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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/08/14 in Risposte
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un ritrovamento D.O.C +++ Taglio : 1 euro Nazione : Monaco Anno : 2007 Tiratura : 100.000 Condizione : BB/SPL Città : Bereguardo note : :pleasantry: :pleasantry: :pleasantry:9 punti
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Tanti segnetti che saltano subito all'occhio, ma metallo fresco e brillante sotto una patina antica. Peccato non riesca a far rendere il lustro che conserva questo esemplare. Questa patina può non piacere ma, a mio avviso, è frutto di tanti anni di riposo.3 punti
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La cosa interessante di questa enorme scienza, è l'analogia e la sinergia che viene a crearsi fra le varie zecche, le varie iconografie riflettono sempre alcuni valori e simboli che possiamo ritrovare in ogni ambito, i codici erano universali e servivano a comunicare e a trasmettere emozioni, come quelle che provo ogni volta, che vedo e sogno in certi in certi tondelli... ALPH IV MV RE E C DVX IX Busto corazzato e togato a destra; sul petto il Collare del Toson d’Oro Alfonso IV D’Este duca di Modena e Reggio (1658-1662 ). Ducatone 1659. AR 31,46 g. – ø 45,1 mm. e sullo spallaccio della corazza, maschera leonina. Sotto, nel giro, I659 E T (Elia Teseo, zecchiere). Rv. AL TERVTRVM NEV – TRVM VTRVMQVE Spada sguainata intersecata in palo con corona d’alloro. Asse a 180°. CNI 2. Ravegnani M. 4 (R4). MIR 809 (R5). Davenport 4040. Alfonso IV nacque da Francesco I d’Este e Maria Farnese. La politica del padre, sempre tesa a riavere Ferrara o quanto meno a risolvere i problemi per i beni feudali del Ferrarese, orientò anche la scelta della donna che il figlio avrebbe dovuto sposare. Prima si pensò a un matrimonio con Costanza Pamphilj, poi a nozze spagnole ed infine fu decisa l’unione con una nipote del Cardinale Mazzarino, mossa questa che avrebbe cementato i rapporti con la Francia. Difatti, alla morte del padre, Alfonso ricevette da Luigi XIV la patente di generalissimo delle armi francesi in Italia e la facoltà di concludere lega con Venezia. Il prolungarsi del conflitto tra Francia e Spagna vide Alfonso spostarsi progressivamente su posizioni di neutralità. Protettore delle arti, il duca arricchì la Galleria Estense iniziata dal padre e curò l’ampliamento di Modena. Morì di gotta, appena ventottenne, nel 1662, lasciando la tutela dei figli Francesco e Maria Beatrice, che fu poi regina d’Inghilterra, alla moglie Laura. La spada raffigurata al rovescio allude senza dubbio alla tradizione militare della famiglia.3 punti
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I’ll just make a few observations, and leave it in English-only to limit any misunderstandings…please no one take this as a serious dissection of American law on this subject….. The older coins are plentiful in the U.S. and there is no problem with them, of course. The post-revolutionary coins are also okay to buy—if they are not in Cuba! Which means there has been no legal large-scale importing of these coins into the U.S. They pass hand-to-hand without much, if any, comment, but (with the partial exception of the modern tourist currency), they are relatively tough to get. Cuban coins in the U.S., then, are something like the American cars in Cuba—mostly pre-1961, give or take. (One of my purposes in beginning this thread was exactly the hope I might see some of these more modern, and somewhat--for Americans anyway--exotic creatures.) And just for fun, please let me mention that when I was a boy, more or less the same situation obtained for the People’s Republic of China—then often called “Red China.” Living in Italia as we did I was able to buy a packet of PRC postage stamps. Common elsewhere, but relatively tough to get for Americans. Some I traded to one of my teachers for coins, and finally, after about 40 years of looking at it, I sold the “big” stamp from that 1000-lire packet for US$90 to a stamp dealer. Funny thing is, although we’re talking of U.S. restrictions here, that $90 price was almost entirely a function a relaxation in Chinese society. One other quick note: I was planning to mention the Cuban “Patria O Muerte” in connection with some Nicaraguan coins….thanks, petronius, for giving me a quick illustration to link to! :) v.3 punti
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In ogni caso escluderei di parlate di "prove e progetti" di monete medioevali Gli 'antichi' erano persone serie e non coniavano quella pletora di oggetti monetiformi che avrebbero fatto , dal Regno in poi la felicita' di numismatici e indotto qualcuno a scriverci sopra ipotizzando delle 'prove e progetti dal V secolo ....' Chissa' perche' poi dal V secolo ... mah3 punti
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inviterei tutti..i presenti.... a uno sguardo approfondito tra i capelli del sovrano.....mamma mia che viola! ! questa è patina!...non semplice "ossidazione"2 punti
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Una lettera del Direttore Generale dell’Amministrazione delle Monete al Ministro delle Finanze del 15 luglio 1859 ci fa sapere che l’incisore D. Luigi Arnaud ha già presentato al Ministro il “modello” in cera del ritratto del Re la cui effige al contrario dei due sovrani precedenti è rivolta verso sinistra; questo cambiamento non è stato fatto per un capriccio dell’incisore, ma .......... :whome: :lollarge: perché l’artista ha tenuto presente come originale un ritratto in fotografia eseguito da S.A.R. il D. Sebastiano che l’aveva dato all’incisore (Infante Sebastiano Gabriele Maria di Borbone che aveva sposato la principessa Maria Amalia figlia di Francesco I). D’altra parte l’Arnaud (Luigi) trova che artisticamente la situazione dell’effige sia consona alle prescrizioni dell’arte che, dice il Direttore Generale, la legge del 1818 (fondamento del nostro sistema monetario) non prende in considerazione la direzione della testa del Sovrano sulle monete, quindi non ha grande importanza detta direzione ed il Re potrà decidere in proposito; se il Re però volesse l’effige verso destra occorrerebbe che il nuovo modello venisse fatto direttamente dall’originale e quindi sua Maestà dovrebbe concedere una seduta di posa che sarebbe utile anche se il Re accettasse il modello precedente.2 punti
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Bella domanda, #Magdi! Effettivamente nel pezzo di Arezzo sembra che i segni corrispondano sia nella faccia incusa che in quella in rilievo, come dimostra la lettera T (ad ore 1 nella faccia incusa), che si trova esattamente tra le due tacche più piccole sul bordo, come nella faccia in rilievo (ad ore 9). Lo stesso credo si possa dire per la crazia fiorentina. Ma c'è un spiegazione abbastanza plausibile: i coniatori, andando evidentemente così di fretta da non accorgersi che il pezzo precedente non si era staccato dal torsello (ritardo sui 'tempi e metodi' fissati dai capitolari di zecca?), hanno battuto la moneta successiva senza staccare la mano dal conio di martello e quindi questo non è ruotato rispetto alla mano. Di conseguenza la posizione del tipo della pila è risultata pressoché identica sia nella prima che nella seconda battitura. A me sembra verosimile, o no? Chissà quale era la decurtazione del salario per questi errori, poveri cristi. Saluti, A.2 punti
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@@renato la lega di questa moneta è composta solo dal 25% di nickel, mentre il 75% è rame. E' dunque ragionevole pensare che la patina verdastra e le macchioline verdi pure, siano da attribuirsi solo all'ossidazione (o peggio alla corrosione) del rame...2 punti
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Buongiorno Andreas, scusa la mia ignoranza e la mia pedanteria, ma essendo impossibilitato a fare pressoché tutto praticamente resto collegato al forum con il telefonino tutto il giorno a rompere le scatole alla gente. Mi chiedo: ma se la moneta battuta in precedenza è rimasta attaccata al conio di martello e per tale motivo non è vista dall'addetto alla coniazione, non è quello di incudine ad aver avuto inciso croce e scritta? Oppure sono io che mi sbaglio? Buona giornata, Teofrasto2 punti
