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Autentiche?
ACERBONI GABRIELLA ha risposto a un topic di BRUMAN12 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Buona sera BRUMAN12. Sarebbero migliori delle immagine come quelle dei marchi e mi scusi l'imprecisione ma con bordo intendevo il contorno. Servirebbe comunque anche una fotografia , il più nitida possibile, del verso. Buona serata. Gabriella -
Autentiche o patacca?
santone ha risposto a un topic di BRUMAN12 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Falsa, ruota, 20 , etc. etc. -
Storia di Roma e delle sue monete
L. Licinio Lucullo ha risposto a un topic di L. Licinio Lucullo inviato in Monete Romane Repubblicane
LA TERZA GUERRA MITRIDATICA [1] In Asia Minore, a oriente del Ponto, si estendeva l’Armenia il cui sovrano, Tigrane II, ne aveva grandemente espanso i confini, che ormai si estendevano dalla Fenicia al Mar Caspio. Egli aveva anche fondato una nuova e splendida capitale, Tigranocerta, piena di monumenti, giardini e parchi e protetta da alte mura, con un palazzo reale circondato da un immenso parco e, per ogni eventuale esigenza di sicurezza, un imprendibile forte. Avendo inglobato molti regni indipendenti, aveva assunto il titolo di “re dei re” e obbligava i re vassalli a permanere alla sua corte, come se fossero suoi giullari. Mitridate preparò con cura l’ulteriore scontro con Roma, capendo che sarebbe stato decisivo: strinse un’alleanza matrimoniale con Tigrane II, dandogli in moglie sua figlia, assicurandosi così il necessario retroterra strategico; raccolse un’armata ingente e ben preparata e rafforzò i confini con una rete di fortificazioni; si alleò con Sertorio ricevendone alcuni consulenti militari (ex Senatori romani che avevano tradito la patria). Nel 74 a.C. l’irriducibile re del Ponto invase la Bitinia, che l’ultimo re aveva da poco lasciato in eredità al popolo romano, assediandone la capitale, Cizico, mentre i suoi eserciti dilagavano nella penisola anatolica. Quell’anno era console Lucio Licinio Lucullo che, immediatamente, partì da Roma con una legione; siccome, malgrado la sua lunga militanza, non aveva mai diretto una campagna, si imbarcò con tutti i trattati militari che riuscì a reperire e studiò lungo il tragitto. Sbarcato in Asia raccolse altre quattro legioni (comprese le due Fimbriane), arrivando così a una forza di circa 30.000 fanti[2] e 1600 cavalieri. Giunto nei pressi di Cizico, Lucullo seppe dai disertori pontici che le schiere nemiche contavano ben 300.000 uomini, dieci volte i suoi. Studiò allora il terreno, e occupò un’altura che gli consentiva non solo di difendersi con facilità, ma soprattutto riusciva di colpire le vie di approvvigionamento dell’immenso esercito di Mitridate; dopo di che si limitò ad attendere che fosse la fame a indebolire il nemico. Trascorse così l’inverno, mentre le difficoltà di approvvigionamento rendevano sempre più precaria la posizione dell’esercito pontico, che cominciò a sfaldarsi; una notte del 73 a.C. Mitridate stesso, ormai disperato, si diede alla fuga via mare e il suo esercito tolse l’assedio e cercò di raggiungerlo via terra, ma fu attaccato e distrutto dalle truppe di Lucullo. Le forze romane trascorsero il resto dell’anno a liberare il resto dell’Anatolia dopo di che, nel 72 a.C., Lucullo si mosse per catturare Mitridate direttamente nel suo territorio e varcò quindi i confini del Ponto. Il re nemico aveva organizzato una nuova armata e cercò di fermarne l’avanzata ma, preso dallo sconforto per un’ulteriore vittoria romana, fuggì, mentre le sue truppe si sfaldavano, e si andò