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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/20/14 in Risposte

  1. Vi ringrazio per la stima e per "l'affetto virtuale"; non so davvero che dire ... non me lo aspettavo proprio, non ho parole. Non ho la presunzione di pensare che un forum attivo come questo possa risentire della mancanza di partecipazione di qualche utente, evidentemente avete un'impressione diversa dalla mia. Belle monete quelle postate a partire da chi ha "avuto la brillante idea" di ricordarmi che non è facile l'oblio telematico ... prima o poi qualcuno bussa alla tua porta. Davanti a tanto entusiasmo non posso che prometerVi ... di riffa o di raffa un occhio al forum ce lo butto sempre; oggi una mia partecipazione come quella passata non è più possibile sia per impegni di lavoro sia per la totale mancanza di voglia di discutere e di perder tempo in polemiche inutili, tanto più se organizzate a regola d'arte. "Ragazzi" chiudiamola qui ed evitiamo di parlare di addii e di ritorni; ho scritto che mi sarei preso una lunga vacanza dal forum, lo sto facendo ma anche in vacanza si partecipa. Beh .... grazie, ma non lo fate più che mi commuovo. N.
    9 punti
  2. Mi ero riproposto di rispondere a tutti e lo farò prima di tornare in vacanza ... ed è il turno di Gallo83 ... che non è semplice. La monetazione della Repubblica Romana per Roma, Bologna, Ancona è tutta comune ad eccezione di un tre Baiocchi per fusione gia apparso nella vendita de "il Fascio Numismatico" poi in un'asta Ratto ed infine dopo un ulteriore passaggio intermedio che non ricordo fu venduta da Nomisma nel 2006. La moneta non l'ho mai vista; stilisticamente è molto diversa dal resto delle emissioni del periodo, ma questo significa ben poco: ha lunga storia ed un secondo esemplare, o primo, è presente nella collezione Papadopoli. Il periodo è ricco di invenzioni numismatiche di fantasia emesse privatamente in Belgio, in Francia e probabilmente anche in Germania, dalle monete romboidali con la lupa alle fantasie di Gaeta. Se ciò non bastasse si aggiungono "prove" assai discutibili per fusione in piombo verniciato a rame dei 40 baiocchi e dei 3 Baiocchi (più facilmente falsi d'epoca). Dunque per rendere giustizia a Gallo83 c'è forse una moneta che vale la pena postare. In primo luogo perchè autentica, quindi per la sua rarità (non mi risultano sia apparsi altri esemplari), infine per la forma.
    5 punti
  3. Partecipo con una moneta attinente alla monetazione della sezione moderne straniere, che in effetti anni fa avevo già presentato in quella sede ma che forse, dato che là era molto piaciuta, potrà interessare anche un pubblico più vasto. Poche monete possono rendere l’idea della tragedia della guerra come sa fare questa. Si tratta del tallero noto come “Pfaffenfeindtaler” o “Gottesfreundtaler”, terribile testimone degli inizi della guerra dei trent’anni. A coniarla fu il duca Cristiano di Braunschweig e Luneburg, che pur essendo protestante amministrava il vescovado di Halberstadt. Assieme a Ernst Mansfeld e al margravio Georg Friedrich Baden-Durlach, fu colui che, nella fase palatina della guerra dei trent’anni e tra atrocità di ogni genere, tenne viva la fiamma di una resistenza protestante contro la “normalizzazione” imperiale guidata dalle truppe di Spinola e Tilly, che già aveva sradicato con estrema violenza ogni traccia di riforma dalla Stiria e dalla Boemia. “Quel pazzo di Halberstadt”, come era definito dai contemporanei, morì nel 1626, a soli 27 anni. A Soest, nel 1622, Cristian ricavò l’argento per questa “Spottmünze”, fondendo il tesoro del duomo di Paderborn e in particolare lo scrigno di epoca medievale che custodiva le reliquie di San Liborio. La moneta mostra al diritto la scritta che l’ha resa tragicamente famosa: “GOTTES FREVNDT DER PFAFFEN FEINDT”, ovvero “È amico di Dio chi è nemico dei preti”; sul giro quindi si trovano i titoli di Christian, duca di Braunschweig e di Luneburg. Al rovescio su vede un braccio corazzato armato di una spada che esce da una nuvola: si tratta del braccio armato di Dio, pronto a colpire i nemici della Riforma e, sul giro, oltre alla data 1622, si legge la scritta in francese “TOVT AVEC DIEV”, ovvero, “Tutto con Dio”. Di questa moneta esistono varianti che mostrano, infilzati sulla punta della spada, un cappello gesuitico o una corona.
    5 punti
  4. Carissimi Mi sembra chiaro che il diadema, almeno dopo la seconda rosetta partendo dalla nuca sia reinciso in maniera arbitraria, tanto da andare sotto i rilievi. Altrettanto per quanto riguarda i panneggi del busto: sono stati reincisi in maniera arbitraria, dando luogo a un effetto innaturale ed allungato artificialmente. Al rovescio le lettere sono ritoccate integralmente, anche se probabilmente vicino alle posizioni originarie. I fondi del diritto e del rovescio sono stati integralmente ribassati e lisciati abbondantemente. L'effetto finale è quello di una moneta "sgraziata" e senza la usuale finezza, come sottolineato da Nikko. Doveva trattarsi di una moneta molto incrostata e hanno fatto una pulizia/restauro penoso che non ha lasciato niente di intoccato... Peccato, perchè la moneta era autentica e interessante ! Cordialmente, Enrico
    3 punti
  5. Visto che gli spunti non mancano, allora proponiamo un classico Italiano... Scudo detto "spadino". AR 25,05 g. – ø 40,2 mm. CAROLVS•EM•D : G° - DVX•SAB•P•P•ET•C• Busto corazzato, a d., con colletto alla spagnola, mantello, maschera leonina sullo spallaccio e Collare dell’Annunziata sul petto. Rv. OMNIA • DAT • QVI • - IVSTA • NEGAT Braccio armato di spada che esce dalle nubi; sotto, nel giro, cartella ornata vuota. CNI 495. Spaziani Testa 59. Ravegnani M. 29. MIR 619a. Biaggi 526a . Simonetti 42/a. Davenport 4164. Lo scudo dello spadino ci rimanda alla guerra per la successione di Mantova ed il possesso del Monferrato. Un conflitto che durò dal 1628 sino alla morte del Duca, avvenuta nel 1630. La leggenda al rovescio riprende le parole di Cesare nella Pharsalia di Lucano (libro I, ver.349) e suona da ammonimento alla Francia, "dà tutto chi nega le cose giuste", che dovrà cedere molto di più se non consentirà la restituzione dei territori tolti di Pinerolo, Finestrelle e Valle di Ulzio sottratti al Ducato. Succeduto nel 1580 al padre Emanuele Filiberto, che gli aveva lasciato uno Stato in perfetta efficienza, Carlo Emanuele I ereditò dal genitore le virtù guerresche ma non la capacità politica. Difatti tutta la sua vita fu un continuo destreggiarsi tra imprese belliche dall’esito incerto, tutte volte ad estendere i suoi domini e ad affermare il prestigio del suo Casato: i cinquanta anni del suo regno lo videro infatti impegnato in una serie continua di guerre in cui volle confrontarsi ad armi pari, almeno nelle sue intenzioni, con la Francia e con la Spagna.
