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Libri inerenti la monetazione magnogreca tarantina


Risposte migliori

Salve a tutti . Vorrei sapere dove poter trovare una catalogazione completa della monetazione di taranto , che siano libri o siti , in particolare oboli, dioboli e trioboli , magari provvista di foto ben chiare e con abbondante descrizione . Vi ringrazio anticipatamente .

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Intanto e spero che qualcuno possa aggiungere altri, c'è il lavoro fondamentale di:

O.E. Ravel, Descriptive catalogue of the Tarentine coins formed by M.P. Vlasto, London 1947

che contiene non pochi esemplari di frazionali in argento di Taranto. Il volume nell'edizione originale è quasi introvabile. Però esiste una buona ristampa anastatica, del 1977, che può essere trovata a:

http://www.deastore.com/book/descriptive-catalogue-of-the-collection-o-e-ravel-m-p-vlastos-oscar-ravel-obol-international/9780916710309.html

So che D'Andrea e Tafuri stanno per pubblicare un volume sulla monetazione di Taranto, forse già entro quest'anno e molto economico.

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Molte grazie . Davvero molto gentile . Avevo gia' sentito parlare di questo volume . Mi sa anche indicare qualche sito per una ricerca veloce su tale monetazione ?

Modificato da vittodav
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Per qualche ricerca veloce puoi consultare il sito delle monete che sono passate in alcune aste, come asearch, digitando ad esempio "Tarentum diobol", come da:

http://www.acsearch.info/search.html?search=tarentum+diobol&view_mode=1&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ol=1&sort=&c=&a=&l=#0

per avere alcuni esemplari di dioboli. La stessa procedura può essere effettuata anche con altri nominali (ad es. obol, sempre scritto in inglese).

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Come giustamente suggerisce acraf, il volume da lui indicato è certamente la più completa catalogazione delle emissioni tarantine.

Sono catalogati quasi 700 frazionali con relative immagini e descrizioni.

Proprio in ragione dell'anno di pubblicazione, forse alcune datazioni sarebbero da rivedere, ma è chiaramente il riferimento "Principe" di questa monetazione.

Per avere una completa visione di questa monetazione (sotto tutti i punti di vista, dall'aspetto tecnico alla qualità delle immagini), mi sento di poter suggerire un altro volume, a mio parere di notevole importanza per questo tipo di monetazione:

Sylloge Nummorum Graecorum France 6,1-Departement des monnaies medailles et antiques Italie_Etrurie-Calabre, Bibliotèque nationale de France 2003

Non ha certamente la completezza del "Vlasto", ma riporta una notevole quantità di emissioni tarantine compresi i frazionali conservati al Cabinet des Médailles di Parigi, con immagini di buona qualità.

Modificato da miglio81
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Per completezza bibliografica segnalo anche il contributo (molto discusso) di:

L. Brunetti, Sulle frazioni dell'argento tarentino, in Numismatica, XV, 1-6 (1949), pp. 1-33.

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Ancora molto discussa è la definizione dei nominali delle frazioni d'argento di Tarentum.

Lo stesso Vlasto, in base al peso, ha creduto di poter riconoscere ben 14 frazioni dello statere, da 1/2 a 1/96, mentre il Brunetti ha voluto aggiungere addirittura altre 7 frazioni, da 1/4 a 1/128.

C'è da diventare matti (e il Brunetti faceva di professione il docente di Matematica e in pratica si è perso nei suoi calcoli, piuttosto astrusi). Ha ragione Dracma a definire piuttosto discusso il suo contributo.

Comunque i nominali più comuni furono il diobolo (=1/6 di statere o didramma) e l'obolo (=1/12 di statere), con una certa variabilità di pesi.

L'aspetto interessante di Tarentum è che esiste un'ampia varietà tipologica, che rende intrigante la loro classificazione.

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Il vero problema delle frazioni discende dall'esatta definizione del nominale-base, ossia lo statere, la cui partizione è piuttosto controversa: didrammo (Fischer-Bossert) o tridrammo (Garraffo)?

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Il vero problema delle frazioni discende dall'esatta definizione del nominale-base, ossia lo statere, la cui partizione è piuttosto controversa: didrammo (Fischer-Bossert) o tridrammo (Garraffo)?

Infatti..... e questo resta ancora da chiarire. Mi piacere sapere se hai un'opinione in merito.

