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  1. Chi mi sa dire qualcosa di preciso e darmi qualche nozione e qualche testo (magari specifico, se ne esistono) di riferimento su queste due zecche alquanto misteriose? Ho aperto la discussione in questa sezione in quanto sono generalmente considerate zecche magnogreche (rispettivamente campana e lucana), ma in realtà sarebbe più corretto considerarle pre-romane e italiche, considerando l'origine dei due insediamenti di riferimento. Ecco che, però, parlando delle città alle quali sono state ascritte le monete in questione, sorgono numerosi interrogativi e si apre la reale questione della corretta attribuzione. Al momento ci si muove nel terreno delle congetture, basate più che altro su alcune legende. Ma i ritrovamenti in loco supportano queste attribuzioni o rivelano nuovi interessanti scenari? Per quanto riguarda la prima zecca, parliamo delle monete con dicitura IDNO, dove la D potrebbe essere in realtà una RO greca corrotta o una lettera di un locale alfabeto italico, probabilmente comunque corrispondente alla nostra "R". Queste monete, per l'assonanza con il fiume Irno che scorre a Salerno e nelle sue vicinanze, sono state attribuite all'insediamento etrusco-sannitico (quindi italico) della frazione salernitana di Fratte, identificato con la città di Irna proprio in virtù delle iscrizioni monetali. Altre monete attribuite a questo insediamento commerciale recano la dicitura in genitivo IRNTHI. Siamo, dunque, sicuri che sia le monete con dicitura IDNO che le monete con dicitura IRNTHI siano ascrivibili alla stessa zecca di produzione? (a prescindere dall'identificazione con la Fratte di Salerno). Di seguito allego una foto dell'unica moneta che sono riuscito a trovare sul canale acsearch. Dimenticavo che di questa località si conoscono solo monete bronzee. Al D/ Apollo con corona d'alloro e al R/ toro androprosopo con etnico
  2. Roma Numismatics, Asta III del 31 marzo 2012, Prezzo realizzato: 2000 Sterline Calabria, Tarentum AR Nomos. Circa 281-270 BC. D/ Cavaliere che smonta da cavallo a s., regge scudo e giavellotto con braccio s., E[Y] nel campo a d., [NIK]ΩΝ in basso R/ Taras su delfino a s., regge spiga di grano nella mano d., API nel campo a s., TAPAΣ in alto a d., punta di giavellotto in basso. Vlasto 701; HN Italy 969; SNG ANS 1078. 7.75g, 21mm Buonasera a tutti, apro questo thread per condividere con voi la bellezza di questa splendida moneta e quello che ci racconta sulla storia antica della città in cui fu coniata. Il testo, tratto dal catalogo online della casa d'aste, e che ho tradotto in Italiano per gli utenti di questo forum, è in realtà opera del caro amico Peter, alias Enodia del fac. La città di Taranto era rinomata in tutto il mondo antico per la qualità dei suoi cavalieri, che combatterono come mercenari per molti Re del mediterraneo, tra cui Antigonos I, Demetrio I e Alessandro di Epiro. I cavalieri di Taranto combattevano come "Hippokontistai" (giavellottieri a cavallo), nel caso specifico, come "Elaphroi" (cavalleria leggera, che lanciava giavellotti a distanza, per poi avvicinarsi al nemico e smontare per il combattimento corpo a corpo). Tale era la loro fama che il termine "Tarantinoi" venne usato in tutto il mondo ellenico per indicare le unità di cavalleria leggera. Asklepiodotos menziona "Tarantinarchos" come un grado militare del comandante di cavalleria nella Atene ellenistica. La scena sul D/ della moneta raffigura un evento equestre durante i Hyakinthia (giochi cerimoniali in onore di Apollo), piuttosto che un combattimento vero e proprio. Durante i giochi il cavaliere armato doveva smontare al galoppo, correre a fianco del suo cavallo, e poi rimontare in corsa. Le didramme Tarentine furono ridotte da circa 7,5 g a 6.5g, dopo 281 a.C., a causa delle spese militari per finanziare le campagne di Pirro contro i Romani. Rilevando che la punta di giavellotto sul R/ è già un simbolo epirota, questa è da considerarsi una delle ultime monete coniate con il vecchio standard ponderale.
  3. Rex Siciliae

    TARAS O TARENTUM ?

    Cari Amici......dando cosi'un'occhiata sulla baia........guarda cosa vedo???? :o A che zecca greca equivale???? :wacko: Ma dell'autenticita'della moneta ci sono delle presupposizioni??? :huh: Allego il link:::: http://www.ebay.it/i...=item4ab9261d71 Che ve ne pare????? La mia e' pura curiosita'...(non ho mai vista una cosa del genere)...........!!!!! <_< Ringrazio tutti per la cortese collaborazione....... Saluti
  4. Salve a tutti, sono ancora a proporre una moneta della Magna Grecia (presumo) che vorrei catalogare, grazie per il vostro parere.
