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Biassono: l'accumulo dei bronzi.


gpittini

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DE GREGE EPICURI

Questo è il secondo argomento del convegno che mi ha appassionato, e che riguardava direttamente il ritrovamento in questione. Ne hanno discusso principalmente E.Arslan (anche in conversazioni informali) e A.Bernardelli di Udine nella sua relazione. Quest'ultimo, dopo aver ricordato che con Gallieno crolla la produzione del bronzo, ha illustrato con carte geografiche i ritrovamenti in Italia, che si concentrano quasi solo nel Settentrione ed in Sardegna, con minori presenze nel Centro ed una assenza quasi totale nel Meridione e in Sicilia. Questi ultimi "vuoti" sono probabilmente dovuti anche (o soprattutto) alla diffusa illegalità in campo archeologico, certo non scoraggiata dalla legislazione attuale. Certo che, dico io, se l'illegalità è decisamente maggiore in certe zone, come si fa poi a tirare delle conclusioni scientifiche dai dati in nostro possesso?

Nei tesoretti ci sono anche differenze tipologiche, comunque. Mentre in Italia Settentrionale , come in Gallia e nelle Alpi, si rinvengono quasi solo bronzi del I e II secolo, in Sardegna ed Italia Centrale prevalgono quelli di III secolo (come se nel Nord l'approvvigionamento ed il ricambio fossero molto più lenti). Si parla qui di tesoretti di bronzo chiusi nel III secolo, in genere durante il regno di Valeriano-Gallieno e oltre; si noti che i sesterzi prevalgono massicciamente, mentre gli assi sono pochissimi.

Inoltre, è molto raro trovare tesoretti "misti" (bronzi+ denari +antoniniani). le diverse categorie monetali di solito vengono occultate separatamente.

Perchè mancano gli assi? Secondo Bernardelli, sia perchè erano meno pesanti e quindi meno vantaggiosi; ma forse anche perchè il sesterzio era ancora unità di conto, e come tale investito di maggior prestigio.

Ma perchè occultare bronzo? Semplice: perchè, a quest'epoca, rispetto agli antoniniani era sottovalutato. In realtà (per rispondere alla domanda posta più volte da Rick) non sembra che i rapporti ufficiali di valore fra sesterzi, assi, denari e antoniniani siano mai stati modificati. Questo favoriva lo stato, che tendeva a rastrellare il bronzo e il buon argento, ed emetteva antoniniani sempre più impoveriti, ma con valore facciale ancora alto. E allora che succede? Che la gente (legge di Gresham) tesaurizza sia i bronzi che il buon argento, e spende gli antoniniani!

Non ci sono prove (giuridiche, cioè editti; o letterarie: epistole o riferimenti in opere diverse) che il bronzo sia stato demonetizzato o ritirato forzosamente, ma è probabile che lo stato tendesse a ritirarlo, appunto per farne antoniniani. Per di più, di Ag se ne trovava sempre meno, anche perchè le miniere della Spagna e della Britannia erano entrate a far parte del Regno delle Gallie.

Quindi: i privati tesaurizzavano bronzo, pensando forse di fonderlo, o di vedere come si mettevano le cose sul piano della monetazione.

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molto interessante !

sopratutto il discorso sulla composizione del I e II secolo oppure quella del III secolo

e il fatto che sesterzi e argento fossero messi via separatamente.

il fatto che assi non fossero tesaurizzati mi lascia molto molto perplesso , anche perche` non ha senso

1 sesterzio valeva 4 assi , quindi mettendo via 4 assi mettevi via circa 40 grammi di bronzo invece dei 20 che mettevi via con 1 sesterzio

