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  2. Ciao @miza, ti ringrazio effettivamente sì preferisco almeno lo splendido/+, ma non è sempre facile trovarli ed ammetto di avere in collezione anche qualche BB. @favaldar, grazie e concordo con il punto di vista, questa qui poi non era poi male ed aveva un prezzo onesto leggermente più basso della media.
  3. Vel Saties

    Novità importanti i romani a Castelseprio?

    Premessa storica: Il Parco Archeologico di Castelseprio comprende i resti di un castrum sviluppatosi nel V secolo d.C. su preesistenze militari del IV secolo d.C., con la pievana di San Giovanni e gli edifici abitativi e di servizio. Il castrum è circondato da poderose mura di cinta turrite, che difendono anche l’avamposto di fondovalle conosciuto come Monastero di Torba. All’esterno delle mura si trovano il borgo e l’oratorio di Santa Maria foris portas, monumento fra i più singolari e importanti dell’Alto Medioevo per l’eccezionale ciclo pittorico dell’abside orientale. Il territorio di Castelseprio è frequentato dalla pre-protostoria (X-IX/VIII secolo a.C.) alla fine del XVI secolo quando le funzioni pievane del complesso della basilica di S. Giovanni e del suo battistero si estinguono per il generale abbandono del luogo, passando alla vicina chiesa di Carnago. Un’epopea lunga e gloriosa, che ha i suoi epicentri nell’età gota (V/VI secolo), quando Castelseprio diviene un importante castrum del sistema fortificato subalpino, con collegamenti di ampio raggio; in epoca longobarda (fine VI secolo-774) e, in seguito, carolingia, quando diviene il centro giuridico-amministrativo di un ampio territorio. Castelseprio venne distrutto nel 1287 dai Visconti, e successivamente abbandonato definitivamente nel XVI/XVII secolo d.C. Il complesso del castrum e del borgo, assieme ad altre sei località italiane, fa parte del sito seriale UNESCO “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, iscritto dal 2011 nella lista del Patrimonio Culturale Mondiale. Nota personale: amo il luogo avendoci lavorato nei tempi che furono. La News: Una nuova scoperta potrebbe far luce sulle origini della città Durante la campagna di scavo presso la “casa medievale” gli archeologi hanno fatto una scoperta inaspettata: mai si era trovato un edificio così antico a Castelseprio. Castelseprio era un’antica città dotata di possenti mura, torri, case e chiese. L’insediamento fu distrutto nel 1287 durante la guerra tra i Visconti di Milano e i Della Torre per il controllo del territorio. Prima di quel fatidico anno, l’abitato era il capoluogo del Seprio, un importante distretto territoriale oggi compreso tra l’Alto Milanese e il Varesotto. Sotto i re longobardi aveva raggiunto straordinarie vette di splendore. In un momento storico ancora oggi non chiarito, tra VI e X secolo, un pittore venuto dall’Oriente aveva dipinto i suggestivi e misteriosi affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas, oggi ritenuti un capolavoro dell’arte medievale. A riprova della sua straordinaria importanza, il sito è entrato nel 2011 nella lista dei beni UNESCO e dichiarato Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Fino a qualche settimana fa pochissimo si sapeva sulla storia più antica di Castelseprio e non era noto il periodo di fondazione della città. La IX campagna di scavi presso la “casa medievale”, conclusa il 25 luglio 2025, ha in parte chiarito questo mistero. Gli archeologi, che avevano trovato nelle precedenti campagne resti di abitazioni di epoca basso medievale, longobarda e gota, infatti, hanno fatto una scoperta inaspettata: hanno portato alla luce i resti di un edificio databile tra IV e V secolo. Si tratta di un rinvenimento molto importante, in quanto sino a oggi in nessun altro scavo del Parco era stata trovata una struttura così antica. Essa permette di affermare che l’insediamento di Castelseprio nacque prima del Medioevo, in un momento in cui ancora l’Impero Romano esisteva. «Siamo lieti di annunciare», afferma il Direttore dei musei statali lombardi Rosario Maria Anzalone, «questa fondamentale scoperta, che testimonia come la corretta gestione dei luoghi della cultura non possa prescindere da una preziosa e costante attività di studio e ricerca. Le mie più sentite congratulazioni al team di professori e archeologi, veri protagonisti di questa scoperta». «Grazie a questo scavo», sottolinea il Direttore del Parco Archeologico di Castelseprio Luca Polidoro, «saremo in grado di capire qualcosa di più sulle origini di questo straordinario insediamento. La scoperta si inserisce all’interno di un articolato panorama di scavi e ricerche che a cadenza annuale vengono condotte dalla Direzione del Parco e vari Atenei. Grazie a queste attività il Parco di Castelseprio sta