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L'USURAIO NEL MEDIOEVO


Risposte migliori

Ma chi era l'usuraio nel Medioevo ? Figura discussa,dibattuta,criticata,la cui raffigurazione e simbologia cambia nel tempo durante il Medioevo.

Gli storici hanno dedicato molto tempo e scritti all'usuraio,figura che in un certo qual senso nonostante tutto affascina ; Le Goff ne è attratto in particolare,ne studia gli aspetti sociali, quasi filosofici,altri come Spufford e Menant analizzano di più gli ambiti economici ad esso connessi, anche alcuni numismatici medievalisti studiano gli aspetti simbolici di questa figura.

Nel medioevo l'usura è qualcosa più di una colpa, è un peccato, la Chiesa esprime disprezzo e condanna per gli usurai ; nell'alto medievo d'altronde l'economia è ancora chusa, la circolazione e l'utilizzo della moneta è ancora scarso, e l'usuraio in questo contesta si muove e opera e accresce la sua condizione.

Famosa è la raffigurazione dell'usuraio con la borsa : emblema del suo essere, dovrà lasciare la borsa per salvarsi, o riuscirà a conservare la vita e la borsa ?

Questa è la condizione dell'usuraio, diviso tra ricchezza e pentimento, paradiso e inferno.

L'usuraio è condannato nell'alto medioevo, se non avrà un pentimento, la sua sorte è l'inferno, non ha possibilità alcuna.

Lo scenario però cambia parzialmente con lo sviluppo del'economia,delle nuove tecniche e modalità bancarie, con le nuove modalità di pagamento.

La società cambia, gli affari fervono, il denaro circola, si parla di giusto prezzo, giusto salario, la Chiesa non può rimanere immobile e ancorata ai vecchi principi religiosi.

E allora si incomincia a parlare di nuovi termini più accomodanti, si parla di moderazione, di evitare gli eccessi,che si può fare in una giusta misura, che in economia c'è anche il rischio, il rischio di non essere ripagati, di perdere il capitale prestato, si parla di certo e incerto.

E allora si parla di prestiti autorizzati,e l'usuraio se in vita sarà moderato, se non avrà ecceduto, avrà una possibilità di uscita che è il purgatorio, anticamera del paradiso.

Quindi con la moderazione, il pentimento,e in particolare con le elemosine in vita, l'usuraio può ancora salvarsi, a questo punto dipende da lui, la Chiesa gli offre una via d'uscita e di sopravvivenza.

Ma torniamo alla domanda iniziale che mi ponevo chi era nel Medioevo l'usuraio ? Il grande peccatore, l'uomo che merita grande disprezzo, l'uomo che merita senza attenuanti l'inferno o piuttosto un mercante, un mercante del futuro, dell'avvenire, il precursore del capitalismo, il futuro grande banchiere, l'uomo che anticipa la nascita dei fenomeni e dello sviluppo economico, un uomo comunque con tutti i se e i ma, un uomo necessario per i tempi che stanno cambiando ?

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Leggere Le Goff è sempre un gran piacere e non ci si accorge del tempo che scivola via senza che il lettore se ne accorga minimamente.

Comunque, personalmente sono contrario ad ogni romanticismo, inteso come ragionamento metafisico ma senza senso pratico delle cose, nel descrivere il periodo medievale. A mio avviso il Medioevo deve essere considerato come un'era piena di creatività e vivacità e il termine "oscuro" dovrebbe essere bandito dal repertorio. Ricordiamoci sempre che il Medioevo era POLICROMO in tutti i sensi del significato della parola.

Nella Roma del XII e XIII secolo (solo un piccolo ma emblematico esempio) erano i papi stessi che a causa di mancanza di denaro nelle loro casse facevano ricorso ai prestiti che alcune potenti famiglie romane di "mercatores" concedevano con grande guadagno da parte loro.

Probabilmente senza credito-usura (credo il termine usuraio in senso dispregiativo possa essere di periodi successivi) il commercio e l'economia non avrebbero potuto avere uno sviluppo così veloce e importante.

Io la faccenda la interpreto in maniera positiva e, perchè no, anche con una certa simpatia.

