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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/18/14 in Risposte
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Oggi ho deciso di mostrarvi una tra le monete napoletane di Alfonso I d'Aragona più rare ed affascinanti, la scelta del nummo che presenterò non è casuale, si tratta di una delle tipologie preferite dal sottoscritto e alla quale sono maggiormente legato, basti dare un'occhiata alla prima moneta presente nel mio sito personale. http://www.ilportaledelsud.org/francesco_di_rauso.htm Napoli. Alfonso I d'Aragona re di Napoli (1442-1458) Sesquiducato in oro da 1,5 ducati coniato tra il 1450 e 1455. Diametro: mm. 27. Grammi 5,28. (leggera limatura sul taglio e segnetto al dr.) Al dr./ + : DNS : M : ADIVTOR : ET : EGO : DESPI : INI : ME. Il re Alfonso I d'Aragona con armatura e spada su cavallo al galoppo a destra. A sinistra: S. Al rov./ + : ALFONSVS : D : G : R : ARAGON : SI : VL : FA. Stemma aragonese inquartato, palato al 1° e al 4°. (CNI 1. Pannuti Riccio 1c) Le foto non sono professionali ma sono state scattate tempo fa in un ambiente a luce naturale, l'angolazione adottata spero metta al meglio in risalto rilievi e tonalità del metallo, da notare le rigature presenti nel rovescio che fanno da sfondo alle armi dello stemma (specie nel 1° e 4° palato), l'alfonsino d'oro mostra re Alfonso in tutta la sua grandezza ed imponenza, a parte la rarità e lo stato di conservazione eccezionale, è forse la moneta più emblematica di questo sovrano. Il nominale aureo da un ducato e mezzo è noto anche come “alfonsino d'oro” o “sesquiducato” ed aveva un valore pari a 15 carlini, esso venne battuto unicamente ed esclusivamente a Napoli dal 1442 al 1458 e fu il più grande nominale aureo battuto fino in quel momento nella capitale del regno. Per comprendere al meglio l'importanza del periodo storico nel quale venne battuto questo pezzo di storia torniamo indietro di qualche anno, e precisamente in una Napoli, capitale di un regno disastrato dal potere e dai vizi degli ultimi angioini: Giovanna II d'Angiò (1371-1435 Napoli), dal 1414 regina di Napoli, passata alla storia più per la vita licenziosa che per meriti politici, nel 1386 andò in sposa a Guglielmo d'Asburgo e, rimasta vedova, sposò in seconde nozze Giacomo II di Borbone contro il quale, espressione della strapotenza francese nel regno, i baroni si ribellarono. Giovanna elesse allora nel 1417 gran siniscalco il proprio amante, il nobile Giovanni Caracciolo, detto Sergianni, fino ad allora un oscuro notaio. Sergianni divenne il vero detentore del potere a Napoli e ben presto si inimicò anch’egli i baroni, che offrirono nel 1419 la corona del regno a Luigi III d'Angiò (1403-1434), figlio di Luigi II. Contavano sull’aiuto del papa Martino V. Crederono di avere gioco facile perché Giovanna, nonostante i numerosi amanti, non aveva figli. La regina però scoprì la congiura e invocò l'aiuto del giovane Alfonso d'Aragona, re di Sicilia, Aragona e Catalogna, nominandolo nel 1421 suo erede. Alfonso, che poi sarà detto “il Magnanimo”, ai primi di settembre del 1421 giunse a Napoli. Per due anni egli si prodigò per farsi riconoscere i diritti ereditari dal papa; pazientemente attendeva che la regina abdicasse in suo favore. Non avvenne niente di tutto ciò: anzi la regina entrò in contrasto con il giovane aragonese e nel 1423 nominò nuovo erede proprio Luigi III d'Angiò, creandolo duca di Calabria! Alfonso non accettò di farsi da parte, e nell'ottobre del 1423 assediò militarmente Napoli con l'intenzione di imprigionare la regina e spedirla in Catalogna. La città capitolò: la regina Giovanna riuscì a salvarsi a stento. Alfonso, affidato il governo di Napoli al fratello don Pietro, fece rotta su Ischia, dove resisteva nel Castello una forte guarnigione angioina. Tre soldati si arrampicarono tra le rocce, da un lato ritenuto dagli assediati inattaccabile, e quindi presidiato da poche guardie. Presero così di sorpresa le sentinelle e dall'alto della rupe calarono le corde consentendo l’invasione. Dopo cinque ore di combattimento, la cittadella era espugnata. L'anno dopo Luigi III d'Angiò riuscì a rioccupare Napoli. Nel 1432 Sergianni Caracciolo rimase ucciso in una congiura di palazzo. Giovannetta revocò l'adozione e decise di riadottare Alfonso! Alfonso sfruttò l'occasione per impossessarsi della corona. Giovanna si rivolse nuovamente a Luigi III d'Angiò, che però morì nel 1434 a Cosenza. Neanche un anno dopo, a 64 anni, moriva Giovanna II: prima di spirare, la regina nominò erede Renato d'Angiò (1409-1480), fratello del defunto Luigi III. Il 12 giugno 1442, dopo altri sette anni di guerra e ripetuti successi militari su Renato, Alfonso entrava trionfalmente a Napoli. Il re di Sicilia era dotato del maggior parco di artiglieria dell'intera Europa e, nell'ultimo assedio, che iniziò il 10 novembre del 1441, ridusse il Maschio Angioino ad un ammasso si macerie, poi da lui stesso ricostruito con il nome di Castelnuovo. Riuscì il 12 giugno del 1442 a penetrare nella città in modo romanzesco attraverso quel pozzo di Santa Sofia, già utilizzato dagli invasori bizantini 900 anni prima. Alcuni mesi dopo la conquista del regno Alfonso, per impressionare la fantasia popolare e gli ambasciatori degli stati esteri, volle inscenare un clamoroso e fantasmagorico ingresso nella capitale. La scenografia dell’evento fu improntata allo stile dei trionfi dell’antica Roma: fu così eretto l’arco in marmo, ritenuto all’epoca il più insigne momento civile delle arti rinnovate in Italia, nella facciata principale del Maschio Angioino. La memoria di questa solenne cerimonia ci è stata tramandata da cronisti e poeti del tempo, come Gennaro Maria Monti. Questi racconta fedelmente «come lo re Alfonso d'Aragona entrò nella città di Napoli col carro trionfale. Alli 1443 alli 26 del mese di Febbraio di Martedì alle 15 hore entrò lo Re Alfonso d'Aragona col Carro Trionfale, et entrò per la porta del Mercato, e prima lo suo entrare fece rompere, et abbattere tante canne delle mura della detta Città di Napoli trionfando come l'antichi Sovrani. Sopra lo detto Carro, Sua Maestà sedeva con lo scettro …» Successivamente Alfonso si rivelò un sovrano "illuminato" e generoso, che seppe fare del regno un centro artistico e culturale. Con lui, dopo circa due secoli e mezzo, la Sicilia e la parte continentale del Regno si ritrovarono sotto lo stesso sovrano, che fu chiamato "Re delle Sicilie". Nel 1446 si impadronì anche della Sardegna, diventando re della principale potenza occidentale nel Mediterraneo. Il 17 giugno 1458 Alfonso moriva senza coronare il sogno di conquistare anche Genova, dominata, per conto del re di Francia, da Giovanni d'Angiò figlio di Renato, che s'era fatto incoronare come legittimo re di Napoli. La Repubblica di Genova aveva