    3 punti
  6. Ma quante meraviglie! Complimenti a tutti e grazie per la partecipazione, inoltre un grazie particolarmente sentito al signor Picchio! L''affascinante in una comunità virtuale come questa sta nel fatto di trovarsi a dialogare con sconosciuti e tra questi scoprire persone di grande livello, di grande sensibilità e grande cultura, a volte mi è sembrato di dialogare con Sua Maestà Vittorio Emanuele III, a volte con Hemingway, altre ancora con Freud o con i grandissimi numismatici del passato ...senza parlare dei "poeti" nel senso più largo del termine ...poi sì, ci sono altri meno "elevati" ...allora passo oltre ...i primi elencati valgono certamente molto, molto di più che perdere l'opportunità di dialogo con i "grandi". P.S. Non denunciatemi al SPDC (servizio psichiatrico di diagnosi e cura) ...il mio è un gioco innocuo ...poi fuori dal forum sono ...normale ...
    3 punti
  7. Caro dizzeta, seguo, anche in vacanza i Suoi interventi, sempre pertinenti e pacati, sempre da imparare dalle Sue righe. Come posso sdebitarmi ... mmmm Zena ... è una gran bella zecca. Questa da buon milanese ... è una delle mie preferite emesse a Genova :). al contrario della precedente ci sarebbe da aggiungere parecchio ... ma non questa volta.
    3 punti
  8. Il Lanfranco la cataloga 119-ter. variante renato(stella a 6 punte anziche 5)..come giustamente dite,fa parte di uno"studio per la scelta del metallo"ordinato dal ministro del tesoro dell'epoca Nitti,alla zecca(per questa e per altre monete)...nel frattempo,tramite concorso,si sceglievano i bozzetti(in realta per il 10 cent si scelse un bozzetto "vecchio")... successivamente,visto il finire della guerra,e le ripristinate scorte di altri materiali si abbandonò questo studio.
    3 punti
  9. Riprendo una foto dal post creato da Claudia 88 in “medaglistica” (link: http://www.lamoneta.it/topic/126924-identificazione-medaglia/) e dopo aver chiesto autorizzazione a farlo (fig.1). Lo stemma di Christoph Andreas Spaur è interessante, ma certo, nell’esemplare postato, poco visibile. Corre in nostro aiuto un’arma dipinta su una torre di Brunico, visibile anche qui, http://de.wikipedia.org/wiki/Christoph_Andreas_von_Spaur da me però “ritagliata” in modo da risultarne ingrandita (fig. 2). Ma posso offrire assai modestamente un altro piccolo contributo al dibattito. Il particolare che mi ha messo sulla “pista giusta” è il secondo e terzo quarto dell’inquartato che forma lo scudetto “sul tutto” (parlo dello stemma presente nel sigillo/medaglia, ma come riferimento sarà meglio tenere sott’occhio anche il più leggibile stemma di Brunico) e cioè una banda diminuita accostata da due stelle. Ho subito pensato che tale “pezza” fosse stata creata per errore o per evidenziare la corretta divisione in “trinciato” del campo (questa partizione però la si sarebbe dovuta rendere, secondo me, con una “riga” incisa e non con una banda in rilievo in quanto, come visto, in un caso e nell’altro si ottengono due risultati araldici completamente diversi). Nonostante "l'errore" comunque, questi due quarti dell’inquartato hanno richiamato alla mia mente un altro stemma Spaur (fig 3) che ho potuto ammirare in un dipinto del XVI sec., presente in un castello del Trentino, -tuttora di proprietà del conte Ulrico Spaur- rappresentante una Crocifissione in cui si possono notare i due committenti (uno Spaur e una Fugger) inginocchiati e accompagnati dalla loro rispettiva arma. Tale stemma è esattamente “lo stesso” dello scudetto “sul tutto” di cui dicevamo prima, presente nello stemma di Brunico del Vescovo Spaur, da cui è sorta questa discussione, eccezion fatta per il numero di raggi delle stelle, che è differenziazione ininfluente. E’ possibile quindi che il committente del quadro appartenesse allo stesso ramo-Spaur del vescovo, o che all’epoca in cui questi visse (XVI sec., come quella del dipinto di cui sopra) quello fosse l’unico stemma Spaur in vigore, stemma che è mutato nel corso dei secoli inquartandosi con altre armi e che al giorno d'oggi è ulteriormente diverso? A proposito: l’arma originaria di famiglia è quella in fig. 4 (ricevuta invece mesi fa dal sempre gentilissimo Corbiniano), la qual cosa mi porta ad un'altra considerazione che però pubblicherò in altro post, per non appesantire ulteriormente il tutto. Il blasone dello stemma in fig. 3, salvo correzioni e migliorie…: Inquartato: nel 1° e 4° d’argento, al leone rivolto di rosso, tenente tra le branche anteriori una coppa d’oro, nel 2° e 3° trinciato di rosso e d’argento, alle due stelle di otto raggi dell’uno nell’altro. A proposito… nel terzo campo si potrebbe parlare di “trinciato centrato”, vista la linea arcuata e non retta che separa le due metà del campo?. nb: il primo quarto dello stemma vescovile (l’agnello pasquale) e il quarto (l’aquila) richiamano (come ancora accade in tempi recenti (http://www.bz-bx.net/pls/bolzano/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=25883&rifi=guest&rifp=guest) rispettivamente lo stemma della diocesi di Bressanone e l’aquila del Tirolo? nb.2: si noti come l'agnello pasquale del primo quarto sia, nello stemma sulla Porta di Brunico, in posizione classica (cioè come se stesse camminando verso il fianco in destra araldica dello scudo) con la testa rivolta, mentre nel primo quarto della medaglia risulti rivolto con la testa rivoltata (quindi procedente verso sinistra araldica ma con la testa rivoltata verso destra). Un caro saluto.
    2 punti
  10. @@Ianva Se è IANVA che IANVA sia ! Le confesso, senza pudore alcuno, che quando l'ho acquistata mi son sentito un vero mercante del golfo !
    2 punti
  11. Ringrazio e ricordo la discusione/conversazione; assolutamente vaga. Ho una piastra papale cui sono molto legato, per la rappresentazione del rovescio, semplice ma essenziale, sia per l'infinita ricerca per trovare un esemplare non appiccagnolato in conservazione accettabile senza dover accedere ad un mutuo ! ricambio la dedica. .
