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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/09/14 in Risposte
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Me la hanno appena data per pagare 1 euro di transito...non ci credo. Taglio: 1 Euro Nazione: Vaticano Anno: 2011 Tiratura: 109.000 solo divisionali Condizioni:SPL/QFDC Città: BEREGUARDO (PV6 punti
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Vorrei ricordare che la vicinanza di edifici di Zecca ai corsi d'acqua non era necessariamente in rapporto a torchi ad acqua e a modalità di coniare. A Bologna vicino a un corso d'acqua (canale di Reno) si trovava la trafila, edificio di Zecca in cui l'acqua serviva ad azionare i laminatoi e le "macine di amalgamazione", queste ultime utilizzate per raffinare i metalli preziosi. Nel 1809 a Milano fu premiata l'invenzione di un valente "meccanico" Fiorentino, il cav. Giuseppe Morosi, per l'invenzione del torchio idraulico "cosicché con ingegnoso artifizio la forza dell'acqua è sostituita al braccio dei torcolieri nel muovere il bilanciere del torchio da moneta." (M.Gioja, Opere minori, vol 11, Lugano 1834, p. 181). I Torchi erano fino ad allora prevalentemente manuali (presse a bilancere) ed azionati da operai specializzati.3 punti
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In circolazione magari no, ma sapessi quante ne trovi in fondo al mare... :D3 punti
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@@Silver70 ... che ti avevo detto? ;-) bisogna capire che: 1. le monete non te le regala nessuno 2. se c'è un affare in vista i soliti noti non se lo faranno sfuggire, anche se l'asta è base 1 euro! 3. il miglior perito è sempre l'esperienza avendo occhio ed esperienza ho visto subito che le monete non erano in FDC (come vedi dai dettagli della corazza), perchè pur piccolissime che siano le foto quando sono FDC queste monete presentano una protuberanza e un puntino al centro... ma queste finezze le acquisisci con anni di esperienza e facendo anche tu un pò di prove fotografiche... ad maiora!3 punti
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Le foto fatte dal venditore sono ottime! Moneta decisamente piacevole, bello SPL con una bella patina! Complimenti! Ci accorgiamo sempre più spesso, quanto una foto possa svilire la bellezza di una moneta!3 punti
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Rispolveriamo questa discussione con un nuovo regalo riguardo Enrico VI e Costanza :) Vi faccio vedere il mezzo denaro con AP e i corrispondenti denari con stelletta soltanto nel 3' quadrante, con stelletta soltanto nel 2' quadrante e con 2 stellette nel 2' e 3' quadrante. Che ne pensate? Qualcuno e' inedito? Chi aggiorna le schede del catalogo :P ?3 punti
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allego foto di un Testone del 1583 di Francesco dei Medici coniato a Molino, sull Arno a Firenze. al momento non ho foto della mia piastra sennò mettevo anche quelle..3 punti
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La qualità delle monete emesse nel piccolo ducato guastallese non sfuggirono ai messi dei ducati confinanti tanto che già nel 1620 il duca di Modena veniva avvisato che "qui certi tedeschi cha battono denari ma in maniera differente dalli altri che usano in Lombardia" La cosa a Modena riscosse notevole interesse ma si dovette arrivare all'appalto assegnato nel 1638 da Francesco I d'Este al borgognone Bartolomeo Simonis per vedere arrivare a Modena le prime macchine per coniare monete. Il Simonis introdusse a Modena le presse a rulli rotanti mosse con la forza motrice generata dell'acqua. Interessante notare a tal proposito che il canale che portava acqua alla zecca, per motivi di sicurezza e di segretezza, venne completamente coperto e non venne riportato nelle piante della città, tanto che, anche in epoca moderna (lavori di stabilizzazione e ristrutturazione del duomo) se ne ignorava il reale percorso. e qui mi fermo un saluto Mario3 punti
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Visto che hai iniziato da 3 mesi a collezionare, ti chiedo se prima di comprare monete hai comprato dei manuali e ti sei messo a studiare. È molto importante prima di avventurarsi negli acquisti avere una conoscenza base di quel che si vuole collezionare. Inoltre vedo che i tuoi acquisti sono molto diversi tra loro. Passi da dollari morgan a monete romane a monete del regno. Un mio consiglio è di ridurre le epoche e periodi e nazioni e concentrarsi su una tipologia. Cosi farai esperienza e non rischi di fare acquisti sbagliati per colpa della fretta e del volere tutto subito che è tipico di chi inizia. Io stesso agli inizi compravo di tutto, e col tempo mi sono reso conto che sbagliavo. Senza manuali, senza aver studiato, soprattutto per monete classiche è davvero un rischio. Poi mi sono concentrato in un periodo storico e in 3 nazioni in particolare. Germania Francia ed Italia. E dopo tanti anni ancora ho da imparare. La prossima volta non avere paura a chiedere aiuto e consigli in questo forum prima di comprare qualcosa. Ciao.2 punti
