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Due zecche misteriose


Risposte migliori

Chi mi sa dire qualcosa di preciso e darmi qualche nozione e qualche testo (magari specifico, se ne esistono) di riferimento su queste due zecche alquanto misteriose? Ho aperto la discussione in questa sezione in quanto sono generalmente considerate zecche magnogreche (rispettivamente campana e lucana), ma in realtà sarebbe più corretto considerarle pre-romane e italiche, considerando l'origine dei due insediamenti di riferimento. Ecco che, però, parlando delle città alle quali sono state ascritte le monete in questione, sorgono numerosi interrogativi e si apre la reale questione della corretta attribuzione. Al momento ci si muove nel terreno delle congetture, basate più che altro su alcune legende. Ma i ritrovamenti in loco supportano queste attribuzioni o rivelano nuovi interessanti scenari?

Per quanto riguarda la prima zecca, parliamo delle monete con dicitura IDNO, dove la D potrebbe essere in realtà una RO greca corrotta o una lettera di un locale alfabeto italico, probabilmente comunque corrispondente alla nostra "R". Queste monete, per l'assonanza con il fiume Irno che scorre a Salerno e nelle sue vicinanze, sono state attribuite all'insediamento etrusco-sannitico (quindi italico) della frazione salernitana di Fratte, identificato con la città di Irna proprio in virtù delle iscrizioni monetali. Altre monete attribuite a questo insediamento commerciale recano la dicitura in genitivo IRNTHI. Siamo, dunque, sicuri che sia le monete con dicitura IDNO che le monete con dicitura IRNTHI siano ascrivibili alla stessa zecca di produzione? (a prescindere dall'identificazione con la Fratte di Salerno).

Di seguito allego una foto dell'unica moneta che sono riuscito a trovare sul canale acsearch. Dimenticavo che di questa località si conoscono solo monete bronzee.

Al D/ Apollo con corona d'alloro e al R/ toro androprosopo con etnico

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Modificato da rockjaw
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La seconda zecca, invece, è quella di Velecha che è stata associata all'originario insediamento italico-lucano corrispondente all'attuale Buccino (sempre in provincia di Salerno), per assonanza con il nome latino della località: Volcei. Da sottolineare (potrebbe essere utile), la comprovata vicinanza commerciale e culturale con la colonia greca di Poseidonia. Anche di questa zecca sono riuscito a trovare una sola moneta e pochissime notizie! (una curiosità: la gens Brutia che diede diversi consoli alla Roma repubblicana ed imperiale, e a cui apparteneva Bruzia Crispina moglie ripudiata di Commodo, era di Volcei/Buccino :D) Oltretutto, se vi trovate di passaggio, vi consiglio di visitare il paese con lo straordinario parco archeologico urbano, una sorta di Pompei venuta fuori a seguito del terremoto del 1980, sotto l'attuale piano di calpestio, con terme, attività commerciali e domus. Vi segnalo anche il Museo Archeologico Nazionale di Buccino, sito nel chiostro di un antico convento francescano, con una quantità impressionante di reperti ed ori! http://www.volcei.net/

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Ciao rockjaw, ho poco tempo e ti rispondo in fretta, sperando di poter approfondire la questione nei prossimi giorni.

come testo in inglese ti consiglio: Rutter, N. K.: Campanian coinages 475-380 B.C., Edinburgh University Press (1979)

In Italiano:

Stazio A.: "Monete a leggenda Irnthi" (1990); in: Scritti di Numismatica, Claudio Grenzi Editore 2011

La raccolta dei testi di Stazio curata da Aldo Siciliano secondo me è un libro stupendo, che consiglio caldamente ad ogni appassionato di numismatica antica.

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Ciao sei un lauereando e stai facendo una ricerca ? ecco qualche elemento che puo esserti utile

Ambedue le monete sono descritte in RUTTER, Historia Numorum, vol. I Italy , 2001, London,

testo veramente utile e fondamentale per la monetazione antica dell-Italia continentale, aspetto come manna il volume sulla Sicilia, ma credo dovro aspettare ancora un po':)

prima moneta

zecca di IRNTHII

periodo 250-225 bC

due denominazioni conosciute

la prima con pesi tra 2.9-4.1 tipo con il toro androprospo al rovescio

la seconda con pesi tra 1.7-2.5 tipo con la conchiglia e tre delfini attorno

l-emissione si trova regolarmente nella Campania merdiionale (cfr. Crawford Coin Hoards vol. IX)

i tipi sono derivati da quelli campani per Napoli

per l-emissione che ti interessa vedi anche SNF+G ANS 274-75

seconda moneta

zecca di VOLCEI (Buccino)

questa monetazione apparirebbe essere una delle emissioni fatte durante la rivolta contro Roma ai tempi della seconda guerra punica.

