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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/18/14 in Risposte

  1. Oggi ho deciso di mostrarvi una tra le monete napoletane di Alfonso I d'Aragona più rare ed affascinanti, la scelta del nummo che presenterò non è casuale, si tratta di una delle tipologie preferite dal sottoscritto e alla quale sono maggiormente legato, basti dare un'occhiata alla prima moneta presente nel mio sito personale. http://www.ilportaledelsud.org/francesco_di_rauso.htm Napoli. Alfonso I d'Aragona re di Napoli (1442-1458) Sesquiducato in oro da 1,5 ducati coniato tra il 1450 e 1455. Diametro: mm. 27. Grammi 5,28. (leggera limatura sul taglio e segnetto al dr.) Al dr./ + : DNS : M : ADIVTOR : ET : EGO : DESPI : INI : ME. Il re Alfonso I d'Aragona con armatura e spada su cavallo al galoppo a destra. A sinistra: S. Al rov./ + : ALFONSVS : D : G : R : ARAGON : SI : VL : FA. Stemma aragonese inquartato, palato al 1° e al 4°. (CNI 1. Pannuti Riccio 1c) Le foto non sono professionali ma sono state scattate tempo fa in un ambiente a luce naturale, l'angolazione adottata spero metta al meglio in risalto rilievi e tonalità del metallo, da notare le rigature presenti nel rovescio che fanno da sfondo alle armi dello stemma (specie nel 1° e 4° palato), l'alfonsino d'oro mostra re Alfonso in tutta la sua grandezza ed imponenza, a parte la rarità e lo stato di conservazione eccezionale, è forse la moneta più emblematica di questo sovrano. Il nominale aureo da un ducato e mezzo è noto anche come “alfonsino d'oro” o “sesquiducato” ed aveva un valore pari a 15 carlini, esso venne battuto unicamente ed esclusivamente a Napoli dal 1442 al 1458 e fu il più grande nominale aureo battuto fino in quel momento nella capitale del regno. Per comprendere al meglio l'importanza del periodo storico nel quale venne battuto questo pezzo di storia torniamo indietro di qualche anno, e precisamente in una Napoli, capitale di un regno disastrato dal potere e dai vizi degli ultimi angioini: Giovanna II d'Angiò (1371-1435 Napoli), dal 1414 regina di Napoli, passata alla storia più per la vita licenziosa che per meriti politici, nel 1386 andò in sposa a Guglielmo d'Asburgo e, rimasta vedova, sposò in seconde nozze Giacomo II di Borbone contro il quale, espressione della strapotenza francese nel regno, i baroni si ribellarono. Giovanna elesse allora nel 1417 gran siniscalco il proprio amante, il nobile Giovanni Caracciolo, detto Sergianni, fino ad allora un oscuro notaio. Sergianni divenne il vero detentore del potere a Napoli e ben presto si inimicò anch’egli i baroni, che offrirono nel 1419 la corona del regno a Luigi III d'Angiò (1403-1434), figlio di Luigi II. Contavano sull’aiuto del papa Martino V. Crederono di avere gioco facile perché Giovanna, nonostante i numerosi amanti, non aveva figli. La regina però scoprì la congiura e invocò l'aiuto del giovane Alfonso d'Aragona, re di Sicilia, Aragona e Catalogna, nominandolo nel 1421 suo erede. Alfonso, che poi sarà detto “il Magnanimo”, ai primi di settembre del 1421 giunse a Napoli. Per due anni egli si prodigò per farsi riconoscere i diritti ereditari dal papa; pazientemente attendeva che la regina abdicasse in suo favore. Non avvenne niente di tutto ciò: anzi la regina entrò in contrasto con il giovane aragonese e nel 1423 nominò nuovo erede proprio Luigi III d'Angiò, creandolo duca di Calabria! Alfonso non accettò di farsi da parte, e nell'ottobre del 1423 assediò militarmente Napoli con l'intenzione di imprigionare la regina e spedirla in Catalogna. La città capitolò: la regina Giovanna riuscì a salvarsi a stento. Alfonso, affidato il governo di Napoli al fratello don Pietro, fece rotta su Ischia, dove resisteva nel Castello una forte guarnigione angioina. Tre soldati si arrampicarono tra le rocce, da un lato ritenuto dagli assediati inattaccabile, e quindi presidiato da poche guardie. Presero così di sorpresa le sentinelle e dall'alto della rupe calarono le corde consentendo l’invasione. Dopo cinque ore di combattimento, la cittadella era espugnata. L'anno dopo Luigi III d'Angiò riuscì a rioccupare Napoli. Nel 1432 Sergianni Caracciolo rimase ucciso in una congiura di palazzo. Giovannetta revocò l'adozione e decise di riadottare Alfonso! Alfonso sfruttò l'occasione per impossessarsi della corona. Giovanna si rivolse nuovamente a Luigi III d'Angiò, che però morì nel 1434 a Cosenza. Neanche un anno dopo, a 64 anni, moriva Giovanna II: prima di spirare, la regina nominò erede Renato d'Angiò (1409-1480), fratello del defunto Luigi III. Il 12 giugno 1442, dopo altri sette anni di guerra e ripetuti successi militari su Renato, Alfonso entrava trionfalmente a Napoli. Il re di Sicilia era dotato del maggior parco di artiglieria dell'intera Europa e, nell'ultimo assedio, che iniziò il 10 novembre del 1441, ridusse il Maschio Angioino ad un ammasso si macerie, poi da lui stesso ricostruito con il nome di Castelnuovo. Riuscì il 12 giugno del 1442 a penetrare nella città in modo romanzesco attraverso quel pozzo di Santa Sofia, già utilizzato dagli invasori bizantini 900 anni prima. Alcuni mesi dopo la conquista del regno Alfonso, per impressionare la fantasia popolare e gli ambasciatori degli stati esteri, volle inscenare un clamoroso e fantasmagorico ingresso nella capitale. La scenografia dell’evento fu improntata allo stile dei trionfi dell’antica Roma: fu così eretto l’arco in marmo, ritenuto all’epoca il più insigne momento civile delle arti rinnovate in Italia, nella facciata principale del Maschio Angioino. La memoria di questa solenne cerimonia ci è stata tramandata da cronisti e poeti del tempo, come Gennaro Maria Monti. Questi racconta fedelmente «come lo re Alfonso d'Aragona entrò nella città di Napoli col carro trionfale. Alli 1443 alli 26 del mese di Febbraio di Martedì alle 15 hore entrò lo Re Alfonso d'Aragona col Carro Trionfale, et entrò per la porta del Mercato, e prima lo suo entrare fece rompere, et abbattere tante canne delle mura della detta Città di Napoli trionfando come l'antichi Sovrani. Sopra lo detto Carro, Sua Maestà sedeva con lo scettro …» Successivamente Alfonso si rivelò un sovrano "illuminato" e generoso, che seppe fare del regno un centro artistico e culturale. Con lui, dopo circa due secoli e mezzo, la Sicilia e la parte continentale del Regno si ritrovarono sotto lo stesso sovrano, che fu chiamato "Re delle Sicilie". Nel 1446 si impadronì anche della Sardegna, diventando re della principale potenza occidentale nel Mediterraneo. Il 17 giugno 1458 Alfonso moriva senza coronare il sogno di conquistare anche Genova, dominata, per conto del re di Francia, da Giovanni d'Angiò figlio di Renato, che s'era fatto incoronare come legittimo re di Napoli. La Repubblica di Genova aveva costituito il nemico più prossimo e reale di Alfonso, che perciò si occupò molto poco dell’espansionismo turco-saraceno. Il settantaduenne