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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/09/14 in Risposte
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Ringrazio Amedeo per la fiducia ma sinceramente, pur trovando estremamente affascinante questa monetazione, non credo di essere in grado di poter affermare nulla di più di quanto finora detto. Magari posso cercare di riportare quanto finora scritto su questa particolare moneta, sperando di non dimenticare nulla e con la speranza possa essere di spunto per qualche nuova ipotesi a riguardo una sua corretta lettura. Iniziamo con indicare chi per primo credo scrisse su questa moneta. Si tratta di A. Engel che in suo articolo “Monnaie inedite d’Anfuse” in Mélange de Numismatique (1878) riportò questa moneta attribuendola ad Anfuso. Questo il disegno della stessa e la lettura dell’autore che doveva essere anche il possessore della moneta (cosa che conferma che anche con il tondello in mano la lettura non appare scontata). L’autore esordisce affermando che la moneta è frutto di un suo soggiorno a Napoli (sic!) quindi indicandone indirettamente anche la provenienza e descrivendola in questa maniera (traduco dal francese) D/ AN (le due lettere legate) P – Anfusus Princeps, busto frontale ornato di mantello R/ CAPVA, vessillo frontale sul quale si distingue un piccolo personaggio in posizione orizzontale. Bronzo – 12 mm – 2 grammi. Sempre l’Engel poi nel suo Recherches sur la Numismatique et la Sigillographie des Normandes de Sicile et d’Italie (1882) descrive al n°175 p. 59 nuovamente la moneta aggiungendo che il vessillo al R/ probabilmente rappresenta l’investitura di Anfuso come principe di Capua nell'ottobre del 1135. Sarà Sambon a mettere per primo in discussione l’attribuzione dell’Engel. Infatti nel suo Repertorio generale delle monete… n°834 pp. 146-147 da una lettura diversa della moneta attribuendola, seppur dubitativamente, a Roberto II. Questa la sua descrizione: D/ RO(?) P ; busto del principe di prospetto R/ Vessillo e figura in piedi (Engel vi lesse AN-P ma la seconda lettera è chiaramente una O) Quanto scritto dal Sambon viene poi condiviso dagli autori del CNI. Saltiamo ora a quanto scritto dalla Travaini nel suo La monetazione nell'Italia normanna, p. 330. Cito testualmente: Questa moneta è nota in due esemplari, uno nella collezione di Vittorio Emanuele III (probabile refuso come appurato in questa discussione), ed un altro al Cabinet des Médailles di Parigi, proveniente dalla collezione Engel. Engel vi lesse AN P, e la attribuì ad Anfuso, ma Sambon vi lesse, con buone ragioni ()O P, per Roberto. Potrebbe essere datata ipoteticamente al 1128, per l'investitura di Roberto da parte di Onorio II, come ha suggerito Deér; non può essere però escluso un riferimento alla reinvestitura che Roberto II ottenne da papa Innocenzo II nel 1137: in entrambi i casi il rovescio rappresenterebbe il vexillum dell'investitura. La manus dei, così identificata da Philip Grierson, è stata finora descritta come <figura sdraiata>. Quindi novità rispetto alle precedenti classificazioni è l'individuazione nella rappresentazione al R/ della manus dei. Tesi sostanzialmente sostenuta poi nel MEC ed in D'Andrea-Contreras 2013. Alla luce di quanto credo sia difficile giungere ad una univoca lettura della moneta, specialmente se si tiene conto che anche chi ha avuto il tondello in mano non è riuscito a darne un'interpretazione convincente. Riguardo l'altro quesito cioè se si tratta di Rv o Rx, credo sia da approfondire quanto suggerito da @@carlino al post n°248. Mi permetto poi di complimentarmi con @@oedema per la sua ricerca e per essere riuscito a far vedere a tutti questo particolare tondello, ora forse meno misterioso. Buon proseguimento.5 punti
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Se mi offri anche una normativa che protegga dagli assegni a vuoto e dalle truffe varie, mi sta bene anche a me. Essendo così come è la legislazione relativa, viva il contante e aboliamo il limite dei 1000 euro. Almeno sono sicuro che quando riscuoto ,riscuoto sul serio, altro che assegni cabriolet, chargeback e giochetti vari!4 punti
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Mi inserisco nuovamente per un aneddoto che riguarda il Toson d’oro di Andrea Doria. Riguarda il più celebre ritratto di Andrea Doria, alcuni dissero che non fosse lui (infatti sul quadro a Palazzo Bianco cambiarono addirittura la targhetta scrivendo “Anziano gentiluomo”) questa la nota di stampa: Alla base dell'attuale non identificazione in Andrea Doria, viene indicato un piccolo ma rilevante particolare storico. "Un dato storico incontrovertibile": Andrea Doria apparteneva, per concessione di Carlo V°, all'Ordine Cavalleresco del Toson d'Oro e perciò era obbligatoriamente vincolato ad esporre l'insegna dell'Ordine in tutti i propri ritratti. Il fatto rilevante è proprio che il Toson d'Oro non compare. Il Direttore (ndr di Palazzo Bianco) sottolinea anche: "questo dettaglio compare in tutte le altre immagini note di Andrea Doria, anche se di modestissima qualità pittorica, ma non nel ritratto in questione e questo fatto, dunque, esclude che il personaggio effigiato sia il grande ammiraglio". A mio modesto parere, molto banale, è che il ritratto sia stato eseguito prima di ottenere l’ambita insegna (la ricevette a 65 anni) e quindi è ovvio, secondo me, che il collare non ci fosse. Andrea Doria nacque nel 1466 e nel 1531 ricevette il titolo di principe del feudo di Melfi in Basilicata, che rendeva 40.000 scudi d’oro annui, nonché altri 25.000 scudi d’oro quale speciale ricompensa ed il conferimento dell’ambita onorificenza del Toson d’oro, la più alta del tempo. Stessa cosa accadde alla famosissima medaglia, gli esemplari coniati prima del 1531 non avevano il collare mentre in quelli successivi il collare è stato aggiunto.4 punti
