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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/04/14 in Risposte

  1. Ciao a tutti. Stavano per farla franca, ma non hanno fatto i conti con la coppia di numismatici più temuta dai falsari; Riccardo Rossi, alias RR (o, secondo alcune cronache non ufficiali, noto anche come “Mago Ecchecà”), perito numismatico e impiegato modello di UNICREDIT, Agenzia di Assemini (CA); Domenico Luppino, alias elledi, meglio noto negli ambienti numismatici come “il mastino della zecca”, ufficiale Superiore della Guardia di Finanza, in servizio presso il Comando Regionale Sardegna. Insieme hanno stroncato uno spaccio di dollari statunitensi falsi, che non era stato rilevato da un certo numero di Banche e di beneficiari della Sardegna, che ne erano venuti in contatto senza accorgersi di nulla. Ma quando i “verdoni” da 100 dollari sono stati presentati da un inconsapevole correntista che voleva cambiarli, allo sportello presidiato da Riccardo, la falsità di quei dollari è stata scoperta. Contrariamente a quanto avevano ritenuto altre Banche, che non solo avevano cambiato quei biglietti ma li avevano anche consegnati ad ignari correntisti diretti negli U.S.A. (che poi hanno avuto laggiù non poche “rogne”), Riccardo si è subito accorto che qualcosa non andava e che quei dollari, ancorchè perfettamente imitati, avevano dei particolari che non lo convincevano; un ulteriore verifica ed il consulto con Domenico ed il raggiro è stato smascherato, con grande imbarazzo per quelle Banche che li avevano battezzati autentici. Quest'oggi, il quotidiano locale “L'Unione Sarda” a pag. 14 ha dedicato ai nostri eroi un articolo che potete leggere di seguito: Complimenti ad entrambi. Michele 2014070427859105.pdf
    7 punti
  2. Oltre che ringraziarmi dovrete anche, tu e gli altri, sopportarmi ancora per un po' non ho mica finito, nel mio post lo avevo detto che incominciavo dal principio. Però non vorrei andare troppo OT, parlare una o due volte di cartamoneta può ancora andar bene, ma in fondo siamo nella sezione dedicata alle Zecche Italiane, quindi dopo questo intervento, prima di procedere oltre, anch'io mi fermo per un po'. Dalla Cina all'Europa il passo è...lungo. Da quando Marco Polo racconta della cartamoneta cinese, passano quasi quattro secoli prima che anche in Europa si arrivi ad adottare qualcosa del genere. Il primo paese a farlo è la Svezia, nel 1661, e naturalmente da subito iniziano le falsificazioni. E quando il Banco di Stoccolma entra in crisi, sarà il suo fondatore, Johan Palmstruch, ad essere accusato di aver messo in circolazione diversi biglietti falsificati. Alla Svezia seguì la Gran Bretagna, e da lì ci arriva la triste storia d'amore di William Waugham. Ce la racconta Gemino Mutti ne Il falso nella cartamoneta: "Vale la pena di eternare la storia del tappezziere William Waugham che, innamoratissimo di una ragazza restia al matrimonio per la pochezza economica del modesto spasimante, tentò di tutto per farsi credere benestante dalla bella riottosa e, nel 1758, falsificò banconote da 20 sterline della Banca d'Inghilterra. Forte di un pacchetto di tali banconote, le sfoggiò alla ragazza, che trovò il giovane improvvisamente meritevole di essere ricambiato Scoperto, il tappezziere venne sottoposto a processo e condannato, come prescriveva la legge, alla pena del capestro. Il povero giovane ebbe così a perdere due volte la testa per la sua ragazza." petronius
    3 punti
  3. E' il giorno prima delle idi di novembre della XIII indizione, essendo consoli Flavio Teodoro e Saniniano (anno Domini 505): la navigazione marittima è ferma a causa della stagione invernale. Claudius Episaurus è un liberto al servizio di Iulius Petronius Anicius. Ovviamente il suo mentore è ricchissimo, non per nulla si chiama Anicius (chi non comprende perché per il solo fatto di chiamarsi Anicius dico che è ricchissimo, è meglio che lasci perdere la moneta imperiale e si dedichi a collezionare le varianti degli eurini). Claudio Episauro, invece, ricco non è. Sbarca il lunario come può svolgendo piccoli incarichi commerciali per conto del ramo alessandrino della famiglia Anicia: sì, perché Claudio Episauro è di Alessandria e, accompagnato da quattro schiavi, si è allontanato dalla città in groppa a cinque asinelli dirigendosi colà dove tramonta il sole, verso la Tripolitania. Gli asinelli non sono cinque, ma sette: due, infatti, sono assai carichi con provviste di cibo e di acqua per affrontare le 300 miglia di deserto che hanno da attraversare e che richiedono 8-10 giorni di viaggio. Giunsero finalmente in Tripolitania, allora terra di nessuno a cavallo tra l'Impero d'Oriente, dove regnava Anastasio e il Regno vandalo sui cui trono sedeva Trasamundo, ed erano ormai prossimi alla loro meta. Ma sebbene terra di nessuno, proprio di nessuno la Tripolitania non lo era: infatti scorazzavano indomite alcune tribù di nomadi berberi che si dedicavano al commercio, ma senza pagare i loro acquisti in quanto li ottenevano con la forza. Insomma, tribù dedite al saccheggio. Claudio Episauro con i quattro schiavi che lo accompagnano stanno riposando e dissetandosi all'ombra di alcune misere palme nell'oasi di Al Wáhat. Improvvisamente sentono il rumore di animali al galoppo: ed ecco poco dopo giungere all'oasi una dozzina di berberi in groppa ai loro cammelli. La fuga è inutile, che gli asinelli sono lenti e i berberi veloci come il vento del deserto che li accompagna. Claudio Episauro spera che i nomadi predoni si contentino del carico che stanno portando e salvino loro la vita: in fin dei conti, il carico appartiene a Giulio Petronio Anicio e non vale certo la pena morire per difenderlo. Piuttosto, pensa il liberto, "devo salvare il poco denaro che ho con me nel follis fissato alla mia cintura". E immediatamente nasconde il follis* con il suo sigillo di bronzo sotto una grossa pietra giallognola, nei pressi dell'abbeveratoio. Si tratta di un migliaio di monete: alcune decine sono denarini vandali d'argento, e le altre nummi enei: non è molto, ma per Claudio Episauro è una grossa somma. La placchetta di riconoscimento del follis di Claudio Episauro Purtroppo i cavalieri berberi non si contentano del carico che reca seco la comitiva: non vogliono