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IGNORED

MINIERE E MONETE


Risposte migliori

Poco si parla dell'attività mineraria nel medioevo, le notizie che abbiamo derivano dalle fonti scritte non moltissime invero, ma non è facile trovare delle correlazioni tra le quantità di produzione e le monetazioni dell'epoca.

Non sono molte le notizie che derivano dall'archeologia mineraria, anche perchè molte delle vecchie strutture sono state distrutte .

In qualche caso tipo Rocca S.Silvestro abbiamo maggiori informazioni in quanto c'è stato uno studio accurato sulla zona,ma non sono molti i casi di questo genere.

Eppure attività mineraria , economia e monetazione sono correlati e complementari anche se a volte non sempre queste si cercano e non sempre si indaga sulle relazioni tra loro.

Diversi autori hanno comunque affrontato l'argomento,Matzke nelle " Le zecche italiane ", Monica Baldassarri in " Zecca e monete del comune di Pisa " gli dedica un capitolo, Peter Spufford in " Money and its use in Medieval Europe " propone la sua tesi anche se in un ambito europeo della dipendenza almeno parziale di tutta l'economia medievale all'attività mineraria.

In un ambito europeo dove le miniere del Rammelsberg e della Sassonia avevano la loro importanza, anche l'Italia comunque con miniere di dimensioni minori ebbe la sua parte e fu decisiva nello sviluppo monetario ed economico della penisola .

Con l'argento e il rame prodotto e la fame di monete che si sviluppò progressivamente diventava importante avere un dominio ed influenza sulle zone minerarie più ricche e vicine, tutto questo permetteva una maggiore produzione di moneta e il conseguente prevalere sulle zecche vicine.

Abbastanza emblematico è il caso della lotta per il predominio di queste tra Lucca e Pisa : in questo caso,ma credo che il concetto si possa ampliare anche ad altri, gli intrecci non sono solo economici e monetari, ma entrano anche in gioco gli aspetti politici che poi risultano decisivi.

E Pisa grazie alle alleanze politiche sia imperiali che signorili costruisce il suo successo sulla vicina rivale e e riesce così a produrre un maggior circolante di moneta.

Fino a che le risorse non si esaurirono e diminuirono e non vennero alla luce strumenti alternativi di pagamento, l'intreccio a questo punto miniera,economia, produzione monetaria, politica e buone alleanze fu, secondo me, un punto centrale dell'economia medievale con le miniere grande protagoniste dell'epoca.

Ovviamente l'argomento è molto vasto e può produrre molte ulteriori osservazioni o punti di vista.

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molte delle officine medievali sono sorte proprio nei pressi delle zone minerarie. Esaurita la miniera, spesso cessava anche l'attività monetale. Tra i vari esempi in Italia, le colline metallifere della Toscana e l'Iglesiente.

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Si, ne abbiamo di importanti in Toscana, Montieri ,Rocca San Silvestro, Lunigiana, Garfagnana, ma anche la Sardegna fu molto funzionale con lotte tra Genova e Pisa per il possesso, ma anche Massa Marittima che ebbe un privilegio papale nel 1066 affinchè il Vescovo potesse avere i suoi diritti che includevano anche l'isola d'Elba, ma forse il caso più interessante ,oltre anche a una attività estrattiva nel vercellese, fu quello di Ardesio nella Valle Seriana che è forse una delle miniere più documentate dell'epoca.

In Ardesio si erano formate delle società formate dagli abitanti della valle che poi gestivano le miniere,le società poi versavano un fitto e un censo al Vescovo per avere il diritto di estrazione.

Ci fu inizialmente una vendita libera che andava essenzialmente a finire alla zecca di Milano, poi nel 1229 il Comune di Bergamo impedì di portare fuori della città l'argento, ma successivamente in corrispondenza della riapertura del libero commercio, si rifiutarono di pagare il censo al Vescovo e le società dei cittadini locali gestirono tutto loro.

C'è anche da dire che nel 1200 la produzione monetaria di Bergamo era veramente molto elevata, mentre Milano oltre a servirsi, quando possibile, dell'argento delle montagne bergamasche e bresciane,si serviva comunque anche nei centri importanti europei dell'epoca, Freiberg e Friesach.