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Per chi volesse saperne di più però c'è anche su internet questo prezioso contributo di Lucia Travaini " Produzioni e tecniche" che poi richiama un pò il contributo della stessa che c'è nelle " Le zecche italiane fino all'Unità ", buona lettura, http://www.luciatravaini.it/wp-content/uploads/2012/09/Zecche-e-monete.pdf2 punti
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Vediamo di entrare un po' più nel vivo ancora, e utilizzo le informazioni scritte di Lucia Travaini in " Le zecche italiane fino all'Unità ". Secondo la Travaini, stiamo parlando ovviamente di prove, tentativi, sembra dover essere attribuito a Venezia al 1574-75 un macchinario " per tirare, tagliare e stampare " monete di ogni qualità. Il tentativo però fallì per mancanza pare di forza idraulica adeguata, ma forse non solo per quello. E qui arriviamo a Firenze dove nel 1576 si ha notizia di " una zecca nuova per mano di tedeschi " presso il fiume, mentre restava operativa la vecchia zecca per mano degli italiani. A Mantova dal 1593 Gauger allestì una zecca con un torchio ad acqua ma ebbe difficoltà ed ostacoli . A Pisa la zecca riapre per poco alla fine cinquecento ed era dotata di un mulino ad acqua. Arriviamo a Luca Xell, personaggio che ritorna, che tra il 1618 e il 1630 prese in appalto le zecche di Guastalla, Parma, Piacenza e vi attivò i macchinari. Tedesche erano le macchine a bilanciere acquistate per la zecca di Napoli nel 1619, la zecca di Roma le impiantò nel 1634. Certamente la Travaini sottolinea le molte difficoltà che in Italia ebbero queste innovazioni, ne elenca alcune, alcune già dette, intermittenza tra periodi di grande produzione ed altri minore, le corporazioni del personale delle zecche che erano contrarie, problemi nel recupero del metallo di scarto e difficoltà nel trovare personale esperto. Le macchine furono usate più per i grandi nominali, vedi Venezia col tallero dal 1755. La produzione manuale rimase comunque spesso anche solo per integrazione fino al XVIII secolo in molte zecche. Fu più facile installare le macchine nelle nuove zecche che non avevano corporazioni ed ebbero grande successo nell'imprenditoria privata, vedi imitazioni, contraffazioni tipo i luigini con i piccoli principi che avevano diritto di zecca. In queste piccole zecche le macchine funzionarono alla grande e vennero adottate senza condizioni. Dalla metà del settecento la produzione diventa più uniforme grazie anche all'accentramento di alcune zecche. E' questo già un piccolo sunto, un sunto secondo Lucia Travaini diciamo, che ricopre alcune notizie già riportate, ma anche alcune approfondite o nuove. Vediamo se riusciamo ad avere notizie anche di Palermo e Cagliari o altro ancora....2 punti
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Si certo che mi riferivo a te fofo :blum: e non a @@francesco77, conoscendo il tuo giusto amore e passione per le fiorentine, monete ovviamente :blum:, ho pensato se dovesse arrivare una brutta tegola per Firenze spero che la prenda bene :blum:, poi è la storia e la numismatica che ci danno le informazioni e i dati ed è giusto saperla e conoscerla. Terrei fuori da questa discussione però, molto specifica, gli ambiti commerciali e i valori, cerchiamo di capire quando partono le coniazioni a macchine nelle zecche principali. Certamente ci manca Palermo come dicevo, Cagliari che ne pensi @@bizerba62 o @R-R, e credo anche qualche altra....poi effettivamente una tabellina finale di riassunto un po' per tutti la meriterebbe la discussione.... Certamente nel vedere certe monete napoletane bellissime con gli stessi regnanti che c'erano poi anche a Milano, Carlo V, Filippo II....qualche idea di approfondimento anche iconografico indubbiamente può venire, ma avremo modo su questo magari di parlarne più avanti.....2 punti
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Salve a tutti amici forumisti. Vorrei condividere con voi l'acquisto della mia prima medaglia. L'avevo vista circa sei mesi fa per la prima volta e me la lasciai sfuggire. Mi interessò talmente tanto al punto di comprare anche un libro antico che trattava della spèlendida figura del Duca di Bordeaux, Enrico V. Non conoscevo nulla di questo straordinario personaggio cattolicissimo e controrivoluzionario e poi, essendo io molto legato a San Michele Arcangelo, non potevo una seconda volta perderla. Ecco qui le foto.2 punti
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Che lo emetta dell'EXPo lo spero proprio,che sia' colorato ma anche NO..;)2 punti
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@@TONDELLO Diffidare in numismatica e' buona cosa perché ti invita ad approfondire e a studiare. Su ebay ci sono tanti "furbacchioni" come ci sono tanti periti e studi di numismatica di prim'ordine, basta farsi consigliare e chiedere pareri possibilmente PRIMA degli acquisti. Ciao2 punti