periodo 216-209 BC

esistono diverse denominazioni e tipologia :

fuse : triens, sextans, uncia

coniate : sextans, uncia

tutte le fuse con il tipo del sole frontale al diritto e la testa di cavallo a sin al rovescio

nelle coniate appare anche l-elefante al rovescio (sextans)

per le referenze vedi anche :

SNG ANS 1442

Johannowsky 'nuove scoperte a Volcei e nel suo territorio'in Rassegna Storica Salernitana n. 3 1986 pp 237-243

Sambon , Le monete dei Mel.. e dei Velecani nel III sec aC, in Bollettino del circolo numismatico napoletano 1921 pp 3-11

Un ultima annotazione : metti sempre i pesi di riferimento per la monete che ricerchi , facilita i riscontri.

Buon lavoro!

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Grazie mille ad entrambi!! Cercherò di procurarmi i testi che mi avete consigliato e di approfondire le ricerche.

Una domanda per numa, quando citi che "l'emissione si trova regolarmente in campania meridionale" ti riferisci a dei ritrovamenti? E' proprio la questione dei ritrovamenti in loco che mi incuriosisce, in quanto potrebbe essere l'unico elemento a condurci ad una corretta e definitiva attribuzione delle monete.

E vi ripropongo un interrogativo: siamo certi che sia le monete con dicitura IDNO che quelle con dicitura IRNTHI siano ascrivibili alla stessa zecca di produzione?

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Non mi risulta che vi siano dei ritrovamenti così significativi che rendano possibile l'identificazione di Irnthi con il sito etrusco-sannita di Fratte di Salerno.

Tra l'altro credo che la maggior parte dei ritrovamenti di tali monete, pochissime in realtà, siano riferibili soprattutto a delle sepolture delle quali si sono persi i contesti e quindi anche importanti elementi di datazione.

Allo stesso modo, se non sbaglio, è sorprendente che l'area di circolazione di queste monete è piuttosto circoscritta ed è comunque riferibile alla parte settentrionale e quindi sannitica della Campania. Spero di sbagliarmi ma nell'area sud, dal sito di Pontecagnano in poi non dovrebbero esserci attestazioni di tali monete.

Comunque sia per Fratte che per Buccino io per sicurezza mi controllerei due volumi a quelli già giustamente citati:

R. Thomsen, Early Roman Coinage

R. Cantilena, Monete della Campania Antica

ps. Il sito di Fratte non è da confondere con la Marcina descritta da Strabone (che sarebbe da identificare in Cava de Tirreni o Vietri sul Mare) nè con la Salerno romana che è sicuramente successiva.

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In Italiano:

Stazio A.: "Monete a leggenda Irnthi" (1990); in: Scritti di Numismatica, Claudio Grenzi Editore 2011

La raccolta dei testi di Stazio curata da Aldo Siciliano secondo me è un libro stupendo, che consiglio caldamente ad ogni appassionato di numismatica antica.

Concordo! Una vera miniera di informazioni e spunti di ricerca sia per l’area dell'Italia antica che per la Sicilia stessa! La veste grafica poi è davvero eccellente.

E' proprio la questione dei ritrovamenti in loco che mi incuriosisce, in quanto potrebbe essere l'unico elemento a condurci ad una corretta e definitiva attribuzione delle monete.

E vi ripropongo un interrogativo: siamo certi che sia le monete con dicitura IDNO che quelle con dicitura IRNTHI siano ascrivibili alla stessa zecca di produzione?

(....)

Tra l'altro credo che la maggior parte dei ritrovamenti di tali monete, pochissime in realtà, siano riferibili soprattutto a delle sepolture delle quali si sono persi i contesti e quindi anche importanti elementi di datazione.