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Per concludere allego il confronto tra D/ e R/ dell'originale e dei disegni riportati rispettivamente dall'Engel e dal Sambon.3 punti
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Questa sera vi vorrei presentare una moneta piuttosto particolare da poco entrata in collezione: si tratta del 2 e 1/2 centesimi coniato negli Stati Uniti per la Repubblica di Panama nel 1904. Emessa in soltanto 400.000 esemplari esclusivamente nel 1904, tale moneta è famosa fra i collezionisti di tutto il mondo per le sue ridottissime dimensioni: soltanto 10 millimetri di diametro per 1,25 grammi in argento '900...quanto basta per farne la moneta più piccola mai emessa dalle varie zecche degli Stati Uniti ed una delle più piccole al mondo. Soprannominata "Panama Pill" o "Panama Pearl" proprio per le sue lillipuziane dimensioni, questa monetina presenta al diritto un ritratto di Vasco Nunez de Balboa, esploratore noto per essere stato il primo ad attraversare l'istmo di Panama ed avvistare l'Oceano Pacifico. Al rovescio è invece raffigurato lo stemma nazionale della Repubblica di Panama con l'indicazione del valore, del peso e della finezza del metallo. Questa foto rende molto bene l'idea...;) Cosa ne dite? Qualunque commento sulla moneta o sullo stato di conservazione è ovviamente molto gradito.2 punti
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prezzi conservazione, conservazione prezzi... cambiamo argomento parliamo del PISIS che compare sui cinque paoli e sui francesconi da Francesco Stefano in poi spesso trae in inganno, si pensa che la moneta sia coniata a Pisa ma non è così. le ragioni vanno cercate nell'aumentato prezzo dell'argento che non permetteva di battere moneta con il consueto titolo della zecca fiorentina. Galeotti ci dice che: " ...il titolo antico d'argento popolino venne ridotto a once 11 di fino per libbra, il che determinò l'indicazione della parola PISIS sulle monete a denotarne l'inferiorità" si scelse così di distinguere le nuove emissioni con il riferimento a Pisa per: "..ragioni soltanto di convenienza, e ad evitare dannose confusioni avevano determinato [la zecca di Firenze] ad adottare uno stampo diverso per le monete a titolo inferiore a quello consueto, e venne prescelto quello di Pisa semplicemente per il particolare carattere delle nuove monete istituite"..2 punti
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Qui però intervengo più da moderatore che curatore, un po' le ho seguite queste diatribe su conservazioni, stime, prezzi, ma poi bisogna veramente darci un taglio, credo interessino veramente poco....anche perché poi si va sul personale e ognuno ritiene di avere ragione. io inviterei a spostare l'attenzione sempre su altri aspetti delle monete, abbiamo una bella discussione su iconografie, sui simboli, sull'arte nelle monete......parliamo di questi aspetti, le conservazioni, non parliamo le stime sono elementi troppo soggettivi, lo dicono gli stessi autori dei MIR, io credo che se vi piace una moneta e la avete comprata va bene, l''importante e' che vi appaghi e vi gratifichino, questo e' quello che conta, il resto sono solo opinioni.....la bellezza di una moneta rimane . Intervengo in questa discussione ma potrei replicare sulle altre, vi pregherei di auto moderarvi un attimo e puntare su considerazioni di altro tipo.....oggi e domani per motivi di lavoro non posso seguirvi, non fatemi ricevere altri MP domani.......mi raccomando e buona serata, Mario2 punti
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Buona serata Già ... il Toson d'oro; non credo ci sia una onorificenza più "trasversale" di questa; ha accompagnato tante Case regnanti europee, da est ad ovest, da nord a sud e chi ne era insignito, spessissimo, lo ritroviamo anche sulle monete. Altre onorificenze sono più "casalinghe" (scusate il termine) legate alle persone appartenenti ad una sola Casa regnante ed ai pochi altri beneficiati da quest'ultima. Penso al Collare dell'Annunziata e all'ordine dei SS Maurizio e Lazzaro dei Savoia; oppure all'Ordine della Giarrettiera del Regno Unito. Per non parlare dei tanti ordini equestri/ospitalieri e delle loro insegne delle quali si potevano fregiare tanti nobili che parteciparono alle crociate e che, spesso, accompagnavano sulle monete le proprie insegne "familiari". Assolutamente a digiuno di tutto ciò (e abbastanza ignorante), trovo però che l'onorificenza coniata sulle monete, potrebbe essere un bel "fil rouge" che potrebbe riservare qualche sorpresa. Saluti luciano2 punti