Ma già nel 1300 la produzione di metalli nella bergamasca diminuì in modo sensibile.

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In effetti è un argomento che abbiamo trattato solo in modo superficiale qui e là nelle varie discussioni.

Come ha ben focalizzato Mario l'estrazione dei vari minerali è stata di vitale importanza in vari periodi storici (ma anche preistorici e protostorici). Sicuramente ha influito nel cammino intrapreso dall'umanità in una direzione ben precisa piuttosto che in altre.

La bibliografia non manca certamente. Oltre ai testi eccellenti citati sopra vi consiglio di leggere "Il metallo nel Medioevo" di Francesca Zagari edito da Palombi Editori. Non costa molto ed affronta l'argomento in generale e in modo chiaro.

Saluti a tutti i partecipanti

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Da Peter Spufford " Potere e profitto " può essere interessante riportare questo schema con i più importanti giacimenti d'argento e oro europei dal sec. X al XV :

ARGENTO

GOSLAR dal x al XII e XV secolo

MONTIERi, FRIESACH, FREIBERG dal XII al XIII secolo

IGLESIAS dal XIII al XIV secolo

JIHLAVA nel XIII secolo

KUTNA HORA dal XIV al XV secolo

BANSKA STIAVNICA dal XIV al XV secolo

SREBENICA, NORO BRDO all'inizio del XV secolo

SCHAZ, SCHNEEBERG dal XV al XVI secolo

ORO

KREMNICA dal XIV al XV secolo

Ma potremo tornare a riparlarne se vorrete....

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Un caso emblematico e interessante, oltre ad essere stato ben studiato anche dal punto di vista archeologico è quello del Castello e borgo di Rocca San Silvestro presso campiglia Marittima.

Gli scavi hanno riportato nel sito un'attività mineraria almeno dal XII secolo e con un livello importante di estrazioni nel 1200.

La produzione era gestita da nobili locali i Della rocca, feudatari dei Conti della Gherardesca ,è uno di quei pochi casi di estrazione gestita direttamente dai nobili del posto e si presume che l'argento e il rame estratti dal sito finissero poi all'amica Pisa, città vicina e che aveva stretto buoni rapporti con gli stessi nobili locali.

Il centro è risultato importante come attività mineraria e metallurgica, venivano lavorati sia ferro, rame, ma forse anche zinco e piombo, il tutto era accentrato nello stesso castello con forse della delocalizzazioni per alcune lavorazioni.

La storia di Rocca San Silvestro denota che l'attività mineraria e metallurgica poteva diventare al tempo attività economica fruttifera e strategica, le grandi casate della zona lo capirono e con accordi politici e diplomatici con le autorità pisane riuscirono a costruire una collaborazione.

L'intreccio come riferisce la Baldassarri non era di poco conto perchè diversi canali furono interessati, quali l'Imperatore,l'Arcivescovado, le stesse famiglie signorili della zona, la città pisana che con questo accordo aveva la possibilità di avere altre risorse necessarie per una produzione monetaria importante e poter superare in circolante l'avversaria e vicina Lucca.

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Ciao Mario, complimenti per l'argomento estrapolato... Hai risorse infinite! A mio giudizio potevano esserci miniere d'argento anche in Lombardia, come tu ben sai, ho trovato la presenza in un manoscritto del XV secolo dell'argento Lombardo dorato e dell'argento ambrosiano.

E' un argomento un pò difficile da trattare ma si potrebbero fare delle scoperte significative che cambierebbero un pò la storia.

Io, se fossi in te, partirei cercando di capire quale tipo di metallo monetale veniva utilizzato nelle aree più importanti e poi vedere dove veniva acquistato o estratto dalle proprie miniere.

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Graze Gaff dei complimenti in ambito forum se non hai almeno qualche gratifica non procedi ,è l'unico motore che ci permette di continuare,se mancano anche quelle allora è meglio fare lo studioso solitario e poi divulgare nei modi opportuni personali, procedura che anche nel forum è molto seguita, però non offre nulla al forum stesso e alla divulgazione sullo stesso, sono due modi di agire diversi.