confermando e arricchendo il suo ruolo come imprescindibile punto di riferimento nel panorama della ricerca archeologica». «Potremmo essere in presenza», aggiunge il Sindaco di Castelseprio Silvano Martelozzo, «di una scoperta molto rilevante, che arricchisce la storia e il valore del Parco Archeologico da sempre principale punto di riferimento culturale del nostro territorio. Auspico che questo ritrovamento possa essere l’inizio di ulteriori campagne di scavo, che permetteranno in un prossimo futuro di comprendere meglio l’illustre passato di Castelseprio». Le ricerche sono ancora in corso e nei prossimi mesi sarà possibile proporre un inquadramento cronologico e un’ipotesi ricostruttiva più precisa di questo edificio. Sin dal mese di agosto la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia, attiverà visite guidate aperte al pubblico per consentire di partecipare “in diretta” a questa importante scoperta e al lavoro degli archeologi. Lo scavo della “casa medievale” è stato svolto dall’Università Cattolica di Milano in regime concessione ministeriale e in partenariato con Direzione regionale musei nazionali Lombardia, Provincia di Varese e Comune di Castelseprio, sotto la direzione del prof. Marco Sannazaro. Vi partecipano personale docente e studenti dell’Università Cattolica e professionisti esterni. Le indagini sono finanziate con fondi messi a disposizione da Università Cattolica, Fondazione comunitaria del Varesotto, i Rotary club Tradate e Busto, Gallarate, Legnano, Regione Lombardia (Avviso cultura 2025; progetto “La Casa medievale: vita nel castrum in età gota”). fonte: https://museilombardia.cultura.gov.it/eventi-musei/i-romani-a-castelseprio/ Castelseprio, gli scavi rivelano resti di un edificio del IV - V secolo. Mai qui una struttura così antica Durante la IX campagna di scavi che si è conclusa il 25 luglio 2025 nel Parco Archeologico di Castelseprio, in provincia di Varese, presso la cosiddetta casa medievale, gli archeologi hanno fatto una scoperta sorprendente: i resti di un edificio databile tra il IV e il V secolo. Fino a oggi, infatti, nel Parco non era mai stata individuata una struttura così antica. Questo rinvenimento permette di affermare che l’origine di Castelseprio risale a un’epoca anteriore al Medioevo, quando l’Impero Romano esisteva ancora. Le indagini degli anni passati avevano portato alla luce tracce di abitazioni di età basso medievale, longobarda e gota, ma mai di un periodo tanto remoto. Le ricerche proseguono e nei prossimi mesi sarà possibile definire una cronologia più precisa e proporre una ricostruzione dell’edificio. Intanto, da agosto, la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia attiverà visite guidate che consentiranno al pubblico di partecipare “in diretta” alle attività degli archeologi e di assistere a questa scoperta di eccezionale rilievo. Castelseprio era un’antica città fortificata, dotata di mura, torri, abitazioni e chiese, distrutta nel 1287 durante la guerra tra i Visconti di Milano e i Della Torre. Prima della sua rovina, l’insediamento era il capoluogo del distretto del Seprio, corrispondente oggi all’area tra l’Alto Milanese e il Varesotto, e aveva raggiunto il massimo splendore sotto i re longobardi. Tra VI e X secolo, un pittore proveniente dall’Oriente affrescò la chiesa di Santa Maria foris portas, creando un capolavoro dell’arte medievale riconosciuto nel 2011 dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Lo scavo della “casa medievale” è stato svolto dall’Università Cattolica di Milano con concessione ministeriale, in collaborazione con la Direzione regionale Musei nazionali Lombardia, la Provincia di Varese e il Comune di Castelseprio, sotto la direzione del professor Marco Sannazaro. Hanno preso parte all’impresa docenti, studenti dell’Università Cattolica e professionisti esterni, con il sostegno finanziario dell’Università Cattolica, della Fondazione comunitaria del Varesotto, dei Rotary club Tradate e Busto, Gallarate, Legnano e della Regione Lombardia (Avviso cultura 2025, progetto “La Casa medievale: vita nel castrum in età gota”). “Siamo lieti di annunciare”, ha affermato il Direttore dei musei statali lombardi Rosario Maria Anzalone, “questa fondamentale scoperta, che testimonia come la corretta gestione dei luoghi della cultura non possa prescindere da una preziosa e costante attività di studio e ricerca. Le mie più sentite congratulazioni al team di professori e archeologi, veri protagonisti di questa scoperta”. “Grazie a questo scavo”, ha sottolineato il Direttore del Parco Archeologico di Castelseprio Luca Polidoro, “saremo in grado di capire qualcosa di più sulle origini di questo straordinario insediamento. La scoperta si inserisce all’interno di un articolato panorama di