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  1. dabbene

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/31/14 in Risposte

  1. Le monete fanno sognare, emozionare....quante volte è stato detto, quante volte si dirà ancora....almeno lo spero.... Una delle monete che ritengo più affascinanti di Milano è il testone di Ludovico XII d' Orleans ( 1500 - 1512 ) ; Ludovico, Re di Francia diventa Duca di Milano nel 1500, quando catturato dal Trivulzio Ludovico il Moro, può entrare in Milano col suo esercito. Entriamo per Milano nel periodo della dominazione francese e degli ultimi Sforza, la monetazione segue la tipologia sforzesca per esempio con i testoni, anche se Ludovico d'Orleans qualche cambiamento nell'iconografia monetale lo farà. La moneta è di quelle che ti colpiscono subito, lo sguardo arriva subito al ritratto del Duca, Ludovico si fa ritrarre dall'incisore con una lunga capigliatura, il profilo volitivo, deciso, il naso pronunciato e poi....e poi c'è quel berretto che per me è dei sogni....se voleva colpire Ludovico fa centro subito, l'effetto è forte, il ritratto realistico, entriamo già nella grande ritrattistica che sarà una prerogativa rinascimentale, ma quello che colpisce di più è sicuramente il look, lo chiamerei proprio così del Duca. Il berretto invade il campo del diritto , sovrasta anche il busto, ma rivedendolo il berretto va oltre il look, diventa nel contempo biglietto da visita, logo, ricordo e monito dell'identità. Sul berretto ma anche sul petto, troviamo i gigli, precisi, evidenti, la provenienza francese è lì, messa con stile su un berretto, ma c'è...., col berretto si fa passare anche questo, la provenienza francese e i suoi simboli. Su questa moneta si può dire molto, anche il rovescio è fantastico col Sant'Ambrogio a cavallo al galoppo e sempre in basso lo scudo di Francia, per il momento mi fermo qui e mi riprometto di ritornarci con voi, dopo magari un commento vostro, il testone che posto è di eccellenza in tutti i sensi è di Lanz 145, 05 - 01 - 2009, lotto 220, per aprire ci voleva un pezzo così, per continuare vedremo, cercherò di raccontare anche qualcosa che mi lega a una moneta così...., ma certamente una moneta come questa può far sognare chiunque volesse approcciare la numismatica, la serie dei testoni milanesi è fantastica per collezione e studio, siamo nella serie delle grandi monete, dei grandi ritratti di grandi personaggi....a voi, giusto per iniziare.....
    3 punti
  2. Fa piacere anche questo sostegno non solo di voto, ma anche di " vicinanza " con queste belle espressioni di voto, tra l'altro anche di numerosi utenti storici e anche di curatori, tutto questo rende il Concorso più qualificato, il forum più forte e rappresentativo, sono anche convinto, per quanto parere puramente personale, che queste iniziative aiutino molto la numismatica in genere. Se poi alla fase di divulgazione, seguirà anche una fase di approfondimento, come sembra verrà fatto in alcune sezioni su queste monete, allora il percorso sarà stato ancor più virtuoso.....
    3 punti
  3. Grazie, ed ora vi ringrazio anche a "modo mio", probabilmente i più "giovani" del Forum non hanno mai avuto l'occasione di leggere questa mia poesia che scrissi poco tempo dopo essermi iscritta al sito. Dedicata ai Lamonetiani: 'A Moneta So capitata qua pe’ caso ‘n amico me c’ha spedita, stò posto me coinvorge 'a mente, er core e pure 'e dita, me trovo bene e voi sapè pecchè? 'A curtura ce stà de casa, sta tutta dentro ar Sito e tutta m’arricrea e me contagia, me tira su er morale e l’entusiasmo e me ridà ‘a voja de studià, ‘n po’ d’anni me fa scalà ar cervello intorpidito tanto da fallo risvejà. Dentro je s’è formata ‘na spirale, più c’è stò e più me piace, ne’a Moneta poi trovà Storia, Filosofia, Chimica e chi vò Fotografà, e poi sempre mette artro poi sempre addizzionà, ...e allora che devo fa? Entro, giro, leggo e studio ‘ntervengo su cose che già so e chiedo quelle che nun so, tutti me danno 'na resposta e me levano ‘a curiosità pure quella che co’ a Moneta c’ha poco a che fa, e sì che ce n’ho tanta e forse troppa ma so donna e scrittrice nun me posso limità, poi è ‘o spirito der sito... è pe’ questo che stò qua questa è quella che se chiama voja de collaborà, pe' questo nun me ne vojo più annà, e me dispiace... ma me dovrete sopportà pe’ tant’anni ancora... finchè c’avrò fiato da buttà. Nepi, Agosto 2007 Giovanna
    3 punti
  4. Ciao Dareios.it, Grazie mille per lo splendido gesto! Sono davvero felice di ricevere un libro per far crescere la mia passione! :) Io sono di Brescia, la mia prima medievale è una della zecca di Padova, ma sfoglierò e leggerò con interesse quel libro che avrò fra poco tempo in mano, che tu mi regalerai Sono felice come un bambino a natale :lol: ** Questo è il messaggio che mi ha mandato Alessandro (Troler), ho omesso solo il suo indirizzo per motivi di privacy. Da quello che c'è scritto, si evince la gioia (per il regalo) e l'impazienza (per averlo al più presto), tipica dei giovani. Sono veramente contento per lui, e posso dire che già questa mattina il libro è stato affidato alle poste di Salerno. Un pò mi dispiace per Matteo91, a lui era destinato in un primo momento, spero però, che non ci sia rimasto male.
    2 punti
  5. 2 punti
  6. Caro mirkoct mi spiace molto che il mio intervento sia stato da te interpretato come presunta albagia, e come tale ti abbia arrecato tale scompenso. Presumo che la lettura sia divenuta ardua per crear codesta reazione, ma questo potrebbe anche succedere, d’altronde l’essere umano diversifica il suo pensiero l’uno dall’altro per poter gioire delle emozioni meno ordinarie. Io caro mirkct interagisco col prossimo per poter comunicare, gioire, emozionarmi, vivere, rilassarmi, commuovermi, donare, partecipare, affascinarmi, condividere, compiacermi, desiderare, stimolare, conoscere. Caro mirkoct non parlo mai nè di conservazione ne di cifre, come più volte affermato non esistono canoni, e come tale l’interpretazione diventa soggettiva, l’estetica ne è una rappresentazione. Caro mikoct io parlo del tondello non del suo realizzo, ciò che ha pagato il collezionista è un suo diritto, e va rispettato come già espresso, se poi penso a quanto ho strapagato io alcuni tondelli… ma mi piacquero a tal punto da fare una follia.. ma anche qui vedo che sei stato disattento, non preoccuparti capita, l’impeto a volte gioca brutti scherzi, fortunatamente sei umano. Caro mirkoct nessuno ce l’ha con nessuno, non ossessionarti nel pensare che un commento possa discriminare un tondello o una categoria, ma questo tuo intervento farebbe presagire forse qualche interesse di sorta… Caro mirkoct quando dico sopravvalutato, mi riferisco a tondelli che meriterebbero altre scale gerarchiche, penso a tutti i tondelli degli antichi presidi, ai grani Palermitani di Ferdinando III, ai 6 cavalli, 4 cavalli, e 3 cavalli di Ferdinando IV, ad alcuni tornesi e mezzo, 3 Tornesi 5 tornesi di Ferdinando II, a tutti i nominali del vicereame in rame in conservazione bb, insomma esistono troppi tondelli di quest’area molto ma molto più difficili da trovare e che sono purtroppo sottovalutati, se poi vogliamo aggiungere anche tutta l’area Italiana potresti cogliere maggiormente l’essenza, ma questa come in tutte le fiabe è un’altra storia.. Caro mirkoct il forum è un contenitore di emozioni, reprimerle così banalmente non è corretto nei confronti di coloro che vorrebbero gioire e non preoccuparsi. Caro mirkoct in conclusione cerca di cogliere l’attimo, e vedrai che tutto ti apparrà più roseo e vicino al prossimo… Eros
    2 punti
  7. CHI-RHO in esergo ,il primo che vedo in questa posizione, in una siliqua di Valentiniano II. saluti romanus
    2 punti
  8. Ma come si fa a riconoscere quelli bravi? L'economia, come la politica, è una scienza che spiega quello che è già accaduto. Chi ha riposto totale fiducia in quelli considerati "bravi", che prevedono ciò che accadrà, è spesso caduto in rovina.
