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La Piastra Napoletana


Risposte migliori

In questa Sezione vediamo spesso e da anni postate Piastre e Piastre Napoletane…..ma si è mai parlato di essa in senso generico cercando di dare una definizione ?

Desidero aprire questa discussione sperando che ognuno di noi possa contribuire nell’apportare quanto più notizie possibili su di essa e sulla sua coniazione.

Introdotta in Italia dagli Spagnoli nel XVII Secolo, viene battuta in varie zecche.

La più famosa è quella coniata nel Regno di Napoli, di Sicilia e poi del Regno unito delle Due Sicilie.

Il nome fu dato alla moneta d’argento di grande modulo da 120 Grana (ca. 40 mm) e dal peso di 26/28 grammi.

Esisteva anche la Piastra Siciliana che aveva però un valore diverso da quella Napoletana.

Nel 1812 Gioacchino Murat la sostituì con l’introduzione del Franco delle Due Sicilie; dopo la restaurazione la Piastra fu ripristinata per essere sostituita, con il nuovo assetto uscito dal Congresso di Vienna e la nascita del Regno delle Due Sicilie, dalla Piastra delle Due Sicilie, che era organizzata nello stesso modo. (in Grana).

Aggiungo poi………...vi siete mai chiesti quale possa essere stata la prima Piastra e sotto quale sovrano della monetazione Napoletana è stata coniata ?

Modificato da peter1
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Eccone una. Nel 1731 venne per la prima volta apposta su uno scudo d'argento la dicitura 120 GRANA, ma non dimentichiamo che il ducato da 100 grana del 1684 venne portato a 132 grana nel 1691 in base all'adeguamento del valore dell'argento in quell'anno, ecco una tabella estrapolata da uno studio del Bovi.

argentodicarloii.jpg

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Modificato da francesco77
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Civitas Neapolis lotto 418 :good: è la prima moneta che è stata chiamata Piastra Napoletana ed è del 1731 sotto la sovranità di Carlo VI (1707 - 1734);

Maestro di zecca, Virgilio Martenise ;

Maestro di prova, Francesco Antonio Ariani ;

Incisore, Giovanni de Gennaro.

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Civitas Neapolis lotto 418 :good: è la prima moneta che è stata chiamata Piastra Napoletana ed è del 1731 sotto la sovranità di Carlo VI (1707 - 1734);

Maestro di zecca, Virgilio Martenise ;

Maestro di prova, Francesco Antonio Ariani ;

Incisore, Giovanni de Gennaro.

Francè...ricordi in che stato di conservazione era e che prezzo ha realizzato ?

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Civitas Neapolis lotto 418 :good: è la prima moneta che è stata chiamata Piastra Napoletana ed è del 1731 sotto la sovranità di Carlo VI (1707 - 1734);

Maestro di zecca, Virgilio Martenise ;

Maestro di prova, Francesco Antonio Ariani ;

Incisore, Giovanni de Gennaro.

Francè...ricordi in che stato di conservazione era e che prezzo ha realizzato ?

Ciao Pietro, a mio parere personale è il migliore esemplare che sia mai apparso sul mercato, l'esemplare della NAC 16 era altrettanto bello ma aveva una mancanza di metallo abbastanza evidente sul bordo (forse era un tondello irregolare). Questo in particolare realizzò intorno ai 5000 più diritti, ora non ricordo, si tratta comunque di una cifra irrisoria per un capolavoro del genere, oggi varrebbe almeno 10-12 mila.

