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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/14/14 in Risposte
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NUMISNAPOLI Ritorna il convegno numismatico a Napoli! Venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 settembre 2014. Hotel Terme di Agnano, via Agnano Astroni, 24 80125 Napoli Ampia sala, ambiente confortevole ed ampio parcheggio custodito. Per info: circolopartenopeo(chiocciola)libero.it ci trovate anche su Facebook in CIRCOLO NUMISMATICO PARTENOPEO Finalmente amici! Siamo lieti di annunciare che il 26, 27 e 28 settembre ci sarà il convegno numismatico a Napoli organizzato dal nascente Circolo Numismatico Partenopeo, l'ultimo organizzato in questa città risale, ahimè, a circa otto anni fà. Abbiamo scelto come location una struttura alberghiera - termale situata a circa 500 metri dall'uscita AGNANO della tangenziale di Napoli, la scelta di questo luogo è stata dettata dalla necessità di evitare ai visitatori i soliti problemi di viabilità e sosta urbana. http://www.termediagnano.it/hotel.html Abbiamo verificato nel calendario eventi e nel periodo da noi scelto non ci sono analoghe manifestazioni, questo per evitare sovrapposizioni e malcontento. Per chi verrà in auto sarà comodissimo, chi vorrà venire invece in aereo o in treno verrà informato in questa sede sugli orari dei collegamenti e varie. La struttura è ubicata in un'area storicamente famosa e lontana dal caos cittadino, con un parcheggio interno custudito di 250 posti auto ed una sala dedicata agli espositori di circa 300 mq., ampi saloni attigui ed un ampio spazio esterno alla sala. L'hotel terme di Agnano offre discrete camere a prezzi accessibilissimi. La sala ospiterà circa 35 espositori tra numismatici, editori numismatici e case d'aste e sarà un convegno improntato sulla qualità, non mancheranno nomi importanti (agli inizi di settembre saremo in grado di postare una lista dei commercianti partecipanti) e nell'occasione sarà offerto un piccolo rinfresco-buffet dal Circolo Numismatico Partenopeo. Mi rivolgo ora all'amministratore @@Reficul e @@Giovanna per comunicare che desideriamo in quell'occasione creare un luogo di incontro per noi utenti Lamoneta e se reficul ha a disposizione qualche locandina o gigantografia pubblicitaria del forum potremo esporla a titolo gratuito nella sala e all'esterno, un po' di pubblicità per il nostro forum fa sempre bene. Ci auguriamo che sia un successo e faremo del nostro meglio affinchè tutto proceda nel migliore dei modi! Siete tutti invitati! .......... Ingresso gratuito ovviamente. Un grazie a tutti per l'attenzione.11 punti
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Salve a tutti, oggi volevo introdurre un tema che, mi sembra, non sia statto trattato, ossia la rappresentazione di Marte sui rovesci imperiali. Spero che che gli altri utenti del forum intervengano, correggano ed arricchiscano questo mio intervento. Marte, antica divinità italica, costuituiva, insieme a Giove e Quirino, la Triade Capitolina che rappresentava la città di Roma. La leggenda vuole che fosse il padre di Romolo e Remo e, quindi, di tutto il popolo romano. Romolo e Remo, nascquero, infatti, dalla Vestale rea Silvia che aveva sognato di essere stata posseduta dal Dio ( nascita del fondatore di Roma da una vergine e da un Dio una storia che mi ricorda vagamente un altro episodio :D ). Dio comune a molti popoli italici (Latini, Sanniti, Etruschi, i Marsi, Marrucini ed i Mamertini prendevano nome da lui), dove era conosciuto con diversi nomi: Mars, Marmar, MArmor, Mamers, Marspiter, Marpiter. Marte era il dio della Guerra e dei duelli, ma anche del tuono ( da cui presumo l'origine del dio celtico Thor), della pioggia, della natura e della primavera. A Marte, i Romani dedicavano il primo mese dell'anno, Martius appunto. Ogni anno, il 14 marzo, nel Campo Marzio si compiva la cerimonia della cacciata, a colpi di bastone, di un vecchio ( Marte vecchio) che voleva significare la fine dell'anno vecchio. All'aprirsi ed al chiudersi del periodo utile per le operazioni militari ( marzo - ottobre), si tenevano a Roma varie feste in onore di Marte destinate alla consacrazione ed alla purificazione di vari oggetti guerreschi: Equirria ( cavalli), Tubilustrium ( trombe), Armilustrium ( armi). L'appellativo originario di Marte era Gradivus, di incerto significato. Con Ottaviano /Augusto, abbiamo invece, la celebrazione di Mars Ultor, il vendicatore. Gli studiosi, però, sono incerti, nel riferire la figura di Mars Ultor, alla vendetta di Giulio Cesare, oppure alla vittoria di Ottaviano contro i Parti. Nel foro Romano, abbiamo ancora i resti del tempio dedicati a Marte Ultore5 punti
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Grazie per la risposta. Sul "bisogno d'altro" attendo solo di vedere i documenti attestanti la coniazione di monete senza sigle a Lanciano e poi sono a posto. Le conclusioni alle quali si giunge per fare questa attribuzione sono, scusate il termine, "escludenti", cioè Napoli poteva battere solo apponendo le sigle sulle monete, Lanciano poteva coniare monete (scusate la brevità) e quindi senza sigle sono di Lanciano. Non penso posso darsi come certezza una cosa che potrebbe anche essere, ma senza documenti certi non la riterrei assoluta.4 punti
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Ti ringrazio per la precisazione. Da qui risulta innegabilmente che a lanciano è stata concessa la possibilità di coniare moneta. Quello che a me non risulta allo stato dei fatti assodato è se la zecca sia stata o meno impiantata, se e quali monete abbia effettivamente prodotto. Non mi sembra poco. Ma magari nei prossimi tempi avrò modo di ricredermi e in quel caso, grazie a nuove ricerche potremo tutti farci una nuova opinione. Vedi, vorrei concludere con un modesto esempio. Non è perfettamente calzante, me ne rendo conto, ma può essere lo stesso indicativo. Abito in una cittadina umbra che si chiama Cascia. Se apri il corpus dell'Umbria la trovi fra le zecche riportate, pur senza indicazioni sull'attivazione della zecca o ipotesi di moneta coniata. Negli archivi esistono un'infinità di documenti, atti notarili, contratti, eccetera, che parlano di "moneta casciana" (ma sappiamo che ciò si riferisce in genere alla moneta accettata nel posto, più che invece prodotta in loco). Non è finita: esistono fonti almeno settecentesche che parlano esplicitamente di moneta casciana ed in questo caso senza equivoci. Esistono cronache locali che ne parlano e persino la descrivono. Esiste un libretto dei primi del 1900 dedicato alla zecca di Cascia, che riporta vecchie cronache e ipotesi originali dell'autore (alcune troppo fantasiose). Eppure non esiste un documento che parli della zecca, della sua collocazione, delle spese per il suo impianto e i contratti dei lavoranti. In più, last but not least, non si è mai trovata una di queste benedette eppure ben descritte monete locali. C'era un signore che diceva di averne una, ma nessuno l'ha mai vista. Storici locali insistono, mostrandosi convinti dell'esistenza. Come concluderebbe qualsiasi numismatico serio e scrupoloso? Direbbe forse che sarebbe bello trovare prove dell'esistenza, ma che allo stato dei fatti la zecca non è esistita perché mancano le prove. Che ne dici?3 punti
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La bruttissima esperienza dell’amico Antonio mi ha fatto prendere alcune decisioni per me importanti: -mentre prima pensavo che, in caso di necessità o anche per “sostituire” pezzi con esemplari migliori, che avrei potuto “vendere” qualcosa, ora non più! Non venderò. -la mia attuale collezione sarà un regalo ai miei figli; ho redatto un inventario che consiglierò di allegare alla successione con i valori da indicare, la mia speranza è che in futuro esistano leggi più chiare di quelle di oggi e lascerò loro la decisione di farne quello che vorranno. -non consiglierò loro di spendere altri soldi nella numismatica, ho già fatto abbastanza io. Sono sicuro che apprezzeranno la testimonianza storica che ogni moneta rappresenta, dubito che vorranno vendere, perché conosco bene i miei figli, ma chissà alla terza o quarta generazione… Circa la vicenda di Antonio mi sono sentito anch’io offeso e umiliato, nei primissimi giorni della notizia ci fu qualcuno che propose una sottoscrizione e alcuni lamonetiani mi scrissero se potevano inviarmi dei soldi da girare a lui, io risposi che senza autorizzazione dello staff io non avrei raccolto niente ma senz’altro avrei partecipato se fosse partita l’iniziativa (se vado a cercare nella posta potrei risalire anche ai nomi) …ma poi non se ne fece nulla, la discussione fu chiusa e Antonio lasciato “solo”. Il fatto che la discussione fu chiusa anticipatamente fece sì che il “problema” restasse solo a lui. Oggi sono contento di sapere che bizerba ti sia stato vicino. Io no, ma ti ho avuto sempre presente e oggi mi sento un verme per non essere stato capace di esprimertelo. Mi dispiace perchè quello che ho letto sul tuo caso in tutti questi anni, pur non conoscendoti personalmente, mi hanno fatto avere di te un’immagine più che familiare. Non sono un grande scrittore e le mie conoscenze sono molto limitate ma io sono qui e se avessi bisogno di qualsiasi cosa non farti avere problemi a chiedere …avevo in mente questo sin dall’inizio, anche se non te l’ho mai scritto, ma per me era e resta un impegno cui sarei felice di adempiere.3 punti