testimoni della piccola razzia e uccidono i cinque. Il follis nascosto sotto la pietra giallognola non è visto e resta lì dove si trova, accompagnato da un lucertolone più interessato a catturare un ragno che, incauto, si è avvicinato un po' troppo, piuttosto che al sacchetto di monete. Trascorrono le indizioni e i romani tornano a dominare l'Africa, ma per breve tempo che gli è strappata da altri cavalieri in groppa ai cammelli che hanno grandi drappi neri con scritte in oro e che gridano Allahù Baktar, Dio è grande. Trascorrono i secoli, i califfi si alternano sul potere; poi giungono gli europei, inglesi, francesi, tedeschi e italiani che si combattono per il possesso di una terra che non gli appartiene; poi i discendenti di quei predoni berberi si scuotono di dosso il giogo straniero e conquistano la loro indipendenza. O così credono, poiché gli europei continuano a dominarli: ma ora lo fanno con le grandi multinazionali del petrolio. Ed è così che un operaio libico al servizio di una di queste grandi compagnie, gode di una giornata libera. Fa molto caldo nell'accampamento petrolifero e decide di bagnarsi nella pozza di Al Wáhat, poco distante. E' un'acqua un po' fangosa, che gli giunge appena alla cintura: ma è lo stesso un refrigerio. E' solo e, nudo, si distende sulla riva ad asciugare. Si è collocato disteso su un fianco, per non avere il sole negli occhi, e osserva una grossa pietra giallognola. Gli pare di vedere qualcosa di estraneo sotto di essa. Incuriosito si alza, la solleva e raccoglie quello strano sacchetto che immediatamente si disfa facendo scivolare fuori tanti piccolissimi dischetti di metallo. Cosa saranno? Bah. Li raccoglie e li porta nell'accampamento. Colà li fa vedere al suo capo, un ingegnere francese. Neppure questi sa cosa possano essere, anche se immagina che si tratta di monete molto antiche. Credono che tutte siano di bronzo, poiché anche i pochi denari d'argento sono scuri come i nummi. Qualche banconota moderna, di poco valore, passa di mano e il contenuto dell'antico follis finisce nel cassetto centrale di uno scrittorio dove resta a lungo dimenticato. Qualche anno più tardi, l'ingegnere francese torna a Parigi e l'antico tesoretto raggiunge anch'esso la Ville Lumière e viene riposto in una scatola di scarpe, a lungo dimenticato, sulla quale un pennarello ha scritto Al Wáhat. Passano altre 3 decadi. L'ingegnere è morto e il figlio, erede dei suoi beni, cede la scatola di scarpe con il suo contenuto a un collezionista parigino di monete antiche, che si rende ben conto di cosa si tratta, anche se decide di rivolgersi ad altri per saperne di più. Quel modesto follis dimenticato durante 15 secoli sotto un grosso masso giallognolo è una vera e propria Pompei della numismatica dell'inizio del VI secolo che ci dona un'istantanea della circolazione monetaria minuta di quegli anni. L'argento è vandalo, denarini di Guntamundo e Trasamundo di diverse pezzature, ma tra i nummi di bronzo ci sta un po' di tutto. Una decima parte sono vittorie di Trasamundo; altrettanti sono i nummi di Leone e le monete imitative nordafricane; poi, in minor quantità, nummi di Marciano e di Valentiniano III, di Zenone e di Teodosio II, di Libio Severo e, sempre in quantità decrescente, un po' di tutti gli imperatori che regnarono nel V secolo. Se qualcuno si osa ancora a pensare che questi nummetti che sto riportando con la dicitura "bassissimo impero" siano delle ciofeche, m'incazzo!. Antvwala *cioè il sacchetto contenete il denaro, poiché questo è il significato della parola follis.
    3 punti
  4. Ah, ma si può parlare anche di cartamoneta, e non necessariamente italiana? e dillo subito allora Intanto vi mostro, dalla mia collezione, uno dei "falsi Bernhard" che hai citato, più tardi proverò a raccontare qualche storia più direttamente collegata al titolo della discussione...dei castighi e delle pene. petronius
    3 punti
  5. Lo svilimento delle monete in circolazione nel XVII sec. venne di volta in volta effettuato o aumentando il metallo vile nella lega ( e perciò abbassandone il titolo) ovvero consentendo di “cavare” un numero maggiore di monete dalla libra di metallo ( con ciò erodendo, impercettibilmente ma progressivamente, il peso unitario delle monete). Il fenomeno era di antica data, a distanza di quattro secoli dalla riforma di Carlo Magno, alla fine dell’VIII sec, con una libra d’argento gli zecchieri erano arrivati a coniare da 1500 a 4000 denari, in luogo delle 240 previste dalle antiche regoli imperiali. Nonostante le ripetute e rigorose procedure all’interno delle zecche, pensate che prima della messa in circolazione si effettuava il “saggio”, definitivo controllo, a campione, della bontà della lega e del rispetto del peso, erano diversi i tondelli che uscivano con intrinseco ridotto, e quasi sempre erano le altre città a scoprire l’inganno, facendo saggiare tale monetazione. La categoria più colpita erano le donne, che non avendo dimestichezza con la mala moneta, accettavano tutto, rimettendole nuovamente in circolazione diventando perseguibili per legge. Eros
    2 punti
  6. Caro @@dabbene, hai toccato un argomento che, come ben sai mi affascina da sempre! Sono così affascinato perchè ritengo che per molti aspetti e in tanti casi la falsificazione può essere considerata quasi un'arte. Come avete giustamente scritto a più riprese, la falsificazione esiste da sempre e sarà sempre così; nel tempo si è certamente evoluta producendo pezzi sempre più "pericolosi". Per moltissimo tempo, almeno sino alle produzioni del Cavino, sono esistite probabilmente solo le falsificazioni della moneta di scambio mentre, dai "padovanini" in poi, si iniziano a falsificare anche le monete da collezione. Osservando i falsi d'epoca probabilmente molti di noi sorrideranno mentre immaginano come, monete talvolta tanto rozze, possano in qualche modo aver ingannato gli antichi possessori. Ricordo ad esempio un asse di Traiano dove, al posto della corona laureata, l'improvvisato falsario ha inciso una bella corona radiata trasformando così il nominale da un asse in un nominale da un dupondio raddoppiandone il valore. Certo la frode è immediatamente individuabile ma, cosa sarebbe accaduto se il falsario avesse spacciato il falso dupondio, insieme ad altri