Saluti

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Sull'argomento vi cito un passaggio di R. Delort, La vita quotidiana nel medioevo, Laterza 1989

Di fronte alla Chiesa la posizione del mercante, non prevista nella società di ordini, è difficile. Topmmaso d'Aquino dice che il commercio, considerato in se stesso, ha un certo carattere vergognoso per via del desiderio di guadagno, dell'amore della ricchezza, e anche del fatto che permette al denaro di fruttare denaro attraverso l'interesse, il che costituisce abominevole usura.... ma un pò alla volta la Chiesa si adegua..........anche perché alcuni famosi usurai, al momento della dipartita lasciano molti beni alla Chiesa, quindi, come dice Le Goff, il Purgatorio, la penitenza e la confessione diventano i necessari punti base di una "contabilità" dell' Aldilà destinata a salvare dall'Inferno i mercanti, gli usurai, i detentori del Capitalismo nascente.

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Se i Veneziani avessero seguito i precetti della Chiesa dell'epoca in materia di usura, sarebbero vissuti sempre in ''casoni'' sulle isolette della laguna pescando e mangiando ''peoci''... :D

Arka

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Quindi direi che siete sulla mia lunghezza d'onda, gli usurai potrebbero essere visti come i banchieri del futuro, i precursori del capitalismo, svolgevano una funzione comunque necessaria, prima demonizzata, poi tollerata sempre più che lo sviluppo economico prendeva piede.

Arka ha ricordato i veneziani, ricordo i bravi mercanti di Asti, abilissimi nelle fiere della Champagne e grandi prestatori di denaro, ma anche i milanesi non erano poi da meno.

A Verona sono riuscito a procurarmi un prezioso e interessante libro di Ettore Verga " La Camera dei Mercanti di Milano " edito nel 1914 dalla Camera di Commercio e Industria di Milano dell'epoca.

Si parla molto dei mercanti di Milano nel medioevo e sull'usura riporto: "due disposizioni riflettono due interessanti caratteristiche dei tempi : la prima è contro l'usura : se un mercante, approvato e riconosciuto come legittimo mercante, sarà denunciato da due testimoni come usuraio, sia bandito dal consorzio mercantile. Anche i negozianti, anzi essi specialmente, hanno voluto consacrare, platonica consacrazione, l'orrore che il medioevo aveva per l'usura, colpita dagli anatemi della chiesa, dalle invettive delle popolazioni, e pur sempre trionfante, giacchè data la scarsezza del contante in quei tempi, l'opera degli usurai, tra i quali i lombardi, diciamolo pure, ed i caorsini, dileggiati da Dante, avevano per lungo tempo la palma accanto agli ebrei, l'opera degli usurai era necessaria. Questa gente teneva dappertutto banchi di prestito, ma in tempi meno antichi i lombardi e i caorsini, contenti della preponderanza acquistata colla protezione della Chiesa che si serviva di loro per la riscossione delle decime, avevano escluso gli israeliti dalle grandi società di credito e costrettili nel prestito a pegno."

Un quadro abbastanza esaustivo in un Medioevo avanzato.

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Il video di Shilok postato da , seppur riferito ad un periodo posteriore a quello in questione, rende l'idea di come i testi trecenteschi ritenessero la figura dell'usuraio... Il prestito per ottenere guadagno, come detto, era vietato dalla chiesa e ritenuto comunque da tutti un grave peccato.... Sull'argomento è stata realizzata anche una mostra poco tempo fa a Firenze, intitolata "Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità".

L'argomento mi affascina molto!

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Awards

  • 1 mese dopo...
Supporter

Buona Domenica

Ho finito di rileggere "I Mercanti di Venezia" di F. C. Lane - Einaudi 12/85; c'è un intero capitolo sull'investimento e l'usura.

E' vero, si è già detto, che qualsiasi forma di prestito "mutuum" che prevedesse un interesse, anche modeso, costituiva agli occhi della chiesa, in linea di principio, un peccato, era comunque usura.

Esistevano però alcuni tipi di contratto che erano moralmente accettati, forse perchè andavano sotto il nome di "Società", che permettevano all'uomo di affari di ricercare e ottenere a suo piacimento risorse appartenenti ad altri.

Venezia fu indiscutibilmente la prima città dell'Europa medioevale a giungere al capitalismo; la sua classe dirigente sotto vari tipi di società si guadagnava da vivere impiegando la ricchezza sotto forma di capitale commerciale e cioè: denaro contante, mercanzie, navigli ed il suo Governo partecipava attivamente con il suo controllo per aumentarne i profitti.

