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IGNORED

Dioboli con Atena/Ercole strangolante


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Dulcis in fundo.

Pochi anni fa CNG aveva messo in vendita un bel lotto di 10 dioboli tarentini, con stima di 500 dollari (50 dollari a pezzo!), fra i quali si notano almeno due con la decorazione "a 3 rosette" (ai nn. 6 e 7).

Ebbene, questo lotto è andato invenduto!

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Appoggio l'idea di acraf e ricordo di non aver condiviso, a suo tempo, l'attribuzione dell'esemplare Gemini alla zecca di Tiati Apulum, probabilmente ingannati o giustificati...dall'apparente etnico sopra il leone.

Le lettere “ATI” che parrebbe di leggere, sono in realtà retrograde e zone mal conservate o giochi di luce possono trarre in inganno creando lettere e interpretazioni poco felici.

E' anche vero che l'esemplare in questione presenta la lettera K, che non ritrovo in altri esemplari del tipo “elmo con rosette”, sebbene normalmente la K si ritrovi quasi sistematicamente sui frazionali tarantini di questo periodo.

Approfittando inoltre della discussione e del solito contributo di acraf, che sopra ha inserito un'immagine di un lotto di dioboli proposto qualche anno fa da CNG, volevo inserire un ulteriore chiarimento relativo a un'altra emissione, normalmente confusa, prima citata e qui compresa.

Parlo dell'altro diobolo attribuito a Tiati Apulum e caratterizzato dal volto di Atena a sinistra con elmo corinzio ornato da grifone (andamento stilizzato) e al rovescio la solita scena di lotta con Eracle in piedi con il leone Nemeo verso sinistra.

Questa emissione, piuttosto rara, presenta l'etnico “TIATI” al rovescio nel campo a sinistra, dal basso verso l'alto e una clava a destra, dietro a Eracle.

L'ordine generale dei soggetti e degli elementi e lo stile particolare, tagliente e allungato del volto di Atena, caratterizzano fortemente la moneta.

Sono apparsi recentemente due esemplari in asta Gerhard Hirsch n.275, il primo in ottime condizioni e il secondo non eccelso.

Ravel e Vlasto riconobbero nella collezione di quest'ultimo ben tre esemplari (1417-1418-1419) in cui lessero “TIATI” e ipotizzarono un'alleanza con Tarentum.

I tre esemplari della collezione Vlasto sembrano provenire dallo stesso accoppiamento di coni della moneta meglio conservata della sopra citata asta, mentre la seconda sembra provenire dallo stesso conio di rovescio e forse a causa dello stato di conservazione, pare leggermente differente nello stile al dritto.

Ma è probabile che la cristallizzazione, la luce e la corrosione superficiale rendano difficile la lettura del dritto.

Un altro esemplare proveniente dalla stessa coppia di coni sembrerebbe essere pubblicato nella Sylloge Nummorum Graecorum France 6,1 Paris 2003 dove a causa della conservazione è stato attribuito l'esemplare 2125 alla zecca di Tarentum.

E ancora, Catalogo dell'antica collezione Pozzi, Serge Boutin, Maastricht, 1979, esemplare n. 396, stessa coppia di coni, attribuito a Tarentum.

A parte il secondo esemplare in asta Gerhard Hirsch, dove il conio di dritto non appare di facile interpretazione, sia per l'immagine che per la conservazione, (mentre il rovescio sembra coincidere con gli altri noti), tutti gli esemplari pubblicati di questa emissione sembrano provenire dalla medesima coppia di coni.

Questo, in mancanza di altri esemplari noti, sembrerebbe suggerire il breve lasso di tempo in cui venne emessa questa tipologia per Tiati.

Il mio tentativo era comunque quello di distinguere questa emissione, con quella di Tarentum, apparentemente identica, (un esemplare apparso in asta Tintinna 13 lotto 18 è stato ad esempio inserito in questa discussione da TARAS, erroneamente attribuiendola a Tiati), ma che in realtà si distingue nell'etnico, nello stile e presenta un capitello in stile Ionico sotto la clava.

Proprio gli esemplari 9 e 10 inseriti precedentemente da acraf nel lotto della CNG appartengono alla medesima coppia di coni e presentano le seguenti differenze rispetto all'emissione Apula:

-Lo stile di Atena pare meno allungato e più smussato;

-Il grifone sull'elmo più preciso e meno stilizzato;

-L'etnico sopra il leone Nemeo è TAP;

-Sotto la clava nel campo a destra vi è un capitello Ionico;

-Dietro alla cresta dell'elmo di Atena AV in monogramma, come visibile dagli esemplari nel lotto CNG e solo accennato nell'esemplare Tintinna;

-Una variante rarissima sembra presentare la legenda ΛEΩN sopra ad Atena (Vlasto 1416);

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Incredibile la varietà dei dioboli, che spesso riescono a racchiudere, in poco spazio, anche eccelsi esempi di arte incisoria e vari simboli.

