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Monetazione sveva in Italia


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Prendendo ispirazione da una recente asta di monete siciliane, ho deciso di aprire una discussione sulla monetazione sveva in Italia.

Credo che la sezione “Monete medievali di zecche italiane” sia la più inerente alla discussione, vista la ramificazione della monetazione sveva in Italia, e che coinvolgerà un’ampia fascia di appassionati.

Il regnante con il quale desidero iniziare è Enrico VI, Re di Sicilia dal 1194 al 1197.

Intraprenderemo un viaggio che attraverserà tutta l’Italia passando per Messina, Brindisi, Napoli, Bologna, Milano etc., e che.sarà illustrato dai vostri interventi e dalle monete postate;un viaggio che oltre a essere longitudinale sarà temporale.

Impostiamo la prima data e il luogo del nostro viaggio: Nimega, 20 ottobre del 1165.

Siamo in autunno a Nimega e dall’unione di Federico Barbarossa e Beatrice di Borgogna nasce Enrico VI di Hohenstaufen.

Ala morte del fratello maggiore, Enrico VI viene incoronato a Aquisgrana il 15 agosto 1169 Re dei Romani.

L’evento che in qualche modo caratterizzerà la monetazione siciliana a partire dal 1194, è il matrimonio tra Enrico VI e Costanza, figlia di Re Ruggero II di Sicilia

Le nozze sono celebrate a Milano il 27 Gennaio del 1186.

Alla morte di Federico Barbarossa, avvenuta nel 1190 a Saleph in Turchia nelle acque del fiume Goksu, Enrico VI viene incoronato Re dei tedeschi e imperatore da Papa Celestino III a S. Pietro nell’Aprile del 1191.

Enrico VI rivendica per se i diritti della moglie Costanza sul regno normanno e dopo l’incoronazione, avvenuta a Roma, invade i territori continentali ed emette a Salerno nel 1191 una moneta: la frazione di follaro http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-DEN/2 .

La sua campagna in Italia viene fermata da un improvvisa epidemia che decima le sue truppe a Napoli. Enrico VI lascia a Salerno, durante la ritirata, la moglie Costanza che sarà fatta prigioniera da Tancredi.

Impostiamo le coordinate temporali della nostra macchina del tempo: Palermo 18 novembre 1189, Duomo di Monreale .

Nel Duomo si sta svolgendo la cerimonia funebre di Guglielmo II Re di Sicilia, morto a 36 anni. A piangerne la scomparsa vi è la moglie Giovanna Plantageneto, figlia di Re Enrico II d’Inghilterra

Giovanna è rammaricata di non aver dato un discendente a Guglielmo II, il quale aveva designato come successore Costanza figlia di Ruggero II.

Intanto in Sicilia i nobili, appresa la notizia della morte di Guglielmo II, non vedono di buon occhio la successione di Costanza perché temono che ceda il regno ai Tedeschi. Nel gennaio del 1189 viene incoronato re dei siciliani Tancredi duca di Puglia, nonché figlio illegittimo di Ruggero II. L’incoronazione è celebrata da papa Clemente III.

Tancredi difende il suo regno in Sicilia dagli attacchi di Enrico VI fino alla sua morte prematura, avvenuta nel febbraio del 1194.

Alla morte di Tancredi succede suo figlio Guglielmo III a soli 4 anni, sotto la reggenza della madre Sibilla d’Acera. Il governo debole di Guglielmo III non è in grado di opporre resistenza a Enrico VI.

Nel novembre del 1194 Enrico VI entra facilmente a Palermo, dove è riconosciuto Re dei siciliani,

con l’aiuto dei pisani e genovesi, ottenuto con lusinghiere promesse.

Il re promette a Sibilla d’Acera di concedere al figlio Guglielmo la contea di Lecce ed il Principato di Taranto. Promessa che, come vedremo, non manterrà. E, per dimostrare che non é un Re “consorte”, fa imporre il suo emblema, l’aquila, sulle monete siciliane.

Da allora l’aquila diventa il simbolo delle monete dell’isola e solo per un breve periodo il giglio angioino prende il posto dell’aquila.

-segue-

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L’aquila e la croce sono sempre presenti sulle monete siciliane. E’interessante vedere come questi due simboli si siano evoluti nel tempo fino alla fusione in uno sotto Carlo VI (1720-1734).

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Enrico Vi chiude la zecca di Salerno e ne apre una a Brindisi., ubicata alla domus Marguriti, la casa che era appartenuta all’ammiraglio Margaritone di Brindisi.