Le maggiori forme di Società erano:

Società di fatto: aveva però lo svantaggio di attribuire all'investitore responsabilità teoricamente illimitate, dalle quali era assai difficile prevedere la portata pratica; questa forma, a Venezia, venne usata di rado.

Prestito marittimo: era caratterizzato dal fatto che il prestatore si assumeva i rischi di naufragio o di attacchi di pirati (che in quest'epoca poco frequentemente venivano scaricati ad un assicuratore), e dunque aveva diritto ad un tasso di profitto più elevato.

Colleganza: era una associazione di persone o famiglie che attraverso un prestito prevedeva la spartizione dei profitti, condividendo alcuni aspetti con le società. Una parte contraente si impegnava a viaggiare e commerciare (tractans) con i fondi forniti da tutti i partecipanti. I proventi venivano suddivisi per i 3/4 proporzionalmente a coloro che avevano partecipato con il versamento dei fondi, il rimanente 1/4 veniva riservato al mercante viaggiatore.

Quest'ultima fu quella maggiormante adottata da Venezia, ma anche da Ragusa, mentre a Genova ed altrove, veniva chiamata "Commenda". La particolarità di simili società era la loro dinamicità e la loro volatilità, dal momento che nascevano e si concludevano giusto il tempo per effettuare l'impresa d'affari.

Saluti

Luciano

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Supporter

Ringrazio mombalda e adolfos, ma non avevo finito...

avevo solo interrotto perché era tardi e dovevo andare a colazione da parenti, ma adesso, prima della partita e tornato a casa, mi sento ancora più motivato per aggiungere alcune ulteriori informazioni.

La Colleganza riguarda principalmente Venezia e la si può ascrivere ad una forma evoluta del prestito marittimo; quando gli investitori accettarono di ricevere una percentuale sul profitto invece di ricevere una somma fissa o, una percentuale prestabilita sul prestito, si è aperto un nuovo orizzonte "capitalista".

Per ottenere ciò ci voleva un presupposto essenziale, cioè una contabilità certa che potesse salvaguardare gli investitori e metterli al riparo da spese sconsiderate dal mercante viaggiatore o dalle sue ipotetiche malversazioni.

A Venezia questo era facile da ottenere; da tempo la legge prescriveva che il mercante viaggiatore, scrivesse un resoconto alla magistratura entro 30 giorni dal suo rientro e stabiliva in quale misura potesse detrarre dagli utili dell'investimento, le proprie spese personali, oltre a quelle di viaggio.

Nei primissimi casi di colleganza, il mercante viaggiatore forniva 1/3 dei fondi da commerciare, mentre l'investitore i 2/3. I profitti venivano poi divisi in parti uguali; si trattava della così detta colleganza bilaterale (societas maris), forma "arcaica" che serviva ad incentivare le persone ad effettuare investimenti in un periodo nel quale l'offerta di capitali era ancora relativamente esigua.

Il mercante viaggiatore doveva così impegnare una parte del proprio capitale per invogliare gli altri ad investire, una sorta di concessione agli investitori per convincerli; all'epoca (XII secolo) il tasso di interesse ufficiale era del 20%

Dai primi anni del XIII secolo; la bramosia di investire denaro è aumentata di parecchi punti percentuali; il denaro nelle casse delle fondazioni pie e di proprietà delle vecchie e ricche famiglie doveva trovare impieghi; aumentando la disponibilità di denaro e di investimento (e propensione al rischio) diminuisce il tasso di interesse ufficiale che rileviamo essere dell'8% nel 1330 e del 5% dopo il 1340.

Per finire, un anedotto circa la leicità dell'interesse derivante dalle società; Papa Innocenzo III, intorno al 1200, consigliò di affidare una dote a qualche mercante perché il marito potesse meglio sostenere l'onere del matrimonio con gli onesti guadagni che ne avrebbe tratto......

Saluti

Luciano

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Supporter

Buona giornata

Assolutamente si, condivido.

Per quello che mi riguarda, invece, ogni tanto devo rileggermi i libri perché la memoria è quella che è.....sarà l'età?

Saluti

Luciano

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Se Le Goff è l'artefice della visione morale dell'usuraio nel Medioevo, Carlo Maria Cipolla vede il tutto sotto un aspetto prettamente economico e realistico.