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Interessante post. Da parte mia, ho sempre pensato che c'è grande margine per approfondire lo studio sui sesterzi del III° secolo, mi riferisco in particolare ai nomi più comuni, come Alessandro Severo, Gordiano III°, Filippo e così via. Sono personalmente convinto che la relativa abbondanza di grandi bronzi del III° secolo giunti fino a noi si giustifichi soprattutto proprio con il massiccio fenomeno di tesaurizzazione, ampiamente documentato in italia e non solo. Probabilmente si potrebbe approfondire l'analisi comparativa dei coni e si avrebbero delle belle soprese. In passato avevo provato, con l'aiuto di un amico americano, ad abbozzare uno studio partendo dai sesterzi di Emiliano. Ero partito da questo imperatore per il numero relativamente ridotto di monete giunte fino a noi, in modo da tarare il lavoro da svolgere... La cosa è rimasta a livello semiembrionale, vuoi per la mancanza di tempo, vuoi per il mutato interesse collezionistico del sottoscritto, ma non è detto che in un futuro la cosa possa essere ripresa (gli appunti li conservo). Avevamo comunque notato una interessante novità circa gli abbinamenti di coni dritto/rovescio nei sesterzi, che lasciava pensare ad una politica di propaganda imperiale, delle figura di Emiliano e delle personificazioni allegoriche a lui associate (si trattava di un imperatore appena eletto) messa in atto scientemente dai responsabili della zecca.

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il fatto che assi non fossero tesaurizzati mi lascia molto molto perplesso , anche perche` non ha senso

1 sesterzio valeva 4 assi , quindi mettendo via 4 assi mettevi via circa 40 grammi di bronzo invece dei 20 che mettevi via con 1 sesterzio

Ciao,

questo era il cambio.

Ma il fatto che si preferisse l'accantonamento dei 20 gr. di bronzo del sesterzio rispetto ai 40 di 4 assi potrebbe stare ad indicare che si accantonava il nominale in quanto, come sottolineano giustamente a mio parere a Bernardelli e Gianfranco, era un'unità di conto.

Se il valore fosse stato dato unicamente dal valore e dal peso del metallo, allora la gente non avrebbe mai accettato gli antoniniani che, alla fin fine, son delle "patacche": poco bronzo con sopra un velo di argento. Una sorta di "sola" di Stato.

Ciao

Illyricum

:)

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Mi permetto di aggiungere il parere del prof. Arslan circa la scarsa presenza degli assi nei ripostigli.

Secondo la sua teoria l'asse era di fatto molto più raro del sesterzio per diversi motivi. Tra questi uno va probabilmente ricercato nell'utilizzo di questo nominale come obolo per caronte come attesterebbero i dati di scavo delle necropoli del periodo. In secondo luogo, trattandosi di moduli più leggeri rispetto ai sesterzi, per la solita legge di Gresham, erano meno appetibili e quindi non tesaurizzati. Ne dovrebbe risultare dunque che nella circolazione del tempo si preferisse spendere assi e/o antoniniani in bassa lega. E' probabile che lo Stato, dal canto suo, tentasse di ritirare dalla circolazione il bronzo per destinarlo alla rifusione e quindi alla produzione dei nuovi nominali a valore legale e non più intrinseco. Gli assi, quando non destinati agli usi paramonetali, trovandosi in circolazione furono probabilmente vittima di quei rastrellamenti con il fine della rifusione.

Per queste ragioni l'asse è molto poco rappresentato nei ripostigli mentre è più comune nei rinvenimenti sporadici o come obolo per caronte.

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il fatto che assi non fossero tesaurizzati mi lascia molto molto perplesso , anche perche` non ha senso

1 sesterzio valeva 4 assi , quindi mettendo via 4 assi mettevi via circa 40 grammi di bronzo invece dei 20 che mettevi via con 1 sesterzio

Ciao,

questo era il cambio.

Ma il fatto che si preferisse l'accantonamento dei 20 gr. di bronzo del sesterzio rispetto ai 40 di 4 assi potrebbe stare ad indicare che si accantonava il nominale in quanto, come sottolineano giustamente a mio parere a Bernardelli e Gianfranco, era un'unità di conto.