monarca, il giorno prima di morire aveva dettato il suo testamento, nel quale ribadì che lasciava Napoli al figlio naturale Ferdinando (o Ferrante) mentre la Sicilia sarebbe passata al fratello Giovanni. (Fonte: www.ilportaledelsud.org ) Al dritto della moneta qui postata è possibile ammirare tutta la potenza del sovrano aragonese, padrone oramai di mezzo mediterraneo, precisamente la sua coniazione non iniziò a Napoli ma a Gaeta e precisamente dal periodo in cui Alfonso scelse come base operativa la città tirrenica per la sua posizione strategica, ad oggi le monete gaetane non sono distinguibili da quelle coniate a Napoli, la coniazione a Gaeta sarebbe testimoniata dall'esistenza di un documento datato 25 agosto 1440 nel quale figura come credenziere della zecca di Gaeta un tale Gilforte de Ursa de Messina, altri i documenti nei quali figurano come maestri di zecca operanti in questa città dopo il 1442 (Guido d'Antonio dal 1441 al 1448; e Giovanni de Ponte 1461) ma non è possibile stabilire con certezza se la presenza di una zecca e relativo maestro di zecca in una città del regno sia sinonimo di coniazione realmente avvenuta, spesso la zecca era intesa anche come un ufficio che aveva il compito di controllare e saggiare la bontà dei metalli delle monete che transitavano in città, con questo non voglio dire che Gaeta non coniò ma è bene andarci con i piedi di piombo. Altra questione affascinante riguarda il cimiero di Alfonso, recante un drago alato. I cimieri assumono un'enorme importanza nell'araldica del XIV e XV secolo, al punto che "le bon roi Reneé", l'ultimo rivale di Alfonso sulla strada verso la corona del Regno di Sicilia citra Pharum, gli dedicò un apposito trattato, si dice miniato di suo pugno, il Traité de la forme et devise d'un tournoi, dove appunto i cimieri hanno un particolare rilievo, come in questa straordinaria miniatura ivi contenuta: In una nota della sua opera sulle monete di Carlo VIII, il Fusco, sulla scorta di Scipione Mazzella, accenna al particolare valore che il cimiero ebbe nella contesa dei due papabili eredi della regina Giovanna: "Renato di Angiò, fugati ch'ebbe gli aragonesi dai dintorni di Napoli, si tolse per impresa un bue portando sul dorso lo scudo di sua stirpe, col motto francese PAS A PAS, per dinotare ch'egli al pari del bue, il quale sebbene cammina assai lentamente, non è però che col tempo non vada molto lungi. [...] A competenza di questa impresa di bellissimo intendimento, Alfonso ne inventò un'altra, che aveva un dragone tutto stizzoso ed adirato con regia corona sul capo, col qual corpo senza anima volle dinotare ad un tempo medesimo la forza e la vigilanza sua, mercé le quali virtù senz'altro lo avrebbe cacciato di trono." Segue la leggenda, in origine dovuta al Summonte, secondo cui i primi alfonsini si sarebbero coniati con l'oro proveniente dalla fusione della statua di San Michele Arcangelo al Gargano. Il re d'Aragona in sella ad un destriero bardato di gualdrappa con i colori del casato in una minatura da "Le Grand Armorial Equestre de la Toison d'Or" (1440 ca.): @@JunoMoneta L'ipotesi di Mazzella e Fusco è affascinante, non fosse che l'impresa del dragone alato figura già, riferita alla casa d'Aragona, in una pagina dell'Armoriale danese di Gelce o Gheldria, redatto tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, quando Alfonso il Magnanimo era probabilmente in fasce: Di seguito il link di un'interessante discussione sul tema. Alla pag. 2 di questa discussione è possibile ammirare quanto scritto nel 2010 dall'amico Giuseppe (Junomoneta). http://www.lamoneta.it/topic/62311-sesquiducati-napoletani-doro-di-alfonso-daragona/page-2 La sigla S al dritto del sesquiducato protagonista di questo post indica l'iniziale del maestro di zecca Francesco Senier operativo alla zecca di Napoli tra il 1450 e 1455, la zecca di Napoli coniò in quel periodo una gran quantità di sesquiducati senza sigle, tanto che ad oggi tutte quelle non siglate risultano essere di una certa reperibilità sul mercato, pochi o pochissimi invece gli esemplari battuti a Napoli e siglati dai maestri di zecca. A parere di chi scrive, stando ad una classifica basata sulla consultazione di vari cataloghi d'asta, gli esemplari con la sigla S risultano essere proprio quelli più rari. Su Alfonso d'Aragona c'è da scrivere molto sul punto di vista numismatico oltre che artistico, con la sua ascesa sul trono napoletano Napoli divenne fulcro della corrente artistica rinascimentale, Alfonso il Magnanimo elesse Napoli come sua residenza principale e fece della città importante crocevia di artisti e letterati, grazie a lui Napoli era considerata a sud di nessun'altra città ma al centro del Mediterraneo. Alcuni link utili: http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1936c.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a1.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a2.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a3.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1981b.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1983a.pdf
    14 punti
  2. Grazie a tutti per gli immeritati complimenti. Cerco solo di far del mio meglio senza pretendere di essere infallibile. Alla fine è la partecipazione quella che conta, ho ben capito lo spirito di questa discussione e sono d'accordo con voi, ecco perchè ci tenevo ad impegnarmi, lo spirito d'unione del forum deve prevalere su tutto. Perdonate se a volte accolgo con molto ritardo l'invito a partecipare o se mi sfugge qualcosa, purtroppo tra famiglia, lavoro, organizzazione convegno partenopeo, risposte alle continue e-mail ed altro ........... non riesco ad accontentare tutte le richieste. E se a tutto questo aggiungiamo la calura e l'umidità allora diventa tutto più difficile. Quello che posso raccomandare a Mario @@dabbene , è di continuare incessantemente ad invitare altri giovani a partecipare. Bisogna spronare i numismatici e cercare di fare emergere la vena pubblicistica che c'è in ognuno di noi, divulgare la passione per la numismatica e non confondere questa nobile disciplina con i soliti discorsi commerciali o peggio ancora sulle conservazioni ........."è FDC o q.FDC?" "La presenza o meno del pelo in superficie influisce sul valore commerciale o no?", "quanto vale?", eccetera. Guardare al lato commerciale di una moneta/medaglia è importantissimo ma non fondamentale, il giusto equilibrio è d'obbligo, "allegate sempre un documento storico alla fattura d'acquisto", cercate di non perdervi nei meandri delle conservazioni e quotazioni. La numismatica è importante perchè non è un surrogato o una sotto-materia della storia ma la storia tra le mani, quindi forza amici, scrivete, scrivete e scrivete! .......... e se possibile scrivete articoli da pubblicare nelle nostre riviste numismatiche perchè è grazie a loro che resterà un ricordo incancellabile della vostra passione ............. @@odjob dico bene?