Il testo è " Moneta e civiltà mediterranea ", Cipolla punta su alcuni argomenti essenziali :

1) Il grande commercio doveva puntare essenzialmente su consumatori aristocratici

2) Il costo dei libri, e quindi anche la cultura, era proibilitivo

3) Il prezzo del denaro era veramente alto per la massa dei cittadini.

Nel Medioevo nessuno ebbe denaro a buon mercato, questa è una caratteristica del periodo e per tutta l'Europa ; i tassi d'interesse incominciarono a ridursi verso la fine del XIII secolo, ma comunque rimasero sempre alti.

Più bassi erano i tassi d'interesse per città importanti e commerciali come Genova, Firenze, Barcellona e per lunghe durate.

A Firenze nel XIV secolo i tassi d'interesse per prestiti a lunga scadenza erano tra il 5 e il 15 %, nel XV secolo a Genova per un prestito similare si andava dal 4 al 10% ; sempre nel XV secolo a Barcellona i tassi sul mercato libero oscillavano tra il 4 e il 5,5%.

Invece i prestiti a re e a principi, che venivano considerati più rischiosi erano su livelli molto più alti ; l'Imperatore Federico II per esempio pagava di norma i suoi creditori dal 30 al 40 % , una bella differenza !

Il Re Angioino di Napoli nel 1319 dovette patteggiare con prestatori fiorentini un bel 30 % .

Come avrete intuito tutto era rapportato a dei parametri evidenti, e variavano a seconda della capacità e della forza contrattuale del contraente ; importanti erano anche le garanzie che potevano essere offerte e messe a disposizione.

Nel 1328 per esempio il Duca di Calabria ottenne dai mercanti fiorentini un buon 15% dando in pegno preziosi e gioielli.

In Toscana i mercanti potevano avere prestiti a breve e medio termine dal 7 al 15% ( Vedi anche Sapori " Studi di Storia economica" p.49 ), a Milano nei secoli XIV e XV per brevi termini ottenevano tra il 10 e il 12% , per le proroghe dei prestiti si allungavano al 18-19%.

Quando si entrava però con prestiti con consumatori, uomini del popolo,cambiava allora tutto : i rischi aumentavano ovviamente e i tassi pure.

In città in questi casi si poteva andare dal 15 fino addirittura al50 % all'anno , in campagna il tasso era più alto ancora.

In questi casi parlare di prestiti era difficile, il termine usura era quello più utilizzato .

Contro questi tassi così elevati si levarono gli scudi di moralisti, teologi, non si contestava l'idea dell'interesse,si contestavano gli alti tassi appicati e usati.

Allora i pubblici poteri cercarono di arginare il fenomeno fissando limiti legali,dichiarando usura ogni saggio superiore.

Vediamo quali erano questi tetti applicati : a Milano,alla fine del XII secolo fu stabilito un 15% ( P.Verri," Storia di Milano ",p.314 ), l'Imperatore Federico IIin Sicilia al10%,a Verona nel 1228 fu applicato un 12,5%, a Modena nel 1270 un 20%, a Genova nel secolo XIII al 15%, il Lombardia nel 1390 al 10 %.

Questa è la visione più pragmatica, economica, numerica del problema prestiti,tassi d'interesse,usura nel Medioevo,vista dal Cipolla, siamo a dei dati inoppugnabili e comunque commentabili e leggibili dei fenomeni,per la visione morale dell'usura e dell'usuraio con tutti i suoi risvolti sociali, teologici,umani dovremo passare il testimone allo storico Le Goff, e la visione come abbiamo visto sarà ben diversa.

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  • 2 settimane dopo...

Ma vediamo anche come erano le multe e le pene per questi usurai in quei tempi.

Nel " L'Italia dei Comuni ( 1100 - 1350 ), Francois Menant ne parla e ci racconta tante notizie interessanti dell'epoca .

Dalla fine del XII secolo gli usurai accertati sono perseguitati dai Tribunali ecclesiastici e costretti a restituire i beni acquisiti ; il primo caso di restituzione forzata del guadagno usuraio è attestata a Genova nel 1178, quando l'eredità di un certo Blancardo, commerciante molto noto in città, viene sottoposta a sequestro e multata della somma ai tempi astronomica di 1050 lire che corrispondeva agli interessi maturati dal 1167.

