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Il dio della guerra.


gpittini

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DE GREGE EPICURI Nella Grecia classica sembra non esistesse un vero concetto di pace (eirène): la pace era in sostanza una tregua fra le guerre, lo stato di guerra essendo permanente. E a Roma? Non sembra che le porte del Tempio di Giano siano rimaste chiuse più di 2-3 volte...A differenza dalle poleis greche, Roma ebbe sempre la necessità o l'imperativo di estendersi, assoggettare vicini, annettere territorio, conquistare bottini di guerra: per motivi demografici, per non sentirsi condizionata dagli altri popoli, per pagare l'esercito e distribuire terre ai veterani. Fu quindi, che ci piaccia o no, uno stato fortemente bellicista, colonialista, imperialista. Anche se, specie dopo Augusto, gli devono essere riconosciute grandi capacità di inclusione e integrazione ("imperialismo democratico" secondo Gramsci, che si riferiva soprattutto all'estensione della cittadinanza e dei diritti). Gli unici limiti all'estensione dell'impero furono costituiti quindi da: difficoltà/impossibilità a controllare un territorio troppo grande, anche con spese militari enormi; alcune cocenti sconfitte su alcune direttrici espansionistiche (Varo per la Germania, numerose sconfitte coi Parti): per cui alcuni imperatori preferirono scegliere politiche di consolidamento e pacificazione (lo stesso Augusto e poi Tiberio,Domiziano, Adriano, Antonino il Pio...) Forse sto allargandomi troppo; ma era per sottolineare che le divinità della Guerra, nella storia di Roma, sono sempre state centrali e fondative: Bellona, i Dioscuri, e soprattutto Marte, di cui oggi mi occupo. Marte ovviamente si imparenta con l'Ares greco, di cui troviamo immagini nelle monete dei Mamertini in Sicilia; questi mercenari campani finirono per allearsi con Roma, dopo una fugace amicizia con Cartagine. Marte compare anzitutto come padre dei gemelli (come si è già visto nel post: La lupa e i gemelli), o forse solo di Romolo (ma erano eterozigoti!?), avuti dalla vestale Rea Silva. Cresciuti, uccideranno il perfido Amulio e rimetteranno Numitore sul trono di Alba Longa. Penso che la didracma romano-campana (280-276 a.C.), con Marte e la protome di cavallo, possa rappresentare bene questa prima fase.

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Modificato da gpittini
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Marte compare poi in alcune monete repubblicane (non moltissime: qui è Roma-Bellona ad avere la meglio) ed in una serie di monete imperiali, giù giù fino a Costantino.

Esistono monete in cui il rovescio è anepigrafe, ma riporta chiaramente l'immagine di Marte, il dio è generalmente nudo salvo un mantello svolazzante, e porta di solito uno o due trofei, oppure un trofeo ed una lunga lancia. Mi sembra che questa iconografia abbia inizio con i Flavi. Ma ecco il denario repubblicano: Cornelius Lentulus Clodianus, 88 a.C., Crawford 345/1.

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A Marte era dedicato, chiaramente, il mese di marzo.

Ma è necessario ora elencare e tradurre i numerosi appellativi del dio sulle monete:

- PACIFER, apportatore di pace (è la pace dopo la vittoria, la PAX ROMANA).

-PACATOR, sinonimo del precedente, pacificatore.

-ULTOR, vendicatore.

-VICTOR, vincitore.

-CONSERVATOR o PATER CONSERVATOR, conservatore o padre conservatore.

- PROPUGNATOR, difensore o protettore.

Questi appellativi si trovano al nominativo, al dativo, anche all'accusativo.

E' interessante che Marte in latino significa anche battaglia, scontro: per cui "aequo Marte" e "ancipiti marte" vogliono indicare una battaglia dall'esito incerto.

Comincio con un Marti Pacatori di Caracalla (quasi tutte le immagini da Wildwinds):

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E mi pare di concludere degnamente con questo raro bronzo di Costantino, MARTI CONSERVATORI, che riporta al rovescio la testa elmata di Marte (RIC 885). Naturalmente esistono moltissime altre monete (anche aurei?) e spero che mi aiuterete ad arricchire la galleria!

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Grazie Gianfranco,

altra divinità mancante in rovesci :good: , lascio l'integrazione fotomonetale a chi è più abile di me nel reperire imagini, aggiungo però qualcosa sulla sua leggenda, sperando di non annoiarvi troppo.