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bongiorno @@Sator la tua monetina dovrebbe essere questa che ti allego sotto. la prima scansione (storia e monetazione) fa parte delle monografie del dott. Campana la seconda è del mio archivio. MONOGRAFIA CAMPANA Mio archivio (le immagini sono scansionate, e non rendono bene la realtà della moneta ) l'attribuzione dei bronzetti citati a mercenari stanziati presso la città di Kimissa pare sia accettata. ciao Pietro3 punti
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Dopo il sequestro acquistai un lotticino di minuti genovesi di lecita provenienza che ho classificato un po' di tempo fa. Considerato l'interesse per questa difficile monetazione mi piacerebbe verificare la classificazione che ho abbozzato per queste bellissime e particolari monetine, qualora dovesse esserci qualcosa di interessante ne autorizzo la pubblicazione sulla biblioteca on line proprio come ai vecchi tempi. Oggi ne posterò uno poi piano piano quando avrò un po' di tempo libero comincerò a postare sempre su questa discussione anche gli altri. Denaro minuto di Agostino Adorno 0,53g governatore per il Duca di Milano 1488-1499 d/ legenda tra due rosette in cerchio perlinato r/ R R ? ? negli angoli della croce che interseca cerchio perlinato.2 punti
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La 10 K007 esiste sia con firma Trichet con seriale T27/T28 sia con firma Draghi con seriale T55/T56 per cui è normale. Tanti saluti2 punti
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Grazie @@Giovanna, grazie ragazzi, sono già 28 !! Ero appena maggiorenne quando mi iscrissi, come vola il tempo ..2 punti
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Mi permetto un piccolo riassunto per vedere se ho capito qualcosa: dai documenti sopra riportati si dimostra che le monete con le sigle sono state coniate inequivocabilmente a Napoli, quelle senza segno di zecca non si sa dove sono state coniate in quanto l'archivio di Lanciano è andato distrutto. Quindi senza un qualche documento che attesti la coniazione a Lanciano di monete senza sigle, queste affermazione è solo una ipotesi. Giusto?2 punti
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Tanto per rinfrescarti la memoria, l'ordine di apporre le iniziali è riconfermato di continuo e con pene severe. Di conseguenza dalla zecca di Napoli non possono uscire monete senza sigla. Il parametro serviva proprio a distinguerle dalle monete di Lanciano. Però dimenticavo che questa discussione offriva le "le prove inconfutabili" del contrario. Certo che se ne ha di coraggio! Almeno dal 1472 Ioan Carlo, noi havemo deliberato che in queste nostre cecche de napoli et de laquila da qua avante se battano le soptoscripte monete de oro et de argento con le lettere intorno designate: et che voi como ad mastro de dicte cecche possate fare la prima lettera del nome, o cognome vostro como è stato facto in le monete dela felice memoria del serenissimo s[ignore] Re nostro padre colendissimo[...] et non fate altramente per cosa alcuna. ( ASNA, Cancelleria Aragonese, Curiae, Napoli, 23 ottobre 1494, vol. 2, ff. 106v e 109r). Ordine presente in vasta bibliografia. 1561 Che in le monete che da cqua avante se cognarando cossì de oro come de argento se debbiano ponere doi segni uno del mastro di Zecca nel loco et modo come hoggi se osserva et l’altro del mastro de prova, de bascio et sotto quello del mastro di zecca. (…) Le debbiano exequire et osservare ad unguem (…) sotto de privatione delloro offitii et altre ad arbitrio de sua excellentia reservata non fando il contrario per quanto haver cara la gratia de sua Catholica Maestà. (AGS, Visitas de Italia, leg. 16, exp. 17, Instrucciónes para la cecca de la moneda, Napoli 22 settembre 1561, ff. 13r-15r) Cfr. La prova del metallo e l’esperienza di Vincenzo Porzio. 1623 Si ordini che in le monete che da qua avante si cognaranno cossì de oro come de argento si debbiano ponere due segni, uno de mastro di zecca del modo et loco come hoggi si osserva et l’altro del mastro di prova da basso, et sotto quello del mastro di zecca (…) Ve diciamo et ordiniamo che detti ordini debbiati fare pubblicare in detta Regia Zecca et in quella farli registrare, et si pongano in una tabella affissa in essa zecca acciò ad ogni uno sia note comandando a tutti officiali che li debbiano exeguire, et osservare adunque nelli sopradetti casi, et in ciascuno di esse in le lloro conditione sotto pena de privatione de lloro offici, et altro od arbitrio di S.E. reservato non fando lo contrario quanto haveti cata la gratia di Sua M.ta. (ASNA, Sommaria, Dipendenze, fascio 15, Libro del Credenziero Maggiore, 21 gennaio 1623). Cfr. La lettera A sulle monete di Napoli.2 punti
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bella notizia, spero di riuscire a partecipare anche se è troppo presto per poter avere certezze :D mi rivolgo agli utenti lamonetiani di roma e del lazio: si potrebbe organizzare una bella imbarcata in macchina, se il posto è facilmente raggiungibile. si può fare in giornata, si dividono i costi e si sta in compagnia :)2 punti
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Concordo ....... ma sai ....... son ragazzi! Devono fare esperienza sulla loro pelle perchè non si fidano dei consigli degli altri.2 punti
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Buona giornata sempre riferendomi alla zecca di Venezia, c'è un particolare che è sfuggito (a me senza dubbio) e del quale ho fatto mente locale ora! In questa discussione non se n'è ancora accennato, ma in quella di "Lombards", è stato scritto che il fenomeno della ruggine (sempre che sia questo il motivo delle bolle) non poteva intaccare i conii, sia perché probabilmente "protetti", sia perchè nello spazio di un giorno o due o anche più giorni, anche in ambienti sfavorevoli come la laguna, non aveva modo di svilupparsi. Ciò è vero per quella serie di conii che erano usati, ma si sa che di conii ne venivano prodotti in abbondanza, erano quelli di "rispetto", proprio quelli che dovevano servire a rimpiazzare quelli usurati o rotti, senza perdite di tempo e che potevano giacere anche settimane, prima di venire usati. saluti luciano2 punti
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@@Gallienus Non per nulla , se persone del calibro di Hugo , Balzac , Stendhal , Manzoni , Goethe si avvicinarono a colui che venne definito l'anima del mondo un motivo dovrà pur esserci , sopratutto per noi "comuni mortali" :) . @@nando12 Il problema non è tanto l'opinabilità dei fatti ma , è ora che si smetta di far parlare tutti della storia dei luoghi comuni e si comincino a tirare fuori i fatti , da professore di Storia quale sei @@Gallienus , capirai perfettamente la mia posizione . Se la Storia va avanti a forza di dicerie popolari diventa un gossip e della peggior specie quando invece deve essere analisi e perché no confronto anche acceso ma sempre costruttivo . Saluto2 punti