a rifugiare in Armenia, presso il genero Tigrane. Questi gli concesse un palazzo ove viere, ma credendosi superiore a lui rifiutò di riceverlo di persona. Nel 70 a.C. giunse presso Tigrane un legato di Lucullo (nonché suo cognato[3]), Appio Claudio Pulcro. Il “re dei re” lo ricevette nel suo magnificente palazzo, per impressionarlo e intimidirlo con tanto lusso; tuttavia (narra Plutarco[4]) “Appio non era spaventato o stupito di tutto questo sfarzo e spettacolo, ma non appena ebbe udienza, disse chiaramente al re che egli era venuto a riprendere Mitridate […], in alternativa era costretto a dichiarare guerra contro Tigrane”. Dal canto suo Tigrane (già “indispettito da Lucullo il quale nella sua lettera lo aveva nominato con il titolo di ‘re’ soltanto, e non di ‘re dei re’”) “anche se fece ogni sforzo per ascoltare questo discorso con viso apparentemente sereno ed un sorriso forzato, non poté nascondere ai presenti la sua sconfitta alle audaci parole del giovane”; allora “inviò splendidi doni ad Appio”, per comprarne la benevolenza, ma “Appio accettò solo una ciotola, non volendo che il suo rifiuto fosse interpretato come una forma di inimicizia personale verso il re, restituì il resto e marciò con grande velocità per raggiungere il suo comandante”. Nel 69 a.C. si presentò da Tigrane un messaggero, annunciando che le legioni si stavano avvicinando a Tigranocerta; il “re dei re” lo giudicò un bugiardo disfattista, ritenendo impossibile che i Romani penetrassero così tanto, e così velocemente, nel grande regno armeno, e lo fece uccidere. Pochi giorni dopo invece Lucullo, al comando dei suoi soldati, giunse in vista della splendida capitale armena. Si ripeté allora quanto avvenuto tre anni prima con Mitridate: Tigrane mandò un esercito a fermare Lucullo, ma fu sconfitto; allora il “re dei re” scappò per avere modo di riorganizzare le proprie forze e lasciò la capitale all’assedio romano. Tigrane organizzò con cura il contrattacco; dopo essersi fatto inviare truppe da tutti i regni suoi vassalli tornò a Tigranocerta con una forza immane: 150.000 fanti con armamento pesante, 55.000 cavalieri di cui 17.000 catafratti (muniti, cioè, di corazza), 20.000 arcieri e frombolieri, 35.000 ausiliari[5]. A Lucullo, che aveva disperso le sue forze lungo la penisola anatolica, restavano solo 16.000 legionarî e poche migliaia di cavalieri. Avendo visto avanzare l’esercito armeno, divise ulteriormente il suo esercito: lasciò 6.000 fanti a proseguire l’assedio di Tigranocerta e mosse contro l’armata nemica con soli 10.000 legionarî e 1.000 cavalieri. Il 6 ottobre del 69 a.C. i due eserciti si fronteggiarono; a dividerli, solo un corso d’acqua. Nel campo armeno Mitridate, finalmente ammesso alla presenza del generò, gli consigliò di stare lontano dall’accampamento di Lucullo, ma Tigrane si prese gioco della sua pavidità e, vedendo che le forze romane erano tanto esigue, fece a favore degli astanti una battuta di spirito, passata alla storia: “Se sono qui come ambasciatori sono troppi, se invece sono qui come nemici sono troppo pochi”[6]. Nel campo romano, i luogotenenti di Lucullo tentarono di dissuaderlo dal combattere, osservando che il 6 ottobre era un giorno infausto, ma egli si limitò a ribattere che, con la sua vittoria, lo avrebbe trasformato in fausto. Lucullo aveva individuato una collina, posta alle spalle di Tigrane, che gli avrebbe procurato un ottimo vantaggio tattico e quindi spinse il suo cavallo in avanti, per attirare l’attenzione su di sé. Narra Plutarco[7]: “Tigrane chiamò a sé [il generale] Tassile e gli disse ridendo: ‘Non vedi che l’invincibile armata romana sta scappando?’ ma Tassile gli rispose: ‘Oh Re, mi piacerebbe [...] ma quando questi uomini sono in marcia, essi non indossano abbigliamenti splendenti, né usano scudi o elmi lucenti; invece, ora essi mostrano le armi, avendone rimosso le coperture in pelle’. E quando ancora Tassile stava parlando, giunse alla loro vista un’aquila romana, mentre Lucullo si dirigeva al fiume con le coorti che si disponevano in manipoli, pronte alla traversata. Poi, all’ultimo, come se fosse stato inebetito dallo stupore, Tigrane gridò due o tre volte ‘Sono i Romani ad attaccare noi???’ [... ... Lucullo] attraversò il fiume, e si aprì la strada contro il nemico di persona. Indossava una corazza d’acciaio a scaglie scintillanti, e un mantello con nappe, e allo stesso tempo sguainò la spada dal fodero [...] mentre i suoi soldati lo seguivano con tutte le loro forze, perché avevano visto che il loro comandante era davanti a loro con l’armatura, sopportando come tutti la fatica di un normale fante [...] condusse i suoi uomini contro i cavalieri catafratti [...] il nemico non si aspettava l’arrivo dei Romani, ma al contrario, con alte grida e nella maggior parte con una fuga vergognosa, si lanciarono insieme ai loro cavalli al galoppo con tutto il loro peso, oltre le file della propria fanteria, prima ancora di aver cercato anche solamente di resistere”. Con la sua manovra di aggiramento, condotta personalmente, Lucullo spinse i catafratti contro il loro stesso esercito e la massa di quegli uomini coperti di metallo si abbatté sulle fila della fanteria armena, seminando il caos più completo e causando una rotta completa dell’esercito. Lo stesso Tigrane si diede subito alla fuga: per non essere riconosciuto lasciò persino la corona al figlio, che a sua volta la diede a uno schiavo. In una delle più incredibili vittorie della storia militare di tutti i tempi, i Romani persero 5 soldati, gli Armeni 100.000. Mitridate raggiunse Tigrane in fuga ed entrambi i grandi re che avevano osato sfidare Roma si abbracciarono, e piansero della loro sventura. Tigrane e Mitridate si rifugiarono nella vecchia capitale dell’Armenia, Artaxata. Lì Lucullo giunse nell’estate del 68 a.C. e di nuovo si scontrarono: 70.000 Armeni contro due sole legioni. Fu un’altra, schiacciante vittoria romana e i due re dovettero di nuovo fuggire sulle montagne del Caucaso. _______________ Delle epiche gesta di Lucullo in Asia non resta memoria sulle monete, salvo forse una piccola eco. Nel 69 a.C. infatti, mentre lui combatteva a Tigranocerta, un monetario, Marco Pletorio Cestiano, emise una serie di denarî di cui uno, RRC 409/1, raffigura al dritto una figura femminile ignota, sicuramente non una dea romana, e al rovescio l’aquila sul fulmine. Crawford ipotizza che la figura sia Iside e che l’aquila rappresenti la dinastia telematica (di cui era simbolo); forse però ci si potrebbe chiedere Visti i grandi avvenimenti che stavano accadendo in Asia Minore, c’è da chiedersi se la figura al dritto non possa essere un’allegoria della Anatolia e, quindi, l’aquila rappresenti (come spesso accade, nell’iconografia romana), il potere militare di Roma, arrivato a mettere ordine in quelle terre lontane. _______________ Mentre la guerra imperversava nell’Oriente, a Roma si verificavano grandi e repentini stravolgimenti politici. Per il 70 a.C. furono eletti consoli Pompeo, generale ormai amato dalle folle, e Crasso, che godette dello appoggio di Cesare, sempre più benvoluto dai popolari[8], che appena entrati in carica avviarono una campagna di riforme legislative mirate a depotenziare