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  1. Ultima ora
  2. numa numa

    I baffi di Odoacre

    Questione di interpretazione estetica postero’ un nummetto in cui i baffi paiono tali. Gli esemplari riportati nell’articolo citato sono in gran parte sconservati per cui riesce difficile un esame costruttivo. Noto che nella tav . XXVII al n. 50 e’ riportato un disegno, ripreso dal Biraghi (1864) che presenta un bel ritratto con tanto di barba e baffi! Peccato pero’ che l’analisi dell’articolo lo giudichi come spurio alla serie. In ogni caso la questione sei baffi non mi pare di grande rilevanza ai fini degli studi - e’ un particolare della fisionomica ma che non aggiunge elementi rilevanti ai fini della conoscenza dell’emissione oppure e’ elementi rilevante?
  3. modulo_largo

    Denario di Elio,perché quel sollevamento dell'argento sul dritto

    Aggiungo che i conii ufficiali erano tenuti segregati sotto stretta sorveglianza di guardie armate 24 ore al giorno, era impossibile quindi utilizzarli a scopo fraudolento, ed a fine carriera venivano distrutti, quei pochi che sono giunti fino a noi sono quasi tutti conii di falsari o, di rado ,di zecche itineranti..
  4. Poemenius

    I baffi di Odoacre

    su questo sono preparato... (3) GENNARI A., CECCHINATO M., ORTU A., Gli Æ4 con monogramma di Odoacre e Teodorico, in AIIN, 65, 2019, Roma 2020, pp. 167-195 no i baffi sul nummo non ci sono, lì ancora di più è evidente che il labbro superiore è appena più lungo dell'inferiore, e peraltro non mi risulta che mai nessun autore si sia "lanciato" nel definirli baffi, a differenza della siliqua, che però per me rientra nel medesimo campo di realizzazione della semplice bocca
  5. AndreTrue

    Vaticano 2024

    Personalmente propenderei per la seconda opzione, con il lancio ad agosto o settembre delle emissioni '24 e il mese successivo o più avanti delle '25 Quello che mi aspettavo era un comunicato ufficiale per lanciare il sito, al di là dell'idea sldle countdown, nella giornata di oggi magari compare
  6. Carlo.

    One Silver Dollar Winter Games

    Mi sa di spam.. 😅
  7. nikita_

    One Silver Dollar Winter Games

    Quasi 20 anni dopo..... Comunque cos'è un salvadanaio digitale? non si usa più il maialino?
  8. Oggi
  9. numa numa

    I baffi di Odoacre

    Esiste anche per Odoacre un piccolo ‘nummus’ sempre per Ravenna, ove i baffi sono evidenti ( a meno che non avesse un labbro ‘leporino’…😝)..
  10. Carlo.

    Nuove emissioni filateliche Italia

    Almeno ora sappiamo che il Francobollo di Gardaland è stato disegnato da studenti di una scuola https://www.ecodibergamo.it/stories/premium/pianura/gardaland-compie-50-anni-francobollo-celebrativo-ideato-dagli-studenti-o_3195080_11/
  11. ... dimenticavo: taglio senza nessun decoro.
  12. Una domanda da neo appassionato, ho capito come si puo’ riconoscere un tallero “romano”, dalla legenda tagliata, ma ho letto (non ricordo dove ma ultimamente ho letto cento pagine a riguardo)che i coni che furono dati all’Italia erano probabilmente quelli in uso all’Inghilterra, e che quindi i due coni sono indistinguibili. E’ vero o si intende che sono identici eccetto il suddetto taglio sulla legenda? Poi se ho capito bene i talleri emessi dall’Italia per soppiantare quello di MT furono tre; quello di umberto, quello del 1918 “Italicum” ed infine nuovamente quello di MT ma coniato a Roma. Corretto? grazie e scusate la domanda per voi banale.
  13. esperanto

    Raccolta di rebus attinenti alla Numismatica

    Fa M e S offerta = fame sofferta. Buona giornata!
  14. Ieri
  15. AmySStephens

    One Silver Dollar Winter Games

    Non avevo mai pensato che l'amore per le monete da collezione e il gioco d'azzardo online potessero incrociarsi in questo modo! Mentre rivisitavo la mia vecchia collezione di monete australiane, mi sono imbattuto per caso in https://crazytime-demo.it/ , che ora è il mio nuovo “salvadanaio digitale” del divertimento.
  16. Kriegsmarine92