costituito il nemico più prossimo e reale di Alfonso, che perciò si occupò molto poco dell’espansionismo turco-saraceno. Il settantaduenne monarca, il giorno prima di morire aveva dettato il suo testamento, nel quale ribadì che lasciava Napoli al figlio naturale Ferdinando (o Ferrante) mentre la Sicilia sarebbe passata al fratello Giovanni. (Fonte: www.ilportaledelsud.org ) Al dritto della moneta qui postata è possibile ammirare tutta la potenza del sovrano aragonese, padrone oramai di mezzo mediterraneo, precisamente la sua coniazione non iniziò a Napoli ma a Gaeta e precisamente dal periodo in cui Alfonso scelse come base operativa la città tirrenica per la sua posizione strategica, ad oggi le monete gaetane non sono distinguibili da quelle coniate a Napoli, la coniazione a Gaeta sarebbe testimoniata dall'esistenza di un documento datato 25 agosto 1440 nel quale figura come credenziere della zecca di Gaeta un tale Gilforte de Ursa de Messina, altri i documenti nei quali figurano come maestri di zecca operanti in questa città dopo il 1442 (Guido d'Antonio dal 1441 al 1448; e Giovanni de Ponte 1461) ma non è possibile stabilire con certezza se la presenza di una zecca e relativo maestro di zecca in una città del regno sia sinonimo di coniazione realmente avvenuta, spesso la zecca era intesa anche come un ufficio che aveva il compito di controllare e saggiare la bontà dei metalli delle monete che transitavano in città, con questo non voglio dire che Gaeta non coniò ma è bene andarci con i piedi di piombo. Altra questione affascinante riguarda il cimiero di Alfonso, recante un drago alato. I cimieri assumono un'enorme importanza nell'araldica del XIV e XV secolo, al punto che "le bon roi Reneé", l'ultimo rivale di Alfonso sulla strada verso la corona del Regno di Sicilia citra Pharum, gli dedicò un apposito trattato, si dice miniato di suo pugno, il Traité de la forme et devise d'un tournoi, dove appunto i cimieri hanno un particolare rilievo, come in questa straordinaria miniatura ivi contenuta: In una nota della sua opera sulle monete di Carlo VIII, il Fusco, sulla scorta di Scipione Mazzella, accenna al particolare valore che il cimiero ebbe nella contesa dei due papabili eredi della regina Giovanna: "Renato di Angiò, fugati ch'ebbe gli aragonesi dai dintorni di Napoli, si tolse per impresa un bue portando sul dorso lo scudo di sua stirpe, col motto francese PAS A PAS, per dinotare ch'egli al pari del bue, il quale sebbene cammina assai lentamente, non è però che col tempo non vada molto lungi. [...] A competenza di questa impresa di bellissimo intendimento, Alfonso ne inventò un'altra, che aveva un dragone tutto stizzoso ed adirato con regia corona sul capo, col qual corpo senza anima volle dinotare ad un tempo medesimo la forza e la vigilanza sua, mercé le quali virtù senz'altro lo avrebbe cacciato di trono." Segue la leggenda, in origine dovuta al Summonte, secondo cui i primi alfonsini si sarebbero coniati con l'oro proveniente dalla fusione della statua di San Michele Arcangelo al Gargano. Il re d'Aragona in sella ad un destriero bardato di gualdrappa con i colori del casato in una minatura da "Le Grand Armorial Equestre de la Toison d'Or" (1440 ca.): @@JunoMoneta L'ipotesi di Mazzella e Fusco è affascinante, non fosse che l'impresa del dragone alato figura già, riferita alla casa d'Aragona, in una pagina dell'Armoriale danese di Gelce o Gheldria, redatto tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, quando Alfonso il Magnanimo era probabilmente in fasce: Di seguito il link di un'interessante discussione sul tema. Alla pag. 2 di questa discussione è possibile ammirare quanto scritto nel 2010 dall'amico Giuseppe (Junomoneta). http://www.lamoneta.it/topic/62311-sesquiducati-napoletani-doro-di-alfonso-daragona/page-2 La sigla S al dritto del sesquiducato protagonista di questo post indica l'iniziale del maestro di zecca Francesco Senier operativo alla zecca di Napoli tra il 1450 e 1455, la zecca di Napoli coniò in quel periodo una gran quantità di sesquiducati senza sigle, tanto che ad oggi tutte quelle non siglate risultano essere di una certa reperibilità sul mercato, pochi o pochissimi invece gli esemplari battuti a Napoli e siglati dai maestri di zecca. A parere di chi scrive, stando ad una classifica basata sulla consultazione di vari cataloghi d'asta, gli esemplari con la sigla S risultano essere proprio quelli più rari. Su Alfonso d'Aragona c'è da scrivere molto sul punto di vista numismatico oltre che artistico, con la sua ascesa sul trono napoletano Napoli divenne fulcro della corrente artistica rinascimentale, Alfonso il Magnanimo elesse Napoli come sua residenza principale e fece della città importante crocevia di artisti e letterati, grazie a lui Napoli era considerata a sud di nessun'altra città ma al centro del Mediterraneo. Alcuni link utili: http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1936c.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a1.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a2.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a3.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1981b.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1983a.pdf14 punti
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Grazie a tutti per gli immeritati complimenti. Cerco solo di far del mio meglio senza pretendere di essere infallibile. Alla fine è la partecipazione quella che conta, ho ben capito lo spirito di questa discussione e sono d'accordo con voi, ecco perchè ci tenevo ad impegnarmi, lo spirito d'unione del forum deve prevalere su tutto. Perdonate se a volte accolgo con molto ritardo l'invito a partecipare o se mi sfugge qualcosa, purtroppo tra famiglia, lavoro, organizzazione convegno partenopeo, risposte alle continue e-mail ed altro ........... non riesco ad accontentare tutte le richieste. E se a tutto questo aggiungiamo la calura e l'umidità allora diventa tutto più difficile. Quello che posso raccomandare a Mario @@dabbene , è di continuare incessantemente ad invitare altri giovani a partecipare. Bisogna spronare i numismatici e cercare di fare emergere la vena pubblicistica che c'è in ognuno di noi, divulgare la passione per la numismatica e non confondere questa nobile disciplina con i soliti discorsi commerciali o peggio ancora sulle conservazioni ........."è FDC o q.FDC?" "La presenza o meno del pelo in superficie influisce sul valore commerciale o no?", "quanto vale?", eccetera. Guardare al lato commerciale di una moneta/medaglia è importantissimo ma non fondamentale, il giusto equilibrio è d'obbligo, "allegate sempre un documento storico alla fattura d'acquisto", cercate di non perdervi nei meandri delle conservazioni e quotazioni. La numismatica è importante perchè non è un surrogato o una sotto-materia della storia ma la storia tra le mani, quindi forza amici, scrivete, scrivete e scrivete! .......... e se possibile scrivete articoli da pubblicare nelle nostre riviste numismatiche perchè è grazie a loro che resterà un ricordo incancellabile della vostra passione ............. @@odjob dico bene?3 punti
