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IGNORED

Il tesoro della "Grande Scalinata"


g.aulisio

Risposte migliori

Il testo che segue, un divertissement (ma fino ad un certo punto...), fu pubblicato dal Bulletin du Cercle d'Etudes Numismatiques nel 1993, nella rubrica "Curiosità". L'autore é François de Callatay, per chi non lo conoscesse uno dei maggiori studiosi di numismatica greca contemporanei.

Personalmente ritengo questo scritto geniale. Sotto diversi punti di vista.

Mi scuso per la lunghezza del testo (cosa di cui non sono responsabile), ma credo che valga la pena leggerlo fino alla fine. Mi scuso anche per la traduzione (cosa di cui sono responsabile) frettolosa e che non é stata in grado di rendere adeguatamente alcune sfumature ed alcuni giochi di parole: consiglio i francofoni di leggere il testo originale qui .

Mi auguro che gli amici cultori di numismatica classica apprezzeranno. Forse non tutti: coloro che sono avvezzi alle opinioni categoriche forse apprezzeranno un po' meno, ma ne ricaveranno qualche elemento di riflessione. Il che non fa mai male.

Buona lettura.

Il tesoro della « Grande Scalinata »: deposito votivo o testimone di una grande invasione?

All’inizio del 1992 una cassetta per le offerte fu piazzata in cima della grande scalinata d’accesso della Biblioteca Reale Alberto I di Bruxelles. Questa cassetta, in legno e plexiglas, aveva come scopo più quello di attirare l’attenzione del pubblico e dei politici sulle difficoltà economiche riscontrate dalla Biblioteca Reale che di sperare di recuperare una somma importante attraverso questo mezzo.

Il 7 dicembre 1992 fu deciso procedere ad una prima raccolta del contenuto del ricettacolo. Il rendiconto redatto allora a nostra cura raggiungeva un totale –certo deludente- di 3.661,5 franchi in monete belghe o lussemburghesi in corso, piu’ qualche biglietto da 100 franchi di cui la maggioranza non poteva rientrare nel conteggio, essendo stati piazzati là intenzionalmente da una mano dirigente al fine di incoraggiare le donazioni.

Ora, come ognuno ben ricorda nonostante il silenzio dei media, l’8 dicembre 1992 la Biblioteca Reale fu completamente distrutta da un sisma tanto violento quanto localizzato. La faccenda avvenne in un contesto che non ne permise la ricostruzione.

Cascava piuttosto bene per i politici allora in piena febbre regionalista. Cascava francamente male per le finanze di uno Stato indebitato fino al collo.

Il luogo rimase deserto per numerosi decenni. Dopo parecchie vicissitudini storiche, degli scavi vennero eseguiti alla fine degli anni 2160. La cassetta era stata fracassata. Le banconote si erano decomposte. Ma le monete erano sempre là. Il “tesoro della Grande Scalinata” si apprestava ad occupare le prime pagine della cronaca specializzata (1).

La storia che sto per raccontarti, Petrus, non é nuova. Si svolge nell’anno 2169, ai tempi del tuo bis-bis-nonno. I documenti che ne parlano possono essere consultati agli Archivi del Mondo (E), sezione Brusel (BR: 13661 e 26460). Ma dubito che tu ti voglia recare un giorno in quei freddi sotterranei.

Tuttavia, la tua curiosità per le cose antiche risveglia in tuo zio il desiderio di essere preciso. Come per le nostre altre conversazioni, stimato nipote, la mia intenzione é innanzitutto quella di destare in te quel metodo e quello spirito critico a cui tengo tanto. Si tratta di archeologia. Una nuova storia, insomma, da quel 17° piano interrato dove passo attualmente la maggior parte del mio tempo.