    3 punti
  3. Salve a tutti! Con l'approvazione dei Curatori, sottopongo all'utenza il mio progetto di studio, il cui scopo è - una volta concluso il lavoro - tornare davvero utile a tutta la comunità. Il mio progetto è studiare nei minimi dettagli i falsi del Regno e le sue tipologie, con uno scopo ben preciso: non solo tornare utile a tutti i collezionisti, ma innanzitutto servire come indicazioni base ai non collezionisti, che molto spesso si rivolgono agli esperti del forum per identificare e valutare i ritrovamenti o le eredità. Sappiamo tutti che alcune tipologie sono falsificate all'inverosimile; molto di frequente ci sono sottoposte richieste di valutazione per falsi abbastanza comuni. Pertanto, l'obiettivo sarà costruire un prontuario chiaro, preciso e veloce a partire da un lavoro molto accurato. La struttura della discussione si formerà in itinere, ma certamente organizzerò le tipologie in ordine di frequenza dei loro falsi e delle riproduzioni. Sarò io ad occuparmi dei permessi per utilizzare immagini e riferimenti. Apro questa discussione perché possa diventare un progetto di gruppo grazie alla vostra esperienza. Vi chiedo, se volete, di segnalare esempi importanti o discussioni significative all'interno del forum, a seconda di quel che ricordate; più ricca sarà la collezione di link, meglio fruibile diventerà la risorsa! Questa discussione farà da post generale per il progresso del lavoro. Il primo messaggio sarà man mano modificato e saranno aggiunti i vostri contributi. Ringrazio i Curatori toto e centurioneamico per aver già offerto rispettivamente: una bibliografia essenziale e tanta esperienza, nozioni tecniche sui falsi e tanta esperienza. Il post sarà aggiornato più tardi con l'elenco dei contributi vero e proprio. Un grazie sentito a tutti! Elisa
    3 punti
  4. Il 19 Agosto del 14 , a Nola , moriva Augusto , ricorre quindi domani il II millennio della morte del primo Imperatore romano , uomo per tanti aspetti controverso , ma comunque di levatura eccezionale le cui riforme dello Stato durarono per circa tre secoli . Ricchissima la serie monetale emessa che ne consacra la divinita’ , sotto alcuni tipici esemplari , molti furono emessi postumi dai successivi Imperatori , credo fino agli Antoniniani di Traiano Decio . La moneta in foto , sesterzio , che rappresenta il funerale di Augusto seduto idealmente su un carro e trasportato da quattro elefanti e’ di carattere simbolico ed allegorico in quanto l’ elefante rappresenta l’ Aeternitas ; il reale funerale di Augusto e’ tramandato da Svetonio , nella Vita di Augusto , eccone in particolare alcuni passi : Tomi XCIX e C : “……….prima di spirare diede un unico segno di alterazione mentale , quando , con un improvviso terrore , si lamento’ che quaranta giovani lo stavano trascinando via . Ma anche questo fu piu’ un presagio che un’ attenuazione della coscienza , perche’ tanti furono i soldati pretoriani che portarono la salma all’ aperto . Mori’ nella medesima camera in cui era morto suo padre Ottavio , sotto il consolato dei due Sesti , Pompeo e Appuleio , il quattordicesimo giorno prima delle calende di Settembre , all’ ora nona , trentacinque giorni prima di compiere settantasei anni . I Decurioni dei municipi e delle colonie trasportarono il cadavere da Nola a Boville di notte a causa della stagione , depositandolo fra una tappa e l’ altra nella basilica di ciascuna citta’ o nel massimo tempio cittadino . Da Boville lo prese in consegna l’ ordine equestre che lo porto’ nell’ Urbe e lo pose nel vestibolo della sua casa ……….posto pero’ un limite alle onoranze , ricevette due volte l’ elogio funebre davanti al tempio del Divo Giulio , da Tiberio , e davanti ai vecchi rostri , da Druso , figlio di Tiberio , quindi la salma fu portata al Campo Marzio sulle spalle dei Senatori e li fu cremata . Non manco’ un ex Pretore che giuro’ di averne visto l’ immagine dopo la cremazione mentre saliva in cielo . I primi dell’ ordine equestre , vestiti con la sola tunica , senza cintura e a piedi nudi , ne raccolsero i resti e li deposero nel suo Mausoleo……..” Accanto alla figura di Augusto , e’ giusto ricordare anche due importanti e fedeli uomini che furono di aiuto determinante e costante ad Augusto nel corso di tanti anni , fino alla loro morte e con il loro supporto , oltre alle innate capacita’ politiche di Augusto , contribuirono al successo del lungo percorso storico e politico del figlio adottivo di Cesare ; questi furono Marco Vipsanio Agrippa , principalmente per la parte militare e successivamente architettonica di Roma , morto il 12 a.C. e Caio Cilnio Mecenate , per quella politica e culturale , morto l’ 8 a.C. ; la figura storica di Mecenate e’ forse quella meno conosciuta , di Vipsanio Agrippa al contrario sappiamo tanto ed e’ superfluo qui ricordarlo , in merito a Mecenate , credo sufficiente ricordare il commento di lui fatto dallo storico Velleio Patercolo , che lo descrive e lo sintetizza , come : “insonne nella vigilanza e nelle emergenze , lungimirante nell'agire , ma nei momenti di ritiro dagli affari più lussuoso ed effeminato di una donna”.
    2 punti
  5. et voilà cosa ne pensate un duro sacrificio con il polso che non va :hi: PRINCI • PEDEM • REGES • CYP • MAR • IO • BAP • VIC • AM • II • D • G • DUC • SAB •
    2 punti
  6. Certo, si è mantenuti la pace in Occidente con il rischio perenne per 45 anni di distruggersi a vicenda con il nucleare. Sinceramente avrei evitato. E poi dopo la caduta dell'URSS dove stanno tutte queste guerre in Europa a parte quella di Jugoslavia? (tra l'altro conseguenza inevitabile dalla caduta del comunismo in Russia). E aggiungo: meno male che è caduta così in fretta (ci sono voluti quasi 20 anni di stagnazione economica per farla cadere quindi neanche tanto brevemente), se no il progetto dell'Unione Europea sarebbe stato sicuramente rimandato per chissà quanti altri decenni...
    2 punti
  7. Perbacco Francesco, un tondello straordinario, una delle massime espressioni incisorie, poi gli eventi storici che l'accompagnano, fanno di questo nominale un unicum per taluni aspetti. La pregevolezza artistica non può che arricchire l'animo di ognuno di noi.. Allora è vero che i sogni diventano realtà, questo intervento ha confermato pienamente che lo spirito aggregativo, puo' consolidare ulteriormente i valori che ci hanno contraddistinto per anni, stimolandoci a continuare questo splendido cammino verso il sapere.. Eros
    2 punti
  8. @@stuyvesant buona sera La moneta è di Velia come da te già indicato L'etnico IELETON doveva essere sotto la linea d'esergo come puoi vedere dagli allegati Le immagini sono ricavate dal libro: Garrucci, Le monete dell'Italia antica tav. CXIX dalla n. 7 alla n. 21 La prima immagine mostra i vari tipi del nomos di Velia; e qui non ci sono tutti. La seconda immagine è di una moneta fronte e retro che pare come la Tua; e di un altro retro che pure è più indicativo/vicino alla tua . tanti saluti Pietro
    2 punti
  9. L'etimologia della parola "labirinto" è abbastanza complessa e l'opinione di Plutarco riferisce solo una delle interpretazioni possibili (anche se fra le più probabili) è può essere meglio spiegata nel seguente link: http://etimoitaliano.blogspot.it/2014/01/etimologia-della-parola-labirinto.html LABIRINTO L'etimologia della parola labirinto rimane tuttora incerta e controversa. Riportiamo qui alcune interpretazioni più accreditate: Una prima interpretazione etimologica sembra ricondurre la parola labirinto al greco λαβύρινθος (labýrinthos), usato nella mitologia per indicare il labirinto di Cnosso. La parola di origine pre-greca, trae la sua derivazione dal lidio labrys = bipenne, l'ascia a due lame, simbolo del potere reale a Creta. La parola "labirinto" significherebbe, quindi, "palazzo dell'ascia labrys" con il suffisso -into a significare "luogo" cioè il palazzo del re Minosse a Cnosso, caratterizzato dalla pianta intricata all'interno del quale sono state rinvenute diverse raffigurazioni dell'ascia bipenne; Dalla radice greca laf- di làas -> làfas da cui il latino lapis = pietra, per indicare le caverne e le cave di metalli il cui intricato percorso fa perdere il senso dell'orientamento. Dal greco λαβιριον (làbirion) cioè cunicolo scavato nel sottosuolo, che si dirama in varie direzioni o da λαβιρος (làbiros) = cavità; Dal greco λαμβάνω (lambàno) = prendo e ρινάω (rinào) = inganno, cioè "cado in inganno", appunto per la conformazione inestricabile ed ingannevole propria del labirinto; Dalla lingua egeo-anatolica e precisamente (pre)greco leberhís,-ídos = coniglio da cui successivamente il latino lepus,-oris = lepre, per indicate, appunto la tana di questo animale che scava intricati cunicoli sotterranei.