autentici, in un rapido acquisto? Anche alcuni euro falsi ottenuti oggi per fusione sono decisamente brutti, eppure riescono ancora a passare di mano in mano con il solito trucchetto del pagamento multiplo. Bisogna poi pensare che probabilmente, come spesso accade ancora oggi, il malcapitato appena truffato, tentasse a sua volta di rifilare il pezzo falso nel tentativo di recuperare il suo denaro. Il salto di qualità avviene indubbiamente con i falsi delle monete da collezione. Per questo tipo di produzioni intervengono infatti i migliori artisti d'Europa e poi del mondo. Gli autori dell'epoca ci hanno tramandato i nomi dei più illustri e indubbiamente dei più bravi (Domenico Sestini in alcune delle sue opere denuncia i nomi dei falsari a lui contemporanei che, a vario titolo, riproducono le principali monete antiche e da collezione), ma certamente altri sono rimasti e rimarranno anonimi. I falsari più quotati dovevano certamente avere qualità artistiche e nozioni metallurgiche e chimiche all'avanguardia; tra questi molti erano orefici. E' assolutamente vero che il falsario doveva essere una persona assai erudita e benestante, ma queste qualità da sole non erano sufficienti. I migliori falsari infatti disponevano di una buona rete di commercianti e numismatici compiacenti i quali erano fondamentali per smerciare per buoni i pezzi fraudolenti. Quando poi il falsario veniva scoperto, molto spesso questo si difendeva sostenendo di aver operato sempre in buona fede producendo copie dichiarate e vendute come tali mentre, altri (i commercianti compiacenti) avrebbero venduto per buone e a sua insaputa i pezzi falsi. E' quello che accadde ad esempio per Becker ma lo stesso si sostiene talvolta per Cavino... la verità non la sapremo mai. Altre volte invece il falsario e la sua cerchia non si sono dimostrati all'altezza e, nonostante abbiano anche prodotto copie di discreta fattura, sono stati rapidamente scoperti per via di errori di copiatura fatti dall'incisore supportato da un numismatico poco competente. E' il caso del falsario greco Christodoulos i cui prodotti furono addirittura pubblicati dal museo di Atene per mettere in guardia i collezionisti. I falsari del '900 hanno indubbiamente raggiunto livelli tecnici impressionanti. Mentre i collezionisti imparavano a riconoscere i difetti tipici dei falsi più vecchi, nascevano produzioni perfezionate e prive di quei difetti oramai "bruciati". Con l'invenzione della microfusione i difetti più grossolani si riducono e questa nuova generazione di falsi entra in tutte le collezioni per non uscirne più. Oggi, periodo di crisi economica globale, le collezioni vengono vendute e questo è uno dei motivi per cui il mercato è nuovamente invaso dai falsi.Contemporaneamente, la possibilità di acquistare intere collezioni a prezzi vantaggiosi fa abbassare la guardia e, inevitabilmente, si finisce per acquistare anche qualche falso anche di ultimissima generazione. Come ho scritto negli Atti del Convegno di Torino, per il falsario è fondamentale sfruttare l'aspetto psicologico al fine di rendere il falso più appetibile deviando così l'attenzione dai possibili difetti di produzione. Ecco che le monete vengono etichettate come "provenienti da vecchia collezione". I falsari più abili del '900 provengono indubbiamente dalla Sicilia dove, in alcuni casi, possiamo parlare di veri e propri geni che hanno studiato nei minimi particolari l'aspetto delle monete antiche autentiche, compresi i difetti di coniazione, i difetti provocati dalla corrosione, etc. Oggi la tecnica consente di ottenere produzioni di qualità altissima che però richiede sforzi tecnologici e quindi economici enormi. Ancora una volta il falsario ha bisognoo di essere circondato da un fidato gruppo in grado di produrre e smerciare il falso. Sempre oggi, la tecnica consente di smascherare la maggioranza di questi falsi ma, il falsario conosce inevitabilmente anche queste tecnologie ed è alla continua ricerca di metodi per contrastare eventuali ispezioni. Dunque appare impossibile immaginare un mondo senza falsi e, soprattutto senza falsari. PS: per gli esperti della cartamoneta, mi pare di non aver letto nulla sopra a riguardo, chi ci racconta la storia del falsario altruista Paolo Ciulla di Catania?
    2 punti
  7. salve a tutti, vorrei acquistare questa 8 lire del 1796, si può avere qualche vostra considerazione in merito e dare un valore approssimativo.
    2 punti
  8. @@Nando 12 nessun problema :) un abbraccio borbonico :)
    2 punti
  9. Io mi fermo qui....è anche giusto....lascio questo bel week - end per chi volesse continuare con storie e osservazioni, ce ne sono infinite ancora......i potenziali attori per farlo sul forum ci sono, abbiamo grandissimi esperti di falsi qui, e il falso parte dall'antichità a oggi, tutti sicuramente possono dire qualcosa. Le esche, i @, le strizzatine lanciate in discussione sono infinite.....vedremo se qualcuno, non per me, ma per la divulgazione e per il forum vorrà e potrà raccogliere questo invito.... La discussione ha avuto tre citazioni con relativi link anche nella sezione curatori e anche loro possono ovviamente partecipare come ha fatto per esempio il buon Petronius......la discussione comunque anche finisse qui è stata veramente, e non lo dico solo io, una grande perla di divulgazione a disposizione per tutti, su un argomento che ci riguarda e che tutto sommato ci affascina. Creare una discussione così oggi che comunque ormai è fatta e fatta bene, grazie all'apporto di amici, di generosi, di divulgatori non è stato e non è per nulla facile, spero possa essere di esempio positivo per il futuro, spero possa diventare una ripartenza dove alla base c'è il piacere di condividere insieme quello che conosciamo e vogliamo trasmetterlo agli altri, mi auguro possa diventare un esempio virtuoso che tutto sommato si possa anche fare..... In attesa nei prossimi giorni di eventuali vostri ulteriori interventi e dei stradovuti e strameritati ringraziamenti per chi ha partecipato e condiviso che arriveranno prossimamente, insieme all'ingresso tra le importanti della discussione stessa, io mi fermo giustamente e aspetto per domani ore 10 la venuta del rianimatore...... :blum:, ragazzi comunque che fatica.....provare per credere.....