Scusate questa digressione ma credo fosse opportuno per i bravi volontari attori del forum che danno a volte anche in solitudine questa distinzione .

Ma torniamo a noi , ho fatto un accenno su Milano però in ambito 1200- 1300 forse prima del periodo a cui tu fai riferimeno, Milano si riforniva da quanto risulta dalle attigue valli bergamasche e bresciane di argento, che rifornivano anche la città di Bergamo.

Di certo Bergamo quando chiuse il libero commercio Miano si diresse verso l'acquisto in Germania di argento ; comunque la Germania era comunque il riferimento milanese importante e primario,forse andare in Germania certamente rispetto all'argento bergamasco costava probabilmente di più e magari i profitti potevano essere un poco erosi , di certo però nel pieno 1300 le risorse argentifere lombarde si esauriscono e successivamente rimane la sponda fondamentale germanica e qui torniamo a dove probabilmente volevi partire.

L'argomento sicuramente si presta ad approfondimenti e comunque grazie di avere risposto e aperto una possibile via di discussione.

Modificato da dabbene
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Graze Gaff dei complimenti in ambito forum se non hai almeno qualche gratifica non procedi ,è l'unico motore che ci permette di continuare,se mancano anche quelle allora è meglio fare lo studioso solitario e poi divulgare nei modi opportuni personali, procedura che anche nel forum è molto seguita, però non offre nulla al forum stesso e alla divulgazione sullo stesso, sono due modi di agire diversi.

Scusate questa digressione ma credo fosse opportuno per i bravi volontari attori del forum che danno a volte anche in solitudine, questa distinzione .

Ma torniamo a noi , ho fatto un accenno su Milano però in ambito 1200- 1300 forse prima del periodo a cui tu fai riferimeno, Milano si riforniva da quanto risulta dalle attigue valli bergamasche e bresciane di argento, che rifornivano anche la città di Bergamo.

Di certo Bergamo quando chiuse il libero commercio Miano si diresse verso l'acquisto in Germania di argento ; comunque la Germania era comunque il riferimento milanese importante e primario,forse andare in Germania certamente rispetto all'argento bergamasco costava probabilmente di più e magari i profitti potevano essere un poco erosi , di certo però nel pieno 1300 le risorse argentifere lombarde si esauriscono e successivamente rimane la sponda fondamentale germanica e qui torniamo a dove probabilmente volevi partire.

L'argomento sicuramente si presta ad approfondimenti e comunque grazie di avere risposto e aperto una possibile via di discussione.

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Graze Gaff dei complimenti in ambito forum se non hai almeno qualche gratifica non procedi ,è l'unico motore che ci permette di continuare,se mancano anche quelle allora è meglio fare lo studioso solitario e poi divulgare nei modi opportuni personali, procedura che anche nel forum è molto seguita, però non offre nulla al forum stesso e alla divulgazione sullo stesso, sono due modi di agire diversi.

Scusate questa digressione ma credo fosse opportuno per i bravi volontari attori del forum che danno a volte anche in solitudine, questa distinzione .

Ma torniamo a noi , ho fatto un accenno su Milano però in ambito 1200- 1300 forse prima del periodo a cui tu fai riferimeno, Milano si riforniva da quanto risulta dalle attigue valli bergamasche e bresciane di argento, che rifornivano anche la città di Bergamo.

Di certo Bergamo quando chiuse il libero commercio Miano si diresse verso l'acquisto in Germania di argento ; comunque la Germania era comunque il riferimento milanese importante e primario,forse andare in Germania certamente rispetto all'argento bergamasco costava probabilmente di più e magari i profitti potevano essere un poco erosi , di certo però nel pieno 1300 le risorse argentifere lombarde si esauriscono e successivamente rimane la sponda fondamentale germanica e qui torniamo a dove probabilmente volevi partire.

L'argomento sicuramente si presta ad approfondimenti e comunque grazie di avere risposto e aperto una possibile via di discussione.