    2 punti
  12. moneta austriaca, si tratta di un pfenning per Maria Teresa d'Austria vedi immagine tratta da MA-Shop venditore Münzhandlung Krogoll Ciao Mario
    2 punti
  13. SCUSATE, ANCORA NON CI SONO STATO, MA UN AMICO o tale credevo fosse [CHE E' DEL FORUM E DI CUI NON FARO' IL NOME, ma che forse strozzerò idealmente quando lo incontro] MI HA INVIATO IL DEPLIANT E DELLE FOTO CHE HA SCATTATO, TRA CUI ALCUNE MONETE (zecche medievali: Perugia, Ancona, Macerata.. ) DICENDOMI CHE ERANO PRESENTI NELLA MOSTRA. E CI HO CREDUTO (COME UN FESSO) NON SOSPETTANDO NIENTE. IN EFFETTI MI SEMBRAVA UN PO' STRANO....... GRAZIE PER LA PRECISAZIONE, ALMENO NON LE CERCHERO' DURANTE LA VISITA E SCUSATE DI NUOVO PER LA GAFFE.
    2 punti
  14. Ciao a tutti, ormai mi sto appassionando alla monetazione sveva da un lato ed a quella angioina - aragonese dall'altro, con particolare riferimento, in questo ultimo caso, alla zecca aquilana. Pertanto, insieme ad un bel libro sulla monetazione medievale della Puglia ( D' Andrea - Andreani), Vi posto il mio recentissimo acquisto. Quattrino di Ludovico II°, 0,91 g. Che ne pensate? Non male...se non raro sicuramente non comune...
    2 punti
  15. Per arrivare al Museo basta la metro dalla stazione centrale si scende a Piazza Cavour, due passi ed ecco il museo. Per arrivare alle Terme bisogna prendere sempre la metro fino a Campi Flegrei poi usciti dalla stazione l'autobus 502 che porta nelle vicinanze dell'hotel, Giovanna aggiungimi per Venerdì, grazie
    2 punti
  16. La sistemazione del mausoleo in occasione del bimillenario augusteo sarebbe stata un' occasione da sfruttare che purtroppo non si e' perseguita Una preparazione e sensibilizzazione maggiore da parte della PA avrebbe potuto sollevare l'interesse di qualche sponsor alla pari di quanto fatto com il Colosseo ad esempio. Piu' in generale Roma che in questi anni sta godendo di flussi turistici eccezionali ( tanto e' vero che e' una delle fonti di entrata maggiori per gli operatori, la ristorazione e soprattutto l'accoglienza) dovrebbe organizzarsi per migliorare il potenziale economico di questi flussi e minimizzare l'impatto ambientale sulla citta' che andrebbe preservata meglio. Tuttavia vorrei spezzare una lancia in favore sella PA perche non si giudichi da un frutto non germogliato un'intera coltivazione. I beni culturali in Italia rappresentano una sfida eccezionale , non facile da gestire per chiunque, anche i piu bravi. Qui si rilevano spesso disfunzioni, incurie o occasioni mancate ma pensiamo ogni tanto anche alle tante cose che funzionano. Agli splendidi musei che abbiamo, che funzionano e che magari avrebbero solo bisogno di essere conosciuti meglio ( ero a roma in questi giorni e ho visto il museo Altemps che custodisce capolavori che farebbero l'assoluta felicita' di qualsiasi museo americano - museo tenuto benissimo nella splendida cornice di un palazzo del Quattrocento perfettamente restaurato) Non voglio dire che tutto funzioni e trovo giusto rilevare e segnalare opportunamente disfunzioni e malfunzionamenti affinche' si possano correggere e migliorare. Non farei pero' di tutt'un erba un fascio evitando discorsi di disfattismo generale che rischiano di essere qualunquisti e soprattutto non comportano alcun contributo positivo se non quello di ingenerare un sentimento di sfiducia. Avremmo invece bisogno di proposte, incoraggiamenti e soprattutto un maggior dialogo con i funzionari della PA nell'obiettivo comune di migliorare le cose.
    2 punti
  17. Sanni magnifico esemplare, ben patinato come più mi piacciono. Sapendo della Sua passione per le medaglie del Regno di Napoli e di Sicilia, ricambio poi ringrazio tutti ... adesso mi rimetto a lavorare .
    2 punti
  18. Va bene, ammettiamo per assurdo che i Romani hanno attraversato l'Atlantico. 1-Ma una tale impresa come mai non è riportata da nessun storico dell'epoca o da uno storico successivo? 2-Perché non si hanno documenti o indizi qui in Europa su animali, piante o altro proveniente dal Nuovo Mondo riportato dai marinai? [non citiamo l'etimologia della provincia Pannonia, che non deriva dalle pannocchie di granoturco] Molto probabilmente se, e sottolineo se, i Romani hanno mai raggiunto le coste americane non sono poi potuti ritornare indietro, altrimenti avremmo delle fonti in merito a ciò. Questo fatto si spiegherebbe solo nel caso una tempesta avesse potuto spingere una nave in quella direzione e poi i sopravvissuto non fossero in grado di riparare la nave e quindi siano rimasti per costrizione lì. Ma anche se possono sorgere dei dubbi su tale ipotesi, però i Romani non hanno scoperto niente sono al limite stati spinti involontariamente. Vorrei poi far notare due ipotesi sulle motivazioni di ritrovamenti numismatici romani in America: 1- le monete, se non mi sbaglio, avevano fino ad una certa epoca un valore pari al peso del loro metallo, quindi si potrebbe pensare anche a qualcuno che in Europa possedesse delle monete romane perché costituivano una forma di tesaurizzazione della ricchezza e poi una volta trasferitosi [dopo la scoperta ufficiale] in America le avesse perdute, o volontariamente nascoste; 2- purtroppo ci sono alcuni studiosi [ma grazie a Dio sono una minoranza] che per poter ottenere dei finanziamenti o degli avanzamenti di carriera o della notorietà-visibilità, sono capaci di commettere qualche magagnetta, cioè sono capaci di alterare gli stati dei luoghi aggiungendo qualcosa di SPETTACOLARE per dare credito a qualche loro teoria. Potrebbero, uso il condizionale, avere messo quelle monete o altro materiale archeologico [oggi non è difficile procurarsi questo tipo di materiali soprattutto per uno del mestiere] per dare conferma alle loro teorie. [naturalmente non dico che questo sia accaduto nel nostro caso o casi, ma è un'ipotesi da non scartare]. E poi le foto dei ritrovamenti? Ci sono troppi elementi che devono essere presi per buoni sulla parola. Ma la parola senza prove che valore ha? Gli elementi-indizi riportati dagli articoli seppure molto ammalianti e prodotto da personale qualificato, sono privi, a mio modesto parere, di quel grado oggettivo tale da renderli prove. I Romani sono potuti arrivare in America? forse Sono ritornati dall'America? Allo stato attuale delle conoscenze : NO. Dunque i Romani non hanno scoperto l'America.