  5. Il catalogo della prossima asta Busso Peus (Auction 406) presenta, nella sezione dedicata alle monete greche, uno statere argenteo a rovescio incuso emesso dalla zecca di Sibari (n. 19) nella seconda metà del VI secolo a.C.: D/ VM in esergo. Toro retrospiciente stante a s. su linea di base perlinata tra due linee. Bordo perlinato entro doppio cerchio lineare. R/ Stesso tipo incuso a d. Bordo perlinato. http://www.peus-muen...%20406&losnr=19 Per il ductus retrogrado della leggenda (VM) e la sua collocazione nell’esergo del campo monetale, l’esemplare si colloca all’interno della classe B della classificazione operata da Fabricius nel 1957. Puntualizzazioni in merito e ulteriori proposte di inquadramento delle emissioni sibarite sono state apportate da studi successivi, tuttavia la verifica della loro attendibilità resta ancorata all’auspicabile prossima edizione di un corpus della monetazione di Sibari. La moneta presenta un flan a circolarità irregolare, porzioni del bordo risultano fuori campo e al rovescio si evidenzia una duplicazione di battitura del tipo. Tutti elementi che potrebbero connotare una fase di coniazione scandita un ritmo “affrettato”, con il quale appare forse congruente anche il dato ponderale (gr. 9,63), che allo stato attuale della documentazione appare tra i più elevati (se non il più elevato) tra quelli registrati per la zecca sibarita. Esso rientra nel novero di quei pesi ampiamente eccedenti la soglia di gr. 8,00 ca., su cui appare imperniato il sistema cd. “acheo-corinzio” o “corinzio ridotto”, adottato da quasi tutte colonie achee della Magna Grecia (Sibari, Metaponto, Crotone, Caulonia) a cui si aggiunge in progresso di tempo anche Taranto. Un rapida ricognizione di esemplari, senza alcuna pretesa di compiutezza, può fornire una prima embrionale esemplificazione del fenomeno: Sibari 9,63 Peus Nachf., 406, 25-27.4.2012, 19 9,03 Sambiase 26 9,01 Hirsch, 267, 5.5.2010, 34 8,52 Sambiase 32 8,47 Curinga 76 8,46 LHS Numismatik AG, 100, 23.4.2007, 127 8,43 Künker, 100, 21.6.2005, 5 8,41 UBS Gold & Numismatics, 76, 22.1.2008, 1208 8,41 Gemini LLC, III, 9.1.2007, 38 8,41 Hirsch, 250-251, 8.5.2007, 2 8,40 Künker, 143, 6.10.2008, 50 8,38 Sambiase 39 8,34 Freeman & Sear, Manhattan Sale II, 4.1.2011, 3 8,34 A. Tkalec AG, A. May 2006 (7.5.2006), 20 8,32 Gemini LLC, V, 6.1.2009, 13 8,22 Lanz , München, 125, 28.11.2005, 58 8,21 Sambiase 27 8,20 Curinga 73 8,17 Künker, 111, 18.3.2006, 6047 8,15 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 48 Una situazione analoga emerge dall’analisi della distribuzione dei pesi all’interno delle monetazioni incuse di Metaponto, Crotone e Caulonia: Metaponto 8,38 UBS Gold & Numismatics, 76, 22.1.2008, 1205 8,29 UBS Gold & Numismatics, 63, 6.9.2005, 31 8,28 NAC AG, 29, 11.5.2005, 33 8,26 Curinga 12 8,23 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 43 8,22 Curinga 20 8,21 LHS Numismatik AG, 102, 29.4.2008, 33 8,21 Curinga 16 8,19 NAC AG, 48, 21.10.2008, 10 8,17 Ponterio & Associates, Jan. 2012 NYINC Auc., 6.1.2012, 44 Crotone 9,00 The New York Sale XIV, 10.1.2007, 16 8,91 Curinga 124 8,88 SNG München 1422 8,88 SNG Lloyd 591 8,83 SNG ANS III, 231 8,72 SNG Bud. 524 8,68 S. Stefano di Rogliano 16 8,61 K&M, XXIV, 1984, 38 8,54 Attianese 258 8,53 SNG Sweden I, 13 8,51 SNG ANS III, 237 8,49 SNG Manchester 306 8,47 SNG München 1421 8,45 Attianese 265 8,40 Hess-Leu 53, 1991, 17 8,34 S. Stefano di Rogliano 17 8,33 Attianese 266 8,31 SNG Aarhus 130 8,29 Triton I, 1997, 164 8,27 SNG Tüb. 514 8,19 SNG ANS III, 234 8,18 SNG ANS III, 235 Caulonia 8,77 Noe 2v 8,70 Noe 22a 8,69 Noe 8e 8,54 Noe 9a 8,53 Noe 8h 8,47 Curinga 80 8,47 Curinga 117 8,46 Noe 4b 8,45 Noe 2b 8,44 Curinga 120 8,37 Noe 20c 8,36 CNG MbS 72, 14.6.2006, 126 8,35 Curinga 95 8,33 Curinga 77 8,32 Noe 8l 8,31 Noe 8k 8,27 Noe 57a 8,26 Curinga 79 8,25 Curinga 88 8,24 Noe 1e 8,23 Curinga 109 8,21 Curinga 96 8,20 CNG MbS 72, 14.6.2006, 136 8,21 Curinga 112 8,17 Curinga 113 A questi esemplari si aggiungono gli stateri a leggenda Sirinos-Pux di NAC AG, 54, 24.3.2010, 20 (gr. 8,25) e NAC AG, 59, 4.4.2011, 503 (gr. 8,15) In assenza di uno studio per sequenza di coni non è possibile stabilire se tale fluttuazione ponderale rappresenti un fenomeno occasionale o sia correlata al una specifica tecnica di battitura (al marco ?) adottata dalle zecche. Tuttavia, nel caso di Sinbari, l’attestazione di dracme dal peso anomalo (v. NAC AG, O, 13.5.2004, 1156: gr. 3,18; Künker, 182, 14.3.2011, 57: gr. 2,99) se inquadrate in un sistema di frazionamento ternario dello statere di gr. 8, suggerisce quantomeno di verificare, mediante successivi sviluppi della ricerca e su base statistica più ampia, una certa “versatilità” dei pesi teorici, la cui funzionalità è forse rapportabile al variare delle esigenze monetarie della polis in distinti momenti storici. La ricerca di uno “standard” metrologico resta pertanto una questione dai contorni forse più “fluidi”, “aperta” alla ricezione di nuovi elementi che potrebbero in parte attenuare, in termini ponderali, lo scarto tra sistema euboico-corinzio e quello (acheo-corinzio) in uso nelle poleis magnogreche. In quest’ottica va valutata anche la posizione di Taranto, che per quanto oggetto di posizioni contrastanti in merito al sistema ponderale e al relativo criterio di partizione del nominale maggiore, non appare esente da “esuberi ponderali”: Taranto (riferimenti alla sequenza di Fischer-Bossert) 8,50 FB 9a 8,22 FB 32a 8,15 FB 5a 8,15 FB 9b 8,15 FB 36a 8,15 FB 39a 8,14 FB 25a 8,13 FB 25b 8,13 FB 12a 8,13 FB 19a 8,12 FB 13a 8,12 FB 32b Nota bibliografica Sulla monetazione di Sibari: K. FABRICIUS, Sybaris. Its History and Coinage, in ACIN VIII (Paris 1953), Paris 1957, 65-76. A. STAZIO – E. SPAGNOLI, La moneta, in Sibari e la Sibaritide, Atti Taranto XXXII (Taranto 1992), Napoli 1994, 597-631. F. BARRITTA - B. CARROCCIO, Ritmi di coniazione e storia: elementi per una riconsiderazione della monetazione incusa a Sybaris e nel suo "impero", in NAC, XXXV, 2006, 53-81 Sui ripostigli di Sambiase, Curinga e S.Stefano di Rogliano: E. SPAGNOLI, Ripostiglio di Sambiase. Ripostiglio di Curinga. Ripostiglio di S. Stefano di Rogliano, in E. SPAGNOLI – M. TALIERCIO MENSITIERI, Ripostigli dalla piana lametina, Soveria Mannelli 2004, 9 ss. Per le monetazioni di Caulonia e di Taranto i riferimenti sono rispettivamente a: S.P. NOE, The Coinage of Caulonia, New York 1958. W. FISCHER-BOSSERT, Chronologie der Didrachmenprägung von Tarent 510-280 v. Chr., Berlin-New York 1999.
