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  2. francus

    Monete a tema esplorazione spaziale

    Cosa intendi per tipi? Se intendi quante diverse monete su questo tema esistono, suppongo che siano parecchie, ma il numero esatto credo sia molto difficile da sapere, perché ogni Stato, tendenzialmente potrebbe averne coniate molte
  3. gianfcast

    NEWS IPZS 2025

    Grazie, @andreaVat e @moneychanger, per le informazioni sulla tassazione. Dal 2021, la Zecca ha emesso alcune monete d'oro con 999,9 per mille di tale materiale, dunque sono soggette all'imposizione di cui parlavate. Ancora più gravosa è la vendita in mancanza di prova d'acquisto (anche se, nel nostro caso, non dovremmo avere tale problema)! Ovviamente mi riferisco a chi, per motivi personali, vuole o è costretto a liquidare alcune posizioni di questo tipo.
  4. ilLurkatore

    2 euro entrambi i lati uguali

    Il mio perito di fiducia, indipendentemente dal valore della moneta, chiede 20 euro. E l'ultima periziata e sigillata è un R3 della metà dell'800 (che vale tra i 900 e i 1400 euro). In che provincia abiti? Sicuramente un perito adatto in tale campo. E sicuramente, di sto periodo in cui tali particolarità sono ricercate non solo in Italia, a mio avviso realizzerebbe di più. Una volta periziata, potrebbe metterla in asta ad esempio su ebay. Se non vuole cederla, può inserire un prezzo di riserva alto in modo da vedere quale sarà l'offerta migliore, senza obbligo di venderla.
  5. di Greta Sclaunich La famiglia di Maria Zigante, nata Zancola, in quattro generazioni è passata per Impero austroungarico, Italia, Jugoslavia e ora Slovenia pur restando sempre nello stesso paese, Portorose (ora Portorož) La famiglia di Maria Zigante, nata Zancola (al centro) Con queste parole di Maria Zigante, nata Zancola, 90enne nata e cresciuta in questo paesino dell’Istria, si concludeva l’ultimo capitolo del mio libro «Le foibe spiegate ai ragazzi», edito da Piemme e uscito nel febbraio scorso, in occasione del Giorno del ricordo. Con le stesse parole, ma scritte in inglese, si apre un lungo pezzo pubblicato dal New York Times nelle scorse settimane e dedicato alla casa di Maria che, pur restando sempre nello stesso posto, in un secolo ha fatto parte di quattro diversi Paesi. Una situazione comune a tutte le case della Venezia Giulia ma non a tutte le famiglie: la stragrande maggioranza degli italiani che vivevano in Istria e Dalmazia, territori che dopo la fine della Seconda guerra mondiale vennero assegnati alla Jugoslavia, decisero di lasciare proprietà e terreni e venire in Italia. Gli esuli che scelsero questa soluzione furono circa 350 mila, la stragrande maggioranza degli italiani che vivevano in quelle zone (vedi l'intervista allo storico Gianni Oliva sulla Rassegna di venerdì scorso, in occasione dell'inaugurazione della Medif - Mostra Esuli Dalmati, Istriani e Fiumani, al Vittoriano). Ma non tutti: alcuni decisero di restare dov’erano. La famiglia Zancola è fra questi. Maria, una delle «rimaste» Ho conosciuto Maria grazie ad Alex Zigante, suo nipote. La sua è stata l’ultima storia a venire inserita nel mio libro: volevo raccontare l’esperienza dei «rimasti» ma non riuscivo a trovare la famiglia adatta. Avevo scartato i rimasti per convinzione politica e quelli obbligati a restare perché a loro, magari per via del cognome slavo, non era stata offerta la possibilità di andarsene. Volevo invece ascoltare la storia di quelli che non avevano avuto il cuore di lasciare tutto ciò che avevano per ricominciare altrove, spesso da zero. Dopo un lungo passaparola