scavi e ricerche che a cadenza annuale vengono condotte dalla Direzione del Parco e vari Atenei. Grazie a queste attività il Parco di Castelseprio sta confermando e arricchendo il suo ruolo come imprescindibile punto di riferimento nel panorama della ricerca archeologica”. “Potremmo essere in presenza”, ha aggiunto il Sindaco di Castelseprio Silvano Martelozzo, “di una scoperta molto rilevante, che arricchisce la storia e il valore del Parco Archeologico da sempre principale punto di riferimento culturale del nostro territorio. Auspico che questo ritrovamento possa essere l’inizio di ulteriori campagne di scavo, che permetteranno in un prossimo futuro di comprendere meglio l’illustre passato di Castelseprio”. Castelseprio, gli scavi rivelano resti di un edificio del IV - V secolo. Mai qui una struttura così antica Fonte: https://www.finestresullarte.info/archeologia/castelseprio-rinvenuti-resti-di-edificio-databile-tra-iv-e-v-secolo Castelseprio (sito Unesco), sotto la casa medievale spunta la città romana: «Scoperta sorprendente» di Andrea Camurani I nuovi scavi riscrivono la storia di uno dei quattro siti Unesco in provincia di Varese. Il sindaco: «Si apre un nuovo capitolo, anche se c’è ancora molto da scavare e probabilmente da scoprire» Una scoperta definita «sorprendente» dagli stessi archeologi che hanno trovato resti di un insediamento romano databile fra il IV e il V secolo a Castelseprio, in provincia di Varese, centro divenuto nel 2011 «patrimonio dell’umanità», cioè uno dei ben quattro siti Unesco che si trovano nella provincia di Varese (gli altri sono Sacro Monte, Isolino Virginia e comprensorio paleontologico del Monte San Giorgio) considerato fra i più importanti al mondo di epoca altomedievale. Una sorta di «porta» temporale si è aperta sotto gli scavi della «casa medievale»: a fine luglio si è conclusa la nona campagna archeologica e gli studiosi — che avevano già trovato resti di abitazioni di epoca basso medievale, longobarda e gota — hanno portato alla luce vestigia romane. Oggi Castelseprio è un paese di 1.300 abitanti, ma secoli fa era un’antica città fortificata distrutta nel 1287 su ordine dell’arcivescovo Ottone Visconti durante la sanguinosa guerra tra i Visconti e i Della Torre per il controllo del territorio. Prima di quell’anno l’abitato era il capoluogo del Seprio importante distretto territoriale e di culto oggi compreso tra l’Alto Milanese e il Varesotto. Sotto i re longobardi aveva raggiunto straordinarie vette di splendore. In un momento storico ancora non chiarito, tra VI e X secolo, un pittore venuto dall’Oriente aveva dipinto i suggestivi e misteriosi affreschi della chiesa di Santa Maria foris portas, oggi ritenuti un capolavoro dell’arte medievale. Le ricerche sono ancora in corso e nei prossimi mesi sarà possibile proporre un inquadramento cronologico e un’ipotesi ricostruttiva più precisa dell’edificio scoperto ma già da questo mese la direzione regionale Musei nazionali Lombardia ha attivato visite guidate aperte al pubblico per consentire di partecipare «in diretta» a questa importante scoperta e al lavoro degli archeologi. La scoperta retrodata le origini del sito Lo scavo della «casa medievale» è stato svolto dall’Università Cattolica di Milano in regime di concessione ministeriale e in partenariato con Direzione regionale musei nazionali Lombardia, Provincia di Varese e Comune di Castelseprio, sotto la direzione del professor Marco Sannazaro (partecipano docenti e studenti della Cattolica, e professionisti esterni). «Una scoperta fondamentale che testimonia come la gestione dei luoghi della cultura non possa prescindere da una costante attività di studio e ricerca», spiega il direttore dei musei statali lombardi Rosario Maria Anzalone. Secondo il direttore del parco Archeologico di Castelseprio Luca Polidoro, «grazie a questo scavo saremo in grado di capire qualcosa di più sulle origini di questo straordinario insediamento». Ma come l’hanno presa i residenti? Si sentono forse un po’ più romani che goti? Sorride il sindaco Silvano Martelozzo: «La scoperta è molto importante sul piano culturale: si apre un nuovo capitolo, anche se c’è ancora molto da scavare, e probabilmente da scoprire. Ci attendiamo un possibile risvolto anche sul versante turistico». fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_agosto_17/castelseprio-sito-unesco-sotto-la-casa-medievale-spunta-la-citta-romana-scoperta-sorprendente-86b70058-f368-426a-bb72-bf4fa3799xlk.shtml
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  4. Aggiornamento: Ci sono almeno 13 monete false d'oro in questo lotto. Uno dei vittime ha verificato che alcune di esse sono fatte d'oro, ma non si esclude che altre monete false d'oro utilizzino materiali più economici.
  5. Atexano