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Salve a tutti! Con l'approvazione dei Curatori, sottopongo all'utenza il mio progetto di studio, il cui scopo è - una volta concluso il lavoro - tornare davvero utile a tutta la comunità. Il mio progetto è studiare nei minimi dettagli i falsi del Regno e le sue tipologie, con uno scopo ben preciso: non solo tornare utile a tutti i collezionisti, ma innanzitutto servire come indicazioni base ai non collezionisti, che molto spesso si rivolgono agli esperti del forum per identificare e valutare i ritrovamenti o le eredità. Sappiamo tutti che alcune tipologie sono falsificate all'inverosimile; molto di frequente ci sono sottoposte richieste di valutazione per falsi abbastanza comuni. Pertanto, l'obiettivo sarà costruire un prontuario chiaro, preciso e veloce a partire da un lavoro molto accurato. La struttura della discussione si formerà in itinere, ma certamente organizzerò le tipologie in ordine di frequenza dei loro falsi e delle riproduzioni. Sarò io ad occuparmi dei permessi per utilizzare immagini e riferimenti. Apro questa discussione perché possa diventare un progetto di gruppo grazie alla vostra esperienza. Vi chiedo, se volete, di segnalare esempi importanti o discussioni significative all'interno del forum, a seconda di quel che ricordate; più ricca sarà la collezione di link, meglio fruibile diventerà la risorsa! Questa discussione farà da post generale per il progresso del lavoro. Il primo messaggio sarà man mano modificato e saranno aggiunti i vostri contributi. Ringrazio i Curatori toto e centurioneamico per aver già offerto rispettivamente: una bibliografia essenziale e tanta esperienza, nozioni tecniche sui falsi e tanta esperienza. Il post sarà aggiornato più tardi con l'elenco dei contributi vero e proprio. Un grazie sentito a tutti! Elisa3 punti
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Il 19 Agosto del 14 , a Nola , moriva Augusto , ricorre quindi domani il II millennio della morte del primo Imperatore romano , uomo per tanti aspetti controverso , ma comunque di levatura eccezionale le cui riforme dello Stato durarono per circa tre secoli . Ricchissima la serie monetale emessa che ne consacra la divinita’ , sotto alcuni tipici esemplari , molti furono emessi postumi dai successivi Imperatori , credo fino agli Antoniniani di Traiano Decio . La moneta in foto , sesterzio , che rappresenta il funerale di Augusto seduto idealmente su un carro e trasportato da quattro elefanti e’ di carattere simbolico ed allegorico in quanto l’ elefante rappresenta l’ Aeternitas ; il reale funerale di Augusto e’ tramandato da Svetonio , nella Vita di Augusto , eccone in particolare alcuni passi : Tomi XCIX e C : “……….prima di spirare diede un unico segno di alterazione mentale , quando , con un improvviso terrore , si lamento’ che quaranta giovani lo stavano trascinando via . Ma anche questo fu piu’ un presagio che un’ attenuazione della coscienza , perche’ tanti furono i soldati pretoriani che portarono la salma all’ aperto . Mori’ nella medesima camera in cui era morto suo padre Ottavio , sotto il consolato dei due Sesti , Pompeo e Appuleio , il quattordicesimo giorno prima delle calende di Settembre , all’ ora nona , trentacinque giorni prima di compiere settantasei anni . I Decurioni dei municipi e delle colonie trasportarono il cadavere da Nola a Boville di notte a causa della stagione , depositandolo fra una tappa e l’ altra nella basilica di ciascuna citta’ o nel massimo tempio cittadino . Da Boville lo prese in consegna l’ ordine equestre che lo porto’ nell’ Urbe e lo pose nel vestibolo della sua casa ……….posto pero’ un limite alle onoranze , ricevette due volte l’ elogio funebre davanti al tempio del Divo Giulio , da Tiberio , e davanti ai vecchi rostri , da Druso , figlio di Tiberio , quindi la salma fu portata al Campo Marzio sulle spalle dei Senatori e li fu cremata . Non manco’ un ex Pretore che giuro’ di averne visto l’ immagine dopo la cremazione mentre saliva in cielo . I primi dell’ ordine equestre , vestiti con la sola tunica , senza cintura e a piedi nudi , ne raccolsero i resti e li deposero nel suo Mausoleo……..” Accanto alla figura di Augusto , e’ giusto ricordare anche due importanti e fedeli uomini che furono di aiuto determinante e costante ad Augusto nel corso di tanti anni , fino alla loro morte e con il loro supporto , oltre alle innate capacita’ politiche di Augusto , contribuirono al successo del lungo percorso storico e politico del figlio adottivo di Cesare ; questi furono Marco Vipsanio Agrippa , principalmente per la parte militare e successivamente architettonica di Roma , morto il 12 a.C. e Caio Cilnio Mecenate , per quella politica e culturale , morto l’ 8 a.C. ; la figura storica di Mecenate e’ forse quella meno conosciuta , di Vipsanio Agrippa al contrario sappiamo tanto ed e’ superfluo qui ricordarlo , in merito a Mecenate , credo sufficiente ricordare il commento di lui fatto dallo storico Velleio Patercolo , che lo descrive e lo sintetizza , come : “insonne nella vigilanza e nelle emergenze , lungimirante nell'agire , ma nei momenti di ritiro dagli affari più lussuoso ed effeminato di una donna”.2 punti
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et voilà cosa ne pensate un duro sacrificio con il polso che non va :hi: PRINCI • PEDEM • REGES • CYP • MAR • IO • BAP • VIC • AM • II • D • G • DUC • SAB •2 punti
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Certo, si è mantenuti la pace in Occidente con il rischio perenne per 45 anni di distruggersi a vicenda con il nucleare. Sinceramente avrei evitato. E poi dopo la caduta dell'URSS dove stanno tutte queste guerre in Europa a parte quella di Jugoslavia? (tra l'altro conseguenza inevitabile dalla caduta del comunismo in Russia). E aggiungo: meno male che è caduta così in fretta (ci sono voluti quasi 20 anni di stagnazione economica per farla cadere quindi neanche tanto brevemente), se no il progetto dell'Unione Europea sarebbe stato sicuramente rimandato per chissà quanti altri decenni...2 punti
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Perbacco Francesco, un tondello straordinario, una delle massime espressioni incisorie, poi gli eventi storici che l'accompagnano, fanno di questo nominale un unicum per taluni aspetti. La pregevolezza artistica non può che arricchire l'animo di ognuno di noi.. Allora è vero che i sogni diventano realtà, questo intervento ha confermato pienamente che lo spirito aggregativo, puo' consolidare ulteriormente i valori che ci hanno contraddistinto per anni, stimolandoci a continuare questo splendido cammino verso il sapere.. Eros2 punti