    2 punti
  10. Grazie mille Petronius ho apprezzato molto il tuo intervento, direi che abbiamo coperto bene anche l'ambito cartamoneta e ti dobbiamo solo ringraziare...... Parliamo di falsi e falsari, ma i falsari giustamente dobbiamo dirlo ci sono anche oggi, eccome se ci sono, ne parliamo sul forum ogni giorno e ormai sono arrivati a livelli tecnici in cui per riconoscere un falso o ci vuole un grande esperto o a volte comunque i dubbi rimangono ancora.... Per parlare e capire il fenomeno falsi odierno il consiglio che posso dare è quello di leggere il recente contributo " La falsificazione dall'antichità al XX secolo ", ci sono pregevoli e aggiornati interventi, alcuni già citati e alcuni autori sono proprio del forum. L'articolo di Francesco Lamanna @@centurioneamico che chiaramente se intervenisse qui anche con calma nei prossimi giorni ci porterebbe un parere importante, è molto tecnico e aiuterà molto a capire i nuovi metodi di falsificazione che diventano sempre più raffinati, dai citiamolo un attimo : " il moderno falsario deve inevitabilmente sottoporre le sue (creazioni ) a speciali trattamenti chimici, termici, e meccanici al fine di rendere più credibili le monete prodotte con i più recenti macchinari......." E il falsario oggi è abile a nascondere i difetti, a occultarli, a lavorare sulle patine.....difendersi oggi non è facile, anche se decisamente c'è più consapevolezza del fenomeno e comunque molti hanno un occhio più attento. Tutto questo per dire che i falsi non muoiono mai .....dall'epoca più antica a oggi, il falsario lavorava ieri , l'altro ieri e oggi lavora ancora spesso e anche bene. Certamente il falsario degli anni 2014 è un tema sconfinato come una prateria, chissà se qualcuno vorrà prenderlo in considerazione.....non si sa mai.....
    2 punti
  11. Grazie, allora incomincio dal principio Come certo saprete i primi ad utilizzare monete fatte con una specie di carta, ricavata dalle scorze del gelso, furono i cinesi. Pare che i primi esemplari abbiano fatto la loro comparsa già nel IX secolo d.C., quel che è certo è che ne parla Marco Polo nel Milione: All'incirca negli stessi anni in cui il viaggiatore veneziano visitava la Cina, il Ministro della Giustizia di quel paese stabiliva le pene da applicare ai falsari. Si andava dalla morte al curioso numero di 107 bastonate e 1 anno di detenzione; se, scontata la detenzione, il falsario ci ricascava, se non veniva ucciso era condannato alla deportazione a vita. C'erano però anche pene meno gravi, e curiose, come la raschiatura della stampa di un biglietto alterato da effettuarsi con le unghie (del falsario, naturalmente), o il ripristino dello stato originale con un pennello (le banconote erano ovviamente disegnate a mano, una ad una). La legge prevedeva anche ricompense per chi denunciava i falsari. I denuncianti potevano infatti venir ricompensati con il patrimonio di proprietà del falsario. In alcune province erano invece i funzionari dello stato ad essere ricompensati con la metà del patrimonio del falsario, mentre l'altra metà era incamerata dallo stato, che non sempre però si atteneva a tali criteri di spartizione. Le cronache parlano di un certo Su Sou-on, della provincia di Shandong che fu trovato in possesso di biglietti falsificati ai quali però mancava ancora il sigillo reale rosso. Il delitto fu considerato incompiuto e Su Sou-on salvò così la testa, ma non sfuggì alla deportazione. Scrive ancora Marco Polo a proposito di questo sigillo: petronius
    2 punti
  12. All’insegna della Vecchia e del Cedro Imperiale La farmacia, sita a due passi dal teatro di S. Luca (battezzato nel 1833 "Teatro Apollo" e nel 1875 "Teatro Goldoni"), era il ritrovo degli artisti e di quanti praticavano il teatro, tra i quali George Sand che utilizzava la farmacia come recapito per la sua corrispondenza a Venezia. E ancora, Gioacchino Rossini, che non solo frequentava la spezieria, ma ne era diventato l'ospite del titolare Giuseppe Ancillo "chimico-farmacista assai reputato, ed uomo di spirito, colto ed istruitissimo", col quale il grande pesarese coltivò grandissima amicizia testimoniata dalle numerose lettere da lui scritte (ora conservate in collezione privata) e da un prezioso dono: il leggio su cui il Maestro compose e diresse per la Fenice la prima della Semiramide, conservato nel Museo del Conservatorio di Musica S. Pietro a Majella di Napoli. Sul mobile sono incollate due attestazioni autografe di Gioacchino Rossini, coperte da vetri. Quella inferiore riporta: Faccio dono di questo Lettorino all'antichissimo amico Ancillo, ed attesto avere composta La Semiramide su questo modesto arnese. Venezia 1823. Gioacchino Rossini. Quella superiore: "Riveggo con somma soddisfazione nell'abitazione del mio dilettissimo amico Ancilo il Lettorino modesto che mi fornì l'Impresa del Teatro della Fenice per comporre la mia Semiramide. Primo Marzo 1841: Gioacchino Rossini". Ingresso della farmacia con l’insegna Mosaico sul pavimento che raffigura la Vecchia seduta con la rocca e il fuso apollonia
    2 punti
  13. 20 CENT. IMPERO 1942 CONTROMARCA "FALCE & MARTELLO"
    2 punti
  14. intervengo in punta di piedi (scalzi, ma lavati!) perché è una campo della numismatica che conosco come i manat del turkmenistan... voglio solo fare un grande plauso a antwala per questa sua tornata di post e soprattutto per come propone monete e argomenti riuscendo a porre l'accento laddove spesso si lascia il posto allo "scontato" ovvero far emergere il vero senso (almeno per me) del collezionare/studiare monete: le monete sono preziosi documenti che raccontano la storia e, di più, ogni moneta è in grado di raccontare una sua precisa e ben contestualizzata "piccola storia", una tessera di un ben più vasto mosaico. a interventi del genere, tanto di cappello! :hi:
    2 punti
  15. Ciao moneta gradevole che presenta un usura uniforme e qualche graffio e segno sul rovescio ... Dopo la data è presente la stella ( si ipotizza che indichi le monete coniate nel 1814 ) sotto la data non capiscoa cosa sia dovuto quel segno , forse un appicagnalo rimosso ..... Nel complesso direi che come valore si aggira sui 250 Inviato dal mio iPhone utilizzando Lamoneta.it Forum
    2 punti
  16. :lol: ..sembre il bambucciu mostrare col dito questa incertitudine....... :lol:
    2 punti
  17. Caro Eros, cari amici tutti, è un po' così Eros, hai anticipato un po' quella che poteva essere una delle considerazioni finali, non sono certo le conoscenze che mancano a molti di noi, anzi ci sono qui grandi utenti che sono dei grandi esperti dei falsi, altro che il sottoscritto, però non fanno sentire la loro voce, anche se sono a conoscenza dello svolgimento di questa discussione. Ieri un grande utente mi ha mandato un MP dicendomi " i miei più grandi complimenti per quello che state facendo, state costruendo una piccola perla ", lo ringraziamo e aggiungo ero ben conscio di quello che stavamo facendo e che spero continuerà, più che di piccola perla parlerei ora di grande perla....., una perla divulgativa, una grande storia da leggere per tutti che lasciamo ai lettori.... Ecco è vero era questo lo spirito che ci aveva portato qui sul forum, almeno per molti, quello di condividere, di donare, fare gruppo per divulgare la numismatica, è stato così per tempo, è stato così ed è ancora per alcuni grandi attori che avrete letto qui e che ricorderò sempre per il loro gesto di questi giorni, vedremo se intorno a questi pilastri si riuscirà a ricostruire quello spirito che ci ha animato, lo spirito disinteressato che è poi anche quello di chi vede una moneta, sa cos'è e perdendo tempo spiega all'altro tutto.....io sono sempre speranzoso, però certamente ci dobbiamo muovere in un'unica direzione, insieme, senza divisioni e con lo stesso spirito e ideali......ma la discussione non finisce qui, sono sicuro che altri nel week -end con un po' più di tempo a disposizione potranno intervenire......e allora avremo veramente " la grande perla divulgativa "......