quelle precedentemente adottate a Silla, limitando il potere del Senato e restaurando quello dei tribuni della plebe. Nello stesso anno il giovane avvocato homo novus che aveva osato contrastare un liberto di Silla, Cicerone, assunse l’accusa contro l’ex governatore della Sicilia, Verre, non solo facendolo condannare, ma mettendo a nudo la corruzione che dilagava fra i nobili. Poco per volta, così, il potere della vecchia aristocrazia (cui anche Lucullo apparteneva) andava erodendosi. Nel 67 a.C. fu deciso di debellare la piaga della pirateria, che era ormai divenuta insostenibile; a tal fine furono concessi amplissimi poteri a Pompeo che, in pochi mesi, riuscì a con rara competenza organizzativa[9] a predisporre ed eseguire una manovra navale, in tutto il Mediterraneo, individuando e distruggendo i covi dei pirati. _______________ Mentre inseguiva i re nemici Lucullo fu abbandonato da Roma stessa, a causa della sua inflessibile serietà. I primi a voltargli le spalle furono i suoi soldati. In un mondo ove i territori nemici erano visti come fonte di razzie e arricchimento, il proconsole era forse l’unico Romano che vietava tassativamente ai proprî soldati di saccheggiare le città conquistate; inizialmente i legionari accettarono e pazientarono, convinti che sarebbe arrivato il loro momento, ma Lucullo rimase inflessibile, impedendo loro di fare razzia. Pertanto nel 68 a.C., quando sulle montagne dell’Armenia arrivò il gelo e cominciò a nevicare, i soldati si rifiutarono di proseguire la marcia; Lucullo dovette tornare indietro e attendere la primavera in pianura e Mitridate e Tigrane ne approfittarono, per riprendere possesso di porzioni dei rispettivi regni. In seguito scoppiarono altre ribellioni fra i legionarî, aizzate addirittura da un altro suo cognato (fratello di Appio Claudio Pulcro) che si faceva chiamare Publio Clodio (anziché Claudio) per ostentare vicinanza al popolo[10]. Clodio fu un soggetto era un pessimo elemento, che trovava appagamento nel seminare e fomentare il caos; peraltro di una delle sue tre sorelle[11], bellissima e dissoluta, si innamorò il poeta che andava allora in voga a Roma, Catullo, che ne rese immortale il ricordo con lo pseudonimo di Lesbia. Ma il tradimento più grave arrivò direttamente dal Senato. Occorre premettere che Lucullo era noto, fra le popolazioni delle province, per essere un magistrato giusto e magnanimo. Nel 70 a.C. si era recato a riorganizzare la provincia d’Asia, trovandola devastata dai debiti, causati sia dalla guerra, sia soprattutto dalla rapacità dei publicani[12]; aveva quindi limitato il tasso di interesse superiore all’1% mensile e adottato una serie di altre misure di equità grazie alle quali, in circa quattro anni, tutti i debiti furono saldati. Tale fu la fama della sua imparzialità che le province limitrofe chiesero a Roma di averlo, anch’esse, come governatore. Queste misure, giuste ma severe, gli causarono tuttavia molte inimicizie fra publicani e usurai, che godevano, a Roma, del sostegno politico dei populares e corruppero alcuni tribuni della plebe affinché lo accusassero di protrarre inutilmente la guerra, solo per potersi arricchire. Tanto fecero, che furono creduti; nel 66 a.C. un una legge, appoggiata pubblicamente da Cesare e Cicerone, tolse il comando della guerra a Lucullo e lo attribuì a Pompeo, reduce dalla vittoria contro i pirati. _______________ Pompeo proseguì la campagna militare sino al 63 a.C.; ottenne la resa di Tigrane, che tornò a governare sulla sola Armenia, ma non quella di Mitridate. Il re del Ponto infatti, disposto a giocare il tutto per tutto, si