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In attesa dell'opinione di Dracma e premettendo che non ho ancora studiato a fondo la monetazione di Tarentum, a mio giudizio lo statere tarentino di riferimento, spesso chiamato nomos sulle antiche fonti letterarie (Aristotele), è un didramma originariamente di piede "acheo", di circa 8 grammi.

A Taranto le oscillazioni ponderali erano comprese tra 7,98 grammi e 7,44 grammi.

Le frazioni del didramma iniziarono ad essere emessi non più sporadicamente a partire dalla fine del V secolo a.C.: i nominali battuti sono la dracma, diobolo, obolo ed emiobolo.

L'adozione di frazioni doveva rispondere a precise necessità del mercato dal momento in cui si diffusero rapidamente nella circolazione, come è attestato anche da ripostigli ricchi di tali nominali (cfr. Stazio A., Osservazioni e momenti nella monetazione tarantina, in: Atti del X Congresso di Studi sulla Magna Grecia, Napoli 1970, p. 144-181 e ora reperibile anche nel bel grosso e recente volume che raccoglie gli scritti di questo esimio studioso, a p. 132-143, che raccomando in ogni seria biblioteca di cultori di monete antiche).

Non sono bene chiari i motivi che portarono al successo di tali frazioni, specialmente dell'obolo (di circa 0,5 grammi).

Forse sono due i motivi principali:

1) l'ellenizzazione delle genti italiche, che ha comportato la progressiva introduzione della moneta quale mezzo di scambio utilizzato anche per per le contrattazioni quotidiane che richiedevano monete di poco valore e quindi composte da piccole quantità di argento;

2) dal momento che l'area di circolazione monetale si era ampliata e resa più variata, era sempre più pressante la necessità di poter cambiare agevolmente monete battute su piedi ponderali diversi.

La piccola dimensione degli oboli doveva certo favorire queste delicate operazioni offrendo un'unità di conto duttile ed adattabile.

Ecco perché nella monetazione di Tarentum ci sono molte frazioni d'argento.

Modificato da acraf
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La monetazione tarantina è una delle più complesse della Magna Grecia, dovuta e legata inesorabilmente alla Storia della Città(che invito tutti a studiare, prima e oltre all'analisi numismatica).

Unica colonia spartana. Unica città in grado di contrastare le popolazioni indigene(messapiche). Unica città italiota a non avere un definitivo distacco dalla "madre patria" grecia tanto da richiedere numerosi condottieri per le proprie battaglie.

Tutti questi elementi hanno influito sulla monetazione.

Tralasciando i momenti in cui si utilizzarono sistemi ponderali particolari, per definizione il sistema tarantino, deriva da quello acheo-corinzio, con una base ternaria.

Secondo tale sistema, il nomos, l'unità(eviterei la parola STATERE che già dà l'idea del doppio!), era diviso in tre dracme e ognuna di queste in 6 oboli e pesava 8,40 gr. circa.

Si opponeva a questo(per le zone magno-greche) il sistema foceo basato sulla didracma(Neapolis), divisa in due dracme e da ognuna di questa 6 oboli, dal peso di 7,40/7,20 gr. ciascuno.

A Taranto cosa ravvisiamo?

I pesi attestano che siamo di fronte al sistema acheo, 8 gr. circa.

Ma come era suddiviso il Nomos?

Dal punto di vista strettamente teorico, esso dovrebbe avere una divisione ternaria, ma analizzando i nominali inferiori, dal punto di vista pratico si osserva una divisione binaria.

Solo uno studio complessivo(e parliamo di Corpus) potrebbe fornire elementi approssimativamente probanti.

Per ora, basandoci sui dati attuali, propenderei per la divisione BINARIA.

Un'altra questione non irrilevante è la riduzione del nomos tarantino da 8 gr. circa a 6,60 gr., durante o subito dopo la guerra pirrica.

Infine, mi permetto di suggerire di suggerire(e non è una errata ripetizione) ai neofiti di non cercare facili vie bibliografiche(inteso come intensità di studio)e di fare riferimento a volumi che sebbene passati, sappiano fornire una visione d'insieme e complessiva del problema.

Leggere Moderni e Futuristici Libri Profetici può soddisfarre Curiosità e Creare Facili Soluzioni, ma non necessariamente e quasi Mai condurre a Verità, intese come Ragione Storica.

Vincenzo.