    2 punti
  18. Parliamo un po’ di Sicilia, una storia a parte e quella delle monete false prodotte, a partire già del settecento e anche prima, per ingannare i collezionisti e storici entusiasti, ansiosi di colmare le lacune delle loro raccolte o di poter dimostrare con una moneta qualche fatto storico. L’abilità dei falsari per collezionisti si è evoluta nel tempo e oggi ve ne sono di molti pericolosi, ( penso ai 30 Tarì di Ferdinando III per Palermo), così che è quasi spesso impossibile se non esperti in tecniche riproduttive, riconoscere il vero e il falso, sto studiando da anni la materia e ancora oggi ho forti dubbi su diversi tondelli dell’area Italiana. Ma veniamo ai fatti della Trinacria del XVIII sec., un celebre falsario che rientra in questa categoria fu il canonico maltese Giuseppe Vella, attivo a Palermo nel settecento, con i falsi documenti arabi del “suo codice diplomatico”, con l’invenzione del “ Consiglio d’Egitto”, e con le sue false monete arabe, ora nella collezione della Biblioteca Comunale di Palermo, egli ottenne, allora la cattedra universitaria a Palermo, e oggi una grande fama e persino un film (Scinà 1978, Sciascia 1989, DeLuca 1995. Basato sul testo di Sciascia è il film “ consiglio d’Egitto” 2002, di Emidio Greco con Silvio Orlando nella figura di Vella). Vedo però che manca ancora qualcosa a questa stimolante discussione, è non parlo di contenuti, ne abbiamo avuti molti e interessanti, ma di partecipazione e cuore, dato che ultimamente latita sempre più in tutto il forum, forse perché sono un nostalgico idealista, o forse perché ricordo ancora quando tutti eravamo uniti per un unico scopo, quello di stare insieme e imparare, niente più… Eros
    2 punti
  19. Aggiornamento. La US Mint offrirà quest’anno tre pacchetti diversi per commemorare il 50° anniversario della prima emissione del mezzo dollaro Kennedy nel 1964. In totale ci saranno sette monete con quatto finiture differenti. I prodotti saranno i seguenti: Una moneta da mezzo dollaro in oro 9999 a fondo specchio coniata a West Point (segno di zecca W). La moneta conterrà approssimativamente ¾ di oncia troy di oro e avrà le dimensioni e il disegno del mezzo dollaro originale. Riporterà la doppia data 1964-2014. Il prezzo sarà basato sulle quotazioni dell'oro al momento della vendita. Un set da quattro monete coniate in argento 900. Una proof (fondo specchio) con segno di zecca P coniata a Philadelphia. La seconda in reverse proof (fondo specchio inverso) coniata a West Point (segno W). La terza coniata a San Francisco (S) avrà la più recente finitura enhanced uncirculated. Infine, la monete in finitura uncirculated coniata a Denver (D). Prezzo $99.95 Un set da due monete in finitura uncirculated coniate in rame-nickel a Denver e Philadelphia. Prezzo $9.95 La moneta in oro (la foto sotto non è quella ufficiale visto che ancora non ne è stata rilasciata nessuna) dovrebbe essere messa in vendita il 5 Agosto, sia online sul sito della US Mint che alla fiera ANA di Rosemont, IL (vicino a Chicago). Qui sotto il link alla pagina della US Mint dove c'è qualche dettaglio in più sul packaging. http://www.usmint.gov/pressroom/?action=press_release&id=1592 MM Rendering della moneta in oro
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  20. come promesso ecco intanto le foto del pentolino e anche di una spilla che non ricordavo di avere... :)
    2 punti
  21. Ciao a tutti, eccomi qui con un altra moneta che ho acquistato di recente, insieme al 20 Lire Elmetto del 1928 (che ho già postato qualche tempo fa). Si tratta del 5 Lire 1911 Cinquantenario del Regno d'Italia. Cosa ne pensate? La foto non è delle migliori, perché è ancora dentro la perizia e la plastica mi creava delle difficoltà, cosi come la luce. Inoltre mi sono accorto che è uscita sfuocata nella parte inferiore, forse perché tenevo la moneta un poco inclinata, nel tentativo di trovare la giusta angolazione della luce. Sono curioso di sapere il vostro parere a riguardo la conservazione e un eventuale prezzo. Grazie.