Allo stesso modo, se non sbaglio, è sorprendente che l'area di circolazione di queste monete è piuttosto circoscritta ed è comunque riferibile alla parte settentrionale e quindi sannitica della Campania. Spero di sbagliarmi ma nell'area sud, dal sito di Pontecagnano in poi non dovrebbero esserci attestazioni di tali monete.

Comunque sia per Fratte che per Buccino io per sicurezza mi controllerei due volumi a quelli già giustamente citati:

R. Thomsen, Early Roman Coinage

R. Cantilena, Monete della Campania Antica

(... omissis)

Mi permetto di riportare alcuni stralci dal pregevole articolo di Attilio Stazio "Monete a leggenda Irnthi" (1990), citato sopra da Taras.

Qui la cartina a pag 396, con la provenienza delle emissioni a leggenda IRNTHII.

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Qui l'introduzione dove A. Stazio presenta le emissioni a leggenda IRNTHI rinvenute a Punta Campanella e la serie anepigrafe che richiama sul R/ i mitili di Cuma.

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Valeria

continua....

Modificato da medusa
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Ecco l'esemplare numero 1 a leggenda completa e leggibile IRNTHI, illustrato nella tavola di pag 398 (articolo citato sopra di A.Stazio "Monete a leggenda Irnthi" (1990)

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Riporto infine le conclusioni di Attilio Stazio come spunto di riflessione.

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Che ne pensate?

Valeria

(continua)

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Vedrò di procurarmi assolutamente l'articolo in questione..ma per quanto riguarda Velecha, se i ritrovamenti non supportano l'attribuzione più di tanto, cos'è che porta ad attribuire questa monetazione a Volcei? La somiglianza dei nomi? (apparte che da quello che so e che ho capito, sulle monete non vi è la dicitura completa Velecha..quindi anche questo nome, da dove viene e da chi è stato coniato? Vi sono testi storici antichi che vi fanno riferimento?)

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Mi permetto infine di aggiungere alla bibliografia segnalata dagli ottimi Numa numa e Taras (che saluto... :rolleyes: ) un riferimento presente nella pregevole monografia KAMΠANOΣ che raccoglie alcuni studi riguardanti eventi storici e numismatici del popolo dei Campani tra il V e il IV sec. a.C..

Il volume KAMΠANOΣ - edito a cura di Antonio Morello, Editrice Diana di Cassino, nel 2010- oltre ad interessanti articoli di studiosi del calibro di Alberto Campana e Gianluca Tagliamonte, presenta un saggio di Mario Pagano dal titolo “Considerazioni sulle monete in area campano-sannitica: Fistelia, I Fenserni, HYRIA-IRNUM”, all’interno del quale l’autore, a pag 97, aggiunge interessanti suggerimenti circa la monetazione di HYRIA/HYRINA che mette in relazione con le più tarde emissioni bronzee di IRNTHI della fine del IV secolo a.C., collocandone il centro di produzione nella penisola sorrentina.

Queste emissioni bronzee di IRNTHI, di stile più sommario, richiamano tipi napoletani (Testa di Apollo di profilo con corona di alloro e con pettinatura arcaicistica/Toro androprosopo di profilo oppure una conchiglia circondata da tre delfini).

Qui un didramma d’argento di Hyria/Hyrina ...

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... e per un agevole confronto

l'emissione a leggenda IRNTHI e la serie anepigrafe

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L’Autore continua poi dicendo che se consideriamo - come fa il Pugliese Carratelli - il suffisso –thi un locativo di tipo etrusco, che non meraviglia nella penisola sorrentina, le forme HYRIN e IRN sembrano affini, tenendo conto della lingua diversa della legenda delle monete.

Riporto, nel post seguente, parte delle pagine 97-98, con interessanti riferimenti bibliografici in nota.

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interessante la collocazione dei ritrovamenti su mappa, anche se io sapevo che ve ne fossero degli altri (probabilmente ancora inediti) a nord del fiume picentino.

Inoltre mi sembra degno di nota anche il fatto che più che a Punta Campanella, le monete si concentrano nelle necropoli del litorale stabiese e il dato è interessante. Di solito ci si fa seppellire con le monete che si utilizzano quotidianamente oppure, nel caso persone non autoctone, con la moneta che li rappresenta.

Altro dato interessante, infine, è forse dato dall'evidenza archeologica. Questa porzione di territorio rappresenta uno dei primi sbocchi delle merci prodotte da Cuma e la stessa città regola in modo egemonico i santuari dell'area campana. Punta Campanella, quindi, rientrerebbe molto bene in un sistema molto più vasto di gestione del territorio.