Marte è una divinità molto antica nelle regioni italiche e preesisteva all'introduzione dell'Ares greco. Naturalmente la maggior parte delle leggende in cui ha una parte sono trasposizioni di miti greci, per esempio gli amori di Marte e Venere (in realtà moglie di Vulcano...) Una tradizione curiosa, riferita da Ovidio, vuole che Giunone abbia generato Marte senza l'aiuto di Giove, grazie ad un fiore magico donatole da Flora; simile alla leggenda del concepimento di Vulcano, tramite un'alga magica dono di Teti, ma questa è un'altra storia...

Risulta difficile riconoscere tracce di leggende propriamente italiche, la sua avventura con Anna Perenna è forse in rapporto con la leggenda di Mamurio Veturio, personificazione del "vecchio" anno, quello che se ne va quando comincia il nuovo anno (nel mese di Marzo secondo il calendario romano) questa potrebbe essere una simbolizzazione di credenze e riti propriamente italici.

In epoca classica, Marte appare a Roma come dio della guerra; ma non è solo questa la sua funzione. Le sue feste, raggruppate in genere nel mese a lui consacrato, presentano tratti visibilmente agresti, e ciò ha portato alcuni mitografi moderni a supporre che, in origine, Marte fosse il dio della vegetazione, tuttavia, questa ingegnosa congettura è lungi dall'essere accettata all'unanimità. Marte, dio guerriero, è anche il dio della primavera, visto che la stagione della guerra inizia con la fine dell'inverno. Inoltre è il dio della giovinezza, perchè la guerra è oggetto di attività giovanile; proprio lui guida, durante le "primavere sacre", i giovani che emigrano dalle città Sabine per fondare nuove città e trovare nuovi insediamenti. Infatti, presso i Sabini, esisteva l'usanza di consacrare a Marte tutta una "classe" della gioventù; i giovani designati in tal modo emigravano come uno sciame, abbandonando il vecchio alveare e andavano a cercar fortuna altrove: questa usanza si chiamava il "ver sacrum" (la primavera sacra) spesso questi giovani erano guidati per la strada da due animali sacri a Marte: il picchio verde e il lupo. Forse questo potrebbe spiegare il ruolo della lupa nel mito della fondazione di Roma. Su questi dati primitivi, i mitografi antichi avrebbero costruito la storia di Marte, padre dei due gemelli Romolo e Remo, che avrebbe avuto da Rea Silvia. I due bambini sarebbero stati esposti sulla montagna (il Palatino), dato che questo è un tema ricorrente nella mitologia greca, e nutriti da una lupa, inviata dal padre, e in seguito raccolti da pastori. Si spiegava così che la "gioventù romulea" potesse essere chiamata "figli della lupa" o "figli di Marte". Sembra dimostrato che queste leggende si svilupparono attorno ad un'antichissima statua raffigurante una lupa, al riparo della quale si trovava l'immagine di due piccoli uomini, simboleggianti, secondo le epoche, ora la stirpe Sabina e quella Latina (secondo gli storici romani le due stirpi combinate della Roma primitiva), ora il popolo Romano e quello Campano, dopo l'alleanza con Capua contro le popolazioni italiche dell'interno.

Oltre ai Romani, altri popoli avevano il dio come "antenato", ad esempio i Marsi, la popolazione sabellica contro cui Roma dovette lottare a lungo, i Marrucini e i Mamertini, i cui nomi indicano i rapporti che li univano al dio.

Per concludere, il nome di Marte è tuttora vivo anche ai giorni nostri, basti pensare alle "arti marziali" :)

Ciao, Exergus

Modificato da Exergus
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Alla moneta postata da Gianfranco (RIC 23, corretto) aggiungo quest'altra con una diversa posa del dio guerriero: RIC 939, piuttosto rara, si differenzia dal più comune RIC 38 per la presenza di una spiga alla destra di Marte.

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Modificato da FlaviusDomitianus
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Un rovescio con Marte è stato coniato da Domiziano su assi e dupondi.

Questo è un asse RIC 482, su modulo largo (30 mm). L'iconografia riprende quella di un sesterzio di Vespasiano con legenda MARS VICTOR.