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A dire il vero è stata presentata una ,sempre del 1731,in alta conservazione nell'asta n°5 di ArtCoins Roma lotto n°957

http://www.mcsearch.info/images/76/756667.jpg

Poi ricordo una recente asta ,di qualche anno fa,in cui compariva una serie di Piastre di Carlo VI in alta conservazione

Il termine "Piastra"mi da l'idea che sminuisca la moneta ed i 120 Grana li chiamo come tali,ma mai "Piastre"

--odjob

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A dire il vero è stata presentata una ,sempre del 1731,in alta conservazione nell'asta n°5 di ArtCoins Roma lotto n°957

http://www.mcsearch....s/76/756667.jpg

Poi ricordo una recente asta ,di qualche anno fa,in cui compariva una serie di Piastre di Carlo VI in alta conservazione

Il termine "Piastra"mi da l'idea che sminuisca la moneta ed i 120 Grana li chiamo come tali,ma mai "Piastre"

--odjob

Ciao Odjob, questa di Artconis è la stessa della NAC 16, anche se bellissima ha una mancanza nel tondello a ore 1. E poi non dimentichiamo che quando due monete combattono ad armi pari alla fine è la patina che fa la differenza. ;)

Modificato da francesco77
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A dire il vero è stata presentata una ,sempre del 1731,in alta conservazione nell'asta n°5 di ArtCoins Roma lotto n°957

http://www.mcsearch....s/76/756667.jpg

Poi ricordo una recente asta ,di qualche anno fa,in cui compariva una serie di Piastre di Carlo VI in alta conservazione

Il termine "Piastra"mi da l'idea che sminuisca la moneta ed i 120 Grana li chiamo come tali,ma mai "Piastre"

--odjob

A me no Od..............mi riempie la bocca :blum: :blum:

Modificato da peter1
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Civitas Neapolis lotto 418 :good: è la prima moneta che è stata chiamata Piastra Napoletana ed è del 1731 sotto la sovranità di Carlo VI (1707 - 1734);

Maestro di zecca, Virgilio Martenise ;

Maestro di prova, Francesco Antonio Ariani ;

Incisore, Giovanni de Gennaro.

Francè...ricordi in che stato di conservazione era e che prezzo ha realizzato ?

Ciao Pietro, a mio parere personale è il migliore esemplare che sia mai apparso sul mercato, l'esemplare della NAC 16 era altrettanto bello ma aveva una mancanza di metallo abbastanza evidente sul bordo (forse era un tondello irregolare). Questo in particolare realizzò intorno ai 5000 più diritti, ora non ricordo, si tratta comunque di una cifra irrisoria per un capolavoro del genere, oggi varrebbe almeno 10-12 mila.

4600 + diritti.

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[.....] e questa è la seconda con il nome "Piastra Napoletana" (e per la gioia di Odjob G.120) coniata e recante la data 1733 che a differenza della sua metà non è stata battuta con il millesimo 1732 la quale Metà però ha il primato della data 1730.

PIASTRA del 1733 - Asta ArtCoins del 14 maggio 2012 lotto 958

post-21354-0-00292700-1345803673_thumb.j

Modificato da peter1
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Il termine "Piastra"mi da l'idea che sminuisca la moneta ed i 120 Grana li chiamo come tali,ma mai "Piastre"

--odjob

Credo che il termine Piastra fosse molto in uso fra la popolazione, al contrario di 120 grana (al limite l'avebbero chiamata "pezzo da 12 carlini") perché dalle mie parti è ancora noto alle persone di una certa età (e non certo perché circolassero nei loro anni migliori, ma magari perché rimaste nel linguaggio)

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Guest fabrizio.gla

Concordo con @@BiondoFlavio82, d'altronde se pensiamo che per la massa, era d'uso comune chiamare le pezze monetali con altri nomi, vedi ad esempio gli scudi, palanconi, palanche o zanette, carlini e cingranelle... e chi ne ha più ne metta :)

@

Ciao Pietro, metto un riferimento fotografico più grande di quello che hai messo tu ;)

image00958.jpg

PIASTRA del 1733 - Asta ArtCoins del 14 maggio 2012 lotto 958

Ciao a tutti

F.

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credo che questa discussione si protrarrà per lungo....lungo tempo :)

Da queste prime battute........non avete rilevato già un primo dato alquanto strano ?