Si dà il caso che nel 2169 degli scavi vennero condotti a Brusel nel luogo detto il “Mont désert”, toponimo parlante, che si riferisce senza possibilità di equivoco ad una collina di materiale di riporto disabitata. Un’altra spiegazione vorrebbe che si sia trattato all’origine del “Mont-des-Arts”, trasformato, vuoi per derisione, vuoi per deformazione naturale in “Mont désert”. É molto poco probabile. Nulla di particolarmente artistico fu in ogni caso scoperto durante gli scavi in questione.

Gli archeologi misero alla luce la pianta di un vasto edificio di cui il portale principale era prolungato da una scalinata monumentale. É in cima a questa che fu scoperto l’insieme monetario conosciuto in seguito come “Tesoro della Grande Scalinata”. Questo tesoro fu interpretato in maniera cosi differente, cosi contraddittoria addirittura, e con cosi tanta veemenza che mi é parso possa ben rappresentare un caso sufficientemente esemplare perché possa essere oggetto di una delle nostre chiaccherate.

L’archeologo responsabile degli scavi si chiamava Rochus; la numismatica che lo contraddisse con ferocia si chiamava Daou. La loro polemica fu rude.

Per comprenderla, é necessario conoscere la composizione esatta del tesoro. Eccola qui, cosi come l’ho ricopiata dalla pubblicazione iniziale di Rochus:

Belgio e Gran Ducato del Lussemburgo

Pezzi da 50 centesimi

Leg. Francese Leg. Fiamminga TOTALE

1955 2 - 2

1964 - 1 1

1965 1 1 2

1968 - 1 1

1970 1 1 2

1975 - 2 2

1977 - 1 1

1979 2 - 2

1980 - 1 1

1982 - 1 1

1983 - 1 1

1985 1 1 2

1987 - 1 1

1991 1 1 2

TOTALE: 8 13 21

Pezzi da 1 franco (vecchio tipo)

Leg. Francese Leg. Fiamminga TOTALE

1951 2 - 2

1952 1 1 2

1954 - 1 1

1958 1 1 2

1967 - 1 1

1968 1 - 1

1969 3 2 5

1972 1 1 2

1973 3 - 3

1976 - 1 1

1977 3 4 7

1978 1 2 3

1979 1 1 2

1980 3 - 3

1986 - 1 1

1988 - 1 1

TOTALE: 20 17 37

Pezzi da 1 franco (nuovo tipo)

Leg. Francese Leg. Fiamminga Lussemb. TOTALE

1988 - - 3 3

1989 31 50 1 82

1990 45 39 1 85

1991 30 51 - 81

1992 - - - -

TOTALE: 106 140 5 251

Pezzi da 5 franchi

Leg. Francese Leg. Fiamminga Lussemb. TOTALE

1986 63 52 1 116

1987 5 4 1 10

1988 4 5 - 9

1989 - - 1 1

1990 - - - -

1991 - - - -

1992 2 1 - 3

TOTALE: 74 62 3 139

Pezzi da 20 franchi

Leg. Francese Leg. Fiamminga Lussemb. TOTALE

1980 15 12 3 30

1981 11 15 1 27

1982 11 14 - 25

1983 - - 1 1

1984... - - - -

1992 1 2 - 3

TOTALE: 38 43 5 86

Pezzi da 50 franchi

Leg. Francese Leg. Fiamminga Lussemb. TOTALE

1987 4 1 1 6

1988 2 1 - 3

1989 - 2 1 3

1990 1 1 - 2

1991 1 2 - 3

1992 - 2 - 2

TOTALE: 8 9 2 19

Italia

1 x 100 lire (1992) + una banconota da 5000 lire.