Enrico VI adotta il sistema ponderale-onciale, cioè monete coniate a peso sulla base dell’oncia:circa 26,72 grammi. associato al bimetallismo e lascia invariata la produzione di Tarì siciliani nelle zecche di Messina e Palermo a 16,33 carati,cioè 68,5 % oro, 21 % argento e il resto rame

Il Tarì era di circa 12 mm e del peso di 0,90 grammi e rappresentava la 30° parte dell’oncia.

Vengono coniati anche multipli di tarì uguali al tarì, che non vengono cambiati a numero ma a peso.

I Tarì continuano ad avere iscrizioni cubiche. E ciò sta a testimoniare che gli incisori arabi non furono molestati da Enrico VI ma, con il passare del tempo, sostituti da incisori latini.

Su molti tarì appaiono le lettere V,C,M , F. L’attribuzione della lettera V a Guglielmo non è una tesi sostenibile. La lettera C è associata Costanza , M a Imperator e F al figlio Federico.

La diffusione in Italia meridionale dei provisini o Provinois, denaro in mistura emesso dai conti di Champagne e Provins, aveva spinto Enrico VI ad abolire la coniazione dei follari in rame.

Al loro posto viene coniato il denaro in mistura con una lega di 250 millesimi e un rapporto con un tarì di circa un 16°.

I caratteri cufici http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-DEN/3 compaiono solo nella moneta da un quarto di terecenario.

Il regno di Enrico VI è dominato dal terrore.

Il re non mantiene nessuna promessa fatta, la famiglia Tancredi viene perseguitata, il piccolo Guglielmo è deportato in Germania, dove morirà ancora adolescente. Il Tarascio descrive il martirio subito dal conte Riccardo di Acerra, fratello di Sibilla.

Mentre il Conte Riccardo tenta di fuggire, viene preso e condannato al martirio. Prima viene legato a un cavallo e trascinato per le vie di Capua, poi appeso col capo all’ingiù. Dopo due giorni, mentre il conte è ancora rantolante, il re ordina che il buffone di corte gli leghi alla lingua una pesante pietra.

Enrico VI distribuisce feudi siciliani ai tedeschi e ottiene così la “pace servile”.

Nel natale del 1194 nasce a Jesi l’erede di Enrico VI, Federico II. Nel 1196 Federico II viene incoronato Re dei Romani e per l’occasione Enrico VI fa coniare un denaro che reca al dritto il suo nome e al verso il busto di Federico bambino di prospetto con la legenda FREDERIC REX http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-DEF/1 . Nel 1197 scoppia in Sicilia una rivolta che viene soppressa nel sangue da Enrico VI con supplizi inimmaginabili: uomini e donne mutilati, annegati, bruciati vivi o bolliti nello strutto. A un nobile normanno chiamato Giordano e designato successore a Enrico dai congiurati fa inchiodare una corona in capo.

Il 29 settembre del 1197 muore a Palermo a soli 32 anni per il riacutizzarsi di un'infezione intestinale.

Enrico VI è sepolto nella cattedrale di Palermo.

Antonio Loteta

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Ciao carlino e benvenuto in sezione.

Certamente se amplamo il discorso riguardo l'importanza della monetazione sveva all'Italia in generale e non solamente alla parte meridionale questa mi sembra la giusta sede.

Quindi ti ringraziamo molto per aver lanciato la discussione. Sicuramente impegnativa ma siamo convinti che interessarà molti utenti.

Potrei anticipare già qualcosa, dicendo che molto probabilmente nella riapertura della zecca di Roma da parte del Senato c'è lo zampino di Enrico VI, almeno indirettamente. Infatti il protrarsi della presenza amica di Enrico VI nel Lazio puà aver indotto il Senato alla considerazione che il dominio papale fosse giunto al termine. Coniare moneta è indice di autorità specialmente senza alcun riferimento al papa. Quale momento migliore se non quella circostanza? Certamente vi sono state altre motivazioni importanti ma comunque mi sembra un buon inizio per focalizzare l'importanza del personaggio che ci hai presentato.

In attesa di altri interventi

Cordiali saluti

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Certo leggendo le gesta di questo sovrano credo che l'appellativo "il Crudele" fosse ben meritato...

In attesa di ulteriori contributi, vorrei aggiungere all'ottimo lavoro di Carlino, altre piccole note sulla monetazione di Enrico VI.

Volevo prima di tutto sottolineare la particolarità del ritratto sulla frazione di follaro coniata a Salerno nel 1191 (CNI 1-3, MEC 474).