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TAGLIO : 1 Cent STATO : Irlanda TIRATURA 2002 : 404.339.788 AUTORE : Jarlath Hayes TEMA : Arpa celtica DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002 MATERIALE : Acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%) DIAMETRO : 16,25 mm SPESSORE : 1,67 mm PESO : 2,3 gr. CONTORNO : Liscio (Per la scritta Eire sulla moneta è stato usato il tradizionale alfabeto gaelico) L'arpa celtica è emblema tradizionale dell'Irlanda. Sulle monete fa la sua apparizione nel XV-XVI sec. (Henry VIII). L'arpa celtica, o arpa gaelica, è uno strumento a corde tipico del folklore dei paesi europei di area celtica. Proviene dalla Scozia, dove compare durante il VIII sec. d.C. e successivamente, dal XII sec, si è diffusa in Irlanda, Galles e Bretagna. Arma di famiglia di Riccardo III d'Inghilterra (1452-1485 - personaggio del racconto drammatico di Shakespeare). Giacomo I d'Inghilterra fu Re di Scozia e per primo regnò su tutte le isole britanniche. Avendo unificato le corone d'Inghilterra, Scozia e Irlanda, l'arpa entrò a far parte dell'emblema del casato. Quando tre arpe sono messe insieme stanno a rappresentare tre corone. Appare anche nelle Colonie americane di fine '600. [ Come strumento musicale è più piccola dall'arpa classica usata nelle orchestre sinfoniche, l'arpa celtica non ha i pedali, ma ha le chiavi (tipo una chitarra) con cui si ottengono i semitoni. (in foto: Arpa classica a sinistra e celtica a destra)2 punti
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Credo che qualcosa si possa ancora vedere, per esempio Napoli, monetazione importante, affascinante, pezzi incredibili, vediamo di offrirne almeno uno ancora e scusatemi se magari non sarò preciso.... Carlo V ha una monetazione straordinariamente artistica sia a Milano che a Napoli, l'iconografia del busto ha ispirato grandi coniatori, ma spesso anche i rovesci portano grandi messaggi, allegorie, spesso con scene che richiamano il periodo classico. Siamo in un R4, passato da Cronos lotto 328, Cronos 3 del 2009, è una moneta d'oro, un 4 scudi, al rovescio abbiamo la Pace in piedi che tiene una cornucopia piena di frutti e con l'altra mano una fiaccola con cui dà fuoco a un libro e a un mucchio di armi. Importante è la leggenda del rovescio MAGNA OPERA DOMINI ( grandi opere del Signore ) che si riferisce al ritorno alla pace a Napoli dopo la ribellione scoppiata nel 1547 in seguito al tentativo da parte di Carlo V di reintrodurre in città il Tribunale dell'Inquisizione. Il Sovrano desistette poi dal proposito e accettò la richiesta dei napoletani in cambio di un pagamento di 100.000 ducati d'oro. Anche qui abbiamo un pò tutto, l'arte incisoria, l'allegoria, il messaggio, ilracconto di un accadimento storico, anche la morale se vogliamo vedere, morale spicciola di vita, in fondo anche un Tribunale dell'Inquisizione, se in cambio di una massa di monete d'oro, può aspettare...... :blum:2 punti
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Caro Caesar ci siamo, oggi ti faccio rivivere la grande fiammata del popolo Parto ad opera di un altro “Magno” che conosceremo, dopo Alessandro3° ed Antioco 3°…il suo nome: Mitridate 1° Mitridate era fratello di Phraate 1° che lo scelse come succesore e lo favorì nell’ascesa al trono, rispetto ai figli; già in vita aveva mostrato questa sua predilezione facendo incidere sulle monete la scritta “Philadelfo” Mitridate era indubbiamente nato: uomo regale, favorito dalla natura per ricoprire questo ruolo, più di ogni altro contemporaneo. (Dracma in Argento di Mitridate 1°) Era nel contempo: intelligente, forte e nobile; fu ambizioso ma non tanto per sé stesso quanto per la sua gente, non crudeltà fu la sua; ma vigorosa energia di un buon generale; amministratore eccellente e deciso, sotto il suo governo, sia pure tra alti e bassi, il potere del suo popolo aumentò. Al suo insediamento aveva ricevuto un regno di dimensione contenuta, apparentemente chiuso tra la città di Charax, da una parte ed il fiume Arius, ovvero Heri-Rud dall’altra che, nel giro di trentasette anni, trasformò in impero: grande e prospero. Se non fosse stato per Mitridate la Partia sarebbe rimasta uno staterello, satellite del regno della Siria invece di diventare in breve tempo la principale rivale di Roma. Per spiegare come tutto ciò sia stato possibile occorre rivisitare il panorama politico dell’Asia Occidentale all’inizio del secondo secolo prima dell’era Cristiana e soprattutto porre l’accento sul corso degli eventi che si susseguirono nei due principali regni che in un qualche modo ebbero a che fare con la Partia: la Bactria e la Siria. La Bactria, striscia di terra posta a Nord del Paropamisus, nella vasta e lunga valle dell’Oxus, dalla sua sorgente nel Pamir sino al suo ingresso nel deserto Khorasmiano, era in origine governata da Diodoto, Re di origini greche, che già abbiamo avuto modo di incontrare. Anche i paesi a Sud di questa fascia erano di dipendenza siriana e quindi teoricamente greca tanto che Seleuco Nicatore riteneva compresi nei confini del suo dominio. Non molto tempo dopo la morte di Alessandro Magno questa zona dell’Asia entrò in piena decadenza e principi indiani, come Sandrocotto ( Chandragupta) e Sophagasenus attestarono il loro regno nella regione detta dei cinque fiumi (Punjab) oltre che su gran parte dell’attuale Agfanistan sì che il dominio greco venne spazzato via per sempre. (Aureo di Chandragupta alias Sandrocotto) La Bactria, ottenuto il riconoscimento all’indipendenza da parte di Antioco il Grande si spinse verso progetti ambiziosi e per prima cosa, come in Partia, la componente Greco- Macedone della popolazione venne cacciata dal territorio ed i pochi che rimasero furono praticamente ridotti all’impotenza, successivamente Eutidemo, il terzo Re della Bactria, non si fece scrupoli nel provocare l’ostilità della Siria che nel 205 A.Ch. si trovò ad affrontare anche questa aggressione. Sotto Eutidemo e suo figlio Demetrio, che lo sostituì al trono, nei venti anni compresi tra il 205 A.Ch. ed il 185 A.Ch. le conquiste della Bactria si spinsero sino alla regione del PunJab; Cabul e Candahar vennero distrutte e la parte Sud del paese occupata: dall’Heri-Rud sino all’Indo. (Tetradracma d’Argento di Eutidemo di Bactria) Il successore di Demetrio ( 180 A.Ch.): Eucratide estese ulteriormente la conquista all’interno del Punjab; ma non riuscì ad affermarsi sul paese tanto che dovette successivamente ritirarsi dai territori occupati che abbandonati a sé stessi e praticamente privi di milizia, svincolati dal potere della Bactria finirono per attrarre le mire dei popoli delle steppe. (Tetradracma d’Argento di Eucratide 1° di Bactria) Furono gli Scythi che colsero l’opportunità per invaderne il territorio, metterlo a ferro e fuoco ed occuparlo sino ad insediarsi nella valle dell’Oxus. Mentre questi avvenimenti, nell’Est asiatico, esaurivano le forze della Bactria, spinte dall’ambizione dei Principi regnanti, i monarchi Seleucidi andavano incontro a difficoltà vieppiù crescenti, in parte dovute a loro stessi, in parte all’ambizione dei vari pretendenti. Antioco il Grande, poco dopo il suo ritiro dalle province dell’Est era entrato in rotta di collisione con l’Impero Romano ( 196 A.Ch.) che inflisse una solenne sconfitta all’esercito siriano (190 A.Ch.) nei pressi di Magnesia. Alla disfatta dell’esercito dovette sommarsi l’ulteriore indebolimento del potere per il fatto che i Romani avevano optato per dare supporto al Re di Pergamo che di fatto diveniva così il principale stato dell’Asia Minore. La debolezza di Antioco incoraggiò l’Armenia alla rivolta e la Siria, nel 189 A.Ch. perdette altra provincia. Torbidi scoppiarono anche in Elymais, come conseguenza dell’eccessiva imposizione dei Seleucidi ( 187 A.Ch.) ne fece le spese Antioco 3° il grande cui successe il figlio ed undici anni dopo ( 176 A.Ch.) la rivolta assurse carattere generale e la Siria potè salvarsi solo grazie al coraggio ed all’energia di Antioco 4° Epiphane; ma le speranze di riconquista dopo i successi in Egitto (171 – 168 A.Ch.) ed