    Denario di Elio,perché quel sollevamento dell'argento sul dritto

    Da neofita, mi sembra evidente che non esistano denari suberati e denari legali battuti con identico conio: questo sarebbe stato possibile unicamente sottraendo un conio già in uso presso una zecca ufficiale, per poi riutilizzarlo nella creazione di denari suberati. Sarà anche successo, chissà, ma mi sembra comunque una fattispecie remota, di cui infatti ad oggi non si hanno prove. Ovvero, sarebbe altresì possibile facendo entrare clandestinamente un conio usato per battere denari contraffatti in qualche officina di zecca (ipotesi ancora più fantascientifica e poi, a quale scopo??). Diversa la teoria secondo cui alcuni maestri incisori, desiderosi di voler "arrotondare", abbiano messo a disposizione i propri talenti per la creazione di conii da usare per la contraffazione. Un'ipotesi che da neofita mi sembra già più plausibile, e potrebbe spiegare la qualità raggiunta da alcuni suberati. Infine, la teoria secondo la quale alcuni suberati possano essere stati creati nelle zecche ufficiali, mi sembra plausibile se si pensa all'ipotesi di una piccola associazione a delinquere: dei lavoratori di un'officina decidono di "arrotondare" creando patacche (spartendosi poi l'argento in eccesso risultato delle patacche). Perché no, non ho mai letto nulla al riguardo. Ma su larga scala? Non ne vedrei il motivo, se non appunto alti livelli di corruzione e malaffare dilagante. Ordini di politica monetaria? Se gli imperatori potevano decidere delle quantità di argento nel metallo, perché ricorrere ai suberati? Però ripeto sono neofita, e di libri ne devo ancora leggere sull'argomento! Grazie per l'interessante discussione.
  17. apollonia

    Raccolta di rebus attinenti alla Numismatica

    apollonia
  18. apollonia

    medaglia di Brigitte Helm

    apollonia
  19. apollonia

    Bronzi provinciali romani e mitologia greca

    Bronzo di Adriano (Bizye, Tracia) che raffigura al dritto il busto drappeggiato dell'imperatore con corona d'alloro a destra, e sul rovescio una scena di simposio: uomo sdraiato su un triclino a destra, una figura femminile seduta di fronte a lui, un'altra persona più piccola a sinistra, a destra la parte anteriore di un cavallo in corsa a sinistra (Gorny & Mosch Auction 241). Lot 1777 Estimate: 500 EUR. Lot unsold. RÖMISCHE PROVINZIALPRÄGUNGEN THRAKIEN BIZYE Hadrian, 117 - 138 n. Chr. AE (9,02g). Vs.: ΑΥΤΟ ΤΡΑΙΑΝ ΑΔΡΙΑΝΟΣ ΚΑΙΣ, drapierte Büste des Kaisers mit Lorbeerkranz n. r. Rs.: ΒΙ−ZΥ/ΗΝΩΝ, Symposiumsszene: Mann liegt auf Kline nach rechts, ihm gegenüber sitzt eine weibliche Gestalt, zur Linken eine weitere kleinere Person, zur Rechten der vordere Teil eines nach links laufenden Pferdes. Yurukova, Bizye 8.F (var.); Varbanov II 1415/1416 (Vs. Legende und Büstentyp). Schwarze Patina, ss Ex CNG, E-Auction 227 (10. 2. 2010), Nr. 263. apollonia
  20. El Chupacabra

    20 cent esagono “bordo rigato”

    Mi sembra di essere stato chiaro: se è parziale non rientra fra quelli completi, quindi niente valore aggiuntivo e no, non rientra fra quelli rigati. Al più possiamo parlare di rigato "incompleto" che non è né carne né pesce.
  21. grc55

    Monaco 2025

    a quale e-mail bisogna scrivere per ricevere una risposta?
  22. apollonia

    Matematica e geometria nei giochi enigmistici

    Quale anno del XIX secolo diventa pari a 4 volte e mezzo sè stesso se si guarda la sua immagine riflessa in uno specchio? A mio avviso la formulazione del problema non dà adito ad altre interpretazioni: se l’immagine riflessa diventa 4,5 volte quella di partenza, la riflessione deve portare le unità a migliaia, le decine a centinaia, ecc., come avviene appunto per la riflessione quadro orizzontale (I8I8 -> 8I8I) ma non con quella quadro verticale. Riguardo poi alle cifre 3, 6, 9 specchiate verso l’alto/basso, solo il 3 rimarrebbe tale nell’immagine speculare, a differenza del 6 e del 9. Saluti e buona notte, apollonia
  23. Joe-stenr

    Tornesello Andrea Contarini strano.