Paesi Bassi

1 Gulden (1980), 25 cents (1969, 1977), 10 cents (1963, 1967, 1974, 1980), 5 cents (1976, 1978, 1979).

Rochus, da bravo archeologo, contava soprattutto sulle monete per datare il suo strato di distruzione (il “feticcio-datante” spesso schernito). Questo compito, che avrebbe potuto essere speditivo per qualcuno più negligente, fu fonte di imbarazzo. Come tutti, comincio’ con l’osservare che le monete più recenti datavano al 1992. Un rapido rendiconto gli indico’ inoltre le seguenti frequenze:

1989: 86 1990: 87 1991: 88 1992: 8

La conclusione sembrava imporsi: l’edificio era stato distrutto all’inizio dell’anno 1992. Una regola di proporzionalità suggeriva addirittura la data del 3 febbraio 1992 (8x365/86=34° giorno). La prima reazione di Rochus fu questa: la catastrofe aveva dovuto prodursi all’inizio del mese di febbraio 1992, al più tardi in marzo. Il deposito, ritrovato sullo stesso suolo, manifestatamente abbandonato in tutta fretta dunque,non poteva che coincidere col momento della distruzione.

É bene cio’ che illustrava la suggestiva visione d’artista che accompagnava la pubblicazione. Una coppia vestita con pantaloni a zampa d’elefante e giacchetta di jeans era rappresentata in fuga in cima alla scalinata, mentre i pilastri dell’enorme cella si fessuravano e parte del soffitto già cominciava a staccarsi. Gli occhi pieni di terrore, l’uomo e la donna si precipitavano verso l’uscita, l’uomo trascinando per un polso la donna barcollante. L’artista non solo aveva saputo rendere molto bene lo spavento ed il movimento, ma anche captare abilmente il momento in cui la donna inciampava lasciando cadere la sua borsa in cuoio da cui si potevano vedere uscir fuori delle monete. Il tutto nei toni dell’incendio: rosso, bruno e seppia.

L’opera, per quanto riunisse parecchie qualità, non dava delucidazioni sulla questione della data. Ora, ben lungi dal fatto che Rochus ne avesse avuto conoscenza, nulla di particolarmente epocale era accaduto nel febbraio 1992. Poche cose, a dire il vero, erano sopravvissute al grande naufragio mondiale degli archivi del XX secolo. Tutto si era oscurato, velato o disintegrato. Il caso volle che una parte –il supplemento economico- di un esemplare di giornale datato gennaio 1994 scappasse alla distruzione.

Vi si parlava di “guerra”, di un “grande disordine che circonda la costruzione dell’Europa” e anche “di O.P.A. ostili” (Operazioni Programmate d’Attacco?) da parte di alcune società italiane e olandesi a “Bruxelles” (riprendendo la vecchia grafia dell’epoca). Quest’ultimo elemento turbo’ l’animo dell’archeologo Rochus.

Italia e Paesi Bassi: ossia precisamente i due paesi rappresentati accanto alle monete belghe nel tesoro della Grande Scalinata. Che il tesoro rendesse conto di questi avvenimenti?

Come spesso avviene, al dubbio succedette il sospetto; al sospetto succedette la presunzione; e la presunzione partori ben presto una convinzione. Tutto era legato: una O.P.A. (?) particolarmente ostile, appoggiata da battaglioni italiani e olandesi, aveva senza dubbio distrutto l’edificio all’inizio del 1994. Il fatto che nessuna moneta del 1993 e del 1994 figurasse nel tesoro illustrava in maniera impressionante il ben conosciuto sfasamento tra il momento in cui i pezzi sono coniati e quello in cui si trovano in circolazione.

Per il resto Rochus constato’ la presenza fianco a fianco di pezzi da 1 franco di 2 tipi, di cui il primo si arrestava nel 1988; l’altro cominciava dopo questa data. Per quanto archeologi non si é per questo totalmente ribelli a tutti i principi della metodologia numismatica. Un rimaneggiamento monetario radicale era dunque intervenuto nel 1988, obbligando lo Stato a coniare monete più leggere (circa 2,70 g in luogo di 4,05 g). Pesando i 2/3 del peso delle emissioni anteriori, le nuove emissioni davano chiaramente le dimensioni dell’ampiezza della svalutazione subita in quel momento dalla moneta belga (33% !). Senza affermarlo, Rochus lasciava comunque immaginare l’importanza della crisi economica che aveva preceduto questo crollo (2).