  6. DANIELEMARTIN

    moneta greca da identificare

    posto qui il lick che voi forse siete piu esperti sulle monete greche http://www.lamoneta.it/topic/88611-identificazione-moneta-greca/page__st__15 grazie in anticipo
  7. DANIELEMARTIN

    moneta greca da identificare

    posto qui il lick che voi forse siete piu esperti sulle monete greche http://www.lamoneta.it/topic/88611-identificazione-moneta-greca/page__st__15 grazie in anticipo
  8. Buona serata a tutti. Posto di seguito la foto di una moneta in bronzo (circa 18 mm per 5,30 grammi di peso) che non conosco. Ringrazio tutti coloro che mi potranno aiutare nella identificazione. Cordialità Renzo @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
  9. aemilianus253

    ae litra?

    L'altro giorno ho scaricato l'immagine di questa moneta da uno shop online. La descrizione è questa: Rome Republic issues ae litra (4.90 gms) Hemes head with petasos r./ Man-headed bull right, star above Crawford / extremely rare and intriguing $390 Il mio dubbio è questo: si tratta veramente di un'emissione repubblicana? A mio parere non lo è certamente, ma la memoria potrebbe farmi difetto. Direi piuttosto che dovrebbe trattarsi di un'emissione di Neapolis o dintorni, comunque Magna Grecia... che ne dite? Poi il prezzo, 390 dollari... Boh...
  10. PESI DALLA SIBARITIDE Alcuni giorni fa, prima della famosa nevicata, stavo nella biblioteca dell’Istituto Italiano di Numismatica e ho notato fra le novità ivi arrivate l’estratto di un recente lavoro del prof. Nicola Parise, intitolato: “Pesi e monete dalla Sibaritide”, ASAtene (Scuola Archeologica Italiana di Atene), vol. 87 Serie III, 2009, p. 523-529 una rivista al solito reperibile solo nel circuito accademico e che di rado ospita studi numismatici. Grazie a tale lavoro ho potuto reperire interessanti informazioni sull’esistenza di pesi monetali di bronzo con incisi numeri greci e rinvenuti nella zona di Sibari. Tre pesi, segnalati una prima volta dall’epigrafista Lidio Gasperini nel 1986 e attualmente di proprietà privata, sono stati rinvenuti a Torre del Mordillo (nel comune di Spezzano Albanese, in provincia di Cosenza), alla confluenza dei fiumi Esaro con Coscile. Sono tutti di forma di parallelepipedo e in buono stato di conservazione e quindi con massa non molto discostante dall’originale. Sulla faccia principale hanno incisi dei numeri (e a fianco il loro peso): 1. “3 D(racme)” g. 7,6 2. “5” g. 13,3 3. “50” g. 133 Per gli antichi greci il sistema numerico più diffuso era quello cosiddetto “acrofonico”, in uso fin dal I millennio a.C. “Acrofonico” significa che i simboli per le cifre provengono dalla prima lettera del nome (in greco) del numero. Così per indicare ad esempio il numero 5 si usa la lettera :Greek_Pi_2: , che è l’iniziale del greco Penta. Per numeri maggiori, al fine di evitare un sistema troppo additivo con la creazione di un numero molto ingombrante, i greci usavano particolari simboli compositi, nei quali la lettera si arricchiva di ulteriori elementi. Così per indicare ad esempio il numero 50 spesso bastava aggiungere una barretta obliqua, come nel terzo peso soprariportato, oppure un triangolino attaccato al braccio corto. Di contro nel primo e più piccolo peso abbiamo tre delta retrogradi senza simboli aggiuntivi e quindi sono tre unità: la scelta del delta probabilmente, come vedremo, è connessa con l’inizio del nome drachma. La particolare forma delle lettere incise sui tre pesi sembra riconducibile alla seconda metà del VI secolo a.C. Un ventennio prima, a metà anni ’60, fu rinvenuto un altro peso di bronzo, a Francavilla Marittima (sempre in provincia di Cosenza), sulle pendici del Timpone della Motta e ora conservato a Reggio Calabria, al Museo nazionale della Magna Grecia. Esso fu edito dalla Zancani Montuori in un volume di AIIN. Anch’esso è un parallelepipedo in ottimo stato di conservazione. Reca incise tre delta retrogradi con un tratto obliquo nel mezzo. E’ in pratica un monogramma formato dalla composizione di delta con epsilon per esprimere deka = 10 nel sistema appunto acrofonico. Quindi il peso in questione reca inciso il valore di 3x10 = 30 e la studiosa l’ha datato all’ultimo quarto del VI secolo a.C. 4. “30” g. 80,50 (misure: 30x27x12 mm) Infine nel British Museum è noto un peso squadrato, che fu rinvenuto a Corfù, ma unanimemente considerato come proveniente dall’Italia meridionale (Walters H.B., Catalogue of Bronzes, Greek, Roman, and Etruscan in the Department of Greek and Roman Antiquites, London 1899, al n. 3002). Manca la foto, ma ho reperito il disegno dell’iscrizione sulla faccia principale. Alla luce di quanto detto prima, per interpretare l’iscrizione dobbiamo fare questa lettura: 50 + 10 + 10 + 5. Quindi il valore complessivo della cifra incisa è pari a 75. E’ difficile stabilire una corretta datazione, ma siamo sempre nel VI secolo a.C.. 5. “75” g. 194,014 (dimensioni 42x42x12 mm) Dato il luogo di rinvenimento e la datazione delle epigrafi, è possibile supporre che questi pesi di bronzo (almeno i primi 4) appartenessero al sistema ponderale in uso a Sibari nel VI secolo a.C. (continua)
  11. Salve a tutti . Vorrei sapere dove poter trovare una catalogazione completa della monetazione di taranto , che siano libri o siti , in particolare oboli, dioboli e trioboli , magari provvista di foto ben chiare e con abbondante descrizione . Vi ringrazio anticipatamente .