Sotto Carlo VI quindi le prime Piastre...........ma non è strano osservare che la prima ad essere stata coniata e la Mezza Piastra del 1730 senza la relativa corrispondente Piastra che troviamo solo con la data 1731 ? :blum:

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Civitas Neapolis lotto 418 :good: è la prima moneta che è stata chiamata Piastra Napoletana ed è del 1731 sotto la sovranità di Carlo VI (1707 - 1734);

Maestro di zecca, Virgilio Martenise ;

Maestro di prova, Francesco Antonio Ariani ;

Incisore, Giovanni de Gennaro.

C'è un dubbio sull'attribuzione della firma dell'incisore su alcune monete napoletane del '700. Dubbio già sollevato in un mio studio sui dritti e rovesci, di seguito un passo di quest'ultimo:

" ......... Tutte le monete napoletane di Filippo V e in parte di carlo VI d’Asburgo invece, portano le sigle IM, iniziali dell’incisore Giovanni Montmain, quest’ultimo già autore di numerose monete napoletane di Carlo II di Spagna (cfr. Francesco di Rauso. Le monete napoletane di Carlo II ed un inedito tarì del 1683. Cronaca Numismatica 231/232. Luglio/Agosto/Settembre 2010). Troviamo poi la firma di un certo De Gennaro sulle ultime emissioni napoletane di Carlo VI d’Asburgo e in molti casi non è possibile attribuire quei coni ad Antonio Maria, già….. perché nel dritto del 24 grana del 1730 (rif. Pannuti Riccio 12, Civitas Neapolis 429/430) compaiono le sigle G DG che stando ad alcune fonti d’archivio risultano appartenere a Giovanni Casimiro De Gennaro, probabilmente figlio di Antonio Maria.

Ritengo, per tanto, impossibile stabilire con precisione la paternità di tutte le altre monete napoletane di Carlo VI d’Asburgo e di Carlo di Borbone (quest’ultimo fino al 1744) con sigle D’G o De G in quanto non si sa se appartenenti a Antonio Maria o Giovanni Casimiro De Gennaro. Sappiamo per certo che il primo morì nel 1744 e quindi solo dopo tale data possiamo dire che tali iniziali appartengano con sicurezza a Giovanni Casimiro De Gennaro.....

Dal volume di D’Auria (Il Medagliere, avvenimenti al Regno delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Regno di Sicilia 1735-1861. Napoli, 2006) sono riportate le seguenti notizie: ….De Gennaro Antonio Maria, detto anche Antonio de Januario (1679-1744) era figlio di un incisore di coni a Napoli. Fra il 1702 e il 1730, lavorò principalmente a Vienna e a Napoli. Inoltre lavorò a Salisburgo, poi in Sassonia ed in Polonia. Nel 1731 occupò la carica di direttore alla zecca di Vienna, e morì nel 1744 probabilmente a Napoli. …..

De Gennaro Giovanni Casimiro, medaglista ed incisore di coni, fu attivo alla zecca di Napoli fra il 1734 e il 1768; probabilmente era figlio del più celebre medaglista ed incisore Antonio de Januario (m.1744), che aveva lavorato alla zecca di Napoli e di Vienna…..”.

E’ chiaro che dopo aver letto queste biografie viene da pensare che Giovanni Casimiro De Gennaro, avendo firmato la sua prima moneta nel 1730 (sigle G DG) abbia ricoperto la carica di incisore già prima del 1734 ma ad ogni buon conto è importante sottolineare che l’ubicazione della firma dell’incisore e le cifre che contraddistinguono il valore nominale sono elementi che di regola indicano quale sia il dritto e quale il rovescio, basti notare che le sigle FB / A del maestro di zecca Francesco Maria Berio (1734-1736) e del maestro di prova Francesco Antonio Ariani sono posizionate sul lato dello stemma come in tutte le altre monete napoletane coeve. Il mio giudizio personale è in linea con gli autori del Pannuti Riccio che considerarono come dritto il lato con il Sebeto sia per la piastra che per la mezza piastra napoletana di Carlo di Borbone (1734-1759). Tuttavia, se così non fosse, i nominali del tipo “Sebeto” non rappresentano l’unico caso in cui le iniziali dell’incisore vennero apposte al rovescio, anche la piastra e la mezza piastra del tipo “FIRMATA SECURITAS” riportano le sigle De G sul lato della donna seduta con bambino sulle ginocchia (come se non bastasse, al rovescio, oltre le sigle De G troviamo anche quelle dei maestri di zecca e di prova). Seguendo le indicazioni date da Traina nel suo studio del 1997 citato poc’anzi (per le monete di Ferdinando I d’Aragona), anche il borbonico motto propagandistico DE SOCIO PRINCEPS alluderebbe al sovrano stesso e quindi parte integrante di un’iconografia chiaramente riconducibile alla figura stessa del sovrano. Rammento infatti che DE SOCIO PRINCEPS è tradotto “DA ALLEATO, SOVRANO” e sottolineò che il giovane sovrano, benché figlio di Filippo V re di Spagna (quest’ultimo governò Napoli decenni prima come vicereame), divenne sovrano di una nazione libera e indipendente. Difatti, nonostante le origini franco - spagnole del giovane Don Carlos, i suoi discendenti divennero immediatamente fondatori di una dinastia autoctona.