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Qui bisogna stare un pò attenti a fare confusione tra Hyria, Irnum e Irnthi.

La comunità che ha firmato didrammi del tardo V secolo a.C. col nome di Hyrietes (in greco) e Hyria o Hyrina (in osco) è sconosciuta alle fonti storiche e non si sa nemmeno se sia effettivamente esistita una città osca col nome di HYRIA. Molti studiosi avevano ritenuto che Hyria fosse il nome precedente (quindi la paleopoli) di Nola (la cui etimologia significa "città nuova").

Tuttavia lo studio di Rutter su "Campanian Coinage" ha dimostrato che non solo il nome Nola era epigraficamente nota già nel 520-500 a.C., ma le sue monete furono emesse e circolarono contemporaneamente con quelle di Hyria.

Il quesito dell'identificazione di Hyria resta al momento insoluto.

Irnthi è il nome che si legge sui bronzi, già illustrati in messaggi precedenti. La scritta è in osco, per cui la R è scritta come una D e la TH è rappresentata da un cerchio con X all'interno. Esistono rare varianti con piccoli spostamenti delle lettere, ma il nome resta IRNTHI.

Anche questo nome è sconosciuto alle fonti letterarie, mentre era noto il simile nome IRNUM, nome di un piccolo fiume

http://it.wikipedia.org/wiki/Irno

(nel medioevo apparentemente chiamato col nome Lirinum) dove potrebbe affacciarsi un omonimo centro sannitico, nel golfo di Salerno, forse ubicato a Fratte di Salerno.

Non esiste però accordo tra gli archeologi a una stretta identificazione Irnthi = Irnum.

Ad esempio c'è chi ha creduto di identificare Fratte di Salerno con Marcina, una fondazione degli Etruschi poi abitata dai Sanniti e citata da Strabone come lontana da Pompei, passando per Nocera, 120 stadi (circa 22 km). Altri ancora invece hanno identificato Marcina con l'attuale Vietri di Salerno.

In ogni caso attualmente prevale, seppure dubitativamente, l'identificazione di Irnthi (Irnum) con Fratte di Salerno, anche se si sta facendo strada l'identificazione con Sorrento (in greco Syraion o Syrton), che potrebbe avere modificato il toponimo dopo l'occupazione sannitica.

In ogni caso stiamo parlando della Campania meridionale (e non settentrionale).

Grazie a un appunto inviatomi da Crawford, credo di poter redigere una lista più aggiornata dei ritrovamenti dei bronzi di Irnthum:

Pontecagnano: ? esemplari (da L. Correra, Sumbulae... Il de Petra, Napoli 1911, p. 201-215.

Montecorvino Rovella : 1 es. (da A. Stazio, n. 23)

Punta della Campanella: 13 es. (da A. Stazio e P. Zancani Montuoro, in: Punta della Campanella, Monumenti Antichi, 52, 5, 1990, p. 267-274)

Sorrento: 1 es. (da A. Stazio, n. 24)

Stabia: 1 es. in una tomba (da A. Stazio, n. 19)

Nocera Superiore: 1 es. (da F. Ribezzo, Riv. Indo-gr it., 21, 1937, p. 55, n. 1)

Pompei: 2 es. in tombe del 250 a.C. circa (da Mem. Acc. Napoli 2, 1913, 1, p. 210) + altri 2 es. in tombe della villa delle colonne a mosaico di circa 300 a.C. (Mem. Acc. Napoli, 1913, 1, p. 220 e 226) + ancora 2 es, in tombe non specificate (NSc 1916, p. 295 e 307)

Ponticelli: 1 es in una tomba del 340-320 a.C. (NSc 1922, p. 262)

Caivano: 1 es in una tomba del 330-320 a.C. (NSc 1931, p. 611)

Quindi appare evidente che il maggiore numero dei pezzi rinvenuti in contesti archeologici è a Punta della Campanella (vedi la cartina postata da Medusa), all'estremità della penisola sorrentina, dove sorgeva uno dei più importanti santuari del Tirreno.

In conclusione, per Irnthi esiste una sorta di ballottaggio tra Fratte di Salerno (ipotesi per ora prevalente) e Sorrento.