  12. Buonasera a tutti, apro questo post sperando che qualcuno mi aiuti a risolvere un rompicapo che mi assilla da qualche giorno. Guardate questa moneta: Il numismatico che la vende dichiara trattarsi di un Diobolo di Taranto del 380-334 a.c.; ma, nonostante ore ed ore di ricerche, non ho trovato fin'ora in rete nessun altro esempio di dioboli di Taranto così antichi aventi in dritto Skilla sull'elmo di Atena, a quella data ne trovo solo con ippocampo su elmo. Dunque ho provato a guardare tra dioboli meno antichi, e in effetti alcuni coniati tra il 302 e il 228 a.c. somigliano molto a questo: c'è skilla sull'elmo, Herakles sul rovescio nella stessa posizione, ma un piccolo dettaglio resta sempre senza riscontro... il monogramma tra le gambe di Herakles, EY... non esiste su nessun diobolo coniato a Taranto, almeno tra i tantissimi che ho visionato. Concentrandomi sul monogramma mi viene il sospetto che in realtà questo diobolo non sia di Taranto, ma di Heraklea, infatti ho trovato moltissimi esempi di nomos di Heraklea con questo monogramma (ma nessun diobolo), e allargando la ricerca mi sono reso conto che molte monete greche in cui compare la figura di Herakles hanno anche il monogramma EY (es. Lucania, Heraklea; Bithynia, Herakleia Pontika; Thracia e Macedonia). Qualcuno sa dirmi cosa significa EY? Basta per identificare la moneta in questione come coniata ad Heraklea? Oppure ha un significato associato alla figura di Herakles e quindi può anche darsi che la moneta sia realmente tarantina?
  13. CaesarDivi

    didramma taras

    salve potete gentilmente catalogarmi questo esemplare , nello specifico non ne ho trovato nessuno con il cane o pantera sotto al cavallo! grazie
  14. Il proliferare delle monete greche antiche sul mercato antiquario è un fenomeno che da lungo tempo offre alla conoscenza di studiosi e cultori del mondo antico un repertorio numismatico rilevante per entità e non di rado rarità degli esemplari proposti. Per citare qualche esempio si può di ricordare lo statere crotoniate con Tripode/Elmo corinzio incuso dell’asta NAC AG 5, 25/10/2011, lot 108 (http://www.coinarchives.com/a/lotviewer.php?LotID=443698&AucID=808&Lot=108&Val=336d79afbc97b9f224336342d0c62c7b già in Gorny & Mosch 190, 11/10/2010, lot 41), noto da appena 2 pezzi (battuti dagli stessi coni), di cui 1 a Berlino (ex coll. Tirelli) e 1 a Basilea, quest’ultimo venduto dalla NAC (NAC AG 13, 1998, 204). Tuttavia, alla crescente attenzione per la veste grafica dei cataloghi, con riproduzioni fotografiche di qualità generalmente elevata, non sempre corrisponde un’adeguata e attenta registrazione dei dati tipologici e pondo-metrici degli esemplari. Mi limito a citare alcuni esempi tratti dal web: 1) Thesaurus, cat. “Andromeda”, asta 8-10-2011, n. 14. http://www.thesaurusaste.eu/catalogo_pdf/cat_andromeda_pdf/02_Greche_low.pdf Viene proposta un’interessante e “rarissima” (sic!) dracma incusa di Crotone (lotto n. 14, peraltro già vista in cataloghi precedenti) citando come bibliografia Gorini, M.Inc. n° 14 (sic!) e rilevando l’assenza – ai fini di un confronto – di esemplari simili nella Sylloge dell’ANS (Sng. Ans – ; sic!). Che la moneta sia effettivamente un pezzo raro è fuor di dubbio, tuttavia è proprio la Sylloge americana, contrariamente a quanto affermato dagli editori del catalogo, ad offrire il termine di confronto più stringente per il pezzo in esame, battuto addirittura dagli stessi coni dell’esemplare SNG ANS, Part 3. Bruttium-Sicily I, n. 301. Non entro poi nel merito della datazione proposta (550-510 a.C.), che pure necessiterebbe di un’approfondita discussione. 2) Thesaurus, cat. “Andromeda”, asta 8-10-2011, n. 11 (v. link precedente) Statere incuso di Crotone a tondello stretto e spesso. Non si comprende perché il simbolo che compare al D/, identico a quello degli ess. nn. 7, 8, 9, 12, 13 identificato correttamente come airone, venga ora genericamente indicato come “uccello”. 3) ArtCoins Roma, E-Auction 2, lot 17. (link non più disponibile) Si tratta di un divisionale di Crotone (D/Tripode; R/Polpo) di gr. 0,38 identificato come emiobolo (!). La moneta in esame non presenta alcun segno del valore, pertanto nel sistema ponderale utilizzato a Crotone, cd. “acheo-corinzio” (statere di gr. 8 ca. suddiviso in 3 dracme) essa sembrerebbe pressoché equivalente ad 1/18 di statere cioè ad un obolo (peso teorico: gr. 0,44). Discutibile appare poi la cronologia proposta (525-430 a.C.), in primis perché l’esemplare è a doppio rilievo e pertanto appare difficilmente collocabile nella fase iniziale della monetazione (525), che è a R/ incuso; in secondo luogo perché il polpo compare, seppur come simbolo, solo a partire dalla fase terminale degli incusi a tondello medio (ca. 480/75). 4) Dr. Busso Peus Nachf., Auction 404, 2017. http://www.sixbid.com/nav.php?p=viewlot&sid=476&lot=2017 Statere di Taranto correttamente inquadrato nel gruppo 4 Fischer-Bossert ma inspiegabilmente datato tra il 500 e il 473 a.C. A voler seguire la cronologia proposta dallo studioso tedesco, l’esemplare dovrebbe porsi tra il 480 e il 470. Differenti soluzioni cronologiche sono certamente possibili, ma andrebbero quantomeno argomentate bibliograficamente. 5) G. Hirsch Nachf., Auction 275, 22-23/9/2011, lot 3045. http://www.sixbid.com/nav.php?p=viewlot&sid=434&lot=3045 Esemplare tarantino della stessa serie del precedente (gruppo 4 Fischer-Bossert: 480-470 a.C.) addirittura datato 520-500, ossia nello stesso periodo degli incusi (!!!). Pur senza generalizzare e travalicando fini prettamente commerciali, sarebbe pertanto auspicabile che nella stesura delle schede di catalogo venisse posta attenzione non solo a prezzi e grado di rarità (quest'ultimo spesso opinabile), ma anche a quegli elementi intrinseci della moneta che forniscono all’utente (che non è solo il collezionista) una corretta lettura del documento monetale.