Nel volume di Don Placido Troyli (Istoria generale del Reame di Napoli Tomo IV, parte III. Napoli, 1751 – pag. 174) c’è un chiaro riferimento alle due sopra-citate monete, di seguito alcuni passi del volume: “ ……nell’anno 1734, entrando vittorioso in Napoli, fè coniare due Monete di Argento (non avendo finora fatto zeccare Monete di Rame), il DODICI, ed il SEI CARLINI, tutto di uno stesso impronto, cioè coll’Armi Reali di Spagna inquartate co’ Gigli di Parma, e colle Palle di Toscana da una parte, e coll’Epigrafe: CAROLUS REX NEAPOLIS, HISPANAE INFANS; e dall’altra il Monte Vesuvio fumante con un Nettuno alla di lui falda; e col motto: DE SOCIO PRINCEPS……”.

Si tratta di un tipo monetale in cui la classificazione merita ulteriori indagini ed approfondimenti ma considerando che al momento le cronache del Troyli sono le uniche che ne narrano, ritengo corretto, per il momento, seguire tali indicazioni e considerare lo stemma coronato con il nome del re al dritto. Non si esclude che in futuro possa venir fuori un documento della zecca partenopea che stabilisca ufficialmente quale sia il vero dritto. Solo così potremo commentare l’attendibilità dei criteri di classificazione di Troyli o degli autori del Pannuti-Riccio. ....."

Ed ecco una bellissima medaglia in bronzo del 1725 coniata a Vienna, opus: Antonio Maria De Gennaro.

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uhmm.........c'è qualcosa che non mi torna:

sulla mezza piastra che ho appena postato cioè del 1730 trovo le firme dell'incisore G G quindi andrebbero ricondotte a Giovanni de Gennaro e non ad Antonio Maria !!

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credo che questa discussione si protrarrà per lungo....lungo tempo :)

Da queste prime battute........non avete rilevato già un primo dato alquanto strano ?

Sotto Carlo VI quindi le prime Piastre...........ma non è strano osservare che la prima ad essere stata coniata e la Mezza Piastra del 1730 senza la relativa corrispondente Piastra che troviamo solo con la data 1731 ? :blum:

Francè.....e di questo che mi dici ?

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credo che questa discussione si protrarrà per lungo....lungo tempo :)

Da queste prime battute........non avete rilevato già un primo dato alquanto strano ?

Sotto Carlo VI quindi le prime Piastre...........ma non è strano osservare che la prima ad essere stata coniata e la Mezza Piastra del 1730 senza la relativa corrispondente Piastra che troviamo solo con la data 1731 ? :blum:

Francè.....e di questo che mi dici ?

Mistero della fede! :search:

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uhmm.........c'è qualcosa che non mi torna:

sulla mezza piastra che ho appena postato cioè del 1730 trovo le firme dell'incisore G G quindi andrebbero ricondotte a Giovanni de Gennaro e non ad Antonio Maria !!