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Ciao Mario, ma guarda che il mio suggerimento non vuol certo creare le basi per una gara su chi fu la prima zecca ad utilizzare "gli ingegni" ma è mirato a creare un file di aiuto per coloro che desiderano iniziare una collezione sulla monetazione moderna e a chiarirsi le idee su come impostare al meglio la propria raccolta. Mi spiego meglio: oggi chi colleziona in genere monete moderne inizia sempre da quelle emissioni battute al bilanciere e mai da quelle al martello, si tratta ovviamente di una situazione generale basata su idee che mi sono fatto interagendo in questi anni con vari collezionisti e non si tratta certo di una regola fissa per tutte le zecche. Su Napoli e Palermo potrei farti degli esempi molto pratici sul criterio di apprezzamento dei numismatici e su come vengono impostate le varie collezioni: ci sono collezionisti che si dedicano esclusivamente alla monetazione meridionale battuta al martello ed in particolare dal periodo medievale fino a quello vicereale ed in particolar modo al 1666, anno in cui venne coniata l'ultima moneta d'argento al martello (cfr. immagine del rarissimo carlino di Carlo II per Napoli e di qualche altra immagine a titolo illustrativo), questi ovviamente inseriscono nelle proprie raccolte anche le ultimissime monete in rame battute martello perchè secondo loro e secondo i loro gusti la monetazione al martello è artisticamente più bella e la più originale. ............ Poi ............... ci sono quelli che collezionano monete partendo esclusivamente dal periodo numismatico moderno e cioè da tutte quelle monete battute al bilanciere perchè secondo loro le monete al martello sono troppo intricate e irregolari, insomma, collezioni impostate in maniera diversa secondo i diversi punti di vista. In conclusione caro Mario ci terrei a sensibilizzare un po' tutti sull'argomento perchè la teoria su Napoli è uguale un po' per tutte le zecche: aggiungo che ci sono molti collezionisti che collezionano esclusivamente monete del periodo borbonico e cioè quelle comprese tra il 1734 al 1859 (secondo te lo fanno per una questione ideologica o per altro?), se tale tabella fosse alla portata di tutti forse molti di questi ultimi inizierebbero a pensare di collezionare non più monete dal 1734 ma dal 1680, proprio perchè a Napoli il grosso della produzione monetaria al bilanciere iniziò in quell'anno. ....... e poi diciamoci la verità, le monete napoletane comprese tra il 1680 e il 1734 sono tra le più belle in assoluto e ad oggi risultano essere sotto-stimate a livello commerciale proprio per i suddetti motivi, questa tua discussione potrebbe fare quindi essere un propulsore per tutti coloro che desiderano spendere poco e tesaurizzare monete di elevato livello artistico, ma mi riferisco ovviamente a tutte le zecche e non solo a quelle di mio interesse. Secondo il mio punto di vista questa discussione è importante e se impostata con un certo rigore scientifico potrebbe portare ottimi risultati. A presto, Francesco2 punti
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ciao silver, mi spiace per la "fregatura" (anche se, trattandosi di un investimento complessivo di 30 euro non perderai il sonno)…. quello che vorrei invece farti capire (e scusa se mi permetto, ma sono anche io un quasi neofita sul sito e un numismatico in costruzione) è che su questo forum gli utenti più esperti danno consigli e pareri (soprattutto quando si tratta di valutare o ancora meglio decidere se acquistare o meno) di alto altissimo livello. Che oltre a dover esser presi in considerazione sono dati per tutelare altri utenti meno esperti (mi ci metto tranquillamente anche io) e salvaguardarli dal rischio di spendere male i propri soldi (soprattutto oggigiorno che ne circolano pochini)... Nel tuo caso specifico il tenore dei tuoi post è cambiato notevolmente (cocciuto ad oltranza all inizio, molto più conciliante adesso, guarda caso quando le monete son arrivate e non son affatto nella conservazione da te anticipata). Siamo una comunità e ci son un sacco di persone che usano la propria competenza per aiutarci/si. Bisognerebbe approfittarne (nel senso buono del termine) non mettersi sulla difensiva pretendendo anche di dimostrare che il sole è verde…)2 punti
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Anche se non è del Regno delle Due Sicilie è ,comunque,una bella medaglia con una bellissima iconografia. :good:2 punti
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Apprezzabili ed interessanti tutti gli interventi di questa discussione, volevo consigliare a Mario di raccogliere alla fine tutti i dati e le info e creare se possibile una tabella dove inserire in ordine cronologico tutte le zecche italiane che coniarono monete al bilanciere.2 punti
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Perchè tu non bazzicavi sul forum ai tempi del mitico "libroverde" e delle leggende del GK !!! :rofl: :rofl: :rofl:2 punti