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@@stuyvesant buona sera La moneta è di Velia come da te già indicato L'etnico IELETON doveva essere sotto la linea d'esergo come puoi vedere dagli allegati Le immagini sono ricavate dal libro: Garrucci, Le monete dell'Italia antica tav. CXIX dalla n. 7 alla n. 21 La prima immagine mostra i vari tipi del nomos di Velia; e qui non ci sono tutti. La seconda immagine è di una moneta fronte e retro che pare come la Tua; e di un altro retro che pure è più indicativo/vicino alla tua . tanti saluti Pietro2 punti
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L'etimologia della parola "labirinto" è abbastanza complessa e l'opinione di Plutarco riferisce solo una delle interpretazioni possibili (anche se fra le più probabili) è può essere meglio spiegata nel seguente link: http://etimoitaliano.blogspot.it/2014/01/etimologia-della-parola-labirinto.html LABIRINTO L'etimologia della parola labirinto rimane tuttora incerta e controversa. Riportiamo qui alcune interpretazioni più accreditate: Una prima interpretazione etimologica sembra ricondurre la parola labirinto al greco λαβύρινθος (labýrinthos), usato nella mitologia per indicare il labirinto di Cnosso. La parola di origine pre-greca, trae la sua derivazione dal lidio labrys = bipenne, l'ascia a due lame, simbolo del potere reale a Creta. La parola "labirinto" significherebbe, quindi, "palazzo dell'ascia labrys" con il suffisso -into a significare "luogo" cioè il palazzo del re Minosse a Cnosso, caratterizzato dalla pianta intricata all'interno del quale sono state rinvenute diverse raffigurazioni dell'ascia bipenne; Dalla radice greca laf- di làas -> làfas da cui il latino lapis = pietra, per indicare le caverne e le cave di metalli il cui intricato percorso fa perdere il senso dell'orientamento. Dal greco λαβιριον (làbirion) cioè cunicolo scavato nel sottosuolo, che si dirama in varie direzioni o da λαβιρος (làbiros) = cavità; Dal greco λαμβάνω (lambàno) = prendo e ρινάω (rinào) = inganno, cioè "cado in inganno", appunto per la conformazione inestricabile ed ingannevole propria del labirinto; Dalla lingua egeo-anatolica e precisamente (pre)greco leberhís,-ídos = coniglio da cui successivamente il latino lepus,-oris = lepre, per indicate, appunto la tana di questo animale che scava intricati cunicoli sotterranei.2 punti
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Una risposta esatta è pressochè impossibile poichè allora - come oggi - erano presenti, col passare degli anni, fenomeni inflattivi (più frequenti) e deflattivi (rari) che modificavano il potere d'acquisto della moneta. Faccio un esempio relativo alla realtà che studio e che meglio conosco: il Principato di Piombino. Nel 1449 una libbra di acerti (sgombri) costava 8 denari e una libbra di palamite ne costava 10, ma nel 1530 gli stessi pesci costavano entrambi 1 soldo (= 3 quattrini = 12 denari). Sempre nel 1449 una libbra di fagioli costava 2 soldi e 8 denari (= 32 denari) mentre nel 1695 il prezzo era salito a 3 soldi e 4 denari (= 40 denari). Nel 1635 il compenso per il Bargello che accompagnava un condannato all'esecuzione capitale era di 30 lire (1 lira = 20 soldi = 60 quattrini = 240 denari), invece per una foratura di lingua o per la gogna, lire 15. Testoni e ducati erano per le transazioni più importanti, visto che mediamente tra il XVI e il XVII sec. un ducato d'oro valeva intorno alle 7 lire e 4 soldi mentre un testone attorno alle due lire. Di fatto circolavano solo tra i nobili e i grandi mercanti. Il grosso aveva un valore di circa 25 quattrini ed era il massimo che girasse nelle borse o scarselle di operai, contadini, pescatori, muratori, ecc. So di non essere stato esauriente ma spero di aver dato almeno l'idea.2 punti
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Non era questione di dimostrazione generica di forza ma un di affrettare la conclusione del conflitto perchè i sovietici stavano pensando d'invadere l'Hokkaido. Non era ancora tempo di guerra fredda ma già da allora cominciava a farsi strada la sensazione che il prossimo nemico sarebbe stato l'URSS, quindi era meglio tenere sotto controllo tutto il Giappone senza avere i sovietici in Hokkaido (che in quel caso è facile immaginare sarebbe diventato la "Repubblica Popolare Giapponese" comunista e alleata dell'URSS).2 punti
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Ciao Cobiniano : approfitto della tua competenza e disponibilità per cercare di capire il perché di una definizione relativa ad una pezza araldica. Quando venne creato lo stemma del Comune di Calderara di Reno, in provincia di Bologna, furono tenuti presenti i blasoni di famiglie storiche che nel medioevo furono importanti per la storia del luogo, come gli Ubaldini, Signori del Mugello, a cui appartiene la testa di cervo che vi campeggia e che in antichi documenti araldici viene definita come "massacro di cervo". Questa definizione mi ha incuriosito. Ho pensato che forse era stata definita così in quanto spiccata dal busto dell'animale che di fatto non è ritratto per intero, di qui il termine "massacro", ma non ne sono affatto sicuro. Forse ti è già capitato di riscontrate tale definizione ? Grazie, saluti cordiali.1 punto
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Perchè se una moneta non ha valore venale tu la butti nella pattumiera? Anche se di scarso valore commerciale, il valore storico rimane altissimo. La frase della pattumiera non dovresti scriverla nemmeno per scherzo....1 punto
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L'argomento è comunque estremamente interessante, cosa costasse una merce, lo stipendio....in un certo periodo è una delle domande che giustamente molti si fanno..... Riporto un altro link un pò datato sempre del forum in cui però ci sono spunti molto interessanti anche per appprofondimenti eventuali sul tema http://www.lamoneta.it/topic/25575-costo-del-denaro-antico/ Certamente i libri di Carlo Maria Cipolla sono una delle fonti principali di economia monetaria che consiglierei di leggere ed essendoci stati altri spunti di questo tipo oltre a quelli già postati sul forum non sarebbe male, se qualcuno ne ritrova altri, riunirli qui come lettura e studio per tutti.....1 punto
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Allora te la fotografo io!!!!!!!! :) peccato che son distante... :( Le Savoiarde sono sempre una passione sopita, mi contento di leggerle sul Biaggi1 punto
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Ho ricevuto anche io il modulo per la divisionale, finalmente avrò la serie di Monaco dopo tanti anni. Sent from my Galaxy Nexus using Lamoneta.it Forum mobile app1 punto