E' probabile che sia Giovanni Casimiro De Gennaro, la sigla G G parla chiaro, ma le altre D'G e De G come le interpretiamo?

mezzapiastra1731itipo.jpg

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Dalla tua domanda presumi che dal 1730 al 1744 indiscriminatamente ambedue avrebbero potuto siglare le monete.....giusto ?.

Francè...non scherziamo non solo perchè lo riporta il Bovi (BCNN An. XL 1955) documento ASN - Dipendenze della Sommaria - Zecca Fascio 14

ma anche per altri e sostanziosi motivi:

le monete incriminate, diciamo meglio presunte (dove si potrebbe dare adito ad ambiguità) sarebbero quindi solo quelle con la sigla D'G o DG (sotto Carlo VI e appena 4 monete) e De G (sotto Carlo di Borbone).......però attento solo fino al 1744 vale a dire solo e soltanto le Piastre e Mezze Piastre del tipo "Sebeto" con la sola data 173435-36, tutte le altre monete (rame compreso) e la continuazione delle Sebeto riportano le sigle uguali De G

Secondo te è mai possibile ?

No credo che Antonio Maria stava bene in Austria in quel periodo.

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Modificato da peter1
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Dopo le prime due Piastre coniate sotto il Regno di Carlo VI mi inoltro nel periodo Borbonico....qui oltre a descrivere le Piastre di questi sovrani affiancherò anche qualche notizia a riguardo.

P.S. Tutte le foto delle monete sono tratte dal sito del portaledelsud a cura di Francesco di Rauso e le monete sono state esitate all'asta Civitas Neapolis, quando diversamente, farò il dovuto riferimento.

A Napoli la monarchia Borbone si costituì grazie agli abilissimi maneggi della regina Elisabetta Farnese, seconda moglie di Filippo V re di Spagna.

In realtà, gli eventi che portarono all’insediamento dei Borbone di Spagna sul trono di Napoli e Sicilia avevano preso avvio molto tempo prima.

Il 10 maggio dell’anno 1734 Napoli era pronta ad accogliere il suo giovane re, Don Carlos; l’evento era straordinario, si festeggiava la nascita, o meglio, la rinascita di un regno sotto una dinastia, quella dei Borbone, destinata a regnare sull’Italia meridionale fino al 1860.

Nel 1734, a Napoli l’unità monetaria di base era il Ducato, una massa di argento del peso di grammi 22 circa e contenente 9/10 di fino e 1/10 di lega (rame).

Il ducato si divideva in 10 Carlini, ognuno dei quali composto da 10 Grani, ognuno dei quali da 12 Cavalli.

In argento, Carlo di Borbone, continuò le coniazioni delle Piastre, del valore di 12 Carlini, o 120 Grani e della loro Metà, 60 Grana;

In esse si legge il motto “De Socio Princeps” da Alleato a Sovrano, un’evidente allusione al fatto che il Regno di Napoli, prima “viceregno asburgico” e “provincia spagnola”, è divenuto con lui nazione indipendente e sovrana a tutti gli effetti dopo due secoli di duro dominio straniero.

Il Sebeto, con sembianze di divinità fluviale, assurge la rappresentazione dell’intero Reame che attende gli avvenimenti.

La ricca scenografia presente sul dritto di queste monete ha un significato molto importante: Il Sebeto, noto fiume sotterraneo di Napoli da secoli simbolo della città partenopea, oggi però prosciugato, viene personificato in un uomo barbuto poggiato con il braccio destro su un anfora dalla quale fuoriesce dell’acqua mentre con il braccio sinistro regge una pala, quest’ultima simbolo della produttività del regno, alle spalle del Sebeto troviamo un pino mediterraneo, albero molto diffuso nel regno e sullo sfondo il golfo di Napoli con il Vesuvio fumante, in alto il rassicurante motto “ DE SOCIO PRINCEPS”, stante a significare che il regno di Napoli non era più una provincia soggetta ad altri regni, ma uno stato libero e indipendente.

Questi pezzi, dal titolo di circa 900 millesimi, furono emessi dal 1734 al 1736 e dal 1747 al 1749.

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Modificato da peter1
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