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In realtà a Roma fu Urbano VIII a volere un torchio idraulico "per imprimere le monete con la maggior celerità e la miglior forma". Esso fu collocato nella zecca in Vaticano, mentre a Castel S. Angelo le monete erano ancora impresse manualmente. Furono coniati testoni al torchio a partire dal 1635 (anno XII) sebbene in modo discontinuo e negli ultimi anni di pontificato si tornò alla coniazione manuale degli stessi. Nell'altra importante zecca Pontificia, Bologna, la meccanizzazione fu opera di Bartolomeo Provagli (zecchiere dal 1653 al 1673) che costruì 2 torchi certamente in funzione nel 1666 per battere dei carlini (madonnine). (sotto un testone di Urbano VIII battuto al torchio (anno XIV, 1637-38).2 punti
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Taglio: 2 euro cc Nazione: Grecia Anno: 2013 Accademia di Atene Tiratura: 742.500 Condizioni: B Città: Milano2 punti
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la storia è storia ... comunque questa è un tantino (tantone, direi) retorica ... :D :D (la realtà era altra ...)2 punti
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Buona serata Certo che si; hai ragione. Non dimentichiamo anche l'uso dell'acqua per spegnere gli incendi, frequentissimi in un ambito, come le zecche, dove c'erano fornelli, crogioli, scorte di legno ....1 punto
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Salve a tutti sono nuovo del forum e vorrei sapere se la mia moneta e autentica.1 punto
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Le ho mandato un messaggio privato con la mia mail , non ho problemi a farle le copie del secondo volume e inviale in Lombardia poi Lei fa il pdf . Saluti1 punto
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Buona serata Secondo la Travaini, stiamo parlando ovviamente di prove, tentativi, sembra dover essere attribuito a Venezia al 1574-75 un macchinario " per tirare, tagliare e stampare " monete di ogni qualità. Il tentativo però fallì per mancanza pare di forza idraulica adeguata, ma forse non solo per quello. E' ciò che scrive anche la Dottoressa Crisafulli nel suo lavoro, del quale ho messo il link nella mia precedente. Un aforisma abbastanza noto dice che "Venezia è in mezzo all'acqua ma non ha acqua da bere", si potrebbe aggiungere: non ha né fiumi né torrenti che portano acqua da bere e che servano a far muovere le macchine...... Abbiamo letto di Firenze, Modena, ecc. ecc; tutte sfruttavano un corso d'acqua adiacente alla zecca per far girare i "molini" che servivano alle operazioni necessarie, ma Venezia non aveva fiumi, aveva solo braccia, né era ipotizzabile allora l'uso delle maree lagunari (nemmeno oggi si è riusciti a sfruttarle, forse perché troppo lente nel loro andirivieni?!). saluti luciano1 punto
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A riguardo sto consultando la mia "biblioteca". Il Sansovino, al termine della sua vita di Pietro Lando (scritta comunque una cinquantina d'anni dopo la sua morte) cita come chiesa del funerale SS. Giovanni e Paolo (per i veneziani, san Zanipolo), e come luogo di sepoltura Sant'Antonio di Castello. Vedo cosa mi dicono le mie altre fonti ;)1 punto
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Ciao Tenebroleso l'idea è buona ma di non facile realizzazione. Perchè? Perche dipende anche dal conio e dal periodo,quelle postate sono monete di oggi ed hanno un giudizio più severo rispetto magari a due monete dell'800. Per me poi la seconda è un qSPL o SPL almeno dalla foto. Comunque è un buon allenamento e speriamo che participino in molti. :good:1 punto
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Bello!!! per far capire a tutti la differenza con quello postato precedentemente (e quindi la rarità maggiore ) sono la presenza del puntino dopo la T. molto più comuni quelli senza "." S.E.T e non S.E.T. e i raggi esterni che sono più fitti1 punto
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sono del partito di vederle dal vero le monete, anche se questa dare meno di SPL bisogna essere proprio severi! cmq a mio modesto parere trovo errato dare solo il giudizio bisogna anche motivare il perchè lo si è dato, se il forum serve per confrontarci e soprattutto imparare credo che così non si vada da nessuna parte..1 punto
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Mi scuso per la confusione fatta ma è davvero difficile sintetizzare le tante cose dette a spizzichi qua e là. L'intervento di Tinia Numismatica è estremamente interessante e ne ringrazio l'autore. Se qualcuno pensa che ci sia da integrare ancora qualcosa sarebbe gentile se lo facesse. Grazie1 punto