alleò con un re dei Galli e decise di invadere l’Italia marciando lungo il Danubio; fu infine ucciso da un soldato del suo stesso figlio, stufo che i deliranti disegni paterni continuassero ad alimentare l’ira di Roma. All’esito della guerra gran parte dell’Asia Minore cadde sotto il dominio romano: Bitinia, Ponto e Siria furono costituiti in provinciae nel 64 a.C., Giudea e Armenia furono ridotte a regni vassalli. In Bitinia fu emesso un bronzo di Nicea, che bene attesta la diffusione del potere di Roma Al rovescio infatti è raffigurata une figura femminile seduta su una pila di scudi, che regge in una mano Vittoria, nell’altra la lancia; la didascalia in esergo, ΡΟΜΗ, consente di identificarla nella personificazione della Città Eterna. La legenda inoltre, ΕΠΙ ΓΑΙΟΥ ΠΑΠΙΡΙΟΥ ΚΑΡΒΟΝΟΣ, informa che l’emissione è avvenuta “sotto Gaio Papirio Carbone”, governatore della neonata provincia. Al dritto è invece ritratto di Dioniso e sono presenti la legenda ΝΙΚΑΙΕΩΝ e la data (in lettere greche[13]), che consente di collocarlo con sicurezza nei primi anni di dominio romano. Lucullo tornò a Roma, celebrò il trionfo nel 63 e abbandonò la politica. Disprezzato dalla patria che aveva così brillantemente servito, per ironia della sorte fu ricordato dai posteri per i suoi pasti abbondanti, lui che era stato uno dei più abili generali di Roma. Fu uno degli ultimi esempi della grandezza della vecchia aristocrazia Romana: come Silla (e Cesare dopo di loro), rivelò incredibili capacità tattiche e strategiche senza avere precedenti esperienze; come Scipione, seppe condurre attacchi fulminei e devastanti contro il punto debole del nemico; come il Cunctator[14], capì il momento in cui una strategia attendista era più efficace dello scontro diretto; come Cincinnato, si ritirò a vita privata quando la repubblica non ebbe più bisogno di lui. In più, fu forse l’unico dei suoi contemporanei a trattare le popolazioni soggette con umanità e a trattenere risolutamente gli istinti rapaci dei suoi soldati; pagò proprio questo. Pompeo, dal canto suo, era la terza volta che si presentava a “sconfiggere” un nemico (dopo Sertorio e Spartaco) già fiaccato da un altro generale ... _______________ Nel 63 a.C. assunse il consolato Cicerone. Era un uomo particolare, di cui - grazie al suo epistolario - conosciamo non solo le capacità, ma anche le umane debolezze: gli fu offerto di cambiare cognomen, visto che il suo era offensivo, e risposte che avrebbe invece reso celebre quello che aveva (cosa che, in effetti, è successa); fu eletto grazie a una particolare congiuntura politica, sostanzialmente perché era ritenuto così debole da non dare fastidio ad alcuna delle fazioni in campo, ma credette che fossero state riconosciute le sue grandi doti di statista; proveniva da una famiglia assolutamente estranea alla vita politica romana, ma fece di tutto per essere accettato come esponente degli optimates, proprio lui che (nel processo a Verre) aveva messo a nudo la decadenza dalla vecchia casta aristocratica. Come noto, durante il suo consolato Cicerone scoprì una congiura ordita da un nobile decaduto, Lucio Sergio Catilina, e la trattò come se fosse stata l’inizio di una nuova guerra civile, ovviamente scongiurata grazie alle sue grandi doti politiche. I congiurati costituirono, in Etruria, un esercito di disperati, che fu sconfitto nel gennaio del 62 a.C. a Pistoia. Quell’anno un monetiere non ben identificato, Lucius Scribonius Libo (forse, il padre dell’omonimo che sarà console nel 34 a.C.), emise un denario particolare, RRC 416/1. Esso al dritto raffigura il Bonus Eventus (identificato dalla didascalia), divinità legata al mondo agricolo. Al rovescio, invece, è rappresentato il Puteal Scribonianum, monumento con una storia curiosa. Le fonti infatti narrano come nel Foro fosse originariamente presente un piccolo altare del dio Vulcano, presso cui Romolo teneva le prime adunanze di popolo. L’altare fu poi colpito da un fulmine e la cavità così formatasi fu lasciata aperta in segno di rispetto verso gli dei che avevano voluto scagliare il fulmine. Infine, agli inizî del II secolo a.C., un appartenente alla gens Scribonia l’aveva monumentalizzata in forma di pozzo, il Puteal Scribonianum appunto. Presso tale pozzo, peraltro, il pretore teneva i processi per usura. Questa moneta è interessante per due motivi: dal punto di vista storico, è interessante l’opinione di Crawford, secondo cui la scelta del Puteal - costruito dove s’era abbattuto un fulmine - probabilmente celebrava la vittoria contro i seguaci di Catilina; dal punto di vista iconografico, invece, rileva lo stile poco elaborato, che attesta un’evoluzione (in atto nell’arte romana) dagli influssi ellenistici, per i quali in precedenza si era prediletta la ricerca del bello, a canoni estetici più vicini al realismo, che invece miravano a trasmettere il messaggio con maggior immediatezza, prediligendone il significato alla forma. _______________ Sempre nel 62 a.C. Cesare assunse la carica di pretore e dimostrò grande equilibrio, nei contrasti fra popolo e Senato. Accadde inoltre che una notte Clodio si introdusse in casa sua mentre erano presenti solo donne (per espletare una funzione religiosa); quando la cosa si scoprì, suscitando grande scandalo, egli ripudiò la moglie (Pompea, nipote di Silla, che aveva sposato dopo la morte di Cornelia Cinna) pur ritenendola innocente, perché “mulier Caesaris etiam suspicione vacare debet” (“la moglie di Cesare deve essere esente anche da sospetto”). L’anno dopo Pompeo entrò in contrasto con il Senato (di cui, sino allora, era stato il paladino) che non volle riconoscere adeguate ricompense ai suoi soldati, e cercò l’appoggio politico di Cesare e di Crasso. Si gettavano così le basi del primo triumvirato. NOTE [1] Questa viene denominata “terza guerra mitridatica” perché una “seconda”, inconcludente, si ebbe fra l’83 a.C. e l’81, quando Lucio Licinio Murena, lasciato da Silla a capo delle legioni Fimbriane, si scontrò con Mitridate, che ne uscì vittorioso. [2] È difficile determinare quanti uomini corrispondano a “una legione”, per due ragioni: primo, benché le legioni avessero una forza teorica di 3.840 fanti, la loro consistenza pratica dipendeva da molti fattori contingenti (perdite, congedamenti, rinforzi, etc.); secondo, le fonti spesso non citano le forze alleate (che, in teoria, dovevano essere di entità uguale a quelle di Roma). Ne consegue che “una legione” può significare un numero che varia da 8.000 fanti (una legione a ranghi completi più una pari unità alleata) a soli 2.000 (la sola legione, a ranghi ridotti). In questo caso, sono le fonti a dirci che erano 5 legioni pari a 30.000 fanti. [3] Lucullo aveva sposato una delle sue tre sorelle. [4] Vita di Lucullo, 21. [5] Queste stime, riportate dalle fonti antiche, sono verosimilmente esagerate, per far apparire ancora più eroica l’impresa dei Romani. È comunque sicuro che gli Armeni fossero in grandissima superiorità numerica. [6] Appiano, Guerre mitridatiche, 85; Plutarco, Vita di Lucullo, 27. [7] Vita di Lucullo, 27-28. [8] Fra l’altro, nel 69 o 68 a.C. morì di parto la sua giovane sposa, Cornelia Cinna, ed egli volle commemorarla pronunciando una