    Grazie mille sempre gentilissimo.
  24. Gordonacci

    BUSTE PRIMO GIORNO ITALIA

  25. Una veduta delle ultime tombe scavate nella necropoli nord di Cirene in Libia Photo: Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara Una statua femminile acefala e una piccola testa nelle tombe rupestri di Cirene Rientrata dalla Libia, Oliva Menozzi dell’Università di Chieti-Pescara ci racconta gli ultimi ritrovamenti dello scavo nella necropoli settentrionale dell’antica città, indagata notte e giorno per non lasciare incustoditi i reperti Come a volte accade nelle ricerche archeologiche, nei giorni finali saltano fuori le scoperte più stimolanti. Com’è accaduto da poco nella necropoli settentrionale di Cirene, nella Libia nord-orientale, indagata dalla missione dell’Università di Chieti Pescara diretta dalla professoressa Oliva Menozzi che a «Il Giornale dell’Arte» racconta con entusiasmo: «Con i ritrovamenti di solito è così. Negli ultimi due giorni si è scavato anche di notte con gli operai libici che si cimentavano per la prima volta in scavi notturni per non lasciare lì reperti incustoditi». Ma che cosa è emerso in questa missione estiva nella necropoli nord? Tombe rupestri di età ellenistica dalla raffinata facciata architettonica con loculi, sarcofagi e, tra i reperti, una statua femminile acefala e una piccola testa, ceramica attica, sementi e un corpo incenerito. Menozzi era nel sito nordafricano fino a venerdì scorso 18 luglio. «Grazie alla fruttuosa collaborazione con tecnici, operai e ispettori del Department of Antiquity di Tripoli e di Cirene abbiamo ripreso a scavare nella necropoli di Cirene, dove non intervenivamo dal 2009, anche per le problematiche causate dal devastante uragano Daniel del settembre 2023, racconta. Abbiamo cominciato a smontare i detriti e i blocchi, e sono venute fuori quattro sepolture del tutto ignote a testimonianza del fatto che la necropoli continuava in quella zona con fitte tombe architettoniche. Intanto, abbiamo scavato tre camere funerarie rupestri, di datazioni differenti, in un’altra vorremmo tornare tra settembre e ottobre, e abbiamo trovato due piccoli sarcofagi, inizialmente attribuiti a infanti o adolescenti, ma che invece si sono rivelati essere a incinerazione». Statua femminile, probabile personificazione di Persefone, rinvenuta nella necropoli nord di Cirene in Libia. Photo: Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara Piccola testa rinvenuta nella necropoli nord di Cirene in Libia. Photo: Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara Due tombe di età ellenistica, prosegue Menozzi, presentano «quattro-cinque loculi con sei o sette defunti e corredi, sia di adulti che di bambini. All’interno ceramica attica importata dalla Grecia e balsamari con ancora tracce di profumo tant’è che faremo la gascromatografia (una tecnica per analizzare le miscele, Ndr). Abbiamo riportato campioni per comprendere la familiarità genetica: stiamo avviando le analisi insieme al collega Alfredo Coppa, antropologo forense dell’Università La Sapienza di Roma, e l’Università di Harvard perché facciamo parte di un gruppo di ricerca nelle necropoli di tutto il bacino mediterraneo». Di rilievo i rinvenimenti principali: «Le tombe ellenistiche hanno restituito una piccola testa di divinità funeraria, legata a uno dei due sarcofagi per l’incinerazione, e una statua femminile molto bella, probabilmente la personificazione di Persefone per accompagnare i defunti nell’aldilà». L’archeologa segnala anche coroncine di foglie in bronzo e perline in terracotta rivestite in foglia oro trovate su due defunti: «Si tratta di un tipo di corona ellenistica mai rinvenuto a Cirene». Mentre la ceramica di un paio di tombe risale alla fine del IV secolo a.C., quella nella sepoltura più antica arriva dalla fine del VI: «Abbastanza ampia, è la tomba più prestigiosa e abbastanza ricca dato che qui abbiamo trovato tanta ceramica a vernice nera ma anche a figure nere, quella ateniese per eccellenza, che copiavano e facevano