Si diffonde nel frattempo la pratica della restituzione volontaria da parte dell'usuraio sul suo letto di morte ; inizia a crescere il sentimento e la voglia di pentimento, strada necessaria per arrivare alla salvezza dell'anima.

Due casi fra tantissimi raccontati : quello di Beringhieri di Guadagnolo che nel 1248, dopo una carriera da grande mercante internazionale, ma anche di politico in quel di Siena, incarica, poco prima di morire suo fratello Dietisalvi a restituire 617 lire di interessi usurai ; interessante anche la storia di Nelluccio di Giovanni dè Braccieri, mercante di San Gimignano, che nel 1382 ingiunge ai suoi eredi a restituire i grandissimi guadagni realizzati attraverso i prestiti ai contadini e in particolare tramite l'acquisto anticipato del raccolto.

Segno che i tempi stavano cambiando, il pentimento è lì davanti a portata di mano, bisogna fare un sacrificio per avere la salvezza e il perdono, almeno prima della fine terrena, ma ora si può averlo.

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Su quelli che si pentono in fin di vita per evitare la pena eterna Dante ha scritto dei memorabili versi nel V del Purgatorio!

Quivi perdei la vista e la parola;

nel nome di Maria fini', e quivi

caddi, e rimase la mia carne sola.

Io dirò vero, e tu 'l ridì tra ' vivi:

l'angel di Dio mi prese, e quel d'inferno

gridava: "O tu del ciel, perché mi privi?

Tu te ne porti di costui l'etterno

per una lagrimetta che 'l mi toglie;

ma io farò de l'altro altro governo!".
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  • 3 settimane dopo...

Discussione molto interessante, mi complimento con voi.

Mi permetto anche di suggerirvi la lettura di un grande filosofo ed econimista dell'800, Max Weber, che nella sua opera "l'etica protestante e lo spirito del capitalismo" spiega il perchè i paesi protestanti del nord europa abbiano avuto quel grande slancio economico ed industriale che altri paesi come il nostro hanno così tanto faticato a raggiungere.

Gaetano

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Parlare di usura e non parlare di Asti è impossibile : ancora alla metà del trecento era voce diffusa che gli astigiani fossero i più ricchi di tutti gli italiani, anche se poi si aggiungeva anche perchè sono i maggiori usurai .

Benvenuto da Imola autore di questo detto in realtà oltre a dare un giudizio moralistico si riferiva alla ricchezza pro-capite degli abitanti della città e su questo probabilmente aveva ragione.

Asti, grandi mercanti che scoprono subito la via per le grandi fiere della Francia, della Champagne, grandi professionisti che imparano subito il lavoro del comprare e vendere merci, ma da qui passano spesso a un commercio ben più lucroso, quello del credito del denaro monetato.

" Lombardi " venivano definiti per il fatto che Asti geograficamente apparteneva alla Longobardia-Lombardia, ben presto passano dalle fiere alle agenzie di prestito dette casana o banco o tavola .

A questi banchi accedevano in tanti, principi, artigiani, contadini, borghesi, nobili, tutte persone che avevano bisogno o erano in difficoltà.

I tassi praticati dai Lombardi erano elevatissimi nel corso del 1300 e arrivavano fino al 43%; in seguito verranno regolamentati e fissati dalle autorità pubbliche e dipendevano molto dagli importi, dalle garanzie prestate, se lunghi o corti.

Con i banchi autorizzati si arriva a calmierare il mercato del denaro e si riesce a garantire ai clienti dei tassi stabili e ragionevoli ; i Lombardi vissero con l'incombenza continua dell'accusa canonica di usura, a volte furono perseguitati anche dai re francesi, ma fu poi il Papa stesso nel 1320 a prenderne le difese per evitare il clima che si era creato e perchè la stessa Curia ne diventa poi cliente tramite la società lombarda dei Malabaila, promovendo gli stessi poi al rango di banchieri pontifici.

I guadagni dei prestatori astigiani erano veramente ingenti, anche i rischi che affrontavano erano grandi e i loro profitti venivano investiti in beni fondiari e successivamente in diritti signorili.

Non era infrequente il caso in cui grandi usurai dell'epoca, pentendosi delle usure commesse,lasciassero poi in eredità le loro ricchezze ai poveri per salvarsi l'anima.