laudatio funebris dai rostra. Fu un’attestazione d’amore che colpì il popolo perché un simile onore era riservato, all’epoca, ai soli personaggi importanti (anche donne, ma solo anziane matronae). [9] Ebbe anche la lungimiranza di destinare i prigionieri e le loro famiglie a una vita da agricoltori nelle coloniae, affinché si convertissero a uno stile di vita onesto. [10] È questa la testimonianza che già all’epoca la pronuncia popolare del dittongo -au- era mutata in -o-, come poi ereditato dall’Italiano. [11] Non si sa esattamente quale delle tre, verosimilmente non la moglie di Lucullo. [12] In quella provincia, a causa della sua lontananza, Roma sperimentò per la prima volta un sistema di esazione delle tasse che consisteva nel farsi anticipare il dovuto da alcuni appaltatori, detti publicani, che poi riscuotevano le tasse dai cittadini. Si rivelò un sistema fallimentare e vessatorio: i publicani pretendevano dai cittadini il doppio di quel che versavano a Roma e, a chi non aveva disponibilità, applicavano interessi usurarî. [13] ΔΚΣ, ossia 224. Il conteggio di questi anni decorreva dalla morte del diadoco Lisimaco, considerato come anno 1 (= 282-281 a.C.), talché la moneta è stata emessa nel 59-58 a.C. [14] Soprannome di Quinto Fabio massimo, che aveva sfiancato Annibale proprio con una strategia cauta e attendista. ILLUSTRAZIONI 69 a.C, denario RRC 409/1 59 a.C., bronzo di Nicea 62 a.C., denario RRC 416/1 -
Montefiascone
santone ha risposto a un topic di sulinus inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Belli -
La mia collezione "casalinga '
Adelchi66 ha risposto a un topic di centoreti inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Quelle "bocce" c'erano anche nell' alimentari dove ,giovane virgulto, andavo a spendere i miei "sudati risparmi". Ma ho avuto la mia vendetta ! -
Maria Luigia 1832 - autentica o imitazione/falso?
Carlo. ha risposto a un topic di g61 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Ma un falso falso è vero?? -
Vaticano 2024
atg ha risposto a un topic di naga inviato in Euro Monete da collezione Italiane e delle altre Zecche Europee.
chissà se manterranno i costi di spedizione precenti o se avremo novità in merito ... manca poco anche se credo che alla fine spedizioni e tutto lo faranno a partire da settembre -
Quanto vale una caramella degli anni '70? E lo chiedi in questo settore d'identificazione? sei irrecuperabile! Povero @occhiolungoxxl
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Matematica e geometria nei giochi enigmistici
Carlo. ha risposto a un topic di apollonia inviato in Agorà
Qualsiasi anno del XIX secolo contiene la cifra 1, che specchiata lateralmente o dall'alto/basso perderebbe l'identità. In tale caso la risposta è: nessun anno. -
Parere conservazione tallero Italicum
Carlo. ha risposto a un topic di urza1 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
L'importante è capire il perché dei giudizi, poi pian piano si impara ad osservare meglio -
Busta per Pavia vuota
caravelle82 ha risposto a un topic di caravelle82 inviato in Filatelia e Storia Postale
La riporto all' attenzione questa @PostOffice 🙏 -
Matematica e geometria nei giochi enigmistici
apollonia ha risposto a un topic di apollonia inviato in Agorà
In ogni caso, scritto così il risultato non corrisponde a quello richiesto dal test perchè nell'immagine speculare la cifra 1 perde la sua identità. apollonia -
favaldar ha iniziato a seguire Maria Luigia 1832 - autentica o imitazione/falso?
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Maria Luigia 1832 - autentica o imitazione/falso?