    2 punti
  19. Prima, seconda e terza biccherna
    2 punti
  20. Riporto ancora in auge la discussione, con una vera e propria rarità. Allegeretto Nuzii (1315 circa - 1373), Miracolo di San Nicola di Bari, affresco nella Cappella di S. Orsola, presso la chiesa di San Domenico in Fabriano. San Nicola redime alcune prostitute, offrendo loro un sacchetto di monete d'oro, affinché abbandonino "il mestiere più antico del mondo". Qui, un particolare del sacchetto in mano a San Nicola...mi fido che le monete ci siano, e siano d'oro, e mi astengo da ulteriori commenti Perché ho parlato di rarità? Perché questo affresco, così come gli altri delle due cappelle gotiche della chiesa di San Domenico non è, di norma, visitabile dal pubblico. Lo sarà, invece, gratuitamente, in occasione della mostra Da Giotto a Gentile fino al 30 novembre...non perdete l'occasione petronius
    2 punti
  21. NUMISNAPOLI Ritorna il convegno numismatico a Napoli! Venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 settembre 2014. Hotel Terme di Agnano, via Agnano Astroni, 24 80125 Napoli Ampia sala, ambiente confortevole ed ampio parcheggio custodito. Per info: circolopartenopeo(chiocciola)libero.it ci trovate anche su Facebook in CIRCOLO NUMISMATICO PARTENOPEO Finalmente amici! Siamo lieti di annunciare che il 26, 27 e 28 settembre ci sarà il convegno numismatico a Napoli organizzato dal nascente Circolo Numismatico Partenopeo, l'ultimo organizzato in questa città risale, ahimè, a circa otto anni fà. Abbiamo scelto come location una struttura alberghiera - termale situata a circa 500 metri dall'uscita AGNANO della tangenziale di Napoli, la scelta di questo luogo è stata dettata dalla necessità di evitare ai visitatori i soliti problemi di viabilità e sosta urbana. http://www.termediagnano.it/hotel.html Abbiamo verificato nel calendario eventi e nel periodo da noi scelto non ci sono analoghe manifestazioni, questo per evitare sovrapposizioni e malcontento. Per chi verrà in auto sarà comodissimo, chi vorrà venire invece in aereo o in treno verrà informato in questa sede sugli orari dei collegamenti e varie. La struttura è ubicata in un'area storicamente famosa e lontana dal caos cittadino, con un parcheggio interno custudito di 250 posti auto ed una sala dedicata agli espositori di circa 300 mq., ampi saloni attigui ed un ampio spazio esterno alla sala. L'hotel terme di Agnano offre discrete camere a prezzi accessibilissimi. La sala ospiterà circa 35 espositori tra numismatici, editori numismatici e case d'aste e sarà un convegno improntato sulla qualità, non mancheranno nomi importanti (agli inizi di settembre saremo in grado di postare una lista dei commercianti partecipanti) e nell'occasione sarà offerto un piccolo rinfresco-buffet dal Circolo Numismatico Partenopeo. Mi rivolgo ora all'amministratore @@Reficul e @@Giovanna per comunicare che desideriamo in quell'occasione creare un luogo di incontro per noi utenti Lamoneta e se reficul ha a disposizione qualche locandina o gigantografia pubblicitaria del forum potremo esporla a titolo gratuito nella sala e all'esterno, un po' di pubblicità per il nostro forum fa sempre bene. Ci auguriamo che sia un successo e faremo del nostro meglio affinchè tutto proceda nel migliore dei modi! Siete tutti invitati! .......... Ingresso gratuito ovviamente. Un grazie a tutti per l'attenzione.
    1 punto
  22. Tutto poi ruota intorno a questa semplice frase, la moneta, un pezzo di storia e non solo, in mano a un ragazzo o anche a una persona adulta cosa provoca ? Un giorno un ragazzo a Verona mi fece una riflessione banale, ora che ho in mano questa moneta, che è un documento storico, scientifico, economico, che ha circa mille anni di vita, che ha girato migliaia di mani e che è arrivata ora a noi, anzi a me in questo caso, ecco questo tondello mi ha provocato un forte brivido. Il ragazzo quando parlava di brivido, si riferiva all'emozione dell'aver tra le mani un pezzo di storia e ora aveva la possibilità, di studiarlo, capirlo, di andare oltre al puro possesso materiale. Il ragazzo aveva capito.....ed è diventato poi un collezionista numismatico, un collezionista che vuole conoscere, sapere in che periodo è stato coniata, il come è stato coniata, il perché è stata fatta così e cosa rappresentava questo documento in numeri multipli enormi e che permette di apprezzare l'ingegno, il gusto estetico, il gusto artistico, strumento economico ma anche termometro del circolante del contesto storico e geografico da cui proviene. Il ragazzo aveva capito....e aveva avuto la stessa emozione che avevo avuto io quando non giovane come lui presi in mano una moneta ed ebbi lo stesso brivido. Capii che quel brivido mi poteva portare a riscoprire la mia identità, la mia storia, a studiarla e conoscerla ed è stato poi così in realtà. Sicuramente ebbe lo stesso brivido il ragazzino che incontrai nello studio di un noto commerciante, collezionava i denari degli Imperatori romani, sapeva tutto di questi, conosceva la storia come pochi, la sua storia..... E quindi torniamo al pezzo di storia in mano a una persona, e mi rivolgo in particolare ai giovani essendo il forum con una presenza di circa un terzo di utenti sotto i 35 anni di età, il pezzo di storia che è la moneta può portare in tutti ma in particolare nelle nuove generazioni a una crescita culturale, didattica, ad avere una società più consapevole delle proprie radici, della storia che è poi la loro storia, che comprenda meglio tramite una collezione numismatica, la storia, l'arte, l'economia, un collezionismo che diventi per i giovani uno strumento di approfondimento, di studio, un ruolo civico sociale che non può che far bene a tutti quanti.....in due parole che forse sintetizzano bene il tutto un fattore culturale, il collezionismo numismatico è anche questo....
    1 punto
  23. L'uso delle capsule per preservare i colori e i toni di alcune tipologie, non è sicuramente il massimo. A livello estetico è decisamente orrendo....però devo ammettere che dopo anni, i colori non hanno subito nessuna modifica. Chi di voi le usa? Pro e contro di questo metodo.....