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Forse sarà più comodo riesaminare accostando vicini i due esemplari noti: Si vede chiaramente che provengono da una stessa coppia di conii e che uno non è clone dell'altro…. Il pezzo NAC sembra autentico, mentre il secondo, di conservazione più modesta e un poco usurato, potrebbe sembrare a prima vista un fuso e quindi un falso (non recente), ma potrebbe anche essere semplicemente un pezzo spatinato e usurato in oricalco. Ma servirebbe un esame diretto delle monete per un giudizio più sicuro. Al momento questi due semplari sono gli unici finora noti, ma non mi stupirei che col tempo possano saltare fuori altri dupondi con MACELLVS AVGVSTI. Confermo che non è la prima volta che ricompaiano a distanza di tempo (anche due secoli) esemplari che sembravano perduti se non addirittura inventati….2 punti
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2 € Città del Vaticano Sede vacante 2013 TAGLIO : 2 euro STATO : Città del Vaticano ANNO : 2013 AUTORE : Scultore Patrizio Daniele e incisore Maria Carmela Colaneri indicati con le sigle “P. DANIELE” “M.C.C. INC” intervallate da una croce e poste sotto lo stemma del Camerlengo ad arco al bordo interno del cerchio interno TEMA : Stemma del Cardinale Camerlengo sormontato dallo stemma della Camera Apostolica (chiavi decussate sormontate da un padiglione) DATA DI EMISSIONE : 3 Giugno 2013 MATERIALE : Bimetallica: corona esterna: rame-nichel (rame 75% - nichel 25%); cerchio interno: tre strati, dal più esterno all’interno: nichel-ottone, nichel, nichel-ottone DIAMETRO : 25,75 mm SPESSORE : 2,20 mm PESO : 8,5 g. CONTORNO : Finemente zigrinato in verticale rispetto allo spessore con inciso una successione che si ripete 6 volte di stelle a cinque punte alternate al numero 2 che rispetto alla stella frapposta si trova una nel verso giusto e poi capovolto: NOTE : La tiratura è 125000, così ripartita 6000 per la circolazione, 111000 in folder blu e 8000 in busta filatelico-numismatica Nella faccia nazionale, nel cerchio interno è raffigurato lo stemma del Cardinale camerlengo, Tarcisio Bertone, e il Gonfalone della Camera Apostolica (chiavi decussate sormontate da un padiglione); a destra sotto la chiave il segno di zecca “R” ad indicare Roma; ponendosi di fronte alla moneta, ad arco a sinistra vi è la scritta "CITTA’ DEL VATICANO” e sempre ad arco a destra la scritta “SEDE VACANTE MMXIII"; le due scritte ad ore 12 sono interrotte da una croce; sotto lo stemma del Camerlengo le sigle “P.DANIELE” e “M.C.C. INC” separate ad ore 6 da una croce. Le sigle indicano rispettivamente lo scultore Patrizio Daniele e l’incisore Maria Carmela Colaneri. Nella corona esterna sono riprodotte 12 stelle a cinque punte per rappresentare l'Unione Europea. Le armi sono composte dallo stemma proprio del Cardinale Tarcisio Bertone: scudo a mò di rettangolo nella parte superiore, in cui si aprono a mò di tenda due pezzi semicircolari di colore rosso con nelle rispettive parti centrali un Chrismon (in quello di sinistra rispetto all’osservatore) e una M sormontata da una stella a otto raggi (in quello di destra rispetto all’osservatore) e semicircolare nella parte inferiore; nella parte centrale vi è una torre a tronco di cono leggermente più largo alla base, con portone nella parte centrale e cinque finestre disposte due al primo livello e tre al secondo livello; la parte alta della torre è costituita da un tronco di cono molto schiacciato e con la base stretta verso il basso e la base larga verso l’alto e sui cui poggia una struttura cilindrica merlata; La torre, il Chrismon, la M e la stella sono color oro; la torre poggia su un colle mentre lo sfondo della scena è azzurro. Accollato alla croce doppia della dignità di arcivescovo di color oro e sovrastato dal galero rosso dal cui interno partono due corde rosse, variamente annodate, ma simmetricamente rispetto alla mediana, e terminanti con quindici fiocchi rossi sia a destra che a sinistra dello scudo. Il motto in latino è “Fidem custodire” a sinistra e “concordiam servare” a destra che si traduce: “custodire la fede e conservare la concordia”. La torre simboleggia la Vergine come “Turris Eburnea” e la saldezza della fede. Il “Chrismon” è il termine greco che indica il monogramma formato dalle lettere X (chi) e P (ro), con la X accollata al piede della P, ritenuto monogramma di Cristo. La M sovrastata dalla stella a otto punte è un altro simbolo mariano, e simboleggia le “stella maris” ossia la Madonna, che venne designata formalmente come “regina” dalla Repubblica di Genova, città della quale Bertone è stato arcivescovo. Il disegno “mantellato” è stato adottato dal cardinale come omaggio a Papa Benedetto XVI, il cui stemma appare appunto in quella foggia, del quale Bertone è stato Segretario di Stato. Sopra lo stemma cardinalizio sta l’insegna propria della dignità di Camerlengo ossia il Gonfalone papale, un ombrello parasole decorato a gheroni alternati rossi e oro, coi pendenti tagliati a vaio; con l’asta d’oro in forma di lancia e con l’arresto attraversato dalle chiavi pontificie. Lo stemma compare anche sulle monete emesse durante la Sede Vacante dallo Stato della Città del Vaticano; sui francobolli è rappresentato solo il Gonfalone con le chiavi pontificie sorrette da un angelo. Per approfondire il ruolo e i compiti del Cardinale Camerlengo si veda il post 50 o 1€ serie 2005 SV Il Papa Benedetto XVI, “Papa abdicante”, alle ore 17:00 del 28 febbraio 2013 lasciò il Vaticano in elicottero e giunse a Castel Gandolfo alle 17,30, dove salutò per l'ultima volta la folla con un breve intervento, parlando a