anche a Cirene». Non ultimi, riferisce Menozzi, sono venute alla luce «tante piccole ciotoline e piatti con quelle che sembrano sementi: le ho imbustate e sigillate perché faremo analisi paleobotaniche per capire la tipologia delle offerte votive all’interno delle tombe». A Cirene operano tre università italiane: oltre a quella abruzzese intitolata a Gabriele d’Annunzio, intervengono l’ateneo Carlo Bo di Urbino con una missione diretta da Oscar Mei e l’Università Luigi Vanvitelli della Campania con Serenella Ensoli alla guida delle ricerche. Al momento, precisa l’archeologa, solo le prime due missioni sono al lavoro con un progetto finanziato dall’agenzia Aliph (International alliance for protection of heritage) per ricerche e restauri in seguito alle distruzioni provocate nel 2023 dall’uragano Daniel. La squadra italo-libica al lavoro nella necropoli nord di Cirene in Libia. Fonte Oliva Menozzi, Università di Chieti-Pescara https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Una-statua-femminile-acefala-e-una-piccola-testa-nelle-tombe-rupestri-di-Cirene
  26. Una veduta dello scavo della necropoli di Sasso Pinzuto a Tuscania (Viterbo) Foto cortesia Alessandro Naso Tuscania: un poppatoio e un edificio per i culti funerari Sono alcuni degli ultimi ritrovamenti della campagna di scavo diretta da Alessandro Naso nella necropoli di Sasso Pinzuto che saranno presentati giovedì 24 luglio L’Etruria riesce sempre a sorprendere: un singolare edificio è stato appena riportato alla luce all’interno della necropoli di Sasso Pinzuto, a Tuscania (Viterbo), dove, dal 2022, sono in corso campagne di scavo condotte dall’Università «Federico II» di Napoli e dal Center for Ancient Mediterranean and Near Eastern Studies (Camnes) di Firenze sotto la direzione di Alessandro Naso. L’area accoglie più di 130 tombe a camera risalenti al VII-VI secolo a.C. e quelle di rilievo maggiore sono contenute all’interno di tumuli. Nel 2024, proprio in chiusura dello scavo, come accade spesso, era stata individuata la fondazione di una struttura quadrangolare in opera quadrata situata a ridosso dell’area dei tumuli e di una platea tufacea. Nella campagna 2025, i cui risultati verranno presentati a Tuscania presso l’agriturismo Casa Caponetti (in località Quarticciolo) giovedì 24 luglio alle ore 17.30, l’attenzione degli archeologi si è concentrata sull’edificio con un’attenzione particolare posta nel comprenderne la cronologia e la funzione. Va segnalato che, nella trincea di fondazione del muro meridionale dell’edificio, ricavato nel vivo dello strato tufaceo naturale, è stata rinvenuta una teca inviolata. Lunga circa 80 centimetri e ricoperta da una lastra di tufo, accoglieva cinque vasi in bucchero che sono in corso di microscavo per conoscerne il contenuto originario. Si può segnalare, intanto, che una delle forme è singolare: si tratta di un attingitoio, dotato di una sporgenza laterale forata in senso longitudinale, che lo rende un poppatoio e rinvia alla sepoltura di un neonato avvenuta nella prima metà del VI secolo a.C. Una deposizione che sembra precedere di poco l’edificio che, sulla base del rinvenimento di alcune terrecotte architettoniche decorate a stampo con temi cari alle aristocrazie etrusche di epoca arcaica (cortei di carri, banchetti e danze), dovrebbe risalire al secondo quarto dello stesso secolo. Qual era la sua funzione? Si tratta di un edificio, dove si potevano svolgere culti funerari, fatto costruire nell’area della necropoli, da una famiglia di rango aristocratico, che voleva sottolineare così la propria posizione sociale all’interno della comunità di appartenenza e i propri valori. Edifici simili, in Etruria, si possono trovare a Vulci e a Cortona. Un dettaglio della tomba indagata nella necropoli di Sasso Pinzuto a Tuscania (Viterbo). Foto cortesia Alessandro Naso https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Tuscania-un-poppatoio-e-un-edificio-per-i-culti-funerari
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  27. TychoBrahe