  15. LA MONETAZIONE DEI SERDAIOI Desidero porre a conoscenza di un importante e recente articolo, dedicato alla monetazione dei misteriosi Serdaioi: Louis Brousseau, Le monnayage des Serdaioi revisité. Revue Numismatique, vol. 166 (2010), p. 257-285. L’autore è un giovane ricercatore numismatico presso la prestigiosa Università della Sorbonne di Parigi ed ha focalizzato la sua attenzione soprattutto sulla monetazione di Poseidonia (e di zecche lucane in generale). Ha infatti scritto una tesi su Poseidonia dal 600 al 273 a.C. Nell’ambito delle sue ricerche ha completato un ottimo studio anche sulle monete a nome dei Serdaioi, che è possibile scaricare dal seguente sito: http://independent.academia.edu/LouisBrousseau/Papers/448332/Le_monnayage_des_Serdaioi_revisite L’articolo è in francese e dovrebbe essere comprensibile ai più e noto l’intelligente disponibilità sia dell’autore sia della rivista a renderlo fruibile su internet. Colgo l’occasione per riprendere, riassumere e aggiornare con diverso ordine e ulteriori notizie le parti più significative di questo articolo, anche per una migliore comprensione da parte di chi può avere difficoltà a capire il francese. Per maggiori dettagli e per la bibliografia rimando al suddetto articolo. Inizio subito con il catalogo completo, che ho aggiornato. Le monete a nome dei Serdaioi sono strutturate sui seguenti nominali, tutti basati sul piede acheo-corinzio (cfr. anche, con alcuni aggiustamenti: ): 1) STATERE, del peso teorico di 8,10 g (3 esemplari noti) 2) DRAMMA, del peso teorico di 2,70 g (1 pezzo noto) 3) TRIOBOLO o EMIDRAMMA, del peso teorico di 1,35 g (6 pezzi noti) 4) OBOLO (= 1/6 di dramma), del peso teorico di 0,45 g (2 pezzi noti) 5) EMIOBOLO (= 1/12 di dramma), del peso teorico di 0,225 g (4 pezzi noti). La caratteristica di tale sistema, rispetto al classico piede ponderale attico, è che lo statere è diviso in 3 dramme, anziché in due (da cui l’identificazione dello statere attico con il didramma). 1) STATERE Si conoscono in tutto 3 esemplari, di cui uno frammentato, del diametro di circa 24 mm e provenienti da una sola coppia di conii. D/= Dionisio nudo e barbuto stante a sinistra, tiene con la s. un lungo ramo di vite e con la d. una coppa (cantharus); davanti, in basso, MEP. R/= Ramo di vite con tre foglie e grappolo d’uva. H.N. 1717 1/1 = Parigi, Bibliothéque Nationale, coll. De Luynes 1138 peso: 7,95 g orientamento conii: 1 h 1/2 = Londra, British Museum, BMC 1 (ex coll. Wagan) peso: 7,91 g orientamento conii: 12 h 1/3 = Münzhandlung Ritter, listino PF n. 84, Luglio 2009, lotto n. 277 (€ 790) peso: 3,30 (frammento). Bisogna subito avvisare che la lettera M non corrisponde alla greca “mi” bensì all’arcaica “san”, usata ampiamente dagli achei e che verrà poi sostituita in periodo classico dalla “sigma” Σ, che si presenta coricato rispetto alla “san”, per cui l’etnico deve essere letto come SER(daioi). L’esemplare 1/1 di Parigi era il primo ad essere noto ed ha una lunga storia, in parte ricostruita. Probabilmente è lo stesso di quello descritto da Rasche nel 1788 (con un disegno fatto da Torremuzza) e ripreso da Eckhel nel 1792. Successivamente il Sestini, nel 1805, afferma che lo statere (da lui attribuito alla zecca Meroe di Licia) apparteneva alla collezione del barone siciliano D’Astuto (di Noto) e che era stato trovato in Sicilia. In realtà non esistono prove che sia stato realmente trovato nell’isola e, per inciso, la collezione di monete siciliane del barone D’Astuto fu venduta nel 1817 al principe di Baviera per essere donata al Museo di Monaco, ma senza lo statere di Serdaioi. Lo stesso De Luynes scrisse che il suo pezzo fu acquistato nel 1853 a Napoli da un piccolo orefice calabrese. A causa della sua supposta origine siciliana, il De Luynes ha creduto che la zecca fosse in Sicilia, a Sergetion o Ergetion (anche se tale località è nota solo in una fonte di età imperiale, Stefano Bizantino, Tolomeo III, 4, 13). Invece Sambon, nel 1870, l’attribuiva alla zecca Merusion, sempre in Sicilia. La collezione del duca De Luynes entrò a far parte del medagliere pubblico di Parigi nel 3 marzo 1863. Invece l’esemplare 1/2 di Londra ha una provenienza nota e molto importante. Esso faceva parte dell’eccezionale ripostiglio di “Calabria 1863” (IGCH 1887), poi disperso e che comprendeva anche 15 stateri di Tarentum (con dio su delfino/ippocampo), 1 statere incuso di Laos, 14 stateri incusi di Metapontum, 14 stateri di Poseidonia (Poseidone/Toro), 52 stateri di Caulonia (12 incusi), 66 stateri di Crotone (62 incusi). Tale ripostiglio, trovato nel 1863 più esattamente a Roggiano Gravina, fu sotterrato intorno al 470 a.C., che quindi costituisce una datazione ante quem. Questo esemplare fu acquistato da Edward Wigan poco dopo il ritrovamento e passò al British Museum nel 1873. L’esemplare 1/3, recentemente venduto, è in realtà un frammento (circa 1/3) di statere e non si conosce (ovviamente) la sua provenienza. E’ difficile stabilire se la frammentazione sia stata intenzionale, forse per ricavare una dramma, o era semplicemente una moneta rotta. (continua)
  16. Buon pomeriggio a tutti! Sto per dimostrare tutta la mia totale inesperienza nel mondo della numismatica, ma portate pazienza ed aiutatemi se potete :) dunque, sono terribilmente attratto dalle monete greche: sono meravigliose, e portano non solo il fascino della storia ma anche tutto lo spirito artistico del popolo greco... Quando pero gironzolo per internet trovo stateri, oboli, dramme, didramme ecc.. E non so assolutamente cosa cambia tra l'una e l'altra.. Visto che ancora non ho trovato dei libri di numismatica antica, mi chiedevo se qualcuno di voi potesse aiutarmi magari anche indicandomi delle aree del forum in cui vengono trattati questi argomenti (purtroppo nella versione mobile si può accedere solo all'interfaccia del forum propriamente detto..). Ringraziandovi in anticipo dell'aiuto, vi auguro buona domenica :)