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Io non ho avuto la ventura di collaborare con Ganganelli (che stimo molto), soprattutto per mancanza di tempo e per il tenore molto specialistico dei miei studi, e quindi mi ha colpito il particolare che per gli articoli pubblicati sulla rivista venivano pagati gli autori. So che era pratica corrente ai tempi di Traina, e io stesso ho avuto un piccolo compenso (30 euro, pagati mediante bonifico bancario estero !) da una rivista francese di archeologia per un breve articolo sulle spintriae romane, in lingua francese (ed è stata la mia unica esperienza in cui ho guadagnato qualcosa per un articolo….). Ma in questi tempi mi sembra una prassi in effetti controproducente. Ci sono persone che sono felicissime di offrire i loro contributi intellettuali nel campo numismatico senza alcuna contropartita (salvo qualche copia in più della rivista, da distribuire ad amici e colleghi). Il discorso forse cambia se il pubblicista numismatico diventa una sorta di professionista e quindi un lavoratore da pagare con tot per pagina pubblicata. Ma in questo caso cadiamo nelle ferree leggi economiche e oggi come oggi una rivista di numismatica cartacea non ha mercato. E' sempre più di nicchia e i numeri sono prenotati da quattro gatti. Tanti forumisti avrebbero voglia di leggere, ma molti si guardano bene dal sottoscrivere abbonamenti. Se ricevono numeri in omaggio sono felicissimi, ma non muovono un dito a pagarli (vero Giovanna….). Si rimane disorientati di fronte alla possibilità di continuare solo per via elettronica, che offre la possibilità di abbattere i costi, specialmente con immagini a colori. Sarò vecchio, ma mi manca molto lo sfogliare le pagine di carta, con foto e tabelle. Poi c'è un piccolo dettaglio. La cultura è tale solo se può durare nel tempo. L'altro ieri ho tirato fuori dalla mia libreria il primo numero di Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica, del 1954 (esattamente 60 anni fa), che mi è stato molto utile per una mia ricerca e ho riletto alcune pagine, scritte in un mirabile italiano…. Quel numero durerà ancora tanti anni e non so proprio come andrà a finire lo scibile confinato su un supporto elettronico, molto adatto per una toccata e fuga…. Mi ha divertito (fino a un certo punto) un racconto di mio figlio, che è astrofisico. Si sono persi migliaia e migliaia di dati che furono raccolti dai primi satelliti della NASA, in quanto scaricati su programmi, se non addirittura su floppy, che sono diventati illeggibili. In alcuni casi, per i dati più importanti, hanno addirittura dovuto ricostruire alcuni dei computer dell'epoca e dedicare ore e ore a creare softwares che rendessero leggibili e soprattutto compatibili quei vecchi dati, che erano fondamentali per i confronti con risultati di osssrvazioni riprese in tempi successivi. La carta dura a lungo, ma un disco elettronico…... In alcuni circoli intellettuali hanno già lanciato l'allarme sulle foto digitali. Una volta la nostra memoria era affidata alle foto stampate, che venivano conservate e all'occorrenza tirate fuori, da cassetti o da album, anche dopo 100 anni. Ora basta un bel crash per perdere irreperabilmente anche migliaia di foto e di nostri ricordi. Tanto per cambiare, per un irreparabile guasto a un mio vecchio computer e, contestualmente, anche ai miei primi dischetti, ho perso tutta la mia stesura elettronica del mio Corpus sulla Guerra Sociale, che fu pubblicato nel 1987. Ho solo la copia cartacea del libro e per avere una copia elettronica posso solo scansionarlo (e la qualità non sarà mai confrontabile !).2 punti
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Ravviviamo questa interessante discussione, parliamo ancora di Napoli, la zecca che per tipologia fu l'esempio indiscusso della creatività Numismatica del periodo. Ducato 1622, AR 29,58 g. PHILIPPVS IIII DEI GRA Busto radiato e corazzato a d., con drappeggio sulla spalla s. e testa di Medusa sulla lorica; dietro, MC /C (Michele Cavo, maestro di zecca 1626-1630 e Francesco Antonio di Costanzo, maestro di prova 1621-1623) e sotto, nel giro, 1622 +. Rv. HISP VTIRIVSQ ( sic! ) REX Stemma coronato. Pannuti-Riccio 14. MIR 239. Filippo IV a soli sedici anni si trovò ad essere il sovrano di domini immensi per estensione e popolazione, purtroppo il suo carattere rispecchiava l'indecisa personalità paterna. Dimostrò abulia nella condotta degli affari di Stato e travagliato dagli intrighi di corte delegò pienamente il potere al Duca di Olivares fino al 1643 e poi a don Luigi de Haro. Filippo IV sposò in prime nozze la figlia del re di Francia Enrico IV, Elisabetta di Borbone e nel 1649, in seconde nozze, Anna Maria d’Austria, figlia di Ferdinando III, poi madre dell' infante principe Carlo. Il suo regno fu segnato da cruente guerre e cocenti sconfitte tra cui vale la pena ricordare quelle che portarono all’ indipendenza del Portogallo nel 1640 e a quella, dopo la pace di Westfalia del 1648, delle Province Unite. Le continue vessazione che oppressero i napoletani durante questo regno culminarono nel 1647 con la rivolta capeggiata da Masaniello. La vera causa di questa rivoluzione non fu, come comunemente accettato, l’introduzione della nuova gabella sulla frutta, ma la cattiva situazione della moneta circolante che, continuamente adulterata nel titolo e nel peso dalle autorità spagnole, veniva immessa in circolazione ma non accettata per il pagamento delle imposte, che venivano riscosse in ragione del peso e non dell’impronta. Va specificato che la moneta realmente circolante a Napoli era: per il popolo quasi esclusivamente il mezzo carlino (zanetta) e per la borghesia il carlino e il doppio carlino, infatti l’unica emissione di questo regno dello scudo in buon argento è quella del 1622, conosciuta in pochissimi esemplari e che ci fa pensare a una coniazione limitatissima.2 punti
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Taglio: 2€ cc Nazione: Finlandia Anno: 2005 Tiratura: 1.948.394 Condizioni: SPL Città: Palermo Note: è bellissima2 punti
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Questo è un altro nominale che dovrebbe accrescere la sua rarità in base alla conservazione, così come molti tondelli Napoletani, per non parlare di quelli Palermitani.1 punto
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Semplicemente che fino a qualche anno fa il più delle volte non ci si faceva caso e non ci si accorgeva della differenza con il tipo "normale". Rimane una moneta molto rara ; a mio modo di vedere estremamente rara dallo SPL in su (il 99% degli esemplari apparsi sul mercato sono mediamente BB o poco più)1 punto
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Oggi ho avuto parecchio da fare, tra l'altro mi è capitato in cassa 1 euro RSM 2013 e per caso un gettone del 1947, non intervengo per questo comunque, scrivo qui invece ben sapendo che tra poco leggerà queste righe per fare gli Auguri di Buon Compleanno ad uno dei più cari amici virtuali che ho sul forum, anzi, il principale direi......................... :D Tanti Auguri @Ciccio86................... :buoncompleanno: :buoncompleanno: :buoncompleanno: :buoncompleanno:1 punto
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Quindi ricapitolando: per i coronati dell'incoronazione troviamo catalogati esemplari con la Y (visti e riportati) ma che nel corpus c'è ne' uno con CY (oggetto della discussione) che non c'è nel PR ma risulta catalogato; al contrario vi sono riportati sempre nel PR coronati alla croce di calabria con la sigla Y che non ci sono e gli unici visti sembrano essere uguali a quelli dell'incoronazione è cioè CY.......spero che il discorso sia stata abbastanza chiaro.1 punto
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Da profano, sintetizzando quel poco che ho capito, mi sembra che la zecca di Lanciano può essere esistita, ma anche non esistita. I documenti non ci sono perché l'archivio è andato perduto. Eventuali documenti/contratti/qualsiasi altra cosa eventualmente comprovante l'effettiva coniazione mi pare che non c'è, almeno al momento. Magari esiste in archivi non pubblici, chissa'! Salvo rivedere il tutto non appena (o se) questi documenti salteranno fuori, al momento grazie a Francesco abbiamo compreso, visto l'utilizzo del medesimo conio di rovescio di una moneta con sigla del maestro di zecca e una senza che le stesse vengono quasi certamente dalla stessa officina monetaria, che fino a prova contraria dovrebbe con ogni probabilità essere Napoli. Ho riassunto correttamente? A Simonluca Perfetto dico sinceramente che apprezzo le sue tante ricerche e gli auguro di reperire una fonte incontrovertibile che privi l'esistenza della zecca lancianese e ne documenti l'effettivo operato. D'altra parte, la storia degli studi, numismatici e non, e' fatta anche di ipotesi talvolta comprovate e altre volte no. Augurandogli i migliori successi, modestamente mi permetto di suggerire che anche le ricerche altrui andrebbero considerate perché, giuste o sbagliate che siano, è dal confronto fra le varie posizioni che si può crescere e migliorare (del resto, vale per ognuno di noi, in primis per il sottoscritto).1 punto