Questa pagina tratta da Medio Evo Italiano, 1961 di Gioacchino Volpe mi sembra interessante.

http://www.occxam.it/Storia/Homestoria/Dal1700al1900/Volpe/MEI-Cap1.htm

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Riagganciandomi a quanto detto da Gaff e rileggendo di Carlo M. Cipolla sulla RIN " Argento tedesco e monete genovesi alla fine del quattrocento " si fa un salto in avanti nel tempo e sempre rimanendo su Milano da un codice dal titolo " Constitutiones Ceche " dall'Archivio di Stato di Genova risulta che in quel periodo i genovesi dovendo battere monete d'argento si rifornivano di questo a Milano.

Pagavano questo argento con scudi d'oro , l'oro forse arrivava dall'Africa ; l'argento che invece i genovesi compravano a Milano era senza dubbio di origine tedesca.

Milano era il crocevia commerciale, era un mercato tra i più importanti d'Europa per il commercio dei metalli preziosi e quindi continuava la tradizione del 1200-1300 di servirsi per l'argento delle miniere tedesche .

L' argento delle miniere di Sassonia o del Tirolo giungeva quindi a Milano e si dirigeva poi verso Genova dove diventava subito dopo una bella moneta d'argento di bello stile genovese, ovviamente con le provvigioni pagate ai commercianti milanesi che praticamente erano diventati degli importatori di metalli vari di prestigio.

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Vedo con piacere che oltre al nostro Mario, che funge da albero motore e che ringrazio come sempre, alcuni amici partecipano con interesse alla discussione. Bene.

Mi chiedevo se quando si parla di miniere d'argento (ad esempio leggendo velocemente il lavoro di Volpe (bravo Liutprand) ve ne sono descritte molte) ci si riferisce all'argento allo stato nativo o meno. In base alle mie limitatissime conoscenze riguardo l'argomento sapevo che almeno in Italia questa tipologia di minerale era molto rara e che la maggior parte del prezioso metallo era estratta da solfuri che si trovano nel piombo. Ma forse faccio confusione io.

Ogni considerazione è benvenuta e scusate il fuori tema..... :)

Saluti

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Altro argomento interessantissimo, sui cui per fortuna c'è già molto da leggere e da studiare. Anzi, direi che qui siamo proprio alle radici della questione: nell'epoca della moneta-merce l'approvvigionamento della materia prima era la necessità primaria. Suggerisco anche la lettura di alcuni capitoli del libro di Alan Stahl sulla zecca di Venezia per capire quanto il governo della Serenissima considerasse essenziale l'arrivo di un flusso di metallo continuo e abbondante, e come applicasse anche politiche monetarie molto sofisticate (soprattutto in confronto all'epoca) per attrarre i mercanti di metallo prezioso presso la propria zecca.

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La scarsità dell'argento si fece sentire verso il 1370, nel 1365 Iglesias chiude, poi seguì Kutna Hora ; in compenso ci fu una compensazione anche se diversa con le forniture d'oro dell'Ungheria.

L'oro poteva supplire per le grosse transazioni non per quelle di tutti i giorni, e la carenza d'argento fu vista in Europa come quasi una carestia.

Ci fu una conseguente e ovvia accumulazione ,l'usura sul metallo, la riconiatura ; soltanto Venezia ne uscì abbastanza indenne dal tutto perchè aveva accesso alle nuove miniere serbe o bosniache sia per oro che argento, anche se questi giacimenti non erano molto rilevanti .

Venezia poi esportava verso il levante ,Egitto, Siria e solo una piccola parte rimaneva in Europa e nel Nord Italia.

Si denotano quindi diversi aspetti peculiari sull'argomento, l'importanza della vicinanza delle zecche alle miniere, il facile accesso e una posizione privilegiata nelle stesse ; emblematici sono i casi di lotta tra Lucca e Pisa per avere un accesso prioritario alle miniere toscane e quella tra Genova e Pisa per il diritto sulle miniere della Sardegna, fondamentale era avere questo privilegio.

Tutto questo comportava una maggiore produzione di moneta e di circolante rispetto alle avversarie e diventava un vantaggio per la zecca, per la città, per l'economia locale.