  17. Sempre dall'interessante "miniera" del medagliere di Firenze, segnalo il seguente raro esemplare di una teruncia attribuita ad Asculum apula (Firenze inv. 83008), diam. 26 mm e peso 26,15 g La serie fusa con lo stesso rovescio è formata complessivamente da 1) Quatrunx, con 4 globetti : 15 esemplari censiti da Haeberlin, con intervallo ponderale 51,6 - 29.4 g 2) Teruncius con 3 globetti (come quello illustrato): 9 esemplari, intervallo 31.0 - 21,2 g (Haeberlin conosceva l'esemplare di Firenze, al n. 5 = 26,08 g) 3) Biunx con 2 globetti : 5 esemplari censiti, intervallo 26,1 - 17,1 g 4) Uncia con 1 globetto : 1 esemplare di 11,45 g 5) Semuncia (senza globetto) : 1 esemplare di 6,68 g (apparentemente non rintracciato). Dal calcolo dei pesi noti, l'Haeberlin ha dedotto una media per l'uncia di 9,785 g. E' interessante osservare che l'Haeberlin dava per scontato (e chissà perché) che il sistema doveva essere decimale e quindi ha moltiplicato 9,785 x 10 per avere un asse (decimale!) di 97,85 g. Personalmente ritengo più corretto, per ricostruire un asse teorico, moltiplicare l'uncia media semmai x 12 = 117,42 g. Le implicazioni non sono indifferenti, a partire dalla corretta denominazione da dare ai singoli nominali. Il nominale più alto, con 4 globetti, resta compatibile con un sistema dodecimale, mancando anche nominali come il destante e il quincuncia. Quindi i nominali di questa serie potrebbero essere in realtà: triens, quadrans, sextans, uncia, semuncia. Se si osserva attentamente i pesi noti e privilegiando quelli più alti o comunque più vicini all'addensamento ponderale, si nota che il vero asse di riferimento doveva essere molto vicino all'asse semilibrale osco-latino di 120 scrupoli (peso standard dell'asse = 136,44 g e dell'uncia = 11,37 g). Qui si impone una prima osservazione. Nella scheda di Firenze è riportata la seguente descrizione del rovescio: "Doppio tridente contrapposto". Questa descrizione mi sembra piuttosto fantasiosa e non trova riscontro negli altri cataloghi che hanno esaminato questa serie: tutti hanno riportato la descrizione "Fulmine" (Blitz in tedesco su Haeberlin e Thunderbolt in inglese su Thurlow-Vecchi), ovviamente in una forma molto stilizzata. Sinceramente non ho mai visto un vero doppio tridente, possibilmente con le punte, mentre il fulmine è ampiamente riportato su monete antiche, talvolta anche in forma alata.... Poi si deve porre anche una seconda osservazione. La stessa attribuzione dei fusi con A ad Asculum in Apulia (fatta da Haeberlin) non appare così sicura. Non si hanno riscontri di rinvenimenti e lo stesso Haeberlin annota che diversi esemplari erano presenti nella vecchia raccolta Lauria, che perà stava a Napoli e quindi non si ha certezza che questi fusi provengano effettivamente dall'Apulia o piuttosto da altra regione dell'Italia centrale. Si tratta di una questione ancora aperta e per inciso rilevo che Vincenzo La Notte nel suo volume "Monetazione della Daunia" a pagine 135 e 141-142 sostiene, con qualche fondamento, che Asculum apula (che non fu colonia romana) non emise mai moneta fusa, ma con certezza solo nominali di piede greco. Lo stesso autore rileva una certa somiglianza della A di questa serie con quella che si rileva nella serie fusa di Hatria. Pertanto non è da escludere del tutto che la serie fusa con A possa appartenere alla zona picena e quindi riferirsi invece all'Asculum del Picenum, che fu invece colonia romana (come già ipotizzato in Thurlow-Vecchi).
  18. TRIENTE DI TEATE DA FIRENZE Grazie all’intelligente e lungimirante iniziativa del Medagliere del Museo di Firenze è possibile esaminare e analizzare determinati esemplari ivi presenti. Colgo l’occasione per mostrare un esemplare emesso da Teate (Firenze, inv. 36141) del diametro di 25 mm e peso di 19,48 g. Esso era già stato esaminato da Alessandro Guidarelli e pubblicato sul RIN del 2010 in un articolo intitolato “Identificazione di due monete apule dalle originali caratteristiche” (in particolare, paragrafo 2.1: “Una quatruncia di Teate dal peso dubbio”). La peculiarità di questo esemplare, di sicura autenticità, è data dal suo peso assai elevato per questa emissione con Testa di Atena/Civetta e K e quattro globetti (= 4 uncie). Infatti il Guidarelli ha elencato altri esemplari noti per questa specifica emissione, nota già nel 1746 (Thomas Pembroke). Trascrivo l’elenco, ma riordinando secondo un ordine decrescente di peso e integrando con altri esemplari che ho rintracciato: 1) 14,00 g circa (diam. 25 mm): coll, privata (dal sito del forum: ) 2) 11,65 g (diam. 22-24 mm): coll, privata (fig. 5 del Guidarelli) 3) 11,60 g (diam. 27 mm): ex coll. Battista n. 6 (Museo di Foggia) 4) 10,89 g (diam. 23 mm): Londra, BMC 9 5) 10.62 g (diam. ? mm=): Copenhagen, SNG 694 (non illustrato) 6) 10.60 g (diam. 24 mm): Nomisma asta 22/2002, n. 3 (fig. 6 del Guidarelli) 7) 9,91 g (diam. 23 mm): Londra, SNG Morcom 229 (fig. 8 del Guidarelli) 8) 9,39 g (diam. 23-25 mm): Eugubium listino 13/2003, n. 8 (fig. 7) 9) 8,76 g (diam. 23 mm): Berlino, catalogo 1894, n. 12 10) ? : Napoli, Fiorelli 1866 11) ? : Napoli, Santangelo 2081 Si nota quindi un picco intorno a 11 g, ma richiamo l’attenzione all’esemplare n. 1, che non era noto al Guidarelli, in quanto di alto peso, anche se non meglio specificato e per di più mancante di un pezzo di metallo, per cui è possibile ipotizzare un pezzo intatto sui 16 g. Il Guidarelli ha definito tale nominale come una quatruncia, presupponendo un sistema decimale, ampiamente attestato nell’Apulia nella seconda metà del III secolo a.C. Per spiegare la “anomalia” ponderale dell’esemplare di Firenze, nettamente più pesante degli altri esemplari noti, il Guidarelli ha condotto una lunga disamina che può riassumersi in poche parole: si tratterebbe di uno dei primi esemplari di quatruncia emessi nella serie “pesante” di Teate per facilitare calcoli col sistema duodecimale di Roma. Qui bisogna fare una importante chiarezza a proposito del sistema duodecimale romano (basato sull’asse di 12 uncie) e del sistema decimale apulo (basato sul nummus o destante di 10 uncie e sulla quincuncia di 5 uncie). Come giustamente ha rilevato Vincenzo La Notte nel suo recente volume dedicato alla “Monetazione della Daunia” (in particolare sua pagina 66), in realtà non esiste una reale diversità tra i due sistemi, che altrimenti sarebbe veramente inconcepibile per un romano che si recava nelle colonie romane in