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:rofl: :rofl: Nei documenti si parla sempre di Napoli, Lanciano non c'entra nulla. Le prove fotografiche postate in questa discussione sono indiscutibili e parlano chiaro, anche chi non ha mai avuto a che fare con monete napoletane ha capito che il cerchio è chiuso. Lo so che in questi due giorni hai ricevuto delle batoste incredibili difficilmente superabili e sono dell'opinione che i tuoi tentativi di annaspare non sono altro che il frutto acerbo di un carattere forte di una persona tenace ed orgogliosa. Non ti sto prendendo per i fondelli se ti scrivo che ti ammiro molto, continui a trascrivere documenti ad oltranza pur sapendo di non poter competere con quanto riportato in questa sede a sostegno delle mie affermazioni, ripeto, io sono un umile studioso che ha avuto la fortuna di reperire queste immagini, non porto avanti alcuna mia teoria. In passato c'erano i kamikaze (veri samurai!) che affrontavano a costo della morte le navi nemiche pur sapendo di non poter vincere una guerra, oggi, nel 2014 ci sei tu che stai sacrificando la tua credibilità numismatica pur sapendo di non poter competere con tali prove. Credimi, mi spiace contraddirti, i documenti che hai appena trascritto sono interessanti, alcuni già noti, ma Lanciano non c'entra nulla. :good: :hi:1 punto
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Al momento, quindi e a distanza di otto anni, di Coronati con Incoronazione e sigla ne sono apparsi soltanto due, perciò si potrebbe ipotizzare un R4. Che dite ... siete d'accordo? Posso riportare sul cartellino questa rarità? :rolleyes:1 punto
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Buon pomeriggio E' senza dubbio una "regola" corretta quella che citi; a fine giornata gli attrezzi avrebbero dovuto essere puliti e riposti al sicuro. Siamo però sicuri che quello che si reputa oggi una cosa normale, valesse anche allora? Guarda numizmo, fino a qualche anno fa, non avrei avuto dubbi in proposito, poi ho avuto modo di leggere alcune disposizioni vigenti nella zecca di Venezia (potrò essere monotono, ma di quella mi interesso); ebbene, proprio ai tempi del doge Foscari, veniva sancito nel capitolare della zecca, che gli operai "mendadori", cioè quelli che facevano la cernita ed il controllo dei "flaoni" (i dischetti di metallo pronti alla coniatura), non potessero fare queste operazioni a loro demandate a casa propria. Capisci? Si portavano a casa dischetti d'argento per controllarli con calma....in spregio ad una regola che riterremmo universale: il metallo in zecca deve restare li, al sicuro, e quando esce deve essere come moneta, con tutti i crismi di controllo e sicurezza. Dal Capitolare dalle broche: “...1449 di zugno. In el Cholegio. Perché l’è introduto in consuetudine che i mendadori, che son a la Cecha de l’Arzento, portano le monede a le suo chaxe et mendano e conzano quelle fuor de la Cecha, la qual chossa è pessimamente fata, vada parte che da mò avanti per niun modo algun de mendadori prediti possa nè portar nè mendar monede fuora de la Cecha, soto pena de privacion per anni cinque de tuti officii et beneficii del comun de Veniexia. Et se algun de officiali de la Cecha de l’Arzento intenderà che algun de predite mendadori aver contrafato e non procederà contra quello, subitamente sia privado de l’officio che l’avesse, pagando la pena, chomo si lor avesse refudado. Et le predite cosse siano chommesse a li Avogadori de Chomun...” A questo punto io mi chiedo se, forse anche solo per un particolare periodo (però il termine usato nella disposizione è "consuetudine"), nella zecca di Venezia si facevano cose non propriamente corrette, oppure in un modo che noi oggi reputeremmo "impossibili" e questo mi induce a pensare che tutto fosse possibile.... saluti luciano1 punto
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Di la verità, cullavi la speranza di essere stato chiamato in causa direttamente, visto il titolo ambiguo! :)1 punto
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ottimo BB/SPL - se siamo tra i 200 e i 250 euro, è da comprare. Se ti chiedono molto di più, allora passa e vai avanti ;)1 punto
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Ciao Francesco ed un saluto a tutto il Circolo. Vi invio immediatamente i miei complimenti per l'evento, vedo in atto un'ottima organizzazione, bravi, avete già pensato a molti particolari, questo farà contenti i collezionisti e ne assicurerà un'ottima presenza al Primo Convegno organizzato dal Circolo Numismatico Partenopeo. Sicuramente sarò dei vostri e cercherò di aiutarvi con piacere come potrò. Ora avverto reficul via mail, in modo da poter discutere tra voi il prima possibile dei particolari da te esposti sopra. Ancora complimenti a tutti, attendo notizie. Giò :) :clapping: :clapping: :clapping: :clapping: :clapping: :hi: :hi:1 punto
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Qui trovi un esemplare simile a quello della tua discussione http://www.lamoneta.it/topic/83566-regno-di-sardegna-5-lire-1859-genova/1 punto
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Ragazzi ma non sono mica mie! Ho fatto il piacere all'utente di postargliele visto che non ci riusciva :) :) :) ..... Se fosser mie e d'oro ma semplici riproduzioni, non me ne voglia il nonno ma già sarei corso a monetizzarle x acquistare qualche monetuzza vera.. Ne ho un paio in mente che sarebbero calzate a pennello!!!!! XD1 punto
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penso sia un indicatore di valore,tutto collegato all'inflazione dopo la riforma di Diocleziano (quando 1 follis corrisponde 12,5 denari - unità di conto) Per salvaguardare il potere di acquisto, nel 350 appaiono al D/ le lettere A , e negli anni successivi seguono altre lettere. Nel 353 si nota Delta A = 100 denari B = 200 Gamma = 300 Delta = 4001 punto
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Ciao, intanto per adesso ho visto un bel furto :ph34r: ai danni della Croazia (buonissima partita la sua e sono personalmente molto dispiaciuto dal risultato avverso ai croati) e una bella asfaltata dell'Olanda ai danni della Spagna... Domani speriamo in buone nuove... ho fiducia in Prandelli ma non ho idea di cosa possa dare questa squadra. Almeno lui avrà in mente la formazione? O ha dei dubbi? Verratti? Immobile? Balotelli? E quest'ultimo sarà in giornata di vena o di "ballotellate"? Non so, possono fare bene come uscire presto. Il gruppo è compatto o no? Certo che questo girone come partenza non aiuta. In condizioni climatiche come quelle brasiliane sarebbe stato meglio partire e crescere di condizione ma con Inghilterra e Uruguay nel girone non si può partire gradualmente. Si rischia di avanzare ed arrivare bolliti alla fase finale (vedi Europei). Ciao Illyricum ;)1 punto
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@alessandr0 perché parlare a sproposito sopratutto quando non si sanno i fatti ? . Imperatore va con la lettera maiuscola e non fra virgolette , essendoci stati due plebisciti POPOLARI . Per il barile , credo che si riferisca alla botte di vino che ha scatenato questo sproloquio senza senso , sopratutto da chi non conosce ne la Storia ne i fatti e va avanti con luoghi comuni , pregiudizi e quant'altro . Onde evitare di continuare in questa sede , meglio aprire una discussione apposita nella sezione "Storia ed Archeologia " , sempre ammesso che si voglia parlare di Storia . Buona serata , sperando che non finisca con un "barile" Premettendo , che questo è uno dei commenti più meschinamente subdoli che mi siano stati rivolti, (Senza sapere, sproloquio,sproposito,onde evitare.....) Forse è la spasmodica volontà di un ragazzino che non vedendo l'oggettività delle cose,si slancia a capofitto nel difendere il proprio "eroe". Tutto ciò per aver letto in una frase , 2 insindacabili verità. ( autoproclamatosi imperatore e fuggito in un barile, botte?) Non era mia intenzione essere offeso da lei , per finire con il risponderle, Anche perché da come si pone , mi sembra che a parlare di Re ed Imperatori, non sia certo un Duca ma il frutto di una progenie di plebei . (Quella stessa fascia della popolazione che Napoleone avrebbe trucidato a cannonate senza rimorsi per una conquista, strategia di guerra,l'artiglieria,il tuono infernale del cannone, che gli valse il soprannome di "orco di Corsica" per le vite mietute) Forse lei a 20 anni crede di istruire analfabeti, Crede di custodire l'erudizione , che a tocchi caritatevoli ostenta misericordioso al popolo. Parlare di storia , con una persona la cui superbia è evidentemente seconda solo alla propria ignoranza e grettezza , non porterebbe a nulla, almeno a me. Sprechi quel tempo ,per imparare la differenza che corre tra botte e barile ed il significato del virgolettato in un opinione personale. Concluda con il ripassare modi più intelligenti e meno offensivi per esporre le proprie discordanti opinioni. Allora potrà arrogarsi la sapienza,che a dispetto del mondo,ritiene di custodire. Saluti Alessandro1 punto