Se il valore fosse stato dato unicamente dal valore e dal peso del metallo, allora la gente non avrebbe mai accettato gli antoniniani che, alla fin fine, son delle "patacche": poco bronzo con sopra un velo di argento. Una sorta di "sola" di Stato.

Ciao

Illyricum

:)

ma il problema e` proprio questo

cioe gli antoniniani erano una sola di stato e la ragione per cui io mettevo via i sesterzi era perche` il loro valore non era piu` di 1/4 di denario ma era salito.

se il valore fosse dato unicamente dal metallo (e non fiduciario) allora l asse valeva 1/2 sesterzio e sarebbe convenuto metterlo via.

posso anche pensare che al tempo la moneta di riferimento fosse l aureo (teorico) e che tutti gli antoniniani fossero fiduciari , un po come con il gun money del 1689 in irlanda oppure come l unione monetaria latina del 1860-1918 pero` allora questo non spiega piu` perche` tesaurizzare sesterzi.

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Secondo me venivano tesaurizzati principalmente i sesterzi per lo stesso motivo per il quale a fine anni '60/inizio anni '70 vennero tesaurizzate le 500 lire d'argento. Semplicemente il metallo contenuto valeva più del prezzo nominale. Perchè non vennero tesaurizzati anche gli assi o i dupondi allora? Secondo me perchè i medi bronzi, rispetto ai sesterzi, vennero emessi in numero molto limitato e quindi anche all'epoca di non facile reperibilità. Basta per questo verificare il numero di coni arrivati fino a noi, limitatissimo per quanto ne so io, per i medi bronzi della metà del III° secolo. ovviamente la mia è solo un'idea, che può essere certamente errata.

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Credo che la tua idea sia tendenzialmente corretta. Probabilmente la coniazione dei piccoli nominali doveva essere molto più bassa, ma da sola non spiega l'assenza quasi totale (o totale, non ricordo più) in un ripostiglio di oltre 1000 bronzi. Tale assenza deve necessariamente essere attribuita ad "n" fattori tra i quali forse quelli già descritti sopra.

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Gentilissimi/e, mi presento, sono Armando Bernardelli (d'ora in poi Arma), e ho avuto il piacere e l'onore di partecipare al convegno di Biassono dove ho potuto constatare dal vivo il vostro competente interesse. Rimando agli atti una spiegazione precisa della questione, ma di fatto rick2 ha colto il fattore principale da me proposto del fenomeno tesaurizzazione del bronzo: una tesaurizz. mirata non tanto in base al metallo (se no ci sarebbero stati più assi), ma proprio in base alla "solidità" di una moneta, il sesterzio, percepita solida e "stabile"per la sua storica dimensione fiduciaria associata alla valutazione (mentre per gli antoniniani si era molto più sensibili per le variazioni del contenuto). Non credo che la massa di circolante, anche nel III secolo inoltrato, contasse solo meno del 20% di "medi bronzi"(è necessario considerare la sopravvivenza delle emissioni di II) , e ricordo che anche gli accumuli di II secolo vedono la netta prevalenza dei sesterzi (90% circa). Inoltre, cosa che non ho detto per rimanere nella mezz'ora concessa per l'intervento, ad esempio il 70% di materiale di II secolo che caratterizza la composizione dei ripostigli del Nord è composto al 95% da sesterzi, difficile che se ci fosse stato un rastrellamento indistinto del circolante la percentuale di sesterzi sarebbe stata così alta. L'argomento è tosto e mi fa piacere che riscuota interesse e stimoli interventi e precisazioni. Saluti a tutti. Arma.

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DE GREGE EPICURI

Grazie ad ARMA (Bernardelli), è un piacere e un onore avere nel Forum l'intervento di uno dei relatori! Tornando un momento sugli assi: quelli del 3° secolo non pesavano 10 g. ma molto meno (5,6 o raramente 7 g., a volte anche solo 4 g.), quindi il discorso fatto da Rick potrebbe essere valido per quelli del 1° secolo; bisogna ammettere che in questi grossi ripostigli di Italia Settentronale le monete di 1° e 2° secolo non mancavano (Biassono si apre con Augusto).