Manifestatamente le vecchie monete, più pesanti, avevano continuato a circolare, come attestava questo tesoro nascosto in situazione d’emergenza. Bisognava dunque sospettare l’instaurazione di un’economia chiusa? Anche qui, senza giurarci sopra, Rochus evocava l’ipotesi. E, incoraggiato da questi successi, Rocus formulava persino qualche considerazione sulle equivalenze ponderali possibili tra il franco belga e l’italiano o l’olandese.

Per quanto fossero ingegnose, queste considerazioni, nel loro insieme, non resistettero alle critiche devastatrici della numismatica Daou.

Poiché gli archeologi si impicciavano di numismatica, ella si fece pochi scrupoli ad impicciarsi di archeologia. Le sembrava inconcepibile, innanzitutto, che la situazione di questo tesoro fosse il risultato del caso. Quale migliore situazione, in effetti, per una altare destinato a raccogliere offerte che questo luogo centrale in cima alla scalinata monumentale che prolungava l’imponente vestibolo d’onore?

La rilettura testarda della relazione di scavo gli fece mettere le mani sull’esistenza, accanto alle monete, di frammenti di legno dipinto (pigmenti di cobalto). I resti dell’urna, non si poteva dubitarne, di cui – 3 volte ahimé! – si poteva solo cercare di immaginare lo splendore originale. Il tesoro della Grande Scalinata era un deposito votivo. Non aveva nulla a che vedere con qualsiasi invasione italo-batava. Rochus avrebbe dovuto essere più ispirato e seguire la sua prima intuizione di datare la distruzione all’inizio dell’anno 1992 (febbraio, marzo... o anche aprile, precisava la prudente Daou).

D’altronde l’esame, testardo anche questa volta, dei settori poco frequentati degli archivi gli fece mettere le mani su di una carta piuttosto sommaria di Bruxelles datata al 1987 dove risultava ben chiaro che la Rue de l’Hotel des Monnaies non era certo lontana dal luogo degli scavi. Pertanto supporre circa due anni per far compiere alle monete un tragitto di meno di due km pareva piuttosto disperata come ipotesi (3).

E Daou ebbe buon gioco nell'accanirsi su questa fissazione che hanno gli archeologi di legare il minimo abbandono di abitato ad un avvenimento militare. Quanti rustici barbecues non si erano cosi’ trasformati in grandi invasioni grazie alla testimonianza di qualche carbone di legna?

La storia raccontata dalla Daou non aveva nulla a che vedere con quella di Rochus. Al posto dei battaglioni di invasori ella sostitui delle file di pellegrini. Dei pellegrini venuti talvolta da molto lontano, dall’Olanda e addirittura dall’Italia, dei quali alcuni non avevano dimenticato di versare la loro elemosina prima di penetrare in questo tempio del sapere. Ci si doveva essere spintonati in alcuni giorni di festa nel propileo.

Ben inteso, questo modificava radicalmente l’interpretazione del tesoro della Grande Scalinata. Non si trattava più di un tesoro d’emergenza che rifletteva la monetazione avente corso e circolazione in un dato momento. Si aveva a che fare con un tesoro d’accumulazione. Le considerazioni di Rochus che tendevano a dimostrare che le monete da 1 franco anteriori al 1989 avevano continuato a circolare dopo questa data erano nulle. Inoltre le equivalenze fantasiste con i pesi delle monete olandesi ispiravano pietà.

Due pellegrini avevano semplicemente fatto prova di generosità in momenti differenti, un Olandese all’inizio degli anni 1980 ed un Italiano negli anni 1990 (4).