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Ok. Per me va bene così. Hai detto la tua ed anche se non la condivido è giusto rispettarla. Poi magari sarà chi legge e osserva ciò che ho postato a valutare il peso della validità delle prove e delle argomentazioni. Per il momento ti ringrazio per la tua attenzione. Ti ricordo che è stata mia intenzione aprire questa discussione nella quale postare immagini e prove a supporto delle proprie argomentazioni. Da parte mia è stato fatto. Lasciamo quindi la discussione aperta in attesa di postare nei prossimi giorni altre immagini. Buona serata. Francesco1 punto
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Ottimo Gaetano....hai portato a casa davvero tre bei magnifici esemplari (anche rari) che un domani avrai sicuramente anche modo di studiare a fondo....sono davvero contento per questo. :clapping: :hi: Vedi per esempio, la CA sarebbe ancora da decifrare, anche perchè non del Cambrario, nessuno dei Cavalli recano la sigla del Cambrario, ma molti hanno sia la A che la C...a proposito secondo te la lettera C e sopra la A ? Fammi sapere.1 punto
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Beh ... il Tarì "senza data" rientra, considerata la rarità (R3) nell'accessibilità delle quotazioni. Un Tartì più o meno simile a questo di seguito venne aggiudicato (Asta Ranieri n. 2 del 7/11/2010) a 1.150 € compreso diritti. ;) Fonte Cataloghi Online Fonte Cataloghi Online1 punto
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Buona serata Non vi nascondo che sono perplesso; mi sono soffermato sul bel ducato del Foscari postato da Arka; voi parlate di "spazzolature", io invece penso a "raspature" e nemmeno tanto leggere; ma non sul tondello, ma sul conio. Perché? Non ce lo vedo l'operaio mettere nella morsa il tondello per rasparlo, così da ridurne, ad esempio, l'eccesso di peso .... a Milano si direbbe "l'è un mestè de tacà lit" (è un mestiere che fa litigare), difficoltoso e lento. :nea: Non lo vedo affatto pratico; è noto (almeno dalla lettura del libro dello Stahl sulla zecca di Venezia) che in questa zecca veniva raspato il conio ormai esausto, senza più rilievo; veniva raspato e lo si incideva nuovamente. Come? Probabilmente veniva messo in morsa e con la raspa spianato; questa si che era un'operazione più comoda e veloce; credo anche che la direzione delle striature che si formavano con questa procedura, dovesse essere al più omogenea, riguardo alla loro direzione, non penso infatti che l'operaio girasse intorno al conio serrato in morsa, direi che il verso con cui veniva fatta questa operazione, doveva essere univoco. Possibilissimo che ci sia anche qualche striatura fuori direzione rispetto alle altre, ma l'operaio non è una macchina. Qui mi fermo. Non ho sapienza per quanto poteva essere fatto in altre zecche. :pardon: saluti luciano1 punto
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E mentre invito a fare una rilettura attenta su quanto dice molto pertinente il de Zocchis nel post precedente di @@mero mixtoque imperio, continuo nella tradizione di questa discussione, anche se spero ci saranno ulteriori contributi in merito. Perché ringrazio chi è intervenuto, ma anche chi ha semplicemente letto ? perché ringraziare oggi non è più molto in voga e credo che chi ha perso del tempo, ha fatto riflessioni, considerazioni, postate immagini in modo volontario e da divulgatore meriti un ringraziamento, senza di loro la discussione ovviamente e banalmente non ci sarebbe stata e allora inizio, grazie a : @@Parpajola ( complimenti per le splendide immagini ! ) @@417sonia @@aleale @@eracle62 @chario @@Matteo91 @@fofo @@mero mixtoque imperio @@fedafa @@Dareios.it @adolfos spero se ne possano aggiungere altri prima che la discussione venga messa, come credo sia giusto, tra le importanti a disposizione di tutti come spunto futuro per altri. Credo che questa discussione abbia e ha tuttora delle potenzialità ancora davanti incredibili, penso che saremo solo a un 20/25 % di quello che può dare. Poteva e può essere la grande kermesse dei primi grandi moduli degli stati italiani e anche stranieri, ognuno a seconda della sua zecca preferita potrebbe raccontarci di quando, perché, come è partito il primo monetone dove è informato, anche questa è divulgazione, chi sa offre agli altri....le grandi discussioni sono sempre partite così, pensate solo a cosa fu come entusiasmo, partecipazione, coralità quella sui " primi grossi italiani ", chissà che dicendo questo qualcuno non dica perché no.....Genova....Firenze...Mantova.....e tante altre zecche......1 punto
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Arisegue: Libro 3° - Geografia della Grecia, dai primordi sino al tempo di Alessandro 3° il Grande L’Ellade, o Grecia classica è una penisola non eccessivamente grande, limitata a Nord dal Monte Olimpo, dalle montagne Combuniane e tracciando una ipotetica linea, verso Ovest, dal Promontorio Acrocerauniano; ad Ovest dal mare Adriatico o Golfo Ionico; a Sud dal Mediterraneo e ad Est dal Mare Egeo La lunghezza massima, da Nord a Sud, tra le montagne Combuniane e capo Tenaro è di ca. 250 miglia, mentre la massima larghezza, tra il promontorio Acrocerauniano e la montagna del Peneus, o meglio tra la costa della Acarnania e Maratona nell’Attica è di circa 180 miglia. La superficie del paese è stata stimata in 35.000 miglia quadrate che rappresenta poco meno della superficie occupata dal Portogallo. La caratteristiche geografiche che contraddistinguono la penisola Ellenica sono: la presenza di numerose montagne e l’esteso sviluppo delle sue coste. Numerose baie incidono profondamente la costa mentre lunghi e stretti promontori si proiettano ovunque nel mare dando origine ad una quantità di costa tale che non ha riscontro in nessun altro paese del Sud Europa. Molti sono i porti eccellenti ed il mare non presenta soverchi pericoli, oltretutto appena oltre la costa si trovano numerose isole, molto fertili e di inaudita bellezza; la natura a fatto di tutto perché la gente di qui scegliesse la via del mare e coltivasse le arti proprie della navigazione. La comunicazione tra le varie parti del paese è più breve e più facile per via mare che non attraverso la terra emersa che è qui ricca di catene montagnose che si intersecano tra loro in tutte le direzioni e che sono per lo più elevate e scoscese, superabili solo attraverso pochi passi spesso in inverno bloccati per la neve. Il sistema montagnoso della Grecia lo si può considerare come una ramificazione della grande catena delle Alpi Europee, poco ad Occidente del 21° di latitudine Est da Greenwich le alpi Albanesi proiettano uno sperone che sotto i nomi di: Scardus, Pindus, Corax, Taphiannus, Panachäicus, Lampoea, Pholoë, Parrhasius e Täygetus corrono in direzione appena ad Est del 42° parallelo Sud, verso il promontorio del Taenarum. Da questa grande catena longitudinale si dipartono, a breve intervallo e dalla parte opposta, tutta una serie di ramificazioni laterali che seguono la latitudine generale, da cui ancora si dipartono altre derivazioni trasversali che seguono il corso della catena principale, o spinale della regione e che punta verso Sud Est. Le catene latitudinali vanno a costituire importanti suddivisioni del territorio tra il Pindus e l’Egeo e da qui si dipartono in successione: il Cambuniano e l’Olimpo che costituiscono il limite Nord della Grecia Classica L’allinemento dell’Othris che separa la Tessaglia da Malis e Doris L’allinemento del Parnaso, Helion, Cithaeron e Parnes che partendo da Delphi terminano nel promontorio Rhamnusiano, opposto all’Eubea e che costituiscono la parte orientale dell’aspra barriera tra Beozia ed Attica. Carattere simile presentano, dalla parte opposta il monte Lingus, nel Nord dell’Epiro che si staglia verso Ovest dal Pindus, in un punto esattamente opposto al Cambuniano, assieme al Monte Tymphrestus nel Nord ed il Monte Bonius, nel centro dell’Etolia. Nel Peloponneso, la catena principale che ad Occidente corre da Rhium a Taenearum vede il Monte Scollis dividere l’Achea dall’Elide ed il Monte Elaenon separare l’Elide dalla Messenia; ad Oriente invece le ramificazioni laterali, in particolare quella che comprende i rilievi dell’ Erymantus, Aroania e Cylene