle di epoca imperiale.

Dalla sua introduzione, l'iconografia denariale risultò legata a quel generale conservatorismo iconografico, proprio sia delle monetazioni più antiche che di quelle del medesimo periodo, per circa un ottantennio. Come per le monetazioni greche, le iconografie dei primi denari fungevano da identificativo per la moneta stessa, rimandando direttamente e chiaramente all'autorità responsabile dell'emissione. In contesti socioeconomici eterogenei, la staticità iconografica era un importante elemento distintivo, utile quindi ad incrementare l'accettabilità dell'emissione nei suoi variegati contesti di circolazione.

Tuttavia, in una posizione di supremazia, tali esigenze tendono a divenire di secondaria importanza ed infatti, tra il 140 ed il 130 a.C., la moneta romana divenne oggetto di un'evoluzione graduale ma straordinaria, in grado di attuare una rottura degli standard fino a quel momento utilizzati. L'iconografia monetale smise di rappresentare direttamente, per tramite di tipi fissi, l'autorità emittente e, per via di una condizione egemonica sempre più salda, l'ormai predominante denario divenne strumento non di Roma ma di romanità.

Inizialmente le prime rotture potrebbero anche rappresentare delle commemorazioni e delle monumentalizzazioni di emissioni romane precedenti...

http://numismatica-c...moneta/R-G144/1

http://numismatica-c.../moneta/R-RC/22

http://numismatica-c...t/moneta/R-RC/3

http://numismatica-c...t/moneta/R-A4/1

http://numismatica-c...moneta/R-G109/1

http://numismatica-c...t/moneta/R-RC/8

...per poi divenire indiscutibilmente veicolo di comunicazione delle gesta del popolo romano.

Come sottolineato da Meadows e Williams non è corretto utilizzare il termine "propagandistici" al fine di definire i tipi monetali propri del periodo tardo repubblicano in quanto, in tali iconografie, non è possibile rintracciare alcuna finalità persuasiva.

"monumentum non sepulcrum tantum dicitur , sed omne quidquid memoriam testatur"

Pomponio Porfirione, Pomponii Porphyrionis Commentarii in Q. Horatium Flaccum, Ode I.2.15

"Monumentum est, quod memoriae servandae gratia existat"

Giustiniano, Digestum, XI, 7, 2, 6 (Ulpianus)

Monumenti sociali gentilizi, finalizzati a far ricordare tradizioni ed imprese dei fautori della romanità. Moneta e Memoria.

Con l'impero la situazione a mio avviso cambia, più politica e meno memoria.

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:clapping:

Grazie agli interventi di Flavius e Rapax, possiamo veramente constatare come già nel 69 d.C., con Vespasiano, si sia persa la memoria di quella Dea che tanto aveva significato fino ad un paio di secoli prima; o meglio, non abbiamo perso la memoria, ma abbiamo perso la Memoria. La Dea che una volta era assimilata a Mnemosyne, per la sua capacità di equità, di far ricordare la romanità e quello che Roma era stata, adesso era diventata più una "propaganda" politica, che ricordava al cittadino romano come l'Imperatore si stesse impegnando a ristabilire la purezza delle nobili monete.

Accade così che nel corso degli anni molti imperatori vollero sottolineare quest'aspetto, ricordando anche loro, con rovesci quali "MONETA AVG" o a questo punto, "AEQVITAS AVG", come si stessero impegnando a tal proposito. Troviamo, infatti, un innalzamento del numero di rovesci "Moneta" coniati a fine III secolo e inizi IV, quando Roma aveva subito grossi cambiamenti e la stabilità finanziaria non era proprio così controllata.

Non è da escludersi, dopo l'intervento di Flavius, che molte Equitas, anche in futuro, non si riferiranno proprio a quello.

Fra le monete che abbiamo postato, forse, solo Traiano e Commodo (e vista la stravaganza nel rievocare vecchie divinità ci può stare), vollero davvero ricordare Moneta come Memoria, il primo riproponendo la moneta di Carisius e il secondo incidendo il protettore delle figlie di Memoria, le Muse.