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Marte compare anche in altra tipologia di sesterzi coniati sotto i Flavii, non solo a Roma, ma anche in Tracia, riprendendo un tipo di Vitellio.

In questo esemplare di Domiziano (RIC 509 di Tito) in sede di pulizia sono state probabilmente spianate le due barrette che completavano la legenda del diritto (COS VII)

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In epoca classica, Marte appare a Roma come dio della guerra; ma non è solo questa la sua funzione. Le sue feste, raggruppate in genere nel mese a lui consacrato, presentano tratti visibilmente agresti, e ciò ha portato alcuni mitografi moderni a supporre che, in origine, Marte fosse il dio della vegetazione, tuttavia, questa ingegnosa congettura è lungi dall'essere accettata all'unanimità.

Ciao Exergus,

direi che come ipotesi, quella del "Marte agrario"è ormai quasi del tutto abbandonata, almeno come concezione specificamente romana. :)

Anche cerimonie che in passato erano state interpretate come inerenti funzioni agricole, come quella del Cavallo d'Ottobre, sono state ricondotte successivamente all'ambito guerresco: e del resto, anche la scelta della vittima sacrificale, un equino, ha avuto il suo peso nel reindirizzare verso il vero senso della cerimonia, visto che il cavallo era l'animale tradizionalmente usato per i riti delle divinità militari.

La stessa primavera sacra era probabilmente - in origine - una sorta di assemblea di giovani guerrieri sacri.

Basterebbe a questo aggiungere la considerazione che nel primevo sacrarium Martis della Regia, fra gli oggetti contenuti per i riti, non ce n'è nessuno ricondicibile alla terra o alla fertilità o altro, ma solo strumenti guerreschi, comprese le lance (o la lancia) che personificavano originariamente Marte stesso.

In passato il fatto che il mese dedicato a Marte (marzo appunto) fosse il primo mese di primavera aveva indotto alcuni a ritenerlo un dato ascrivibile all'idea "agraria", ma alla luce di quanto sopra ,è invece molto probabilmente da riferirsi alla consueta ripresa delle attività militari con l'arrivo della bella stagione.

L'episodio di Mamurio, che citi, può effettivamente intendersi come una rituale cacciata dell'anno vecchio,ma il fatto che avvenisse a marzo non basta a collegarla direttamente al dio eponimo del mese. E' più probabile che la storia che lo identifica come leggendario fabbro che fabbricò le copie degli ancili sia stata creata successivamente perchè il rito si svolgeva a marzo, e non viceversa.

Un ultimo argomento che sembrava inizialmente far pensare a funzioni agrarie di Marte è un passo di Catone (De Agr., 83) che parla di un rito congiunto per Marte e Silvano, da compiersi nei boschi, ma anche qui non va fatta confusione; la parte "campestre" del rito è rivolta a Silvano, e Marte è pregato come difensore armato - come guerriero quindi - dell'abbondanza ottenuta da Silvano, che è il dio propriamente agricolo.

Modificato da Druso Galerio
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Ciao,

tema che mi intriga abbastanza quello di Marte. La galleria presentata finora è comunque già ben rappresentativa.

Per cui cerco qualche moneta meno nota:

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AUGUSTUS, 27 v. Chr. - 14 n. Chr.

Cistophor, Pergamon, 19 v. Chr. IMP. IX TR. PO. V Kopf n. r. Rv. MART - VLT Rundtempel des Mars Ultor mit fünf Stufen; vier Säulen sind sichtbar, durch das offene mittlere Interkolumnium ist ein Feldzeichen zu sehen, die beiden anderen Interkolumnien sind geschlossen; das Gesims ist rundum mit kleinen Statuen geschmückt, auf der Spitze des kegelförmigen Daches Kugel. 11,43 g. BN 154, 989. C. 202. Sutherland 82, 579. RPC I, 2220. Bauten 53, 101.

Scusate il tedesco, l'iconografia rappresenta il Tempio di Marte Ultore (vendicatore), dove furono custodite le insegne legionarie perse da Crasso e succesivamente recuperate.