e tante telefonate ero finalmente arrivata ad Alex: 30 anni, di famiglia italiana ma nato e cresciuto in Slovenia, poteva mettermi in contatto con una donna che sembrava fare al caso mio. Era la signora Maria, sua nonna. E la storia che mi ha raccontato, e che in parte trovate anche sul New York Times, è emblematica di come nella Venezia Giulia la Storia ha ridisegnato i confini ma non le identità. Dall'Impero austroungarico all'Italia, e poi alla Jugoslavia Maria nasce nel 1935 a Portorose, un paese sulla costa adriatica, nel nord dell’Istria. È italiana. Per identità e cultura: sua mamma Fioretta, pur essendo nata nello stesso paese ma nel 1912, quando Portorose era nell’Impero austroungarico, fa parte di una famiglia italiana. Ma anche per nascita: Portorose, dalla fine della Prima guerra mondiale, è entrato a far parte del Regno d’Italia. Quest’ultima cosa cambierà presto, e diverse volte. Dopo l’8 settembre 1943 Portorose finisce nella Zona d’operazioni del Litorale adriatico ed annessa de facto alla Germania nazista; dopo la fine della guerra e il Trattato di Parigi del 1947 è assegnato alla zona B del Territorio libero di Trieste, amministrato dagli jugoslavi; infine con il Memorandum d’Intesa di Londra, nel 1954, diventa Jugoslavia. Agli italiani viene offerta la possibilità di andarsene ma Fioretta e suo marito decidono di restare, malgrado il rischio di ripercussioni e la paura delle foibe. Maria ricorda il papà che ripeteva ostinato: «Perché dovrei andare a zappare le terre degli altri? Preferisco zappare la mia». Maria Zigante, nata Zancola Le classi vuote e la paura Gli Zancola si fanno coraggio: Portorose è un centro turistico e a nessuno conviene che per le vie si respiri un clima di terrore. Per Maria, però, accettare la scelta dei genitori non è facile. A scuola la sua classe si svuota, giorno dopo giorno tutte le amiche se ne vanno. Così come se ne vanno gli zii e i cugini che vivevano con loro nella casa di famiglia, che dopo la loro partenza sembra improvvisamente grande e vuota. Nel quotidiano la vita dei «rimasti» non è poi così facile. Maria è appena adolescente quando, una notte, un drappello di uomini armati bussa violentemente alla porta chiedendo al padre di uscire. Per fortuna, prima che qualcuno nella stanza si azzardi ad aprire, sentono uno di loro ordinare agli altri di fermarsi e di andarsene. Nessuno ha mai saputo chi fosse stato a salvarli, ma le ragioni non sono difficili da immaginare: Maria ha raccontato al NY Times che suo papà era una persona benvoluta, che in paese conosceva tutti e si fermava spesso a giocare a carte all’osteria senza fare distinzioni di nazionalità o fede politica. Per il resto, la vita prosegue abbastanza simile a prima. Nella cittadina si continua a parlare italiano e, ricorda l’anziana, nei giorni del Festival di Sanremo le vie si riempiono delle canzoni che infiammano l’Ariston. Scegliere, di nuovo, di non andarsene Per questo, quando è abbastanza grande per decidere, anche lei sceglie di non andarsene. Potrebbe, e probabilmente le converrebbe pure. Di lavoro fa la sarta e suo marito Dario (anche lui parte di una famiglia di «rimasti», i Zigante) fa l’elettricista: in Italia troverebbero di certo buoni impieghi. Ma ormai è passato troppo tempo, si sono abituati alla nuova realtà e non se la sentono di lasciare indietro i genitori anziani. Nel 1975, intanto, Jugoslavia e Italia sottoscrivono il Trattato di Osimo e fissano in modo definitivo i confini. Lorella, Nadia, Laura e Aldo, i quattro figli della coppia, nascono in Jugoslavia. Ma vengono cresciuti da