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Druso Minore e il suo tempo.


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Salve a tutti.

La presente discussione intende presentare brevemente una figura appartenente alla famiglia Giulio-Claudia fatta passare spesso in secondo piano. Il personaggio di cui andremo a trattare si inserisce perfettamente nel contesto storico del suo tempo, riuscendo a rappresentare una minaccia per i più ambiziosi e un sincero amico per uomini assai influenti che, come si vedrà, gli sopravviveranno. Le monete coniate a suo nome sotto il regno di Tiberio costituiscono un vero manifesto politico e propagandistico a favore della dinastia a cui apparteneva, ricche di particolari di un'importanza sorprendente anche per effettuare una corretta ricostruzione storica della sua vicenda. Ovviamente, sto parlando di Tiberio Druso Claudio Giulio Cesare Nerone, meglio noto semplicemente come Druso Minore, figlio dell'Imperatore Tiberio.

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Fig. 1.: Ritratto in marmo di Druso Minore custodito al Museo del Louvre di Parigi. Il busto è volutamente ripreso di profilo: notare la forte somiglianza con i ritratti monetali (Figg. 3 e 4).

Dei suoi primi anni di vita si sa pochissimo, se non quasi nulla. Nato originariamente con il nome di Nerone Claudio Druso, ebbe come padre il futuro successore di Augusto nella reggenza dell'Orbe, l'Imperatore Tiberio, e come madre Vipsania Agrippina, figlia del celeberrimo generale e collaboratore di Augusto, Marco Vipsanio Agrippa. E' conosciuto, ormai, il profondo affetto che legava i due sposi, un amore, a quanto pare, sincero e profondo, così riconosciuto anche dalle fonti antiche. Considerando che la data di nascita di Druso si fa risalire al 14 a.C. 1, intorno all'anno 11 a.C. Augusto impose a Tiberio il più grande atto d'obbedienza: divorziare dalla sua cara Vipsania per sposare sua figlia Giulia. Tiberio, all'epoca, aveva trent'anni, circa. Fu un duro colpo, sicuramente, per un uomo rigido e tutto d'un pezzo come Tiberio. Le reazioni di Vipsania non si conoscono: la logica del tempo, infatti, concepiva che ella convolasse a seconde nozze con un certo Asinio Gallo, odiato da Tiberio a tal punto che quando questi morì in prigione tutti i sospetti per l'avvenuto suicidio di Gallo si addensarono sul capo del novello Imperatore. Il rapporto del giovanissimo Druso con il padre fu molto intenso e piuttosto complicato: essendosi recato in una sorta di esilio volontario a Rodi, Tiberio aveva trascorso alcuni anni lontano da Roma e da suo figlio Druso che, intanto, era cresciuto senza la presenza del padre. Quando, poi, Tiberio fu adottato ufficialmente da Augusto nel 4 d.C., anche suo figlio Druso entrò a far parte della famiglia Giulio-Claudia, portando, così, al termine il ramo familiare dei Claudii. Da quel momento in poi, dato il peggioramento dello stato di salute di Augusto, il Princeps creò un organo consultivo privato, oggi denominato "Consiglio della Corona" , i cui membri dovevano assistere l'Imperatore nelle decisioni da prendere e in merito alle questioni politiche ed economiche più importanti. Anche Tiberio e il suo figlio naturale Druso, allora, poterono entrare a far parte di tale organo a tutti gli effetti. E la questione della successione si faceva sempre più urgente. Così, a Tiberio fu imposto, una volta salito al trono, di adottare Germanico. In questo modo, Augusto non solo si assicurava una continuazione alla propria discendenza, ma fece sì che Germanico, figlio di Druso Maggiore, fratello di Tiberio stesso, divenisse fratello per adozione di Druso Minore. Le fonti riportano che i due ragazzi furono comunque molto uniti e andarono sempre piuttosto d'accordo: nessuna divergenza che poteva essere sorta tra i due, infatti, ci è nota o pervenuta. Per quanto riguarda, poi, gli onori che Tiberio decise di devolvere ai due, Tacito ci informa che, durante una riunione del Senato, il Princeps propose l'assegnazione della carica di Proconsole a vita per Germanico, ma non potè fare lo stesso per suo figlio Druso perchè, oltre a presiedere tale seduta senatoria, questi aveva già ricevuto il titolo di Console designato. E, per un uomo ligio alla tradizione e alla legge come Tiberio, ciò era già più che sufficiente per la sua età. Ma uno dei primi interventi importanti di Druso all'interno del panorama politico e militare si può registrare già dai primi anni del regno di suo padre: infatti, alla morte di Augusto, nel 14, le legioni stanziate in Germania (più nello specifico, nella Germanica Superiore, agli ordini di Caio Silio, troviamo: la II Augusta, la XIII Gemina, la XIV Gemina, e la XVI Gallica; nella Germania Inferiore, sotto il legato Cecina Severo, abbiamo: la I Germanica, la V Alauda, la XX Valeria e la XXI Rapax) e quelle trincerate nell'Illyricum e nella Pannonia (si parla principalmente delle legioni VIII Augusta, IX Hispana 2 e XV Apollinaris) si ribellarono per i diversi disagi a cui erano sottoposti gli uomini che le componevano: sottopagati, con tanti anni di servizio obbligatorio sulle spalle, addetti alle mansioni più umilianti e faticose, i legionari ricorsero alle maniere forti e uccisero addirittura i loro centurioni 10. I superstiti avevano paura di opporre alla massa sbandata dei soldati la propria autorità. In tale contesto, Germanico ebbe il compito di ristabilire l'ordine in Germania, mentre la Pannonia fu affidata a Druso. Germanico, pur riportando l'ordine con estrema fatica e a costo della sua stessa vita, ottenne a caro prezzo buoni risultati, seppur mediocri. Druso, invece, agì con scaltrezza e polso fermo tali da riportare le legioni nei ranghi non solo prima di suo fratello Germanico, ma con risultati così eccellenti che si verificarono le esecuzioni sanguinosissime dei sobillatori ad opera dei loro stessi commilitoni senza abbassarsi a concessioni di vario tipo e senza sborsare un asse, a differenza di quanto fece Germanico nel nord. Già in quest'occasione si può notare l'indole di Druso: in possesso di un temperamento violento, deciso e molto pragmatico, egli era amante dei giochi gladiatori e dell'arte militare, tanto da scontrarsi con alcuni membri della Guardia Pretoriana per puro spirito di allenamento fisico.