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Mi pare che la confusione e la mala informazione regnino sovrani. Il paletto dei 50 anni è, praticamente, l'unica cosa giusta che hai detto. Per tutto il resto, non ne hai indovinata una. La legge prescrive che la culturalità venga definita dai preposti nei casi in cui vi sia e non esclusa nei casi in cui non vi sia. La documentazione di lecita provenienza è ciò che difende l'acquirente, finale o intermedio, e viene richiesta e rilasciata nelle forme e limiti prescritti dalla legge stessa, quindi ha piena validità giuridica e ai fini della determinazione della attribuzione della responsabilità di un eventuale illecito, ad altro non serve. NON E' UNO SCUDO PER IMPEDIRE IL SEQUESTRO PROBATORIO O CAUTELATIVO, E NON PUO' ESSERLO DATO CHE QUESTO E' SOLO UNO STRUMENTO GIURIDICO TEMPORANEO, né più né meno che il fermo di una automobile a seguito di incidente con feriti. La transazione tra privati, non si sottrare alle stesse regole che guidano le transazioni tra esercenti e privati, perché si presume che tutte le monete oggetto di trattativa siano di provenienza lecita, quindi un privato che cede a qualsiasi titolo ad un altro privato, avrà tutto l'interesse a documentare l'avvenuto trasferimento di proprietà. OVVIAMENTE SE LE MONETE IN OGGETTO DELLA CESSIONE SONO MONETE CHE GIA' HANNO UNA PROVENIENZA LECITA. IN CASO CONTRARIO E' OVVIO CHE L'INTERESSE NON C'E'. una Vetta d'Italia, NON riveste un particolare interesse culturale, così come NON lo riveste un comune denario repubblicano, repertoriato in multipli esemplari. Questo è quello che la norma prescrive. La questione è che mentre una Vetta d'Italia, per le sue intrinseche caratteristiche di esecuzione è facilmente attribuibile alla sua categoria, e SE NON HA particolarità che la differenzino dalle altre NON riveste interesse culturale, un denario repubblicano,un grosso medievale o una testone rinascimentale, , per le loro caratteristiche di esecuzione, sono sempre differenziati dagli analoghi, quindi va verificata , nel singolo caso,la mancanza di particolarità per NON attribuirgli un interesse. L'impasse e le motivazioni della complessità del mercato delle monete antiche, sta tutto qui. Però : vendere e comprare monete antiche e non, è perfettamente lecito. Basta che le transazioni siano tracciabili e che le monete NON abbiano provenienza illecita. NON servono né attestazioni di mancanza o presenza di interesse particolare, tant'è vero che si possono comprare e vendere tranquillamente anche tutte le monete e gli oggetti archeologici che siano stati notificati dallo stato come " aventi un rilevante interesse storico archeologico" né più né meno che come tutti gli altri che tale notifica non l'hanno e non la meritano. La casa d'aste Pandolfini, sono decenni che li vende e sono decenni che i suoi clienti li comprano. Quindi non è di per se un illecito trattare oggetti con attestazione di interesse culturale, anzi: casomai è una garanzia di autenticità e valore. Concludendo: per acquistare una moneta antica, ovvero da 50 anni in su, ( ma anche un vaso etrusco) è sufficiente che la stessa abbia una provenienza dichiarata e che chi vende o cede il bene ne permetta la tracciatura. Per le transazioni commerciali vale la fattura/ricevuta, riportanti i dati identificativi degli attori, così come richiesto dalle norme vigenti, e la certificazione fotografica prescritte dalla legge. Per le transazioni tra privati, una scrittura privata e una copia della documentazione di acquisto precedente alla transazione sono necessarie , se si allega anche una foto del bene( qualora non già presente nella documentazione precedente, si fa ancora meglio. RICORDIAMOCI SEMPRE CHE IL COMMERCIO DELLE MONETE E DEI BENI ANTICHI ( COMPRESI QUELLI ARCHEOLOGICI) E' PERFETTAMENTE LEGALE E PERMESSO IN ITALIA ED E' REGOLAMENTATO, NELLA CONCESSIONE DELLE RELATIVE LICENZE, DALLA LEGGE 127 PS. Spero di aver contribuito a fare un po' di chiarezza e a ridurre questa assurda caccia alle streghe che leggo nei post come quello sopra di Gianivy1 punto
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Caro Lorenzo, Le vie del Signore sono infinite. Non credo nei miracoli, ma forse potrei aver stuzzicato lo spirito di grandeur che hanno i Francesi e suscitato il loro orgoglio (forse). Certo vedere e studiare l'immagine della moneta sarebbe di grande utilita' per gli appassionati. Ma come ho gia' detto non so se loro sono appassionati o soltanto impiegati che attendono esclusivamente l'immeritato stipendio a fine mese. Ti ho risentito con piacere. Buona giornata. Amedeo1 punto
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Infatti da un punto di vista artistico le medaglie francesi inerenti la Berry e i suoi discendenti sono ottime. Se non erro sul catalogo Lamoneta è stata creata una sezione appositamente per queste medaglie, il testo di riferimento è di Henry Bauquier edito a Parigi nel 1951.1 punto