    1 punto
  22. La cornucòpia, letteralmente "corno dell'abbondanza", (dal latino cornu, "corno" e copia, "abbondanza"), è un simbolo mitologico di cibo e abbondanza. Secondo la mitologia greca è il corno perduto dal fiume Acheloo nella lotta con Ercole per Deianira e riempito dalle Naiadi di fiori e di frutta, come simbolo dell'abbondanza, alludendo con ciò alla fertilità della valle dove scorreva l'Acheloo e all'imbrigliamento del fiume stesso per opera di qualche principe velato sotto il nome del semidio. In forma di corno traboccante frutta e fiori, è spesso presente nei dipinti in braccio alla figura simbolica dell'abbondanza. Tratto da Wikipedia. Simbolo della fertilità: è raffigurato da un corno, che in origine era quello della capra Amaltea, nutrice di Giove, colmo di frutti e circondato d’erbe e fiori; era attributo di molti dei e dee ritenuti dispensatori dei beni della terra necessarî alla vita umana. La leggenda voleva che essendosi spezzato uno dei corni della capra Amaltea che nutriva il piccolo Giove, il corno fosse riempito di frutti, circondato di fronde, e donato da Giove alle ninfe. Un'altra leggenda voleva che Ercole, vinto Acheloo, gli strappasse uno dei corni e lo consacrasse ugualmente alle ninfe. È probabile che nel corno di abbondanza si debba vedere solo una trasformazione del corno di animale, di cui in antico ci si serviva come di vaso da bere. Spontanea doveva nascere l'idea di accoppiare il corno da bere coi frutti, a significare quello che in un'umanità primitiva doveva bastare per il benessere della vita. Ed è naturale che l'emblema divenisse specialmente l'attributo degli dei che dispensano i beni terreni. Il corno di abbondanza appare raramente quale attributo di Giove e di Ercole; più spesso appare nelle figurazioni di Ade (Plutone) e di Dioniso; anche Satiri e Menadi, Sileno e il dio Pane ne sono talora forniti. In età posteriore la figurazione del corno d'abbondanza diviene via via più frequente. Da Alessandria, dove la dinastia dei Lagidi lo ebbe in particolare onore, l'emblema trovò larga diffusione in Grecia, in Italia e a Roma, specie sulle monete. Per i Romani, di cui è noto lo spirito realistico, esso acquistò un'importanza di primo piano, e rimase non solo l'attributo dei fiumi, ma si accompagnò con la figurazione di ogni divinità allegorica cui si attribuisse un senso o un augurio di prosperità, di fertilità e anche di felicità pubblica. Quindi la Fortuna, la Vittoria, la Pietà, la Concordia, l'Annona, la Felicità, l'Abbondanza, l'Onore, il Genio del Popolo romano lo ebbero come emblema, particolarmente sulle monete imperiali. E assai note e frequenti sono le figurazioni plastiche analoghe, specie del Genio di Augusto, del Genio del Popolo romano, delle Provincie, e infine della Fortuna, divinità di ben maggiore importanza a Roma che in Grecia. Per tali concetti è naturale che anche divinità maggiori, come Cerere, Giunone, Cibele, Hestia (e i suoi seguaci, gli dei Lari), siano figurate col cornucopia, che appare variamente ornato e striato, e decorato di nastri. Alla bocca del corno sono per lo più mele, melograni e una focaccia piramidale di farina e miele. Dalla Treccani La prima moneta del regno di Napoli ad averla incisa (peraltro Doppie) è il Doppio Sestino di Federico III d'Aragona (1496 - 1501) classificato al n. 9 del PR e al n. 108 del MIR
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  23. Ciao nikolas se vai -Altre discussioni relative alle monete in euro 2 pagina troverai il mio 50 cent Spagna uguale al tuo prossimamente lo posto anche io , comunque sono entrambe stupende ciao
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  24. E' una lega di rame a titolo piu basso. Posto una scansione.
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  25. si beh la tentata pulizia credo si veda nelle zone di rame vivo presenti sul giglio e sui capelli.....a me sembra così.
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  26. @@Nando 12 avevo scritto in premessa che proprio su questo forum avevo letto una discussione nella quale si davano indicazioni circa la possibilità di riconoscere la zecca di Roma o Napoli senza guardare il bordo. Infatti nella zecca Roma le punte del giglio non sono ricurve verso l'interno; l'occhiello inferiore del giglio é chiuso; la gambetta della "N" di Tornesi é piatta; la "S" di Tornesi si trova su un livello leggermente più basso rispetto alle lettere che la precedono ed anche il numero "1" di "10" in testa é differente. Se non ricordo male questi dovrebbero essere gli "indizi"
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  27. Beh, un po' di speranza gliela volevo lasciare :rolleyes:
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  28. La situazione è critica ma sulla base del diametro e di quello che resta della legenda del dritto...(io ci leggo ALOYS.CO...) io propendo per un soldo veneziano da 12 bagattini, per Alvise Contarini. http://www.numismaticaivlia.it/negozio/index.php?main_page=product_info&products_id=1533 ciao Mario
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  29. Anche l'editto di Rotari, quindi riguardante la legislazione longobarda, si fa riferimento alla coniazione illegittima, ovvero quella senza autorità refgia, e, ancora una volta, la pena è commisurata alla gravità. "Si quis sine iussionem regis aurum figuraverit aut moneta confinxerit, manus ei incidatur." "Se qualcuno senza ordine del re batte oro o conia moneta, gli sia tagliata la mano". (cap. 242). Tra l'altro, dabbene aveva già fatto riferimento a tale norma, in questa discussione. http://www.lamoneta.it/topic/82573-la-mano-sulle-monete-longobarde/?p=897600
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  30. Ciao @@rickkk, personalmente mi piace di più quella con sorgente fluorescente. Si vede molto lo stacco tra i rilievi satinati e i fondi! E complimenti per la moneta :D :D
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  31. veramente molto bella infatti ha raggiunto quotazioni incredibili in asta ebay kunker
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  32. Siamo un po' carenti sulla parte classica.....cercherò di integrare, anche se classicista di certo non lo sono.....e vado ancora su storie, aneddoti e su quanto dice Catalli : Siamo sulla tosatura ancora a Bisanzio c'era un certo Alessandro, capo della Ragioneria di Stato, carica che lo rese presto ricchissimo ; i bizantini lo chiamavano col nome di Forbicina, per la sua facilità di tagliare intorno alle monete d'oro rimpicciolendole quanto voleva. Forbicina è il nome tra l'altro dell'attrezzo con cui si facevano simili operazioni ( Procopio, La guerra gotica, III, 49 ). Non sappiamo esattamente come fosse l'attrezzo di Forbicina, ma a Siena, al tempo di Cecco Angiolieri, per ottenere lo stesso risultato si usava battere moneta con uno strumento in legno chiamato " trabocchetto ", tale da provocare una spianatura del tondello e poi si tagliava la parte eccedente il tondello. Sarebbe stato difficile accorgersi poi visivamente, al più si sarebbe detto che era un conio stanco. La Forbicina e il Trabocchetto.....queste sono le storie incredibili che ci offre la numismatica e che mi piacciono da matti.....
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  33. Per coloro che non potranno andare venerdì stavo pensando invece di chiedere di tenere aperta la sezione Numismatica la domenica mattina e di parlarne con la direttrice di persona. Mi recherò al Museo una ventina di giorni prima dell'evento per un sopralluogo. :good:
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  34. Rettifico per chi sta aspettando la conferma di lettura @@Papillon Inviato il modulo ieri pomeriggio, ricevuto questa mattina il loro messaggio vero e proprio che mi confermava la ricezione del messaggio. Quindi tempi d'attesa <24h
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  35. Complimenti davvero per tutte le straordinarie monete che hai voluto condividere con noi.....grazie ;).
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  36. Visto che ti sono state fornite le risposte, e soprattutto il link con la normativa vigente su come comportarsi, provvedo a chiudere questo Thread . PS la moneta è forse il falso più brutto e riconocibile che abbia mai visto..