L'esempio proprosto da Miglio81 dimostra ancora una volta la necessità di porre molta attenzione all'identificazione di queste monetine, possibilmente eseguendo accurati confronti che spesso permettono di integrare eventuali parti fuori campo e di identificare i conii. Ad esempio i nn. 9 e 10 del lotto CNG, opprtunamente ingranditi sopra, provengono chiaramente da una sola coppia di conii.

Questi dioboli "tarentini", che in realtà possono talvolta anche appartenere ad altre zecche, sono un affascinante campo di ricerca e mancano ancora specifici studi, a parte vari cataloghi, come quello fondamentale del Vlasto. Poi hanno anche il vantaggio di non costare ancora molto e quindi è possibile trovare soddisfazioni, anche se, ripeto, richiede un'attenzione non comune (specialmente se sono esemplari "scentrati").

Spesso questi dioboli mostrano in maniera inaspettata piccoli dettagli, come certi simboli che possono sorprendere. Così abbiamo visto nel post precedente un capitello ionico sotto la clava.....

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Incredibile la varietà dei dioboli, che spesso riescono a racchiudere, in poco spazio, anche eccelsi esempi di arte incisoria e vari simboli.

.....

Questi dioboli "tarentini", che in realtà possono talvolta anche appartenere ad altre zecche, sono un affascinante campo di ricerca e mancano ancora specifici studi, a parte vari cataloghi, come quello fondamentale del Vlasto. Poi hanno anche il vantaggio di non costare ancora molto e quindi è possibile trovare soddisfazioni, anche se, ripeto, richiede un'attenzione non comune (specialmente se sono esemplari "scentrati").

Spesso questi dioboli mostrano in maniera inaspettata piccoli dettagli, come certi simboli che possono sorprendere.

Mi allaccio all'ultimo post di acraf per discutere di un diobolo tarentino che ultimamente ha catturato la mia attenzione.

Voglio sottolineare che da solo non sarei mai venuto a capo della questione, infatti la maggior parte delle informazioni che riporterò sono frutto delle ricerche e delle riflessioni di acraf e miglio81, che ringrazio infinitamente per l'aiuto che mi hanno dato.

L'obolo in questione è questo, proveniente dalla Lijst 235 del rivenditore olandese G. Henzen. Lotto 12:

TarentumdiobolHenzenfoto.jpg

Calabria, Taras Ar Diobol; 0,92g

Henzen datava la moneta al 334-302 a. C., e forniva le seguenti referenze: BMC 361var, SNGCop 984var, Vlasto 1376var

Dalle mie ricerche in effetti mi pareva di cogliere delle somiglianze con la Vlasto 1376, anche se nella moneta catalogata da Ravel non era descritto l'oggetto nel campo a sx sul R/ (che inizialmente credevo essere una foglia), né tantomeno percepibile nella foto perché decentrata.

Vlasto 1376

Vlasto1376pic.jpg

L'attribuzione SNGCop 984 fornita da Henzen invece era sbagliata, perché sulla 894 Herakles è inginocchiato. Mi pareva di scorgere al massimo delle somiglianze con la 896, anche se i fiorellini sull'elmo e la clava nel campo sx al R/ escludevano comunque una possibile attribuzione.

SNGCop 986

SNGCop986pic.jpg

Inoltre sulla mia monetina mi pareva di scorgere l'etnico in alto sul R/, e la centratura delle monete di Vlasto e Copenhagen non permette di capire se l'etnico c'è o no.

Le mie competenze si fermavano qui, e non ero riuscito a definire una attribuzione certa per la monetina, non riuscendo nella mia ignoranza neanche a capire chiaramente cosa fosse l'oggetto sul R/ alle spalle di Herakles.

Quindi ho mandato al foto ad acraf, che ne ha discusso con miglio 81.

Ebbene, è bastato un giorno e i due hanno chiarito tutti i miei dubbi.

Da qui in avanti ciò che scrivo non è mio, ma frutto del loro aiuto.

Il simbolo a sinistra appare essere un "aplustre" (o "aphlaston"), che è un tipico simbolo marinaro, un ornamento della poppa di navi antiche (greche e romane).

Si tratta certamente della serie Vlasto 1376-1379, dove ovviamente le centrature varie possono variare l'interpretazione.

L'esemplare è confrontabile ad altri due esemplari di recente apparsi sul mercato;

nell'ordine, il primo in un lotto apparso nella primissima asta Nomos del 6 maggio 2009, lotto 6, peso 1,25 grammi.