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Complimenti anche a Fofo per tutte le perle che ci regala sempre, la domanda che pone, ovviamente specifichiamo bene non è una gara :blum:, è se Firenze fu la prima a coniare una moneta con le nuove tecnologie, poi bisognerà sempre distinguere coniazioni di prova, iniziali e poi quelle a regime, continuative. Vediamo Fofo se qualcuno ha da eccepire o ha notizie diverse....certamente posso dire che in tutto questo Milano arriva tardi, tardi..... Ma mi piacerebbe come dicevo nei precedenti post sapere qualcosa di più anche sulle coniazioni a macchina in Sicilia, per Messina non mi sembra ce ne siano vedo il martello anche con Carlo II, per Palermo sarà diverso.... ma vediamo se qualcuno vorrà dirci qualcosa in più.....1 punto
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Non avevo ricevuto la notifica del tag, scusate il ritardo... :) Allora, ringrazio Illy per la fiducia e per avermi accostato al ritrovamento di un contenitore pieno di monete...MAGARI!!! :D Sfortunatamente non mi è mai capitato, ma chissà, non si può mai sapere nella vita. In ogni caso, ho comunque avuto la fortuna di trovare monete romane in situazioni molto differenti fra sé. Uno degli exploit più importanti l'ho avuto in un ambiente con un tasso di umidità del 100% (praticamente sott'acqua a 30 metri sotto terra). Le monete venivano fuori del tutto spatinate, esageratamente concrette e nella maggior parte dei casi corrose; c'erano però degli esemplari, che nonostante l'ambiente ostico, si erano preservati in situazioni particolari (che non ci è dato sapere visto che non era solamente acqua, ma fango), tanto da creare un lieve strato di patina, comunque sempre tendente al bruno/rossastro. In questo caso le monete d'argento uscivano come nuove, alcune, però, con pesante patina nera. Le altre sono state tutte sporadiche (nel senso, una ogni tanto ma in stratigrafia)...ma in terreni più o meno acidi. E' capitato a distanza di 40 centimetri di trovare un bronzo con patina azzurra intatta e nemmeno un filo di corrosione e un Vittoriato invece invaso dalla sua anima in bronzo che nel corso dei secoli aveva prevalso. Insomma, le variabili sono infinite come avete già detto...e anche all'interno dei vasi si crea assolutamente un microclima che cambia il corso della moneta, così come si crea un tipo di conservazione diversa in due terre limitrofe ma di "strato" differente.1 punto
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Taglio: 2 euro cc Nazione: Belgio Anno: 2006 Tiratura: 5.000.000 Condizioni: B+ Città: Milano1 punto
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Questo è ciò che ho trovato trascritto in bacheca al Museo......davvero molto, ma molto succinta; ho fatto bene in questi tempi a cercare di capire chi fossero e chi altri ancora, questi personaggi che hanno lavorato per questa prestigiosa zecca.1 punto
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Napoli, 1680. Pensate l'effetto che fece il passaggio da questo... a questo... in questi due esemplari di 3 cavalli di Carlo II del 1680 le differenze qualitative (al di là della conservazione) sono enormi1 punto
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Ciao @@dabbene , ha ottimamente risposto anche per me l'amico Pietro @@Rex Neap , ottimo post davvero e complimenti per l'interessante argomentazione che hai lanciato, l'uso del bilanciere (ingegni) venne introdotto per la prima volta nel Sud in un'officina monetaria allestita a Torre Annunziata (20 km a sud di Napoli), a quei tempi la scelta di questa location fu decisa per la vicinanza degli ingegni ad alcune fonti di energia idraulica nella suddetta località (torrente/fiume). Le monete coniate al bilanciere sono i famosi carlini e tarì anti-tosatura siglati dai fratelli Biblia, cfr. immagini allegate (rif. Pannuti Riccio 39/41d), oltre allo splendido "tarì del sole" del 1620 di Filippo III con il motto al rovescio OMNES AB IPSO siglato dall'incisore Nicolò Globo (rif. Pannuti Riccio 12). Complimenti anche a @@angel per aver postato le preziose immagini del De Sopo, volume fondamentale per chi vuol approfondire il discorso. La zecca di Napoli iniziò a coniare al bilanciere nel 1680, vedasi a tal proposito nominali in rame in Pannuti Riccio 56 in poi ( a titolo di paragone ho allegato immagini di monete napoletane di questo periodo sia al martello che al bilanciere, da notare la differenza), ma il grosso della produzione vi fu dal 1683 in poi quando grazie alla presenza del nuovo vicerè proveniente da Roma il marchese del Carpio Gaspar de Haro si diede il via ad una massiccia produzione di splendide monete, ma perchè ci tengo a sottolineare il collegamento Roma-Napoli? Perchè le prime monete napoletane del marchese del Carpio vennero concepite proprio a Roma e i conii furono opera dell'incisore camerale Giovanni Hamerani, infatti il ducato con i due globi del 1683 è siglato proprio GH, monogramma in corsivo tipico di questo incisore, @@rcamil potrà confermare il tutto. In questa discussione ho affrontato in maniera molto dettagliata il discorso dell'introduzione del bilanciere nella zecca di Napoli, si tratta di un argomento che ho avuto molto a cuore e che ho pubblicato in Il GdN 231 e 232 del luglio/agosto e settembre 2010(cfr. copertina), ad ogni buon conto il tutto è collegato inevitabilmente alla figura di questo ottimo vicerè