Due appendici completavano il lavoro della numismatica. Nella prima ella faceva osservare a che punto la parte (minima) costituita dalle monete del Lussemburgo aumentava via via di valore: 1/50 per i pezzi da 1 franco (5 su 251), 1/46 per i pezzi da 5 franchi (3 su 139), 1/17 per i pezzi da 20 franchi (5 su 86) e quasi 1/9 per i pezzi da 50 franchi (2 su 19). Ne deduceva in maniera piuttosto fine che i Lussemburghesi dell’epoca dovessero essere senza dubbio più ricchi dei Belgi dato che avevano un maggior fabbisogno di nominali forti.

La seconda appendice si rivolgeva al programma iconografico: la Daou vi dimostro’, forzando appena l’evidenza, come la storia del regno del Belgio si riflettesse sulle sue monete. C’era stato all’inizio il lavoro (con la rappresentazione della testa di un minatore sul pezzo da 50 centesimi), poi i frutti (con Cerere e la sua spiga di grano dei vecchi pezzi da 1 franco o la palma dei 20 franchi) ed infine la divisione (con l’immagine accigliata e tripartita di “Baudouin” o “Boudewijn” –era probabilmente lo stesso-, il sovrano dell’epoca).

Si sitrovavano cosi’ le grandi fasi di crescita e di declino che alcuni ritengono caratteristiche di tutte le civiltà.

Secondo la Daou la “civiltà belga” aveva conosciuto la sua fase di crescita fino agli anni 1950 (50 centesimi). La prosperità (1 franco vecchio tipo e 20 franchi) aveva caratterizzato il periodo tra il 1960 all’inizio degli anni 1980. La divisione aveva annunciato il declino dal 1986 (5 franchi) di uno Stato in preda alla disgregazione. Quest’ultima teoria, frequente presso i numismatici-iconografi, presuppone evidentemente che le autorità monetarie del paese avessero avuto una sorta di formidabile lucidità quanto allo stato dello Stato.

Ecco qua, riassunte grossolanamente, le due tesi che ci tenevo a sottometterti. Da parte mia io non credo ne all’una ne all’altra. Credo di avere anch’io la mia piccola idea su questo enigma. Tu cosa ne pensi? Per me il tesoro della Grande Scalinata...

In quell’istante lo zio si giro’ verso il nipote. Doveva essere da un bel pezzo che si era assopito. Gli occhi chiusi, il bambino dormiva. Il sisma si era verificato circa 300 anni prima. Le monete stesse non esistevano più da più di un secolo. Lo zio richiuse la scatola aperta sulle sua ginocchia e, tendendo le braccia, prese un altro dossier...

Note

1) Il “grande antenato” di questo racconto di fantascienza é evidentemente l’opera di David Macaulay “La civiltà perduta. Nascita di un’archeologia”, dove l’autore mette in scena degli archeologi di domani durante gli scavi di un motel lungo l’autostrada (il “Motel dei Misteri”!). Facendo la caricatura dell’aneddoto famosissimo di Schliemann che fece posare la sua giovanissima sposa, Sophie, acconciata con i gioielli micenei, David Macaulay non ha timore di rappresentare la moglie del suo archeologo con una tavoletta di WC attorno al collo. Tavoletta del resto ribattezzata per la circostanza “grande pettorale cerimoniale”, dato che é ben noto che gli archeologi trasformano in “di culto” o “religioso” tutto cio’ che non arrivano a comprendere.

2) Per la cronaca il 1988 fu uno dei pochi anni di relativo rilancio dell’economia belga.

3) Conclusione logica di un’interpretazione errata: era ormai da lungo tempo che la Monnaye Royale era stata trasferita in Boulevard Pacheco e che il vecchio edificio di Rue de l’Hotel des Monnaies era stato abbattuto.

4) In realtà la presenza della moneta italiana non deve sorprendere. La Biblioteca Reale ha in effetti ospitato alla fine del 1992 un colloquio internazionale sull’insegnamento della lingua italiana in Europa, e un gran numero di partecipanti direttamente dalla Penisola. Quanto alle monete olandesi, si trattava esclusivamente di numerario fuori corso e c’é da scommettere che la pseudo-generosità sia opera di un Belga che aveva constatato durante una recente scappata nei Paesi Bassi che queste monete erano ormai senza valore. In questo ultimo caso sembrerebbe che, più che di un deposito é di un immondezzaio che bisognerebbe parlare.