Modificato da Vincenzo
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Ringrazio di cuore il bravo Vincenzo, che è, come si suole dire, un "addetto ai lavori" e quindi giustamente mette in evidenza l'importanza di studiare le monete anche nel loro contesto storico ed economico.

I grandi collezionisti di una volta, in genere nobili benestanti e con sufficiente tempo libero, non si limitavano a raccogliere le monete, ma cercavano di studiare e studiare (con olio di gomito della mente) arrivando anche a corrispondere con i più illustri studiosi accademici dell'epoca, con reciproca soddisfazione.

Quindi chi vuole dedicarsi alle monete di Tarentum, che appunto per inciso è fra le più complesse della Magna Grecia, deve acquistare non solo manualetti ma soprattutto cercare di acquisire informazioni anche sulla storia, magari partendo dalla bibliografia riportata sui manuali (quando c'è).

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L’esatta definizione del sistema ponderale in uso a Taranto è senza dubbio una questione che, in assenza di un corpus delle frazioni (il volume di Fischer-Bossert, Chronologie der Didrachmenprägung von Tarent 510-280 v. Chr., Berlin-New York 1999 riguarda solo i didrammi), è destinata a rimanere aperta alla ricezione di proposte interpretative diverse.

Lo studio di S. Garraffo (Aspetti e momenti della monetazione tarantina trent’anni dopo, in Taranto e il Mediterraneo, Atti XLI Conv. Studi Magna Grecia - Taranto 2001, Taranto 2002, pp. 469 ss.) ha rilevato che il peso dello statere tarantino è sostanzialmente coincidente con quello proprio del sistema cd. “acheo-corinzio” (ca. gr. 8), tuttavia di non facile definizione resta il criterio di frazionamento per l’assenza di dracme e frazioni nella fase più antica della monetazione, contraddistinta dall’adozione della tecnica incusa (gruppi 1-2 Fischer-Bossert: 510-490 a.C.).

Qualche elemento chiarificatore in proposito potrebbe essere fornito da alcuni nominali della coll. Vlasto su cui già Rutter aveva posto l’attenzione nella revisione della Historia Numorum di Head :

  1. D/ Delfino; R/Ippocampo (Vlasto 1126; Rutter, HN, 828) gr. 2,48
  2. D/ Delfino; R/Ippocampo (Vlasto 1127-32; Rutter, HN, 829) p.m. gr. 1,26
  3. D/Conchiglia; R/Seppia (Vlasto 1125; Rutter, HN, 830) gr. 1,21

Gli ess. nn. 1-2 sono accomunati dagli stessi tipi e si agganciano agli stateri del gruppo 3 Fischer-Bossert (ca. 490-480). Sul piano ponderale i pesi sembrerebbero ricondurre ad una partizione ternaria dello statere identificando 1) come ⅓ di statere (dracma) e 2) e 3) come 1/6 (emidracme).

Un certo incremento delle dracme si verifica solo in corrispondenza del gruppo 5 Fischer-Bossert (R/testa femminile: ca. 470-465), dove il criterio di frazionamento appare inequivocabilmente binario, come mostra ampiamente il ripostiglio di S. Giovanni Ionico (CH IX, 599; C.M. Kraay, A mid fifth century hoard from south Italy, in SNR, LXVI, 1987, pp. 7-33), chiuso alla metà del V secolo, che conteneva ben 11 nominali in buono stato di conservazione con i tipi ippocampo/t. femminile i cui pesi (gr. 4.03, 4.00, 3.95, 3.88, 3.74, 3.69, 3.65, 3.93, 3.88, 3.86, 1 s.p.) corrispondono alla metà dello statere.

A giudizio di Garraffo tali emissioni costituirebbero un’esperienza isolata, inquadrabile intorno alla metà del V secolo in base all’evidenza del citato ripostiglio di S. Giovanni Ionico ed interpretandole come tentativo di inserimento di Taranto sul versante tirrenico dominato dalla moneta di Velia, a cui le dracme tarantine si uniformerebbero per sistema ponderale (cd. “foceo-fenicio”con dracme di gr. 4 ca.) ed affinità tipologica (testa femminile al R/). A giudizio dello studioso, inoltre, la limitata battitura di suddette frazioni non avrebbe necessariamente comportato il mutamento (seppur possibile) del sistema ponderale (da ternario a binario); si sarebbe trattato, piuttosto, di nominali volti a creare un anello di raccordo tra i due sistemi, quello foceo e quello acheo-corinzio.Non è forse casuale che anche Metaponto, rigidamente ancorata al sistema acheo, intorno al 430 emetta una breve emissione di dracme di gr. 4,00-3,90 ca. (Noe 320 a).