Gli stessi grandi proprietari e signori cecano di inglobarle nei loro possedimenti, diventano integrazione e volano economico, dall'economia rurale si passa a una fase pre-industriale metallurgiica e come per il sale, la miniera diventa un affare economico.

Quindi sempre più intrecciate miniere, monete,zecche, città, poteri vari imperiali, vescovili,privati e feudali, ma anche economia, sviluppo, lavoro,esportazioni, e anche tanta politica, rapporti diplomatici, alleanze strategiche, un mix di tutto questo alla fine.

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"l'approvvigionamento della materia prima era la necessità primaria".

Questo concetto racchiude sinteticamente il meccanismo che a seconda dei casi ha orientato la storia economica-politica del periodo medievale in varie direzioni.

Basterebbe fare riferimento alla cessata produzione dei denari "antiquiores" romani e la conseguente chiusura della zecca oppure allo svilimento dell'intrinseco nei denari dell'Italia centrale durante il XII secolo.

Solo due esempi, ma ce ne sarebbero a decine.

Modificato da adolfos
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Bella ed interessante discussione! Un ringraziamento particolare per il testo di Volpe: lo cercavo da mesi... Da quando è uscito il libro di Monica, perchè lo mette nella bibliografia e non riuscivo a trovarlo! Grazie liutprand!!! ;)

Modificato da magdi
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Vi allego una mia presentazione a una mostra-convegno in quel di Gromo, sperando che possa essere di vostro interesse, tagliando la parte descrittiva della zecca e delle monete di Bergamo.

Questa mia breve esposizione sulle miniere e sulle monete medioevali bergamasche non è volutamente di carattere specialistico; peraltro non sono un esperto di storia delle miniere, per la quale faccio riferimento al lavoro di Gianni Barachetti “Possedimenti del vescovo di Bergamo nella valle di Ardesio”, ma piuttosto un appassionato collezionista delle nostre monete. Cercherò sostanzialmente di inquadrare il periodo storico che lega l’attività mineraria a quella della zecca di Bergamo e di illustrare brevemente le monete.

Nel corso dell’XI secolo il potere dei conti, che sono al vertice dell’autorità locale dall’avvento dei carolingi, va sempre più sminuendosi a favore dei vescovi che, spesso in contrasto con il Papato, godono invece del sostegno degli imperatori: già Berengario I nel secolo precedente, poi Ottone II e Enrico II conferiscono ai vescovi di Bergamo dapprima giurisdizione sulla città, poi via via sul territorio circostante fino ai contadi più lontani.

Nel 1026 inizia il governo vescovile anche nella valle di Ardesio; nel 1077 è eletto vescovo di Bergamo Arnolfo, filo imperiale e scismatico – sarà più tardi scomunicato – e con lui l’Episcopato, che già gode di diritti di regalìa sui territori della valle, acquista anche quelli sulle miniere di argento.

Il primo documento che dà notizia certa sull’esistenza delle argentiere è un atto del dicembre 1077 con il quale un prestanome acquista, per ordine e con il denaro del vescovo, ogni diritto sulle vene di argento possedute nella valle di Ardesio da Otta, vedova del conte Alberico da Martinengo.

Dopo un periodo di controversie tra i vescovi che si succedono e gli abitanti della valle; nel 1079 si arriva a una transazione che, legittimando una situazione ormai esistente di fatto, riconosce molti dei diritti conquistati nel tempo dai valligiani; ai loro consoli è conferita la giurisdizione civile della valle, ed essi possono, tra l’altro, costruire fucine e fornelli per l’argento.

La valle gode di ampia autonomia nei confronti del vescovo, ma anche nei confronti del nascente comune cittadino, che non ha ancora esteso la sua giurisdizione sul territorio. La decadenza dell’autorità ecclesiastica e imperiale che caratterizza l’ XI secolo determina il fatto che le città incomincino a darsi libere istituzioni: la struttura comunale si basa inizialmente su associazioni volontarie in cui il potere è nelle mani dell’aristocrazia maggiore e di quella minore, che, gravitando spesso intorno ai vescovi, era entrata a partecipare alla vita pubblica. Le famiglie più importanti, costituenti i valvassori e i cives, radunate nelle chiese e in presenza del popolo, discutono di bilancio, manutenzione, custodia, difesa, ed eleggono i rappresentanti ai Consigli di Credenza e Generale, organi supremi dell’amministrazione comunale dopo la decadenza del potere vescovile al quale si affiancavano in origine.