Apulia, come Lucera e Venusia, anche in Teate, dove altrimenti sarebbe stato costretto a cambiare le proprie monete per fare acquisti. L’errore (insito nell’articolo del Guidarelli) che si deve evitare è di immaginare che esista una libbra diversa tra Roma (di 327 g) e Teate (di 333 g) (cfr. pagina 94 dell’articolo di Guidarelli), implicando una suddivisione duodecimale per la libbra a Roma e una decimale per la libbra a Teate. In realtà la prospettiva deve essere ribaltata. Roma, con la conquista dell’Apulia e dell’Italia meridionale, con il suo ben noto senso pratico ha UNIFORMATO il sistema monetario di bronzonelle sue varie riduzioni dal sestantale fino al semunciale. Come? Semplicemente uniformando il valore più basso e cioè la semuncia e l’uncia. In questa maniera, quando era entrato in vigore il sistema sestantale, prima delle sue graduali successive riduzioni, era prevista l’uncia di 4,55 g (derivante da 1/12 dell’asse di 48 scrupoli ossia 54,57 grammi). I nominali immediatamente superiori, sestante, quadrante e triente, erano perfettamente identici sia col sistema duodecimale sia col decimale. Mentre i Romani moltiplicavano x 6 per arrivare al semisse e x 12 all’asse, gli Apuli semplicemente moltiplicavano x 5 per arrivare alla quincuncia e x 10 al destante (o nummus). Di Notte correttamente scrive che “il sistema si presentava coerente perché la quincuncia apula non era altro che 5 volte superiore all’uncia romana e di conseguenza 5/12 parte dell’asse romano; il nummus era 10 volte l’uncia romana e di conseguenza la 10/12 parte dell’asse romano. Un cittadino dell’Urbe, che si recava in Apulia, sapeva esattamente che il suo asse equivaleva come peso e valore a 1 nummus apulo + 2 uncie apule (o romane, essendo uguali)”. Fatta questa necessaria premessa, se ne deduce chiaramente che non sono corrette (anche perché fuorvianti) le denominazioni biuncia, teruncia e quatruncia, in quanto IDENTICHE rispettivamente al sestante, quadrante e triente. Quindi la vera denominazione della moneta sopra illustrata deve essere un TRIENS (triente in italiano) e un peso sui 19 grammi si riconduce al pieno piede sestantale (teorici 4,55 g x 4 oppure 1/3 di 54,57 g = 18,19 g). Naturalmente tale emissione dovrebbe porsi all’inizio del sistema sestantale a Teate, che però molto rapidamente subì una svalutazione o quanto meno una progressiva riduzione. Senza essere troppo schematici, è possibile che l’asse di 48 scrupoli (asse sestantale) sia passato a 36 scrupoli (svalutazione ottantale, con asse pari a 40,93 g e quindi uncia di 3,41 g) e poi a 24 scrupoli (svalutazione unciale, con asse pari a 27,29 g e quindi uncia di 2,27 g). In realtà già a partire dal piede sestantale la moneta romana ha assunto progressivamente un carattere fiduciario e non è raro trovare due assi coniati da una stessa coppia di conii (e quindi stesso diametro standard, definito dal circolo di puntini) ma con pesi diversi e quindi la riduzione ebbe un carattere progressivo ma anche variabile. In questa ottica sembra ovvio concludere che gli altri esemplari noti del triente di Teate con K semplicemente sono stati emessi quando il piede sestantale aveva già iniziato la sua discesa ponderale. Moltiplicando x 4 l’uncia ottantale di 3,41 g otteniamo 13,64 g e l’uncia unciale di 2,27 g otteniamo 9,08 g, anche se in realtà, come già accennato si deve parlare più semplicemente di riduzione postsestantale con pesi abbastanza variabili, ma dimensioni grosso modo costanti (più che il diametro della moneta in toto, si dovrebbe lacolare il diametro standard dato dal bordo a puntini, che quindi doveva avere una sua funzione e non solo estetica).
  19. iaco96

    Metaponto

    Buongiorno ho visto questa moneta in un'asta e, poichè sono sempre stato attratto dalle spighe di Metaponto l'ho acquistata; ora non sono particolarmente esperto di questa monetazione quindi vorrei sapere il vaso presente all'estremità della spiga che emissione e zecca rappresenta inoltre vorrei sapere cosa ne pensate della moneta e, se possibile qualche sito dove potrei documentarmi sulle emissini e la simbologia delle monete di Metaponto. Grazie.. R
  20. LA MONETAZIONE DI SUESSA Uno dei maggiori compiti del Forum sarebbe anche quello di segnalare importanti articoli, magari confinati in riviste o libri di non facile accesso se non in ambienti accademici e quindi praticamente sconosciuti a collezionisti e anche a semplici cultori privati. Quindi colgo l’occasione della pubblicazione di un interessante studio della professoressa Rosa Vitale, della Seconda Università degli Studi di Napoli, sulla monetazione di Suessa, in Campania. Questo studio fa parte di un più vasto programma di ricerca universitaria sulle monete della Campania settentrionale ed interna. L’articolo è presente nella rivista “Orizzonte. Rassegna di Numismatica”, X, 2009, p. 51-89. E’ uno studio preliminare a un vero e proprio Corpus e si occupa essenzialmente sulla struttura interna della monetazione, tralasciando al momento alcuni aspetti, come quelli tipologici, e pure manca l’analisi dei conii, che può permettere una migliore valutazione della quantità di emissione e una possibile sequenza relativa (non si sa ancora l’esatto ordine dei vari simboli). Ci sono pochissime immagini mentre sono riportati soprattutto istogrammi ponderali sulla base di dati forniti da esemplari noti, citati in una separata appendice. Alla fine esiste un ottimo ed esaustivo corredo bibliografico, utile per ulteriori approfondimenti. Comunque dai suoi dati è possibile ricostruire l’intera monetazione di Suessa, integrando dove possibile con dati e immagini ricavate da internet o da testi. In tale maniera si rende possibile un valido aggiornamento del Sambon, nell’ormai lontano 1903, nonché una parziale rettifica delle emissioni descritte dalla prof.ssa Vitale, che aveva censito esemplari fino a gennaio 2010. EMISSIONI IN ARGENTO Le monete in argento sono costituite esclusivamente da didrammi di piede campano di circa 7,20 g (diametro 22-23 mm), ampiamente attestato in Campania e nelle vicine Lucania e Apulia. Ci sono due gruppi, distinti dal diverso orientamento della testa di Apollo, ognuno dei quali viene suddiviso