    Procopio - AE 3 Reparatio Fel Temp

    Ho capito
  6. Atexano

    Costantino I - Principi Iuventutis testa elmata

    Hai questo stesso libro?
  7. Un BB+ non è un eresia purtroppo per il tipo si trovano in altissima conservazione quindi BB o BB+ non cambia quasi nulla. Molti anni fa per di quel K che poi è una F rotta (frattura o sporcizia del punzone) alcuni collezionisti le pagavano di più ma la conservazione rimane questa. 👌🏼
  8. Ciao @Alan Sinclair Moneta piacevole, i rilievi non sono male. Come dicevi è la meno comune della Serie. Come conservazione mi fermerei al BB, avevo aggiunto un + poi noto che ha subito una bella pulita e anche strofinata e ho tolto il +.🤨 Comunque, se non si è alla ricerca del FDC è si vuole avere solo la serie, la moneta è ok. (noto però che solitamente ami le alte conservazioni) Saluti 😊
  9. Alan Sinclair

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    Nemmeno a me convince, me servirebbero anche foto migliori, in primo piano ed i dati ponderali.
  10. favaldar

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    Non vale nulla perchè molto probabilmente è una patacca per chi non conosce le monete. Se mette peso,diametro e foto più dettagliate (grandi) possiamo essere più precisi. Grazie
  11. Pxacaesar

    Sesterzio di Traiano, Arabia

    Ciao a tutti. Riesumo questa mia discussione di poco più di 1 anno fa perché a me sembra di aver trovato un sesterzio che condivide identico conio di rovescio del mio. Mi scuso anticipatamente con chi ritiene poco importante per la Numismatica queste mie richieste ma io ho fatto della ricerca delle stesse identità di conio motivo portante della mia collezione. Dei miei oltre 100 esemplari ( denari, antoniniani, sesterzi ed assi) sono rimasti solo 16 pezzi per i quali non sono riuscito ancora a trovare il gemelli, ma la caccia continuerà per sempre. Grazie come sempre a quanti vorranno esprimere il loro parere a proposito della stessa identità di conio del rovescio. Il mio sesterzio ha svolto molto bene la sua funzione di moneta ed ha anche subito il passaggio del tempo percui la certezza matematica non ci può essere ma i molti punti ancora ben leggibili sembrano andare in questa direzione 🙂. ANTONIO
  12. favaldar

    Paura,papa'tanta paura........

    Speriamo di vederlo, in prima fila! Ma credo che ci vorrà ancora qualche anno o se cambiano le capocce non accadrà mai!!!!!
  13. Fra Landi

    Tornese

    Mea culpa, non riesco a farvi foto decenti, purtroppo anche il limite di caricamento delle foto non è di aiuto. Ho provato a ridurre la risoluzione del cellulare , e altri accorgimenti ma ad oggi pare con pochi risultato. Se avete tecniche particolari sarò ben lieto di applicarle.
  14. Oggi
  15. ART

    Paura,papa'tanta paura........

    Premettendo subito che (ad oggi) la situazione descritta in questo libro è (ancora) un'eventualità remota, il solo fatto che tornino ad essere scritti trattati con argomenti simili, in perfetto stile Guerra fredda, è un chiaro segno dei tempi che cambiano e della direzione in cui vanno. Non l'ho ancora letto ma è un'utile strumento per chi vuol capire sinteticamente qualcosa su come potrebbe avvenire una guerra nucleare e che conseguenze avrebbe. E' basato su fatti noti, testimonianze e documenti desecretati.
  16. Carlo.

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    E un caffè non lo vogliamo? 🤣 Comunque noto che sul forum ci sono due categorie di "nuovi utenti": 1. Chi scrive delle belle richieste, educate, ecc.. e poi non carica le foto 2. Chi carica le foto ma non scrive nulla Bisognerebbe istituire un premio per chi al primo post riesce a fare entrambe le cose. Non me ne voglia il nostro nuovo utente @Giovanni Zappia, cui do il benvenuto, per aver utilizzato il suo post per questa mia battuta. Saluti! Ps: a me questa moneta non fa una bellissima impressione.
  17. Pxacaesar