Armenia (165 A.Ch.) vennero frustrate dall’insensata condotta adottata contro i Giudei; la permanente politica di persecuzione perpetrata dal 168 A.Ch. al 160 A.Ch. gli rese ostile il paese. (Tetradracma d’Argento di Antioco 4° epiphane) Epiphane non solo aveva profanato e saccheggiato il tempio; ma anche cercato di sradicare la religione giudea ellenizzando completamente il popolo. La resistenza dei Giudei fu ampia e determinata, il partito dei patrioti riuscì a sollevare oltre la metà della popolazione che sotto la guida di capi spirituali devoti e fedeli, rivendicò ed alla fine ottenne l’indipendenza del paese. La lotta non si limitò agli ultimi anni di regno di Epiphane; ma proseguì per oltre mezzo secolo dopo la sua morte ed interessò i successivi sette regni. La Giudea sfruttò tutte le possibilità che gli venivano offerte dalle difficoltà che la Siria, di volta in volta incontrava, per liberarsi dal suo giogo ed alla fine divenne una spina nel fianco, una costante fonte di contrasto che acuì la debolezza della Siria sino ad ostacolarne, più di ogni altra, il recupero del potere perduto. Il trionfo che Epiphane aveva ottenuto nella lontana Armenia cui aveva disfatto l’esercito e catturato il Re: Artaxia, fu ben poca cosa al confronto dell’inimicizia che era riuscito a collezionare in patria attraverso l’intolleranza e la crudeltà. La morte di Epiphane non migliorò gli affari della Siria dato che il figlio, asceso al trono: Antioco 5° Eupatore era un ragazzo, secondo alcuni di nove, secondo altri di dodici anni. (Tetradracma in argento di Antioco 5° Eupatore) Il reggente: Lysia esercitò il potere in modo assoluto e fu presto inviso ai Giudei che nella morte dell’oppressore avevano intravisto uno spiraglio di libertà, oltretutto l’autorità di Lysia venne ulteriormente messa in discussione da un certo Filippo a cui Epiphane, poco prima della morte, aveva affidato la tutela del giovane figlio. La rivendicazione di questo tutore ad imporsi come reggente, era supportata dalla maggioranza dell’esercito sì che tra lui e Lysia scoppiò una guerra civile che si protrasse per due anni terminando con la disfatta e la caduta di Filippo ( 162 A.Ch) La fine del contrasto interno non riuscì ad acquietare gli animi in casa Siriana, un principe Seleucide di nome Demetrio, figlio di Seleuco 4° e conseguentemente cugino di primo grado di Eupatore, era da tempo detenuto in Roma come ostaggio, quivi inviato da suo padre a garanzia della sua fedeltà. (Tetradracma in Argento di Demetrio 1° - figlio di Seleuco 4°) Demetrio, a buon diritto, reclamava il trono della Siria al posto del più giovane cugino ed essendo nel pieno vigore dell’età si propose come pretendente alla corona. Il Senato Romano gli negò l’assenso a rientrare in patria tanto che fu giocoforza abbandonare l’Italia, di nascosto e su nave cartaginese attraversare il Mediterraneo per approdare in Asia dove, in pochi mesi, riuscì ad insediarsi e farsi riconoscere come Re della Siria. Da questo più che breve spartito si vedono chiaramente le condizioni in cui si dibattevano, nella prima metà del secondo secolo A.Ch., Bactria e Siria. In entrambe i paesi lo stato delle cose era favorevole all’avvento di chi fosse stato in grado di esercitare al meglio l’esercizio del potere. I Re dei due paesi, al tempo in cui Mitridate ascese al trono della Partia ( 174 A.Ch.) erano entrambe persone energiche ed abili principi, tuttavia il monarca Siriano aveva in patria non poche difficoltà che assorbivano completamente la sua attenzione mentre il Re della Bactria si era impegnato in una impresa bellica che, come il suo rivale, lo teneva fortemente impegnato; Mitridate avrebbe potuto attaccare l’uno e l’altro principe con buone possibilità di successo. Personalmente era equiparabile ad entrambe anche se militarmente inferiore ai due; ma aveva il grande vantaggio di poter scegliere liberamente sia il tempo che il luogo e questo gli consentì di cogliere il momento propizio e portare il suo attacco nel sito dove sapeva essere meno atteso e quando il nemico meno se lo aspettava. Circostanze di cui adesso non siamo in grado di apprezzare la portata, lo indussero a portare il suo attacco al Re della Bactria: Eucratide, al confine orientale del suo territorio Questi, come abbiamo visto aveva il lato sinistro completamente sguarnito per aver spostato le milizie sul fronte indiano a premere verso Cabul e la regione del Punjab nel tentativo di estendere i propri domini sino al fiume Sutley ed al Gange. Naturalmente Mitridate ebbe buon gioco ed unendo i territori occupati della Bactria a quelli della Partia divenne, senza troppe difficoltà, a capo di due province quali: Turiua ed Aspionus. Turiua è il grande e vago nome di “Turanian” zona difficilmente localizzabile, Aspionus invece è stato individuato nel distretto di Aspiasiace ed anche se le due parole sembrano non coincidere perfettamente, dovremmo tutto sommato accontentarci, non potendo localizzarla con precisione, riteniamo tuttavia di poterla individuare la zona nelle vicinanze di Tejend e dell’Heri – Rud tra il Parapamisus e la grande città di Balkh. Non risulta che Eucratide abbia tentato di riprendersi il territorio perduto, proteso com’era verso la conquista dell’India lasciò che le province andassero per la loro strada cercando una compensazione nel lontano Est. Un antico adagio recita: la fame viene mangiando e Mitridate incassato il successo in Bactria si preparò ad attaccare la Siria; attese qualche anno sin quando Epiphanes non fosse uscito di scena ed il suo posto occupato dal giovane figlio: Eupatore e mentre i due aspiranti alla reggenza: Lysias e Filippo si contendevano con le armi la suprema carica, marciò improvvisamente, con un grosso esercito, verso Occidente e s’impadronì della Grande Media, provincia che sebbene ancora nominalmente sotto il dominio Siriano era governata da un Re e praticamente, se non legalmente, poteva considerarsi indipendente. La Media era il paese più potente ed esteso dell’area e Polibio dice che “…era il più potente fra tutti i paesi dell’Asia, sia per estensione del territorio che per numero e qualità delle persone, oltre che per la bontà dei cavalli qui allevati a proposito dei quali dice che erano così abbondanti che questa provincia, da sola, riforniva tutto il resto dell’Asia e riporta anche il fatto che i cavalli reali erano alimentati con le pasture migliori.” La capitale della provincia, ora come in passato, era Ecbactana città posta sul declivio del Monte Oronte (Elward) e sebbene decaduta, era ancora una città molto importante, in tutta l’Asia Occidentale, seconda solo ad Antiochia e forse anche a Babilonia. I Medi avevano contrastato con ogni mezzo l’invasione di Mitridate tanto che in più di una occasione le loro armi avevano avuto la meglio su quelle Partiche; ma in definitiva furono quest’ultimi a prevalere. Mitridate prese ed occupò Ecbactana che all’epoca era città priva di mura, tanto era sicura della sua integrità e vi stabilì il suo quartier generale per l’intera regione. Poco dopo fu però costretto a tornare in patria per sedare una rivolta che nel frattempo era scoppiata ed in quell’occasione pose la Media sotto il governo del Satrapo Bacans. La rivolta era scoppiata in Hicarnia, il cui popolo marcatamente ariano, sin dalla prima occupazione dei Parti ne aveva patito in modo particolare il giogo e non appena Mitridate, con il suo esercito erano migrati verso il fronte della Media, colsero l’opportunità per ribellarsi e riconquistare la libertà perduta. Non siamo in grado di affermare che fossero trattati con particolare pesantezza; ma sappiamo che erano un popolo di valorosi e coraggiosi guerrieri che sotto i precedenti regnanti della Persia avevano goduto di privilegi ed è forse per questo che ritenevano il dominio dei Turaniani pesante ed offensivo. Nel loro tentativo di rivolta pensavano di poter ricevere supporto ed assistenza dalle altre popolazioni della Siria loro confinanti quali i: Mardi, i Sagardiani, gli Ariani dell’Heri- Rud ecc… e speravano che Mitridate, impegnato com’era nella campagna contro la Media, avesse loro lasciato il tempo di consolidarsi prima di marciagli contro… avevano fatto male i