La sua carriera politica, seppur breve, fu molto intensa: basti ricordare che, per decisione del padre Tiberio e anche del Senato, fu Console per la prima volta nel 15 d.C. e nel 21 per la seconda, avendo, in questo caso, Tiberio stesso come collega. Tra il 17 e il 20, Druso ricoprì uno degli incarichi più impegnativi della sua vita: fu, infatti, governatore dell'Illyricum, dopo aver dato prova delle sue doti quando aveva posto fine alla ribellione delle legioni scontenti. In effetti, come riporta Tacito, le parole di elogio da parte di Tiberio per l'operato di suo figlio furono poche e scarne, ma ciò non combacia con la relatà dei fatti, altrimenti l'Imperatore non avrebbe conferito a suo figlio una carica così importante come quella di governatore della Pannonia e dell'Illirico. Tacito, infatti, non era estraneo al fascino mitico e tutto idealizzato creatosi intorno a Germanico dopo la sua morte e nella sua opera storiografica tende inevitabilmente a favorire il figlio adottivo di Tiberio, facendo sì che Druso, il figlio naturale, passasse, anche agli occhi del lettore, in secondo piano. Il periodo più fausto per il giovane Druso fu sicuramente quello del 19-22. Infatti, nel 19, ebbe da sua moglie 3 due gemelli. Questa nascita, preceduta da quella di una bambina 4 di cui non si sa molto, fu un evento eccezionale per l'epoca, poichè nello stesso anno l'erede designato di Tiberio per volere di Augusto, Germanico, morì ad Antiochia di Siria. Druso rimaneva, così, l'unico personaggio più prossimo a Tiberio in linea diretta e la sua posizione fu notevolmente rafforzata dalla nascita di questi due gemelli. Egli, infatti, in questo modo, aveva dato prova di assicurare all'Impero una dinastia solida di eredi maschi che non avrebbe causato problemi di successione che potevano sempre sfociare in delicate questioni ereditarie, spesso violente, che divenivano facilmente lotte intestine. L'evento, così rilevante, fu commemorato addirittura su di un bronzo di grande modulo (Fig. 2.) e adoperato come manifesto propagandistico della solida politica ereditaria del figlio di Tiberio. I ritratti dei due gemelli 5 furono posti in bella vista su di un diritto anepigrafe e poste su due cornucopie proprio per simboleggiare l'"abbondanza" di eredi maschi che Druso aveva saputo assicurare all'Impero. Per questa particolare condizione, estremamente favorevole alla famiglia di Tiberio, a Druso fu concessa, nel 22 d.C., la Tribunicia Potestas, carica che lo mise in vista agli occhi dell'ambizioso e potente Prefetto del Pretorio Lucio Elio Seiano. In effetti, chi riceveva la TR. POT. era, di conseguenza, associato al trono come sicuro erede di Tiberio. D'altronde, questa della concessione dei titoli speciali agli eredi più prossimi era una tattica già adoperata ampiamente da Augusto e ripresa fedelmente da Tiberio, non solo in questo caso. Druso e Seiano si odiavano già in privato: Druso, infatti, aveva addirittura percosso Seiano che aveva corrotto Livilla. La moglie di Druso era, quindi, divenuta l'amante del Prefetto e, insieme, come si capì dall'inchiesta che si effettuò subito dopo il 31 d.C. 6, avvelenarono Druso. Correva l'anno 23 d.C. A Tiberio, afflitto dal dolore, si disse che Druso era morto in seguito ad una grande bevuta, quindi di morte naturale. Ma, quando Seiano chiese la mano di Livilla, 7 Tiberio respinse la richiesta, forse, non tanto perchè conscio delle ambizioni di Seiano, quanto per la convizione prettamente romana e tradizionalista che la moglie dovesse essere univira, cioè legata ad un solo uomo. Lo stesso pensiero, infatti, aveva anche quando fu costretto a separarsi dalla prima moglie, Vipsania. Sulla sorte di Livilla si è discusso molto: prima della fine del 31, comunque, morì, forse condotta al suicidio per inedia dalla madre Antonia, la stessa che avvisò Tiberio del pericolo che costituiva Seiano, rovinandone i piani. In questi eventi c'è, evidentemente, un'intenzione da parte di Antonia di proteggere la famiglia di Germanico, o almeno i membri superstiti, anche attraverso la cura di Tiberio e della sua famiglia. Senza di essi, infatti, neanche Caio Cesare Germanico, e le sue sorelle, Agrippina Minore, Drusilla e Giulia, sarebbero sopravvissuti. A chiosa del tutto, una piccola curiosità: Druso era a conoscenza delle leccornie preparate e ideate dal più famoso cuoco romano di tutti i tempi, Apicio. Naturalmente, accanto a grandi bevute, di cui Druso non faceva mistero, non disdegnava di certo un buon piatto di lepre farcita 8 o una squisita torta con degli ingredienti tutti da scoprire 9.