braccio. Allo scoccare delle ore 20.00 del 28 febbraio 2013 aveva inizio la Sede Vacante: gli atti che hanno formalmente segnato l'avvio della sede vacante sono stati la chiusura del portone di accesso al Palazzo Pontificio, il passaggio di consegne tra la Guardia svizzera pontificia e la Gendarmeria Vaticana che ha assunto i compiti di protezione dell'ormai pontefice emerito, l'ammainabandiera al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, la sigillatura dell'appartamento papale del Palazzo Apostolico, la dismissione degli abiti pontifici da parte del “Papa abdicante”. L'annullamento dell'anello piscatorio è avvenuto il 5 marzo tramite rigatura. Questa Sede Vacante durò 13 giorni, dal 28 febbraio al 13 marzo 2013, e si concluse con la salita al “Trono petrino” di Papa Francesco. Durante questo periodo si alzano nello Stato le insegne del Cardinale Camerlengo in carica, in luogo di quelle del pontefice. Il 1º marzo 2013 la Camera apostolica si è riunita al completo a seguito della rinuncia al ministero petrino di Papa Benedetto XVI. Dall’abdicazione di Papa Benedetto XVI, avvenuta il 28 febbraio 2013 e fino all'elezione di Papa Francesco, proclamata il 13 marzo 2013, ha presieduto la sede vacante, nella veste di Camerlengo, il Cardinale Tarcisio Bertone. Il Cardinale Tarcisio Bertone è nato il 2 dicembre 1934 a Romano Canavese, provincia di Torino. Ha frequentato gli studi medi nell'oratorio di Valdocco a Torino, poi il Liceo Salesiano Valsalice, nel frattempo gioca a calcio nel ruolo di terzino, e poi ha frequentato il noviziato presso la Società salesiana di San Giovanni Bosco a Monte Oliveto (Pinerolo). Ha emesso la prima professione religiosa il 3 dicembre 1950, ed ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale, dalle mani di Monsignor Albino Mensa, Vescovo di Ivrea, il 1° luglio 1960. Ha perfezionato gli studi teologici alla Facoltà Teologica Salesiana di Torino, dove ottiene la licenza in teologia con una dissertazione sulla tolleranza e la libertà religiosa, per continuare gli studi a Roma, dove ottiene la licenza e il dottorato in diritto canonico con una ricerca su “Il governo della Chiesa nel pensiero di Benedetto XIV - Papa Lambertini (1740-1758)”. A partire dal 1967 insegna teologia morale speciale all'ateneo salesiano di Roma, che nel 1973 diventa Università Pontificia Salesiana; insegna anche diritto internazionale e diritto dei minori. Nel 1976 è stato chiamato a dirigere la Facoltà di Diritto Canonico, ove ha insegnato fino al 1991 «Diritto Pubblico Ecclesiastico», diventando Professore Ordinario di cattedra ed è stato dal 1978 Docente di «Diritto Pubblico Ecclesiastico» presso l'Institutum Utriusque Iuris della Pontificia Università Lateranense. È stato Direttore dei Teologi (1974-1976), Decano della Facoltà di Diritto Canonico (1979-1985), Vice Rettore (1987-1989) e poi Rettore Magnifico (1989-1991) dell'Università Salesiana, ha collaborato a Roma anche con diverse parrocchie ed ha contribuito alla promozione dei laici (Centri di Formazione teologica e apostolica). Ha collaborato all'ultima fase della revisione del Codice di Diritto Canonico. Ha diretto il gruppo di lavoro che ha tradotto il Codice in italiano, con l'approvazione della Conferenza Episcopale Italiana. Dagli anni '80 ha esercitato un qualificato servizio alla Santa Sede, come Consultore in diversi Dicasteri della Curia Romana, collaborando attivamente soprattutto con la Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel 1988 fa parte del gruppo di sacerdoti che accompagnano l'allora cardinale Joseph Ratzinger nelle trattative per la riconciliazione con monsignor Marcel Lefebvre. Il 4 giugno 1991 papa Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo metropolita di Vercelli, la più antica diocesi del Piemonte e il 28 gennaio 1993 è nominato dalla Conferenza Episcopale Italiana presidente della Commissione ecclesiale giustizia e pace. Il 13 giugno 1995 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Nel 1997 controfirma la notificazione con la quale veniva annunciata la scomunica "latae sententiae" per il teologo cingalese Tissa Balasuriya, scomunica decaduta l'anno successivo a seguito della ritrattazione del teologo, e successivamente collabora alla stesura della dichiarazione Dominus Iesus; durante il Giubileo del 2000 è incaricato da papa Giovanni Paolo II di curare la pubblicazione della terza parte del "segreto" di Fatima; da allora ha avuto modo di parlare direttamente con la veggente Suor Lucia di Fatima diverse volte. Nel 2001 gli viene affidato il caso del ritorno alla Chiesa cattolica dell'arcivescovo Emmanuel Milingo, che si era sposato con Maria Sung, un'adepta della Chiesa dell'unificazione del reverendo Sun Myung Moon. Il 10 dicembre 2002 Papa Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo di Genova. È stato anche Presidente della Conferenza Episcopale Ligure. Il 21 ottobre 2003 Papa Giovanni Paolo II lo nomina cardinale presbitero di Santa Maria Ausiliatrice in via Tuscolana, diaconia elevata pro hac vice a titolo presbiterale. Il 22 giugno 2006 Papa Benedetto XVI lo nomina Segretario di Stato (così il Cardinale Tarcisio Bertone succede al Cardinale Angelo Sodano, dimissionario per raggiunti limiti d'età come prescritto dal canone 354 del Codice di Diritto Canonico) e il 4 aprile 2007 lo nomina anche Camerlengo di