    2 punti
  9. Del resto l'obiettivo, alquanto ambizioso, devo ammetterlo :rolleyes: è quello di fare un catalogo che possa diventare un punto di riferimento NELLA NOSTRA LINGUA, tanto per il collezionista che per lo studioso. Una cosa del genere, IN ITALIANO, non esiste, né su carta (se si esclude un vecchissimo catalogo Alfa) né sul web, e se dovessimo limitarci a mostrare immagini solo di monete in nostro possesso non esisterebbe mai...già è difficile così :D petronius oo)
    2 punti
  10. Penso sia un sigillo in piombo che i mercanti (e produttori) di stoffe o altro apponevano a garanzia dei loro prodotti. Il tipo cuoriforme era molto comune. Allego come esempio una tavola della "Matricola dei Mercanti di Lana sottile di Milano" dove appaiono alcuni di questi marchi. Nel volume curato da Caterina Santoro nel 1940 sono pubblicati circa 2250 marchi di mercanti di lana dal XV al XVII sec. I cuoriformi sono centinaia. Sull'altro lato del sigillo appare un secondo marchio che potrebbe appartenere ad un secondo mercante che era unito al primoi formando una compagnia. Ogni città aveva una matricola che registrava i marchi commerciali. A Monza l'amministrazione comunale ha riprodotto i marchi dei mercanti locali nella pavimentazione della grande piazza alle spalle del Comune. Penso che chi li calpesti giornalmente non sappia cosa fossero. pozleo
    2 punti
  11. Vedo che qualche stimolo il mio commento ha sortito. Dovrei esser più presente questo è vero, ma la vita a volte riserva purtroppo anche altro. Caro gallo, quello che passa alla aste è solo una piccola percentuale del materiale esistente, per censire ogni tondello dovremmo bussare alla porta di centinaia di collezionisti. Questo è un'altra nota dolente, possiamo solo azzardare ipotesi è questo ci piace anche tutto sommato, intanto non sapremo mai quanti tondelli esistono realmente in conservazione alta. Quello che ci appare è solo un mercato virtuale, o dichiarato come meglio credete chiamarlo, esistono da sempre contrattazioni mai visibili e la famose contrattazioni sorde. Una sorta di mercato dove i pezzi più belli non arrivano neanche alle aste. Il tuo tondello rimane sempre un esemplare di rispetto vista la tipologia, ma come dice l'amico Francesco, la mia indole mi spinge sempre a proteggere il prossimo, dai furbrbetti di quartiere che da tempo destabilizzano l'ambiente, frantumando sogni di giovani e meno giovani intraprendenti, che col tempo delusi abbandonano questa passione facendo di tutta un'erba un fascio.. Io come molti altri abbiamo il dovere di salvaguardare chiunque si affacci timidamente a questa scienza, consigliandolo, donando, raccontando, mostrando, e accompagnandolo verso confini e sapere a noi tutti noti... Avete visto come con una semplice mia battuta possiamo costruire qualcosa, esprimendo sensazioni e sentimenti ed esperienze, pensate quanto potremmo confrontarci ogni volta su ogni semplice tondello... Divertitevi, divertitevi e poi divertite ancora.... Eros
    2 punti
  12. Lo spirito della mia risposta vuole cogliere, la confusione commerciale rispetto a derminati nominali dell'area Napoletana e Palermitana, del XVIII e XIX sec. Esistono diverse incongruenze. questo è uno di quei nominali che non reggerebbe il confronto con tanti altri sottovalutati, e a parità di conservazione impossibili quasi da reperire. Ma questo mio pensiero fatto di lustri di passione e ricerca, non ha sortito alcun effetto, più volte esplicanto e rimasto nel dimenticatoio, per dare spazio solo e unicamente allo scopo commerciale. Rimane il fatto che se qualquno ritienga congruo il prezzo d'acquisto, è giusto che possa godere di tale convinzione. Il mio intervento vuole solo sensibilizzare i luoghi comuni, e fare un pò di controinformazione che non guasta mai... Altrimenti diciamo pure e solamente che bello e complimenti, ma questo ci annoierebbe e non ci darebbe l'opportunità di confrontarci e crescere... Eros
    2 punti
  13. Rimanendo in quegli anni non potevo non citare un tondello interessante da conoscere, e il relativo articolo a nome Lorenzo Bellesia. ASSEDIO DI CREMA 1514 Si tratta della moneta battuta durante l’assedio di Crema che invano si cercherebbe nel CNI ma le cui vicende sono state ben ricostruite da Mario Traina nella sua nota opera sulla monetazione ossidionale italiana. Ma andiamo con ordine e ricordiamo il quadro storico. Col trattato di Blois del 14 marzo 1513 Venezia ed il re di Francia Luigi XII intendono unire le forze per conquistare e spartirsi il Ducato di Milano. La sconfitta di Novara del 6 giugno 1513 frena però l’avanzata francese ed i territori veneziani sono invasi da truppe spagnole, tedesche e pontificie. Crema, di cui Venezia era rientrata in possesso nel 1512, subisce l’assedio delle armi sforzesche, comandate da Prospero Colonna e Silvio Savello. Per ben 14 mesi la città ebbe a patire tutte le amarezze ed i sacrifizi che fanno lugubre corteggio alla guerra e crebbe al sommo la desolazione della forte città dopoché vide rizzarsi tra le sue mura gli orridi spettri della fame e della pestilenza. Durante l’assedio, pochi mesi prima della liberazione avvenuta grazie ad una ardimentosa sortita nella notte del 25 agosto 1514, il comandante della guarnigione di Crema, Renzo Ceri, avendo esaurito ogni altro mezzo per far denaro, avrebbe fatto battere delle monete ossidionali o patacche, simili a quelle battute poi a Pavia nel 1524 e a Cremona nel 1526. La notizia è riportata da Pietro Terni, un contemporaneo e diligente storico delle vicende di Crema e dell’assedio del 1513-14. Nella sua cronaca manoscritta egli scrive testualmente: absentati i cittadini, Renzo ed il Contareno misero mano negli argenti del Monte di Pietà e Santa Maria della Croce, in quelli della gesa dico che per voto erano donati et batterono alcune monete da 15 soldi di Milano l’una, et non con cuneo ma col martello facevano le piastre d’argento, hor quadre, hor tonde, hor di sei, hor di otto cantoni, come per sorte venivano sotto il martello, et da un lato solo sculpevano l’imagine di San Marco di forma rotonda tanto piccola che non prendeva il quinto della piastra, rimanendo il resto come dall’incudine era lassato, et per rude et poco solemnigiata forma petacchie erano demandate, et per la loro bontade per tutta la Lombardia ebbono gran corso e questo fu di avosto dell’anno 1514 ed in tutto maggior pregio erano perché da ogni lato monete false si facevano. Un’altra testimonianza su questa eccezionale battitura ossidionale di Crema del 1514 ci viene dal discepolo del Terni, a lui di pochi anni posteriore: Alemanio Fino. Venuto il mese di agosto, vedendo Renzo che in Crema ci era gran bisogno di denaro, pose mano negli argenti del Monte di Pietà e di Santa Maria della Croce, e cominciò a battere certe monete di valuta di 15 soldi l’una, le quali eran detto petacchie. Non avevano impronto alcuno, fuorchè una imaginetta di San Marco da un lato. E poiché l’altre monete che correvano per il più erano false, queste per la loro bontà avevano grandissimo corso per tutta la Lombardia. Le testimonianze del Terni e del Fino, osserva Mario Traina, concordano anche nei particolari, e questo può anche essere comprensibile e scontato dato che il secondo si era formato alla scuola del primo. Ad interpretare alla lettera le parole dei due cronisti et per la loro bontade per tutta la Lombardia ebbero gran corso sembrerebbe quasi che di queste patacche ne siano state battute una gran quantità: il che è, direi, impossibile sia per il breve tempo a disposizione del Ceri (le monete vennero battute in agosto e il 25 la città venne liberata) sia per la limitata disponibilità del prezioso metallo requisito sia, infine, per la stessa esiguità della guarnigione cui le monete dovevano essere date in pagamento del soldo spettante. Penso, continua Traina, che in realtà le parole del Terni e del Fino debbano essere interpretate nel senso che queste patacche, essendo state coniate in ottimo argento e di buon peso, superiori per valore intrinseco al loro valore nominale di 15 soldi, erano ricercatissime in tutta la Lombardia ed il Veneto, dove, a causa della guerra, correvano in gran copia solo monete di bassa lega e monete false. E così si spiegherebbe la loro eccezionale rarità: tanto rare da non essere pervenute fino a noi se non per informazioni bibliografiche. Fino a qui le testimonianze storiche. Usando ancora le parole di Traina passiamo a ricostruire le vicende, per così dire, numismatiche. Stando così le cose il fatto che queste patacche ossidionali di Crema del 1514 non ci siano pervenute può anche essere giustificato. Per la loro forma ed impronta, senza leggende, data e indicazione del valore, possono benissimo essere scambiate per gettoni o, addirittura, per pesi monetali. E confuse forse tra questi ultimi nummi le patacche di Crema continuano a dormire ignorate nel fondo dei cassetti o delle bacheche di qualche museo! Certo depone a sfavore della reale esistenza di queste monete ossidionali il fatto che il Lazari, il più attento studioso delle monete di Venezia e dei suoi possedimenti, non abbia accennato alle patacche di Crema del 1514. Né il Kunz, che pur svolse lunghe ed accurate ricerche per rintracciare queste monete, riuscì nel suo intento.