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France', ti sei fatto desiderare, ma alla fine ci hai stupito con effetti speciali e monete irresistibili...grande post :D petronius oo)1 punto
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@@angelonidaniele, gran bel colpo, complimenti per la new entry. :) :) :)1 punto
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Ciao @@ggpp The Top, ottima la Tua classificazione: Riguardo l'asse di Domiziano, moneta abbastanza comune, è un peccato solo che sia decentrata, sono ben leggibili le legende al diritto ed al rovescio. Asse di Domiziano con Moneta Augusta, se il consolato effettivamente è il XVI, altrimenti per la sua classificazione, bisogna vedere l'anno esatto... Domitian AE As. IMP CAES DOMIT AVG GERM COS XVI CENS PER P P, laureate head right / MONETA AVGVSTI, Moneta standing left, holding scales and cornucopia. RIC 756, Cohen 333. Antoniniano di Salonina: Salonina Silvered AE Antoninanus. Asia, 267 AD. SALONINA AVG, diademed bust right on crescent / VENVS AVG, Venus standing left with helmet & spear; PXV in ex. RIC 86. Saluti Eliodoro1 punto
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Grazie a tutti, ma non capisco quella lunga striscia in basso al dritto....doppia battitura???1 punto
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Ciao, non hanno un valore numismatico ma solo quello intrinseco per l'oro e l'argento, a meno che non trovi qualcuno che colleziona Bergamo e il Papa e allora può pagarti qualcosa di più.1 punto
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Direi un falso senza alcun dubbio. Forse di produzione non troppo recente ma direi comunque già del xx secolo.1 punto
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Ciao @@eliodoro , no purtroppo quella in foto non e' una statua originale , e' una copia dell' "Augusto di Prima Porta" trovata nella Villa di Livia , a Prima Porta a Roma , nel 1863 , rappresenta Augusto con la corazza da parata , riccamente adornata ; l' originale e' alta metri 2,04 ed ora arricchisce i Musei Vaticani . Comunque iniziativa veramente notevole quella del Comune di Nola , immagino che domani ci saranno congressi e iniziative atte a ricordare l' evento . Ciao Claudio Sotto un incisione dell' epoca a ricordo della scoperta e la statua originale di Augusto di Prima Porta1 punto
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Concordo R3 non di piu ' Moneta non bella e non stupisce il pasticcio delle valutazioni Probabilmente acquisita troppo cara e ora si tenta di recuperare il recuperabile passando ad altri la patata Consiglio le vendite 1996 e1998 se si vuole ammirare qualche bella moneta di Urbino e avere qualche nota storica che u tegra. Alidamente il Cavicchi1 punto
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ma avete 500 kb a disposizione per ogni risposta, perchè ostinarsi a mettere foto così minuscole e per giunta appoggiate a siti di hosting esterni? provare a metterle belle grosse direttamente sul forum no? secondo me non le volete realmente far identificare se no mettereste foto migliori o quanto meno ci provereste saluti e auguri per l'identificazione1 punto
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Se può interessare, come si legge nella nota sotto la didascalia di questo rarissimo tetra di Lisimaco da Tenedos ci può essere una connessione fra il labrys (doppia ascia) in esergo e il più recente labirinto greco. KINGS of THRACE. Lysimachos. 305-281 BC. AR Tetradrachm (16.66 g, 1h). Tenedos mint. Civic issue, struck circa 200-150 BC. Diademed head of the deified Alexander right, with horn of Ammon / Athena Nikephoros seated left, left arm resting on shield, spear behind; star and monogram flanking labrys in exergue. M.J. Price, “Greek Coin Hoards in the British Museum” in NC 1969, p. 12, 53 var. (no star); otherwise unpublished. Good VF, a hint of die rust on obverse. An unpublished issue from a very rare mint for Lysimachos. Coins of Lysimachos from Tenedos are very rare, with only a handful of specimens known. Hoard evidence establishes a date for this issue in the early-mid 2nd century BC. The salient feature of all examples is the presence of a labrys located in the center of the exergue, a symbol which appears on the coinage of Tenedos at least as early as the end of the 6th century BC. A double-bladed ax, the labrys assumed a religious function as far back as the Minoan Period, and may be connected with the later Greek labyrinthos. Plutarch (Mor. 45.2.302a), states that labrys was the Carian word for ax and was associated with the Carian Zeus Labraundos. The janiform head on the obverse of pre-Alexandrine coinage of Tenedos, comprising bearded and beardless heads, reflects the two blades of the ax on the reverse; the labrys would then be the physical embodiment of the dual power of these two divinities. Who these figures may be is a matter of speculation. apollonia1 punto
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:) inovazione e creazione in perpetuale movimento che le proposte di Mario...... :good: e questa volta non posso resistere a la chiama!... :lol: ....allora una storia .....come tante........storia de le nostre origine,con frontiere in perpetuale movimenti.......era cosi,e sara sempre cosi....per fin che dura il mondo...!!.. -_- andiamo nel 807,,il nostro buono Carlomagno mando Burchard,per protergere l'isola di corsica da i mori,che la stavanno metendo a male dipoi tanti e tanti anni...... questi li venivanno sempre di spagna,fermandossi prima in sardegna,furonno battaglia e si dice che perduronno 3000 soldati......dopo questa sconfita,ripartiranno in linea dritta in corsicane li,si son presi con l'armata di burchard,ne uno dei porti del isola,e furono messi in fugita,dopo aver persso 13 batelli e numerosi soldati(detti di eginhard). un ultima narazione d'il comte bonifacce che era in carica de la protezione de la corsica.....con il suo fratello bertaire,prese nave e armata,fatta di toscani,corsicani e sardi,e se ne ando fare guerra in africa....(ibidem)...... in cui mi riguarda me.....isolano vagabondo su le mie terre...da questo che ho possuto osservare e rissentire...questi uomini anno contribuato a fare chiese su posti antici,su montagne dominando regione abitate allora da diverssi popoli.....rivennuti dal antico impero romano distrutto.....con occupazione discrette piu o meno.....da i bizantini a i longobardi.......tutto un miscio di popolo che aveva come sola luce,questa che guidava la christianita........ -_- il primo moro ripresentato.......... e la firma del gran signore......!!!.. un gran saluto a tutti!!..1 punto