    2 punti
  10. Una risposta esatta è pressochè impossibile poichè allora - come oggi - erano presenti, col passare degli anni, fenomeni inflattivi (più frequenti) e deflattivi (rari) che modificavano il potere d'acquisto della moneta. Faccio un esempio relativo alla realtà che studio e che meglio conosco: il Principato di Piombino. Nel 1449 una libbra di acerti (sgombri) costava 8 denari e una libbra di palamite ne costava 10, ma nel 1530 gli stessi pesci costavano entrambi 1 soldo (= 3 quattrini = 12 denari). Sempre nel 1449 una libbra di fagioli costava 2 soldi e 8 denari (= 32 denari) mentre nel 1695 il prezzo era salito a 3 soldi e 4 denari (= 40 denari). Nel 1635 il compenso per il Bargello che accompagnava un condannato all'esecuzione capitale era di 30 lire (1 lira = 20 soldi = 60 quattrini = 240 denari), invece per una foratura di lingua o per la gogna, lire 15. Testoni e ducati erano per le transazioni più importanti, visto che mediamente tra il XVI e il XVII sec. un ducato d'oro valeva intorno alle 7 lire e 4 soldi mentre un testone attorno alle due lire. Di fatto circolavano solo tra i nobili e i grandi mercanti. Il grosso aveva un valore di circa 25 quattrini ed era il massimo che girasse nelle borse o scarselle di operai, contadini, pescatori, muratori, ecc. So di non essere stato esauriente ma spero di aver dato almeno l'idea.
    2 punti
  11. Non era questione di dimostrazione generica di forza ma un di affrettare la conclusione del conflitto perchè i sovietici stavano pensando d'invadere l'Hokkaido. Non era ancora tempo di guerra fredda ma già da allora cominciava a farsi strada la sensazione che il prossimo nemico sarebbe stato l'URSS, quindi era meglio tenere sotto controllo tutto il Giappone senza avere i sovietici in Hokkaido (che in quel caso è facile immaginare sarebbe diventato la "Repubblica Popolare Giapponese" comunista e alleata dell'URSS).
    2 punti
  12. Questa mattina al circolo numismatico di Torino , il dott.E. Montenegro , come da tradizione , ha consegnato ai partecipanti alcune copie del nuovo Catalogo Montenegro 2015 Nel 2015 si festeggiano i XXX anni del catalogo passato nel 1984 dalla gestione del comm. Cesare Bobba a quella del dott. Eupremio Montenegro. I miei complimenti all' autore ed editore per il traguardo raggiunto .
    1 punto
  13. Ciao Cobiniano : approfitto della tua competenza e disponibilità per cercare di capire il perché di una definizione relativa ad una pezza araldica. Quando venne creato lo stemma del Comune di Calderara di Reno, in provincia di Bologna, furono tenuti presenti i blasoni di famiglie storiche che nel medioevo furono importanti per la storia del luogo, come gli Ubaldini, Signori del Mugello, a cui appartiene la testa di cervo che vi campeggia e che in antichi documenti araldici viene definita come "massacro di cervo". Questa definizione mi ha incuriosito. Ho pensato che forse era stata definita così in quanto spiccata dal busto dell'animale che di fatto non è ritratto per intero, di qui il termine "massacro", ma non ne sono affatto sicuro. Forse ti è già capitato di riscontrate tale definizione ? Grazie, saluti cordiali.
    1 punto
  14. Allora mi lancio anch'io: la moneta di cui vorrei parlare è il 50 Franchi Francesi "Hercules" coniato dal 1974 al 1980 anche se nell'ultimo anno era destinata solo alle serie divisionali confezionate. Il disegno riprende i 5 franchi del milleottocento. peso 30 grammi diametro 41 mm argento 900 da ragazzo mi ricordo che mia nonna ne aveva: gliele avevano date quando ritirava la pensione ed avevano corso legale, finché l'argento contenuto non ha superato il facciale... ( ad inizio 1980 c'è stata una esplosione del prezzo dell'argento) è curioso come anche prima di questo recente scoppio del prezzo dell'argento in Francia davano parte del resto in posta con monete da 5 euro d'argento (ma stavolta con la seminatrice ;) buona serata :)
    1 punto
  15. @@ak72 e @@francesco2002 In effetti ritengo che questa sia una delle imitazioni del tirolino di Merano, moneta di grande successo e per questo oggi ancora abbastanza comune. In base a quanto riesco a leggere delle legende (tra parentesi le lettere che mi risultano illeggibili) dritto: MO(NETANOV)AG(OSL)ARIE / aquila ad ali spiegate. verso: O.CR VX.G (LORI) OSA / doppia croce di cui una intersecante la legenda. penso si tratti di un grosso tirolino prodotto dalla città sassone di Goslar fra il 1552 e il 1555, moneta sicuramente più rara dell'originale che imitava. Di seguito allego un'immagine per confronto... tratta dal seguente sito https://www.gmcoinart.de/auction/GOSLAR_Stadt.aspx?los=4367&lager=00103&ActiveID=1511〈=en ciao Mario
    1 punto
  16. Beh io veramente sto scrivendo ed è per questo che non sono molto assiduo nel forum.Vorrei ,questa volta,pubblicare un libro attinente,ovviamente ,a storia e numismatica. Sono a buon punto --Salutoni -odjob ovviamente non mi sono segregato in casa,proprio ora esco e vado a caccia....... .........di fica
    1 punto
  17. Cia GG, se vedo bene epsilon SIS crescente con punto sopra in esergo, Chi-Ro nello stendardo, legenda CONSTANTI-VSPFAVG (tipo Cs3), busto con drappeggio e corazza con diadema di alloro e rosette (tipo D5). Direi RIC VIII Siscia 98, settembre 337 - primavera 340. Bella monetina, le GE con Chi-Ro sono le più interessanti :)
    1 punto
  18. Perchè se una moneta non ha valore venale tu la butti nella pattumiera? Anche se di scarso valore commerciale, il valore storico rimane altissimo. La frase della pattumiera non dovresti scriverla nemmeno per scherzo....
    1 punto
  19. Allora te la fotografo io!!!!!!!! :) peccato che son distante... :( Le Savoiarde sono sempre una passione sopita, mi contento di leggerle sul Biaggi
    1 punto
  20. Beh, che dire ? Complimenti.....grande pagina divulgativa.....se il risultato è questo, allora continuo a spronarvi :blum: :blum:.....la tattica funziona :blum: ,ovviamente per chi volesse cimentarsi a sua volta ora basta anche molto, molto meno, anche una sola moneta con la sua descrizione che possa insegnare e incuriosire.....il PROGETTO comunque continua per chi vorrà e potrà, certamente, viste le letture, credo che valga la pena con obiettivo far poi dire a qualcuno che sta leggendo.....tutto sommato perché no ?