    Catalogazione denario legionario

    Ciao @Tinia Numismaticami permetto di replicare, e ci tengo a precisare e sottolineare senza alcuna vena polemica ne contro queste tue considerazioni ne contro nessuno altro, e di dire la mia sui tre punti che hai espresso. Sul primo sono perfettamente d'accordo e quindi concordo in pieno, sul secondo ti posso assicurare che tu forse non hai mai crocefisso nessuno ma molti altri si ,ed anche in maniera spesso gratuita e soprattutto sbagliando di grosso in centinaia di discussioni in cui io ho partecipato. Mi è capitato tantissime volte di essere additato, deriso ed altro per pareri che avevo espresso e che poi si sono rilevati esatti. Purtroppo quello che più fa male ( almeno per me è stato così, ma ormai ho superato da tempo questa fase 🙂) è che gli attacchi più brutti sono arrivati proprio dai più esperti, tranne poi scomparire ed eclissarsi quando con riscontri oggettivi la discussione si chiudeva nella direzione opposta da quanto loro sostenevano ( per la serie qualora ce ne fosse ancora bisogno ma è sempre bene ribadirlo, con parere espressi su foto e le difficoltà inerenti, chi è senza peccato scagli la prima pietra). Io vi ritengo dei fari e dei maestri per quanto concerne la Numismatica da quando mi sono iscritto al Forum per accrescere le mie conoscenze e di questo vi ho sempre ringraziato, sempre! I bravi maestri, diceva un mio anziano professore, sono quelli che fanno capire le cose, dove si sbaglia, e danno consigli su come migliorare sedendosi in mezzo agli alunni e guardandoli negli occhi. Non quelli che dall'alto della cattedra, con annessa pedana, vi guardano dall'alto in basso solo ed esclusivamente per giudicarvi. Fate attenzione perché spesso sanno poco o niente di quello che dovrebbero insegnare. Sul terzo punto, e parlo ovviamente solo per me stesso, in oltre 3000 interventi non ho mai e risottolineo mai mancato di rispetto a nessuno esperti o neofiti, non è assolutamente una dote del mio DNA, ma questo come dice sempre mio padre forse non è una buona cosa 🙂. Cerchiamo di incentvare gli interventi di tutti e soprattutto dei neoappassionati, che è cosa buona e giusta soprattutto per il Forum tutto. Scusate per il lungo post ma erano 4 anni che volevo farlo, quindi ringrazio anche di questo Tinia che me ne ha dato spunto 🙂. ANTONIO
  18. ARES III

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  19. Questo è da capire o da risolvere ma la vedo dura. Più probabile per me che sia un conio vecchio o sporco o qualche spostamento nella battitura visto anche l'orecchio. Non ho studiato molto sulla coniazione per avere certezze. So per aver letto dai vari esperti del tipo molti anni fa, che spesso venivano usate,le monete, come una sorta di pizzini , quindi poteva anche essere voluto.?? Di sicuro è una variante/curiosità da annotare e segnalare per studio, per il valore dipende dai collezionisti.
  20. torpedo

    Catalogazione denario legionario

    Ritengo anch'io @Tinia Numismaticaun grande esperto di monete antiche, per cui anche se a volte è un pò irruento nei modi è comunque persona di grandissima competenza, io personalmente ho imparato molto dai suoi interventi sulle monete antiche che apprezzo sempre molto e che trovo molto istruttivi 🙂.
  21. ARES III

    Archeologia biblica...