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Ciao Daniele, mi chiamo Alberto e scrivo da Prato. Sarei interessato ad alcune delle tue monete. Ho pubblicato le mie liste di Regno e repubblica aggiornate. Se sei interessato a qualcosa possiamo mettere su uno scambio e trovarci per effettuare lo scambio a mano. Saluti Alberto 10 centesimi 1903 1 spl + d.dupuis francia 2 franchi 1916 ARG 1 20 cent 1907 1 haiti 5 cent 1949 1 50 centesimi 1937 costarica 1 marco 1950 1 germania 1 marco 1962 1 1 marco 1963 1 1 marco 1969 1 1 marco 1972 2 2 marchi 1969 1 5 marchi 1975 1 5 marchi 1982 1 2 ore 1940 1 danimarca1 punto
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Che dire…con l’invito e con l’ampliamento in questa discussione alla medaglistica si dà l’opportunità di narrare storie, vicende ed episodi che i Sovrani hanno voluto che rimanessero nella storia, senza nulla togliere alle monete, sia chiaro, ma la medaglia e la rappresentazione di un evento….di un fatto accaduto……quella Napoletana poi, sotto i Borbone è stata il massimo dell’ espressione artistica, dal fascino ineguagliabile. Al contrario di quanto si potrebbe vedere e ammirare in seguito, in questa discussione, ….. altri amici appassionati di medaglie Borboniche potrebbero davvero rilasciare (postando immagini di medaglie dove sono intervenuti il fior fiore degli artisti napoletani) una quantità di informazioni tali da poter scrivere un libro intero, e a differenza però di quanto detto in premessa quella che desidero oggi esporvi è la storia di una medaglietta semplicissima, nemmeno di grande modulo ma con tanto di storia dietro che fino ad ora è stata poco raccontata (se non mai) ma che ha contribuito a migliorare nel sud e nell’Italia unita lo studio, con l’incremento, la diffusione e la promozione delle scienze naturali come a dire: per i regni minerale, vegetale e animale; esempio anche per le accademie Europee….e questo grazie al suo fondatore, Oronzio Costa, e a dei giovani, uomini e donne, che tanto impegno profusero per queste ricerche. Nel 1831 il Costa fu incaricato dal governo borbonico di osservare il dilagare del colera nelle province austriache; venne chiamato dall’Università di Corfù a ricoprire la carica di professore ma, mentre si accingeva a partire, gli venne offerta la Cattedra di Zoologia presso l’Università di Napoli. Iniziò così ad invitare i giovani studenti a casa sua per conversazioni serali che poi divennero sempre più frequenti e regolari; a poco a poco il Costa si trovò in grado di attuare un’idea che aveva già maturato sin dal 1817, ma che non avrebbe potuto avere luogo poi a causa del clima politico. Nel 1838 fondò l’Accademia che venne però inaugurata ufficialmente solo nel gennaio del 1841 con il nome di Accademia degli Aspiranti Naturalisti. Essa educò alla ricerca, giovani volenterosi che divennero poi, degli illustri scienziati. L’Accademia era composta da un Direttore, un Presidente, un archivista ed un bibliotecario ai quali si aggiungevano soci ordinari, onorari e corrispondenti e si raccoglievano nella chiesetta del Pontano, di cui il professore Costa era stato restauratore e ne era possessore. Tutti i giovedì vi furono le adunanze ordinarie dove si leggevano e si discutevano le memorie e le note dei soci; le adunanze pubbliche erano tre: il Capodanno, in cui i soci dopo aver assistito alla Santa Messa e cantato l’inno ambrosiano, passavano nella sala dell’Accademia ad ascoltare l’elogio di qualche “insigne” naturalista e le due domeniche prossime ai giorni Onomastico e Natalizio del Sovrano, Ferdinando II di Borbone (e qui credo di far contenti molti appassionati di medaglie borboniche, compreso @@francesco77) in cui dopo una lezione si distribuivano le medaglie ai più meritevoli …. d’oro, d’argento e di bronzo. Tale medaglia rappresenta nel dritto una Minerva stante ed armata d’ egida e con la mano destra poggiata sulla testa di un leone in riposo che le stà dietro, e porta il motto: SAPIENZA E FORTEZZA, nel rovescio leggasi ACCADEMIA DEGLI ASPIRANTI NATURALISTI e nel mezzo PER MERITO A …. con il nominativo del premiato…..in questo caso ELENA POLLINI Adesso rifaccio contento di nuovo @@francesco77, possessore della medaglia: La Signora Elena Pollini da Taranto dominava l’arte del bello ed inviava dalla sua terra natale vari panierini di fiori contesti di lucidissime conchiglie, ed una figura di stupenda ombreggiatura per farci ripetere con un poeta contemporaneo: e dimmi se non vedi in ogni parte, la Scienza indivisa ognor dell’arte. Inviava ancora un mosaico rappresentante San Francesco di Paola costituito da cinque sole specie di minute conchiglie univalve. Rimetteva ancora, saggi del bisso della Pinna Rudis detto volgarmente lana-penna nei diversi gradi di finezza a cominciare da quello naturale fino all’ultimo perfezionamento. Il tutto veniva accompagnato da una lettera nella quale la Pollini ne esprimeva l’oggetto ….quello cioè di sentir il parere dell’Accademia se ha ben saputo adoperare quelle produzioni che chiama di “Nettuno” e mostrare il grado di raffinamento cui oggi l’arte fa giungere un’altra produzione naturale. L’Accademia trova gli uni e gli altri aver raggiunto benissimo lo scopo e gli si accorda come premio una medaglia d’argento ….. ma questo avvenne nel 1846 (dietro segnalazione dell'Utente Lord Acton, la data corretta è 1847)....perchè questa di Bronzo la ricevette (forse) in un'altra adunanza.l Ovviamente lo spirito è per tutti di abbandonare anche solo per un attimo i propri interessi specifici, le proprie sezioni, le proprie abitudini e per una volta fare una proposta anche qui, per tutti. Con questo tuo invito@@dabbene, devo dire “allettante” ho riportato frammenti e notizie inedite di un articolo che avevo messo in cantiere …… ma l’ho fatto con molto piacere, quindi senza alcun rammarico. Ad maiora Logicamente la medaglia è presa in prestito da Francesco Di Rauso, attualmente possessore. Per chi volesse approfondire l'argomento, ho aperto un'apposita discussione, pochi giorni fa, nella sezione del sud. http://www.lamoneta.it/topic/126753-medaglia-premio-aspiranti-naturalisti/ Un saluto a tutti: Pietro Magliocca1 punto
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Purtroppo non sono d accordo con Lei. Queste sono monete coniate da imperatori Bizantini di conseguenza sono monete Bizantine ....con raffigurazioni bizantine! Il cavallo non esisteva a Costantinopoli? Nelle icone bizantine non ci sono immagini di santi a cavallo ....affreschi bizantini oggetti manoscritti ecc. che raffigurano imperatori e santi a cavallo ? da quale cultura sono contaminate?1 punto