in sottogruppi caratterizzati da diversi simboli dietro la testa. L’ordine è basato sulla classificazione del Sambon, con aggiunte di eventuali varianti inedite. I° GRUPPO D/: Testa laureata di Apollo a destra; dietro, simbolo variabile. R/: Cavaliere con pilos a sinistra, conduce con la mano sinistra un secondo cavallo e tiene nella destra un ramo di palma ornato di lemniskos; all’esergo, SVESANO. (Historia Numorum n. 447) Sottogruppo Simbolo Sambon (N. esemplari noti oggi) 1 Lira 852 (24) 2 Triscele 853 (14) 3 Crescente 854 (10) 4 Tridente 855 (5) 5 Spiga 856 (10) 6 Pentagramma 857 (3) 7 Scudo (ovale o circolare) 858 (3+1) 8 Elmo (macedone o frigio) 859 (4+3) 9 Civetta 860 (2) 10 Testa di leone 861 (1 ,da verificare) 11 Tripode 862 (1 ,da verificare) 12 Punta di lancia 863 (3) 13 Trofeo 864 (10) 14 Fulmine 865 (6) 15 Stella a 8 raggi 866 (2) 16 Ala 867 (5) 17 Conchiglia pecten 867 bis (4) 18 Diana con arco - (1) 19 Arco - (2) II° GRUPPO D/: Testa laureata di Apollo a sinistra; dietro, simbolo variabile. R/: Come sopra. (Historia Numorum n. 447) 20 Vaso con 2 manici 868 (1) 21 Elmo 869 (6)
  21. Buon pomeriggio. Di seguito posto la foto di uno statere di Taranto. Purtroppo non seguo la monetazione classica e non ho testi specializzati. Ho cercato su vari siti, ma non ho trovato questa tipologia con l'ancora sotto il cavallo. Per lo stile mi sembra simile agli esemplari del periodo 272 - 235 a.C., ma di più non sò. Chiedo cortesemente ragguagli su questa moneta. Grazie Renzo @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@
  22. Buongiorno, mi avventuro in un campo nel quale ho competenze davvero limitate ma dal quale mi lascio facilmente affascinare: le monete della Magna Grecia. Possiedo pochi esemplari ed uno di questi, acquistato recentissimamente, credo meriti un'occhiata da occhi più avvezzi dei miei. Trattasi, a meno di smentita, di un DINOMOS di Thurium, la città sulla quale modernamente sorge Sibari. La monete è, dall'analisi delle piccolissime zone lasciate libere dall'intensa patina nera, in argento. Pesa 14,58 grammi ed ha un diametro tra i 23,5 ed i 24 mm.
  23. Buongiorno a tutti, sono un neofita non solo del sito, ma anche di ... numismatica. Vorrei il vostro aiuto per sapere qualcosa di più sulle monete napoletane pre-romane raffiguranti la divinità locale Ebone, toro dal volto umano, generalmente barbuto, e talvolta associato ad Apollo, meno frequentemente a Dioniso. Per quanto ne so, sulla divinità hanno scritto molti autori antichi, ma senza entrare nei particolari, anche perché se ne sa poco, trattandosi appunto di una divinità esclusivamente napoletana ed "importata" probabilmente dai primi coloni Eubei, il cui culto è cessato con l'avvento dei romani (ma in Grecia, nello stesso periodo, sembrerebbe divinità sconosciuta). Vedo, tuttavia, che nel forum sono state spesso pubblicate monete di Ebone, ma facendo una ricerca nel sito mi sono accorto che il nome Ebone non è mai comparso. (in genere è denominato semplicemente toro dal viso umano, ad es. Discussione iniziata da Giano - Ultimo messaggio inviato 20 gen 2011 20:05 oppure Discussione iniziata da le90 - Ultimo messaggio inviato 08 dic 2010 16:56). Quello che vorrei sapere è: 1) dove posso trovare maggiori informazioni su queste monete (almeno da dove partire, visto che di monete non ne so assolutamente nulla); 2) se in commercio si trovano legalmente delle monete di questo tipo; 3) grosso modo quanto potrebbe costare \ valere un esemplare in buone condizioni ed a quale venditore (affidabile) potrei rivolgermi per l'acquisto. Vi ringrazio tantissimo per il tempo che vorrete dedicarmi e ne approfitto per fare a tutti i gli auguri di Buona Pasqua. Sebetho
  24. acraf

    SIGNIA E GRYLLOI

    Ho iniziato uno studio molto analitico sulla monetazione di Signia (attuale Segni), antica colonia latina posta nel territorio che fu dei Volsci. La monetazione di Signia (vedi Rutter, H.N. 343 e Sambon 164) consiste in piccoli oboli in argento recanti i tipi : D/: Testa di Mercurio con petaso a d.; piccolo delfino sul taglio del collo e caduceo (mancante in alcuni esemplari); R/: Testa di Sileno a s., combinata con testa di cinghiale a d.; sotto, leggenda dell’etnico, SEIC Finora ho già raccolto foto di oltre una trentina di esemplari da aste e da musei e ho iniziato a riordinarli in una sequenza di conii, che sono diversi anche se non molti. Naturalmente sono molto gradite foto di altri esemplari in collezione per meglio affinare tale ricerca. Queste monetine poi presentano strette affinità ponderali e stilistiche con quelle emessa da Alba Fucens, che sarà poi oggetto di un successivo studio similmente dettagliato. La grande particolarità della monete di Signia è data dalla particolare tipologia adottata per il rovescio. La combinazione della testa di Sileno con quella di un cinghiale richiama simili combinazioni che sono note su gemme (in genere corniole) di epoca greco-romana, in genere del I-II secolo d.C. (vedi alcune gemme tratte dal catalogo delle gemme del Museo di Berlino del 1896): Queste combinazioni sono denominate “grylloi”, in base a una nota testimonianza di Plinio (N.H. XXXV, 114), che accenna come un pittore greco-egizio, di nome Antifilo, abbia creato nel 302 a.C. una pittura scherzosa, forse caricaturale. Dal momento che il termine “grylloi” sembra richiamare la parola greca “grylòs” (però con una sola lettera L), che significa “porco”, si è pensato che Antifilo avesse dipinto un quadretto raffigurando un uomo con testa di porco (e animalesco in generale). A Pompei esiste ad esempio un quadretto parodistico con la fuga di Enea da Troia impersonato da scimmiesche figure di cinocefali. Invece appare più verosimile che “grylloi” non sia un vero nome proprio e che, da altre fonti, il “gryllismòs” sia invece un genere di danza grottesca e sconveniente in uso in Egitto e quindi il pittore citato da Plinio abbia solo voluto rappresentare una scena di tale danza. Resta quindi da chiarire bene il reale significato di una simile combinazione di testa di Sileno con testa di cinghiale (e anche di altri animali, nel caso delle gemme). (Continua)
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