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Britannicus, son of Claudius

Sestertius, Thracian mint circa 50-54, æ 29.83 g. TI CLAVDIVS CAESAR AVG F BRITANNICVS Bare- headed and draped bust r. Rev. S – C Mars, helmeted and cuirassed, advancing l., holding shield and spear. RIC p. 130 note. BMC 226 and pl. 37, 5 (these dies). C 2. Von Kaenel, SNR 63, pl. 20, 4 (these dies).d=37 mm

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Septimius Severus, 193-211

Medallion circa 196, æ 62.09 g. L SEPTIMIVS SEVERVS PERTINAX AVG IMP VII Laureate and cuirassed bust r., breast-plate decorated with aegis. Rev. DIV IMP II F P M - TR P IV COS II P P Mars standing r., naked but for cloak over l. shoulder, holding spear and resting l. hand over shield at his side; behind, cuirass on the ground. Gnecchi p. 74, 12 and pl. 93, 5. C 132 var. Toynbee p. 161, note 58 and pl. 40, 3 var. (bust of Septimius Severus deaped and cuirasse).

d=42 mm

Extremely rare and among the finest bronze medallions known of Sestimius Severus.

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Septimius Severus (193-211),

Medallion, , ae, 63,6 g, 42,75 mm, D/ L SEPTIMIVS SEVERVS PERTINAX AVG IMP bust of Septimius Severus with paludamentum, R/ MARS PATER; Mars running with shield and spear, Gnecchi, 21Extremely rare. A magnificent coin of great fascination. Green patina.

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Per gli amanti dei contorniati, un "martellato" di Caracalla:

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CARACALLA (198-217 n. Chr.)

d=30 mm

Sesterz mit aufgehämmertem Rand (,Protokontorniat"), nach 210. M AVREL ANTONINVS PIVS AVG. Büste des Caracalla mit Lorbeerkranz rechts, die linke Schulter drapiert. Rs: PONTIF TR P XIII COS III / S - C. Behelmter Mars in Feldtracht nach links eilend, in der Rechten Zweig und in der Linken Tropaeum haltend. Zum Typ vgl. RIC 450 (b). 25,68g.

E un medaglione di Diocleziano, rappresentato con Costanzo Cloro e che rappresenta Marte nel'ato di schiacciare il nemico prigioniero, tema ripreso poi abbondantemente dal IV secolo

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DIOCLETIANUS (284-305 n. Chr.)

d=32 mm

DIOCLETIANUS und CONSTANTIUS I. CHLORUS. Bronzemedaillon, ca. 295-305, Trier. DIOCLETIANVS AVG ET CONSTANTIVS NOB C. Büsten des Diocletianus und des Constantius I., beide mit Strahlenkrone und Panzer, einander gegenüber. Rs: VIRTVS EXE - RCIT IMPER ROMANI / PTR. Behelmter Mars in Feldtracht nach rechts schreitend, mit der Linken geschultertes Tropaeum und Schild haltend und mit der Rechten gefesselten, bärtigen Gefangenen an den Haaren packend und hinter sich herziehend. RIC -. C. -. Gnecchi -. K.-J. Gilles, Ein unbekanntes Bronzemedaillon der Trierer Münzstätte aus dem späten 3. Jahrhundert, Trierer Petermännchen (Beiträge zur Numismatik und Trierer Heimatkunde) 3 (1989), S. 67-69 und S. 68,

Abb. 1 (dieses Exemplar). 15,27g.

Ciao

Illyricum

:)

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. Penso che la didracma romano-campana (280-276 a.C.), con Marte e la protome di cavallo, possa rappresentare bene questa prima fase.

Oggi sembra opinione condivisa che quella moneta risalga a prima del 300, come riconosciuto anche dal Crawford. Forse, è stata la prima moneta del Romani; al più, fu pressoché contemporanea del famoso bronzo con etnico in lettere greche e dei primi aera grava.

Ha una particolarità: Marte viene raffigurato con la barba. In passato, quando la si attribuiva alla zecca di Metaponto, si riteneva che questa iconografia mutuasse quella del mitico fondatore di quella città, barbuto appunto. Oggi non so come venga spiegata questa particolarità, salvo un generico riferimento agli stili greci.

Che dite del rovescio? So bene che per la monetazione romano-campana si ipotizza che la scelta dei tipi sia pressoché casuale, e so anche che l'associazione cavallo=guerra=Marte è fin troppo semplice, eppure a ma a me la scelta di quella iconografia incuriosisce. Potrebbe la somiglianza con i tipi punici ricordarci che, proprio in quegli anni, Roma rinnovava il trattato di alleanza con la potenza cartaginese?

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