    1 punto
  24. Ciao a tutti, Solitamente la spalla sinistra degli imperatori del III secolo era protetta dall'Ègida (aegis). Si trattava di una pelle di capra (a volte con la testa della Gorgone) che portava in battaglia Atena e Giove e aveva una funzione di protezione. Ci sono dei busti 'eroici' di Gallieno, di Claudio il Gotico e di Aureliano in cui l'imperatore indossa unicamente l'Ègida sotto forma di pelle di capra e la lancia. In altri casi l'Ègida viene rappresentata come uno scudo con la testa della Gorgone nel centro. Sulle monete raffigurate la spalla sinistra è quella nascosta e quindi questa raffigurazione é poco chiara e, anzi, difficilmente confermabile. Alessandro
    1 punto
  25. credo che se si usasse ogni tanto il tasto cerca primo non intaseremmo il forum di nuovi post, secondo chi cerca informazioni le avrebbe subito invece di aspettare che qualcuno risponda ;). cmq no se ci vai li trovi ma non e detto che ti diano monete di quest anno.
    1 punto
  26. Grazie a tutti voi ! Siete gentilissimi e molto amichevoli, in questa maniera rendete molto piacevole partecipare a questo forum, non solo quindi per la competenza e correttezza che comunque vi contraddistingue ! Un salutone ! :) Enrico
    1 punto
  27. Inizio a dare qualche risposta. - No! Voltolina non le ha inserite nella sua opera sulle tessere Veneziane. Ne avevo discusso anche con lui ma non potendo riferirle a nessuna delle istituzioni, confraternite o enti veneziani, le aveva tenute nel cassetto. - L'unica bibliografia riferibile risale addirittura al secolo XIX, Almeno così mi risulta non avendo reperito altro. - Il testo più esaustivo è quello di J.von Schlosser, Die altesten Medaillen und die Antike, Wien, 1897, che illustra le tessere di questa tipologia conservate al Museo Bottacin di Padova, - L'attribuzione è per la famiglia dei Sesto di Venezia, orafi e intagliatori di monete e medaglie.Famiglia numerosa che tramandava da padre in figlio l'arte loro. Vissuti nel XV secolo. - Il più recente commento è di A.M.Stahk e L.Waldman, in The earliest know medalists: the Sesto brothers of Venice. in American Journal of numismatics, 5-6, New York, 1993-94. Che dubitano dell'attribuzione ai Sesto: "The style of Alessandro's reverse has led some people to suggest, without compelling evidence, that he was the creator of a large series of bronze tokens from the Veneto" - Personalmente li ritengo frutto di incisori di Venezia. Per ragioni stilistiche che non possono dar adito a dubbi. - Per il loro utilizzo risponerò di tardi pozleo
    1 punto
  28. ma pure il drappeggio...in tutti gli esemplari di questa serie che ho potuto vedere è raffinato e arrtcolato...in questo caso sono tre linee storte :(
    1 punto
  29. Aggiunto in Lista. Grazie per le indicazioni a tutti e due. In prossimità del Convegno le riporterò in primo piano. Ciao
    1 punto
  30. Innanzitutto, una parola soltanto per il nostro @@Sorante: bravissimo. Analisi attenta e dettagliata, con riflessioni adeguate. Sì, esatto. :good:
    1 punto
  31. Ora e sempre il 50 lire "Cinquantenario" Con quella cifra ci prendi un bell'esemplare, in ottima conservazione. Renato
    1 punto
  32. Leggo solo ora questa discussione. Ovviamente quando un utente decide di prendersi una pausa dal forum (più o meno lunga) lascia un po' di amaro in bocca, e, dovrebbe invitare a riflettere qualcuno sul perchè di quel gesto. L'esperienza, comunque, ci dice che, solo le montagne stanno ferme per cui c'è sempre la speranza di un ripensamento. Non mi permetterei mai, amante come sono dell'autodeterminazione, di chiedere a qualcuno (a maggior ragione se non conosciuto) di ritornare sui propri passi, tuttavia, aggiungo virtualmente, in segno di stima per @@lindap e @@picchio questa lira di Carlo Emanuele II di Savoia del 1675. Fonte Cataloghi Online Fonte Cataloghi Online
    1 punto
  33. Per cosa ancora non so, perché i rotolini sono ancora in attesa di venir smembrati...
    1 punto
  34. Le insidie in questa moneta son innumerevoli....per esperienza non comprare mai, dico mai, il 10 cent del 1919 in queste conservazioni.....
    1 punto
  35. Buongiorno Giako, Lei mi mette in grande difficoltà ... di monete contemporanee non ci capisco nulla, non parliamo poi di banconote sono lo zero assoluto. COl passare degli anni qualcosa di "contemporaneo" mi è rimasto "attaccato" alle mani. In sincerità mai classificate mai apprezzate a dovere; sarà un grato compito in futuro. Questo è il mio massimo di contemporanetità ... 1913 ! Non mi chieda cosa sia, dovrei essere io a chiederglielo :). L'ho fotografata facendo un esperimento (fallimentare) di illuminazione mista.
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  36. Traduco :lol: : "Devono pulire la cache che ha memorizzato quell'avviso." Vi copio qui le istruzioni date da Luke_idk su un'altra discussione: Quando si riscontrano difficoltà di accesso al forum (ad esempio in caso di blocco temporaneo) può essere d'aiuto eseguire alcune operazioni sul proprio pc. Come prima cosa, potrebbe essere sufficiente ricaricare la pagina cliccando contemporaneamente sui tasti ctrl e F5. Qualora non fosse sufficiente, è necessario procedere ad una pulizia della cache del browser con cui si accede ad internet. Sarebbe, in realtà, consigliabile farlo di tanto in tanto, indipendentemente dall'utilizzo del forum e, comunque, è utile farlo sempre dopo che l'amministratore ha rilasciato qualche aggiornamento. In questo caso, bisogna procedere in maniera differente, a seconda del browser utilizzato. Chrome: nella pagina web, in alto a destra cliccare sul simbolo con tre linee orizzontali (subito sotto il tasto X con cui si chiude la pagina) selezionare l'opzione strumenti si apre un'ulteriore serie di opzioni, nella quale selezionare cancella dati di navigazione nella finestra che si apre, ci sono le impostazioni per la cancellazione; sarebbe utile spuntare tutte le varie caselline (tranne l'ultima) ma attenzione che alcune di quelle cancellano anche le password memorizzate od i suggerimenti per l'autocompletamento delle ricerche. Per lo meno, spuntare immagini e file memorizzati nella cache e, possibilmente, anche cookies. In alto, compare il lasso temporale per il quale si vuole pulire la cache: selezionare "tutto" Mozilla firefox: se non si presenta la barra dei menù in alto, cliccare con il tasto destro in cima alla finestra del browser e spuntare barra dei menù cliccare su strumenti nelle opzioni che si presentano, cliccare opzioni nella finestra che si apre, cliccare sull'etichetta avanzate, in alto a destra sotto c'è una serie di opzioni: cliccare su rete a destra, trovate una serie di pulsanti: cliccate su cancella adesso NB. con windows 8, possono permanere problematiche nella gestione dei javascript. Internet explorer: cliccare su strumenti nella window che si apre, cliccare su opzioni internet (ultima della lista) nella pagina che si apre, cliccare in basso sul pulsante elimina si apre una window con varie opzioni da spuntare; disabilitare la spunta da mantieni dati sui siti web preferiti e mettere la spunta almeno su file temporanei Internet e file di siti web e cookie e dati di siti web. http://www.lamoneta.it/topic/126725-consigli-informatici-per-lutilizzo-del-forum/
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  37. Nel caso di banconote in corso è impossibile parlare di "raro", al massimo possono esserci combinazioni stampatore - stato meno frequenti di altre o numeri di serie particolari (molto bassi, palindromi ecc.) che vengono ricercati da alcuni collezionisti. Ma comunque siamo nell'ambito delle curiosità, niente che possa avere chissà che rarità o valore.