Tornado alle domande in precedenza fatte da Rapax, dopo estenuanti ricerche, non sono riuscito (e nemmeno gli amici sguinzagliati, Illyricum, Exergus e Flavius :D) a trovare altri rovesci con tre personificazioni. Questo rafforza l'idea che mi ero fatto riguardo le tre Monete e che a quanto pare era un'idea già considerata in ambito numismatico.

Considerando dunque la discussione pressoché finita, non rimane altro che analizzare la tessera del Museo di Vienna.

"A tal proposito apro una parentesi OT: i gentili gestori del Museo di Vienna hanno chiesto ben 81€ e spicci, per una foto in formato digitale con fini di studio. Personalmente la ritengo una vergogna e disapprovo in toto questo non voler far cultura. Avrei preferito la possibilità di un'offerta libera, che avrei sicuramente lasciato, così rimane, ed è, una vergogna. Ho gentilmente rifiutato preferendo discutere la tessera con le foto che Rapax ha reperito in rete".

Suppostores.jpg

Che dire, la tessera è totalmente anepigrafe e non porta niente con se che possa quanto meno datarla, ma noi ci proveremo lo stesso.

Al D/ Scena di coniazione, con un addetto (malliator) in piedi che brandisce un grosso martello e due seduti, uno dei quali (suppositor) tiene con una mano il conio d'incudine e inserisce il tondello e l'altro il conio di martello. In alto, quelli che sembrano addobbi, ma sinceramente non si capisce benissimo.

Al R/ Tempio tetrastilo a tre nicchie con all'interno tre figure femminili identificabili con tre Monete, con in mano una bilancia e una cornucopia. Ai loro piedi tre piccole piramidi di denaro. Sopra il tempio, fra i due frontoni, un elemento circolare, identificato dal Gnecchi con un pavone.

Prima di tutto sciogliamo l'enigma datazione: l'iconografia del rovescio, riscontrabile SOLO a partire da fine terzo secolo, potrebbe fare da terminus a quo. Dunque, direi che possa essere stata coniata dal III secolo in poi.

Ma perché? La risposta sicuramente non può essere data con certezza, ma la si può estrapolare in qualche ipotesi.

Come sappiamo, da fine III secolo diventa abituale la coniazione dei tondelli mediante una "pinza" che collegava i manicotti fissati ad essa:

image011.jpg

ebbene, azzarderei una sorta di gettone commemorativo che ricordava i vecchi metodi "a mano" di coniazione, nella quale servivano più uomini per coniare una moneta.

Sciolto (per modo di dire), l'enigma della datazione, andrei ad analizzare la figura circolare al di sopra del Tempio.

Gnecchi, ipotizza giustamente le affinità con un pavone, animale sacro a Giunone e che la accompagnava dovunque. E qua nasce l'equivoco: noi vogliamo commemorare la zecca di Roma, inseriamo le tre monete corrispondenti ai metalli (personificazioni a se stanti), però vogliamo anche ricordare come Moneta sia all'interno del tempio di Giunone e dunque corrediamo la tessera con l'animale a lei sacro.

Ecco, questa tessera è l'unica testimonianza "visiva" che lega le due persone.

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Dice Nepoziano:

Cum Furius Camillus dictator Veios cepit, iussit statuam Iunonis Monetae Roman transvehi. Tradunt milite quendam per iocum interrogavisse simulacrum num vellet Romam videre atque statuam respondisse: "volo".

Traduzione: Quando Furio Camillo conquistò Veio ordinò che la statua di Giunone Moneta fosse trasportata a Roma. Si racconta che per gioco un soldato chiese alla statua se volesse vedere Roma e lei acconsentì immediatamente.

Ora, in questo passo, si nomina una statua di Giunone Moneta, abbiamo quindi una testimonianza dell'Epiteto Moneta riferito a Giunone.

Di contro abbiamo anche un passo di Ovidio nei Fasti I:

Candida, te niveo posuit lux proxima templo, qua fert sublimes alta Moneta gradus, nunc bene prospiciens Latiam Concordia turbam, ~nunc~ te sacratae constituere manus. Furius antiquam, populi superator Etrusci, voverat et voti solverat ille fidem.

In questo passo Ovidio fa riferimento ai Gradus Monetae, ossia degli scalini che dovevano portare all'Arx dal Tempio della Concordia. Questi scalini non sono stati del tutto identificati, ma è certo che in questo caso ci si riferisce ai gradini di Moneta, ossia a quei gradini che portavano al Tempio costruito in voto da Furio Camillo.