    Vaticano 2024

    A quel che ho capito sì. Penso che in Vaticano nell’ultimo anno abbiamo visto di tutto, tra un po’ anche un muezzin dal palco della basilica. Ma non chiarezza.
  28. ARES III

    Riprende la campagna archeologica nel lago di Bolsena

    Olla biansata con coperchio, X-IX secolo a.C., lago di Bolsena Courtesy Ministero della Cultura L’abitato sommerso del Gran Carro di Bolsena Una mostra diffusa in due sedi ripercorre le fasi dell’insediamento palafitticolo indagato dalla Soprintendenza per l’Etruria Meridionale, nella parte settentrionale della provincia di Viterbo Le indagini di archeologia subacquea condotte nelle acque del lago di Bolsena (Vt), a partire dal 1959, hanno portato alla scoperta dei resti di un insediamento che giace sommerso a una profondità variabile tra i quattro e cinque metri. Le ricerche svolte negli ultimi anni dal Servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria Meridionale, sotto la direzione di Barbara Barbaro, hanno modificato il quadro in maniera sensibile. Ora è chiaro che l’insediamento aveva dimensioni maggiori rispetto a quello che si era ipotizzato inizialmente, arrivando a estendersi oltre l’ettaro e mezzo. Era sorto durante il XV secolo a.C. restando in funzione sino agli scorci iniziali dell’VIII secolo a.C. Il buono stato di conservazione dei reperti recuperati rende inoltre l’abitato uno dei più idonei a ricostruire la vita quotidiana nella tarda protostoria italiana, come ha osservato l’archeologo Pietro Tamburini, dato che la permanenza millenaria in ambiente subacqueo, povero di ossigeno, ha garantito la conservazione non solo degli oggetti in ceramica o in metallo, ma anche di legni e semi, e di manufatti realizzati in osso, corno, legno e fibre. Tra questi ultimi si segnala un canestro in vimini che conserva probabilmente un prodotto caseario. Un’immagine di vasi ritrovati sul fondale del lago di Bolsena. Courtesy Ministero della Cultura Ciotola, X-IX secolo a.C., lago di Bolsena. Courtesy Ministero della Cultura L’insediamento aveva una spiccata vocazione artigianale: i suoi abitanti lavoravano il bronzo, producevano vasi, filavano la lana e realizzavano tessuti. Non basta, come ci si può immaginare, praticavano la pesca e non trascuravano la caccia. Le ricerche hanno suggerito pure che l’agricoltura era fiorente grazie alla fertile pianura attorno all’insediamento: vi si coltivava il farro e la vite. Durante le ricerche sono stati raccolti centinaia di semi di vite: sono da riferire a una varietà che veniva coltivata e utilizzata per ottenere il vino. Gli abitanti dell’insediamento dovettero fronteggiare un profondo cambiamento ambientale dovuto all’innalzamento delle acque del lago. Esso, infatti, era costruito originariamente sull’asciutto, sulle rive del lago, e in un secondo momento, tra i decenni finali del IX e gli inizi del secolo successivo, venne trasferito su palafitte per far fronte all’arretramento della linea di costa. Palafitte costruite ancora sull’asciutto, secondo scoperte recenti. In seguito, continuando le acque a innalzarsi, il sito dovette essere abbandonato e gli abitanti si trasferirono probabilmente sul vicino colle della Civita d’Arlena. Va tenuto presente, inoltre, che gli archeologi subacquei, lavorando con metodologia stratigrafica, hanno osservato fasi diverse per l’abitato del Gran Carro, dove, come accadeva spesso nell’antichità, gli incendi accidentali erano frequenti. Le ricerche hanno portato anche alla scoperta di elementi che rinviano alla sfera del sacro e ai culti che la comunità praticava. Essi sembrano essere concentrati soprattutto nell’area detta dell’«Aiola», dove sono presenti sorgenti di acqua calda. I riti hanno creato, nel tempo, un grande tumulo di forma ellittica (60x80 metri, con un’altezza di 2,5 metri). Essi prevedevano la deposizione di pietre a copertura delle pratiche rituali eseguite, come l’accensione di fuochi, l’utilizzo di vasi anche miniaturistici, il consumo di cibo, la combustione di cereali, l’offerta di oggetti in metallo e in altro materiale. Sempre all’«Aiola», nella sua parte inferiore e inclinata, è attestato un rituale diverso, contraddistinto dalla deposizione esclusiva di vasi soprattutto biconici, riempiti di cibo e coperti da scodelle ad orlo rientrante. Va segnalato, infine, che l’area dell’abitato ha restituito una figurina fittile femminile, appena abbozzata, da mettere in relazione con un qualche culto di tipo domestico. Le vicende della scoperta e le caratteristiche dell’abitato sono presentate ora nella mostra «La memoria dell’acqua. Nuove scoperte archeologiche dal Gran Carro di Bolsena» allestita in due sedi: a Bolsena negli spazi del Palazzo Monaldeschi della Cervara, sede del museo locale, e all’interno della Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo sull’isola Bisentina (fino al 2 novembre) con la presentazione di opere di tre artisti contemporanei: Alex Cecchetti, Lisa Dalfino e Namsal Siedlecki. L’esposizione è stata realizzata dal Ministero della Cultura, dalla Fondazione Luigi Rovati e dall’Isola Bisentina. Alla cerimonia d’inaugurazione ha partecipato anche il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. Una veduta aerea del lago di Bolsena (Vt). Courtesy Ministero della Cultura https://www.ilgiornaledellarte.com/Articolo/Labitato-sommerso-del-Gran-Carro-di-Bolsena
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