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  38. @@ak72 Sinceramente ho guardato le immagini per diversi minuti e, scritta S.PETR a parte, non riuscivo a percepire nulla che ne permettesse un'identificazione più accurata...temo che la qualità delle immagini non abbia aiutato nessuno.....ma fortunamente ci sei arrivato da solo. Il volume della Bellocchi da te segnalato purtroppo pecca di qualità delle immagini (difetto dovuto all'epoca della pubblicazione); per una migliore visione di esemplari di confronto e per riferimenti più recenti mi permetto di consigliarti la visione del volume n°9 del Bollettino di Numismatica on line (curato da Stefano di Virgilio) e dedicato alla monetazione bolognese dal 1401 al 1484. Troverai la tua moneta da pag.104 a pag.107 http://www.bdnonline.numismaticadellostato.it/materiali/index.do?id=141 ciao Mario
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  39. Complimenti. Tessera molto bella. Molto probabilmente Venezia XV sec. Tipologia poco studiata. Allego le immagini di due miei esemplari coniati utilizzando gli stessi conii della tua per una delle loro facce. O meglio il conio del personaggio assiso è lo stesso, della testa laureata è identico il disegno. La bibliografia per questa tipologia di tessere è scarsissima. pozleo
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  40. @ nando12 per me sei troppo pessimista con le conservazioni; i centesimi san marino sembrano perfetti soprattutto il 5 qfdc secondo me Sent from my GT-I8190N using Lamoneta.it Forum mobile app
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  41. @@fabio22 Non ho capito bene cosa intendi dire. Forse sono io che non mi sono spiegato bene. La medaglia che ho postato è come quelle che mi hai linkato, la differenza però è il metallo che è bronzo argentato (non dorato), e poi una piccola differenza di peso che forse è anche trascurabile per le prime due del link. Però se ci riferiamo alle prima del lik, quella non ha l'appiccagnolo, mentre la mia si. Ecco perchè chiedevo nel mio primo post dove andrebbe inserita. Diciamo W-AE922/8-2 ? Che ne pensi Fabio?
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  42. Taglio: 2 euro Nazione: monaco Anno: 2011 Tiratura: 1.032.052 Condizioni: BB Regione: Puglia
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  43. Cerco di risponderti sulla questione "Zecca". Il principato di Piombino inizia le proprie coniazioni nel 1595 con Jacopo VII Appiani; interrotte nel 1603, riprendono con Niccolò Ludovisi nel 1640, per terminare con Giovan Battista Ludovisi alla fine del '600. E' abbastanza noto che i piccoli stati coniavano più per motivi di prestigio che per reale necessità, visto che le monete valevano per il loro valore intrinseco e che dal '400 fino alla fine del '500 Piombino non aveva avuto moneta propria ma questo non aveva creato nessun problema economico, anzi. E' altrettanto noto che i vari signori (parlo sempre di piccoli stati) preferivano avere la Zecca (che era di loro proprietà personale e non dello Stato) sotto il loro diretto controllo, quasi sempre nel loro stesso palazzo o nelle immediate vicinanze. Zecca che, di regola, aveva una propria officina gestita direttamente da persone di fiducia del signore appaltata a terzi. Il principato di Piombino aveva la particolarità di essere diviso in due dal canale di Piombino che nel XVII secolo (ma anche prima e dopo) era reso insicuro non solo dalle frequenti mareggiate ma anche da una non infrequente presenza di pirati e predoni. Dovendo fornire di propria moneta l'isola era molto meno rischioso trasportare da Piombino all'Elba il rame che non le monete già coniate. Parlo di rame perchè da alcuni documenti che ho trovato di recente nell'Archivio Segreto Vaticano risulta che l'argento fosse utilizzato rifondendo monete spagnole (Portolongone) o fiorentine (Portoferraio) presenti sull'Elba. Da questo documento avrei motivo di supporre che sull'Elba venisse coniata solo moneta di piccolo taglio (mezzi giulij, crazie e quattrini) che serviva all'uso quotidiano della popolazione. Con queste premesse, veniamo allo Zanetti che parla di quattro officine: due in continente (Piombino e Follonica) e due isolane (Marciana e Rio Elba). Poichè è evidente che quattro officine per uno stato che contava non più di 5.000 abitanti erano eccessive, è naturale escludere le due che non rispondono a nessun criterio funzionale, Follonica e Rio, oltretutto piccoli centri ben poco difendibili. Resta Piombino, con l'officina "...nei pressi della Cittadella...(residenza dei principi)" e Marciana nella " casa Bernotti..." che guarda caso era il <majordomo> dei Ludovisi sull'elba e la cui residenza è tutt'uno con la residenza estiva dei principi di Piombino e risponde quindi alle caratteristiche cui sopra ho fatto cenno. Lo Zecchini è un bravo archeologo (magari non certo "...uno dei massimi esperti di Etruscologia..." come enfaticamente lo descrive il giornalista e come spero lui stesso non si sia autodefinito) ma non mi risulta ssere uno studioso della monetazione piombinese. Naturalmente gli ambienti recentemente restaurati a Marciana non sono tutta "l'officina della Zecca" ma sono alcuni ambienti di un'officina certamente più ampia; problemi di varia natura hanno impedito al comune di Marciana di acquisire quelli che verosimilmente potevano essere gli altri locali, ma resta comunque, a mio avviso - e non solo perchè ne ho curato l'allestimento - un'operazione importante per arricchire la storia di Marciana e del Principato. Infine due parole sulla "tomba etrusca" ipotizzata dallo Zecchini. Visto che non sono un etruscologo (ma conosco eminenti studiosi di etruscologia), possiamo ragionevolmente dire che ci sono motivi a favore dell'ipotesi ed altrettanti contrari e che un'approfondimento non può che essere benvenuto. Quello che a me pare evidente è che le due cose - tomba etrusca prima e parte dell'officina della Zecca poi - non sono nè antitetiche nè in contrasto tra loro, anzi, grazie al lavoro di restauro conservativo fatto, accrescono il valore del tutto. Non mi pare invece che il problema debba essere affrontato con quel lieve tono di spocchia presente nelle dichiarazioni dell'amico Zecchini. Mi spiace di essere stato un po' lungo, ma l'argomento, come puoi capire, mi appassiona.