Santa Romana Chiesa. Il 10 maggio 2008 papa Benedetto XVI lo promuove all'ordine dei cardinali vescovi con il titolo della sede suburbicaria di Frascati; succede così a Alfonso López Trujillo, deceduto 20 giorni prima. Al compimento del settantacinquesimo anno di età presenta le sue dimissioni per raggiunti limiti d'età al papa, il quale il 15 gennaio 2010 gli comunica per iscritto di non voler rinunciare alla sua "preziosa collaborazione". Il 28 febbraio 2013, a seguito della rinuncia all'ufficio di romano pontefice di papa Benedetto XVI[1], cessa dall'ufficio di Segretario di Stato, in conformità ai canoni del Codice di Diritto Canonico ma assume, in qualità di Camerlengo, la funzione di governo ordinario della Chiesa fino all'elezione del nuovo papa, avvenuta il 13 marzo. Il 16 marzo papa Francesco lo conferma nell'ufficio di segretario di Stato donec aliter provideatur, cioè: "fino a che non venga disposto diversamente", ovvero fino alla nomina di un successore. Il 31 agosto 2013 Papa Francesco ha accettato la sua rinuncia a Segretario di Stato per raggiunti limiti di età, secondo il canone 354 del Codice di Diritto Canonico, ma gli chiede di rimanere fino al 15 ottobre, giorno in cui gli succede il Cardinale Pietro Parolin. Il 2 dicembre 2014, il Cardinale Tarcisio Bertone, compiendo ottant'anni, ha perso il diritto di entrare in conclave.2 punti
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1O minuti se parcheggi nel parcheggio preposto, io la macchina l ho lasciata 20 minuti prima del parcheggio.... Poi dopo 3 ore sotto uno splendido sole fa 40 gradi, ti assicuro che farti la salita è stata molto dura....e te lo dico io che la montagna la vivo anche per lavoro.... Cmq ne vale Tremendamente la pena!!! Ciao Skuby2 punti
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ultima arrivata! Carlo V Carlino: D/ CALOLVS ° IIIII ° RO ° IM Busto dell'imperatore a destra R/ °REX °/ ° ARAGO° / °VTRIVS° / °SI ° ET ° Nel campo una corona di quercia Che ne pensate? Ciao Mauro2 punti
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Ciao Pino Grazie per le tue canzoni che hanno accompagnato la mia gioventù. Che la terra ti sia lieve...e che tu possa finalmente cantare libero tra gli angeli!2 punti
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Costantino fu avvertito durante il sonno, affinché marchiasse sugli scudi il celeste segno di Dio, e che attaccasse battaglia. Fece come era stato ordinato, e iscrive sugli scudi Cristo, una X attraversata da un lettera, con una curva in cima.2 punti
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Una lettera del Direttore Generale dell’Amministrazione delle Monete al Ministro delle Finanze del 15 luglio 1859 ci fa sapere che l’incisore D. Luigi Arnaud ha già presentato al Ministro il “modello” in cera del ritratto del Re la cui effige al contrario dei due sovrani precedenti è rivolta verso sinistra; questo cambiamento non è stato fatto per un capriccio dell’incisore, ma .......... :whome: :lollarge: perché l’artista ha tenuto presente come originale un ritratto in fotografia eseguito da S.A.R. il D. Sebastiano che l’aveva dato all’incisore (Infante Sebastiano Gabriele Maria di Borbone che aveva sposato la principessa Maria Amalia figlia di Francesco I). D’altra parte l’Arnaud (Luigi) trova che artisticamente la situazione dell’effige sia consona alle prescrizioni dell’arte che, dice il Direttore Generale, la legge del 1818 (fondamento del nostro sistema monetario) non prende in considerazione la direzione della testa del Sovrano sulle monete, quindi non ha grande importanza detta direzione ed il Re potrà decidere in proposito; se il Re però volesse l’effige verso destra occorrerebbe che il nuovo modello venisse fatto direttamente dall’originale e quindi sua Maestà dovrebbe concedere una seduta di posa che sarebbe utile anche se il Re accettasse il modello precedente.2 punti
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Bello anche questo post, Eros parla di codici universali che ci sono nelle monete, e' così, certamente adesso scherzo ......vedo nei ritratti folte capigliature, giovani già con la gotta e malaticci, ma poi ci sono i riferimenti universali delle monete, pensate in quanti ritratti di regnanti si vede l'onorificienza del collare del Toson d'oro, già questo unisce tante monete, e cosa potrebbe uscire su una discussione di condivisione sotto il Toson d'oro, ovviamente sempre disponibile se ci fosse la volontà comune...... Inviato da un device_name utilizzando your_app_name App2 punti
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@@sulinus Anche per me è un BB. La foto non dice la verità. Se la rifai con luce artificiale ci vuole una luce fredda (che è quella che riproduce la luce naturale da nord) con inclinazione a 45° in maniera da evitare i riflessi che falsano la lettura dei fondi. Prova e vedrai che il risultato è diverso, e fai attenzione alla messa a fuoco, quelle che hai postato sono sfocate.1 punto