loro calcoli. I Medi una volta sottomessi non diedero avvio ad una resistenza efficace, protratta nel tempo e Mitridate, con perfetto tempismo, lasciata la Media, piombò in Hicarnia senza perdere un minuto; le tribù ariane vicine all’Hicarnia si dimostrarono apatiche o timorose di portare aiuto al vicino e l’insurrezione venne stroncata sul nascere, il paese sottomesso e per i secoli a venire si dimostrò obbediente vassallo del potente vicino. La conquista della Media aveva portato i Parti a contatto con gli importanti paesi della Susiana od Elimais, un antico centro di potere emerso durante l’intero periodo Persiano, tanto importante da contenere sul suo territorio la capitale stessa della Persia: la città di Susa. La vicinanza di questi paesi esercitava sul conquistatore una forte attrazione e la loro conquista, dopo il ristabilito ordine nell’Hicarnia, appariva a Mitridate a portata di mano. Ancora una volta spostò l’esercito sul fronte Occidentale e dalla posizione vantaggiosa che il territorio della Media offriva, partì alla conquista delle ricche e prosperose province del Sud. Sembra che Elymais, come la Media, pure essendo dipendente dall’Impero Seleudide avesse un proprio Re che era libero di governare e difendere il paese a sua assoluta discrezione. Non risulta che nell’occasione Elymais abbia ricevuto aiuti o che Mitridate si sia trovato di fronte ad altri antagonisti, nel corso di questa operazione. Sconfisse il Re senza soverchie difficoltà e conquistato il paese, praticamente con una singola campagna militare, aggiunse questo nuovo territorio ai suoi già vasti domini. Elymais era interposta tra due regioni di primaria importanza: Babilonia e la Persia e l’intero comando di queste tre regioni, in antico, era concentrato nella sola Elymais. Dai pochi documenti in nostro possesso, relativi a quel periodo, sappiamo che dopo la conquista di Elymais seguì quasi subito la sottomissione anche di Babilonia e della Persia. Media ed Elymais conquistate portarono al riconoscimento di Mitridate il Grande quale capo supremo di tutto il territorio e dei paesi compresi tra il Parapamisus ed il Basso Eufrate. Dopo tante fatiche e gloriosi successi Mitridate si concesse qualche anno di riposo dopo di chè, vista la facilità con cui era riuscito ad aver ragione delle terre ad Occidente, giudicò fosse venuto il tempo di estendere ulteriormente i suoi domini verso l’Oriente: Riprese a guardare verso la Bactria. Eucratide che aveva profuso il meglio del suo esercito nella guerra contro l’India, era rimasto vittima di una imboscata tesagli dal figlio Heliocle, che lo aveva definito, al ritorno dalla campagna militare: “Nemico Pubblico” Heliocle passò con il suo carro sul corpo del padre ed ordinò che fosse lasciato insepolto; fu questo l’inizio di un regno sfortunato. (Tetradracma d’Argtento di Eliocle 1° di Bactria) Attaccato dagli Scizi a Nord, dagli Indiani Sarangiano ad Est e Sud-Est Heliocle era rimasto con un esercito oramai ridotto a ben poca cosa quando Mitridate, dopo avergli dichiarato guerra mosse contro di lui ( 150 A.Ch.) Le sue forze esauste da anni di guerre sin qui sostenute, non furono in grado di opporre una resistenza efficace e Mitridate occupò con rapidità la maggior parte del territorio Bactriano. Secondo alcuni autori non si fermò a questo; ma si spinse ulteriormente verso Est invadendo l’India e portando le sue armi verso il Punjab, sino alle sponde dell’Hidapses; ma quest’ultima avanzata, se mai ebbe luogo, la si deve considerare più come una scorribanda che non un tentativo di conquista vera e propria. Anche se non abbiamo validi riscontri c’è tuttavia da credere che i regni Indo – Bactriani continuarono ad esistere sino all’ottanta A.Ch. quando l’ellenismo venne definitivamente cancellato dagli Yue-Chi e da altre tribù Scizie. L’impero dei Parti mai incluse nel suo territorio regioni dell’India; quelle più ad Est rimasero: Bactria, Aria, Sarangia, Aracrosia e Sacastana. L’enorme sviluppo di potere che Mitridate aveva ottenuto con le sue conquiste non poteva lasciare indifferente il governo della Siria che tuttavia inviluppato nei contenziosi che durarono ben venti anni ( 162 – 142 A.Ch.) tra: Filippo e Lysias, tra Lysias e Demetrio Sotere, tra Sotere ed Alessandro Balas, tra Balas e Demetrio 2° tra quest’ultimo e Thyfone non fu in grado di allestire una spedizione militare verso Est per tentare il recupero delle province perdute e Mitridate, di fatto era riconosciuto dai Siriani un conquistatore senza oppositori che estendeva i suoi domini dall’Hindu Kush sino all’Eufrate. Nel tempo tuttavia, le condizioni del paese cambiarono, le controversie interne si acquietarono e Demetrio 2° ebbe la meglio su Thryfone; ma anche in questo caso non prese iniziative neanche quando Mitridate, perduta la pace familiare con la moglie Cleopatra, entrò in conflitto con il comandante in capo del suo esercito. (Tetradracma in Argento di Trifone) Anche il panorama dell’Est era mutato; Mitridate regnava sulle nuove conquiste con severità, timoroso e sospettoso della loro lealtà, nel continuo pensiero di una loro probabile ribellione al suo potere. I nativi certamente non nutrivano simpatie verso i Siro-Macedoni che sicuramente non li avevano trattati meglio di Mitridate, ma il possesso dell’Est per 190 anni conferivano loro prestigio ed autorevolezza ed una imposizione nuova è sempre meno sopportata di quella a cui un popolo si è oramai abituato, inoltre tutte le province dell’Est che i Parti avevano strappato alla Siria avevano al loro interno città fondate dai Greci ed abitate dai discendenti dei Greci sempre pronti a difenderle dall’influenza degli Asiatici. Da non sottovalutare l’accrescimento di insofferenza dovuto ai Bactriani, di recente soggiogati da Mitridate che bramavano di recuperare la perduta libertà. Finalmente Demetrio 2° si decise all’azione, anche per togliersi di dosso i rimproveri di inerzia che da ogni parte del paese non gli erano lesinati; mise assieme un poderoso esercito e marciò verso il grande monarca dei Parti. (Tetradracma in Argento di Demetrio 2°) Forse con sua stessa sorpresa, si trovò accolto, da molti che consideravano insopportabili le gravose condizioni imposte dai Parti, come un liberatore. Forze locali si univano al suo esercito man, mano che avanzava nel territorio e supportato da contingenti Persiani, Elinaeuti e Bactriani si scontrò alla fine con l’esercito dei Parti che in più di una occasione mise in rotta. Mitridate, resosi conto della propria inferiorità militare, per aver ragione del nemico ricorse ad uno strattagemma; invitò Demetrio 2° con proposte di pace, fuori del suo quartier militare e con un attacco subdolo mise in rotta la scorta che lo accompagnava e lo fece prigioniero. Il Re prigioniero fu inizialmente trattato con molta durezza, ritenuto colpevole di aver istigato alla rivolta i paesi che si erano ribellati al suo potere, fece sfilare i loro rappresentanti davanti al Demetrio 2° per far toccare loro con mano la condizione in cui si sarebbero venuti a trovare se ancora gli avessero dato appoggio; ma una volta raggiunto lo scopo, Mitridate si mostrò magnanimo con il Re e gli riservò gli onori che il rango gli comportava; gli assegnò una residenza nell’Hicarnia e gli offrì anche il braccio della figlia Rhodegune: era la politica piuttosto che la clemenza quella che guidava la sua condotta. A Mitridate interessava il regno siriano e si rese conto che gli sarebbe tornato di grande vantaggio avere dalla sua parte un principe Siriano, a lui legato attraverso il matrimonio con la figlia e che un domani, aiutato a risalire sul trono della Siria, come monarca tributario, avrebbe potuto ottenere il governo del paese. Il piano era di per sé realistico ed avrebbe potuto realizzarsi, compresa l’eliminazione di Demetrio, ovviamente non palesata; ma che era nelle sue intenzioni, se non chè il destino volle che le cose non andassero per questa strada. Mitridate aveva oramai raggiunto una età avanzata e poco dopo la cattura di Demetrio 2° cadde malato; nel 136 A.Ch. morì dopo aver dato vita a 38 anni di glorioso regno.2 punti