Modificato da g.aulisio
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(mi scuso per le tabelle i cui tab copiando incollando da word si sono scasinati. non sono comunque essenziali)

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Bellisssimo, grazie, (e traduzione molto piacevole)

Il prendere in giro le affermazioni e le teorie molte volte messe in campo dagli esperti di turno per spiegare il significato di un ritrovamento é veramente spassosa.

"E Daou ebbe buon gioco nell'accanirsi su questa fissazione che hanno gli archeologi di legare il minimo abbandono di abitato ad un avvenimento militare. Quanti rustici barbecues non si erano cosi’ trasformati in grandi invasioni grazie alla testimonianza di qualche carbone di legna?" : )))

Adesso cercheró anche il racconto di David Macaulay che mi sembra promettere qualche ora piacevole.

Modificato da scalptor
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Il prendere in giro le affermazioni e le teorie molte volte messe in campo dagli esperti di turno per spiegare il significato di un ritrovamento é veramente spassosa.

C'é un'enorme dose di autoironia in questo scritto. Una gran parte del lavoro di ricerca del de Callatay, mi riferisco soprattutto al filone incentrato sulle analisi quantitative delle emissioni, ma non solo, é chiaramente uno degli oggetti principali della derisione.

Il bello é che tutta la costruzione, che @@numa numa giudica surreale, é basata sull'applicazione di metodologie correnti ad un oggetto reale: l'analisi dell'accumulo delle monete gettate nel 1992 nell'urna della Bibliothèque Royale... Certo, il tutto posto in contesto surreale.

Ne potremmo quasi concludere che la letteratura numismatica é surrealista...

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E comunque, sia detto per inciso, la storiella ha dei risvolti molto più seri di quello che l'aspetto umoristico lascerebbe trapelare.

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Il prendere in giro le affermazioni e le teorie molte volte messe in campo dagli esperti di turno per spiegare il significato di un ritrovamento é veramente spassosa.

C'é un'enorme dose di autoironia in questo scritto. Una gran parte del lavoro di ricerca del de Callatay, mi riferisco soprattutto al filone incentrato sulle analisi quantitative delle emissioni, ma non solo, é chiaramente uno degli oggetti principali della derisione.

Il bello é che tutta la costruzione, che @@numa numa giudica surreale, é basata sull'applicazione di metodologie correnti ad un oggetto reale: l'analisi dell'accumulo delle monete gettate nel 1992 nell'urna della Bibliothèque Royale... Certo, il tutto posto in contesto surreale.

Ne potremmo quasi concludere che la letteratura numismatica é surrealista...

volevo citare solo una parte ma rispondero' cosi, c'eè qualcosa che non va nell'editor:

il mio rilievo mirava proprio ad evidenziare cio' che Aulisio ha colto: posto che la giusta e sagace ironia della storiella è molto godibile, non bisogna pero' pensare che tali metodologie di analisi siano tutti, indistintamente da condannare. L'ironia usata dall'autore, una persona molto preparata e simpatica, noto pubblicista e ottimo direttore del medagliere della biblioteca reale belga, ha stigmatizzato bene certi eccessi cui vanno incontri gli studiosi poco intelligenti ma la letteratura numismatica resta in buona parte un'indagine seria e molto utile alle discipline storiche :)

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Il prendere in giro le affermazioni e le teorie molte volte messe in campo dagli esperti di turno per spiegare il significato di un ritrovamento é veramente spassosa.

C'é un'enorme dose di autoironia in questo scritto. Una gran parte del lavoro di ricerca del de Callatay, mi riferisco soprattutto al filone incentrato sulle analisi quantitative delle emissioni, ma non solo, é chiaramente uno degli oggetti principali della derisione.