Nomos1-6125g-1.jpg

Il secondo apparso in asta Lanz 149 del 24 giugno 2010, lotto 33, peso 0,95 grammi.

Lanz149lot33095g.jpg

La stessa emissione è pubblicata sulla SNG France 2128, 0,89 grammi, dove l'aplustre è identificata come un'ala...

SNGFrance2128pic.jpg

Un altro esemplare è pubblicato sulla McClean Collection, tavola 27 n.5 che sembra presentare lo stesso accoppiamento e dove è possible, per mezzo della similare centratura, vedere le lettere TA sopra l'aplustre.

L'esemplare proveniente dall'asta Nomos, pare presentare lo stesso conio di rovescio, ma un altro di dritto, mentre quello dell'asta Lanz, ha sicuramente un conio di dritto differente e forse anche quello di rovescio.

Diverso discorso invece per quello conservato a Parigi, dove sia il dritto che il rovescio paiono differenti, con la scritta TAPA visibile nella medesima posizione.

In ogni caso la decorazione della calotta sembra essere sempre a tre rosoni, che in esemplari più consunti possono sembrare più semplici globetti.

Gli esempi citati dimostrano che sono stati realizzati più coni per questa sola emissione.

Per quanto riguarda la presenza del simbolo aplustre nella monetazione tarantina, in realtà non è così raro o comunque si riscontra già in pieno V secolo con la serie dell'Ecista, come nel pezzo proveniente da asta NAC 25 del 2003, lotto 12.

Calabria_Tarentum_Didramma_795gr_440-425_Vlasto231_FB257cquesto_NAC25-25062003lot12_5000chf.jpg

Poi lo ritroviamo nei nomos del IV secolo del periodo Evans III, 380-345 a.C. allego un esemplare della Lockett collection, Vlasto 359-374.

Tarentum_Didracma_400-375_793gr_Lockettcollection.jpg

Ancora, III secolo periodo di Pirro con la riduzione ponderale della didracma sotto i 7 grammi, ti allego un esemplare apparso all'asta Pegasi Numismatics di maggio 2012, lotto 21, Vlasto 803-806. Quest'ultima emissione coniata tra il 281 e il 272 a.C. sotto il dominio di Pirro.

Calabria_Tarentum_Didramma_633gr_281-272aC_Vlasto803-806_PegasiNumismatics_15052012lot21_500usd.jpg

In ultimo, un mezzo shekel di pieno periodo Hannibalico tra il 212 e il 209 a.C. di cui ti allego un pezzo apparso alla LHS 102 del 2008, lotto 28.

Tarentum_Emistatere_212-209_374grammi_Vlasto971-974_HNI1078_LHS102_29042008lot29_3000chf.jpg

Per concludere: il diobolo in esame, possa essere affiancanto ai didrammi ridotti del periodo Pirrico, ovvero tra il 281 e il 272 a.C. e questo potrebbe essere confermato, oltre che dalla presenza dell'aplustre da più legende con la Z arcarica iniziale, ovvero ΙΩ e ΙΑΛΟ.

....

Fenomenale vero?

Grazie ancora ragazzi! :)

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  • 2 anni dopo...

http://www.acsearch.info/search.html?id=366906

 

Guardando questo diobolo , Vlasto 1437 , l'etnico non è , come al solito '' Tarantinon ''  ma è 

Tarantein ( o forse Taranteina )  .

 

Non sembra essere neppure un dativoplurale  perchè dovrebbe essere '' Tarantinois ''  

 

Avete delle soluzioni in merito ? 

Modificato da Lemonetiere1
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Complimenti per l'attenzione e avere scovato una interessante leggenda. Non so spiegare la strana forma Tarantein. Potrebbe essere frutto di una non perfetta padronanza della lingia greca e risentire dell'influenza indigena. Servirebbe un esperto di epigrafia greco-apula.

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  • 4 mesi dopo...

In realtà si "ipotizza" che la "C" quadra ben definita, possa essere di derivazione Osca (essendo una lettera usata in questo alfabeto ed essendo la Daunia influenzata in epoca preromana dagli Osci) e foneticamente "V", già il Garrucci e il Migliarini la interpretarono foneticamente così, facendo alcune comparazioni anche con influenze esterne.

Nella sola emissione di Salapia però la "C" non è quadra e foneticamente è da tradurre con "S", probabilmente per un dialetto locale e-o per l'influenza di altre popolazioni.

Per quanto riguarda il secondo quesito, in realtà il Garrucci potrebbe aver forzato la lettura, influenzato dal passo di Strabone che parla del popolo dei Vertini e della città di Vertina in Lucania, associandola foneticamente alla legenda.