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ti allego il pdf, fatto da me tempo fa, spero possa esserti utile TIPOLOGIE DELLE MONETE ROMANE IMPERIALI 2.pdf2 punti
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Non è ben chiaro, ma sicuramente è PIENA di valore storico. E' una moneta contromarcata per fare propaganda del paese occupante...più storia di così2 punti
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Bella bella. E' il piccolo di Ludovico di Tech, ultimo patriarca di Aquileia.2 punti
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Carissimi amici, quello che voglio presentarvi stasera è un mio lavoro sulle Sigle che appaiono sulle Monete Napoletane da Carlo I d'Angiò a Carlo VI d'Asburgo. Spero che le Tabelle elaborate siano di facile consultazione e che possano essere utili per il presente e per il futuro a tutte le persone appassionate di questa Monetazione. Ai più esperti e a chi conoscesse a fondo dette sigle, chiedo di segnalare eventuali errori commessi. Per chi ne sapesse di più, magari sarebbe anche utile approfittare di questa discussione per approfondire l'argomento. ;) Ciao Pietro1 punto
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Credo che un forum come questo debba divulgare e permettere di vedere belle monete.....leggere storie numismatiche e commentare monete, credo che tutto questo possa attrarre nuovi appassionati e incuriosire nuovi utenti, magari anche giovani. Ho sempre guardato più l'iconografia, il simbolismo della moneta, cosa rappresentava ai tempi, il messaggio che portava, piuttosto che le conservazioni e i valori commerciali, è una caratteristica personale sicuramente che non vuole escudere le altre, anzi, ma certamente una moneta in mano mi deve dare anche una emozione per il messaggio che trasmette. E allora iconografie e sogno, sogno....perchè spesso queste sono anche monete da sogni impossibili, o comunque monete non per tutti e allora l'idea.....pensiamo alla moneta che voi ritenete quella che iconograficamente vi ha sempre colpito di più, per gli aspetti artistici, per il messaggio, per quello che vogliono comunicarci, spesso è poi anche un sogno....che vi auguro però di raggiungere nel tempo. Non è un sondaggio, anche se potrebbe anche diventarlo, darei la precedenza alle monete di questa sezione, le moderne, ma certamente ci potranno stare anche monete dell'epoca moderna delle sezioni speciali. Oltre ad indicare la moneta, sarebbe bello anche postare una immagine, se riuscite, e magari dire il perchè vi ha colpito una moneta così.... Inizio io, e onestamente devo dire che la scelta è difficile ma forse anche facile, quando iniziai a collezionare, a vedere monete, e vedevo un pò di tutto, di ogni zecca o periodo, ricordo che quando vidi la pezza della rosa rimasi stupito, incredulo che ci potesse essere una moneta così bella, una piccola opera d'arte, le rose intrecciate, le spine, la rappresentazione di tutto questo, la precisione estrema del particolare, una moneta che mi lasciò sbalordito.... Nel tempo riuscii ad averne poi una e averla in mano è qualcosa di fantastico che auguro prima o poi a ogni collezionista, ma il messaggio che vuole trasmettere conta anche di più, le rose che rappresentano la grazia e la bellezza, le spine che la proteggono da chi vuole rovinarle, un Granduca, di animo buono, che però non avrebbe esitato a rispondere a delle offese. Il motto in leggenda ideato pare dal bibliotecario del Granduca amplifica tutto questo. Per me è lei....quella che mi ha stupito di più per la sua bellezza e per l'energia che comunica, ma sicuramente tante possono essere le scelte, il periodo dell'età moderna non ha che l'imbarazzo della scelta.....a voi se vorrete....1 punto
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Etiopia 1977 25 Santeem o 25 Cent. http://en.numista.com/catalogue/pieces4758.html1 punto
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Bella discussione Illy, ottimi spunti. Trovo i tuoi ragionamenti corretti, sono anche io dell'opinione che il Senato non aveva nessun tipo di controllo sulle coniazioni in bronzo, così come non ne aveva in nessun altro campo. Trovo però anche corretto il semplicistico "S C = moneta coniata con l'approvazione del Senato o richiesta dal Senato"...in quanto la teoria, in realtà, sarebbe quella. Riguardo a quello che voglio esporre tra poco, non posso non tralasciare qualche informazione sulla vita di Augusto, tale da rendere più chiaro il suo rapporto con Senato e Popolo. Ottaviano, seguendo le orme del "padre" non fece altro che ritrovarsi nel posto giusto al momento giusto...e a fianco alle persone giuste. Trovo Augusto uno dei miei personaggi preferiti e non voglio assolutamente sminuire i suoi traguardi...ma diciamo che ebbe una spinta e un aiuto niente male. Si parla spesso della sua inettitudine al comando militare, ecco perché solo grazie ad Agrippa egli abbia realmente e definitivamente sconfitto i suoi nemici...ed è proprio per questo che ha inviato sempre "parenti" a combattere nelle Germanie e in Asia. La sua amministrazione fu impeccabile: riuscì a conquistare il popolo facendogli credere che sarebbe stato al potere solo il tempo per "restaurare la repubblica", quella Repubblica che oramai era realmente corrotta da tutti quei Senatori inetti che poco altro avevano da dire e fare se non parlottare e arricchirsi alle spalle del popolo. Ebbene, Augusto si ritrovò a capo di tutto...e per non essere linciato immediatamente e per farsi acclamare dal popolo, iniziò una serie di riforme atte a far dimenticare la sua nascosta ma evidente tendenza al potere assoluto. La corruzione non si attenuò neanche sotto il suo principato, infatti, anch'egli era solito pagare i Senatori per portarli dalla sua parte o per far spostare l'ago della bilancia a favore suo durante le sedute in Senato che prevedevano nuove leggi o altro. Si venne a creare così un effetto "cane che si morde la coda" per il Senato, in quanto non approvavano l'assoluzione perpetua a imperatore di Augusto però si facevano facilmente corrompere sperando poi di poter rientrare fra le future grazie. Parlando del principato di Augusto non si può non menzionare l'importanza di Livia nella coppia, che mossa dagli stessi avidi principi di supremazia fece di tutto per assicurarsi la successione dei Claudi, prima o poi. Che comunque siano stati degli innamorati devoti è risaputo...ma comunque ella stessa approvava l'adulterio di Augusto a fini "politici" (andare a letto con le mogli dei Senatori poteva portare a numerosi pettegolezzi). Tutto questo in contraddizione con i principi repubblicani che lo stesso Augusto proclamava a gran voce al popolo (e qui ritorna il famoso e già detto discorso di Giulia esiliata). Insomma, tutto questo discorso, per confermare, almeno da parte mia, la totale auctoritas di Augusto nello stato romano. Facendo un discorso realistico e pragmatico dobbiamo anche immaginarci come avveniva il tutto, tornando alle monete in bronzo e argento. Di sicuro, Augusto, non si svegliava la mattina e diceva che nell'anno successivo si sarebbero coniati 1000000 di quadranti con l'altare e il S C. E' molto probabile, invece, che il Senato o più precisamente l'amministratore statale, ne facesse richiesta in Senato, a quel punto, durante la seduta, si approvava o meno la coniazione. Va detto anche che non per forza il Senato doveva decidere la rappresentazione della moneta, per quanto mi riguarda, S C, infatti, vuol dire proprio approvata dal Senato ma intesa come tiratura, come emissione e infine come approvazione dell'eventuale disegno. Si crea così un disegno dove l'immagine delle monete era affidata a dei consiglieri, probabilmente proprio gli stessi monetieri, che per crearsi una nomea, per iniziare il loro cursus, o per ricevere l'approvazione dell'Imperatore, promuovevano dei bozzetti, che ne caso dell'argento e dell'oro venivano approvati da Augusto o dai suoi più stretti consiglieri e nel caso dei bronzi, dal Senato, appunto. Come però giustamente ci ha fatto notare Illy, i bronzi di Augusto, almeno sin dall'inizio della riforma, saranno molto sistematici, i Sesterzi con il OB CIVES SERVATOS, i Dupondi con AVGVSTVS TRIBVN POT e gli Assi con la testa e il S C. E qui secondo me c'è stato un compromesso tra Augusto