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Volevo solo aggiungere uno studio di Domenico Camardo "Le monete con leggenda IRNTHI" , dove all'elenco già riportato da Acraf, aggiunge a Stabia altre 3 monete del tesoretto di oltre 600 monete ritrovate in località "Privati". Inoltre porta a 15 gli esemplari trovati a Punta Campanella, specificando 3 monete appartenenti alla collezione Fluss e 12 monete rinvenute nell'area del santuario da M. Russo. La ricognizione di Mario Russo a Punta Canpanella ha portato al rinvenimento di 42 monete che per il 50% appartengono alla zecca di Napoli, per il 29% a quella di Irnthi e per il 2% a quella di Roma. Nel tesoretto di oltre 600 monete di Privati a Castellamare di Stabia, si trovano emissioni bronzee di Neapolis e di Roma (serie della prora).Infine la pubblicazione dei corredi di due tombe da Ponticelli e da Caivano, permette di riconsiderare la cronologia delle monete con legenda IRNTHI che il Sambon aveva fissato al 300 a.C., mentre l'associazione delle monete con ceramica a vernice nera permette di rialzare la datazione almeno all'ultimo quarto del IV sec. a.C. Cronologia che sembra essere confermata anche dalla tomba numero 6 della necropoli di Madonna delle Grazie a Stabia. Il Camardo evidenzia inoltre che il rinvenimento di queste monete, raggiunge nella Penisola Sorrentina, la percentuale del ben 57% rispetto a tutte le monete con legenda IRNTHI rinvenute in Campania.

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Complimenti a tutti gli utenti del forum che sono intervenuti nella discussione, ognuno ha dato il suo contributo, e reso il post istruttivo e interessante.

Mi permetto di aggiungere il mio contributo, per esercitarmi nello studio della Numismatica, e mettere alla prova lo strumento di ricerca sulle referenze che sto preparando. Premetto che lo strumento non è ancora completo, quindi potrebbe essermi sfuggito qualcosa. Sicuramente non ho incluso nella ricerca il Sylloge di Monaco.

Esistono due emissioni attribuite alla misteriosa zecca di IRNTHI:

La prima è anepigrafa, e richiama sul R/ i tipi coniati dalla zecca di Cuma circa due secoli prima:

IRNUMmitile.jpg

D/ Testa giovanile laureata, con capelli fluenti, a d.

R/ Mitile, circondato da tre delfini, bordo perlinato

Ae, peso medio 2g

Queste sono le referenze che ho trovato per questo tipo (per le abbreviazioni e figure vedi la bibliografia e foto al termine dei miei post)

Montenegro 727 (12mm 2,42g)

SNG Cop 598 (1,73g)

Sambon 851 (3 esemplari: 1,77g; 2,30g; 2,42g)

Garrucci II pag.97 PL.XC_6-8

CMRV 458c

SNG Lloyd 93 (2,18g)

SNG ANS I 773 (2,20)

Hn Italy 544 (13mm 1,7-2,5g)

La seconda richiama sul R/ i tipi della zecca di Neapolis, e presenta una epigrafe molto interessante per i problemi interpretativi che pone agli studiosi:

StazioIRNTHI1990.jpg

D/ Testa giovanile laureata, con capelli fluenti, a d.

R/ Toro androprosopo, con testa di profilo, a s. (più raramente a d.). In alto legenda IDNO.jpg (con varianti)

Ae, peso medio 3,23g

Queste le referenze che ho trovato:

SNG Morcom 97 (2,92g) fig.1

SNG France [6.1] 631 (16mm 3,71g) 632 (15mm 3,15g) 633 (17mm 3,23g) 634 (14mm 3,16g, Retrograda) fig.2-3

Montenegro 726, 728-731; (da 12 a 16 mm; da 2,20 a 4,04g)

Sambon 848-849 (2,93g; 3,20g; 3,46 3,66 3,82)

850 retrograda (3,85 g)

Garrucci II pag.97 PL.XC_6-8; fig.4-5-5b

SNG Cop 596-597; (3,26g, 2,87g) fig.6

SNG Milano III [Campania] 83 (11mm 3,34g)-84 (16mm 3,30g) fig.7

Weber 416-419 fig.8-9

CMRV 458b fig.10

Repertorio pag.29 fig.11

MNN 956-965

HN Italy 543 (14-16mm; 2,9-4,1g)

KM Berlin pag.162 (8), PL.VII_104 fig.12-13

SNG Lloyd 94 (2,79g) fig.14

SNG Dreer I 102 (2,77g) fig.15

SNG ANS I 274 (3,73)-275 (3,60)

SNG Aarhus 82-83

Dal punto di vista della massa, notiamo una estrema oscillazione ponderale, comprensibile se consideriamo che la monetazione in bronzo non aveva un valore "reale" legato alla massa, come per quella in argento, dunque la coniazione non era accurata nel controllo dei pesi.