    2 punti
  14. di questa abbiamo già ragionato un po senza venirne a capo aiutoooooo diametro 1,5-16 mm. peso 1 gr.
    1 punto
  15. Infatti, prima di aprire nuove discussioni bisognerebbe sempre accertarsi che non ve ne siano già di analoghe aperte sullo stesso argomento.
    1 punto
  16. infatti non è stata chiesta una stima di valore economico ma semplicemente un parere sulla conservazione.Lo si dà oppure no,tutto qui.Anch'io ho tanti pareri personali su chi scrive a uffa ma li tengo per me ;)
    1 punto
  17. Taglio: 2o cents Nazione: Lettonia Anno: 2014 Tiratura: ?? Condizioni: qFDC Città: Palermo Note: la mia prima 2014 ...
    1 punto
  18. No comunque la donna in diverse monete turche c'è,è il trono che manca :D Continua ad essere dei nostri,finora hai indovinato 2 volte,non è "mai" :) Purtroppo ultimamente le monete proposte sono state un pò difficili da indovinare,e questo si vede anche dal numero di post (talvolta anche dal numero di pagine) che sono stati necessari per indovinarle :) La fortuna premia gli audaci ;)
    1 punto
  19. @@renato un giorno mi spiegherete perchè non bastano 12 ore per descrivere il bordo di una moneta...ogni volta che uno dice ore 18 faccio un giro intero e poi mi fermo a ore 6 spiegatemi non capisco =) comunque la moneta è molto bella ma è una tipologia ostica da valutare..specie con queste foto ;( rimango sui pareri degli altri...spl ci sta di più boh
    1 punto
  20. fa fatica e cmq non mi piace tanto, ma il raccoglitore lo tengo. prendo le bustine in acetato e metto la moneta dentro la bustina in pvc e poi il tutto nella tasca dei fogli del raccoglitore..
    1 punto
  21. Contribuisco anch'io con un leone di piccole dimensioni ma che compare in una moneta con una raffigurazione di grande fascino. Francesco Loredan doge CXVI (1752-1762) Osella Anno I°, 1752 - Ar 9,84 D/ S ✿ M ✿ V ✿ FRANC ✿ LAVRED ✿ D ✿ ✹ G.A.C ✹ San Marco stante a sinistra, pone il piede a sinistra sullo zoccolo di una statua della Madonna, sulla quale appoggia il Suo Vangelo; alle sue spalle, un servizio da scrittoio. A destra il Doge in preghiera con corno dogale deposto. In primo piano il leone accovacciato, all'esergo, G A C (Giacomo Antonio Contarini). R/ Scritta nel campo entro cartella ornata, su 6 righe: FRANCIS. LAVREDANI PRINCIPIS MVNVS AN.I. 1752 Paolucci 235 Listino Varesi 2014, Lotto 75
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  22. nessuno scrive un altro parere sulle monete? :confused:
    1 punto
  23. EEhh gia' (-alla Vasco Rossi...) ...
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  24. Il segreto non e' tanto diffidare quanto saper scegliere chi e' bravo ...
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  25. Amici, ho notato che la nostra cara tutor @@Giovanna ha raggiunto quota 10.000 messaggi e di conseguenza ha raggiunto lo status di "principe". In un mondo quasi prettamente maschile, quale quello numismatico (e il forum non fa eccezione), mi pare un traguardo non da poco: non il titolo, naturalmente, ma la quota di 10.000 messaggi-contributi. Con lei sono solo 10 gli utenti che hanno raggiunto questo livello (LINK). Non è l'unica eccezione, visto che sul forum abbiamo fior di donne che hanno saputo lasciare una bella traccia (non le cito solo per paura di dimenticarne qualcuna). A Giovanna-Patrizia sono particolarmente legato perché quando iniziai a frequentare il forum, e non sapevo esattamente come muovermi, ho spesso trovato in lei un punto di riferimento sia in contatti diretti che leggendo i suggerimenti che, da brava tutor, dava ad altri. Perciò, augurandomi sempre di riuscire prima o poi a trasformare questa bella Amicizia virtuale che ci unisce in una stretta di mano e un abbraccio reali, voglio porgere alla nostra Principessa un piccolo omaggio con questa discussione e con questo fiore simbolico :give_rose: :friends: E, visto l'apprezzamento che riscuote, sono sicuro di essere in buona compagnia.