e Senato, una sorta di contentino dove l'autorità imperiale, sulla moneta del popolo (il Sesterzio, il Dupondio e il Quadrante), evitava di auto-rappresentarsi a favore di messaggi civici, cosa non accaduta, per qualche motivo nell'Asse. L'importanza dei monetieri, che probabilmente svolgevano anche il ruolo di disegnatori dei bozzetti (o comunque mandatari delle richieste di bozzetto) e le relative testimonianze le troviamo in alcune monete delle serie di Augusto. Fonte Cataloghi Online In questa famosa moneta, Aquillius Florus, rappresenta un bellissimo fiore, a commemorazione, ovviamente, del proprio cognomen. Questo secondo me è un palese caso che ci dimostra come Augusto, promuovesse gli "spot" dei vari monetieri, sia a favore di loro stessi, sia a favore suo, come per esempio l'altrettanto famosa moneta con la riconsegna delle insegne partiche fatta coniare da Turpilianus. Fonte Cataloghi Online Ma fin qui, avevamo detto che a tutti tornava il fatto che il Senato non mettesse bocca sulle monete in metallo nobile. Andiamo a fare riscontro a quelle in bronzo adesso. Nello stilare il Catalogo di monete romane imperiali del Forum, mi sono soffermato in particolare su due emissioni enee di Augusto: le "teste di Numa" e le "Medaglie del Trionfo". Sono entrambe a mio avviso delle testimonianze dirette di quanto i monetieri stessi avessero del potere diretto sulle coniazioni bronzee, tali da valicare sicuramente il Senato e molto probabilmente, almeno nel caso delle teste di Numa, anche l'Imperatore (un po' come dire "io ci metto il nome ma voi fate un bel lavoro"). Non starò a ripetere le mie tesi perché ci sono due discussioni ad hoc ad implementare le informazioni in questo bellissimo topic: Teste di Numa (spero presto un articolo completo sui Quaderni lamoneta) Medaglie del Trionfo (pubblicato interamente su Monete Antiche di Luglio 2013) Questi i link ai cataloghi: http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-AUGM15 http://numismatica-classica.lamoneta.it/cat/R-AUGTRC Spero di non avervi annoiato... :D Che ne pensi llly?1 punto
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Secondo me è un falso d'epoca. So che per evitare pene pesanti i falsari commettevano apposta errori...1 punto
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Sembra comunque essere una moda... Scherzi a parte, cio' che piu' dà da pensare é il giudizio del Sear.1 punto
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Ciao Andrea So che indicatori del casting possono essere sia piccole cavità (small pits) sia piccoli rigonfiamenti (small bumps) alla superficie della moneta, causati entrambi da bolle d’aria che si creano nel processo di fusione. Da notare che tali fenomeni possono non manifestarsi se si opera sotto pressione, sotto vuoto o in centrifuga. Però le monete autentiche presentano spesso qualche piccola cavità, o porosità, causata dalla corrosione, per quanto queste cavità siano tipicamente più nette ai bordi, più larghe all’apertura e meno arrotondate di quelle causate dalla fusione. Le monete autentiche possono anche avere delle bollicine causate dai conii arrugginiti o consumati. Un’altra causa delle bollicine o del rigonfiamento del metallo possono essere i depositi superficiali che però si sfaldano facilmente con un bisturi, mentre se sono parte integrante della moneta, ne indicano il casting. Ricordo d’aver letto sul forum di bronzi antichi prodotti per fusione, come rivelato da uno sperone o protuberanza in un punto del contorno, dove il metallo era posto nello stampo. Osservando bene le fotografie di questi bronzi uno si può fare l’occhio per poter individuare un eventuale ‘cast counterfeit’, per quanto il compito non sia facile come ribadito dagli interventi di cliff e di skubydu. apollonia1 punto
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Exercus buona sera.... siamo sugli 80 -100 € a botta, almeno per chia ama collezionare quasi al top...e con i chiari di luna che stiamo vivendo buon per te se riesci a raggranellare questi pochi spiccioli ( si parla di milioni fatti sparire nelle pieghe del mal governo) Ciao ed un a risentirci, intanto se ti piace, segui con me un pò di questa storia orientale.1 punto
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Le altre 3 - 1/2 Rupee 1950 km28 Bhutan - 5 Mallimat 1392 (1972) km53 Sudan (emissione per la FAO) - 1 Jiao 56 (1967) Y545 Taiwan1 punto
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Per ora le prime 3 - 1 Santeem 1936 (1944) km32 Etiopia - 5 Yen 3 (1991) km 96.2 Giappone - 1 Lev 2002 km254 Bulgaria1 punto
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@@frisax Peso monetale bizantino per un "nomisma" (solido d'oro c. 4,55 gr.) Simon Bendall, Byzantine weights, n. 1031 punto
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...il MIR è come tutti i cataloghi, uno strumento prezioso ma i prezzi... di solito bisogna fare un po' di tara..1 punto
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Forse hanno messo un 1 in piu' secondo me volevano scrivere 350, che per uno spl e' gia' troppo. Comunque per questa moneta qfdc il massimo da spendere sono 300 euro. Ciao1 punto
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buon giorno a tutti. visto che si sta parlando di ritratti, e che il periodo di Leopoldo i e equivalente a quello di Cosimo iii. volevo mostrarvi questo ritratto di Leopoldo i con il caratteristico labbro sporgente degli Asburgo. trovo questi ritratti cosi realistici molto affascinanti, anche perché sono passati più di mille anni, dai tempi dei romani, che non si vedono ritratti realistici sulle monete,1 punto
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Le 500 lire di San Marino valgono davvero poco...quelle che valgono sono quelle del 97 come detto in precedenza, ma anche 2000 e 2001 Queste tre fanno il valore della tua collezione...1 punto
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Allora tienile e se riesci accresci questa collezione con gli altri tagli, poi tienile come ricordo di tuo prade, ogni volta che le guarderai sarai contento perchè la tua passione è sotto i tuoi occhi e perchè ti ricorderanno tuo padre.1 punto
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Buonasera a tutti, vi sottopongo le immagini di un nuovo denaro di Corrado II. Il diametro della moneta è 16-17 mm, il peso 1.15 g, la rotazione dritto/rovescio 45°. Un caro saluto, Valerio1 punto
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Diverso il discorso per la serie ROMETAVG Augustus, sestertius, RIC 231 Obverse: Laureate head of Augustus right - CAESAR AVGVSTVS DIVI F PATER PATRIAE Reverse: Facade of the Altar of Roma and Augustus at Lugdunum, decorated with wreathes, palmettes and garlands, flanked by two Victories on columns - ROMETAVG , 32 mm, 25.67 g http://en.numista.com/catalogue/pieces66067.html che ipotizzerei essere emissioni dell’Imperatore in quanto espressione diretta della sua auctoritas e quindi di natura del tutto diversa dalle due serie precedenti. Un potere non esercitato in qualità di Princeps Senatus bensì come emanazione diretta del suo potere di Imperium (e quindi di massimo comandante delle operazioni militari con facoltà di emettere monete come nella tradizione tardo-repubblicana). Augusto infatti dal 16 a.C. soggiornò a Lugdunum in compagnia del figlio Tiberio per dirigere le operazioni sul fronte gallico-renano dove insediò ben otto legioni nel settore germano-occidentale e altre quattro per il settore illirico: per ovviare alla necessità di monetazione utile al pagamento dei salari dei militari ordinò l’anno seguente (15 a.C.) l’apertura di una zecca imperiale (affiancata verosimilmente da officine “ausiliarie” ovvero militari) che emise anche bronzi ad utilizzo regionale. Un altro dato tuttora irrisolto dai vari studiosi (Giard, Sutherland)è la datazione relativa alla produzione della serie “Altare di Lugdunum”: divisa in due sottogruppi (I e II) di solito ha una fase iniziale generalmente collocata tra il 15-10 a.C. e dallo stesso Martini, sulla base della legenda al dritto PONT(IFEX) MAX(IMVS)(*), attribuita all’inizio del 10 a.C. (*) per argomentazioni più precise in merito vedi il già citato CAESAR AVGVSTVS, pag. 153 e segg.ti.1 punto
