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IGNORED

120 grana 1859 francesco II


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Buongiorno, ho comprato di recente la moneta suddetta(in parte visibile nella foto del profilo), non riesco a capire come mai quest'annata costi così tanto in alta conservazione. Francesco II ha regnato pochissimo, e non penso che le sue monete abbiano circolato tanto, quindi dovrebbe essere facile trovare un 120 grana in alta conservazione. Se a questo aggiungiamo l'elevata quantità di pezzi coniati....Perchè prezzi così alti?

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Perché c'è alta richiesta di mercato: è l'ultimo grande modulo d'argento del Regno di Napoli/Due Sicilie e, per questo, molto ricercato dai collezionisti; a causa di ciò, a parer mio, nonostante sia comune e spesso si trovi in elevati stati di conservazione, spunta prezzi maggiori rispetto ad altre monete.

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Angiungiamo il fatto che la coniazione di Francesco II è stata compiuta solo per un anno, quindi a mio avviso guadagna un maggior preggio.... Poi agiungereri che si è comune il 120grani, ma sempre meno delle date comuni dei 120grani di Ferdinando II che anche se più antiche della sudetta piastra si trovano abbastanza facilmente sul mercato......

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Angiungiamo il fatto che la coniazione di Francesco II è stata compiuta solo per un anno, quindi a mio avviso guadagna un maggior preggio.... Poi agiungereri che si è comune il 120grani, ma sempre meno delle date comuni dei 120grani di Ferdinando II che anche se più antiche della sudetta piastra si trovano abbastanza facilmente sul mercato......

Concordo in pieno.

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Buongiorno, ho comprato di recente la moneta suddetta(in parte visibile nella foto del profilo), non riesco a capire come mai quest'annata costi così tanto in alta conservazione. Francesco II ha regnato pochissimo, e non penso che le sue monete abbiano circolato tanto, quindi dovrebbe essere facile trovare un 120 grana in alta conservazione. Se a questo aggiungiamo l'elevata quantità di pezzi coniati....Perchè prezzi così alti?

E' una moneta tipologicamente molto richiesta, è l'unico nominale in argento del periodo ad essere siglato da uno dei più grandi incisori dell'XIX (L.A. Luigi Arnaud) e spesso si trova in splendida conservazione ma non sempre FDC perchè anche se il Regno delle Due Sicilie venne annesso al Piemonte nel marzo 1861 va detto che le monete borboniche circolarono per diversi anni dopo tale data contemporaneamente alle lire.

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Mi unisco a quanto detto dagli altri illustri lamonetiani sopra di me. Aggiungo che il decreto 17 agosto 1860 che aboliva l'antico sistema introducendo quello decimale franco-sabaudo per motivi facilmente comprensibili non ebbe effetti istantanei. Per qualche anno nelle contrattazioni pubbliche e private si continuarono ad indicare le cifre con ambo i sistemi, e il ritiro delle vecchie monete borboniche (particolarmente per i piccoli tagli d'argento e per il rame) fu estremamente complesso e si prolungò per svariati decenni.

Particolarmente frenetica fu in quegli anni la circolazione degli spezzati in argento dello Stato pontificio e del Regno delle Due Sicilie, in quanto coniati con argento di titolo inferiore ai corrispettivi "piemontesi", e pertanto poco idonei ad uscire dalla circolazione per essere tesaurizzati. Solo con decreto 21 gennaio 1864 n. 1647 veniva fissato un termine al corso legale delle monete in oro, argento e biglione non decimali. L'abolizione del corso legale per le monete pontificie si concretizza solo nel 1872.

Nei suoi "ricordi", il dottor Giovanni Bovi evoca la figura della "cagnacavalle", spesso una vecchia signora che cambiava al portatore le monete borboniche con quelle in corso dietro improvvisati panchetti posti agli angoli delle strade. Ancora ai primi del XX secolo era possibile imbattersi in monete borboniche, addirittura piastre di Ferdinando III di Sicilia (Ferdinando IV di Napoli), come accadde all'autore. Non ricordo dove ho letto o sentito che nel XIX secolo era ancora possibile imbattersi nei comunissimi quanto cronologicamente remoti spiccioli argentei di Carlos Segundo.

La figura della "cagnacavalle" è pure al centro di un evocativo scritto del dottor Gionata Barbieri liberamente accessibile in rete:

http://digilander.libero.it/storia_e_numismatica/Le%20monete%20e%20i%20mestieri%20popolari%20di%20Napoli%20-%20Gionata%20Barbieri%20-%202007.pdf

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Mi unisco a quanto detto dagli altri illustri lamonetiani sopra di me. Aggiungo che il decreto 17 agosto 1860 che aboliva l'antico sistema introducendo quello decimale franco-sabaudo per motivi facilmente comprensibili non ebbe effetti istantanei. Per qualche anno nelle contrattazioni pubbliche e private si continuarono ad indicare le cifre con ambo i sistemi, e il ritiro delle vecchie monete borboniche (particolarmente per i piccoli tagli d'argento e per il rame) fu estremamente complesso e si prolungò per svariati decenni.

Esatto. Ho avuto modo di studiare documenti del periodo immediatamente successivo all'annessione e, almeno per i due anni successivi, i prezzi delle compravendite sono sempre stati espressi in ducati (e frazioni), talvolta con il valore seguìto dalla trasposizione in lire, un po' come i nostri primi tempi con l'euro. Mi è anche capitato (e questa è stata una novità per me) di studiare un atto notarile redatto sotto Ferdinando II e nel quale i prezzi, contrariamente al solito, erano espressi in "lire" (questo giusto per curiosità).

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Mi unisco a quanto detto dagli altri illustri lamonetiani sopra di me. Aggiungo che il decreto 17 agosto 1860 che aboliva l'antico sistema introducendo quello decimale franco-sabaudo per motivi facilmente comprensibili non ebbe effetti istantanei. Per qualche anno nelle contrattazioni pubbliche e private si continuarono ad indicare le cifre con ambo i sistemi, e il ritiro delle vecchie monete borboniche (particolarmente per i piccoli tagli d'argento e per il rame) fu estremamente complesso e si prolungò per svariati decenni.

Esatto. Ho avuto modo di studiare documenti del periodo immediatamente successivo all'annessione e, almeno per i due anni successivi, i prezzi delle compravendite sono sempre stati espressi in ducati (e frazioni), talvolta con il valore seguìto dalla trasposizione in lire, un po' come i nostri primi tempi con l'euro. Mi è anche capitato (e questa è stata una novità per me) di studiare un atto notarile redatto sotto Ferdinando II e nel quale i prezzi, contrariamente al solito, erano espressi in "lire" (questo giusto per curiosità).

Esistono anche francobolli napoletani con l'effigie di Vittorio Emanuele II e il valore espresso ancora in grana.

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