italiani: parlano la lingua dei genitori e vanno alla scuola italiana. Per questo, per strada, a volte vengono insultati. Maria nel frattempo si è trasferita in una parte della casa della famiglia Zigante: questo edificio in muratura, arrampicato sulla collina alle spalle di Portorose (che ora però si chiama Portorož), diventa il loro rifugio. Dalla Jugoslavia alla Slovenia È un’epoca di grandi cambiamenti, in cui la guerra è all’orizzonte: muore il maresciallo Tito, la Jugoslavia comincia pian piano a smantellarsi proprio a partire dalla Slovenia, la prima a dichiarare l’indipendenza. Mentre il mondo cambia i figli di Maria crescono, trovano lavoro e, a loro volta, formano nuove famiglie. Aldo, che gestisce bar e campi da tennis, si innamora di una ragazza slovena che, ironia della sorte, non sa una parola d’italiano. Eppure la famiglia la accoglie con gioia. Compresa Angela, la mamma di Dario che, anche se è rimasta a Portorose (o forse, proprio per quello) non accetta il fatto che l’Istria sia finita oltreconfine. Difatti la prima cosa che dice alla futura moglie del nipote è: «Tu con me parlerai solo italiano», e sarà proprio grazie a lei che la mamma di Alex imparerà l’italiano. Lui, dal canto suo, oggi parla sloveno con la mamma, dialetto istriano con il papà, italiano sul lavoro e inglese quando viaggia. Una storia di resilienza, perdono e pace Alex, la quarta generazione di questa famiglia, ha appena compiuto trent’anni e fa l’ingegnere. È nato a Portorose come papà, nonna e bisnonna ma ora si chiama Portorož e si trova appunto in Slovenia, uno dei sette Stati nei quali è stata divisa la Jugoslavia. Gli ho telefonato subito dopo aver letto l’articolo del New York Times e purtroppo non aveva buone notizie: nonna Maria, mi ha raccontato, è mancata da pochi giorni. Non ha fatto in tempo a leggere l'articolo ma, mi ha detto, aveva conservato con cura la copia del mio libro che le avevo fatto avere: ci teneva tanto che la sua storia venisse conosciuta. Non per manie di protagonismo, ma perché simbolo di resilienza, perdono e pace. Il ritorno in Italia (ma solo per calcolo economico) Anche la casa di famiglia rappresenta tutto questo. Nei decenni ha subito rimaneggiamenti e ampliamenti, ma ci vivono ancora Aldo e le sue sorelle. Alex no, però. Pur restando molto legato alla sua terra e alle sue usanze (tra i progetti ai quali è più legato c’è il sito «te go preparà», dove raccoglie ricette e storie delle nonne istriane e che ha avviato proprio insieme a Maria) ha appena comprato casa a Trieste. E no, la nostalgia e il sentimento di appartenenza alla cultura italiana non c’entrano. Si tratta di un mero calcolo economico: «Un appartamento di cento metri quadri, a Trieste, può costare un po’ più di 100 mila euro mentre a Portorose arriva anche a 400-500 mila», mi dice. Mi spiega che negli ultimi anni, soprattutto dopo l’entrata di Slovenia e Croazia nell’Ue, spostarsi in Italia conviene. Prima di salutarlo mi racconta che ha passato alcuni mesi in Australia per lavoro e mi viene la curiosità di chiedergli come si definisce quando, all’estero, gli chiedono da dove arriva. Italiano o sloveno? Europeo o istriano?, provo a ipotizzare. «Tutte le precedenti, perché non mi sento una sola di queste identità - sorride -. Dico che sono un mix e spiego a grandi linee la mia storia. Ci metto un po’ di più ma credimi, ne vale la pena: chi mi ascolta rimane sempre affascinato». Rimasti due volte: la straordinaria storia degli Zancola-Zigante, italiani passati per 4 Stati ma rimasti sempre nello stesso paese | Corriere.it
  6. ilLurkatore