Sono del tutto d'accordo con Aemilianus sulla rarità di assi e dupondi del 3° secolo: sono estremamente meno comuni dei sesterzi, anche se è difficile affermare con certezza la causa della rarità: coniati in quantità scarsa o ritirati e rifusi? Credo non si possa rispondere con sicurezza, non essendo stati compiuti degli studi sui conii.

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Un sincero benvenuto ad ARMA anche da parte mia. Sono certo che il suo contributo potrà darci nuovi ed entusiasmanti spunti di ricerca sulla questione.

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DE GREGE EPICURI

Grazie ad ARMA (Bernardelli), è un piacere e un onore avere nel Forum l'intervento di uno dei relatori! Tornando un momento sugli assi: quelli del 3° secolo non pesavano 10 g. ma molto meno (5,6 o raramente 7 g., a volte anche solo 4 g.), quindi il discorso fatto da Rick potrebbe essere valido per quelli del 1° secolo; bisogna ammettere che in questi grossi ripostigli di Italia Settentronale le monete di 1° e 2° secolo non mancavano (Biassono si apre con Augusto).

Sono del tutto d'accordo con Aemilianus sulla rarità di assi e dupondi del 3° secolo: sono estremamente meno comuni dei sesterzi, anche se è difficile affermare con certezza la causa della rarità: coniati in quantità scarsa o ritirati e rifusi? Credo non si possa rispondere con sicurezza, non essendo stati compiuti degli studi sui conii.

Negli atti inserirò anche i grafici relativi ai pesi che ho proiettato (per qualche secondo) anche a Biassono. L'andamento ponderale del bronzo romano è quanto mai vario nell'ambito di un stesso imperatore e questo vale sia per gli assi che per i sesterzi. (e ciò testimonia ancora una volta il valore fiduciario attribuito loro dai romani). Per questo si parla in termini di media ponderale; in questo senso l'andamento mostra che in genere gli assi mantengono un peso in media relativamente poco inferiore (e in alcuni casi poco superiore) alla metà di quello dei ai sesterzi del singolo imperatore: ad esempio MArco Aurelio sesterzi media gr 25,10 e assi gr. 11,1; o Treboniano Gallo sest. gr. 17, 7 - assi 8,75, quindi si abbassa anche lo standard ponderale dei sesterzi. in effetti le ultime emissioni di Gallieno vedono per gli assi pesi molto inferiori, ma siamo proprio alla fine del sistema. Esiste quindi una certa stabilità nel rapporto ponderale, anche se che, insisto, per i romani si trattava di monete ampiamente fiduciarie.

E' vero anche che nel tempo si assiste al sorpasso del sesterzio sull'asse, dai dati che ho sulla base dei rinvenimenti sopradici (non sulle emissioni ricavabili a spanne dal RIC anche in termini di rarità) in genere si può affermare che nel I d.C. predominano in assoluto gli assi, nel secondo prevalgono ancora gli assi sia pure meno marcatamente, mentre nel III sono i sesterzi a prevalere nettamente. Ma il discorso è che la massa in circolazione nel III deve essere stata formata anche da una notevole percentuale di materiale di secondo secolo, per cui la percentuale di assi da prevedere in circolazione deve essere maggiore rispetto al rapporto sesterzi/assi di produzione III secolo.