Un volto stilizzato, ma ben delineato, atipico forse per l'epoca. Magari se qualcuno ha una buona immagine da inserire anche nel catalogo... http://numismatica-i.../moneta/W-DEN/2

Da non dimenticare poi i rarissimi tarì coniati ad Amalfi nel 1194 (CNI 1-3, MEC 476, DA 35).

Da asta NAC 56 lotto 918

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Altra interessante coniazione di Enrico VI è il follaro per Gaeta (CNI 1-4, MEC 475, Guglielmi 8, d'Andrea/Contreras 16).

Coniato a partire dall'Agosto del 1194, quando la città si arrese alle truppe sveve, è stato in passato attribuito ad Enrico VI e Costanza per la presenza dei due busti raffigurati sulla moneta. Recenti studi però (MEC) tendono ad attribuirlo al solo Enrico VI.

da asta NAC 56 lotto 935

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Altra interessante coniazione di Enrico VI è il follaro per Gaeta (CNI 1-4, MEC 475, Guglielmi 8, d'Andrea/Contreras 16).

Coniato a partire dall'Agosto del 1194, quando la città si arrese alle truppe sveve, è stato in passato attribuito ad Enrico VI e Costanza per la presenza dei due busti raffigurati sulla moneta. Recenti studi però (MEC) tendono ad attribuirlo al solo Enrico VI.

da asta NAC 56 lotto 935

Premetto che la moneta che hai postato (in verità ho visto esemplari migliori in passato :D) è tra mie preferite per il fascino e un poco di mistero che trasmette.

E' vero che Grierson e Travaini mettono in dubbio che uno dei due busti possa rappresentare quello di Costanza. e questo perchè reputano i ritratti identici. Tuttavia, a mio avviso, lo stile dell'incisione mi sembra diverso nelle due iconografie.

Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa numa numa oltre ai pareri di altri amici utenti.

A presto

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Interessanti gli interventi di Fedafa e Adolfos.

Allego un lavoro di Candida Colucci durante un convegno sulla monetazione sveva in Puglia.

Ci sono anche varianti inedite, che metterò nel catalogo.

Il lavoro è anche online in pdf.

post-6956-0-98086200-1331816798_thumb.jppost-6956-0-05304100-1331816805_thumb.jppost-6956-0-72615900-1331816811_thumb.jp

-segue-

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complimenti a carlino,la discussione e di notevole importanza,spero che si continui a postare.............................complimenti carlino :clapping: :good:

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BELLA PRECISAZIONE SULLA MONETAZIONE MESSINESE DI FILIPPO IV CON QUELLO DI CARLO VI.......AFFIDABILITA'DELL'UTENTE ORO............

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Altra interessante coniazione di Enrico VI è il follaro per Gaeta (CNI 1-4, MEC 475, Guglielmi 8, d'Andrea/Contreras 16).

Coniato a partire dall'Agosto del 1194, quando la città si arrese alle truppe sveve, è stato in passato attribuito ad Enrico VI e Costanza per la presenza dei due busti raffigurati sulla moneta. Recenti studi però (MEC) tendono ad attribuirlo al solo Enrico VI.

da asta NAC 56 lotto 935

Premetto che la moneta che hai postato (in verità ho visto esemplari migliori in passato :D) è tra mie preferite per il fascino e un poco di mistero che trasmette.

E' vero che Grierson e Travaini mettono in dubbio che uno dei due busti possa rappresentare quello di Costanza. e questo perchè reputano i ritratti identici. Tuttavia, a mio avviso, lo stile dell'incisione mi sembra diverso nelle due iconografie.

Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa numa numa oltre ai pareri di altri amici utenti.

A presto

Adolphos mi ha evocato e non posso esimermi dal rispondere :)

Concordo che lo stile dei due ritratti presenti delle sottili differenze. Gli esemplari del doppio follaro non sono numerosissimi (anche se devo ricredermi sulla loro rarità - uno è transitato anche da me ma poi ha seguito altre vie ..sigh) ma quasi sempre in cattuiva conservazione anche se permette di rilevare qualche piccola differenza. Non sono d'accordo che il ritratto sia identico e anche logicamente non avrebbe molto senso (direi che vi sono pochissime monete, per non dire nessuna, che presentano le due facce eguali)

Piccole differenze si notano anche nelle diverse dimensioni del busto almeno in esemplari che ho potuto esaminare de visu.

Sia il Ferraro che i Rasile, nelle loro opere sulla monetazione di Gaeta , concordavano con la diversità dei busti.

I doppi follari dovettero essere coniati tra il 1194 e il 1198.

Attiro la vs. attenzione sulla legenda del rovescio : MON CIVIT GAIETA

non sconosciuto ma comunque singolare l'uso appellativo di "moneta" nella legenda..

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