    Grosso veneziano piccolo

    Salve, prendi la mia opinione con le pinze essendo io non esperto in tale monetazione. Quello di destra, mi sembra stilizzato. Non so come altro spiegare. Però, una impressione vale ben poco per sbilanciarsi nel dire se sia o meno autentica. Attendi pareri più qualificati del mio.
  7. andreaVat

    NEWS IPZS 2025

    no no tranquillo è solo per fare i fighetti, la prima moneta in oro 999 del valore di 0,75 centesimi.... come se qualcuno si facesse fare fesso e la prendesse già maggiorata del 30% del suo ricavo per giunta tassato al 26%
  8. marco1972

    Tesoretto di Como

    Vi riporto l'articolo apparso recentemente su Cronaca Numismatica di Roberto Ganganelli | Battaglia legale sul premio di rinvenimento del Tesoro di Como e le monete rimangono chiuse in un cassetto invece che esposte al pubblico Cronaca Numismatica - 4 Novembre 2025 Fino a pochi giorni fa un decreto ingiuntivo sanciva l’obbligo, per il Ministero della Cultura, di pagare un congruo premio di rinvenimento sul Tesoro di Como – scoperto nel 2018 e di cui ci siamo occupati più volte – ma ora, a causa di una nuova sentenza del Tar, tutto sembra essersi bloccato. Tesoro di Como: situazione bloccata dal TAR fino al 2027 I giudici del Tribunale amministrativo regionale della Lombardia, infatti, hanno congelato la situazione almeno fino al 2027 e sul contenzioso fra lo Stato italiano e Officine Immobiliari, la società comasca che effettuò la causale scoperta delle 1000 monete d’oro tardo imperiali nel cantiere di Via Diaz (ex Teatro Cressoni) non può essere scritta ancora la parola “fine”. Secondo la normativa italiana, infatti, Officine Immobiliari ha diritto a un premio di rinvenimento sul Tesoro di Como e si era parlato di 453.000 euro, ossia il 9,25% su un valore delle monete stimato dal Ministero della Cultura in 4,9 milioni di euro; in realtà il valore dell’eccezionale complesso numismatico sarebbe ben più elevato, compreso tra i 9 e gli 11 milioni di euro come stabilito da un ente terzo londinese. Quale che sia il valore “ragionevole” per il premio di rinvenimento del Tesoro di Como, nonostante le tre cause vinte da Officine Immobiliari presso il Consiglio di Stato la situazione appare a un punto morto, con l’unico effetto che anche l’esposizione delle monete, sbandierata più volte come imminente, dovrà essere posticipata fino a non si sa quando. L’allestimento e l’apertura al pubblico si allontanano Una situazione che amareggia, soprattutto perché il Tesoro di Como è destinato a rimanese ancora a lungo nei cassetti della Soprintendenza, dove già “riposa” da anni. Era infatti il 5 settembre del 2018 quando sotto l’ex Teatro Cressoni venne alla luce l’anfora con le mille monete romane di epoca tardo imperiale, un ritrovamento che fece notizia in tutto il mondo e che l’allora ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, definì come “la scoperta più importante dell’archeologia dopo Aquileia”. Fiumi d’inchiostro e centinaia di pagine digitali sono stati scritti da allora sul tesoretto numismatico e le vicende che lo hanno visto protagonista: per rendersi conto dell’eco in Italia e non solo basta consultare la sterminata rassegna stampa dal 2018 a oggi. Tra gli ultimi articoli, apparso pochi giorni fa nell’edizione online de Il Giorno riportiamo le parole di Saba Dell’Oca, amministratore di Officine Immobiliari: “Ci sentiamo presi in giro. Noi abbiamo trovato le monete. Siamo proprietari e scopritori. Nessuno sapeva che lì sotto ci fosse un tesoro, non era stato programmato nessuno scavo. È una follia essere arrivati a questo scontro, perché Como è la città del ritrovamento e le monete potevano già essere a disposizione di tutti”. Una vicenda che incentiverà a nascondere invece che a rivelare E ancora: “È una vicenda che incentiverà altri a nascondere invece che rivelare. Incoraggerà a portare questi beni all’estero e rivenderli. Se è vero che l’Italia detiene l’80% del patrimonio mondiale dell’archeologia, è stupido che lo Stato non incentivi i cittadini che hanno scoperto tesori a non intascarli. Abbiamo speso un sacco di soldi, ma non molleremo nella maniera più assoluta, almeno affinché venga riscritta la legge sui ritrovamenti”. Ci sentiamo presi in giro anche noi, e condividiamo ogni sua parola. Premio di rinvenimento sul TESORO DI COMO: lo Stato NON PAGA
  9. Oggi
  10. canioriccardo

    NEWS IPZS 2025

    @andreaVathai ragione - ma non è che per non superare un limite di valore delle emissioni?
  11. andreaVat

    NEWS IPZS 2025

    Per lo stesso motivo per cui si emette una moneta di argento di Euro 3,00 ma che domande fai?
  12. canioriccardo

    NEWS IPZS 2025

    scusate ma come si fa a emettere una moneta da 0,75 € quando solo di oro vale 348 euro circa?
  13. gioal

    Mi valutate questo affarista di Facebook 😂

    Se vuoi venderli in blocco difficile che paghino 638 al pezzo; credo più probabile 600, massimo 610.
  14. santone

    Identificazione

    https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIIIA/4 primo tipo R
  15. Ivanhoe

    Grosso veneziano piccolo

    Si, infatti è il migliore che ho, gli altri sono più o meno al livello di quello di Lorenzo Tiepolo che mostro in allegato. Anche questo l'ho fotografato io ed ho scelto l'esposizione che rivela bene i rilievi ma non fa giustizia sui fondi che, moneta in mano, appaiono migliori.
  16. Io dico solo che chi l'ha incisa potrebbe aver voluto rappresentare il sole, non che ci fosse collegamento alcuno con l'aes signatum
  17. andreaVat