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  37. Tutto è divisibile! Di sicuro ci saranno monete sfuse dovute al fatto che non avranno tutte e 4 lo stesso grado di conservazione. Ne riparliamo quando escono i sets in autunno/inverno, se me lo ricordi posso provare a cercartene una. MM
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  38. Grazie al contributo e all'aiuto dell'amico @@Michelangelo2 ho potuto leggere ed esaminare alcuni passi dello scritto di Tumminelli Mortillaro " Cenni su alcune medaglie siciliane ... " ....interessante forse uno dei pochi se non l'unico che abbia scritto su queste medaglie, a parte l'articolo successivo del Gaudioso che ci porta a conoscenza di una sua medaglia inedita, d’oro a firma del Melazzo sempre per gli stessi eventi. Bene....in questo scritto pur non avendo in collezione una medaglia del tipo che discorro, il Tumminelli presuppone, sapendo che alle esposizioni biennali vennero concesse medaglie d'oro, che queste fossero dello stesso conio di quelle descritte dal Ricciardi al nr. 231 (per capirci del tipo di quella in apertura della discussione - conio F.lli Costanza - solo dritto) e dice fino ad oggi ..... posso dire, dopo accurate ricerche fatte dal sottoscritto, che egli all’epoca dello scritto non sbagliò, infatti quel conio venne usato sia per l'oro che per l'argento nelle diverse esposizioni che si tennero in Sicilia. Poi però nella stesura dello scritto prosegue dicendo che era in suo possesso una medaglia d’argento per l'esposizione del 57 (quindi uguale a quella della discussione e che questa faceva parte di uno dei premi straordinari concessi proprio per quell'esposizione: a questo punto scinde le medaglie d'argento e le divide in ordinarie e straordinarie, affermando che se le ordinarie erano molto più grandi (da 10 ducati) queste, cioè quelle del 57 dal valore di 3 ducati oltre a servire per l'esposizione del 57, il conio, lo stesso, venne usato per le passate esposizioni, ma solo per l'oro, ricollegandosi quindi al discorso fatto in precedenza. Ma a mettere in discussione parte del suo scritto, e non solo, è la medaglia di cui Francesco ci parla spesso e cioè quella concessa al Sig. Natale Aliotta datata 1847, d'Argento, ma conferita per l’esposizione biennele del 1846 ( @@francesco77 c’è la puoi mostrare cortesemente ?); questa medaglia cosa ha di particolare e perchè mette in controversia lo scritto del Mortillaro ?
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  39. Sarà che ho sempre avuto una sincera antipatia per i diritti di posizione, le esclusive, i corporativismi che portano maggiori costi e taglieggiamenti per la povera gente e nessun beneficio al pubblico interesse. Sarà che sono uno di quei volontari che ha "ignorantemente" e gratuitamente prestato il proprio tempo ad un ente per rendere fruibile e comprensibile il proprio patrimonio (ente che non potrà mai pagare per una simile operazione e che quindi semplicemente non renderà più fruibili i propri materiali). Sarà per tutto questo, ma leggo con estremo disagio quanto stai scrivendo e prima di tornare al mio silenzioso disagio vorrei solo farti notare che non necessariamente professionismo e professionalità camminano in parallelo così come cultura e conoscenza non sono necessariamente legati ad un titolo. A tal proposito vorrei proporti questo piccolo spezzone di film, tratto da Will Hunting - genio ribelle, che penso rappresenti in modo impeccabile il succo delle due posizioni qui presenti. http://www.youtube.com/watch?v=3p8ayxvPMYI sinceramente felice di essere fra quelli che serviranno hamburger..... un caro saluto Mario
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  40. Complimenti a tutti e in particolare @@dabbene che riesce sempre a proporre argomenti di grande interesse. Da ex Curatore devo ammettere che in questo ultimo periodo è molto difficile riuscire a coinvolgere attivamente i partecipanti al Forum. Probabilmente sono tempi duri sotto ogni aspetto per tutti e comunque vedere che in molti collaborano scrivendo e anche solamente leggendo mi rincuora. Mi sembra che Mario inizialmente avesse accennato al fenomeno della tosatura delle monete (scusate ma non ricordo se qualcun altro ha poi ripreso il discorso). Attualmente sono interessato alle produzioni monetarie del Senato Romano; ho esaminato sia dal vero che da immagini qualche centinaio di grossi romanini con le insegne (prima metà del XIV secolo circa) e la prima particolarità che emerge all'occhio è che in maggioranza evidenziano vistose tosature. Perché? E' stato facile comprenderne il motivo perché Finetti ne dà una convincente spiegazione in Boni e mali piczoli . Infatti vi fu un riallineamento "spontaneo" da parte del pubblico che reimpiegava i vecchi pezzi d'argento riducendoli al valore dei bolognini. Quindi non un comportamento fraudolento ma bensì "autorizzato". Al contrario a Firenze e in altre aree italiane che non adottarono il bolognino la tosatura fu "discreta" ed è evidente quindi una frode volutamente applicata. Questo per dire che ogni situazione, anche per la falsificazione-contraffazione, va esaminata in base a elementi di fatto che possono avere mille risvolti inaspettati. Molti di questi sono emersi nelle vostre considerazioni. Un bravo a tutti. Cari saluti
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  41. ho ripescato in una vecchia discussione anche la foto del copribottone in mio possesso... la montatura oltretutto è in oro...è punzonata con un titolo basso la foto del cucchiaino invece non ritrovo la foto...deve essere in qualche scheda di memoria...devo ricercarla
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  42. o allora che dire di questa "fusaiole"(mi dispiace nome in Italiano non so)....con il suo bucco in parfeto centro.... -_- ....che faceva girare come una trottoia(toupie),il stecco di legno,o osso per fare filo......ne i ditti delicati di donna.... -_- il "thrace"e la providenza...... :lol:
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  43. Io continuo e insisto nel ribadire se chi giudica una moneta buona può anche indicare i punti da osservare per permettere anche agli altri di farlo. Grazie
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  44. Io ho in casa questa pinza fermacarte con incastonata una moneta di Francesco Giuseppe:
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  45. @@ziocharles2011, A mio parere, gli assegno un BB tirato, sicuramente in mano è molto poù bella.