La lettura CERTIETA in realtà è quello che pare di vedere esaminando il disegno che lui stesso realizzò, tutto mi sembra fuorchè una "N", forse una "Gamma" !?

Chiaro che si tratta solo di un disegno e senza vedere l'esemplare, non si possono nemmeno impostare ipotesi e non capisco perchè sia considerato non più rintracciabile, qualcuno a suo tempo ha provato a esaminare o a rintracciare la moneta a Parma?

 

Garrucci 13.jpg

 

Segnalo un esemplare simile recentemente esitato su Lanz ebay, erroneamente attribuito a Tarentum...

11 mm , 0,8 g

 

Saluti :)

Nico

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Caro Taras, ti ringrazio per la segnalazione del diobolo apparso su ebay Lanz, che appartiene a una serie di dioboli molto intriganti e che sono oggetto da tempo di un mio studio, purtroppo ancora in altomare per le difficoltà di una corretta decifrazione.

Sono dioboli generalmente attribuiti a Taranto, ma presentano peculiarità e soprattutto una particolare leggenda al diritto che sembra a tutti gli effetti in forma osca, se vogliamo interpretare la prima lettera come una C squadrata, che si pronunciava come la sibilante V.

Molto opportunamente hai riportato il disegno del Garrucci XCIII, 13. Egli leggeva questa leggenda come Vertiena, che accostava alla Vertina dell'estrema Lucania, verso Venosa di Puglia, piuttosto che ad Herdonia, come talvolta classificato da qualcuno (es. SNG ANS 695, che però si riferisce a diversa emissione e riammessa, non so con quanto criterio, fra le tarantine da H.N. a pagina 101).

La cosa che mi ha molto sorpreso è che sono stati utilizzati diversi conii (finora ho raccolto 8 esemplari solo per questa emissione, caratterizzata dalla lettera K fra le gambe di Ercole) e quindi fu una emissione in realtà più abbondante di quanto possa apparire.

Altre emissioni mostrano CEPT in associazione ARP in greco (come in NAC 52/2009, 722), mostrando quindi una sorta di alleanza con Arpi.

Resta appunto ancora da capire bene l'esatta autorità che ha emesso tali dioboli di imitazione di Taranto, probabilmente una popolazione osca vicina a Arpi, forse proveniente dalla vicina Lucania (come prospettato da Garrucci).

In anteprima posso rivelarvi che ho rintracciato l'esemplare disegnato dal Garrucci a tav. XCIII, 13 (da lui definito presente nel Museo di Parma), grazie alla cortesia del curatore del medagliere di Parma, dr. Podini. Riporto le immagini a confronto.

 

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Parma 12409 g. 0,65

 

Un altro esemplare sta a Berlino, che mi ha fornito la relativa immagine (un esemplare acquistato da Imhoof-Blumer nel 1900):

 

post-7204-0-64060200-1434583637_thumb.jppost-7204-0-42650800-1434583654_thumb.jp

Berlin 18235037 g. 0,78

 

Sicuramente esistono diversi esemplari sepolti in vari depositi museali specialmente pugliesi, ma valli a cercare..... (e ci sono migliaia di dioboli con Ercole strangolante che sono stati trovati in vari ripostigli e scavi archeologici che attendono ancora un corretto restauro e illustrazione...).

 

Se qualcuno ha una proposta di lettura di tali emissioni, è benvenuto...

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Ho cercato anche di ricostruire le lettere visibili al diritto:

 

post-7204-0-80365700-1434584162_thumb.jp  da Parma

 

post-7204-0-95324300-1434584181_thumb.jp  da Berlino

 

post-7204-0-71893900-1434584208_thumb.jp  da Artemide 21E/2013, 40

 

post-7204-0-96050600-1434584282_thumb.jp  da esemplare in coll. privata

 

Quindi, non solo sono stati usati, come già accennato, conii diversi, ma anche piccole variazioni grafiche, tipiche di una popolazione poco avvezza alla scrittura, presumibilmente osca, posta ai margini tra la Lucania (che era osca) e la Daunia (dove stava Arpi).

 

Ecco l'esemplare di NAC riguardante una diversa emissione, dove la prima parte dell'etnico osco appare abbinato ad Arpi....

 

post-7204-0-79484200-1434584554_thumb.jp

NAC 52/2009, 722  g. 0,95

 

Un'altra emissione ancora, con CEPT da solo al diritto e ARPA al rovescio è quello di BMC p. 227, n. 24:

 

post-7204-0-43464200-1434584746.jpgpost-7204-0-18532500-1434584766.jpg

Londra BMC p. 227, 24 g. 1,00

 

Insomma un bel casino....

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