    1 punto
  21. Ho ricevuto anche io il modulo per la divisionale, finalmente avrò la serie di Monaco dopo tanti anni. Sent from my Galaxy Nexus using Lamoneta.it Forum mobile app
    1 punto
  22. @@angelonidaniele, gran bel colpo, complimenti per la new entry. :) :) :)
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  23. Ciao @@ggpp The Top, ottima la Tua classificazione: Riguardo l'asse di Domiziano, moneta abbastanza comune, è un peccato solo che sia decentrata, sono ben leggibili le legende al diritto ed al rovescio. Asse di Domiziano con Moneta Augusta, se il consolato effettivamente è il XVI, altrimenti per la sua classificazione, bisogna vedere l'anno esatto... Domitian AE As. IMP CAES DOMIT AVG GERM COS XVI CENS PER P P, laureate head right / MONETA AVGVSTI, Moneta standing left, holding scales and cornucopia. RIC 756, Cohen 333. Antoniniano di Salonina: Salonina Silvered AE Antoninanus. Asia, 267 AD. SALONINA AVG, diademed bust right on crescent / VENVS AVG, Venus standing left with helmet & spear; PXV in ex. RIC 86. Saluti Eliodoro
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  24. cmq grazie a tutti x la Vostra gentilezza e disponibilità
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  25. Dovresti inserire peso e diametro. Per me si tratta di un asse di Tito, il ric 215.
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  26. @@rintintin bravo ,ti sei fatto un bel regalo di compleanno Auguri
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  27. Ti posso fornire solo una immagine "ripulita" del fondo nero. Proviene dall'asta Heritage n. 378/2005, n. 12094, peso g. 14,88 e diam. 31 mm L'opera di Ntantalia si trova nella biblioteca Germanica qui a Roma. Se ti interessano le pagine che riguardano i medaglioni con URBS ROMA, posso scovarle, ma dovrai attendere un paio di settimane (la biblioteca riapre solo a settembre)
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  28. Ciao, non hanno un valore numismatico ma solo quello intrinseco per l'oro e l'argento, a meno che non trovi qualcuno che colleziona Bergamo e il Papa e allora può pagarti qualcosa di più.
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  29. Leggi con calma le istruzioni, comunque come già ti hanno detto, visto anche il peso, è sicuramente un riconio.
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  30. Direi un falso senza alcun dubbio. Forse di produzione non troppo recente ma direi comunque già del xx secolo.
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  31. farò un giro al convegno giovedì e/o venerdì :pleasantry:
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  32. Concordo pienamente!!!!!!!!!!!!!!!!!
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  33. Tommaso Mocenigo (Doge 1413-1423). +TOMOCDVX
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  34. Infatti senza foto non si capisce molto, conta moltissimo lo stato di una moneta per poter capire il suo reale valore. Ma comunque non esiste il 10 centesimi del 1865, quindi con le foto si può capire se è un falso, un possibile errore di coniatura o addirittura la moneta è messa così male che non hai letto bene l'anno
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  35. Se può interessare, come si legge nella nota sotto la didascalia di questo rarissimo tetra di Lisimaco da Tenedos ci può essere una connessione fra il labrys (doppia ascia) in esergo e il più recente labirinto greco. KINGS of THRACE. Lysimachos. 305-281 BC. AR Tetradrachm (16.66 g, 1h). Tenedos mint. Civic issue, struck circa 200-150 BC. Diademed head of the deified Alexander right, with horn of Ammon / Athena Nikephoros seated left, left arm resting on shield, spear behind; star and monogram flanking labrys in exergue. M.J. Price, “Greek Coin Hoards in the British Museum” in NC 1969, p. 12, 53 var. (no star); otherwise unpublished. Good VF, a hint of die rust on obverse. An unpublished issue from a very rare mint for Lysimachos. Coins of Lysimachos from Tenedos are very rare, with only a handful of specimens known. Hoard evidence establishes a date for this issue in the early-mid 2nd century BC. The salient feature of all examples is the presence of a labrys located in the center of the exergue, a symbol which appears on the coinage of Tenedos at least as early as the end of the 6th century BC. A double-bladed ax, the labrys assumed a religious function as far back as the Minoan Period, and may be connected with the later Greek labyrinthos. Plutarch (Mor. 45.2.302a), states that labrys was the Carian word for ax and was associated with the Carian Zeus Labraundos. The janiform head on the obverse of pre-Alexandrine coinage of Tenedos, comprising bearded and beardless heads, reflects the two blades of the ax on the reverse; the labrys would then be the physical embodiment of the dual power of these two divinities. Who these figures may be is a matter of speculation. apollonia
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  36. Naturalmente, per capire bene la moneta che si vuole esaminare, è sempre opportuno partire dalla conoscenza bibliografica a disposizione su questa emisslone di monete ddi Siracusa da 50 litre in elettro emesse al tempo del tiranno Agatocle. Per fortuna esiste un vecchio studio del grande Jenkins, del 1968: Jenkins G. K. – Electrum coinage at Syracuse. Essays in Greek Coinage presented to Stanley Robinson (ed. C. M. Kraay e G. K. Jenkins), p. 145-162 + 2 plates. Lo studioso inglese ha riordinato la vasta produzione delle monete in elettro di Siracusa e per i tipi Testa di Apollo/Tripode ha potuto raggrupparli in tre principali gruppi: A - B - C, in base soprattutto allo stile e contenuto di oro nella lega di elettro. Per il gruppo A esiste una sola coppia di conii, senza simboli, ed è caratterizzato da un buon titolo in oro, intorno al 70%. Per il gruppo B esistono diversi simboli e conii e il titolo in oro è assai variabile, da un minimo di 43 a un massimo di 62% (mediamente circa 50-55%) di oro. Secondo il Jenkins, col simbolo "astro" esiste un solo conio del diritto, O7, combinato con almeno 5 conii del rovescio, piuttosto simili fra loro (i più comuni sono R7 e R8). Pet il gruppo C, in genere con stile più raffinato, ci sono ancora diversi simboli e il titolo in oro della lega sembra scendere ancora, da 22 a 47% (mediamente intorno a 35%). Anche in questo gruppo si ritrova il simbolo "astro", con due coppie di conii: O29/R40 e O30/R47. Al rovescio, all'interno del tripode, è possibile riconoscere una lettera gamma. Per cominciare, mostro due autentici esemplari di quest'ultimo gruppo: O29/R40 Gorny&Mosch 141/2005, 58 g. 3,59 O30/R47 Ira & Larry 14/2002, 4286 = Lockett SNG 994 g. 3,60 (quindi con ottimo pedigree) Nel caso particolare dell'esemplare che ha introdotto la presente discussione, c'è da notare innanzi tutto che la scheda della NGC si limita a definire con la pedanteria tutta americana il grado di conservazione della moneta e riporta l'interessante dato ponderale, 3,78 grammi. E' un dato interessante in quanto già il peso dovrebbe indurre sospetti in quanto è troppo altro per una moneta da 50 litre in elettro, che ha un peso medio intorno a 3,50-3,60 g. Il catalogo del Jenkins riporta, come peso massimo noto fra i vari esemplari censiti il peso di 3,69 grammi….! La scheda di NGC non riporta alcun riferimento bibliografico per la classificazione e non stabilisce in particolare l'autenticità (non è una scheda peritale). La moneta dovrebbe avere in teoria il conio dl diritto O7 del gruppo B di Jenkins. Per comodità riprendo le relative immagini, un pò ritagliate e ruotando il rovescio, per le opportune comparazioni: Proviamo a ripassare alcuni esemplari del gruppo B e conio O7 col simbolo "astro" che dovrebbero essere passati sul mercato, avvertendo però che esistono diversi (almeno 5) conii per il rovescio, che non sono tutti illustrati dal Jenkins (e infatti i catalogatori spesso danno R7 anche con conii diversi)… e che è una emissione ampiamente falsificata da tempo e anche per questa ragione molto spesso invenduta in asta (la fotografia digitale poi spesso non riesce a dare il giusto colore naturale della relativa moneta): CNG 97/2014, 47 g. 3,60 Palombo 12/2013, 12 g. 3,58 Baldwin 47/2006, 20 g. 3,69 Stacks 31.iii.2008, 2029 g. 3,58 Heritage 3024/2013, 24577 g. 3,50 Stack's & Ponterio 168/2012, 20387 g. 3,50 Stack's & Ponterio 164/2012, 119 g. 3,54 Peus 384/2005, 134 g. 3,50 Peus 384/2005, 133 g. 3,55 Stack's & Ponterio 168/2012, 20388 g. 3,59 Stack's & Ponterio 173/2013, 5534 g. 3,58 Si notano delle discrepanze con il pezzo NGC, soprattutto per il bordo e per la presenza di dettagli che fanno pensare a una fusione, come giustamente rilevato da Babelone. Aggiungo che sono particolarmente sgradevoli i tre ultimi pezzi, con un caratteristico trattamento delle gote e degli occhi (e nel caso dei due pezzi Stacks e Ponterio, con strano tondello molto irregolare….). Sarebbe da verificare se si tratta di un diverso conio del diritto o piuttosto di un conio moderno, che non ha saputo "tradurre" con efficacia il vecchio conio O7…..