    1 punto
  26. E' interesante sottolineare che sulla figura di Attila esistono due immagini quasi contrapposte. Una è quella degli autori bizantini, per lo più cronológicamente vicini ai fatti narrati, per i quali Attila è una figura "tutto sommato positiva, un interlocutore certo pericoloso e temibile, ma leale, con cui si poteva trattare e che manteneva fede ai patti...; un grande ... che poteva avere momenti di dureza, di ferocia, ma che sapeva anche essere magnánimo, che incuteva reverenza con il suo comportamento" (Zecchini). Per la storiografia occidentale, per lo più ecclesiastica e posteriore, Attila è il "flagello di Dio" (Lupo di Troyes, sec. X), oppure derivata dagli scritti di Giordane (goto e quindi avverso agli unni, VI secolo, che forse fu vescovo di Crotone): tutti autori pregiudizievolmente avversi ad Attila e che parteciparono al progetto teocrático avviato da Leone I e protrattosi sino al X secolo, al cui fine servì esaltare la figura di Leone stesso contrapponendola alla "ferocia" di Attila o di Genserico. Nel caso di Attila, non esiste nessun aspetto della personalità o del ruolo di Leone che potessero interessarlo in qualche modo, né Attila mostrò mai alcun interesse per la religione. Nel caso di Genserico, egli era un fervente ariano e per gli ariani i cattolici, tanto d'occidente come d'oriente, erano anche più invisi dei pagani o dei giudei e la cosa era reciproca. Il primo eretico bruciato sul rogo in quanto tale, fu un ariano condannato a tale suplizio da Magno Massimo. Quando si stipulò un trattato tra vandali e impero d'Oriente (con Genserico, ma in questo momento non ricordo l'anno) per una reciproca tolleranza, i rapporti interni migliorarono per tutte le confessioni religiose. Con Guntamundo si tornò a una fase d'intolleranza verso i cattolici, ma fu anche in rappresalia alla rinnovata intolleranza verso gli ariani nell'impero d'Oriente. La comunità giudea nel mondo bisantino soffrì molte persecuzioni (quella alessandrina, la più importante in quell'epoca, fu totalmente sterminata su istigazione del vescovo Cirillo), mentre nel regno vándalo non fu mai molestata. Circa gli incontri di Leone con Attila o con Genserico, prima di prestare fede a quando scrivono gli storici del mondo antico, bisogna domandarsi quale potesse essere l'atteggiamento psicológico degli interlocutori stessi e cosa avessero da offrirsi reciprocamente in una tratativa. Ad Attila e a Genserico veniva richiesto di rinunciare a Roma: ma cosa poteva offrire il vescovo Leone in cambio di questo ritiro che fosse di loro gradimento? Nulla. Quando un interlocutore non ha nulla da offrire ad un altro, è improbabile che ci possa essere una tratativa, poiché morrebbe sul nascere. Poiché Leone non aveva nulla da offrire ad Attila, dubito che abbia partecipato all'incontro che ci fu sul Mincio, o sefu presente, la sua presenza fu del tutto marginale. A Genserico offrì una proposta concreta e interesante, di fatto si trattava niente di meno che della resa di Roma!, ma con quale autorità poteva fare tale proposta? Genserico formalmente giunse a Porto per vendicare l'uccisione di Valentiniano e, quindi, il rispetto dell'autorità imperiale: sottoscrivere un accordo con Leone sarebbe stato totalmente contraddittorio con la motivazione addotta per giungere alle porte di Roma. Tale accordo era per lui molto vantaggioso, ma doveva essere sottoscritto con un'autorità che almeno formalmente rappresentasse l'imperatore Valentiniano, anche se morto, non essendo riconosciuta legittimità alla proclamazione di Petronio, per altro non riconosciuta neppure dall'Oriente. Il punto fondamentale è: quale autorità a Roma poteva rappresentare continuità giuridica con Valentiniano?
    1 punto
  27. :) Grazieee, anche perchè ormai unica... :lol: :lol: . Grazie ancora a tutti, siete gentilissimi. Giò P.S.- visto che vi è piaciuta ve ne dedico un'altra...in tema monete. :D Fiera Il salone gremito di gente il vocio, la confusione ed i colori, il croccante frusciar delle banconote lo scintillio tintinnante delle monete, il tempo passato in allegria con gli amici che condividono la grande passione l'entusiasmo che prende la mano e aver la voglia di farsi un regalo, cercar sui banchi la preferita portarla a casa con delicatezza e riporla con cura con le sue sorelle per poterla ammirare, sfiorare e catalogare, con calma, senza che nessuno disturbi il piacere che regala quel dischetto fino a poco prima anonimo e che ora ci parla infondendo in noi una profonda curiosità per la sua storia. Tutto questo è Fiera, il luogo dove il collezionista si ricrea Giovanna Riccione 21/08/2008
    1 punto
  28. ohhhhhhh ogni tanto quando vedo le foto di qualcuno che usa i guanti son contento! allora non sono solo!!
    1 punto
  29. "L'Italia è una repubblica giudiziaria fondata sul potere dei magistrati". Questi ultimi dispongono sequestri preventivi di intere collezioni (anche se con una sola classica all'interno) senza alcun motivo, considerate che 1300 monete sequestrate all'amico @srotolone equivalgono a ben 1300 beni sequestrati (anche se ognuna di queste ha un peso commerciale di pochi centesimi di euro), quindi una grossa operazione per gli addetti ai lavori e ottime possibilità per avanzamenti di carriera ........ In Italia non c'è la responsabilità civile per loro, mica pagano di tasca loro in caso di assoluzione e dissequestro!? In Italia non c'è la voglia da parte delle istituzioni di liberalizzare il commercio numismatico classico (più volte proposto ed affrontato in questo forum) come in altri paesi europei, questo perchè come già accennato all'inizio, un sequestro di migliaia di pezzi di epoca classica (anche se di valore quasi nullo) rappresenta per le istituzioni "grandi numeri", e di grandi numeri ce n'è bisogno . .......... a buon intenditor ......
    1 punto
  30. Stiamo compilando la scheda dei Presidential dollars, al momento ci sono solo le monete del 2007 e un paio del 2008, ma entro domani dovremmo ultimarla http://usa-coins.collectorsonline.org/moneta/US-SD/12 Se volete, potete incominciare ad aggiungere qualche foto, possibilmente di monete in vostro possesso :rolleyes: Grazie per la collaborazione :D petronius oo)
    1 punto
  31. Giusto per dare un'idea (le varianti sono moltissime):
    1 punto
  32. Trovato! Mi pareva di aver letto di recente un testo utile e non in tedesco: http://richardjeanjacques.blogspot.it/2009/07/4-de-chiffre-et-bagues-de-marchands.html :good:
    1 punto
  33. Con questo intervento voglio dare un abbraccio simbolico a tutti quei lamonetiani e non,che per colpa di questo paese malandato(l'Italia) ora si trovano in condizione di difficoltà,disagio o disperazione. Da sottolineare quanto poco se ne sia parlato nei media nazionali;l'argomento è stato trattato al minimo come un fiumiciattolo che ha allagato un orto perchè son venute due gocce di troppo.La realtà,e chi è della zona lo sa,è che l'argine del Secchia si è letteralmente aperto rovesciando 20 milioni di metri cubi d'acqua nella bassa modenese...tutta l'acqua di un fiume già a livello di guardia,ma che era comunque di 2 metri sotto al limite massimo dell'argine stesso. Non è un'alluvione dovuta alle 'bombe d'acqua' o a una pioggia di due settimane...è sol dovuta all'incuria del governo della nostra provincia/regione/stato che chiede sempre e non garantisce mai niente. I fiumi van puliti e con loro vanno controllati anche gli argini.Quando i fiumi li pulivano i nostri nonni queste cose non succedevano;adesso che volete i nostri soldi per pulirli voi...b'è questi sono i risultati. I MIEI COMPLIMENTI...mi piacerebbe vedere i responsabili a spalare il fango ma come al solito saranno caxxi nostri.Meno male che siamo un popolo noi emiliani che ci rimbocchiamo le maniche e quindi ci risolleveremo anche da questo....DA SOLI. marco
    1 punto
  34. Ragazzi ragazzi...che dirvi...ho visto solo ora la discussione grazie alla citazione del caro amico @@417sonia...avrete pensato: "ecco, ora che è Principessa le è montata la boria e non risponde :nea: " ed invece sono solo distratta ed ora confusa e compiaciuta dal vostro affetto e dalla vostra amicizia, che ricambio con tutto il cuore. Mi fate arrossire come una scolaretta... :wub: e Petronius sa bene che non lo dico per finta visto che è riuscito un giorno a riprendermi in tutto il mio rossore :lol: Grazie grazie grazie...e spero di scrivere ancora per altri 10.000 post...sempre che riusciate a sopportarmi. Un bel bacio a tutti voi e grazie ancora :air_kiss: :air_kiss: :air_kiss: . Pat
    1 punto
  35. come immagine vince il fratello 2, per il momento :good:
    1 punto
  36. Grazie ;) Ottimo spunto!
    1 punto
  37. Riprendo qui una discussione che si stava svolgendo nel topic sulla vittoria vandala di Genserico. Sullo specifico di Attila e del suo non incontro, rimando a Zecchini, ma non solo a lui. Nel V secolo Leone, per quanto potente, era il vescovo di Roma, primus inter pares, ma non era ancora un papa, inteso come monarca assoluto. I vescovi di Roma non solo non primeggiavano nei confronti dei vescovi di Costantinopoli, Antiochia, Efeso, Alessandria, ma anche quello di Lione spesso godette di un'autorità pari alla loro, e talvolta anche maggiore, E' con la fine dell'impero d'Occidente che il vescovo di Roma si converte in un sovrano assoluto nei confronti dell'intera chiesa cattolica, ciò che è alla base della separazione della chiesa ortodossa, dove i vescovi mantengono un'autonomia elevata nei confronti dei patriarchi. Il primo passo verso la trasformazione da vescovo a papa lo assicurò proprio l'appoggio di Galla Placidia. Un secondo passo fu certamente grazie al comportamento di Petronio Massimo che lasciò in totale sconforto la città di Roma, poiché nessuna autorità civile dava disposizioni, i patrizi scappavano, l'esercito romano si trovava forse a Milano ma, soprattutto, era acefalo e i due generali più potenti, Ricimero e Maggioriano, gareggiavano tra loro per assicurarsi il potere: quindi nulla di strano che il popolo si rivolgesse a Leone, figura sicuramente molto carismatica, affinché "facesse qualcosa". Che l'idea di "Roma città aperta" fosse sua, è molto probabile, ma che Genserico si accordasse con lui è impensabile. Probabilmente lo ricevette, ma per offenderlo, non certamente per dialogare con lui: nel 455 Genserico era ferocemente anti-cattolico e la sua posizione diventa meno intollerante solamente una decina d'anni più tardi, quando si giunge a un accordo reciproco di tolleranza con l'imperatore d'Oriente. Inoltre Genserico era un sovrano che stipulava accordi solamente con un altro sovrano: stipularlo con un vescovo lo avrebbe sminuito e indebolito davanti alla sua stessa corte. Dunque la logica ci dice che l'idea di una resa condizionata di Roma poté nascere da Leone, ma l'accordo fu sottoscritto con un'autorità civile, ipotizzo che sia stato con la stessa Licinia Eudossia. Genserico non aveva forze sufficienti per assediare Roma e infatti i patrizi in gran parte fuggirono. Anche l'augusta sarebbe potuta fuggire a Ravenna con le sue figlie, ma non lo fece: credo che non lo fece in quanto stipulò un accordo con Genserico e ebbe fiducia nella parola data dal sovrano vandalo. Su questo terma ci sono dei buoni lavori all'inizio del '900. Il terzo e definitivo passo che trasforma il vescovo di Roma in papa è dato dalla scomparsa dell'impero d'Occidente. Nel vuoto di potere che si produsse, il vescovo di Roma assunse gran parte delle prerogative imperiali. Nella biografia di Onoria scrissi la seguente nota, che vi ripropongo: "Il potere pontificio (in senso assolutista) comincia ad essere costruito con lavvento di Siricio (384) sul trono di Pietro: nei suoi 15 anni di pontificato, la cattedra di Roma subì una profonda trasformazione in senso autocratico. Pochi mesi dopo la sua elezione, per la prima volta avvenne che il vescovo di Roma scrivesse ad un altro vescovo, Imerio di Tarragona, decretando anziché opinando, ovvero non più come un vescovo che si dirigeva ad un altro vescovo, ma quale sovrano che disponeva di un sottoposto. Questa lettera, che porta la data 11 febbraio 385, costituisce il primo decretale pontificio e in essa risalta lo stile del monarca assoluto che accumula precise espressioni di comando o di divieto con tono ampolloso e patetico, senza addurre i motivi giuridici degli ordini dellautorità [espressa dallo stesso Siricio], la cui volontà è legge che non abbisogna di altre giustificazioni. [] Le risposte di Siricio ai quesiti di Imerio sono in forma di veri e propri ordini sulla forma delle lettere imperiali; esse non soltanto espongono e inculcano il vigente diritto ecclesiastico, ma decidono i casi dubbi e creano un nuovo iure.( F.X. Seppelt e G. Schwaiger, Storia dei Papi, 3 voll., Ed. Mediterranee, Roma 1975). E nel 386 a Roma si tenne un Concilio che affermò categoricamente il primato del vescovo di Roma su tutti gli altri: colui che occupava la cattedra romana non era più solamente un vescovo, ma anche e soprattutto era il Pontifex Maximus. Giustamente molti storici vedono in Siricio il primo vero papa. Con Siricio nasce un sodalizio molto stretto tra potere papale e potere imperiale. Non dimentichiamo che allora limperatore era Teodosio I, colui che fece del cristianesimo la religione di stato e che per primo perseguitò coloro che non aderivano al cristianesimo. Con l'accoppiata Siricio-Teodosio il cristianesimo diventa integralista. Scompare anche l'ultimo culto misterico che ancora sopravviveva, quello isiaco, che si trasforma nel culto mariano (ciò che non può essere soppresso, lo si trasforma). Lenergico e coraggioso Innocenzo I (401-417), quando nel 410 Alarico entrò in Roma, abbandonata dallimperatore che si era rinchiuso in Ravenna, fu colui che affrontò il sovrano goto, mitigandone la rapacità e presentandosi agli occhi dei romani quale vero defensor Urbis, al posto dellinetto imperatore e del Senato, preoccupato unicamente di mettere a salvo le ricchezze dei suoi membri. Con Innocenzo I per la prima volta il papato costituì un potere politico di riferimento, più credibile ed efficace dello stesso potere imperiale. Ma la lotta per il primato della Chiesa sul potere imperiale fu per molti versi portata a pieno compimento da Leone Magno (440-461) in una situazione molto simile al passato, quando Genserico saccheggiò Roma, priva di un imperatore. Mentre Innocenzo I fu il primo papa [ma] in modo estremamente embrionale, [] in Leone I le caratteristiche e le funzioni storiche del pontefice romano appaiono a uno stadio di sviluppo inequivocabile e netto. [] Leone non fu soltanto il primo papa perché nessun suo predecessore lo eguagliò nellattribuirsi esplicitamente questo ruolo e nel realizzare le funzioni conseguenti, ma anche e soprattutto perché egli anticipò in se stesso, in modo esemplare, costituendo addirittura il prototipo per i secoli a venire, la figura ideale del pontefice romano(Claudio Rendina, I papi, Storia e segreti, Ed. Newton, Roma 1993). Leone Magno perseguì sino alla sua morte lidea di convertire limpero romano in una teocrazia dove limperatore sia il braccio esecutivo del papa, sommo e incontrastato vertice del potere. Nella misura in cui il vescovo di Roma si converte in un monarca per tutto limpero cristiano, e quindi andando anche oltre il limes romano, lUrbs diventa piccola per ospitare due sovrani, a meno che uno non sia, di fatto, sottoposto allaltro. Ecco la ragione per cui Leone Magno e i suoi immediati successori, Ilario (461-468) e Simplicio (468-483), parimenti energici e autocratici, usarono di tutto il proprio potere per far sì che almeno a Roma sedesse un imperatore debole, pronto ad accettare la loro autorità, non solamente in termini morali, ma anche civili, legiferando conformemente allinteresse del papato. A questo punto, l'agiografia cattolica "riscrisse" progressivamente la storia della chiesa per dare un'inesistente continuità a un primato che va da Pietro in avanti. I pontefici non sarebbero stati peggiori governanti degli imperatori. Al contrario, forse sarebbero stati anche migliori, se non fosse che, nella loro visione escatologica, i barbari costituivano la spada divina che castigava un impero peccatore, in quanto empio nei costumi ma, soprattutto, tollerante verso le eresie. Il papato impose agli imperatori dOccidente di dedicare quelle risorse viepiù scarse, per edificare Chiese e Oratori e combattere le eresie, piuttosto che per difendere militarmente limpero agonizzante. Addirittura, nella loro visione non ci si sarebbe dovuti neppure opporre ai barbari, in quanto comunque era la volontà divina che sarebbe prevalsa: pertanto era assai più utile, come affermava Leone Magno, riunirsi nelle Chiese raccolti in preghiera, piuttosto che rafforzare le legioni. Se poi limpero crollava trafitto dagli spadoni gotici, era Dio a volerlo e, alla fine, sarebbe stato a fin di bene per purificare lumanità peccatrice e, attraverso la furia barbarica, redimerla. In Occidente simpose il primato della Chiesa sul potere imperiale e in venticinque anni limpero crollò. Fu così che figure imperiali altrimenti valide Avito, Maioriano e Antemio avversate dal Senato e dal Papato, rinunciarono alla res publica per concentrarsi solo sulla propria sopravvivenza. In Oriente, invece, il primato restò nelle mani degli imperatori e limpero sopravvisse". Non esiste una reale continuità "dinastica" tra Pietro e i successivi vescovi di Roma. Invece si può vedere una relativa continuità del pontefice Simplicio nei confronti dell'imperatore Romolo Augusto. Simplicio fu il primo pontefice che avocò solo a se stesso la possibilità di creare vescovi, entrando in conflitto con numerosi altri vescovi che si sentirono relegati a una funzione subalterna, in modo particolare quello di Ravenna. Quando concluderò questa discussione, tra 2 o 3 post, porrò la bibliografia che sto utilizzando, circa un centinaio di testi. Nonostante il linguaggio "romnanzesco", sto cercando di usare quanto meno sia possibile la fantasia e di attenermi alla realtà, con la sola eccezione del personaggio Creusa che è del tutto fittizio. Ovviamente, respinta l'idea di un accordo siglato tra Genserico e Leone, poiché l'accordo di fu, immaginare che sia stato sottosdcritto con Licinia Eudopssia è una mia ipotesi priva di riscontri storici, ma è quella che mi pare la più ragionevole, non esistendono altre.