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@@davideandreac hai chiesto delle opinioni sulla moneta,motivando anche il fatto che dici che non sei un grande esperto in materia ed adesso affermi che secondo te è buona,tralasciando la mia opinione, oltre a me ti hanno risposto delle persone molto competenti che non si sbilanciano mai in giudizi approssimativi ( odisseo,vitellio,skuby,diodoro ) ma che valutano attentamente le loro affermazioni e puoi stare certo che nello specifico hanno colto nel segno alla grande e personalmente ti aggiungo che non è neanche un falso di alta qualità ma anzi di pessima qualità e chi rilascia certificazioni di autenticità su una moneta come questa e meglio che cambi mestiere a meno che.........!!!!!!! a buon intenditore poche parole. Saluti Babelone1 punto
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Mi basterebbe andare nel futuro di pochi giorni per scoprire i prossimi sei numeri del superenalotto ............... :crazy: .... e poi ........ un bel calcio al passato!1 punto
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ciao anni fa ne presi una perizia spl a 160 euro (con spedizione), secondo me oggi vale MOLTO meno... quindi io per un BB+ non andrei oltre ai 100 euro vedi qua.. http://www.ebay.it/sch/i.html?clk_rvr_id=679720959542&adpos=1t1&MT_ID=64&crlp=18565486281_2420816&device=c&geo_id=33486&keyword=2+lire+1943&crdt=0&_nkw=2+lire+1943&LH_Complete=1&LH_Sold=1&rt=nc CIAO1 punto
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Ciao @@dabbene, nell'ottica di una condivisione di esperienze e conoscenze tra foristi che, difficilmente, scambierebbero le proprie opinioni, avendo interessi numismatici relativi a periodi totalmente diversi, Vi posto la mia moneta un obolo di Allifae. Con me, siamo alla fine del IV° sec. A.C., Roma non è ancora la Caput Mundi, mentre, nelle zone dell'Alto Matese, tra l'Alta Campania ed il Molise, si stanzia il fiero popolo Sannita. Sull'attribuzione dell'obolo alla città casertana di Allifae, però, si è giunti per gradi. Nell'800 gli studiosi ( Avellino) ritenevano che la monetazione si riferisse ad una località nei pressi del monte Ollibanos che si elevava tra Pozzuoli e Cuma. Millingen la colloca presso Cuma; Tale tesi viene accettata da Garrucci, sul presupposto che la tipologia richiamasse la monetazione di Cuma, avendo, al rovescio, la rappresentazione del mostro Scilla, che mal si adattava ad un popolo di montagna quali i Sanniti. Successivamente A. Sambon, grazie ai ritrovamenti di tali oboli insieme a quelli di Phistelia e di Neapolis nei pressi della necropoli dell'Antica Allifae, riferisce, in modo definitivo, l'obolo alla suddetta città di Allifae, spiegando che la presenza di figure " marittime" sulla moneta sono dovute ai frequenti commerci tra i Sanniti stanziati nel fertile territorio dell'Alta Campania con le città marittime greche, quali Neapolis e Cuma. Scilla, l'ostrica ed i mitili indica pertanto gli ottimi rapporti commerciali tra Greci e Sanniti nel periodo precedente all'espansione di Roma, che troverà nei Sanniti fieri avversari con le tre guerre sannitiche, e l'alleanza, invece, con Neapolis. Oltre i tipi marittimi, l'obolo presenta i caratteri della lingua osca. Per saperne di più: Pietre e Monete - Libreria Classica Diana Editrice.1 punto
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Questa sequenza di medaglie papali presentate da fabio, grande collezionista (il catalogo del nostro forum è ben rappresentativo della consistenza e articolazione della sua raccolta dalle emissioni delle origini alle contemporanee) è la testimonianza di un modello di ricerca, con il quale si può con piacere arricchire, ampliare e tendere al completamento (se mai fosse possibile) della collezione. Vorrei provare a storicizzare il modo di collezionare medaglie papali, per pervenire ad alcune considerazioni su questa evoluzione recente. Comincio dalla tradizione. In questo forum, piakos (un amico che anni or sono partecipava attivamente alle nostre discussioni soprattutto su coni originali e riconi) ebbe a scrivere con il suo stile fascinoso e immaginifico (se ben ricordo) che si era appassionato alla medaglistica papale, poichè questa raccolta costituiva la continuità della monetazione romana. Alla Roma imperiale era succeduta la Roma papale; e la medaglia, meglio che la moneta, esprimeva la internazionalità della Chiesa cristiana- cattolica : e ciò ininterrottamente, in quanto la emissione di medaglie non aveva coordinamento con il potere temporale dello Stato sovrano. Quando, tanti anni or sono, avevo deciso di iniziare la collezione, mi avevano orientato (e questo era il ragionamento di tutti i collezionisti del settore): - la ufficialità della medaglia papale; - la bellezza artistica con ricomprensione di tutti i periodi nei quali si suole suddividere la storia dell'arte : il rinascimentale, il barocco, il neo classico, il moderno; - la rilevanza storica, coordinata sia con vicende di Roma e dello Stato pontificio, sia con i rapporti internazionali dei Pontificati. Nella medaglistica papale fino all'inizio del 1800 le emissioni non ufficiali erano state solo assolutamente eccezionali. Con la grande richiesta di medaglie del secolo XIX molti artigiani svilupparono la loro attività e si rapportarono sempre più con molte committenze centrali o locali, rilevanti o minori: in una parola entrarono in un mercato che si andava sviluppando. Penso a Penin, Massonet, Monnaie de France in Francia, Johnson in Italia e a molti altri nelle aree tedesca, spagnola, argentina. Per tutte queste imprese i filoni prevalenti di prioduzione furono la medaglia d'arte (comparabile per la qualità di esecuzione alle medaglie ufficiali) e una medaglistica commerciale-popolare collegata a molti eventi e molte diversificate realtà. La medaglia privata d'arte fu subito annessa al collezionismo numismatico e andò ad integrare le collezioni, sicchè ha sempre avuto una circolazione nelle aste e nei buoni negozi numismatici. La medaglia popolare -commerciale trovò acquirenti non collezionisti (penso a medaglie religiose, di devozione) ed è stata conservata da privati, pervenendo nel tempo nei negozi dei rigattieri, nelle ciotole dei mercatini ed oggi in quella grande ciotola virtuale rappresentata dal mercato globalizzato internet (e il piacere di rovistare le ciotole è sempre stato presente nei collezionisti con la speranza del ritrovamento eccezionale). Mi diceva recentemente Stefano Bertuzzi, grandissimo collezionista di medaglie di Pio IX, che nella prossima pubblicazione sulle medaglie di questo pontefice inserirà più di 1000 medaglie inedite, che ha recuperato con una attenta ricerca in questi ultimi anni soprattutto nell'ambito delle religiose-devozionali. Anche le medaglie postate ora da Fabio sono in gran parte frutto di queste ricerche; vi troviamo le curiosità, le produzioni artigianali, le emissioni locali: tante medaglie neglette nel tempo che sono così riportate all'onore dell'oggetto collezionato. Sono medaglie rare? Forse sono solo rarefatte e se ne potrebbero trovare nei cassetti delle famiglie, negli scrittoi di parrocchie, conventi, monasteri. Non hanno grande conservazione, perchè sono state acquistate come "medaglie povere" e quindi non hanno mai imposto particolari attenzioni. Mi sembra di capire che è una ricerca che piace; io non mi sono mai cimentato in maniera organica, ma qualche pezzo che mi è capitato mi ha dato soddisfazione. Vorrei però dire a nuovi collezionisti che ci leggono che questa ricerca ha senso, a mio parere, solo come completamento di una collezione di base: e alla base della medaglistica papale restano la ufficialità della emissione, la bellezza artistica, la testimonianza di eventi storici rilevanti.1 punto