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  44. Taglio: 1 euro Nazione: san marino Anno: 2013 Tiratura: 456.205 Condizioni: BB Regione: Puglia
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  45. Oggi ho deciso di mostrarvi una tra le monete napoletane di Alfonso I d'Aragona più rare ed affascinanti, la scelta del nummo che presenterò non è casuale, si tratta di una delle tipologie preferite dal sottoscritto e alla quale sono maggiormente legato, basti dare un'occhiata alla prima moneta presente nel mio sito personale. http://www.ilportaledelsud.org/francesco_di_rauso.htm Napoli. Alfonso I d'Aragona re di Napoli (1442-1458) Sesquiducato in oro da 1,5 ducati coniato tra il 1450 e 1455. Diametro: mm. 27. Grammi 5,28. (leggera limatura sul taglio e segnetto al dr.) Al dr./ + : DNS : M : ADIVTOR : ET : EGO : DESPI : INI : ME. Il re Alfonso I d'Aragona con armatura e spada su cavallo al galoppo a destra. A sinistra: S. Al rov./ + : ALFONSVS : D : G : R : ARAGON : SI : VL : FA. Stemma aragonese inquartato, palato al 1° e al 4°. (CNI 1. Pannuti Riccio 1c) Le foto non sono professionali ma sono state scattate tempo fa in un ambiente a luce naturale, l'angolazione adottata spero metta al meglio in risalto rilievi e tonalità del metallo, da notare le rigature presenti nel rovescio che fanno da sfondo alle armi dello stemma (specie nel 1° e 4° palato), l'alfonsino d'oro mostra re Alfonso in tutta la sua grandezza ed imponenza, a parte la rarità e lo stato di conservazione eccezionale, è forse la moneta più emblematica di questo sovrano. Il nominale aureo da un ducato e mezzo è noto anche come “alfonsino d'oro” o “sesquiducato” ed aveva un valore pari a 15 carlini, esso venne battuto unicamente ed esclusivamente a Napoli dal 1442 al 1458 e fu il più grande nominale aureo battuto fino in quel momento nella capitale del regno. Per comprendere al meglio l'importanza del periodo storico nel quale venne battuto questo pezzo di storia torniamo indietro di qualche anno, e precisamente in una Napoli, capitale di un regno disastrato dal potere e dai vizi degli ultimi angioini: Giovanna II d'Angiò (1371-1435 Napoli), dal 1414 regina di Napoli, passata alla storia più per la vita licenziosa che per meriti politici, nel 1386 andò in sposa a Guglielmo d'Asburgo e, rimasta vedova, sposò in seconde nozze Giacomo II di Borbone contro il quale, espressione della strapotenza francese nel regno, i baroni si ribellarono. Giovanna elesse allora nel 1417 gran siniscalco il proprio amante, il nobile Giovanni Caracciolo, detto Sergianni, fino ad allora un oscuro notaio. Sergianni divenne il vero detentore del potere a Napoli e ben presto si inimicò anch’egli i baroni, che offrirono nel 1419 la corona del regno a Luigi III d'Angiò (1403-1434), figlio di Luigi II. Contavano sull’aiuto del papa Martino V. Crederono di avere gioco facile perché Giovanna, nonostante i numerosi amanti, non aveva figli. La regina però scoprì la congiura e invocò l'aiuto del giovane Alfonso d'Aragona, re di Sicilia, Aragona e Catalogna, nominandolo nel 1421 suo erede. Alfonso, che poi sarà detto “il Magnanimo”, ai primi di settembre del 1421 giunse a Napoli. Per due anni egli si prodigò per farsi riconoscere i diritti ereditari dal papa; pazientemente attendeva che la regina abdicasse in suo favore. Non avvenne niente di tutto ciò: anzi la regina entrò in contrasto con il giovane aragonese e nel 1423 nominò nuovo erede proprio Luigi III d'Angiò, creandolo duca di Calabria! Alfonso non accettò di farsi da parte, e nell'ottobre del 1423 assediò militarmente Napoli con l'intenzione di imprigionare la regina e spedirla in Catalogna. La città capitolò: la regina Giovanna riuscì a salvarsi a stento. Alfonso, affidato il governo di Napoli al fratello don Pietro, fece rotta su Ischia, dove resisteva nel Castello una forte guarnigione angioina. Tre soldati si arrampicarono tra le rocce, da un lato ritenuto dagli assediati inattaccabile, e quindi presidiato da poche guardie. Presero così di sorpresa le sentinelle e dall'alto della rupe calarono le corde consentendo l’invasione. Dopo cinque ore di combattimento, la cittadella era espugnata. L'anno dopo Luigi III d'Angiò riuscì a rioccupare Napoli. Nel 1432 Sergianni Caracciolo rimase ucciso in una congiura di palazzo. Giovannetta revocò l'adozione e decise di riadottare Alfonso! Alfonso sfruttò l'occasione per impossessarsi della corona. Giovanna si rivolse nuovamente a Luigi III d'Angiò, che però morì nel 1434 a Cosenza. Neanche un anno dopo, a 64 anni, moriva Giovanna II: prima di spirare, la regina nominò erede Renato d'Angiò (1409-1480), fratello del defunto Luigi III. Il 12 giugno 1442, dopo altri sette anni di guerra e ripetuti successi militari su Renato, Alfonso entrava trionfalmente a Napoli. Il re di Sicilia era dotato del maggior parco di artiglieria dell'intera Europa e, nell'ultimo assedio, che iniziò il 10 novembre del 1441, ridusse il Maschio Angioino ad un ammasso si macerie, poi da lui stesso ricostruito con il nome di Castelnuovo. Riuscì il 12 giugno del 1442 a penetrare nella città in modo romanzesco attraverso quel pozzo di Santa Sofia, già utilizzato dagli invasori bizantini 900 anni prima. Alcuni mesi dopo la conquista del regno Alfonso, per impressionare la fantasia popolare e gli ambasciatori degli stati esteri, volle inscenare un clamoroso e fantasmagorico ingresso nella capitale. La scenografia dell’evento fu improntata allo stile dei trionfi dell’antica Roma: fu così eretto l’arco in marmo, ritenuto all’epoca il più insigne momento civile delle arti rinnovate in Italia, nella facciata principale del Maschio Angioino. La memoria di questa solenne cerimonia ci è stata tramandata da cronisti e poeti del tempo, come Gennaro Maria Monti. Questi racconta fedelmente «come lo re Alfonso d'Aragona entrò nella città di Napoli col carro trionfale. Alli 1443 alli 26 del mese di Febbraio di Martedì alle 15 hore entrò lo Re Alfonso d'Aragona col Carro Trionfale, et entrò per la porta del Mercato, e prima lo suo entrare fece rompere, et abbattere tante canne delle mura della detta Città di Napoli trionfando come l'antichi Sovrani. Sopra lo detto Carro, Sua Maestà sedeva con lo scettro …» Successivamente Alfonso si rivelò un sovrano "illuminato" e generoso, che seppe fare del regno un centro artistico e