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@@Ianva a ben vedere la domanda ne presuppone diverse. io non distinguerei tra periti e commercianti anche perchè, quasi sempre il perito per diventare esperto deve aver avuto tra le mani migliaia di monete e spesso (ma non sempre) chi ha avuto migliaia di monete tra le mani è un commerciante. Io distinguere, semmai, tra il commerciante che vendendoti una moneta ti rilascia una perizia ed il commerciante che rilascia una perizia su una moneta di un terzo. Ma non nel senso offensivo di "oste è buono il vino che mi vendi ?", bensì con questa precisazione: il commerciante che perizia la moneta che vende ti rilascia una garanzia (firmata) sulla qualità della moneta da lui venduta (è come comprare un elettrodomestico importante - scusate il paragone blasfemo - e leggere, nel libretto di istruzioni stampato dalla casa, la parte che attiene alle caratteristiche tecniche del televisore, dello stereo etc.). Il perito che non vende ti rilascia un parere. Nè si può dire che il perito debba essere necessariamente terzo o, chi acquista da te, non si dovrebbe "fidare" del perito che su tuo incarico e previo tuo pagamento ha periziato la moneta prima che tu la venda. Anche in questo caso tu vendi rilasciando una garanzia supportata da una perizia. L'unico caso di terzietà (nel senso di assoluta estraneità) dovrebbe essere quella del perito incaricato e pagato per l'incarico ricevuto sia dal futuro acquirente che dal futuro venditore per periziare la monetà che sarà oggetto di quella vendita. Ma, come sempre, è solo una mia opinione. Polemarco1 punto
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@@nando12 Unendo il mio rovescio con il tuo dritto veniva fuori un bb :) :rofl:1 punto
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Ciao Nando, la tua è in uno stato conservativo superiore a quello della piastra di @salinus .1 punto
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Se devo basarmi su quel che vedo, anch'io propendo per una P e non una R, seguita da una x. Se poi devo ragionare su cosa l'incisore abbia voluto scrivere, basandomi sulla probabile attribuzione della moneta (Ruggero II o Roberto Principe), una P in quella posizione mi pare abbia poco senso. Non dimentichiamo che stiamo parlando di monete in cui la cura per la realizzazione, soprattutto delle legende, era alquanto approssimativa. Anche per la moneta al centro di questa discussione, quel segno sopra alla prima A lascerebbe pensare ad una legenda tipo TAPVA o ATAPVA, ma credo che siamo d'accordo che quel segno sia frutto di un'imprecisione e che vada ignorato, leggendo CAPVA anche se della C non si vedono molte tracce. Altrimenti tutti i ragionamenti fatti finora (anfiteatro e stessa attribuzione a Roberto Principe) salterebbero e si dovrebbe ripartire da zero... Dico questo perché, esprimendo una voce fuori dal coro, ho l'impressione che l'entusiasmo generale per questa storica impresa stia portando a forzare somiglianze fra monete piuttosto diverse fra loro. E penso soprattutto al confronto fra il RV CA TA e la moneta di questa discussione: per quanto i due oggetti rappresentati abbiamo forma vagamente simile, trovo che si tratti di due monete differenti per periodo storico ed autorità emittente: anche a voler prescindere dalle differenze di diametro e peso, mi sembra che le ribattiture del RV CA TA leghino la moneta a Salerno e ad un periodo limitato superiormente da Ruggero Borsa. Un saluto! Paolo1 punto
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Perchè si colleziona Vittorio Emanuele III??? Perchè è più vicino a noi? Perchè molte delle sue monete rispetto ai predecessori non costano molto???? No, è l'unico che ci ha lasciano un immensa eredità, l'unico che abbia amato le sue monete come la patria stessa, l'unico che ha fatto avvicinare e lo farà ancora alla numismatica tante tante persone...e che grazie a lui riscopriranno tante facce e sfumature di questa immensa nazione..... Saluti1 punto
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Salve, contatemi al 100%! Io ci sarò sicuramente: occasione imperdibile. Resto in attesa di aggiornamenti e disponibile per eventuali aspetti organizzativi. Ciao!1 punto
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Mi posiziono nel mezzo tra coloro che si sono espressi finora. Siamo sul qSPL (il dritto) e SPL (il rovescio). XF-40/45 per usare la scala americana. petronius :)1 punto
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Enzo (@@vox79) R o Rv ?, come sai, la differenza e' importantissima.1 punto
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Concordo. Almeno la scritta Capua sembra l'unica possibile di senso compiuto.1 punto
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É lo stemma di Sassonia: (da: http://www.amazon.de/Autoaufkleber-Wappen-Sachsen-Flagge-Aufkleber/dp/B002E9WV52) Forse il motivo della sua presenza va ricercato in qualcosa che accadde nell'anno indicato in esergo, il 1690. I Savoia vantavano una presunta origine da quella regione (tanto che lo stemma di Sassonia comparve in maniera niente affatto sporadica nelle varianti più complesse del loro stemma), ma ciò non mi sembra motivo sufficiente per abbinarlo qui a quello valdostano.1 punto
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Se vuole nel frattempo che ne cerca un altro migliore questo che ormai è irrimediabilmente compromesso lo posso prendere io, al massimo lo faccio fondere e me ne faccio un lingottino1 punto
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su un gruppo di fb, c'è un numismatico che ci ha spiegato questo processo che lui ha eseguito su un 100 grana 1784 per Napoli con foto prima e dopo la pulizia; poi vabbè questa moneta sopra postata vale giusto il fino contenuto, un esperimento si può fare :D1 punto