divide l’Achea dall’Arcadia e prolungandosi poi sino al promontorio Scylleano, nell’Argolide dove il Monte Parthenion separa la stessa Argolide dalla Laconia. Tra le catene longitudinali secondarie, quelle che meritano menzione sono quelle di Pelion e di Ossa che terminano ad Est, nella Tessaglia mentre quella che comprende: Pentelico, Hymettus ed Anhydrus ha fine in Attica e quella di Parnon, nel Peloponneso, si estende da Tegaea a Malea. Nella Grecia le catene montuose occupano tanta gran parte dell’area che ben poco spazio rimane per le pianure ed il terreno pianeggiante acquista pregio ancor maggiore proprio in virtù della sua scarsità. La maggior parte della Tessaglia è una vasta pianura, circondata dalle montagne e bagnata da un unico corso d’acqua: Il Pineus; nella Beotia si trovano due vaste pianure una delle quali è paludosa: la Palude del Cephissus la maggior parte della quale è occupata dal lago Copaïs e l’altra è la piana di Aropus al limite della quale si trovano: Thebe, Thespiae e Platea. L’Attica di pianure può vantarne tre: Quella di Eleusi, che prende nome dalla città, quella di Atene, anch’essa deve il suo nome alla celebre città e quella di Maratona. Nell’Ovest e nel Sud del Peloponneso si trovano, dalla parte opposta del fiume Pesseus,il bassopiano di Cava Elis; vicino al monte Pamisus quello di Macaria ed all’imbocco dell’Eurotas, quello di Helos mentre nella regione centrale si trova l’altipiano che comprende: Tegea, Mantinea, Pheneus ed Orchomene. Il Peloponneso Orientale vanta la fertile pianura alluvionale di Argos, bagnata dai fiumi: Chimarrhus,Erasimus, Phrixus, Charadrus ed Inachus. In Grecia si trovano numerosi fiumi tuttavia con esigua portata d’acqua tanto che la maggior parte di essi, in inverno, può essere considerata poco più di un torrente ed in estate non è raro che il flusso d’acqua si interrompa completamente. I soli corsi d’acqua di un certo rilievo sono: l’Acheolo, che scorre in Epiro e divide l’Aetolia dall’Acarniana; al Nord il Peneus che irriga la maggior parte della piana della Tessaglia e l’Alphaeus le cui acque bagnano Olimpia. Tra i corsi d’acqua di minore importanza ricordiamo: Thyamis, Oropus ed Arachthus nell’Epiro; L’Evenus ed il Daphnus in Aetolia; lo Spercheius nel Malis; il Cephissus e l’Asopus in Beotia; il Peneus, Pamisus, Eurotas e l’Inachus nel Peloponneso. Caratteristica peculiare dei fiumi della Grecia è quella di scomparire in passaggi sotterranei; le rocce calcaree sono piene di caverne e nel piano si trovano spesso bacini chiusi che non presentano emissario tuttavia le acque defluiscono al mare attraverso canali sotterranei: a volte individuabili, spesso presunti. Esempi di vie d’uscita individuabili sono quelle lasciate dal Cephissus, in uscita dal lago Copïas, nella Beotia e quelli da cui le acque in eccesso fuoriescono dalla maggior parte dei laghi del Peloponneso. Canali non individuabili si crede siano quelli che operano lo scarico alle acque dei laghi: Helice e Trephia, sempre nella Beotia. La Grecia è ricca anche di specchi lacustri, non molto grandi invero, il maggiore è quello di Copïas la cui superficie è stata stimata in 41 miglia quadrate; il secondo in ordine di grandezza è probabilmente il Boebis che si trova nella Tessaglia e si forma per effetto delle acque in eccesso del fiume Peneus; a questi si deve aggiungere il lago Pambotis, nell’Epirpo, sulla cui sponda meridionale sorge l’oracolo di Dodona; i laghi Trichonis e Conopé, in Aetolia, tra l’Evenus e l’Acheolus; il lago Nessonis, vicino al lago Boetis, sempre in Tessagia; i piccoli laghetti di Hylice e Trephia ed i laghi dell’Arcadia: Pheneus, Stymphalus, Orchomenus, Mantinaea e Tegea. Le isole al largo della Grecia sono numerose ed importanti, la principale è l’Eubea che forma una grande barriera frangiflutti naturale che interessa l’intera costa orientale dell’Attica, della Beotia e della Locride estendendosi per oltre 100 miglia e con una profondità media di 15 miglia. Di gran lunga inferiore come dimensioni; ma non meno importante è Corcyra che si colloca all’estremità opposta della penisola e che ha una lunghezza di circa 40 miglia per una profondità variabile tra le 5 e le 15 miglia. Oltre queste, di fronte alla costa occidentale troviamo: Paxos; Leucas o Leucadia; Ithaca; Cephallenia o Zacyntus ( oggi Zante) mentre a Meridione si collocano: Cenussae e Cythera e ad Oriente: Tiparenus; Hydria; Calauria; Aegina; Salamis; Cytnus; Ceos; Helene; Andros; Scyros; Peparetus; Halonnesus e Sciathus. A Sud Est delle coste dell’Eubea e dell’Attica si trovano le Cicladi e le Sporadi che si estendono in una serie continua, simili alle pietre di un guado, attraverso il Mare Egeo sino all’Asia. Dalla parte opposta, da Corcyra e dal Promontorio Acrocerauniano è possibile vedere, nelle giornate serene, le coste dell’Italia. Per consuetudine il territorio della Grecia viene diviso in: Nord; Centro e Sud. La Grecia del Nord si estende dall’estremità settentrionale sino al punto ove le coste Orientali ed Occidentali trovano i Golfi di: Malis ed Ambracia o Actium, rispettivamente. La Grecia Centrale ha inizio da questo punto e si spinge sino all’Istmo di Corinto mentre la Grecia Meridionale si identifica con il Peloponneso. La Grecia del Nord, ab antiquo, era composta da due paesi più importanti: Tessaglia ed Epiro, separati tra loro dalla catena del Pindo. Oltre questi si trovavano, nella parte Orientale della barriera montana: Magnesia ed Achea Phthiotis e nella parte montagnosa, a metà strada tra i due golfi (Malis ed Ambracia) c’era Dolopia o paese dei Dolopi. La Tessaglia è il paese più vasto e più fertile di tutta la Grecia e si identifica con il bacino del Peneus; ha forma grosso modo circolare con un diametro di circa 70 miglia ed è circondata dalle montagne che le fanno corona e da esse discendono numerosi rivoli d’acqua che la irrigano e vanno poi a confluire nel Peneus che dopo averle raccolte le porta al mare passando da una singola gola che si dice, sia stata originata da un grande terremoto. La Tessaglia a sua volta è divisa in quattro province: Perrhaebia che si trova a Nord lungo le pendici dell’Olimpo e del Cambuniano Histiaeotis, posto verso Occidente, si adagia lungo i fianchi del Pindus e lungo il corso superiore del Peneus. Thessaliotis è a Sud, al confine con l’Achea Phthiotis e Delopia Palasgiotis è ad Oriente tra l’Enipeus e Magnesia. Nella Perrhaebia le città più importanti erano: Gonni e Phalanna; nella Histiaeotis: Gomphi e Tricca; Cierum e Pharsalo nella Tessaliotis mentre nella Palasgiotis si distinguevano: Larissa e Pherae. L’altro importante territorio: l’Epiro era più vasto della Tessaglia e la sua forma somigliava ad un quadrato oblungo; da Nord a Sud misurava circa 70 miglia per una larghezza di circa 55 miglia. L’Epiro è zona montagnosa, con rilievi elevati intervallati da strette valli solcate dal corso di numerosi fiumi. Anche questo territorio era suddiviso ad Oriente dalla provincia di Molossis le cui città di maggior rilievo erano: Dodona ed Ambracia; a Nord Ovest si trovava la provincia Chaonica con le tre importanti città di: Phoenice, Butrotum e Cestia; a Sud Ovest la Thesprotia con i siti di Paudosia, Cassope e nell’ultimo periodo, anche Nicopolis. Durante il periodo storico l’Epiro era in realtà da considerarsi più illirico che Greco. Magnesia ed Achaea Phthiotis sono spesso riportate come parte della Tessaglia; ma in tempi recenti, a buon diritto, costituiscono distretti a sé stanti. Magnesia era il tratto costiero tra il monte Pesseus ed il Golfo di Pagasean e comprendeva le due connesse derivazioni di Ossa e Pelion con il territorio immediatamente alla loro base; lunga ca. 75 miglia era larga da 10 a 15 miglia. Le città più importanti, poste sulla costa Orientale erano: Mirae; Meliboea; Casthanaea, nel golfo di Pagasaan si trovava Iolcus e nell’interno, vicino al lago Boebeü, c’era Boebe. Achaea Phthiotis era il territorio che si trovava immediatamente a Sud della Tessaglia e che si estendeva tra il golfo di Pagasean nell’Est sino alla parte del Pindus abitata dai Dolopi. La regione aveva forma pressochè quadrata ogni lato a misura di circa 30 miglia ed era costituita dal monte Othris con il territorio che si estende alla sua base. Le città più rimarchevoli erano: Halos, Thebae, Phthiontide, Itonus, Melitaea, Lamia e Xiniae sulle sponde dell’omonimo lago. Delopia, o paese dei Delopi, comprendeva parte di una derivazione del Pindus, assieme alla parte più Occidentale dell’Othrys e le vallate superiori solcate da corsi d’acqua che poi confluiscono