    NEWS IPZS 2025

    Vale solo per l'oro da investimento, per intenderci l'oro 24K cioè 995 in su es.999, tutte le altre monete o oggetti in oro non 24K non sono soggetti a tassazione.
  18. Salve a tutti, mi ritrovo qui oggi per cercare gentilmente il vostro prezioso aiuto(Grazie) nell'identificare questa moneta dal pesa di 3.05 grammi
  19. apollonia

    Raccolta di rebus attinenti alla Numismatica

    Bene, apollonia L’occasione per ricordare che i punti cardinali si scrivono con l'iniziale minuscola quando indicano una semplice direzione o una posizione (come nella frase risolutiva), mentre richiedono l’iniziale maiuscola quando indicano un'entità geografica o politica (es. “il Nord Italia”, “il Sud dell’Europa.). In pratica, usano la maiuscola quando sono nomi propri di una zona, e la minuscola quando sono nomi comuni. Buona giornata, apollonia
  20. Buongiorno a tutti. Vi chiedo una valutazione di questi 6 tornesi che ho acquistato recentemente. Peso 18,85g Grazie mille
  21. ARES III

    Mi valutate questo affarista di Facebook 😂

    Allora anch'io posso dire di essere un cardinale solo perché ho studiato latino e greco oltreché avere buone nozioni di teologia ? La mia non è una critica, ma anzi: vorrei sottolineare solo che chi abitualmente millanta troppo certe cose, spesso lo fa solo per un proprio tornaconto... Poi se in questo caso invece fosse vero, credo proprio che non rimarrà ancora per molto tempo nel NIP.
  22. memd

    NEWS IPZS 2025

    Quello che scrivi vale per tutte le monete o solo per quelle in oro? Se vale per tutte chi vende per esempio la ciambella Vespucci su eBay dovrebbe pagare il 26% sulla plusvalenza?
  23. NUMIsmatica12

    Una pontificia al giorno

    Ciao a tutti, anche io voglio partecipare. Posterò El mie migliori pontificio, come questo doppio Giulio
  24. Grazie del vecchio articolo @L. Licinio Lucullo , molto interessante i contenuti . Dunque ricapitolando in breve , la moneta essendo datata ufficialmente non prima del 211/208 a.C. , ma portando incisa una stella ? o forse un sole ? o forse il 10 ? a forma di X , incisione che dovrebbe risalire a molto tempo prima dell' emissione della moneta , al tempo degli AES rudi o signatum , ci indurrebbe a pensare che questa incisione della X risalga di conseguenza ad anni successivi alla emissione della stessa moneta . Che ipotesi si potrebbero fare per questa anomalia temporale tra la X incisa e l' emissione della moneta ? Per il momento mi verrebbe da pensare che questa moneta in bronzo sia pervenuta in mano ad un soldato di Roma della fine del III secolo a.C. , originario , forse , dell' area umbro / toscana , volle proporre il simbolo della X , stella ? , sole ? , nella moneta oggetto del post . Per quale motivo , impossibile dirlo , non essendoci nessuna relazione tra l' AES rude e il quadrante , a parte entrambi essere in bronzo . P.S. osservata con piu' attenzione la X , anche con l' aiuto di una lente sembra di vedere un globetto al centro della X , che potrebbe rappresentare il sole o una stella .
  25. Considerata la peculiarità e rarità di questa emissione, mi piacerebbe sentire il parere di appassionati e studiosi della monetazione napoleonica che finora non sono intervenuti: @elledi, @Giov60, @Laurentius, @Costi92 e @mty1805. Spero di non essermi dimenticato di nessuno
  26. Pontetto

    2 euro entrambi i lati uguali

    Buongiorno. Io, avessi trovato questa moneta, farei così. Per prima cosa la farei periziare da un esperto del settore, come Del Pup: https://www.numismaticadelpup.com/perizie/ Dove, oltretutto, i costi sono molto contenuti. Poi la venderei subito (magari 100€ o più li spunti). Questo periodo storico è ottimo, l'interesse per gli errori di conio è al massimo. Le mode cambiano, un domani varrà molto ma molto meno. Questo è quello che farei io, ma io colleziono altro 😊
  27. NUMIsmatica12

    Dix centimes Napoleone 3

    Buongiorno a tutti. In fiera ho comprato a 3 euro questa moneta, secondo voi quanto vale? Grazie mille
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