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  37. :) inovazione e creazione in perpetuale movimento che le proposte di Mario...... :good: e questa volta non posso resistere a la chiama!... :lol: ....allora una storia .....come tante........storia de le nostre origine,con frontiere in perpetuale movimenti.......era cosi,e sara sempre cosi....per fin che dura il mondo...!!.. -_- andiamo nel 807,,il nostro buono Carlomagno mando Burchard,per protergere l'isola di corsica da i mori,che la stavanno metendo a male dipoi tanti e tanti anni...... questi li venivanno sempre di spagna,fermandossi prima in sardegna,furonno battaglia e si dice che perduronno 3000 soldati......dopo questa sconfita,ripartiranno in linea dritta in corsicane li,si son presi con l'armata di burchard,ne uno dei porti del isola,e furono messi in fugita,dopo aver persso 13 batelli e numerosi soldati(detti di eginhard). un ultima narazione d'il comte bonifacce che era in carica de la protezione de la corsica.....con il suo fratello bertaire,prese nave e armata,fatta di toscani,corsicani e sardi,e se ne ando fare guerra in africa....(ibidem)...... in cui mi riguarda me.....isolano vagabondo su le mie terre...da questo che ho possuto osservare e rissentire...questi uomini anno contribuato a fare chiese su posti antici,su montagne dominando regione abitate allora da diverssi popoli.....rivennuti dal antico impero romano distrutto.....con occupazione discrette piu o meno.....da i bizantini a i longobardi.......tutto un miscio di popolo che aveva come sola luce,questa che guidava la christianita........ -_- il primo moro ripresentato.......... e la firma del gran signore......!!!.. un gran saluto a tutti!!..
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  38. Che dire…con l’invito e con l’ampliamento in questa discussione alla medaglistica si dà l’opportunità di narrare storie, vicende ed episodi che i Sovrani hanno voluto che rimanessero nella storia, senza nulla togliere alle monete, sia chiaro, ma la medaglia e la rappresentazione di un evento….di un fatto accaduto……quella Napoletana poi, sotto i Borbone è stata il massimo dell’ espressione artistica, dal fascino ineguagliabile. Al contrario di quanto si potrebbe vedere e ammirare in seguito, in questa discussione, ….. altri amici appassionati di medaglie Borboniche potrebbero davvero rilasciare (postando immagini di medaglie dove sono intervenuti il fior fiore degli artisti napoletani) una quantità di informazioni tali da poter scrivere un libro intero, e a differenza però di quanto detto in premessa quella che desidero oggi esporvi è la storia di una medaglietta semplicissima, nemmeno di grande modulo ma con tanto di storia dietro che fino ad ora è stata poco raccontata (se non mai) ma che ha contribuito a migliorare nel sud e nell’Italia unita lo studio, con l’incremento, la diffusione e la promozione delle scienze naturali come a dire: per i regni minerale, vegetale e animale; esempio anche per le accademie Europee….e questo grazie al suo fondatore, Oronzio Costa, e a dei giovani, uomini e donne, che tanto impegno profusero per queste ricerche. Nel 1831 il Costa fu incaricato dal governo borbonico di osservare il dilagare del colera nelle province austriache; venne chiamato dall’Università di Corfù a ricoprire la carica di professore ma, mentre si accingeva a partire, gli venne offerta la Cattedra di Zoologia presso l’Università di Napoli. Iniziò così ad invitare i giovani studenti a casa sua per conversazioni serali che poi divennero sempre più frequenti e regolari; a poco a poco il Costa si trovò in grado di attuare un’idea che aveva già maturato sin dal 1817, ma che non avrebbe potuto avere luogo poi a causa del clima politico. Nel 1838 fondò l’Accademia che venne però inaugurata ufficialmente solo nel gennaio del 1841 con il nome di Accademia degli Aspiranti Naturalisti. Essa educò alla ricerca, giovani volenterosi che divennero poi, degli illustri scienziati. L’Accademia era composta da un Direttore, un Presidente, un archivista ed un bibliotecario ai quali si aggiungevano soci ordinari, onorari e corrispondenti e si raccoglievano nella chiesetta del Pontano, di cui il professore Costa era stato restauratore e ne era possessore. Tutti i giovedì vi furono le adunanze ordinarie dove si leggevano e si discutevano le memorie e le note dei soci; le adunanze pubbliche erano tre: il Capodanno, in cui i soci dopo aver assistito alla Santa Messa e cantato l’inno ambrosiano, passavano nella sala dell’Accademia ad ascoltare l’elogio di qualche “insigne” naturalista e le due domeniche prossime ai giorni Onomastico e Natalizio del Sovrano, Ferdinando II di Borbone (e qui credo di far contenti molti appassionati di medaglie borboniche, compreso @@francesco77) in cui dopo una lezione si distribuivano le medaglie ai più meritevoli …. d’oro, d’argento e di bronzo. Tale medaglia rappresenta nel dritto una Minerva stante ed armata d’ egida e con la mano destra poggiata sulla testa di un leone in riposo che le stà dietro, e porta il motto: SAPIENZA E FORTEZZA, nel rovescio leggasi ACCADEMIA DEGLI ASPIRANTI NATURALISTI e nel mezzo PER MERITO A …. con il nominativo del premiato…..in questo caso ELENA POLLINI Adesso rifaccio contento di nuovo @@francesco77, possessore della medaglia: La Signora Elena Pollini da Taranto dominava l’arte del bello ed inviava dalla sua terra natale vari panierini di fiori contesti di lucidissime conchiglie, ed una figura di stupenda ombreggiatura per farci ripetere con un poeta contemporaneo: e dimmi se non vedi in ogni parte, la Scienza indivisa ognor dell’arte. Inviava ancora un mosaico rappresentante San Francesco di Paola costituito da cinque sole specie di minute conchiglie univalve. Rimetteva ancora, saggi del bisso della Pinna Rudis detto volgarmente lana-penna nei diversi gradi di finezza a cominciare da quello naturale fino all’ultimo perfezionamento. Il tutto veniva accompagnato da una lettera nella quale la Pollini ne esprimeva l’oggetto ….quello cioè di sentir il parere dell’Accademia se ha ben saputo adoperare quelle produzioni che chiama di “Nettuno” e mostrare il grado di raffinamento cui oggi l’arte fa giungere un’altra produzione naturale. L’Accademia trova gli uni e gli altri aver raggiunto benissimo lo scopo e gli si accorda come premio una medaglia d’argento ….. ma questo avvenne nel 1846 (dietro segnalazione dell'Utente Lord Acton, la data corretta è 1847)....perchè questa di Bronzo la ricevette (forse) in un'altra adunanza.l Ovviamente lo spirito è per tutti di abbandonare anche solo per un attimo i propri interessi specifici, le proprie sezioni, le proprie abitudini e per una volta fare una proposta anche qui, per tutti. Con questo tuo invito@@dabbene, devo dire “allettante” ho riportato frammenti e notizie inedite di un articolo che avevo messo in cantiere …… ma l’ho fatto con molto piacere, quindi senza alcun rammarico. Ad maiora Logicamente la medaglia è presa in prestito da Francesco Di Rauso, attualmente possessore. Per chi volesse approfondire l'argomento, ho aperto un'apposita discussione, pochi giorni fa, nella sezione del sud. http://www.lamoneta.it/topic/126753-medaglia-premio-aspiranti-naturalisti/ Un saluto a tutti: Pietro Magliocca
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  39. Purtroppo non sono d accordo con Lei. Queste sono monete coniate da imperatori Bizantini di conseguenza sono monete Bizantine ....con raffigurazioni bizantine! Il cavallo non esisteva a Costantinopoli? Nelle icone bizantine non ci sono immagini di santi a cavallo ....affreschi bizantini oggetti manoscritti ecc. che raffigurano imperatori e santi a cavallo ? da quale cultura sono contaminate?