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  38. si legge GRE. quindi è uno dei GREGORIO....
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  39. Ciao Sergio, purtroppo ho brutte notizie. Ma meglio una brutta verità che una pietosa bugia, a volte è proprio a seguito di una caduta che ci si rialza e si procede più forti di prima. Ecco il mio commento sulla tua medaglia per l'assedio di Gaeta. Il discorso è quanto mai complesso, dovremmo intavolare argomenti che partono dallo stile del carattere “Bodoni” e finire a lunghi e noiosi discorsi sulla fusione e la pressofusione. Dunque: in genere è la prima impressione che vale, e su questo posso dirti che il tuo esemplare m'insospettiva un po' già dall'inizio, poi però, visto che sono una persona che cerca di andare fino in fondo (onde evitare di commettere errori fatti in gioventù) sono andato a spulciare il mio archivio ed ho fatto i dovuti confronti con un esemplare dello stesso dritto passato tra le mie mani qualche anno fà. Si tratta di un esemplare in argento dorato in conservazione eccezionale venduto alla NAC nel giugno 2008, l'appiccagnolo a forma di palla è coevo ma non regolamentare (dico coevo perchè tempo fà vidi una foto dell'epoca di un soldato che portava sulla divisa una medaglia simile con lo stesso appiccagnolo). Scusami se mi permetto ma preferirei evitare di fare lunghi giri di parole e spiegare nei dettagli alcuni particolari tecnici, questo perchè siamo in un forum pubblico e so per certo che siamo sotto l'attenzione di alcuni falsari (falsari che a dire il vero ci sottovalutano un pochino), se adesso dovessi riportarti e commentare alcuni ingrandimenti e confronti vari, sono certo che capirai tutto e ti convincerai al 100% di ciò che ti scrivo, ma ….... come lo comprendi tu, lo comprenderanno anche i falsari, e questi ultimi capiranno dove hanno sbagliato, producendo poi in futuro falsi di qualità migliore (e questo va evitato assolutamente). Devi sapere che le medaglie borboniche venivano falsificate già nel XIX e XX secolo, ma tali falsi erano grossolani perchè prodotti per fusione e spesso in metalli di lega non utilizzata nella zecca (se vai su Ebay ne troverai di tutti i gusti: ferro, peltro e quant'altro). Oggigiorno i falsari si servono di macchinari all'avanguardia, specie se la medaglia da riprodurre è di grande rarità, servendosi della tecnica della pressofusione o addirittura improntando i calchi di medaglie originali su conii di cromo cobalto e successivamente battere le medaglie con quegli conii (quindi un falso non fuso ma coniato, roba da fare impallidire!), nonostante ciò, sappi che il sottoscritto è in grado (ma non infallibile) di individuarli lo stesso per mezzo dei “miei soliti” confronti fotografici. Qualcuno di noi potrebbe sospettare della tua medaglia nel vedere la superficie leggermente porosa o con una doratura non proprio liscia e specchiante, eppure ti dico che al di là delle piccole imperfezioni, la tua medaglia nasconde delle insidie tra i caratteri …....... quei caratteri che confrontati con un esemplare originale (vedi foto mia) sono di dimensioni e spessore inferiore. Tali dimensioni sono sinonimo di clonazione, perchè quando si clona una medaglia i volumi si rimpiccioliscono. Potrei commentare ogni minimo dettaglio che non va ............ ma in questo modo faremo raddrizzare il tiro ai falsari che mi leggono. Ovviamente con questo non voglio generalizzare il discorso anche sulle monete, attenzione: in molte monete del XVIII e XIX secolo ci troviamo di fronte ad esemplari con caratteri più sottili e questo perchè durante le operazioni di coniazione si accumulano micro particelle di metallo nei caratteri incuse dei conii provocando sui tondelli il rimpicciolimento degli stessi. In questo caso però ci dovremmo trovare di fronte ad una medaglia della zecca di Roma coniata per ordine di Francesco II di Borbone durante il suo esilio (1861-1870), quindi in un'officina monetaria attrezzata e tecnologicamente avanzata, di questa medaglia esistono anche alcune varianti di conio perchè battuta per un certo numero di anni, essa venne battuta in tre metalli differenti dal 1861 al 1870 (argento, metallo bianco e bronzo, tirature parzialmente documentate negli studi del compianto studioso Neri Scerni). Si tratta ad ogni modo di tipologie di medaglie rarissime, esistono anche versioni dorate ma in ogni caso i canoni stilistici delle effigi e dei caratteri e dei numerali seguivano un ordine ben preciso. Concludo il mio discorso invitandoti ad osservare bene le immagini della tua e della mia, con l'occhio segui il bordo ed altri particolari. Di più non posso dirti per ora. Sappi che il falsario per quanto bravo possa essere non potrà mai copiare con assoluta perfezione una moneta o medaglia moderna. Per il resto dovresti fare delle tue considerazioni personali e cercare di ricordare la provenienza o dove l'hai eventualmente acquistata e quanto l'hai pagata, sappi che un esemplare originale in metallo bianco ha un valore commerciale di circa 4 mila euro mentre in argento 10 mila ed oltre, nel tuo caso varrebbe un 50-60 % in meno se consideriamo l'appiccagnolo divelto, purtroppo nell'asta NAC 47 del 2008 non realizzarono certe cifre per via dell'appiccagnolo non regolamentare (sebbene coevo e quindi molto interessante), quelli regolamentari puoi ammirarli nelle foto riprodotte alle pagine 328 e 329 dell'opera di D'Auria del 2006. Se vuoi avere poi conferma su ciò che ti ho scritto possiamo anche incontrarci di persona per un caffè oppure puoi prendere appuntamento con la numismatica de Falco di Napoli e mostrarla dal vivo al titolare. Ammetto che sono un essere umano e che posso anche sbagliare, sono disposto a fare un passo indietro in caso di errore ma credimi, le immagini parlano chiaro, è una riproduzione dei nostri giorni molto insidiosa che per la sua probabile provenienza territoriale ….... “odora di zolfo …...”. Ti invito ad essere presente spesso in questa sezione visto che collezioni anche monete …... Un caro abbraccio!