Il bello é che tutta la costruzione, che @@numa numa giudica surreale, é basata sull'applicazione di metodologie correnti ad un oggetto reale: l'analisi dell'accumulo delle monete gettate nel 1992 nell'urna della Bibliothèque Royale... Certo, il tutto posto in contesto surreale.

Ne potremmo quasi concludere che la letteratura numismatica é surrealista...

volevo citare solo una parte ma rispondero' cosi, c'eè qualcosa che non va nell'editor:

il mio rilievo mirava proprio ad evidenziare cio' che Aulisio ha colto: posto che la giusta e sagace ironia della storiella è molto godibile, non bisogna pero' pensare che tali metodologie di analisi siano tutti, indistintamente da condannare. L'ironia usata dall'autore, una persona molto preparata e simpatica, noto pubblicista e ottimo direttore del medagliere della biblioteca reale belga, ha stigmatizzato bene certi eccessi cui vanno incontri gli studiosi poco intelligenti ma la letteratura numismatica resta in buona parte un'indagine seria e molto utile alle discipline storiche :)

Concordo con Numa, non é certo la metodologia numismatica in sé (peraltro in continua evoluzione e miglioramento) che viene messa in ridicolo, quanto la sua applicazione in determinati casi. L'eterna diatriba archeologo/numismatico mette un po' di sale nella storiella, ma il riferimento ad un certo determinismo legato all'hoard evidence di scuola anglosassone mi sembra uno dei principali fili conduttori, assieme ad una certa tendenza all'applicazione di un approccio statistico anche su campioni statisticamente non rappresentativi. E li' talvolta non é nemmeno necessariamente questione di intelligenza o meno di questo o quello studioso: molto spesso si scontano fattori che sono culturali.

Volendo provare a sintetizzare in una frase il messaggio racchiuso a mio avviso nella "parabola" della scalinata:

In campana! Facciamo tutte le analisi che possiamo, tutte le ipotesi che siamo in grado di verificare (o quasi), ma attenzione nelle conclusioni. Rendiamoci conto che nella maggior parte dei casi la quantità di informazioni in nostro possesso é talmente infima in rapporto alla ricchezza della realtà originaria che ben difficilmente saremo in grado di farcene un'immagine precisa. Potremo fare, appunto delle ipotesi, da presentare in quanto tali, pronte ad essere smontate di fronte al nuovo dato disponibile. E andiamoci piano con le asserzioni...

Modificato da g.aulisio
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(decisamente i tab di questa dicussione creano dei problemi..)

Non é questa discussione la causa: oggi c'é stato un po' di casino legato all'upgrade del forum che in qualche modo ha "impattato" i nostri post. Ma che si é risolto rapidamente e nel migliore dei modi.

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A voler individuare la genesi del racconto postato opterei, con una certa sicurezza, per il Diario Minimo di Umberto Eco.

Mi riferisco al divertimento di circa 6/7 pagine intitolato

Frammenti

IV Congresso Intergalattico di Studi Archeologici - Sirio 4.a Sezione del 121.o Anno Matematico.

Relazione del Ch. Prof. Anouk Ooma del Centro Universitario Archeologico della Terra del Principe Giuseppe - Artide - Terra.

Chiarissimi colleghi,

non vi è ignoto che da gran tempo gli studiosi artici conducono appassionate ricerche per trarre alla luce le vestigia di quella antichissima civiltà che fiorì nelle zone temperate e tropicali del nostro pianeta prima che la catastrofe avvenuta nel cosidetto anno 1980 dell'era antica, anno Uno dell'Esplosione, vi cancellasse ogni traccia di vita, ...

Umberto Eco scrive il Diaro Minimo agli inizi degli anni 60 (utilizza gli scritti editi sul Verri dal 1959 al 1961)

David_Macaulay scrive Motel dei Misteri nel 1979

La cosa più simpatica è quanto scrivono gli esperti artici su Vola, Colomba Bianca Vola.