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Eccone alcune ... Come puoi notare subito sono assenti tutti i simboli/frasi del regime e vengono raffigurati varie attrazioni turistiche dell'isola .... Scusa le foto le ho fatte di fretta col cellulare ...1 punto
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Sono le INTUR (ed altre) Qui le trovi tutte elencate: Guarda nell'elenco da: Cuba - Convertible peso (1994 date) http://en.numista.com/catalogue/cuba-4.html1 punto
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Caro Magdi, non ho capito bene la tua risposta :huh:, perché sembra che tu mi dia ragione ma poi propendi per l'impossibilità che possa avvenire quanto ho suggerito :(. Secondo me, comunque, se un tizio batte per due volte con un martello su un conio tenuto ben stretto con la mano, senza che abbia allentato o cambiato la presa, la differenza di rotazione sarà assolutamente minima, visto che tale rotazione sarà determinata unicamente da un gesto automatico ripetuto per migliaia di volte, senza che il cervello intervenga in alcun modo. Chiunque suoni uno strumento o pratichi sport sa quanto sia difficile cambiare una postura cui siamo malauguratamente avvezzi, qualora questa debba poi essere realizzata ad alta velocità. Anche quando la differenza riguarda pochi millimetri su una corda. Per quanto riguarda la centratura hai un po' più di ragione, ma se come è probabile i tondelli sui cui veniva appoggiato il conio avevano più o meno tutti la stessa misura, credo che le variazioni non potessero essere superiori a pochi decimi di mm. In ogni caso se guardi bene sia il denaro di Arezzo, sia la crazia di Firenze, ti accorgerai che la posizione non è proprio esattamente la stessa. D'altra parte non saprei onestamente come spiegare la cosa, altrimenti. Andreas1 punto
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La cosa interessante di questa enorme scienza, è l'analogia e la sinergia che viene a crearsi fra le varie zecche, le varie iconografie riflettono sempre alcuni valori e simboli che possiamo ritrovare in ogni ambito, i codici erano universali e servivano a comunicare e a trasmettere emozioni, come quelle che provo ogni volta, che vedo e sogno in certi in certi tondelli... ALPH IV MV RE E C DVX IX Busto corazzato e togato a destra; sul petto il Collare del Toson d’Oro Alfonso IV D’Este duca di Modena e Reggio (1658-1662 ). Ducatone 1659. AR 31,46 g. – ø 45,1 mm. e sullo spallaccio della corazza, maschera leonina. Sotto, nel giro, I659 E T (Elia Teseo, zecchiere). Rv. AL TERVTRVM NEV – TRVM VTRVMQVE Spada sguainata intersecata in palo con corona d’alloro. Asse a 180°. CNI 2. Ravegnani M. 4 (R4). MIR 809 (R5). Davenport 4040. Alfonso IV nacque da Francesco I d’Este e Maria Farnese. La politica del padre, sempre tesa a riavere Ferrara o quanto meno a risolvere i problemi per i beni feudali del Ferrarese, orientò anche la scelta della donna che il figlio avrebbe dovuto sposare. Prima si pensò a un matrimonio con Costanza Pamphilj, poi a nozze spagnole ed infine fu decisa l’unione con una nipote del Cardinale Mazzarino, mossa questa che avrebbe cementato i rapporti con la Francia. Difatti, alla morte del padre, Alfonso ricevette da Luigi XIV la patente di generalissimo delle armi francesi in Italia e la facoltà di concludere lega con Venezia. Il prolungarsi del conflitto tra Francia e Spagna vide Alfonso spostarsi progressivamente su posizioni di neutralità. Protettore delle arti, il duca arricchì la Galleria Estense iniziata dal padre e curò l’ampliamento di Modena. Morì di gotta, appena ventottenne, nel 1662, lasciando la tutela dei figli Francesco e Maria Beatrice, che fu poi regina d’Inghilterra, alla moglie Laura. La spada raffigurata al rovescio allude senza dubbio alla tradizione militare della famiglia.1 punto
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Bene ragazzi, aspettiamo altre notizie e poi procedo con la Lista, a presto. Giò1 punto
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Mi spiace! Un cantante, direi un poeta, riconoscibilissimo per il suo stile e la sua timbrica, solare come le sue canzoni. Una vera perdita per la canzone italiana. RIP luciano1 punto
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Ciao a tutti, rispolvero questo topic di qualche anno fa che ho rintracciato con una rapida ricerca sul forum. Sto cercando di fare un riepilogo delle varianti note per quanto riguarda i 2 euro commemorativi. Uno specchietto riassuntivo ad oggi dovrebbe essere questo: Germania 2008 F "Chiesa di San Michele": cartina vecchia Spagna 2009 "EMU": stelle grandi Malta 2012 "Rappresentanza maggioritaria": segno di zecca Malta 2013 "Governo autonomo": segno di zecca Malta 2014 "Indipendenza dal Regno Unito": segno di zecca Belgio 2014 "Croce Rossa": bordo italiano Belgio 2014 "Croce Rossa": bordo olandese Per completezza oltre a quelle citate sopra sarebbero da considerare varianti di conio tutte le commemorative tedesche per via delle cinque zecche di emissione. Fra l'altro nel tempo si è assistito ad un abbassamento dei prezzi sulla moneta spagnola e tedesca. Sull'e-bay teutonico si possono vedere aste per le monete in condizione FDC chiuse anche al di sotto dei 10 euro. Le belghe sono più o meno stabili sui 150 euro l'una (Più care le varianti italiani sembrerebbe, quelle olandesi ultimamente sono state vendute anche a qualche decina di euro in meno) Le maltesi si possono comprare con circa 25-30 euro l'una (Sono stati venduti anche pacchetti a 60 euro per tutte e tre) Vi risultano anche altre varianti? Si hanno poi notizie circa la tiratura del 2 euro spagnolo ? (Quelle maltesi sono note, mentre per la tedesca si parla di 75.000 pezzi; per le due belghe non vi sono dati certi)1 punto