culturale. Con lui, dopo circa due secoli e mezzo, la Sicilia e la parte continentale del Regno si ritrovarono sotto lo stesso sovrano, che fu chiamato "Re delle Sicilie". Nel 1446 si impadronì anche della Sardegna, diventando re della principale potenza occidentale nel Mediterraneo. Il 17 giugno 1458 Alfonso moriva senza coronare il sogno di conquistare anche Genova, dominata, per conto del re di Francia, da Giovanni d'Angiò figlio di Renato, che s'era fatto incoronare come legittimo re di Napoli. La Repubblica di Genova aveva costituito il nemico più prossimo e reale di Alfonso, che perciò si occupò molto poco dell’espansionismo turco-saraceno. Il settantaduenne monarca, il giorno prima di morire aveva dettato il suo testamento, nel quale ribadì che lasciava Napoli al figlio naturale Ferdinando (o Ferrante) mentre la Sicilia sarebbe passata al fratello Giovanni. (Fonte: www.ilportaledelsud.org ) Al dritto della moneta qui postata è possibile ammirare tutta la potenza del sovrano aragonese, padrone oramai di mezzo mediterraneo, precisamente la sua coniazione non iniziò a Napoli ma a Gaeta e precisamente dal periodo in cui Alfonso scelse come base operativa la città tirrenica per la sua posizione strategica, ad oggi le monete gaetane non sono distinguibili da quelle coniate a Napoli, la coniazione a Gaeta sarebbe testimoniata dall'esistenza di un documento datato 25 agosto 1440 nel quale figura come credenziere della zecca di Gaeta un tale Gilforte de Ursa de Messina, altri i documenti nei quali figurano come maestri di zecca operanti in questa città dopo il 1442 (Guido d'Antonio dal 1441 al 1448; e Giovanni de Ponte 1461) ma non è possibile stabilire con certezza se la presenza di una zecca e relativo maestro di zecca in una città del regno sia sinonimo di coniazione realmente avvenuta, spesso la zecca era intesa anche come un ufficio che aveva il compito di controllare e saggiare la bontà dei metalli delle monete che transitavano in città, con questo non voglio dire che Gaeta non coniò ma è bene andarci con i piedi di piombo. Altra questione affascinante riguarda il cimiero di Alfonso, recante un drago alato. I cimieri assumono un'enorme importanza nell'araldica del XIV e XV secolo, al punto che "le bon roi Reneé", l'ultimo rivale di Alfonso sulla strada verso la corona del Regno di Sicilia citra Pharum, gli dedicò un apposito trattato, si dice miniato di suo pugno, il Traité de la forme et devise d'un tournoi, dove appunto i cimieri hanno un particolare rilievo, come in questa straordinaria miniatura ivi contenuta: In una nota della sua opera sulle monete di Carlo VIII, il Fusco, sulla scorta di Scipione Mazzella, accenna al particolare valore che il cimiero ebbe nella contesa dei due papabili eredi della regina Giovanna: "Renato di Angiò, fugati ch'ebbe gli aragonesi dai dintorni di Napoli, si tolse per impresa un bue portando sul dorso lo scudo di sua stirpe, col motto francese PAS A PAS, per dinotare ch'egli al pari del bue, il quale sebbene cammina assai lentamente, non è però che col tempo non vada molto lungi. [...] A competenza di questa impresa di bellissimo intendimento, Alfonso ne inventò un'altra, che aveva un dragone tutto stizzoso ed adirato con regia corona sul capo, col qual corpo senza anima volle dinotare ad un tempo medesimo la forza e la vigilanza sua, mercé le quali virtù senz'altro lo avrebbe cacciato di trono." Segue la leggenda, in origine dovuta al Summonte, secondo cui i primi alfonsini si sarebbero coniati con l'oro proveniente dalla fusione della statua di San Michele Arcangelo al Gargano. Il re d'Aragona in sella ad un destriero bardato di gualdrappa con i colori del casato in una minatura da "Le Grand Armorial Equestre de la Toison d'Or" (1440 ca.): @@JunoMoneta L'ipotesi di Mazzella e Fusco è affascinante, non fosse che l'impresa del dragone alato figura già, riferita alla casa d'Aragona, in una pagina dell'Armoriale danese di Gelce o Gheldria, redatto tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, quando Alfonso il Magnanimo era probabilmente in fasce: Di seguito il link di un'interessante discussione sul tema. Alla pag. 2 di questa discussione è possibile ammirare quanto scritto nel 2010 dall'amico Giuseppe (Junomoneta). http://www.lamoneta.it/topic/62311-sesquiducati-napoletani-doro-di-alfonso-daragona/page-2 La sigla S al dritto del sesquiducato protagonista di questo post indica l'iniziale del maestro di zecca Francesco Senier operativo alla zecca di Napoli tra il 1450 e 1455, la zecca di Napoli coniò in quel periodo una gran quantità di sesquiducati senza sigle, tanto che ad oggi tutte quelle non siglate risultano essere di una certa reperibilità sul mercato, pochi o pochissimi invece gli esemplari battuti a Napoli e siglati dai maestri di zecca. A parere di chi scrive, stando ad una classifica basata sulla consultazione di vari cataloghi d'asta, gli esemplari con la sigla S risultano essere proprio quelli più rari. Su Alfonso d'Aragona c'è da scrivere molto sul punto di vista numismatico oltre che artistico, con la sua ascesa sul trono napoletano Napoli divenne fulcro della corrente artistica rinascimentale, Alfonso il Magnanimo elesse Napoli come sua residenza principale e fece della città importante crocevia di artisti e letterati, grazie a lui Napoli era considerata a sud di nessun'altra città ma al centro del Mediterraneo. Alcuni link utili: http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1936c.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a1.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a2.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1968a3.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1981b.pdf http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1983a.pdf
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  46. Sto attendendo il ritorno dei miei colleghi a settembre per organizzarmi.
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  47. Eheheh anch'io facevo la stessa cosa in una sala giochi vicino Prato alla macchinetta dei 50c, con un mio amico che faceva il "palo" dicendomi quando si stava avvicinando il responsabile. Una volta il mio amico si è distratto e mi ritrovo quello della sala giochi alle spalle che appena capisce cosa stavo facendo ci butta fuori... Ahahah
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