Passiamo al quadro dei rinvenimenti, come scritto da altri utenti nei post precedenti, questo tipo di monete è stato frequentemente trovato in Campania.

Ho modificato una cartina da Google maps mettendo in un quadratino il numero di monete ritrovate in corrispondenza dei vari siti, sulla base di quanto riportato da A. Sambon, A. Stazio e R. Cantilena.

Mappapenisolasorrentina.jpg

In particolare risulta chiaro che la maggior parte dei rinvenimenti è localizzabile sulla penisola sorrentina o ai suoi margini verso l'entroterra (naturalmente esistono eccezioni, ad esempio agli inizi dello scorso decennio, durante i lavori per l'alta velocità nei pressi di Acerra è emersa una necropoli, e nelle tombe 33 e 123 sono state ritrovate 2 monete col tipo del toro androprosopo a legenda IRNTH).

...CONTINUA....

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.....

Relativamente alla legenda, sul R/, Sambon ritiene che la lettura sia IRNTHIE o IRNTHNI.

Essa evidentemente non è greca. Alcuni studiosi la ritengono osca, però il segno O.jpg non compare nell'alfabeto osco, mentre è presente negli alfabeti greco ed etrusco arcaici. Dunque per la maggior parte degli studiosi la legenda è etrusca. Il problema è che tale segno non è stato più usato da greci ed etruschi a partire dal VI sec. a.C., mentre la monetina di bronzo in questione non può essere stata coniata prima della seconda metà del IV. Dunque la legenda resta abbastanza enigmatica.

( P.S. Ringrazio acraf per aver chiarito che si tratta di una iscrizione in Osco, e ne approfitto per chiedergli di fornirmi qualche indicazione bibliografica che possa aiutarmi a capire meglio questa antica lingua italica)

Riguardo la localizzazione del centro di emissione, secondo Fiorelli e Garrucci la legenda e le sue varianti, sono da attribuire alla città di Irnum presso Salerno, sulle rive del fiume Irnum. (tuttavia non esistono evidenze archeologiche a sostegno di questa tesi.)

Beloch localizza la città nel Picenum, suggerendo il nome di Arinthe o Arnthe, citato da Ecateo, che tuttavia ne scrisse come di un centro enotrio.

Sulla base dei dati relativi ai rinvenimenti (vedi anche cartina nel post precedente) Stazio mette in discussione la classica identificazione del centro di emissione con Irnum, basata non su evidenze archeologiche, ma sulla esistenza di un fiume di nome Irno (che al tempo di Fiorelli sfociava poco a sud di Salerno), che portò Fiorelli a postulare l'esistenza di un omonimo centro etrusco lungo il fiume. La tesi di Fiorelli fu accolta e riproposta senza riserve da quasi tutti gli studiosi che seguirono: Garrucci, Sambon, Head, ecc.

Nel 1945 V. Panebianco nel suo libro "La colonia romana di Salernum" arrivò addirittura, sulla base della tesi del Fiorelli, a far derivare il nome stesso di Salerno da "salum Irni", ossia il "porto di Irnum".

Stazio riporta come tuttavia P. Zancani Montuoro nel 1949 dimostrò senza dubbio che il nome del fiume Irno non è antico, ma deriva dalla moderna corruzione dell'antico nome Lirinus, finché nell'uso Italiano l'iniziale venne fusa e scambiata con l'articolo, diventando "l'Irno".

Dunque l'argomento principale a sostegno della supposta esistenza di Irnum è in realtà senza alcun fondamento consistente.