Volendo poi possiamo andare a cercare nelle epigrafi:

1) CIL 01, 02864

Iunonei / Monetai / donom

Dono a Giunone Moneta

2) CIL 06, 00362

Iunoni Monetae Regin(ae) / sacrum / [L(ucius)] Antonius L(uci) l(ibertus) Euthetus / et Antonia Dionysia / vot(um) sol(verunt)

Lucio Antonio Euthetus e Antonia Dionysia hanno pagato con un voto a Giunone Moneta Regina.

3) CIL 13, 01001

[...] et Moneta uxor

[...] e la moglie Moneta

Questi appena citati sono, sembra, le uniche testimonianze in epigrafe della Dea, in special modo la seconda, sembra che sia quella che ha fatto sì che l'epiteto Moneta venisse attribuito a Giunone.

In sostanza, secondo me, nemmeno loro (i romani) ci avevano capito parecchio... :lol:

Vorrei concludere, anche perché non so più che dire, questa bellissima discussione, con un piccolo riassunto di quello che penso alla fine di tutto.

Moneta -> Inizialmente una Dea a se stante, associata a Memoria, diventa in seguito una personificazione "venale" di equità e giustizia. Viene associata a Giunone. C'è da dire che Moneta deriva da monere e chiunque poteva avvertire; può darsi che Giunone fosse la ammonitrice e che Moneta fosse la Ammonitrice per eccellenza (discorso complicato). Può anche darsi che il Tempio fosse in precedenza dedicato a Giunone e in seguito a Moneta, "Aedes Iunonis et Monetae". Si pensa, infatti, che oltre alla casa di Manlio Capitolino, prima del tempio ci fosse un altare dedicato alla Dea.

La soluzione probabilmente non l'avremo mai, ma possiamo dire di aver aiutato i posteri ad una comprensione più o meno valida della personalità di Moneta, la Dea che ogni numismatico dovrebbe amare e venerare, la nostra Dea. :hi:

Ha ragione Rapax, per quanto l'Impero mi affascini e goda nello studiare tale periodo è vero che è contraddistinto da "più politica e meno memoria". :)

Un saluto

Mirko :)

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Considerando dunque la discussione pressoché finita, non rimane altro che analizzare la tessera del Museo di Vienna.

"A tal proposito apro una parentesi OT: i gentili gestori del Museo di Vienna hanno chiesto ben 81€ e spicci, per una foto in formato digitale con fini di studio. Personalmente la ritengo una vergogna e disapprovo in toto questo non voler far cultura. Avrei preferito la possibilità di un'offerta libera, che avrei sicuramente lasciato, così rimane, ed è, una vergogna. Ho gentilmente rifiutato preferendo discutere la tessera con le foto che Rapax ha reperito in rete".

Ogni ulteriore commento è superfluo, dico solo che hai fatto benissimo a segnalare la cosa, quella cifra è oggettivamente eccessiva.

Per completezza specifico che la foto che ho postato arriva da qui:

http://books.google.it/books?id=TkD8MktNYLwC&lpg=PA104&dq=tessera%20suppostor&hl=it&pg=PA105#v=onepage&q&f=false

Ad ogni modo quella tessera l'avevo già vista ma proprio non riuscivo a ricordare dove... dopo giorni e giorni di "ricerca" mi è finalmente capitato tra le mani il libro giusto...

Federico Barello, Archeologia della moneta, pag.99

"Così avviene infatti in una celebre tessera bronzea del Gabinetto Numismatico di Vienna (III-IV secolo), che reca al dritto le immagini delle tre dee Monetae, ciascuna protettrice della coniazione di uno dei tre metalli impiegati (oro, argento e rame/bronzo), entro un partito architettonico sormontato da un frontone triangolare (la zecca?), e al rovescio l’operazione di conio, svolta da tre personaggi, dei quali uno solleva il martello per il colpo, un secondo probabilmente tiene con le tenaglie il tondello, mentre una figura femminile (la dea Moneta?) tiene ben posizionato il conio di rovescio.”

Chapeau Mirko :)

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