che oltre ad essere un buon politico e riformatore fu anche un importante collezionista d'arte, ecco spiegata quindi la pregevole committenza all'Hamerani (si veda a tal proposito anche la presenza del simbolo d'interpunzione a forma di triscele). Per questa ricerca ho trovato inoltre molto utile le fonti dell'epoca di un tale Ridolfino Venuti. Caro Mario, mi permetto di segnalarti i seguenti link per permetterti di leggere quel che ho scritto a tal proposito, certo in un tuo gentile riscontro ti auguro buona lettura e buona giornata, Francesco http://ilportaledelsud.org/monete_carlo_II.htm http://www.lamoneta.it/topic/66127-monete-napoletane-di-carlo-ii-di-spagna-approfondimenti-sugli-hamerani/ 5 Carlo II tornese 1683 al bilanciere rov.bmp 5 Carlo II tornese 1683 al bilanciere.bmp1 punto
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Era ancora scivolata in giù e siccome è una discussione che mi piace molto ne approfitto anche per farvi vedere una parte della mia raccolta, come alcuni di voi sanno per 6 mesi all'anno sto lontano dalle mie monetine per motivi di lavoro se non in un paio di occasioni in cui torno a casa per 1 giorno che poi sfrutto principalmente per sistemare i nuovi arrivi................. :lol: Sono tornato a casa proprio ieri e per i prossimi 6 mesi starò con loro............... :angel: Qui abbiamo tutte le serie Euro in FDC, sono circa 2800 monete all'interno di altrettante capsule, il tutto sistemato in circa 80 box da 5 serie, il tutto diviso per nazione e anno, altri 10,15 box sono dedicati ai difetti di conio, ad altre monete trovate circolate a tiratura limitata etc, i cofanetti a 3 piani sono per le commemorative da 2 euro, in altri box ancora i pochi tagli da collezione in diversi metalli che fanno parte della raccolta, tutte le serie di zecca sono invece in normali raccoglitori con custodia. So che non vincerò mai un premio per tutto questo ma pazienza, l'importante è che sia contento io.................................. :D1 punto
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A. Sambon, riprendendo le tesi del Maggiulli ed avvalendosi della lettera del Da Trezzo, rinvenuta dal Nunziante nell’Archivio di Milano (Archivio Storico Napoletano,1898), confermava l’attribuzione a Lecce del carlino con la sigla L avvalorando altresì l’ipotesi della sede della zecca nel castello di città. Si riporta di seguito il brano (anno 1463) : “In questo castello de Lici so trovati, tra ducati d’oro et alfonsini, ducati novantatre milia, item in carlini vechij circha ducati trentasei milia et in carlini novi, che faceva battere el dicto Principe de Taranto, circa ducati quindicimilia”. Il principe di Taranto aveva a disposizione risorse per la coniazione anche grazie alla sua flotta che, seppure costituita da imbarcazioni di modesto tonnellaggio, importava dai mercati orientali anche argento, in particolare dalla Dalmazia. Nelle cedole della Tesoreria Aragonese dell’anno 1462, che ci aiutano a datare i carlini, troviamo spesso menzione di mala moneta del principe di Taranto e del duca Giovanni d’Angiò che anche l’Infantino appella “ mali carlini “ riportando la denominazione che il popolo leccese attribuì loro in relazione alla bassa qualità della lega d’argento: -Cedola 40, fol. 5 (24 settembre 1462) :Item hebi de la guardaroba del S.R… ducati cento ad ragione de deice carlini lo ducato, tucti in carlini, tra li quali nce foro ducati quactro de mala moneta, tra carlini aragonesi bactuti, carlini del principe di Taranto novi et del duca Johanni. -Cedola 40, fol. 8…Et tra tucta la dicta summa nec foro carlini trentatre non boni, cioè carlini de ragonesi bactuti, carlini novi del principe de Taranto e del cugno del duca Johanni (Sambon 1916, p.224, Cedola 40, fol 5 e fol. 8, 1462; Dell’Erba 1932-35]. In proposito va precisato che nelle stesse cedole aragonesi si fa sempre distinzione tra i mali carlini del principe di Taranto e quelli del cugno del duca Johannj e le 2 emissioni sono assai diverse nel tipo: il carlino coniato a Lecce per ordine del Principe di Taranto presenta al diritto il re in trono con la sigla L sormontata da un giglio alla sua destra ed al rovescio la croce duplicata di Lorena accantonata da gigli ( che inevitabilmente richiama il carlino coniato da Renato d’ Angiò per Napoli con croce duplicata di Lorena non accantonata da gigli, con un peso oscillante fra gr.2,88 e gr. 3,20 (Museo di Lione, Museo Civico di Marsiglia, Collez. Sambon); il carlino del duca Giovanni, coniato per suo ordine a Sulmona, sempre a nome del padre Renato (1460-1461), presenta al diritto il re in trono con SMPE in cartella ed al rovescio le armi inquartate di Lorena, Bar, Gerusalemme, Napoli ed Ungheria, con un peso oscillante fra gr. 3,25 (collez. Marignoli, poi collez. Reale) e gr. 3,55 (collez.Brambilla). Zecca di Sulmona: Carlino del duca Giovanni D’Angiò, pretendente a nome del padre Renato (1460-61) Le legende sono sovrapponibili nei 2 esemplari, tuttavia il Sambon riporta per il