    Archelogia. Un’impronta digitale antica di 2600 anni su un sigillo dal Monte del Tempio rivela il nome di Yeda’yah, figlio di Asayahu… e apre un misterioso legame con la Bibbia Un’impronta di argilla, rimasta sepolta per oltre 2600 anni, riemerge a raccontare i segreti della burocrazia di Gerusalemme all’epoca del re Giosia. È il frammento di un sigillo che porta inciso un nome familiare anche ai testi biblici: Yeda’yah, figlio di Asayahu. Può questo piccolo reperto collegare la storia documentata dagli archeologi con quella narrata dalle Scritture? Che cosa è stato scoperto Una bulla: un sigillo amministrativo con nome e impronta digitale L’oggetto è una bulla, cioè l’impronta in argilla lasciata da un piccolo sigillo su una legatura di corda o su un lembo di papiro/pergamena per chiudere e garantire un contenitore o un documento. Questa bulla, setacciata dal Temple Mount Sifting Project, conserva tre elementi straordinari: l’iscrizione in ebraico antico «Appartenente a Yeda’yah (figlio di) Asayahu»; solchi di corda sul retro, prova che sigillava realmente un sacco o un astuccio; e una traccia di impronta digitale, lasciata dal funzionario che la applicò. La paleografia colloca l’oggetto alla fine del VII – inizi del VI sec. a.C., gli anni immediatamente precedenti la conquista babilonese. Chi era il re Giosia Un riformatore religioso nell’ultima stagione del Regno di Giuda Giosia regna a Gerusalemme tra il 640 e il 609 a.C. Salito al trono giovanissimo, diventa il sovrano delle grandi riforme religiose: elimina i santuari periferici, centralizza il culto nel Tempio e promuove un ritorno alla Legge. Nel 622 a.C. viene ritrovato nel Tempio il cosiddetto Libro della Legge: Giosia consulta la profetessa Hulda e avvia un rinnovamento cultuale che segna profondamente la storia religiosa di Israele. Sullo sfondo, la scena politica è incandescente: crolla l’Assiria, avanza la potenza di Babilonia. Lo stesso re muore in battaglia a Megiddo contro il faraone Necao II. Nei testi biblici, tra i suoi servitori compare un Asayahu, forse lo stesso nome inciso sulla bulla. Che cos’è il Monte del Tempio Il cuore sacro e civico di Gerusalemme, ieri e oggi Il Monte del Tempio (Ḥarām al-Sharīf) è il centro religioso e politico di Gerusalemme: qui si ergeva il Primo Tempio di Salomone, poi il Secondo Tempio, fino alla distruzione romana del 70 d.C. Oggi l’area ospita la Cupola della Roccia e la moschea di al-Aqsa, ed è circondata dal Muro Occidentale, luogo sacro dell’ebraismo. In epoca monarchica era lo scrigno del potere: vi si custodivano offerte, registri e documenti; operavano sacerdoti e scribi al servizio della monarchia e della religione. Proprio dal materiale di questa spianata proviene la bulla di Yeda’yah, recuperata grazie al Temple Mount Sifting Project, che da oltre vent’anni analizza sedimenti e frammenti con metodi di setaccio e lavaggio sistematico. L’iscrizione analizzata, impressa nella bulla L’iscrizione e l’impronta digitale Un nome inciso e un tocco umano che attraversa i millenni La lettura epigrafica, condotta da Anat Mendel-Geberovich e Zachi Dvira, restituisce la formula: «Appartenente a Yeda’yah (figlio di) Asayahu». L’iscrizione non solo ci restituisce due nomi, ma conserva un dettaglio intimo: una traccia di impronta digitale impressa nell’argilla umida. È come se il funzionario, nel compiere un gesto amministrativo, avesse lasciato la sua firma biologica, ponte silenzioso tra l’antichità e il presente. Datazione e contesto storico L’epoca del re Giosia e le tensioni che precedettero l’esilio Gli esperti collocano il reperto tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C., in un periodo cruciale: il regno di Giosia e gli anni immediatamente successivi. Una stagione segnata dalle riforme religiose, ma anche dall’avanzata babilonese che culminerà con la distruzione del Tempio e l’esilio del 586 a.C. I possibili legami biblici Asayahu, servo del re, e la memoria dei testi sacri Il nome Asayahu compare nel Secondo libro dei Re (22,12) e nelle Cronache (34,20), dove è descritto come «servo del re». Non è certo che l’Asayahu della Bibbia e quello inciso sul sigillo siano la stessa persona, ma la coincidenza onomastica, unita al contesto gerosolimitano e alla cronologia, rende plausibile un legame con la corte di Giosia. Un reperto che parla di burocrazia Il sigillo come simbolo del potere amministrativo Le bullae erano strumenti di controllo e garanzia: sigillavano borse, lettere e registri, rendendoli inviolabili. Non erano usati da privati cittadini, ma da funzionari che gestivano risorse, offerte, tributi. Per questo, osserva Zachi Dvira, «è plausibile che questi sigilli appartengano a uomini di alto rango, non a gente comune». Un tassello nel grande mosaico Il Monte del Tempio come scrigno di storia Il sigillo di Yeda’yah e Asayahu si aggiunge ad altri reperti simili, che hanno restituito nomi di tesorieri, segretari e amministratori del Tempio. Ogni frammento contribuisce a ricostruire la rete di poteri religiosi e civili che reggeva la Gerusalemme monarchica. La bulla non prova identità individuali, ma testimonia l’intreccio tra archeologia e Bibbia: un fragile disco d’argilla che custodisce la voce della burocrazia di un regno ormai perduto. Box finale – Fonti e approfondimenti Temple Mount Sifting Project, sito ufficiale: https://tmsifting.org Anat Mendel-Geberovich, Zachi Dvira, analisi epigrafica in corso di pubblicazione Riferimenti biblici: 2 Re 22:12; 2 Cronache 34:20 Articoli di approfondimento: Biblical Archaeology Society https://stilearte.it/archelogia-unimpronta-digitale-antica-di-2600-anni-su-un-sigillo-dal-monte-del-tempio-rivela-il-nome-di-yedayah-figlio-di-asayahu-e-apre-un-misterioso-legame-con-la-bibbia/
  22. ARES III

