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20 soldi informazioni


Risposte migliori

buona sera a tutti

Questa sera un amico mi ha portato in visione un po di monete.

Cercando di dare una giusta classificazione all'insieme del materiale mi sono venuti dei dubbi su questi 20 soldi

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poi carico anche il rovescio

Intanto il diametro varia da 26,2 a 26,8 e chiedo se puo essere normale essendo anche molto usurata.

Il peso invece e nella norma g 5,15, ma quello che piu mi interessa e capire se erano in mistura o se queste monete avevano solo una pattina argentata superficialmente. Guardando questa si puo dire che vi e rimasto solo il rame.

grazie

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Non è che è solo rame. Se ricordo bene è argento 250 - rame 750, ma un po' per l'ossidazione e molto per la bassa quantità, il colore del metallo nobile non riesce ad emergere, e per questo gli veniva data una «spolverata» superficiale di argento, la quale resisteva per un po', ma poi si perdeva. Questa moneta, nel popolo, veniva chiamata «muta» (o «mutta» come si scriveva allora), proprio perché, nonostante l'aspetto da nuova la facesse presumere di buon argento, non tintinnava, smascherando quindi la povertà della lega.

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Be gli avevano dato il nome giusto, muta = mutare. l'argento presente vedo nel catalogo e di 290

Ma scusate se insisto il diametro e normale che sia da 26,2 a 26,8 avendo visto in catalogo che è di 26 mm

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Supporter

alcune notizie aggiuntive..

i 20 soldi (erano una lira ricordo...) avevano una bontà di 3.12 denari quindi praticamente un quarto d'argento, il valore nominale era molto alto rispetto all'intrinseco, praticamente erano solo da 8 soldi invece che 20, ne sono stati coniati circa 48 milioni di lire, quindi lo stato ha avuto un guadagno enorme...

già nel 1798 il suo valore fu ridotto a soldi 15 (per il 20 soldi) e a soldi 7,6 (per il 10 soldi), ed a fine di quell'anno già valevano solo più rispettivamente soldi 8 e soldi 4...

moneta facile ad usura per basso conio e argentatura superficiale che in più ha circolato per molti anni anche sino a dopo l'unità d'italia....

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  • 1 mese dopo...

Bella discussione, mi aggiungo qui per condividere un passaggio di un'opera di Massimo d'Azeglio, "racconti, leggende e ricordi della vita italiana", scritto nel 1856 da quest'uomo dal "multiforme ingegno"

Fu pittore, scrittore, patriota e politico, arrivando a ricoprire la carica di Primo Ministro del Regno di Sardegna dal 1849 al 1852.

Fu genero di Alessandro Manzoni, e delle sue opere è più famoso il romanzo storico "Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta"... ma della sua vita lascio a voi indagare se vorrete.

Tratto dai "racconti...", testo gustosissimo per stile e interesse storico:

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Dopo il trattato di Parigi del maggio 96, mio padre s'era ritirato dalle cose pubbliche, dedicandosi alla famiglia ed alle cure delle sue faccende domestiche, le quali, nelle vicende e nelle guerre degli anni scorsi avevano di molto scapitato. La casa nostra, già assai ricca, era venuta ora in qualche strettezza. Nell'altre parti d'Italia ho piú volte udito deridere noi Piemontesi, perché, i signori in ispecie, siam poveri. Ma bisogna pensare che: 1) su chi non ha, non cade, se non altro, il sospetto del male acquistato; 2) che ad ogni guerra -e ve n'era soventi, e a quasi tutte il Piemonte ci aveva la parte sua -, la prima cosa pe' signori, il Re dando l'esempio, era il fare un repulisti di quanto v'era di valsente in casa, onde supplire alle spese. Come si può arricchire con questa specie di sacco dato periodicamente ad ogni casa di signori, almeno un paio di volte per secolo?

E non si creda mica che loro soli facessero sagrifici. Li faceva il governo, il tesoro pubblico, quindi tutti. Ancora si spendono oggi monete d'otto, da quattro soldi, d'un soldo, le quali allora avevano il corso di venti, di dieci, di cinque soldi (valore che ancora si vede indicato sulla moneta medesima col millesimo 1796), e questa era nientemeno che moneta falsa, conosciuta e tenuta per tale da tutti, ma che tutti accettavano; e perche? Perché il Piemontese è duro a se stesso, sopporta ogni malanno (malo assuetus Ligus, lo dicevano già al tempo dei Romani), non teme la vita travagliata né il pericolo, quando è pel suo paese, la sua Casa di Savoia ed il suo onore. E per questo s'è sempre mantenuto padrone di sé, per questo non s'è mai rassegnato ad essere paese di conquista; e quando lo divenne sotto l'eccessiva potenza di Carlo V, Francesco I e Napoleone, tanto fece, tanto si divincolò e dimenò, che riuscí a liberarsi di chi lo opprimeva, e ridiventare lui padrone in casa sua come prima.

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Supporter

questa è una citazione che mi piace, anche perchè è la perfetta rappresentazione della circolazione del periodo e "rende bene l'idea!!"

poi da piemontese mi sembra proprio un complimento... :rolleyes:

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