favaldar ha risposto a un topic di g61 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
I FERT è il motto dei Savoia lo mettevano apposta (anni 60/80)per non cadere nel reato di falso, ora i cinesi e altri che fanno copie di monete non mettono niente perchè nessuno gli dice niente, addirittura anche in SLab vendono monete finte un Mondo di "finti" parmigiano finto, monete finte, automobili finte, clima finto, tutto finto però virus veri e guerre vere , bugie e falsità vere. Un bel passo avanti per l'umanità.🙃🙃 -
Denario di Elio,perché quel sollevamento dell'argento sul dritto
Pxacaesar ha risposto a un topic di Pxacaesar inviato in Monete Romane Imperiali
Ciao, che io non metto assolutamente in dubbio 🙂. Come ti ho già detto non escludo che i suberati fossero coniati anche in officine ufficiali ma sicuramente ( e fino ad oggi risulta così) non con conii ufficiali ( simili si, ma non identici, forse per non far risalire agli autori e da qui la mia convinzione che non fossero emissioni ufficiali ma fraudolenti cioè falsi). Inoltre penso che di bravi incisori capaci di riprodurre molto verosimilmente i conii ufficiali c'è ne fossero anche fuori e con le giuste maestranze potevano essere prodotti anche in officine glandestine ( c'era la pena di morte per i falsari ma questo vuol dire poco in fatto di deterrenza, anche in America c'era in quasi tutti gli Stati ma gli omicidi ed altri delitti percui era prevista non diminuivano di certo, anzi 🙂). Queste sono le mie convinzioni, nonostante la mia poca esperienza ma con molti approfondimenti da me fatti sul tema, che non escludono quelle di nessuno e che non penso siano campate in aria. Se qualcuno sempre con garbo vuole aggiungere qualcosa oltre a quanto già detto da noi due sarà il benvenuto. Penso che sul fatto che io e te abbiamo già dato in questa discussione sei d'accordo. Parola a chi vorrà farlo 😉 ANTONIO -
I baffi di Odoacre
numa numa ha risposto a un topic di Poemenius inviato in Monete dei Regni Barbarici
Beh se assomiglia a Hulk Hogan i baffi ci sono eccome 😅 paragone azzeccatissimo 👌 -
Francobollo Regno d'Italia 1862, 40 centesimi, effigie di Vittorio Emanuele II° - rosso carminio, senza annullo, siglato Alberto Diena
caravelle82 ha risposto a un topic di Alan Sinclair inviato in Filatelia e Storia Postale
Abbiamo ottima gente in plancia. Avanti tutta😁 -
Parere conservazione tallero Italicum
urza1 ha risposto a un topic di urza1 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Grazie, ancora non riesco a dare pareri sulle conservazioni. -
Montefiascone
sulinus ha risposto a un topic di sulinus inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Niente, allora non credo valga la pena a farle periziare Ti ringrazio, sei stato davvero gentilissimo Alla prossima Cordialmente -
Parere conservazione tallero Italicum
Carlo. ha risposto a un topic di urza1 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Troppa usura sui capelli per essere BB, tuttavia è un piacevole qBB, a mio avviso -
moneta da 2€
Carlo. ha risposto a un topic di leotommo inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
È solo una curiosità.. non aumenta di valore, perché di fatto la moneta è "rovinata" da un segno post produzione. -
moneta da 2€
caravelle82 ha risposto a un topic di leotommo inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Assolutamente. Succede un bel pó di volte questa cosa. É una banalitá. -
Matematica e geometria nei giochi enigmistici
Carlo. ha risposto a un topic di apollonia inviato in Agorà
Sinceramente.. ho visualizzato nella mia testa i numeri specchiati.. ho ragionato su numeri con simmetrie, quindi 1, 6, 3, 8, 9. Inizialmente ho pensato a qualcosa che finisse per 6, che specchiato diventasse un 9 iniziale, ma i numeri che mi son venuti in mente erano del XX secolo. Quindi 1818 è stato il primo numero che mi è venuto in mente del XIX secolo. Un caso.. -
Maria Luigia 1832 - autentica o imitazione/falso?
torpedo ha risposto a un topic di g61 inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Una brutta patacca. -
Montefiascone
adolfos ha risposto a un topic di sulinus inviato in Richiesta Identificazione/valutazione/autenticità
Dove hai preso la valutazione?.io sarei milionario allora Fammi sapere Ciao -
Francobollo Regno d'Italia 1862, 40 centesimi, effigie di Vittorio Emanuele II° - rosso carminio, senza annullo, siglato Alberto Diena
PostOffice ha risposto a un topic di Alan Sinclair inviato in Filatelia e Storia Postale
Ringrazio per le belle parole.. ma sto ancora imparando.. in filatelia non si finisce mai... ..comunque in confronto a qualche anno fa gli amici di questa sezione del forum sono cresciuti e andati giustamente avanti. Questo è un successo.
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