Modificato da dracma
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Mi inchino alla dotta ed esaustiva spiegazione di Dracma, con citazioni bibliografiche.

E' questo il tono che amo in discussioni nel forum.

Prima ancora di parlare di sistema "ternario" (di origine acheo-corinzio, con nomos diviso in 3 dracme) e di sistema "binario" (di origine focese, con nomos diviso in 2 dracme) è necessario, come detto giustamente, fare prima un Corpus dei numerosi frazionali tarentini, anche per cercare di trovare i necessari agganci con le varie emissioni di nomoi (o, meno correttamente, stateri).

E' chiaro che sono stati usati ambedue i sistemi, a seconda del periodo storico in questione e del contesto economico-commerciale, dal momento che Tarentum ha sempre cercato di penetrarsi in diverse aree di circolazione nell'Italia meridionale e di conseguenza cercando di adattarsi alle varie situazioni. Mi scuso per la mia risposta a favore del sistema "binario", dimenticandomi che la situazione è in realtà più complessa.

E' un campo di ricerca molto vasto e molto stimolante. Non per nulla lo studio di Fischer-Brossert si è praticamente fermato al nomos (e alla monetazione aurea), senza entrare nei complessi dettagli dei frazionali, che appunto attendono ancora una adeguata sistemazione.

Mi auguro che qualcuno abbia già intrapreso un progetto di ricerca in tale senso.

Vi risulta?

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Si, credo che la risposta piu' esaustiva sia quella fornita da Dracma.

Differenti sistemi a seconda del periodo storico.

Concordo e io stesso ho sottolineato la necessita' di un Corpus completo di tutta la monetazione della citta' spartana, compresi e soprattutto i nominali inferiori.

Non credo che qualcuno si stia occupando scientificamente della questione.

Su tale fatto conosci gia' la mia opinione. Lungi da me, il volermene occupare, nonostante il mio carattere temerario e il giovanile entusiasmo.

Per Taranto, Neapolis occorre una certa esperienza e maturita' scientifica e empirica.

Invidio coloro che con faciloneria si occupano di tutto.

Saluti.

Vincenzo.

Modificato da Vincenzo
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  • 11 anni dopo...
Il 8/2/2012 alle 19:32, acraf dice:

Mi inchino alla dotta ed esaustiva spiegazione di Dracma, con citazioni bibliografiche.

E' questo il tono che amo in discussioni nel forum.

Prima ancora di parlare di sistema "ternario" (di origine acheo-corinzio, con nomos diviso in 3 dracme) e di sistema "binario" (di origine focese, con nomos diviso in 2 dracme) è necessario, come detto giustamente, fare prima un Corpus dei numerosi frazionali tarentini, anche per cercare di trovare i necessari agganci con le varie emissioni di nomoi (o, meno correttamente, stateri).

E' chiaro che sono stati usati ambedue i sistemi, a seconda del periodo storico in questione e del contesto economico-commerciale, dal momento che Tarentum ha sempre cercato di penetrarsi in diverse aree di circolazione nell'Italia meridionale e di conseguenza cercando di adattarsi alle varie situazioni. Mi scuso per la mia risposta a favore del sistema "binario", dimenticandomi che la situazione è in realtà più complessa.

E' un campo di ricerca molto vasto e molto stimolante. Non per nulla lo studio di Fischer-Brossert si è praticamente fermato al nomos (e alla monetazione aurea), senza entrare nei complessi dettagli dei frazionali, che appunto attendono ancora una adeguata sistemazione.

Mi auguro che qualcuno abbia già intrapreso un progetto di ricerca in tale senso.

Vi risulta?

 

A distanza di più di dieci anni riesumo questa discussione per aggiornare pareri e riflessioni sulla bibliografia numismatica tarantina, anche e soprattutto alla luce della nuova pubblicazione/repertorio edita da Edizioni D'Andrea, ne sono usciti i primi due volumi insieme ad un volume più specialistico dedicato ai dioboli... Sarebbe interessante conoscere delle opinioni in merito a questi volumi il cui fine dovrebbe essere quello di arrivare a disporre finalmente di un repertorio di tutta la monetazione tarantina...

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