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  40. Accipicchia!! :huh:
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  41. Le hai le monete della Lituania ? Certo è l’ultimo paese approdato all’euro No, non l’Euro, quelle prima; cercavo un folder con le ultime monete emesse dal paese, prima appunto che entrasse nella moneta comune. E che te ne fai ? Ormai è acqua passata, non vanno più di moda; solo te potevi richiederle…sei sempre il solito; ma quando smetterai di seguire più la storia che la numismatica? Guarda che belle monetone d’Argento mi sono arrivate dall’Australia… no eh! Dai guarda allora nelle ciotoline, forse lì trovi qualcosa che fa al caso tuo, l’altro giorno ho visto che c’erano anche monetine dell’Estonia. Grazie Ed il pensiero mi portò all’autunno del 1904, a Gödöllö dove Francesco Giuseppe consumava la colazione assieme alla cara amica Katharina Schratt … vedi, le diceva, “l’impero non è una creazione artificiale; ma un corpo organico, un luogo di rifugio, un asilo per tutte le nazionalità divise, disperse nell’Europa Centrale che se dovessero contare sulle sole proprie risorse condurrebbero una misera esistenza, diventando trastulli per i loro più potenti vicini” L’11 Novembre del 1918, quattordici anni dopo, a Schönbrunn, l’Imperatore Carlo firmava il messaggio ai suoi popoli, rinunziando a qualsiasi partecipazione agli affari di Stato e dalle ceneri dell’Impero Austro-ungarico nacquero: il Regno d’Italia ( era in realtà già nato prima ) la nuova Repubblica della Cecoslovacchia; la Polonia, risorta; Il regno di Romania e quello dei: Serbi, Croati e Sloveni ( Chiamato ufficialmente Jugoslavia solo nel 1929); il regno di Ungheria, ridotto ad un terzo della sua estensione ed una repubblica d’Austria ormai quasi completamente “Tedescalizzata” Dunque l’Europa c’era già, il sogno pindarico del nazionalismo l’aveva frantumata per poi ricomporla un’ottantina d’anni dopo, forse anch’essa in chiave “Tedesca” La tipologica dell’Impero a partire dalla riforma monetaria del 1892, sia Austriaca che Ungherese fanno già parte del mio piccolo museo numismatico, anche buona parte delle monete emesse dai sette paesi, nati dalla disgregazione dell’impero mi raccontano storie di tempi passati…L’Italia è una collezione importante che coinvolge: Regno e Repubblica; le monete della Jugoslavia mi raccontano di Pietro ed Alessandro 1°; di Pietro 2°; del travaglio dell’occupazione nazista…sino ai fatti terribili dell’ultimo quarto del secolo scorso. Anche le monete dei paesi di frontiera, quelli dell’ Est: Cecoslovacchia; Romania; Ungheria; Polonia hanno una storia densa di avvenimenti e me li ricordano tutte le volte che prendo in mano il vassoio vellutato e le guardo, e me le rigiro tra le mani, e cerco di scoprire il come ed il perché dei caratteri, dei simboli che portano incise. Poi l’Euro; grande euforia, una ubriacatura spaventosa; con lo stesso rovescio…monete a go,go per non dire delle commemorative: i due euro, belli, usciti un po’ in sordina tra le argentee ed auree monete (sic!) meglio sarebbe dire medaglie; ma ben presto recuperati alla speculazione con un bel guscio di plastic, colorate e con sfondo multicolore, invitante; ma con prezzi esagerati ed a volte esosi: vedi i soliti: Vaticano; San Marino; Montecarlo ecc…ma per tornare alle medaglie, pardon monete in metallo pregiato, la fantasia ha corso a perdifiato: 2,5€ ; 3€; 5€ e 10 € e pezzature ancora superiori e frammentate. Tutto questo per dire a FranDes, cui mando il saluto di benvenuto, che una manciatina di monete del nonno possono portare lontano basta pensare a quante collezioni si possono fare, solo con la monetazione contemporanea. I paesi che hanno accettato di riconoscersi nell’Euro, sono 18, escluso: San Marino; Vaticano e compagnia speculativa cantando; se consideri la sola tipologica delle monete emesse per la circolazione, sono 144 aggiungici quelle coniate, le ultime s’intende, prima dell’ingresso nell’Euro se non si arriva a 300 pezzi ci si va vicino, se poi vuoi inserire i due Euro commemorativi è già bella Col lezioncina non ti pare?…e direi che con il contemporaneo ce n’è abbastanza per un più che neofita, se poi qualche monetina in tuo possesso ti stuzzica per riscoprire il secolo appena concluso, hai da sbizzarrirti come ti pare; ho accennato all’Italia: Regno e Repubblica; ma c’è anche l’Europa ed il mondo: due guerre sono state etichettate “Mondiali” e non solo, le argentee monete che mi proponeva l’amico commerciante sono le prime emesse dal quinto continente e francamente non sono niente male…area inglese…e che dire delle colonie: India in primis; ma in India c’era anche il Portogallo e la Germania… Attivati FranDes, senza troppi problemi, la prima fase è la raccolta, poi viene tutto da sé con lo studio perché vedrai che ti verrà una voglia insanabile di conoscere, di sapere ed anche questo è un fattore positivo della numismatica. Chiudo scusandomi per la lungagnata, venuta di getto ed irrefrenabile, con il migliore saluto di nonno Cesare a te ed al Forum
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  42. potrebbero essere il calco di due sigilli?
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  43. Altro assedio poco noto: ASSEDIO DI FIRENZE 1529 - 1530 Mezzo scudo ossidionale 1530 I semestre, AR 16,86 g. SENATVS POPVLVS Q FLORENTINVS Stemma di Firenze sormontato da giglio. Rv. IESVS REX NOSTER ET DEVS NOSTER Croce con corona di spine accantonata nel I e II quarto da due globetti; nel terzo da N e nel quarto dallo stemma Guicciardini (Nicolò Guicciardini). CNI 657. Bernocchi 4044 var. le truppe spagnole, dopo il mancato intervento a difesa del Papa durante il sacco di Roma, dovettero "restituire" un favore al Papa Clemente VII e rimettere al potere i Medici nella città Gigliata. Per tale ragione si presentarono davanti alle mura di Firenze il 14 ottobre 1529 armati di tutto punto e pronto all'assedio e trovarono pare per i loro denti. Firenze resistette ed insieme a lei le sue fortezze del circondario opponendo strenua resistenza tanto da suggerire di cercare piuttosto una resa che un vero e proprio assalto. Trovarono un valido alleato nel "tradidore",malatesta IV Baglioni, comandante delle truppe cittadine (Capitano generale) che aveva più interesse a rientrare in possesso di Perugia che difendere Firenze. Le sue azioni arrivarono al tradimento totale durante lo scontro di Gavinana. L'unico serio e potente di tutto l'assedio. Le truppe Fiorentine, comandate dal Fiorentino Francesco Ferrucci ebbero la peggio e furono sconfitte. Il comandante portato al cospetto degli spagnoli e di Fabrizo Maramaldo, venne trafitto da quest'ultimo con la spada violando ogni possibile regola cavalleresca ed umanitaria. Si narra che in quell'occasione il Ferrucci pronunciasse la famosa frase: "vile, tu uccidi un uomo morto", consegnandola alla storia. D'altro canto vi sono diverse versioni dei fatti, quella che ne rese "fortuna" alla memoria è del Varchi e recita: «Il Maramaldo non ammazzò il Ferruccio per conto del tamburino impiccato e non fu vero ne manco quello che diceva il Maramaldo poi per sua scusa cioè per non aver voluto lasciar vivo il Capitano de' nemici, essendo morto il Principe; ma fu, oltra la crudeltà naturale sua, perché il Ferruccio, mentre era in Volterra, avvilendolo il Maramaldo come mercante, ch'aveva maggior grado in sulla guerra di lui e che combatterebbe seco a uomo per uomo seguendo in ciò l'abuso de' capitani moderni. E nel vero Ferruccio fu alquanto superbo, ma giustissimo e modestissimo nelle altre cose, e non si può scusare Fabrizio, il quale era piuttosto capo d'assassini che di soldati, che non usasse una vilissima crudeltà». Ai fini del nostro discorso è utile sottolineare che Varchi fu il primo e l'unico storico contemporaneo ad attribuire al Ferrucci la fatidica frase «Tu uccidi un uomo morto». Il valore del comandante Ferrucci sul campo di battaglia e davanti alla morte, la strenua e decisa resistenza verso l'invasore straniero, gli meritarono gloria ed onore così elevati da essere perfino ricordato nell'inno risorgimentale che poi divenne anche l'inno nazionale Italiano. Mentre Maramaldo, vide associare il proprio cognome a sinonimo di tradimento e vile e bieca viltà. Al termine dell'assedio presentatosi con un colpo di mano de traditore Malatesta, su Firenze ripresero possesso i Medici. Alle difese prese parte anche il Buonarroti ma se la diede a gambe prima dell'inizio delle ostilità e per rientrare in città durante l'assedio a rischio della vita. Tale azione, intesa dal Papa come "ostile" per le ovvie ragioni, gli procurò non pochi problemi. Dovette rimanere nascosto a Firenze per quasi un anno prima di essere perdonato.