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Speriamo che i giovani prendano esempio da questa coppia e capiscano che l'amore è un sentimento serio e non che ci si può mettere insieme fare un figlio e dopo un anno per una banale lite divorziare distruggendo anche l'infanzia del figlio.1 punto
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Taglio: 20 cent Nazione: belgio Anno: 2005 Tiratura: 10.000.000 Condizioni: BB Regione: Puglia1 punto
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Taglio: 50 cent Nazione: italia Anno: 2009 Tiratura: 2.453.900 Condizioni: BB Regine: Puglia1 punto
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E' fortissima sta cosa, perchè hai praticamente due monete in una!! C'è mezzo 20 cent di Umberto!! Con relativo contorno rigato ovviamente!1 punto
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Ciao darman1983, ho valutato i volumi delle monete misurando le spinte di Archimede in acqua demineralizzata. I risultati in relativo mostrano un buon accordo tra il volume della moneta appena un po' più larga (del tipo di quelle del museo della Zecca di Roma) e di quelle più usuali dotate di bordi più sfuggenti (che chiamammo "prima versione" in accordo con le definizioni del Regoudy). In assoluto, i risultati di entrambe le "versioni" sono in sostanziale accordo, nei limiti delle incertezze di una apparecchiatura casalinga, col valore previsto in base al peso ed alla densità dell'argento 835 per mille: valore di circa 2.7-2.8 cm3. @@incuso Caro Massimo, a questo punto mi chiedo se la contenuta differenza di diametro sia da imputare a tondelli diversi, nel senso di diverse dimensioni, o magari soltanto ad una diversa pressione della pressa sul conio. L'aumento dell'impulso del conio sul tondello provoca infatti un aumento del diametro del tondello coniato fuori virola ... A voler fantasticare: visto l'elevatissimo numero di monete da produrre, non è da escludere che si sia ben presto deciso di ridurre lo stress alle apparecchiature tutte riducendo l'intensità dell'impulso della pressa e passando quindi a produrre monete -di conseguenza- di diametro leggermente più piccolo. Un salutone, Antonio Un salutone, Antonio1 punto
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Ho letto, e vi riporto, una curiosa storia su "a cosa serviva lo scudo d'argento a Genova": La base della tranquillità, dal punto di vista sanitario, era un sistema efficiente di sorveglianza sulle coste per impedire ai vascelli provenienti dalle zone infette di approdare nella Serenissima Repubblica di Genova. Il commissario di sanità di ogni zona nominava normali cittadini a tale compito. Ci sono giunte quindi "grida" che ci raccontano che al tempo in cui Baliano Ravascheri era commissario in Lavagna, nel giugno 1656, i posti stabiliti per le guardie erano tre: alla fiumara (foce del fiume Entella), allo sbarco (di fronte al castello della marina) e alla fortezza degliscogli (verso Cavi di Lavagna). Occorreva che le coste fossero vigilate 24 ore su 24 e, in particolare, nella "notturna" dalle ore 24 al sorgere del sole e, comunque, fino all'arrivo del turno successivo, ogni postazione doveva essere di tre o quattro persone e ciascuno doveva essere "armato di miccia, palle, polvere, archibugio e spada", "due tratti di corda" erano la pena per chi non fosse armato a norma di legge commutabili, per chi potesse pagare, con altrettanti "scudi d'argento". Il grosso rischio era la "ronda" di controllo, formata da soldati còrsi, che puniva ogni mancanza o astuzia: ad esempio avvisare con un suono di corno il posto di guardia successivo, oppure trovare qualcuno che si era fatto sostituire, dormiva, era assente o senza le munizioni prescritte. Sappiamo di alcune pene: Gio. Maria Campodonico fu accusato di aver permesso l'approdo di una feluca prima che questa avesse ottenuto il permesso e, data la sua giovane età, gli furono presi in pegno due cucchiai e due forchette d'argento. Un altro cittadino di cui non ci è pervenuto il nome, fu condannato per "assenza sul posto di guardia" a cinque mesi di detenzione di cui tre in "carcere segreto" e due "alla larga" (cioè commutabili dietro al pagamento di tre scudi d'argento), a nulla valse la sua giustificazione: "sono rimasto a casa perchè ero stanco morto!". Insomma questa moneta serviva, serviva eccome........1 punto
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Salve. Bella discussione, molto interessante. Moneta non è una divinità in senso proprio, ma piuttosto un appellativo che deriva dal verbo latino "monere", ovvero "ammonire". Il termine è strettamente collegato ad un avvenimento molto famoso della storia di Roma: l'assedio della città nel 396 a.C. da parte dei Galli di Brenno. Infatti, durante l'assedio, la resistenza romana si era concentrata sulla roccaforte del Campidoglio, dove era situata un'antica ara di epoca arcaica dedicata a Giunone e presso cui si allevavano delle oche sacre alla dea. Furono proprio queste oche, con il loro starnazzare, ad avvisare gli assediati dell'arrivo dei nemici che stavano sferrando un nuovo attacco. Quindi, i Romani ebbero il tempo di prepararsi e respingere gli avversari, ottenendo la salvezza dell'Urbe. Così, l'illustre Camillo decise di dedicare a Giunone, che li aveva, appunto, "ammoniti" riguardo l'arrivo dei Galli, un tempio vero e proprio al posto della precedente ara. Solamente più tardi, verso il 269 a.C., presso questa costruzione religiosa venne stabilita la zecca della città, sottoposta alla protezione di Giunone Moneta, cioè "Ammonitrice". A questo punto fu il linguaggio popolare a trasmettere l'appellativo della dea dapprima alla zecca e poi a ciò che lì si produceva, la moneta.1 punto
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Bellissime monete... mi è sempre piaciuto il tema della Sede Vacante La monetazione settecentesca non è esattamente il mio campo di interesse, perchè sono orientato alle monete più recenti... Vorrei postare due monete della Sede Vacante, una del 1963 e un'altra dell'ultima, quella del 2005 :D In fondo, anche le Lire e gli Euro testimoniano la successione dei periodi di Sede Vacante e, come sottolineato da Luke2004, il design non è che sia cambiato tantissimo :P1 punto
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