Tornando alle vicende della valle, in questo periodo l’attività mineraria (argento, rame, piombo, ferro) costituisce il nerbo della sua economia; in un documento del 1217 viene indicata per la prima volta, seppure in modo vago, la collocazione geografica di una vena di argento: la vena “est in ripa Serii prope Grumo”. L’estrazione dell’argento viene appaltata a società alle quali chiunque lavori versa somme di denaro in funzione dei giorni lavorati e dei materiali utilizzati. Ci sono alcuni documenti al riguardo, ma di controversa interpretazione: sull’indicazione ad esempio di 15 giorni di lavoro, non è chiaro se questo è il tempo massimo consentito per l’estrazione, o il limite al di sopra del quale si diventi affittuari; e anche l’importo di 25 grossi da 4 denari versati periodicamente alla curia quali diritti di estrazione dalle società che lavorano nelle miniere di Gromo non è chiaro a che cosa esattamente si riferisca. I diritti sulle miniere continuano a essere rivendicati dal comune e dall’episcopato: quest’ultimo cerca di difendere il suo potere feudale in disgregazione, il comune di subentrare; i titolari delle imprese estrattive devono rispondere a due padroni e, nella confusa situazione giuridica, cercano ove possibile di sottrarsi a entrambi.

Nel 1225 il vescovo si preoccupa ancora di acquistare diritti sulle miniere di argento e di rame che si trovano nel territorio di Gromo e nella valle, dal Ponte nuovo fino alla Scaluggia verso Bondione.

Negli anni prossimi al 1230 si susseguono controversie tra il vescovo di Bergamo Giovanni e i comuni di Ardesio e Gromo; quest’ultimo era stato concesso in feudo nel 1226 da Federico II alla famiglia Ginami.

Ma in questo periodo vanno maturando importanti avvenimenti: la politica del comune, che nel frattempo ha accresciuto la propria autorità, mira ad avocare a sé la produzione dell’argento per dare avvio all’attività di una zecca cittadina. Contro i capitoli minerari contenuti nello statuto di Bergamo, il vescovo chiede l’intervento papale, che però non avrà successo: il podestà fatto eleggere dal papa viene cacciato dopo che i Rivola e i Suardi, a capo rispettivamente dei partiti guelfo e ghibellino, dopo un lungo periodo di lotte e violenze si accordano e, nel 1230, eleggono a podestà Rubaconte da Mandello, che a sua volta fa promulgare dei capitoli minerari volti al potenziamento della zecca e lesivi dei diritti vescovili.

Riguardo all’argento e al rame prodotti in Ardesio e Gromo, i capitoli minerari prevedono che “tutti i metalli del territorio debbono essere portati nella città di Bergamo”, con pene e multe per chi non osservi tale disposizione o “affini o faccia affinare argento fuori dai suburbi della città, ad affinatori che abitino fuori Bergamo, specialmente nell’alta valle Seriana”. Viene ordinato che ogni raffineria allocata in provincia sia distrutta entro 8 giorni dalla promulgazione dello statuto, e i consoli di Ardesio e Gromo vengono vincolati sotto giuramento a far osservare tale disposizione.

Gli interventi vescovili e papali contro questi capitoli minerari cadono nel vuoto, tanto che essi ricompaiono nello “Statuto vecchio” della città di Bergamo del 1236: i paragrafi dal 16 al 21 riguardano la legislazione mineraria, e il decimo recita: “Item statuimus et ordinamus quod moneta fiat in civitate Pergami bona et bella et legalis pro communi Pergami”. Che già gli ordinamenti minerari di Rubaconte da Mandello fossero in relazione con l’intenzione di avviare una zecca lo fa pensare il fatto che essi riguardano solo i metalli da coniazione (argento, rame) ed escludano invece il ferro.