nell’Acheolo; nella fattispecie si trattava di un corridoio, molto accidentato e montagnoso, lungo non più di 40 miglia e stretto 15 miglia. Nella Grecia centrale, ovvero nel territorio compreso tra la Grecia del Nord ed il Peloponneso si trovavano all’epoca ben undici paesi: Acarnania; Aetolia; Locride Occidentale; Aeniania; Doris; Malis; Locride Orientale; Phocis, Boeotia, Attica e Megaris. Acarniana: è il territorio più ad Occidente, ha forma triangolare ed è limitato a Nord dal Golfo Ambraciano, ad Est dall’Acheolus ed a Sud Ovest dal Mare Adriatico; i lati del triangolo misurano rispettivamente: 50; 35 e 30 miglia; le città più importanti erano: Anaetorium, Solium, Astacus e Cenidae. Aetolia: Confina ad Est con l’Acarniana e si estende verso Oriente sino all’Aeniana e Doris; a Nord il suo confine è segnato dalla Dolipia ed a Sud dal Golfo di Corinto; come dimensione era circa il doppio dell’Acarniana e la sua area era di gran lunga superiore ad ogni altro paese sito in quest’area dell’Ellade. Di struttura prevalentemente montagnosa, pure tuttavia conteneva una zona piana ed una paludosa tra lo sbocco al mare dell’Evenus e quello dell’Acheolus, possedeva inoltre, al Nord una vasta zona pianeggiante ove si trovavano due grandi laghi: il Conopè ed il Trichonus. Tra le città di maggior rilievo giova ricordare: Pleuron; Calydon e Thermon. Locride Occidentale, ovvero il paese dei Locri Ozolae si trovava sulla costa del Golfo di Corinto, appena ad Est dell’Aetolia e si estendeva, lungo la costa per ca. 37 miglia mentre penetrava all’interno per una profondità variabile da due a 23 miglia; tra le città più rimarchevoli annoveriamo: Naupactus, sulla costa ed Amphissa all’interno. Aeniana od Aetea, come veniva a volte chiamata, si trova anch’essa ad Oriente dell’Aetolia; ma un po’ più a Nord, dove raggiunge il confine meridionale della Locride; l’Aeniana era separata dall’Aetolia dalla continuazione, verso Sud, del Pindus ed era confinante a Nord con l’Otrys ed a Sud con il Ceta venendo così a trovarsi sul corso superiore del fiume Spercheius. Il paese ha forma ovale con il lato lungo di ca. 26 miglia e quello corto di ca. 12 miglia; la città di maggior risalto era Hypata. Doris si trova tra l’Aeniana e la Locride Occidentale; è questo un piccolo ed accidentato distretto inserito tra i monti del Parnassus e del Collidromus sul corso superiore del fiume Pindus, un tributario del beotico Cephissus; è lungo circa 17 miglia per una ampiezza di 10 miglia e vanta quattro importanti città: Pindus; Erineus; Boeum e Cytinium e proprio per questo era più nota come: Tetrapolis Doriana. Malis si trova a Nord di Doris, a Sud di Achaea Phtiotis e ad Est dell’Aeniania; è ancor più piccola di Doris, cui somiglia nella forma. In lunghezza misura circa 15 miglia mentre la larghezza si assesta sulle otto miglia; le città più note all’epoca erano: Anticyra e Trachis e nell’ultimo periodo anche Heraclea. All’estremità occidentale di Malis, tra le montagne ed il mare si trova il passo delle Termopili. La Locride Orientale si pone dopo Malis, lungo la costa dell’Epiro o canale dell’Eubea; il paese era politicamente diviso in due parti: Epicnemidia ed Opuntia che nellultimo periodo risultavano separate da una piccola striscia di terra nota come: prolungamento al Phocis. Epicnemidia si estende per circa 17 miglia dalla vicina Thermopylae sino a Daphnus e la sua larghezza media è di ca. otto miglia; la città principe era Cnemides. Opuntia si allunga da Alope ad oltre il monte di Cephissus, una distanza di circa 26 miglia e la sua larghezza era più o meno eguale a quella di Epicnemidia. Il nome del compartimento deriva dalla sua più importante città: Opus. Phocis: Si estendeva dalla Locride Orientale: a Nord, sino al Golfo di Corinto: a Sud; ad Occidente era confinante con la Doris e la Locride Occidentale mentre ad Est era in contatto con la Beotia; la sua forma era pressochè quadrata con il lato più lungo valutato in ca. 25 miglia e quello più breve in ca. 20 miglia. La parte centrale della regione e quella meridionale sono montagnose; ma lungo il corso del Cephissus e dei suoi affluenti si trovano parecchie fertili pianure. La capitale era Delphi, sita nella piana a Sud del monte Parnassus; altre città importanti erano: Eletaea; Parapotamii; Panoppaeus; Abae, famosa per il suo tempio ed Hyampolis La Beotia era oltre tre volte più estesa della Phocis; lunga ca. 50 miglia era larga mediamente 23 miglia ed il suo territorio era per lo più pianeggiante e ricco di acquitrini anche se conteneva, a Sud la catena montuosa dell’Helicon e nella parte più orientale del paese, le colline note come: Ptoüs; Messapius; Nypatus e Teumessus. Il lago Copaïs copriva un’area di ca. 41 miglia quadrate ovvero 1/13° dell’intera area; ci sono, nel paese altri due piccoli laghi tra il Copaïs ed il mare prospiciente l’Eubea chiamati rispettivamente: Hylice e Trespia. I fiumi più importanti della Beotia sono, oltre il Cephissus che entra dalla Phocis, l’Asopus, il Termessus, il Thespius e l’Oёroё. La Beotia era nell’antichità nota per il numero e la grandezza delle sue città, Thebe tra tutte; ma di non secondaria importanza: Orchomenus; Thespiae; Tanagra; Coronaea; Lebadeia; Haliartus; Cheronea; Leuctra e Copae. L’Attica si identificava con il promontorio, o penisola che si proietta dalla Beotia verso Sud Est, la sua lunghezza, misurata da Cithaeron a Sunium era di 70 miglia e la sua maggiore larghezza, da Munychia a Ramnus, di ca. 30 miglia. L’area dell’Attica è stata valutata in 720 miglia quadrate ovvero 14 circa meno della Beotia. La caratteristica dell’Attica è quella di una regione montagnosa e poco fertile, al Nord le catene montuose di Cithaeron; Parnes e Phelleus formano una linea continua che corre da Est ad Ovest e da questa sequenza discendono tre speroni uno dei quali, noto come Kerata divide l’Attica dal Magarit; un altro, chiamato Aegaleos, separa l’Eleisian dalla piana di Atene ed il terzo, chiamato nel Nord: Pentelicus, corre dal Parnes, attraverso Delecea e Maratona, sino a Capo Zoster, al centro si trova Hymettus ed a Sud, nella costa. Anhydrus. A parte Atene non sembra che le rimanenti città dell’Attica abbiano goduto di una qualche rinomanza; i fiumi che solcano il territorio: i due Cephissuses, l’Ilissus, l’Erasimus ed il Charadus sono da considerarsi poco più che torrenti. Megaris si congiunge all’Attica da Ovest ed occupa la parte Nord dell’Istmus andando ad unire la Grecia Centrale con il Peloponneso; tra tutti i paesi della Grecia centrale è il più piccolo, fatta eccezione di Doris e Malis; la sua lunghezza è di 14 miglia contro le 11 miglia di larghezza con una superficie inferiore a 150 miglia quadrate; una sola città è di una qualche importanza: Megara, per i suoi due porti: Nisaea e Pegae.La Grecia del Sud o Peloponneso ha anch’essa undici province, vale a dire: Corinto; Sicyon; Achaea; Elis; Arcadia; Messena; Laconia; Argolis; Epidauria; Troezenia ed Hermionis. Il territorio di Corinto è adiacente a Megaris ed include nel suo territorio larghe parti dell’Isthmus assieme a fasce, spesso di larga ampiezza, del Peloponneso; la lunghezza è di ca. 25 miglia mentre è larga poco più di 23 miglia; di forma estremamente irregolare la sua area viene valutata in non più di 230 miglia quadrate e la sola città che riveste una certa importanza è Corinto, la capitale che si affaccia, con un porto: Lechaeum sul Golfo di Corinto e con l’altro: Cenchreae; sul Golfo di Saronicco. Sicyon o Sicyonia è adiacente a Corinto, verso Occidente; giace lungo la costa del Golfo di Corinto per circa 15 miglia e si estende all’interno per altre 12 o 13 miglia; una sola città è di una qualche importanza: Sicyon. Achaea: si trova vicino a Sicyonia e larga circa 15 miglia, s’allunga sulla costa per circa 65 miglia, l’area è valutata in ca. 650 miglia quadrate; nel territorio si contano ben 12 importanti città tra cui primeggiano: Dymé; Petrae, oggi Petras e Pellene. Elide: situata sulla costa Occidentale del Peloponneso si estende dalla foce del Laurisus a quella del Neda per una distanza di 57 miglia ed all’interno raggiunge, dopo 25 miglia, le pendici dell’Erymantus, Tra i paesi della Grecia è quello che presenta minori asperità contenendo larghi tratti pianeggianti lungo la costa e qualche estesa vallata lungo il corso del Peneus, dell’Alpheus e del fiume Neda. Le città più importanti erano: Elis, sul Peneus; Cyllene con il suo porto, sul golfo omonimo; Olimpia e Pisa sull’Alpheus ed in ultimo: Lepreum nel sud dell’Elis o Triphyla. Arcadia: Era il paese montagnoso situato nel