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  40. Ciao @@dabbene, nell'ottica di una condivisione di esperienze e conoscenze tra foristi che, difficilmente, scambierebbero le proprie opinioni, avendo interessi numismatici relativi a periodi totalmente diversi, Vi posto la mia moneta un obolo di Allifae. Con me, siamo alla fine del IV° sec. A.C., Roma non è ancora la Caput Mundi, mentre, nelle zone dell'Alto Matese, tra l'Alta Campania ed il Molise, si stanzia il fiero popolo Sannita. Sull'attribuzione dell'obolo alla città casertana di Allifae, però, si è giunti per gradi. Nell'800 gli studiosi ( Avellino) ritenevano che la monetazione si riferisse ad una località nei pressi del monte Ollibanos che si elevava tra Pozzuoli e Cuma. Millingen la colloca presso Cuma; Tale tesi viene accettata da Garrucci, sul presupposto che la tipologia richiamasse la monetazione di Cuma, avendo, al rovescio, la rappresentazione del mostro Scilla, che mal si adattava ad un popolo di montagna quali i Sanniti. Successivamente A. Sambon, grazie ai ritrovamenti di tali oboli insieme a quelli di Phistelia e di Neapolis nei pressi della necropoli dell'Antica Allifae, riferisce, in modo definitivo, l'obolo alla suddetta città di Allifae, spiegando che la presenza di figure " marittime" sulla moneta sono dovute ai frequenti commerci tra i Sanniti stanziati nel fertile territorio dell'Alta Campania con le città marittime greche, quali Neapolis e Cuma. Scilla, l'ostrica ed i mitili indica pertanto gli ottimi rapporti commerciali tra Greci e Sanniti nel periodo precedente all'espansione di Roma, che troverà nei Sanniti fieri avversari con le tre guerre sannitiche, e l'alleanza, invece, con Neapolis. Oltre i tipi marittimi, l'obolo presenta i caratteri della lingua osca. Per saperne di più: Pietre e Monete - Libreria Classica Diana Editrice.
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  41. Qui invece alcune cronache dell'epoca estrapolate dal "Diario del soggiorno in Napoli di sua santità Pio IX P.M. del cav. Stanislao d'Aloe" Roma, 1850. Dal Diario di Pio IX: 1 di Aprile 1850. Mentre il Corpo Diplomatico residente presso la Santa Sede, che seguendo il Romano Pontefice nel suo esilio a Gaeta ed a Portici avea dato prove di rispetto e di affezione a Pio IX. dirigevasi a Caserta per ringraziare il Re delle accoglienze e delle cortesie ricevute durante il soggiorno del Santo Padre nei suoi reali dominj. il Corpo Diplomatico accreditato presso la Corte delle Due Sicilie andò a Portici per augurare felice viaggio al Pontefice. Il Santo Padre nella sua instancabile munificenza degnossi in questo giorno di concedere varie decorazioni ai militari del regio esercito napolitano, che più si distinsero nella campagna di Roma, accordando in pari tempo, e indistintamente a tutti i soldati la medaglia concessa ai Francesi, Tedeschi e Spagnuoli, che militarono per restituire il Vicario di Gesù Cristo all’Apostolica Sede. Essa ha da un lato le armi pontificie con la iscrizione circolare SEDES APOSTOLICA ROMANA, e dall’altro PIUS IX PONT. MAX ROMAE RESTITUTUS CATHOLICIS ARMIS COLLATIS AN. MDCCCXLIX. 3 di Aprile Essendosi sparsa la notizia della immediata partenza del santo padre per i suoi Stati le popolazioni correvano a migliaia per domandare la Benedizione a Pio IX. Essi prostrati a terra invocavano le sante indulgenze su loro, sulle proprie famiglie, sul generoso Monarca delle Due Sicilie, e auguravano prosperità al Pontefice che dividevasi dalla Città, che lo aveva accolto, e che ne serberebbe una dolce, e gratissima rimembranza. Fu questa medaglia d'argento inedita una di quelle conferite a Portici? Mah! Forse non lo sapremo mai, anche perchè questa medaglia, sebbene opera dell'incisore napoletano Luigi Arnaud (sigle L.A.), sebbene di conio più alto e dal disegno più pregevole potrebbe anche essere stata battuta a Roma con i conii incisi a Napoli, anche se napoletana non dimentichiamo che al dritto è scritto chiaramente il probabile luogo di coniazione SEDE APOSTOLICA ROMANA (Roma).