carlino di Lecce 2 varianti di legenda: D/ RENATUS D G R SI HIER – R/ HONOR R IVDICIV DILIGIT (l’onore del re ama l’esercizio della giustizia) (collez. Sambon) e D/ RENATUS D G R SI ET IER – R/HONOR R IVDICIVM DILIGI (collez. Gnecchi). Oltre ai carlini, tra il 1461 e il 1462, il principe di Taranto fece coniare anche tornesi di bassa lega [sambon 1913], prodotti massivamente per pagare le milizie del duca d’Angiò e che erano verosimilmente contraffazioni dei denari tornesi della zecca di Chiarenza, a somiglianza dei denari tornesi coevi attribuiti a Campobasso ma anche a Tocco di Casauria (Pescara), Isernia, San Severo, Lucera, Barletta. Nell’Archivio di Stato di Napoli, Sezione Finanza, si conserva il libro, redatto presso gli uffici della zecca di Lecce e limitato ad un solo anno indizionale (1462), intitolato Quaternus sicle tornensium fabricatorum tempore officii notarii Gabrielis thesaurarii alme Urbis Lici, che rappresenta l’unica fonte in grado di confermare l’esistenza ed il funzionamento di un’officina monetaria in età orsiniana , in assenza ( o scomparsa) di prove documentarie comprovanti uno specifico riconoscimento sovrano per l’istituzione di una zecca cittadina. Se però esso si offre come un campione fondamentale ricchissimo di informazioni sul piano tecnico ( funzionamento della zecca, approvvigionamento della materia prima, direzione amministrativa, rispettive figure istituzionali) tace invece del tutto sulla concessione di conio, sui contratti o eventuali privilegi riconosciuti a zecchieri o monetieri.. Nel Quaterno si fa riferimento a tornesi che in Lecce il principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo continuò a fare coniare anche dopo l’accordo con re Ferdinando (21 settembre 1462) e sino alla sua morte. Se è però vero che in merito a queste monete il Da Trezzo in data 13 aprile 1462 scriveva al duca di Milano : “…niuno li ha voluti ,maxime che vole dare mala moneta, cioè tornesi novi” ed in data 24 luglio 1462 scriveva ancora “ ..le terre del Duca di Melfi hanno cominciato ad refutare li tornesi novi…… et che la gente d’arme stanno de mala voglia per la tristezza de dicta moneta” è tuttavia possibile che a Lecce si siano coniati (dopo il suddetto accordo con il re e forse per suo stesso diretto intervento) tornesi di puro rame allo scopo di riparare al discredito in cui queste monete erano cadute. [G.V. Fusco 1846- C.Prota 1913]. Quali siano i tornesi di bassa lega (tornesi falsi di cui parla il Sambon) o i tornesi di puro rame (di cui hanno trattato prima G.V. Fusco e poi il Prota) non ci è dato sapere, sia per la mancanza di esemplari che di ulteriori necessarie informazioni.. Proprio il Prota ci segnala il nome del tesoriere Gabriele Sensariso che aveva la responsabilità di consegnare ai credenzieri, “ in castro Lici”, i materiali destinati alla fusione, lavorazione e realizzazione delle monete: M°CCCC°LXIJ. Quaterno de spese et pagamenti fatti in la cecca de leze, dove si batte la moneta de rame in l’anno de la X.ma Ind. Del m. cccc.lxij pernotaro Gabriele Sensariso prin.le Thesaurario del comitatu de leze per contro el quale se fa el consimile quaterni pelli credentiri deputati per la principale corte in detta cecca e notario Antonio de Ripalto. G.V.Fusco (1846) riporta i pagamenti fatti da Gabriele Sensariso ad alcuni mercanti (di Trani, Gallipoli, Valona e Corfù) per l’acquisto di rame nei mesi di settembre e di ottobre 1462. Il rame acquistato in quel periodo ascese ad un totale di 1262 libre; il metallo in parte era nuovo, acquistato al prezzo di grana dieci la libra, in parte riciclato da oggetti diversi, come caldaie, acquistato ad un prezzo oscillante fra grana sei e mezzo e grana sei. Prota esaminando il quaderno già preso in esame da Giovan Vincenzo Fusco poté fornire le seguenti ulteriori informazioni: la zecca di cui era tesoriere il notaio Gabriele Sensariso era controllata da don Giovanni Delo arcidiacono di Lecce (pagamento fatto ditto Thesaurario ad dommo Johanne delo archidiacono di Lize soprastante di detta cecca per suo salario ad rasone di unze seij per anno); ‘credenziero’ della zecca era il notaio Luigi Perrone (pagamento fatto per detto thesaurario ad notar Loijsio Perrone credentieri deputato in detta cecca per suo salario ad rasone di unce cinque per anno) e ‘credenzieri dei conti’ erano i notai Angelo Galasso, Francesco e Angelo Marenati (pagamento fatto per detto thesaurario ad notar Angelo Galasso, notar Francesco et Angelo Marenatij credentieri nostro hunti ad aver de uncie quatuor per anni). Il numero di tornesi battuti in quei dodici mesi fu stabilito in ragione di 4.335.261 pezzi per i quali si adoperarono “sedici conii fatti e temperati dal Maestro Antonio Valente di Lecce”. ...................... continua .................1 punto
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FILIPPO IV 1621-1665 2,5 REALE MALTAGLIATI ZECCA DI CAGLIARI bruttino ma.....raretto...1 punto
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