Polemarco

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Le note in calce sono quelle originali dell'autore, ossia De Callatay, che cita Macaulay e non Eco.

Detto cio' certo é che il filone é quello, con la specificità che in questo caso un professionista mette alla berlina la propria professione... Ma in fondo semiologia e numismatica hanno qualcosa che le apparenta...

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E' proprio vero, g.aulisio!

Il problema non è la metodologia quanto il preservare (in alcuni casi, altrimenti si precipita nel relativismo più assoluto) la consapevoleza che si tratta di ipotesi, di una asseverabilità giustificata.

Mi hanno sempre stupito le mastodontiche monografie sui presocratici, lavori che prendono le mosse dallo studio di una manciata di frammenti.

Polemarco

Modificato da Polemarco
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A voler individuare la genesi del racconto postato opterei, con una certa sicurezza, per il Diario Minimo di Umberto Eco.

Mi riferisco al divertimento di circa 6/7 pagine intitolato

Frammenti

IV Congresso Intergalattico di Studi Archeologici - Sirio 4.a Sezione del 121.o Anno Matematico.

Relazione del Ch. Prof. Anouk Ooma del Centro Universitario Archeologico della Terra del Principe Giuseppe - Artide - Terra.

Chiarissimi colleghi,

non vi è ignoto che da gran tempo gli studiosi artici conducono appassionate ricerche per trarre alla luce le vestigia di quella antichissima civiltà che fiorì nelle zone temperate e tropicali del nostro pianeta prima che la catastrofe avvenuta nel cosidetto anno 1980 dell'era antica, anno Uno dell'Esplosione, vi cancellasse ogni traccia di vita, ...

Umberto Eco scrive il Diaro Minimo agli inizi degli anni 60 (utilizza gli scritti editi sul Verri dal 1959 al 1961)

David_Macaulay scrive Motel dei Misteri nel 1979

La cosa più simpatica è quanto scrivono gli esperti artici su Vola, Colomba Bianca Vola.

Polemarco

acuta citazione

bravo Polemarco

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Fortissimo! e ringrazio Aulisio per la piacevole lettura, che trasuda feroce ironia (ancora più godibile nell'edizione francese, anche per alcuni giochi di parole) sulle metodologie applicate all'analisi di tesoretti o ripostigli.

Indubbiamente in tale analisi concorrono, al di là di varie metodologie più o meno correttamente applicate, anche i propri bagagli culturali e, perché no, anche certi preconcetti che fanno orientare verso una ricostruzione piuttosto che a un'altra.

Ad esempio l'attribuzione di una datazione a un ritrovamento di monete antiche risente di molti fattori che possono anche spostare la data di oltre un decennio, senza poi considerare il problema di dare il giusto significato al ripostiglio stesso. Talvolta è possibile capire che si tratta di un deposito votivo (con materiale che può coprire un vasto arco di tempo) oppure di un occultamento causato da un preciso evento bellico (con monete che riflettono il circolante dell'epoca) oppure altro ancora.

In effetti esiste un certo determinismo come anche un frequente contrasto tra archeologi e numismatici (un problema particolarmente sentito in Italia....).

Purtroppo spesso l'archeologo responsabile di scavi archeologici non coinvolge adeguatamente l'esperto numismatico nella valutazione del materiale monetario che emerge (più spesso sporadicamente che sotto forma di veri tesoretti) e che spesso viene confinato nei depositi delle soprintendenze (senza dimenticare che molto spesso tale materiale ha bisogno di adeguate e corrette pulizie, che vanno effettuate da personale che conosce bene le monete).

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la cosa piu' bella è il pettorale/tavoletta di water al collo dell'archeologo :rofl:

per il resto direi surreale..

Ricordo quell'immagine da quando ero ragazzino ... Credo che fosse proprio una fotografia, e faceva morir dal ridere. La signora aveva la faccia composta di chi fa qualcosa di molto serio, e portava all'orecchio il tappo di gomma con catenella della vasca da bagno !!!

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