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Secondo me questa moneta farebbe cambiare idea a tanti dal vivo. Sicuramente sbaglio io ma satinatura e fondi sono da altissima conservazione...avrà anche dei segni ma qspl addirittura? Mah1 punto
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Posto un altro interessante articolo su Roberto II. © Testo integralmente tratto da “Lo stemma della Città di Sorrento, origine e significato, certezze ed ipotesi, note araldiche e cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro, pubblicato a Sorrento nel 2005 da Edizioni Gutenberg ’72 Sorrento ALCUNI PERSONAGGI SU CUI OCCORRE INVESTIGARE PIU’ A FONDO Nei primi decenni del XII secolo la storia di Sorrento, soprattutto in seguito ad intrecci dinastici, si è più volte incrociata con quella di Capua con effetti che, a nostro parere, non sono mai stati collocati nella giusta dimensione. Resta il fatto che la cordialità dei rapporti tra i due principati ha prodotto risultati di grandissima importanza. Come quelli desumibili dalla storia e dall’analisi delle vicende di alcuni personaggi che, al proprio nome, associarono il predicato “di Sorrento”. ROBERTO DI SORRENTO: UN PERSONAGGIO DA RIVALUTARE La figura di Roberto di Sorrento merita sicuramente un discorso più approfondito di quello che ci apprestiamo a sviluppare. Egli, in realtà, nacque dal matrimonio tra Giordano II, Principe di Capua e Gaitelgrima figlia di Sergio, Principe di Sorrento. A lungo governò lo Stato ricevuto in ragione della discendenza paterna. Dopo aver appoggiato l’ascesa al trono del primo Re normanno (Ruggiero), Roberto presto diventò l’interlocutore privilegiato di Papa Innocenzo II e di Bernardo di Chiaravalle per favorire le rivendicazioni e la discesa nel Mezzogiorno dell’ Imperatore Lotario. Riconosciuto capo della rivolta che si scatenò in Puglia (e che vide impegnati in prima linea i Conti del “tacco d’ Italia”) contro il monarca appena incoronato dall’ Antipapa Anacleto, Roberto II ebbe un grave torto: quello di non dare – quando avrebbe potuto – il “colpo di grazia” al suo avversario. Il 24 luglio 1132, dopo aver a lungo combattuto, con alterne vicende, tra Nocera e Scafati, il capo dei rivoltosi, alla testa di un esercito forte di tremila fanti e quarantamila militi, riuscì a sbaragliare le truppe di Ruggiero ed a costringere il re a fuggire a Salerno. A testimoniare la portata della vittoria contribuisce la conta del numero degli uomini schierati con le truppe reali che finirono in catene. Giuseppe De Blasiis (in “La insurrezione pugliese e la conquista normanna”), al riguardo, scrive: “molti anche dopo la battaglia furono uccisi, e moltissimi fatti prigionieri, tra i quali venti Baroni e settecento militi. Inestimabile bottino, d’armi, cavalli, di preziosi utensili raccolsero i vincitori”. Dopo questo trionfo Roberto avrebbe potuto annientare definitivamente il Re ormai praticamente isolato a Salerno e sprovvisto di forze capaci di reggere all’impatto di un definitivo scontro con gli avversari. Ed, invece, anche per effetto del desiderio dei Conti pugliesi di rientrare con immediatezza in possesso dei propri feudi, il Principe decise di non infierire. Fu un errore gravissimo. Ruggiero, dopo essersi ripreso, iniziò a riorganizzare il suo esercito per riprendere il cammino verso la zona dove si concentrava il più alto numero di ribelli. Nell’ arco di due anni si registrò una serie di veri e propri capovolgimenti di fronte. Roberto, in un primo momento ripetutamente sconfitto, rifiutò di mantenere il possesso dell’avito principato, in cambio di un atto di formale sottomissione alla casa degli Altavilla. E, sempre confidando in un intervento imperiale, continuò a brigare assoldando truppe pisane che gli permisero di portare avanti la resistenza. Nel 1135, però, Ruggiero occupata Capua, l’affidò – sia pure per un breve periodo – al suo terzogenito: Alfonso. Lo smacco subito non frenò il figlio di Giordano II e Gaitelgrima di Sorrento che, finalmente trovò l’appoggio materiale del Papa, del “Padre” dei Cistercensi e dell’ Imperatore, e poté rientrare in Patria. Anche in questo caso, però, non si trattò che di una breve parentesi. Nel 1138 Roberto perse definitivamente il controllo del suo territorio. E da quest’anno le notizie su di lui diventano contrastanti. Secondo Giuseppe De Blasiis, infatti, il nipote di Sergio II (da cui sono discese, tra l’ altro le famiglie Sersale e Mastrogiudice), per effetto di una mediazione che vide come protagonista Papa Innocenzo II, avrebbe ottenuto la signoria di Sorrento che, però avrebbe rifiutato “disdegnando l’umile stato” ed in considerazione del fatto che “rinnovandosi le minacce tedesche e bizantine contro Ruggiero” si poteva sperare nell’inizio di una riscossa. Di avviso diverso è, invece, Vincenzo Donnorso che sostiene: “Per aver Roberto di Sorrento, Principe di Capua aderito alle parti del Pontefice Innocenzio, fù privato del suo Principato, ma poi fatta la pace tra il Rè, ed il Pontefice, gli fù restituito il tutto, come narra Pietro Diacono nella Cronica di Monte Casino lib. 4. cap. 105. ritrovandosi a questi tempi presente. A mò poi il Re Rugiero fuor dell’usato tutte quelle persone, che per la fedeltà a lui prestarono, e n’ottennero gran privilegi, che dagl’altri Rè furono confirmati, tra’ quali molti di questa nostra Città furono esaltati a grandi onori, a cagione della pronta volontà d’unirsi a gl’altri Commilitoni Normandi per la ricuperazione di Gerusalemme, come riferisce il nostro Arcivescovo Filippo”. Il nodo della questione, in ogni caso è proprio questo: Roberto fu mai materialmente presente a Sorrento? Ne ebbe mai il possesso? L’ argomento è controverso anche se va precisato che i più accreditati storiografi locali sostengono, sia pure tacitamente, tesi di tipo negativo. Noi siamo dubbiosi. Il discendente di una famiglia che aveva dominato uno degli “stati” che, prima dell’incoronazione di Ruggiero d’ Altavilla, era stato tra i più potenti dell’ Italia Meridionale e tra i più autorevoli negli ambienti pontifici (al punto di determinare, tra l’altro, l’elezione di Vittore III) non avrebbe potuto, solo per questioni affettive, onorare l’ origine della madre al punto di “rinnegare” le sue origini capuane. Più verosimile, invece, è che Roberto sia divenuto “Roberto di Sorrento” proprio per effetto dell’ intervento di Papa Innocenzo II. Peraltro la consegna nelle sue mani dei territori della Terra delle Sirene non sarebbe risultato un vero e proprio “infeudamento”, perché giustificato dal fatto che esso era pur sempre nipote di Sergio II. Semmai si sarebbe trattato di una “forzatura” nell’ ambito delle “successioni di famiglia” venendosi meno al rispetto dei diritti relativi al maggiorascato. Certo, quello di Sorrento non sarebbe mai più stato un principato autonomo ed indipendente, ma il fatto di assicurarne il controllo nel rispetto delle genealogie della nobiltà locale, sarebbe equivalso al riconoscimento di grande dignità da parte del nuovo Re. Roberto, dal canto suo, non avrebbe “disdegnato l’umile condizione”, come sostiene il de Blasiis. Anzi proprio da Sorrento sarebbe partito per nuove memorabili imprese. E’ certo, infatti, che egli si avvicinò fisicamente a Corrado III – nel frattempo succeduto a Lotario – e che seguì l’imperatore nelle delicate fasi preliminari alla terza Crociata (1147-1149). Fino al punto di esserne più volte designato ambasciatore a Costantinopoli. FILIPPO DE SURRE ED HEINRICO COMITE Con lui, comunque, furono certamente altri uomini provenienti dalla Terra delle Sirene (e d’altro canto Donnorso è eloquente, in questo senso, quando afferma – come già ricordato – che “molti di questa nostra Città furono esaltati a grandi onori, a cagione della pronta volontà d’unirsi a gl’altri Commilitoni Normandi per la ricuperazione di Gerusalemme, come riferisce il nostro Arcivescovo Filippo”. Sempre traendo spunto da quanto si legge tra le pagine de “La insurrezione pugliese e la conquista normanna” (del De Blasiis), inoltre, tra gli esuli finiti nella Capitale dell’ Impero Bizantino figurano Philippo de “Surre” ed Heinrico Comite. IL FALLITO GOLPE