A presto

Armando

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un altra spiegazione e` che gli assi in quel periodo non circolassero piu` perche` gia spariti.....

io rimango sempre convinto che il ripostiglio e post 260 , magari anche post 265 e potrebbe esser stato messo via durante la rivolta di aureolo o con la discesa degli alamanni in italia che vennero poi sconfitti sul lago di garda.

tornando all esempio delle 500 lire,

mettiamo che le 500 lire che pesavano 11 grammi d argento fossero i nostri sesterzi

ammettiamo che al tempo circolassero anche le 100 lire d argento (125 per esser precisi) che pesavano 5 grammi d argento

era piu` conveniente metter via gli assi , non i sesterzi

altro esempio i franchi svizzeri d argento , i 1/2 1 e 2 pesano 2.5 5 e 10grammi , mentre i 5 franchi pesano 15 grammi

se trovassimo un ripostiglio di franchi svizzeri sarebbe probabilemente composto dal 1/2 1 e 2 franchi , non dai 5

e` questo strano

secondo me poi possiamo anche usare i bronzi di viminacium come parametro per i sesterzi , dupondi e assi e in questa monetazione vediamo i sesterzi che crollano di peso da gordiano a treb gallo oppure aemilianus

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@@rick2 il tuo ragionamento analizzato nella teoria è corretto ma secondo me in questo modo si trascura l'aspetto pratico della circolazione monetaria di tutti i giorni. Mettiamoci nei panni del risparmiatore dell'epoca: avrò sicuramente la necessità di acquistare piccoli beni di consumo quasi tutti i giorni come il pane e gli alimenti primari; avrò per questo la necessità di disporre fra tutti dei nominali più piccoli e con meno valore (per valore si intende il potere di acquisto ufficiale attribuito dal mercato a quello specifico tipo monetario), preferisco a questo punto disporre per le mie spese quotidiane delle frazioni più piccole. a tal proposito non possiamo ignorare il fenomeno del frazionamento dei nominali ben attestato fino alla fine dell'impero anche per i piccoli bronzi sinonimo della necessità di disporre di piccole frazioni da spendere.

Il sesterzio nel contempo era più adatto ai depositi di risparmio e quindi tesaurizzato, mentre per le spese più grandi, si poteva sempre ricorrere allo svilito radiato con buon valore fiduciario e quindi adatto ad essere speso nell'immediato perché necessariamente accettato ma che risultava meno adatto alla tesaurizzazione perché, in quanto fiduciario, era troppo legato alle sorti imposte dallo Stato.

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Non credo che gli assi fossero già spariti. Credo che futuri rinvenimenti in contesi chiaramente di III secolo lo confermeranno (almeno spero...), per ora le evidenze non sono numerose, ma a volte significative in tal senso.

Io distinguerei le motivazioni del non recupero dei ripostigli (vicende militari, peste,ecc..) dalle motivazioni della formazione degli stessi. I dati indicano che il fenomeno inizia già nel II secolo. e la mia impressione è che si tratti di accumuli (almeno quelli più importanti) formatisi probabilmente non in tempi rapidi. Anche quello di Biassono può essere stato occultato per un avvenimento preciso tra il 260 e il 265 o dopo, ma la sua formazione mi sembra più compatibile con una raccolta di materiale, selettiva, sviluppatasi in un arco cronologico di più ampia portata e determinata dalla valutazione positiva della dimensione fiduciaria, e solo in secondo ordine dalla valutazione del contenuto metallico. IN questo senso "l'assenza" degli assi dai ripostigli (giustamente in teoria anomala, vedi esempi Rick) potrebbe trovare una spiegazione.

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Un sincero benvenuto ad ARMA anche da parte mia. Sono certo che il suo contributo potrà darci nuovi ed entusiasmanti spunti di ricerca sulla questione.