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  42. Questa sequenza di medaglie papali presentate da fabio, grande collezionista (il catalogo del nostro forum è ben rappresentativo della consistenza e articolazione della sua raccolta dalle emissioni delle origini alle contemporanee) è la testimonianza di un modello di ricerca, con il quale si può con piacere arricchire, ampliare e tendere al completamento (se mai fosse possibile) della collezione. Vorrei provare a storicizzare il modo di collezionare medaglie papali, per pervenire ad alcune considerazioni su questa evoluzione recente. Comincio dalla tradizione. In questo forum, piakos (un amico che anni or sono partecipava attivamente alle nostre discussioni soprattutto su coni originali e riconi) ebbe a scrivere con il suo stile fascinoso e immaginifico (se ben ricordo) che si era appassionato alla medaglistica papale, poichè questa raccolta costituiva la continuità della monetazione romana. Alla Roma imperiale era succeduta la Roma papale; e la medaglia, meglio che la moneta, esprimeva la internazionalità della Chiesa cristiana- cattolica : e ciò ininterrottamente, in quanto la emissione di medaglie non aveva coordinamento con il potere temporale dello Stato sovrano. Quando, tanti anni or sono, avevo deciso di iniziare la collezione, mi avevano orientato (e questo era il ragionamento di tutti i collezionisti del settore): - la ufficialità della medaglia papale; - la bellezza artistica con ricomprensione di tutti i periodi nei quali si suole suddividere la storia dell'arte : il rinascimentale, il barocco, il neo classico, il moderno; - la rilevanza storica, coordinata sia con vicende di Roma e dello Stato pontificio, sia con i rapporti internazionali dei Pontificati. Nella medaglistica papale fino all'inizio del 1800 le emissioni non ufficiali erano state solo assolutamente eccezionali. Con la grande richiesta di medaglie del secolo XIX molti artigiani svilupparono la loro attività e si rapportarono sempre più con molte committenze centrali o locali, rilevanti o minori: in una parola entrarono in un mercato che si andava sviluppando. Penso a Penin, Massonet, Monnaie de France in Francia, Johnson in Italia e a molti altri nelle aree tedesca, spagnola, argentina. Per tutte queste imprese i filoni prevalenti di prioduzione furono la medaglia d'arte (comparabile per la qualità di esecuzione alle medaglie ufficiali) e una medaglistica commerciale-popolare collegata a molti eventi e molte diversificate realtà. La medaglia privata d'arte fu subito annessa al collezionismo numismatico e andò ad integrare le collezioni, sicchè ha sempre avuto una circolazione nelle aste e nei buoni negozi numismatici. La medaglia popolare -commerciale trovò acquirenti non collezionisti (penso a medaglie religiose, di devozione) ed è stata conservata da privati, pervenendo nel tempo nei negozi dei rigattieri, nelle ciotole dei mercatini ed oggi in quella grande ciotola virtuale rappresentata dal mercato globalizzato internet (e il piacere di rovistare le ciotole è sempre stato presente nei collezionisti con la speranza del ritrovamento eccezionale). Mi diceva recentemente Stefano Bertuzzi, grandissimo collezionista di medaglie di Pio IX, che nella prossima pubblicazione sulle medaglie di questo pontefice inserirà più di 1000 medaglie inedite, che ha recuperato con una attenta ricerca in questi ultimi anni soprattutto nell'ambito delle religiose-devozionali. Anche le medaglie postate ora da Fabio sono in gran parte frutto di queste ricerche; vi troviamo le curiosità, le produzioni artigianali, le emissioni locali: tante medaglie neglette nel tempo che sono così riportate all'onore dell'oggetto collezionato. Sono medaglie rare? Forse sono solo rarefatte e se ne potrebbero trovare nei cassetti delle famiglie, negli scrittoi di parrocchie, conventi, monasteri. Non hanno grande conservazione, perchè sono state acquistate come "medaglie povere" e quindi non hanno mai imposto particolari attenzioni. Mi sembra di capire che è una ricerca che piace; io non mi sono mai cimentato in maniera organica, ma qualche pezzo che mi è capitato mi ha dato soddisfazione. Vorrei però dire a nuovi collezionisti che ci leggono che questa ricerca ha senso, a mio parere, solo come completamento di una collezione di base: e alla base della medaglistica papale restano la ufficialità della emissione, la bellezza artistica, la testimonianza di eventi storici rilevanti.
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  43. La foto fa il giro del mondo, tutti i giornali giustamente la pubblicano, la pubblicano perché ormai notizie come queste stupiscono, fatichiamo a capire che ci possano essere ancora esempi così..... La foto in questo caso dice tutto...., non si dovrebbe dire nulla in più....ma spieghiamolo per chi non l'ha vista....., due persone molto anziane, su due letti dell'ospedale quasi uniti, marito e moglie, 62 lunghi anni di matrimonio, una lunga vita insieme, una morte che li colpisce straordinariamente nello stesso momento, a sole quattro ore di distanza, e poi quelle due mani....quelle due mani unite nel momento finale che non vogliono staccarsi....mai.... La vita. la morte, il dopo...., l'unione durante la vita e la speranza di rimanere uniti anche dopo, il non volersi staccare comunque, un addio in comune che diventa simbolo positivo, di speranza, di un amore eterno.....oggi più che mai tutto questo colpisce, fa quasi stupore, cerchiamo di cogliere anche da questi gesti positivi, gli esempi, i valori che tutto sommato c'erano e ci sono ancora....basta saperli poi vedere e poi ricordarli.....speriamo....
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  44. Speriamo che i giovani prendano esempio da questa coppia e capiscano che l'amore è un sentimento serio e non che ci si può mettere insieme fare un figlio e dopo un anno per una banale lite divorziare distruggendo anche l'infanzia del figlio.
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  45. Taglio: 20 cent Nazione: belgio Anno: 2005 Tiratura: 10.000.000 Condizioni: BB Regione: Puglia
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  46. Taglio: 50 cent Nazione: italia Anno: 2009 Tiratura: 2.453.900 Condizioni: BB Regine: Puglia
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  47. E' fortissima sta cosa, perchè hai praticamente due monete in una!! C'è mezzo 20 cent di Umberto!! Con relativo contorno rigato ovviamente!
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  48. Ho letto, e vi riporto, una curiosa storia su "a cosa serviva lo scudo d'argento a Genova": La base della tranquillità, dal punto di vista sanitario, era un sistema efficiente di sorveglianza sulle coste per impedire ai vascelli provenienti dalle zone infette di approdare nella Serenissima Repubblica di Genova. Il commissario di sanità di ogni zona nominava normali cittadini a tale compito. Ci sono giunte quindi "grida" che ci raccontano che al tempo in cui Baliano Ravascheri era commissario in Lavagna, nel giugno 1656, i posti stabiliti per le guardie erano tre: alla fiumara (foce del fiume Entella), allo sbarco (di fronte al castello della marina) e alla fortezza degliscogli (verso Cavi di Lavagna). Occorreva che le coste fossero vigilate 24 ore su 24 e, in particolare, nella "notturna" dalle ore 24 al sorgere del sole e, comunque, fino all'arrivo del turno successivo, ogni postazione doveva essere di tre o quattro persone e ciascuno doveva essere "armato di miccia, palle, polvere, archibugio e spada", "due tratti di corda" erano la pena per chi non fosse armato a norma di legge commutabili, per chi potesse pagare, con altrettanti "scudi d'argento". Il grosso rischio era la "ronda" di controllo, formata da soldati còrsi, che puniva ogni mancanza o astuzia: ad esempio avvisare con un suono di corno il posto di guardia successivo, oppure trovare qualcuno che si era fatto sostituire, dormiva, era assente o senza le munizioni prescritte. Sappiamo di alcune pene: Gio. Maria Campodonico fu accusato di aver permesso l'approdo di una feluca prima che questa avesse ottenuto il permesso e, data la sua giovane età, gli furono presi in pegno due cucchiai e due forchette d'argento. Un altro cittadino di cui non ci è pervenuto il nome, fu condannato per "assenza sul posto di guardia" a cinque mesi di detenzione di cui tre in "carcere segreto" e due "alla larga" (cioè commutabili dietro al pagamento di tre scudi d'argento), a nulla valse la sua giustificazione: "sono rimasto a casa perchè ero stanco morto!". Insomma questa moneta serviva, serviva eccome........
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  49. Salve. Bella discussione, molto interessante. Moneta non è una divinità in senso proprio, ma piuttosto un appellativo che deriva dal verbo latino "monere", ovvero "ammonire". Il termine è strettamente collegato ad un avvenimento molto famoso della storia di Roma: l'assedio della città nel 396 a.C. da parte dei Galli di Brenno. Infatti, durante l'assedio, la resistenza romana si era concentrata sulla roccaforte del Campidoglio, dove era situata un'antica ara di epoca arcaica dedicata a Giunone e presso cui si allevavano delle oche sacre alla dea. Furono proprio queste oche, con il loro starnazzare, ad avvisare gli assediati dell'arrivo dei nemici che stavano sferrando un nuovo attacco. Quindi, i Romani ebbero il tempo di prepararsi e respingere gli avversari, ottenendo la salvezza dell'Urbe. Così, l'illustre Camillo decise di dedicare a Giunone, che li aveva, appunto, "ammoniti" riguardo l'arrivo dei Galli, un tempio vero e proprio al posto della precedente ara. Solamente più tardi, verso il 269 a.C., presso questa costruzione religiosa venne stabilita la zecca della città, sottoposta alla protezione di Giunone Moneta, cioè "Ammonitrice". A questo punto fu il linguaggio popolare a trasmettere l'appellativo della dea dapprima alla zecca e poi a ciò che lì si produceva, la moneta.
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