Nel 1238 gli Annales Placentini Gibellini riferiscono: “Pergamaschi fecerunt monetam novam quae dicitur Pergaminus”.

Il periodo di massima floridezza economica del comune di Bergamo, che coincide con quello di attività della zecca, non lo è invece per gli abitanti delle valli: mentre il governo dei vescovi, sostanzialmente limitato all’ambito della città, pur vantando diritti di regalìa sull’estrazione dell’argento, lasciava ampia libertà al contado, il comune fa sentire con più vigore la sua autorità: le valli perdono i loro privilegi e vengono sempre più coinvolte nelle vicende della città.

Dopo la chiusura della zecca nel 1302, l’estrazione dell’argento è abbandonata all’iniziativa privata, e la Repubblica di Venezia, che nel 1428 subentra nel territorio, segna il declino di questa attività non più redditizia. Nel 1596 il capitano del popolo Zanne da Lezze, nella sua relazione al senato veneto, parla per Ardesio di sole miniere e officine per il ferro.

Nel 1666, poi, una violenta alluvione si abbatte su Gromo e le argentiere, da tempo abbandonate, vengono invase dal fango e distrutte.

.

Modificato da gpbasetti
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Buona serata

Grazie, molto interessante, veramente!

Quanta storia...e quante vicende politiche ed umane si intrecciano...

saluti

luciano

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Molto interessante la relazione di gpbasetti che dimostra come anche in Lombardia ci fossero importanti risorse da sfruttare, grazie

Mario

P.S. volevo dare un punto ma ho esaurito la dotazione giornaliera, provvederò domani.

Modificato da dabbene
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Un'aggiunta: a Gromo l'anno scorso, in concomitanza con il convegno al quale ho accennato e alla mostra delle monete bergamasche, è stato aperto un itinerario "minerario": una breve passeggiata nel bosco sopra il paese che passa davanti agli ingressi delle "miniere": queste sono piccole grotte alle quali si accede da ingressi che sono poco più che buche, e dalle quali si estraeva il metallo con procedimenti rudimentali. Il paese è grazioso, la passeggiata è facile e alla fine si arriva su un pianoro con una bellissima vista sul centro medioevale; c'è anche un buon ristorante, e una attivissima Pro loco, organizzatrice di tutte le manifestazioni del posto, alla quale si possono chiedere informazioni sulle miniere.

Modificato da gpbasetti
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Supporter

Vedi l'ignoranza.....a Gromo ci sono stato parecchi anni fa, non per sapere di miniere (non ne conoscevo l'esistenza), ma ricorderò sempre una pantagruelica mangiata di funghi in un ristorante del luogo. :yahoo:

Altri tempi....oggi non ce la farei più :unknw:

saluti

luciano

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Non ti dolere, fino all'anno scorso credo che pochi a Gromo sapessero delle miniere, mentre tutti di certo conoscevano e apprezzavano i funghi del posto; dovendo scegliere, avrei una forte tentazione di propendere per i funghi ! Per una buona polenta e funghi con un po' di vino adeguato penso che possiamo ancora farcela.

Mi scuso con i lettori del forum per queste divagazioni fuori tema !

Modificato da gpbasetti
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  • 1 anno dopo...

ciao. volevo solo aggiungere una curiosita su quell atto di vendita delle miniere di ardesio. il contratto di vendita fu stipulato nel castello di pedergnaga il 31 dicembre 1077 oggi s paolo paese della bassa brasciana, facente parte del feudo di gabiano oggi borgo s giacomo. stavo appunto cercando di iniziare una discussione su questo argomento, dopo aver letto un libro che parla appunto dei martinengo, intitolato l aquila d argilla , invece ho trovato questa interessante, e molto documentata discussione. complimenti a tutti. allego documenti trovati sul libbro dell epoca. ciao pier

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Anche a Trento l'attività di zecca coincise con lo sfruttamento delle miniere d'argento del monte Calisio, cedendo poi il passo a Merano e quindi Hall che sfruttava quelle della Val Ridanna, di Monteneve e quelle assai ricche di Schwaz.

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