Grazie, mi aspetto, a mia volta, suggerimenti e indicazioni da parte di tutti voi.
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rispondo a centurioneamico

allora entra in gioco per forza la data di composizione del ripostiglio

nel senso che se il ripostiglio e` stato composto dopo il 263-265 allora io per le piccole spese quotidiane spendo i radiati di gallieno di rame che son quasi sicuro che all epoca valessero meno dei radiati

mentre per risparmiare mi metto da parte i sesterzi , e questo succede in un contesto in cui l argento e` sparito oppure ha un prezzo spropositato.

io son convinto che allora esistessero un sacco di cambiavalute che ti quotavano i prezzi per le varie monetazioni obsolete e che queste venissero usate come multipli o sottomultipli.

questo spiegherebbe la mancanza delle fonti storiche , perche` il cambio era variabile , come per esempio oggi abbiamo il cambio della sterlina d oro oppure i prezzi delle azioni.

e son convinto che parecchie tipologie monetali circolassero assieme e da qui nasce il concetto di denario communis che poi ritroviamo nel 295 e nel 301 con la riforma di diocleziano e l editto dei massimi prezzi.

poi rimangono sempre i problemi

1) il tasso di cambio con la valuta di postumo

2) dove sono tutti gli assi

3) dove e` tutto l argento

4) quanto valevano questi sesterzi ? non credo valessero piu` 1/4 di denario o 1/8 di antoniniano in un contesto di inflazione cosi forte

concludo con un altra ipotesi

ammettiamo che questo ripostiglio e` stato messo via nel 268 in risposta alla discesa degli alamanni sotto claudio II

sappiam che l antoniniano di claudio II e` rame puro oramai , quindi e` facile che nel 268-270 i sesterzi valessero 20 denari communis , o 10 antoniniani

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Un sincero benvenuto ad ARMA anche da parte mia. Sono certo che il suo contributo potrà darci nuovi ed entusiasmanti spunti di ricerca sulla questione.

Grazie, mi aspetto, a mia volta, suggerimenti e indicazioni da parte di tutti voi.

giusto

benvenuto anche da parte mia

e speriam che le indicazioni arrivino da almeno un 20ina di persone !

speriam che un po di gente che perde tempo a guardar le conservazioni in maniera maniacale si converta ai problemi di circolazione monetaria :)

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Per Emiliano, se ben ricordo, non avendo avuto il tempo di riguardare i vecchi appunti, il peso medio del sesterzio, calcolato su oltre 50 esemplari censiti, è di g. 16,60. Il peso medio di assi e dupondi è fra i 7 e gli 8 g., ma trattandosi di pezzi oltremodo rari (ho censito meno di 10 esemplari per tipo), comprendo che si tratta di un dato molto poco significativo. Tra i dupondi individuati esiste, ricordo, un'eccezione. Un pezzo, evidentemente coniato per errore (???) sul tondello di un sesterzio, pesa ben g. 19,80.

Una domanda: nel ripostiglio di Biassono erano presenti anche bronzi di Emiliano? Nel caso, mi farebbe piacere conoscerne il numero e i relativi dati, in modo da aggiungere l'informazione ai vecchi appunti.

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Ciao,

al momento personalmente non ho considerazioni da fare oltre a quelle espresse sopra.

Volevo però dare anch'io il benvenuto ad "Arma" ed esprimere il mio interesse ed apprezzamento sul lavoro intrapreso da Aemilianus253. Si tratta di un'ottima idea!

Ciao

Illyricum

:)

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Per Emiliano, se ben ricordo, non avendo avuto il tempo di riguardare i vecchi appunti, il peso medio del sesterzio, calcolato su oltre 50 esemplari censiti, è di g. 16,60. Il peso medio di assi e dupondi è fra i 7 e gli 8 g., ma trattandosi di pezzi oltremodo rari (ho censito meno di 10 esemplari per tipo), comprendo che si tratta di un dato molto poco significativo. Tra i dupondi individuati esiste, ricordo, un'eccezione. Un pezzo, evidentemente coniato per errore (???) sul tondello di un sesterzio, pesa ben g. 19,80.