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1 L'anno di nascita di Druso è stato fissato con esattezza dallo studioso R. Syme. Per quanto riguarda la separazione dei suoi genitori, si consideri che Tiberio aveva sposato Vipsania solamente tre anni prima della fatidica data dell'11 a.C.

2 La Legio IX Hispana è conosciuta dai più per le leggende che si sono sviluppate a seguito della sua presunta scomparsa nella Britannia romana. Infatti, intorno al 120 d.C., la IX, fino ad allora acquartierata ad Eburacum, fu rimpiazzata dalla Legio VI Victrix. Da allora si perse ogni traccia di questa legione fino a quando un'iscrizione ha dimostrato che la IX era stata trasferita presso Noviomagus Batavorum, oggi nei Paesi Bassi. Dal 131, invece, fu spostata in Oriente e, forse, combattè contro i rivoltosi di Bar-Kochba in Giudea durante la sua rivolta contro l'Imperatore Adriano. Sicuramente la IX Hispana, riformata da Augusto con i resti dell'omonima legione di Giulio Cesare, fu sciolta e cessò di esistere agli inizi del regno di Marco Aurelio e Lucio Vero. Per quanto riguarda l'iscrizione che attesta la "riscoperta" della Legio IX Hispana, ne riporto il testo qui, di seguito. Il suo riferimento, comunque, è CIL 08, 18273.

[L(ucio) Novio C]rispi[no] / [Martial]i Saturn[ino] / [co(n)s(uli) de]sig(nato) leg(ato) Aug(usti) p[r(o) pr(aetore)] / [provinci]ae Africae proco(n)s(uli) [Galliae] / [Narb]onensis leg(ato) Aug(usti) leg(ionis) I It[alic(ae) leg(ato)] / [Aug(usti) i]uridico Ast<u=Y>riae et [G]a[llaeciae] / [praeto]ri trib(uno) pleb(is) quaestori [pr(o) pr(aetore)] / [provinc]iae Macedoniae [trib(uno) militum] / [leg(ionis) V]IIII Hisp(anae) IIIIv[iro viarum cu]/[rand]arum seviro [eq(uitum) Romanorum] / [L(ucius?) Aem]ilius Balbus tr[ib(unus) mil(itum)] / Ulpius Postum[us C(aius?)] / Cascellius C(ai) f(ilius) [Optatus(?)] / Ulpius [3]I[3] / [M(arcus?)] Pompeius Pro[culus(?) 3] / [3] Cassius [

3 Claudia Livilla. Era figlia di Antonia Minore e di Druso Maggiore, quindi, oltre ad essere moglie, era anche cugina di Druso. In prime nozze, prima di unirsi al cugino, quindi, sposò Caio Cesare che insieme al fratello Lucio era stato scelto da Augusto per subentrargli sul trono in qualità di Imperatore. Morto prematuramente, però, sua moglie Livilla fu fatta sposare in seconde nozze a Druso Minore, figlio di Tiberio, nel 4 d.C., visto che questi era ormai ritenuto il più vicino alla successione augustea.