Come possibile alternativa alla traballante ipotesi del Fiorelli (ma senza mai sbilanciarsi in affermazioni perentorie, come era nel suo stile), Stazio cita una ipotesi formulata già nel 1836 da F. Avellino, che però fu ignorata da tutti gli studiosi contemporanei (come Fiorelli) o successivi (come Sambon), ma che i ritrovamenti documentati dalla prima metà dell'800 ad oggi sembrano invece confermare. In breve, Avellino propose di interpretare "IRNTHI" come corrispondente a "sIReNTHI". Dunque Stazio suggerisce di prendere in considerazione l'ipotesi di una attribuzione alla antica Sorrento. Tale ipotesi è sostenuta appunto dalla osservazione che la maggior parte dei ritrovamenti di queste monete è localizzabile proprio alla punta della penisola sorrentina, tra Sorrento e Punta della Campanella, dove un tempo sorgeva un santuario di Athena citato dalle fonti antiche. Secondo Stazio si potrebbe anche pensare che l'emissione in questione (che data la varietà di coni non fu di breve durata), possa essere stata motivata dalle esigenze del santuario, che sembra godesse di una propria autonomia.

BIBLIOGRAFIA

Attilio Stazio ("Monete a leggenda Irnthi" (1990); in: Scritti di Numismatica, Claudio Grenzi Editore 2011)

Renata Cantilena (Presenza e funzioni della moneta nelle Chorai delle colonie greche della Campania; pag.171-193 in: Presenza e funzioni della moneta nelle chorai delle colonie greche dall'Iberia al Mar Nero. Atti del XII Convegno organizzato dall'Università "Federico II" e dal Centro Internazionale di Studi Numismatici. Roma 2004)

CMRV (Catalogue d’une Collection de Médailles des Rois et des Villes de l’ancienne Grèce; en vente a l’amiable avec les prix fixes à chaque numéro – Europe, Asie et Afrique – Chez Rollin et Feuardent, Antiquaries, 12, Rue Vivienne – Paris 1864 )

Garrucci II (Le monete della Italia Antica, raccolta generale del P. Raffaele Garrucci; Parte seconda: monete coniate; Roma 1885)

HN Italy (Historia nummorum Italy; by N.K. Rutter; British Museum Press 2001)

KM Berlin (Konigliche Museen zu Berlin – Beschreibung der Antiken Münzen; Dritter Band Abtheilung 1 – Italien; W. Spemann, Berlin 1894)

MNN (Catalogo del Museo Nazionale di Napoli – Medagliere; I Monete Greche; Napoli 1870)

Montenegro (Monete di Italia Antica e Magna Grecia; Eupremio Montenegro; Brescia 1996)

Repertorio (Repertorio, ossia descrizione e tassa delle monete di città antiche comprese ne’ perimetri delle provincie componenti l’attuale Regno delle due Sicilie al di qua del faro. Per Gennaro Riccio – Napoli 1852)

Sambon (Les monnaies antiques de l'Italie – Tome premier; Etrurie, Ombrie, Picenum, Samnium, Campanie, Cumes et Naples; par Arthur Sambon; Paris 1903)

SNG Aarhus (Sylloge Nummorum Graecorum Aarhus. Part 1: Collections of Herman Ernst Freund and William Larsen. Aarhus University. 1986)

SNG ANS I (Sylloge Nummorum Graecorum; The Collection of the American Numismatic Society; Part I Etruria – Calabria; New York 1969)

SNG Cop (Sylloge Nummorum Graecorum, the Royal collection of coins and medals. Danish National Museum - Italy ; Sunrise Pubblications, West Milford 1981)

SNG Dreer I (Sylloge Nummorum Graecorum; Sammlung Dreer/Klagenfurt; I Teil Italien-Sizilien; Klagenfurt 1967)

SNG France [6.1] (Sylloge Nummorum Graecorum France 6.1, Departement des monnaies, medailles et antiques. Italie: Etrurie - Calabre; Paris 2003)

SNG Lloyd (Sylloge Nummorum Graecorum Volume II The Lloyd Collection; London 1933-1937)

SNG Milano III (Sylloge Nummorum Graecorum Milano, Civiche Raccolte Numismatiche Volume III: [Campania]-[Apulia]-[Calabria]; Milano 1989)

SNG Morcom (Sylloge Nummorum Graecorum Volume X The John Morcom collection of western greek bronze coins; Oxford 1995)

Weber (Descriptive Catalogue of the collection of Greek Coins formed by Sir. Hermann Weber M.D. 1823-1918 – The Weber Collection, Volume I: Greek Coins: Auriol find class – Hispania – Gallia – Britannia – Italy and Sicily; by L.Forrer; Spink & Son Limited, London 1922)

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grazie a Medusa (che saluto cordialissimamente dopo lunga pezza :) e grazie a Taras la cui ipotesi dell-Avellino sembra essere altamente plausibile (mi sorprende solo l-inserimento del Montenegro tra i testi di riferimento, per il resto concordo in toto).