DI RUGGIERO DI SORRENTO, MANCATO BASILEUS DI COSTANTINOPOLI Tutto ciò volendo tacere delle vicende di Ruggero di Sorrento (probabilmente fratello o figlio di Roberto II) al quale Ferdinand Chalandon dedica qualche attenzione (in “Historie de la domination normanne en Italie et en Sicilie”) sostenendo che fece fortuna nella capitale dell’ Impero Bizantino, acquisendo la qualifica di Cesare in seguito al matrimonio che contrasse con Maria Comneno, figlia dell’ Imperatore Giovanni. Lo stesso Chalandon oltre a confermare la presenza a Costantinopoli di Philippo de “Surre” e di Heinrico Comite (ricavandola da una lettera inviata dall’ Imperatore Corrado III al suo “collega” d’ Oriente Manuele Comneno, succeduto al padre Giovanni e, dunque, fratello di Maria) ipotizza che Ruggiero di Sorrento possa aver tentato un blitz – fallito perché denunziato dalla sua stessa moglie – per tentare di farsi proclamare addirittura “Basileus”. Tuttavia è da sottolineare che, sempre Chalandon, chiarisce come su questa ipotesi e, più in generale sulle gesta di Ruggero di Sorrento non possano nutrirsi certezze. Ci risulta che, fino ad oggi, nessuno degli studiosi locali abbia nemmeno minimamente considerato il “golpe” tentato dal presunto sorrentino. Reale o fittizio che sia, esso – anche per il solo gusto di confutare le tesi sostenute dallo Chalandon – avrebbe meritato una qualche attenzione. In merito riteniamo che la cosa non possa essere liquidata sostenendo che si tratta di fatti che poco hanno a che fare con la storia locale perché altrimenti non si giustificherebbero i numerosi riferimenti alla figura di Ruggiero che pure ritroviamo sparsi in numerosi testi che riguardano la storia di Sorrento. Né può sostenersi che si ritiene inattendibile lo scritto dello Chalandon perché diversamente non avrebbe senso indicarlo tra le fonti di tante pubblicazioni.1 punto
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@@Silver70 non è usura, ma è il tipo conio basso che dà quella sensazione. Un pò di usura c'è ma minimale anche perché altrimenti i campi sarebbero molto più segnati. A tale proposito ieri sera dietro al cartellino che accompagnava la moneta, ho ritrovato il cartellino originale del negoziante un certo..............'DE FALCO' di Napoli! Guardate un pò che giudizio dava! Fra l'altro dava un grado di rarità ben diversa da quella attuale.1 punto
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I motivi per cui questa (e anche altre magari già note in antico) non sono finite nel RIC o nel Cohen possono essere molteplici. Dalla semplice volontà di inserire solo monete di cui si è presa visione diretta e si è quindi certi dell'esistenza (ecco che monete rare, conosciute perché apparse nel mercato e finite in collezioni private e quindi rimaste nell'oblio per anni, se non per secoli, non sono state inserite) alla più banale mancanza (è tipico dell'essere umano non conoscere qualcosa o dimenticarsene perché se ne son visionate altre migliaia) a tutta una serie di altre motivazioni di varia natura e sfumatura. Io cercherei di non prendere il tutto come una sorta di attacco o di critica personale, mi raccomando! Questa discussione, che vedeva (e mi par di capire vede!) due teorie interpretative contrapposte, ha dato modo di sviscerare un rovescio di una moneta a fondo. Il porre in dubbio anche una cosa certa, personalmente, non lo vedo come un male ma come uno spunto per indagare meglio, per cogliere e apprezzare magari dettagli che altrimenti si davano per scontati. Personalmente non conoscevo questa moneta di Nerone, e non avevo idea di questo edificio, del suo utilizzo in antico, della sua storia reale e supposta. Questa discussione articolata è stata, per me, una bella pagina di storia. Da assoluto non conoscitore ritengo altamente probabile se non certo che si tratti del Macello (inteso come mercato alimentare) l'edificio raffigurato nella moneta anche se appare suggestiva l'ipotesi della Domus Aurea. Mi sembra sussistano diversi dettagli e prove che portano esclusivamente in questa direzione, tuttavia, mi ripeto, confutare il certo può essere molto utile sia per scoprire che certo non era come per rafforzarlo ulteriormente. Non inquiniamo questa discussione con parapiglia vari! Ve ne prego, mi sembra una discussione di grande interesse che dimostra come storia, archeologia, architettura e numismatica siano discipline tra loro connesse. :)1 punto
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Quando vedo questa piastra ... chissàpperchè ...mi viene in mente la sua metà. La piastra celebra il Battesimo di Gesù e ricorda la "figliolanza prediletta" del Padre divino mentre la mezza piastra ricorda San Giovanni Battista e la sua "figliolanza terrena" (figlio di Zaccaria). Io la interpreto come un "omaggio" ai "padri" e mi piace pensare che quando il figlio "è un po' speciale" qualche merito deve pur averlo il padre che lo ha educato... Ovviamente è una mia liberissima interpretazione che non ha nulla di teologico ma questo accostamento tre mezza piastra e piastra mi scatena questa fantasia ...anche se, all'epoca, quel povero "padre terreno" deve aver sofferto parecchio per "la carriera" intrapresa da suo figlio ...ma anche qui si può pensare che "i propri meriti" prima o poi vengono sempre riconosciuti ...ma ho l'impressione di filosofeggiare un po' troppo ... Saluti1 punto
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UMBERTO II DI SAVOIA, Medaglie di Casa Savoia, edito a Roma nel 1980 da P. & P. Santamaria Un libro raro: @@Pierpaopiras651 punto
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Qualcuno aveva parlato di Milano ? E Milano allora sia..... :blum: :blum: :blum:, vi tocca.... Milano ha una splendida serie di monete che raffigurano le imprese, qualcuna la abbiamo vista, penso alla mitica scopetta....ma tante sono le raffigurazioni che hanno una splendida iconografia e un significato per gli utilizzatori e per gli altri regnanti. Una moneta simbolo milanese, e qui siamo nel sogno più totale...., è il grosso regale da 6 soldi, siamo a Ludovico XII d'Orleans ( 1500 -1512 ), al rovescio abbiamo l'impresa dell'istrice o del porcospino, già in vigore col padre Carlo d'Orleans, allude alla credenza che l'animale si difenda dai nemici scagliando i propri aculei. E' una raffigurazione che rappresenta in modo allegorico un avvertimento, un state attenti, un modo esplicito di mandare messaggi trasversali e le monete mandavano messaggi diretti ma anche trasversali.... Siamo per Crippa nel R4, per il MIR di Toffanin R5, risultano solo 6 esemplari passati in aste pubbliche, due le vedremo qui e sono le copertina di due Aste Cronos di Crippa, la 1 e la 8, fantastici esemplari, iconografie veramente da sogno.....1 punto
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Credo che oggi più di prima, con il divulgare informazioni a tempo reale in Web e sicuramente un valore aggiunto per collezionisti e commercianti. Oggi con i vari motori di ricerca , accessibili a tutti e molto più semplice e veloce classificare e verificare se sono stati pubblicati similitudini , copie, cloni o coniazioni della stessa matrice. Basta farle queste ricerche mentre si classifica il lotto. Qualche ditta .... Comincia a consultare qualche esperto in più con umiltà e so per certo che chiedere non è umiliante, anzi molti lotti vengono scartati prima di essere pubblicati e riconsegnati ai proprietari. Non è la soluzione ma è già qualcosa per non incorrere a pubblicare monete false. Aiutare i nuovi collezionisti giovani e un dovere , in molti mi chiedono pareri ,opinioni su dubbi nei lori acquisti. Non è vero che un collezionista giovane ,dopo aver acquistato una moneta ed è entusiasta , alla scoperta che quella moneta non è buona abbandoni deluso. Ho avuto prova in diversi casi , si va avanti restituendo a chi ha garantito. È sbagliando si impara con maggiore tenacia. Ho sempre sostenuto che acquistare su E bey è Molto rischioso, meglio acquistare con ditte serie che garantiscono il ritiro in caso di controversie. E al minimo dubbio contattare anche in privato ,esperti che sul forum ci sono e come se ci sono.1 punto
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