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  46. Io non ho certo la straordinaria competenza numismatica di @@min_ver o @@Il*Numismatico o altri amici che sono intervenuti nella discussione, nei confronti dei quali nutro sincera stima e ammirazione. Però sono bravo con la didattica, il mio lavoro è cercare di far nascere nelle persone l'interesse per le idee, e mi permetto di dire la mia. Sono dell'idea che un giovane numismatico andrebbe incoraggiato, per il bene della disciplina anzitutto, e che non sia una buona idea bocciare le monete che orgogliosamente presenta e dirgli di riportarle indietro. Lo sappiamo che non avrà fatto un affare (siamo sinceri, chi ha fatto un affare con le prime monete acquistate?), ma chissenefrega se ha speso qualcosa in più, non morirà per questo. Ha acceso una fiammella di entusiasmo, un fuocherello di quella passione che arde in tutti noi e che è ancora flebile: va nutrita e incoraggiata per ora. Sono sicuro che imparerà presto a destreggiarsi meglio. Ma se ora lo si scoraggia rischiamo che quella fiammella di passione si spenga, e sono sicuro che questa sia l'ultima cosa che ognuno di noi desidera.
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  47. Altra domanda, ho letto in vecchie discussioni che le monete non si puliscono, ma a me (almeno al momento) interessa di più riuscire a vedere almeno decentemente il disegno e meno preservare l'integrità del pezzo. Con alcuni centesimi non si distingue praticamente più nulla, non si capisce nemmeno di che nazione siano senza avvicinarli molto all'occhio. Come si può fare, per fare meno danni possibile?
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  48. Spesso è non lettura del post e conseguente risposta buttata li ;-)
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  49. Buona Domenica Non sappiamo se nei primi giorni di quel luglio 1429, i membri del Consiglio dei Pregàdi della Serenissima Repubblica di Venezia – così veniva chiamato il Senato della Repubblica – con le loro lunghe toghe rosse e raccolti nella sala posta al secondo piano del palazzo ducale, fossero oppressi da quella canicola umida che, generalmente, avvolge la città in questo mese. Certamente lo erano per le condizioni politiche, sociali ed economiche dello Stato. Venezia era in guerra e le finanze erano a zero. Pochi anni aprima, il 15 aprile 1423, era stato eletto doge, alla sola età di quarantanove anni, Francesco Foscari, già Procuratore di San Marco. Il Foscari era il personaggio di spicco tra i fautori della politica di espansione territoriale della Serenissima in Italia, necessità che nasceva dall'esigenza di garantire la sicurezza dello Stato in prima persona, senza avvalersi di alleanze con le signorie limitrofe che non davano affatto certezze di stabilità e più volte si erano dimostrate infide, facendo dei trattati sottoscritti, carta straccia. Era la persona giusta per questo scopo; era soprattutto giovane, di ottima presenza e di miglior eloquenza, aveva una mimica oratoria che, stando a quanto ci è stato tramandato dai contemporanei, incantava i convenuti; un vero istrione. Dalla sua elezione e per i successivi 34 anni del suo dogato, furono 34 anni di guerre che costarono a Venezia lunghi e penosi sacrifici, con le finanze in “sconquasso” e le cui conseguenze si trascinarono nel tempo. Il casus belli fu l'alleanza che venne siglata nel dicembre del 1425 tra Venezia e Firenze, già in guerra contro Filippo Maria Visconti; di fatto Venezia apriva un nuovo fronte che servisse ad indebolire Milano e le sue mire espansionistiche. Milano aveva già conquistato precedentemente Imola e Faenza e aveva esteso i suoi interessi a ridosso della Dominante; bisognava fermarla ora, senza alcun indugio. La guerra fu più volte interrotta da paci tanto effimere, quanto brevi; tra il 1425 ed il 1433 le battaglie si susseguirono e Venezia, alla fine, poteva aggiungere al suo dominio di terraferma il Bresciano, il Bergamasco e parte del Cremonese. Noi ci fermiamo qui, al 9 luglio 1429; parlare delle successive fasi della guerra ci porterebbe troppo lontano dal nostro tema. Il Papadopoli, nel suo libro “Le monete di Venezia”, ci dice che in questo giorno il Consiglio dei Pregàdi determinava che con il quarto di tutto l'argento che i mercanti vendevano a Venezia e che avevano l'obbligo di consegnare in zecca per farne moneta, si dovevano coniare i soldi nella forma usata e due nuove monete: l'una da due soldi (pari a mezzo grosso) e l'altra da 8 soldi (pari a 2 grossi); l'argento impiegato per tale produzione doveva essere suddiviso in uguale proporzione e cioè per 1/3 ciascuna. Veniva anche confermato che la lega delle monete, sia quelle nuove, sia la vecchia, doveva essere quella solita, tale per la quale 104 soldi fossero pari ad un ducato; si confermava altresì la produzione solita del grosso ad uso dei mercanti che lo utilizzavano in Levante. Il mezzo grosso, seppur col nome di mezzanino, era una moneta che la zecca veneziana aveva già coniato, anche se aveva caratteristiche differenti da quest'ultimo e l'ultima sua coniazione era avvenuta ai tempi del doge Andrea Dandolo (1342 – 1354); era quindi passato quasi un secolo e quella moneta era ormai sconosciuta ai tempi del Foscari, tant'è che non riprese nemmeno la vecchia denominazione; il grosso da otto soldi, chiamato grossone, era invece un nuovo conio che non aveva precedenti. Ma quali erano le motivazioni che avevano spinto Venezia a produrre le due nuove nonete? Sempre il Papadopoli scrive che le monete da uno, da due e da otto soldi erano state coniate perchè venissero spedite nei nuovi territori entrati a far parte del dominio, in particolare il bresciano ed il bergamasco, poiché quelle provincie erano invase da monete forestiere. Più esplicito quello che viene riportato nel “Capitolar dalle broche” - Giorgetta Bonfiglio Dosio, Bibliotheca Winsemann Falghera, Editrice Antenore Padova 1984: “De le sorascrite veramente tre sorte over qualittà de monede debia esser manda' mo' e de tempo in tempo a le parte bressiane e pergamesse quella quantitade, la qual serà deà de bexogno in numero dei denari, i qual de tempo in tempo serà mandadi per le page de le nostre ziente d'arme, aziò che quele monede rezeva chorso debito si per honor chomo utilitate nostra e contentamento de' sudditi nostri.” Analizzando le motivazioni scritte nel capitolare, possiamo evincere che le motivazioni erano più d'una, non solo quella addotta dal Papadopoli. Vogliamo scriverne? In particolare del “Grossone”, moneta da otto soldi veramente nuova nel contesto della monetazione veneziana; moneta che non si rifà a precedenti emessi e che solamente dopo quasi ottant'anni verrà nuovamente coniata, sotto il dogato di Leonardo Loredan (1501 – 1521), ma in un contesto sociale, economico e monetario drasticamente cambiato rispetto a quello in essere al tempo del Foscari. Intanto posto qualche immagine...... saluti luciano
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