    Germania: ritrovato un guerriero in bronzo

    Un guerriero di 7,5 centimetri emerge dalla città dei celti: il raro bronzetto armato di Manching svela tecniche, riti di confine e la vita nell’oppidum Sembrava solo un grumo di metallo verde, imprigionato da croste di corrosione. Le radiografie hanno svelato un’altra storia: un guerriero celtico in passo d’attacco, scudo alto, spada tesa, una piccola asola sulla testa come a chiedere di essere appeso. È venuto alla luce a Manching, in Baviera, dentro un fossato che gli archeologi interpretano come limite o canale, e con ceramiche associate al III secolo a.C. Un oggetto minuscolo, 7,5 cm per 55 g, ma raro, complesso e senza paralleli diretti noti: un indizio prezioso per capire come si fondava il bronzo in età lateniana e cosa poteva rappresentare un piccolo guerriero al margine della città. Il luogo e il quadro storico Manching, l’oppidum tra Paar e Danubio; una capitale del mondo celtico dell’Europa centrale L’oppidum di Manching sorge a sud-est di Ingolstadt, tra i fiumi Paar e Danubio. La frequentazione inizia a fine IV secolo a.C.; tra II e I secolo a.C. il sito diventa un centro politico ed economico di primo piano a nord delle Alpi. Attorno al 140/130 a.C. viene costruita la grande cinta muraria e l’insediamento raggiunge circa 400 ettari, con una popolazione stimata fino a 10.000 abitanti. A metà del I secolo a.C. il centro declina gradualmente, con il progressivo ritiro degli abitanti. La scoperta: un cantiere, un fossato, un piccolo capolavoro Scavare per la sicurezza stradale e incontrare un confine antico Tra 2021 e 2024, prima di un intervento sulla statale B16, il Bayerisches Landesamt für Denkmalpflege (BLfD) ha indagato 6.800 m² del settore orientale dell’oppidum, documentando 1.300 contesti e recuperando oltre 40.000 reperti. Il bronzetto è emerso dalla riempitura di un fosso datato al III secolo a.C. Il ritrovamento è stato seguito da indagini conservative e diagnostiche centralizzate a Monaco: più di 15.000 frazioni metalliche recuperate a Manching sono state registrate tramite 2.034 radiografie, un protocollo che oggi consente di leggere tecniche, leghe, difetti e riusi. Un guerriero alto 7,5 cm: iconografia e dettagli Capelli portati all’indietro, baffi, scudo e spada; e un anello in testa come traccia d’uso Liberata dalle incrostazioni, la figurina mostra un guerriero celtico in affondo: scudo al braccio sinistro, spada nella destra, capelli lunghi pettinati all’indietro e baffi. In sommità, una piccola asola fusa in un sol pezzo con la figura suggerisce l’uso come pendente o sospensione (gioiello, insegna personale, elemento di un oggetto composito). L’RX ha rivelato un particolare curioso: la spada è stata colata con un difetto, indizio diretto del comportamento del metallo e dell’alimentazione della colata. Perché è raro Una miniatura «senza paralleli diretti» e di fattura insolitamente fine Le raffigurazioni umane in ambito lateniano esistono, ma bronzetti così minuti, a pieno metallo, con resa dinamica del gesto e dettagli del volto e dei capelli, sono poco comuni nel corpus dell’Europa centrale. A Manching, già noto per altre immagini antropomorfe, questo pezzo spicca per la complessità formale e la finezza dell’esecuzione; gli specialisti lo considerano privo di paralleli diretti nel quadro regionale. La combinazione tra scala ridotta, qualità scultorea e funzione sospesa (l’anello) ne fa un oggetto d’élite, non seriale, probabilmente uscito da una bottega con competenze elevate. Come avveniva la fusione: la cera persa spiegata semplice Dalla cera al bronzo: cosa vuol dire «vollguss», colata piena Il bronzetto è stato realizzato con la tecnica della cera persa («Wachsausschmelzverfahren») in colata piena (vollguss). In pratica: 1) si modella un originale in cera, con tutti i dettagli (capelli, baffi, dita, bordi dello scudo); 2) lo si ingloba in un involucro refrattario (argilla/terra) lasciando canali di colata e di sfiato; 3) si riscalda l’insieme finché la cera fonde ed esce, lasciando il negativo del modello; 4) si versa bronzo liquido (lega di rame con stagno e, talvolta, piombo) che riempie la cavità; 5) a raffreddamento avvenuto si rompe il guscio e si rifinisce. La cera persa può produrre fusioni cave (il bronzo forma una «pelle» attorno a un’anima) o fusioni piene: qui, le radiografie mostrano chiaramente una massa piena, coerente con le dimensioni ridotte dell’oggetto. La colata piena garantisce robustezza e una certa inerzia al tatto, ma richiede controllo dei canali (sprue) e della temperatura per evitare vuoti locali: il difetto della spada è probabilmente dovuto a una alimentazione insufficiente o a un raffreddamento troppo rapido nella parte sottile. Cosa rappresenta: status, protezione, rito? Pendente personale, insegna guerriera o offerta di confine L’anello sommitale suggerisce una sospensione: un ciondolo da portare al collo, fissare a un cinturone, appendere a un finimento equestre o a un elemento ligneo (scudo, cassa, porta). L’iconografia guerriera – gesto d’attacco, scudo e spada – rimanda a valori di status e protezione; in ambito celtico, miniaturizzazioni di armi e figure sono talora legate a sfere votive. Il contesto di rinvenimento in un fossato che fungeva da limite rafforza l’ipotesi di una offerta di confine: un gesto propiziatorio o apotropaico al margine dell’abitato. Non si esclude, tuttavia, un semplice smarrimento o lo scarto di una produzione difettosa rientrata nel ciclo del riciclo. Il laboratorio dentro l’oppidum RX, scarti e riciclo: cosa dicono i metalli di Manching Le indagini BLfD hanno radiografato in totale 2.034 oggetti metallici, parte di oltre 15.000 frazioni recuperate. Oltre a utensili, elementi di finimento e chiodi, la massa degli scarti e delle gocce di colata racconta una produzione e riparazione attiva in bottega, con una cultura del riciclo (ceramica, legno, metalli) che consente di risparmiare risorse e di rifondere sistematicamente. In questo quadro, il bronzetto – nonostante il difetto di colata alla spada – non appare un esercizio da apprendista, ma un manufatto di alto profilo tecnico. Mangiare e vivere a Manching Pesci, bovini, suini; cavalli anziani e greggi per latte e lana La stessa campagna di scavo ha fornito la prima prova archeologica esplicita del consumo di pesce nell’oppidum (lische e squame), accanto a bovini e suini destinati soprattutto alla carne. I cavalli venivano abbattuti in età avanzata – quindi non come alimento primario –, mentre ovini e caprini erano allevati per risorse rinnovabili (lana, latte). Il quadro che emerge è quello di una città specializzata, con aree residenziali e settori artigianali, e una rete di scambi che beneficiava della posizione fluviale. Cronologia e datazione del bronzetto III secolo a.C. per il contesto, tarda età del Ferro per la cultura materiale Il fossato di rinvenimento è datato al III secolo a.C. sulla base del vasellame associato. L’iconografia e la tecnologia rientrano nella tradizione La Tène dell’Europa centro-occidentale. La parabola dell’oppidum – dalla crescita del II secolo a.C. all’apice tra 140/130 a.C. e il declino a metà del I secolo a.C. – offre la cornice per collocare produzione, uso e deposizione del pendente. Un pezzo che apre domande Oggetto personale o gesto collettivo? Arte miniaturizzata o segno magico? Gli specialisti sottolineano l’assenza di paralleli diretti: questo rende il pezzo prezioso proprio perché costringe a riformulare le domande. Chi lo indossava? Un guerriero? Un artigiano che esibiva il proprio saper fare? Un devoto che “portava” il dio della guerra? Gli scavi hanno chiarito molto, ma alcune risposte restano sospese – come il bronzetto, forse appeso a un collo, forse a un finimento – tra identità, protezione e rito. https://stilearte.it/un-guerriero-di-75-centimetri-emerge-dalla-citta-dei-celti-il-raro-bronzetto-armato-di-manching-svela-tecniche-riti-di-confine-e-la-vita-nelloppidum/
  23. Ale75