Non ho pero potuto fare a meno di notare che nel post 18 la figura 3 (n.634 ma non viene citata la fonte) sembra riportare il TH (che sia Osco o meno) in seconda posizione e non in quarta come nelle altre - la foto pero non e chiara quindi potrei sbagliare io nella segnalazione).

Un bravo epigrafista comunque dovrebbe poter chiarire se le lettere della legenda (tutte non una sola) si riferiscano all-alfabeto osco piuttosto che all-etrusco o ad altri alfabeti arcaici.

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E' un piacere osservare come confluiscono vari contributi, anche più aggiornati:

A Taras ho già scritto per vari testi di consultazione.

Comunque non è corretta la frase:

Essa evidentemente non è greca. Alcuni studiosi la ritengono osca, però il segno O.jpg non compare nell'alfabeto osco

Questo segno compare sia nell'etrusco che anche nell'osco, come si può vedere nella tabella allegata:

post-7204-0-12621600-1343082259_thumb.jp

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Ciao numa,

sono d'accordo con te sul fatto che il Montenegro sia un testo poco affidabile, spesso le descrizioni delle monete e le referenze bibliografiche riportate sono a dir poco inesatte, infatti non lo uso mai come referenza primaria, e controllo sempre che, come in questo caso, ciò che scrive corrisponda a quanto riportato da autori più seri. Non ti dico la confusione che mi creava all'inizio, quando possedevo pochi testi su cui confrontare le sue attribuzioni (ad esempio sui dioboli tarentini, dove Montenegro confonde clamorosamente elmo attico e corinzio).

La fonte della figura 3 è citata nel mio post #16 (tutte le figure del post #18 si riferiscono alle figure riportate accanto alle referenze del #16). In effetti, come hai notato, la O è in seconda posizione, e la N sembra retrograda.

SNG France [6.1] 631 (16mm 3,71g) 632 (15mm 3,15g) 633 (17mm 3,23g) 634 (14mm 3,16g, Retrograda) fig.2-3

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E' un piacere osservare come confluiscono vari contributi, anche più aggiornati:

A Taras ho già scritto per vari testi di consultazione.

Comunque non è corretta la frase:

Essa evidentemente non è greca. Alcuni studiosi la ritengono osca, però il segno O.jpg non compare nell'alfabeto osco

Questo segno compare sia nell'etrusco che anche nell'osco, come si può vedere nella tabella allegata:

post-7204-0-12621600-1343082259_thumb.jp

I tuoi post sono come sempre chiarificatori acraf!

In effetti la frase "Alcuni studiosi la ritengono osca, però il segno O.jpg non compare nell'alfabeto osco" I'ho tratta dall'articolo di Stazio, senza verificare. Grazie della precisazione, e dei testi che mi hai consigliato per l'alfabeto osco e messapico. ;)

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grazie a Medusa (che saluto cordialissimamente dopo lunga pezza :) e grazie a Taras la cui ipotesi dell-Avellino sembra essere altamente plausibile (mi sorprende solo l-inserimento del Montenegro tra i testi di riferimento, per il resto concordo in toto).

Non ho pero potuto fare a meno di notare che nel post 18 la figura 3 (n.634 ma non viene citata la fonte) sembra riportare il TH (che sia Osco o meno) in seconda posizione e non in quarta come nelle altre - la foto pero non e chiara quindi potrei sbagliare io nella segnalazione).

Un bravo epigrafista comunque dovrebbe poter chiarire se le lettere della legenda (tutte non una sola) si riferiscano all-alfabeto osco piuttosto che all-etrusco o ad altri alfabeti arcaici.

In effetti, come si può consultare i vari esempi di catalogazione postati da Taras, la forma dell'etnico di Irnthi è piuttosto variabile, con almeno 5 o 6 varianti, soprattutto per spostamenti di almeno una lettera (in genere la TH) rivelando anche una scarsa dimestichezza dell'incisore con la lingua scritta.

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