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  44. Articolo interessante, ma diffido di tutti gli analisti e operatori finanziari che fanno previsioni. Trinariciuto
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  45. Non vedo il problema: lui vende, loro comprano, contenti tutti. Al massimo un po' di invidia per Bolaffi, piacerebbe a me vendere le carote a 5 € il kg. E garantisco che pure le carote che coltivo io son diverse dalle altre, al massimo simili ma mai uguali. Solo che non me le comprerebbe nessuno, invece Bolaffi beato lui c'ha una clientela fidelizzata. Che poi i suoi clienti possan esser polli è un'altra storia: fa cose mica troppo diverse da chi vende marchi griffati. Ecco, Bolaffi è il D&G della numismatica :crazy:
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  46. Ti ringrazio, vedrai che a breve se ti piace questa monetazione metterai insieme anche tu un bel po di pezzi. Devo dire che sono moduli che danno grande soddisfazione :) Li ho fotografati in sequenza con luce naturale, devo dire che alcuni sono venuti davvero bene (almeno credo) altri decisamente molto meno bene (su tutti il 1825) Mi ci sono voluti un paio d' anni : tanta ricerca, tanta selezione, ma devo dire che mi ritengo soddisfatto (l' unico che cambierò certamente è il 1852)
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  47. Salve. L'accostamento dei nominali che hai effettuato non era passato inosservato già qualche tempo fa. Esistono, infatti, dei danari d'argento romani emessi in epoche diverse che presentano non solo la pantera e il tirso, bensì anche la testa giovanile e imberbe del dio Dioniso. Essi sono: AR denario del 90 a.C. di Q. Tito (Cr. 341/2); AR denario del 78 a.C. di Cassio Longino (Cr. 386/1); AR denario di M. Volteio, databile allo stesso anno del precedente (Cr. 385/3); AR denario del 48 a.C. di C. Vibio Pansa Cetroniano (Cr. serie n.° 449); AR denario del 42 a.C. di Vibio Varo (Cr. 494/36). Questa curiosa monetazione bronzea, erroneamente fatta risalire alla città di Capua, è ancora piuttosto discussa. Secondo i più recenti studi queste monete hanno poco a che fare con Capua a cui furono inizialmente attribuite con molti dubbi, che spesso furono ignorati perchè scomodi. Esse, infatti, furono emesse nel territorio di Minturnae nella zona del Garigliano. Questa ipotesi è supportata dall'analisi del complesso periodo storico: dal punto di vista religioso fu introdotto il culto misterico di Dioniso, di origine orientale, che prima di arrivare a Roma, la quale intraprese una inutile campagna per ostacolarne la diffusione, si concretizzò nella Campania del nord, soprattutto nei dintorni di Minturnae, nella piana del Garigliano. Questa tipologia di moneta sarebbe, quindi, ricoleggabile ai riti dionisiaci che, stando alla testimonianza di Tito Livio (XXXIX - 12.3), avvenivano in luoghi isolati, lontano dai centri abitati, in boschi sacri ed essenzialmente nei pressi di un fiume. Si narra di una donna chiamata Sulpicia che assieme ad latre matrone avrebbe preso parte ai Baccanali. I partecipanti al rito <<come impazziti vaneggiavano gesticolando da invasati con tutta la persona, le matrone in atteggiamento da baccanti, coi capelli sparsi, correvano giù fino al Tevere con le torce accese e, dopo averle immerse nell'acqua, poichè queste contenevano zolfo vivo e calce, le estraevano colla fiamma intatta>>. Una scena come questa possiamo immaginarla sulle rive del Liri, dove sono stati ritrovati oggetti attinenti alla fertilità maschile di cui Dioniso era il protettore. Le stesse cose potevano avvenire anche sul fiume Garigliano nel territorio di Minturnae, possibile luogo di emissione di tali conii. Le monete furono emesse in un periodo che va dal II secolo a.C. al 91-89 a.C. (Guerra Sociale). Questi conii dovevano servire da circolante minuto per i mercati italici della zona che non accettavano più la sottomissione al potere romano (le legende di alcune monete sono in osco e non in latino). Anche le monete assurgevano a simbologia della libertà dall'opprimente dominio romano: altro nome di Dioniso, infatti, era Libero. Coloro che emisero queste monete volevano essere "liberi" dalla dominazione romana. E quale mezzo più importante per comunicare questa idea di libertà personificata se non colle monete recanti l'effige di Dioniso/Libero accompagnate dalla pantera con tirso che ne sottolinea l'orgine del culto orientale? Non tutte le monete sono necessariamente di forma particolare: ce ne sono molte il cui tondello è tondo e ben definito, altre più rozzamente disegnate e col tondello malamente formato. Questo genere di monete potevano anche essere frutto di un riconio effettuato da Minturnae: infatti, si hanno notizie di monete in bronzo di Suessa del tipo Atena/ Gallo talmente consunte da essere state ritirate e di seguito ribattute con l'immagine di Dioniso/pantera e tirso. La moneta Dioniso/pantera e tirso, se si nota bene, pesa in media circa 4 gr. (classificabile al secondo gruppo - vedi sotto); una moneta del tipo suddetto di Suessa in discrete condizioni può già raggiungere i 4,6 gr., possiamo immaginare una più consunta. I tondelli ribattuti sono più precisi e più tondeggianti proprio a causa di questo riutilizzo e presentano anche una colorazione del metallo differente. Se prendiamo, ad esempio, il disegno nell'opera di F. Daniele a titolo Monete antiche di Capua, Napoli 1802 a pag. 33 n.° IX si noterà subito che il tondello rappresentato non è affatto preciso e tondo, ma spigoloso e irregolare. Alcune di queste emissioni, quindi, hanno tondelli imprecisi e lavorazioni piuttosto rozze. Queste monete sono state suddivise in tre categorie, solo per ricordare quelle che più ci riguardano, tralasciando le varianti e le tipologie particolari che non sto a trattare in questa sede. 1) A questo gruppo appartengono le monete cronologicamente più antiche con al D/ la testa di Bacco/Dioniso a destra coronata d'edera e al R/ una pantera a destra con testa frontale, tenente colla zampa sinistra un tirso simile ad un'asta sulla spalla. Si distingue dagli altri per lo stile incisorio più curato e fine. Peso medio: 7,34 gr.Diametro medio: 19,6 mm. 2) A questo secondo gruppo appartengono gli esemplari di stile quasi approssimativo. Al D/ troviamo la testa di Bacco coronata d'edera e al R/ la pantera a destra con testa frontale, tenente colla zampa sinistra un tirso simile ad un'asta sulla spalla. Peso medio: 4,95 gr. Diametro medio: 15,37 mm. A questa tipologia, immediatamente successiva alla precedente, forse, si può ricondurre l'esemplare postato da Emiliano 77. 3) A questo terzo gruppo si ascrivono gli esemplari di stile rozzo o approssimativo , con la pantera disegnata in modo grossolano e il tirso perde l'elegante forma affusolata dell'asta, come nei casi precedenti, per accostarsi ad un'iconografia molto tozza. Al D/ troviamo la consueta testa di Bacco a destra con foglie d'edera. Al R/ la pantera a destra con viso frontale che regge un tirso sulla con all'estremità una grossa e doppia pigna. Questa fu certamente l'ultima emissione di detta tipologia e si fa risalire agli anni della Guerra Sociale (91-89 a.C.). La datazione si è potuta stabilire grazie al ritrovamento di tre quadranti romani di questo periodo sui quali è stata reimpressa la consueta iconografia in questione. Dato che furono realizzati in un periodo di crisi per le autorità sannitiche in rivolta il loro peso è calante, ma il diametro resta pressappoco lo stesso: Peso medio: 3,99 gr. Diametro medio: 15,79 mm.
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