Una domanda: nel ripostiglio di Biassono erano presenti anche bronzi di Emiliano? Nel caso, mi farebbe piacere conoscerne il numero e i relativi dati, in modo da aggiungere l'informazione ai vecchi appunti.

non credo che un campione di 10 esemplari sia significativo purtroppo

anche perche` oramai al periodo di emiliano l emissione era molto bassa , tanto e` vero che di emiliano son molto piu` comuni i bronzi della dacia e di viminacium

prova a vedere sul sito di biassono che c e` la composizione

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Ti ringrazio. Ho dato un'occhiata e verificato che nel ripostiglio di Biassono non c'erano bronzi di Emiliano.

Tornando ai medi bronzi censiti con relativo peso, l'ho premesso che non si tratta di un campione significativo, ma non non ne ho reperiti di più nella mia ricerca (di pochi altri, presenti in vecchie aste, non era riportato il peso). Non penso di dire eresie affermando che sono davvero molto rari. Certo, quando e se deciderò di ripartire mi rendo conto che di cose da indagare e approfondire ce ne sarebbero comunque tantissime.

Modificato da aemilianus253
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da quel che so io gli argenti di emiliano son rari , quindi figurati i bronzi !

per quello che secondo me non puoi fare un analisi statistica basandoti su un campione cosi ridotto.

piuttosto una considerazione da fare e raffrontarli ai bronzi della dacia e di viminacium che come sai noi chiamiamo sesterzi dupondi ed assi e che in questo periodo subiscono anche loro una diminuzione di peso non indifferente

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Per Emiliano, se ben ricordo, non avendo avuto il tempo di riguardare i vecchi appunti, il peso medio del sesterzio, calcolato su oltre 50 esemplari censiti, è di g. 16,60. Il peso medio di assi e dupondi è fra i 7 e gli 8 g., ma trattandosi di pezzi oltremodo rari (ho censito meno di 10 esemplari per tipo), comprendo che si tratta di un dato molto poco significativo. Tra i dupondi individuati esiste, ricordo, un'eccezione. Un pezzo, evidentemente coniato per errore (???) sul tondello di un sesterzio, pesa ben g. 19,80.

Una domanda: nel ripostiglio di Biassono erano presenti anche bronzi di Emiliano? Nel caso, mi farebbe piacere conoscerne il numero e i relativi dati, in modo da aggiungere l'informazione ai vecchi appunti.

non credo che un campione di 10 esemplari sia significativo purtroppo

anche perche` oramai al periodo di emiliano l emissione era molto bassa , tanto e` vero che di emiliano son molto piu` comuni i bronzi della dacia e di viminacium

prova a vedere sul sito di biassono che c e` la composizione

Ciao,

si, 10 son pochi per farne un campione. Ma per fare un lavoro del genere non puoi prendere in considerazione che ne so, Antonio Pio. Sennò il lavoro diventa titanico. Devi per forza puntare su un imperatore con poche emissioni e limitate nel tempo.

Nel tempo può venirne fuori un ottimo lavoro.

Ciao

Illyricum

:)

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Ciao,

si, 10 son pochi per farne un campione. Ma per fare un lavoro del genere non puoi prendere in considerazione che ne so, Antonio Pio. Sennò il lavoro diventa titanico. Devi per forza puntare su un imperatore con poche emissioni e limitate nel tempo.

Prendere in considerazione un imperatore con poche emissioni permette, almeno a mio parere, di tarare meglio il lavoro da fare ed apportare eventuali modifiche in corso d'opera.

Per quanto riguarda i bronzi della Dacia, per il momento non li ho presi in considerazione, ma è troppo presto per dire se possano essere d'aiuto, quantomeno a livello statistico sui pesi, per un lavoro impostato sulle emissioni urbiche. Vedremo più in là. Il mio primo intento è quello di individuare i coni ed i relativi abbinamenti (posso già dire che ci saranno delle "sorprese"). I pesi, i diametri, l'orientamento dei coni stessi, sono dati che ho raccolto e continuerò a raccogliere. Peraltro, pur con un dato statistico troppo prematuro, al momento è già possibile ipotizzare una differenza ponderale non trascurabile fra le due emissioni enee di Emiliano.

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