centro: la Svizzera del Peloponneso e si estendeva dalle catene montagnose dell’Erimantus, Aroania e Cyllene, nel Nord sino alle sorgenti dell’Alpheus verso Sud; una distanza di circa 60 miglia per una larghezza media di 40 miglia;L’area era valutabile in 1.700 miglia quadrate. Il paese è per lo più interessato da un altopiano i cui fiumi, eccetto verso Ovest e Sud Ovest, sono assorbiti dal terreno e non presentano uno sbocco apparente verso la marina. Alti pianori e piccoli laghi sono numerosi; ma la maggior parte dell’area è occupata dalle montagne e da strette; ma fertili pianure. Le città di maggior rilievo erano: Mantinea; Tegea; Orcomenus; Pheneus; Heraea; Psophis e nell’ultimo periodo: Megalopolis. Messenia era a Sud di Elis e ad Ovest dell’Arcadia ed occupava il più occidentale dei tre promontori in cui è diviso il Peloponneso e da questo circondava il golfo sino al promontorio centrale ed alla foce del Choerius. La sua lunghezza, da Neda al promontorio di Acritas era di 55 miglia mentre la larghezza massima, tra la Laconia e la costa Occidentale era di 37 miglia per una superficie totale di 1.160 miglia quadrate. La maggior parte del paese è montagnosa; ma lungo il corso del Pamisus si trovano vaste pianure e l’intero territorio è fertile. Inizialmente la capitale era Stenyclarus, di poi fu Messene che si trova sul fianco Occidentale del monte Ithome; altre città di una certa importanza furono:Eira, nella Neda superiore; Pylus, oggi Navarino, e Methone, oggi Modon, a Sud di Pylus. La Laconia è situata sugli altri due promontori del Peloponneso ed occupa anche una considerevole fascia di terra a Nord; la sua maggiore estensione, tra l’Argolide ed il promontorio di Malea è più o meno di 80 miglia mentre la larghezza è valutabile in 50 miglia e la superficie raggiunge le 1.900 miglia quadrate. Il paese è essenzialmente costituito da un’unica vallata, piuttosto stretta: la valle dell’Eurotas, racchiusa tra due alte catene montuose: la catena del Parnon e quella del Taїgetus, da qui nasce l’espressione: “Incavata Lacedemonia” Sparta era la capitale del paese e si trovava nell’interno, a ca. 20 miglia dal mare; altre città della stessa importanza non ce n’erano; ma ci piace ricordare: Gythium e Thyrea sulla costa e Sellasia, nella valle dell’Aenus. Argolide: è il termine solitamente dato al territorio che si proietta verso Est dall’ Achaea e dall’Arcadia con l’eccezione del piccolo territorio di Corinto, tuttavia il termine viene qui usato in senso lato. L’Argolide classica confinava con la Sicyonia e la Corinthia a Nord: con Epidaurus ad Est; con la Cynuria, parte della Lacinia, a Sud e con l’Arcadia ad Ovest. La distanza maggiore, da Nord a Sud, era di ca. 30 miglia e da Est ad Ovest di ca. 31 miglia e l’intera area non superava le 700 miglia quadrate. Come il resto del Peloponneso, il paese era prevalentemente montagnoso anche se al suo interno aveva ampia e ricca pianura in testa al Golfo dell’Argolide. La capitale in un primo tempo fu Miycenae, poi Argos con il suo porto Nauplia; altre città importanti erano: Phius, Cleonae; Tiryns. Epidauria si trovava ad Est dell’Argolide ed a Sud della Corinthia; la sua lunghezza, da Nord a Sud era di 23 miglia per un profondità di ca. 8 miglia. Una sola città era degna di nota: Epidauro che era anche la capitale La Troezenia era adiacente all’Epidauria, nel Sud Est e comprendeva la metà Nord Orientale del promontorio dell’Argolide assieme alla rocciosa penisola di Methana; lunga 19 miglia aveva una profondità di ca. 9 miglia; sul suo territorio insistevano due importanti città: Troezen e Methana. Hermionis giaceva a fianco dell’Epidauria, dalla parte Nord e della Troezenia da Est; costituiva la punta più occidentale della penisola dell’Argolide; come dimensione era più o meno simile alla Troezenia; ma al contrario aveva una sola città degna di nota: Hermione. Oltre le isole litoranee della Grecia, di cui già ho parlato, va detto che ve ne sono altre che punteggiano l’Egeo e più in particolare : Nell’Egeo Settentrinale si trovano: Lemnos, Imbrus; Thasos e Samotracia. Nell’Egeo Centrale: Andros; Ceos e Cythnus che possono dirsi litoranee; Thenus; Syros, Gyarus; Delos; Miconus; Naxos; Piros; Siphnus; Melos; Thera; Amorgus ecc… Nell’Egeo Meridionale si trova infine: Creta, questa isola, di notevole dimensione rispetto alle altre, si estende da Ovest verso Oriente per circa 150 miglia ed è larga circa 15 miglia; l’intera area supera le 2.000 miglia quadrate: Le città più importanti erano all’epoca: Cydonia e Gnossus sulla costa Nord e Gortyna nell’interno; l’intera isola è montagnosa; ma fertile. Con la segreta speranza che quanto sopra possa giovare ad una maggiore conoscenza nonno cesare vi augura una buona serata1 punto
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Questo è un mio acquisto recente. Tessera religiosa (ottone: 9,468 g, 28 mm) D/ * CAROLVS . ROCCHETTVS . PREP. ROSATI *: busto a sx. R/ LEGAVIT. PANEM . ET . ORIZAM . OBYT. 1693*: stemma gentilizio. Sul diritto è raffigurato il busto a sx di Carlo Rocchetti, preposto di Rosate; sul rovescio lo stemma gentilizio tra grifi con l’indicazione del lascito in pane e riso e la data di morte. La tessera fa parte della collezione di medaglie, tessere e gettoni del Museo Bresciano (lascito Brozzoni). Il Comune di Rosate è in provincia di Milano, nella zona vicino a Pavia, ed è noto per le decine di mulini e pile per il riso attivi fino alla prima metà del XX sec., uno solo dei quali è rimasto ancora funzionante. Nello stemma comunale compaiono esclusivamente delle rose (ben sette), in conformità con il nome del comune che probabilmente doveva essere famoso anche per la coltivazione di questo fiore. Che dice Corbiniano? apollonia1 punto
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Il Tuo ultimo dilemma l'ho risolto così: scannerizzato tutto quello che riguarda la singola moneta ( fattura, cartellino ecc.. ecc..) dal foglio di excel,dove ho catalogato le monete, collegamento ipertestuale con foto delle stesse, con relativa documentazione in PDF. saluti TIBERIVS1 punto
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Capita spesso anche a me.. la cosa strana è che se si sbaglia a fare un'offerta per una moneta che ne vale (per ipotesi) 100 e per la quale nessuno arriverebbe ad offrire mai 101 e se ne offrono 400 euro per un errore assurdo, stranamente si finisce per aggiudicarsi la moneta per 399 o poco meno, allora la cosa si fa molto strana e misteriosa.. o si è alla sagra degli errori dove tutti sbagliano a formulare le offerte o forse si è protagonisti inconsapevoli di Scherzi a Parte?! eBay ha fatto scuola in tutto e per tutto e molti hanno usato pregi e difetti di quel sito di vendite online, trucchetti al rialzo compresi, ma su eBay i venditori non conoscono assolutamente la massima offerta formulata dagli offerenti fino a quando questa non venga superata, le case d'asta invece quando si inoltrano le offerte via posta, via email, via fax, via telefono e chi più ne ha più ne metta... loro le offerte massime le conoscono fin da subito.. Proprio non so fino a quando possa convenire continuare a fare offerte nelle case d'asta dove si verificano questi "misteri sovrannaturali" se consideriamo ad esempio che in eBay chi partecipa alle aste e si aggiudica il materiale non deve pagare assolutamente alcuna commissione di vendita che nelle case d'asta incide non poco sul totale con percentuali cha variano dal 15 al 22%, perchè devono pagare i collezionisti, se è grazie a loro che tutta la baracca va avanti?! E' come se andando a far la spesa, alla cassa oltre al prezzo da pagare per i prodotti, inserendoci dentro anche l'IVA ci venisse calcolato una percentuale in aggiunta quali diritti per il negoziante.. Dovrebbero essere esclusivamente i venditori a pagare le commissioni di vendita, proprio come accade in eBay, perchè sono loro a trarre profitti dalle aste, i collezionisti sono quelli che i soldi li cacciano, non li intascano!! Presso alcune case d'asta mi è capitato anche di pagare cifre astronomiche (fino a 20 euro!!!) per la spedizione di una semplice raccomandata del valore di 5 euro (esclusa la tariffa per assicurare il plico..) Penso sempre più spesso che i collezionisti vengano ritenuti dei veri e propri limoni da spremere fino all'ultima goccia (fino all'ultimo euro possibile) in essi contenuta, ma prima o poi i limoni finiranno e con essi finiranno anche i tempi delle limonate e non so poi quanti chioschetti resterebbero ancora aperti.. <_<1 punto
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