    Tornese

    Salve @odjob sono 4gg che cerco di farglielo capire che le foto sono troppo buie e ravvicinate. Non so se l idea della carta e matita potrebbe essere utile, sicuramente più di queste foto😊
  24. santone

    Tornese

    Servono foto perpendicolari
  25. Buongiorno e Buon inizio settimana, vorrei condividere con voi questa moneta in argento da 2 lire quadriga briosa del 1917 la meno comune della serie ( a parte quella di prova del 1918 ). I dati ponderali : grammi 10 , mm. 27. Sicuramente lavata, infatti parte del bordo presenta una specie di ossido scuro e ci sono alcune tracce visibili anche poco prima del bordo a diritto ad ore 4 circa, come se fosse stata trattenuta tra le dita in quel punto mentre era immersa nel liquido di lavaggio e mi sembra di intravedere delle hairlines. Vi chiedo per cortesia come valutereste la sua conservazione. In allegato alcune foto, incluse quelle del bordo. Grazie.
  26. odjob

    Tornese

    Alla luce (scusa il gioco di parole) di queste foto che sono tutte sfuocate e non si riesce a distinguere alcunchè, tu ,poniti al posto nostro, riusciresti a vederci qualcosa? Per quanto concerne le lettere che scorgi tu, questo non ci è di molta utilità,anzi è fuorviante, perchè chi conosce questi Denari Tornesi riesce a capire ,in base allo stile dei caratteri, le lettere precedenti e quelle successive che non si leggono, ma, ripeto, per metterci in condizione di poter giungere ad una plausibile classificazione di questa moneta è importante che tu faccia delle foto buone, che lascino vedere i caratteri, la posizione della croce in legenda o, magari, farci intuire dove potrebbe essere posizionata la croce ,in legenda , da dove inizia il senso della legenda. Soprattutto, ti consiglio,prima di perdere tempo a postare foto che non servono a nulla, di vederle prima tu, immedesimarti in coloro che si apprestano a vederle e comprendere se sono postabili(pubblicabili) o meno. Grazie odjob
  27. Tinia Numismatica

    Catalogazione denario legionario

    “Esprimere “ un giudizio non ha mai fatto male a nessuno, anzi…. E nessuno è mai stato crocifisso per averlo espresso , fosse giusto o sbagliato… casomai qualcuno è stato poi criticato per aver insistito ,magari in maniera presuntuosa, sulle sue idee , nonostante ripetute dimostrazioni che erano conclusioni sbagliate ,ma è una reazione normale: se chiedi una opinione ma poi non ti va bene se è contraria a quello di cui ti sei convinto, e magari rispondi anche male, il minimo è prendersi un cazziatone…. diverso è quando , nonostante te lo chiedano in più persone, non ti esprimi , la butti sul “ vittimismo” invece di rispondere coerentemente… e si sente stridore di unghie sugli specchi ..
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