L'usura e il medioevo,un binomio indissolubile e forte,ma l'usura è specifica del medioevo ? L'altro giorno sentivo in una intervista il presidente degli artigiani del Veneto dire che vista la carenza di prestiti bancari ai suoi assistiti, si stava sviluppando un terreno fertile e facile per un ritorno importante dell'usura, spesso legato ad ambienti malavitosi.

In altre discussioni avevamo parlato che ogni tanto anche oggi qualche aspetto ricorrente del Medioevo ritorna,anche l'usura purtroppo ogni tanto si riaffaccia e ci fa capire che a volte il tempo non passa , la storia ritorna ciclicamente e certe usanze in certi momenti purtroppo ritornano.

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Parlare di usura e non parlare di Asti è impossibile : ancora alla metà del trecento era voce diffusa che gli astigiani fossero i più ricchi di tutti gli italiani, anche se poi si aggiungeva anche perchè sono i maggiori usurai .

Benvenuto da Imola autore di questo detto in realtà oltre a dare un giudizio moralistico si riferiva alla ricchezza pro-capite degli abitanti della città e su questo probabilmente aveva ragione.

Asti, grandi mercanti che scoprono subito la via per le grandi fiere della Francia, della Champagne, grandi professionisti che imparano subito il lavoro del comprare e vendere merci, ma da qui passano spesso a un commercio ben più lucroso, quello del credito del denaro monetato.

" Lombardi " venivano definiti per il fatto che Asti geograficamente apparteneva alla Longobardia-Lombardia, ben presto passano dalle fiere alle agenzie di prestito dette casana o banco o tavola .

A questi banchi accedevano in tanti, principi, artigiani, contadini, borghesi, nobili, tutte persone che avevano bisogno o erano in difficoltà.

I tassi praticati dai Lombardi erano elevatissimi nel corso del 1300 e arrivavano fino al 43%; in seguito verranno regolamentati e fissati dalle autorità pubbliche e dipendevano molto dagli importi, dalle garanzie prestate, se lunghi o corti.

Con i banchi autorizzati si arriva a calmierare il mercato del denaro e si riesce a garantire ai clienti dei tassi stabili e ragionevoli ; i Lombardi vissero con l'incombenza continua dell'accusa canonica di usura, a volte furono perseguitati anche dai re francesi, ma fu poi il Papa stesso nel 1320 a prenderne le difese per evitare il clima che si era creato e perchè la stessa Curia ne diventa poi cliente tramite la società lombarda dei Malabaila, promovendo gli stessi poi al rango di banchieri pontifici.

I guadagni dei prestatori astigiani erano veramente ingenti, anche i rischi che affrontavano erano grandi e i loro profitti venivano investiti in beni fondiari e successivamente in diritti signorili.

Non era infrequente il caso in cui grandi usurai dell'epoca, pentendosi delle usure commesse,lasciassero poi in eredità le loro ricchezze ai poveri per salvarsi l'anima.

L'usura e il medioevo,un binomio indissolubile e forte,ma l'usura è specifica del medioevo ? L'altro giorno sentivo in una intervista il presidente degli artigiani del Veneto dire che vista la carenza di prestiti bancari ai suoi assistiti, si stava sviluppando un terreno fertile e facile per un ritorno importante dell'usura, spesso legato ad ambienti malavitosi.

In altre discussioni avevamo parlato che ogni tanto anche oggi qualche aspetto ricorrente del Medioevo ritorna,anche l'usura purtroppo ogni tanto si riaffaccia e ci fa capire che a volte il tempo non passa , la storia ritorna ciclicamente e certe usanze in certi momenti purtroppo ritornano.

Questo è un pericolo molto grave; e secondo me dovrebbe intervenire l'ABI e il Governo: se Bruxelles e la BCE salvano e ricapitalizzano le banche, queste ultime devono svolgere il loro compito istituzionale: prestare soldi ad imprese e famiglie!!

Modificato da Liutprand
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Si è così , solo un breve accenno : il Sole di oggi "Alle aziende sempre meno credito " titolo della prima pagina, sotto " Rallentano i finanziamenti alle famiglie ", mi fermo qui per non uscire di tema, ma la realtà odierna spinge in questa direzione purtroppo.

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