4 Il suo nome era Giulia Livilla (5 - 43). Sposò prima il figlio maggiore di Germanico, Nerone Cesare, e poi un certo Rubellio Blando da cui ebbe Rubellio Plauto.

5 Tiberio e Germanico Gemelli, questi i nomi dei due neonati. Il primo, forse un po' ritardato, sopravvisse al fratello per morire suicida sotto il regno del successore di Tiberio, Caio Cesare Germanico, senza ricoprire alcuna carica rilevante, forse proprio per le sue condizioni mentali. Il secondo, Germanico, morì prematuramente nel 23 d.C. Per saperne di più su Tiberio Gemello, vedi la discussione che ho fatto appositamente, in cui figura anche il sesterzio di cui in Fig. 2. nella presente: http://www.lamoneta....se-persistente/

6 Dopo la caduta di Seiano, il 18 ottobre del 31, la sua ex moglie, Apicata, prima di suicidarsi confessò a Tiberio il delitto compiuto da Seiano con la complicità della moglie di Druso, Livilla. Anche il coppiere di Druso, Lygdus, ed il medico di Livilla, Eudemus, furono torturati e sembra che abbiano confermato le accuse di Apicata.

7 Pare che, secondo recenti studi, Seiano non aspirasse a regnare come Imperatore in prima persona, ma, attraverso un'oculata politica matrimoniale, mirava ad ergersi come tutore dei giovani eredi di Druso, forse anche di Germanico, per governare da una posizione molto più sicura, dietro le quinte.

8 Apicio, De re coquinaria, VIII 8, 9 .

9 Apicio, De re coquinaria, IV 2, 14.

10 Proprio a quest'occasione appartiene la figura particolare di un centurione, poi ucciso dai legionari rivoltosi: questi venne soprannominato dai suoi legionari cedo alteram ("Datemene un'altra") per il fatto che, quando bastonava un soldato, il vitis (il bastone di vite, simbolo del centurionato) si spezzava ed era costretto a urlare: "Datemene un'altra!". Si può, quindi, capire a quale disciplina fossero sottoposti i legionari del primo Impero.

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Fig. 2.

Autorità emittente: Tiberio per suo figlio Druso Minore.

D/ Anepigrafe. I ritratti di Tiberio e Germanico Gemelli, figli di Druso, affrontanti, su due cornucopie che si incrociano. In mezzo, un caduceo alato.

R/ DRVSVS CAESAR TI AVG F DIVI AVG N PONT TR POT II  intorno ad SC grandi, nel campo.

Riferimenti bibliografici: RIC 42; Cohen 1.

Datazione: 22-23 d.C.

Zecca: Roma.

Nominale: Sesterzio.

Materiale: Bronzo - AE.

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Fig. 3.

Autorità emittente: Tiberio per suo figlio Druso Minore.

D/ DRVSVS CAESAR TI AVG F DIVI AVG N. Testa nuda di Druso Minore a sinistra.

R/ PONTIF TRIBVN POTEST ITER intorno ad SC grandi, nel campo.

Riferimenti bibliografici: RIC 45.

Datazione: 21-22 d.C.

Zecca: Roma.

Nominale: Asse.

Materiale: Bronzo - AE.

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Fig. 4.

Autorità emittente: Tito (restituzione).

D/ DRVSVS CAESAR TI AVG F DIVI AVG N. Testa nuda di Druso Minore a sinistra.

R/ IMP T CAES DIVI VESP F AVG REST intorno ad SC nel campo.

Riferimenti bibliografici: RIC 437 (216 - Tito); Cohen 6.

Datazione: 80-81 d.C.

Zecca: Roma.

Nominale: Asse.

Materiale: Bronzo - AE.

(Cliccare sulle immagini per ingradirle).

Nota: Ho riportato volutamente le sole monete coniate a Roma, omettendo le emissioni provinciali, perchè la loro iconografia non faceva al caso dei fini che si propone questa piccola ricerca.

Modificato da Caio Ottavio
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Bibliografia essenziale:

- Lidia Storoni Mazzolani, Tiberio o la spirale del potere, BUR saggi, 2001 (rist.).

- Publio Cornelio Tacito, Annales, BUR classici greci e latini, 2011 (utlima edizione), in trad. di B. Ceva.

- Caio Svetonio Tranquillo, Vite dei Cesari, BUR classici greci e latini, 2009 (XV edizione), in trad. di F. Dessì.

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  • 4 settimane dopo...
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