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Ciao Palpi : molto bello il verso, è stato ispirato da qualche affresco ?1 punto
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Caro Caesar ci siamo, oggi ti faccio rivivere la grande fiammata del popolo Parto ad opera di un altro “Magno” che conosceremo, dopo Alessandro3° ed Antioco 3°…il suo nome: Mitridate 1° Mitridate era fratello di Phraate 1° che lo scelse come succesore e lo favorì nell’ascesa al trono, rispetto ai figli; già in vita aveva mostrato questa sua predilezione facendo incidere sulle monete la scritta “Philadelfo” Mitridate era indubbiamente nato: uomo regale, favorito dalla natura per ricoprire questo ruolo, più di ogni altro contemporaneo. (Dracma in Argento di Mitridate 1°) Era nel contempo: intelligente, forte e nobile; fu ambizioso ma non tanto per sé stesso quanto per la sua gente, non crudeltà fu la sua; ma vigorosa energia di un buon generale; amministratore eccellente e deciso, sotto il suo governo, sia pure tra alti e bassi, il potere del suo popolo aumentò. Al suo insediamento aveva ricevuto un regno di dimensione contenuta, apparentemente chiuso tra la città di Charax, da una parte ed il fiume Arius, ovvero Heri-Rud dall’altra che, nel giro di trentasette anni, trasformò in impero: grande e prospero. Se non fosse stato per Mitridate la Partia sarebbe rimasta uno staterello, satellite del regno della Siria invece di diventare in breve tempo la principale rivale di Roma. Per spiegare come tutto ciò sia stato possibile occorre rivisitare il panorama politico dell’Asia Occidentale all’inizio del secondo secolo prima dell’era Cristiana e soprattutto porre l’accento sul corso degli eventi che si susseguirono nei due principali regni che in un qualche modo ebbero a che fare con la Partia: la Bactria e la Siria. La Bactria, striscia di terra posta a Nord del Paropamisus, nella vasta e lunga valle dell’Oxus, dalla sua sorgente nel Pamir sino al suo ingresso nel deserto Khorasmiano, era in origine governata da Diodoto, Re di origini greche, che già abbiamo avuto modo di incontrare. Anche i paesi a Sud di questa fascia erano di dipendenza siriana e quindi teoricamente greca tanto che Seleuco Nicatore riteneva compresi nei confini del suo dominio. Non molto tempo dopo la morte di Alessandro Magno questa zona dell’Asia entrò in piena decadenza e principi indiani, come Sandrocotto ( Chandragupta) e Sophagasenus attestarono il loro regno nella regione detta dei cinque fiumi (Punjab) oltre che su gran parte dell’attuale Agfanistan sì che il dominio greco venne spazzato via per sempre. (Aureo di Chandragupta alias Sandrocotto) La Bactria, ottenuto il riconoscimento all’indipendenza da parte di Antioco il Grande si spinse verso progetti ambiziosi e per prima cosa, come in Partia, la componente Greco- Macedone della popolazione venne cacciata dal territorio ed i pochi che rimasero furono praticamente ridotti all’impotenza, successivamente Eutidemo, il terzo Re della Bactria, non si fece scrupoli nel provocare l’ostilità della Siria che nel 205 A.Ch. si trovò ad affrontare anche questa aggressione. Sotto Eutidemo e suo figlio Demetrio, che lo sostituì al trono, nei venti anni compresi tra il 205 A.Ch. ed il 185 A.Ch. le conquiste della Bactria si spinsero sino alla regione del PunJab; Cabul e Candahar vennero distrutte e la parte Sud del paese occupata: dall’Heri-Rud sino all’Indo. (Tetradracma d’Argento di Eutidemo di Bactria) Il successore di Demetrio ( 180 A.Ch.): Eucratide estese ulteriormente la conquista all’interno del Punjab; ma non riuscì ad affermarsi sul paese tanto che dovette successivamente ritirarsi dai territori occupati che abbandonati a sé stessi e praticamente privi di milizia, svincolati dal potere della Bactria finirono per attrarre le mire dei popoli delle steppe. (Tetradracma d’Argento di Eucratide 1° di Bactria) Furono gli Scythi che colsero l’opportunità per invaderne il territorio, metterlo a ferro e fuoco ed occuparlo sino ad insediarsi nella valle dell’Oxus. Mentre questi avvenimenti, nell’Est asiatico, esaurivano le forze della Bactria, spinte dall’ambizione dei Principi regnanti, i monarchi Seleucidi andavano incontro a difficoltà vieppiù crescenti, in parte dovute a loro stessi, in parte all’ambizione dei vari pretendenti. Antioco il Grande, poco dopo il suo ritiro dalle province dell’Est era entrato in rotta di collisione con l’Impero Romano ( 196 A.Ch.) che inflisse una solenne sconfitta all’esercito siriano (190 A.Ch.) nei pressi di Magnesia. Alla disfatta dell’esercito dovette sommarsi l’ulteriore indebolimento del potere per il fatto che i Romani avevano optato per dare supporto al Re di Pergamo che di fatto diveniva così il principale stato dell’Asia Minore. La debolezza di Antioco incoraggiò l’Armenia alla rivolta e la Siria, nel 189 A.Ch. perdette altra provincia. Torbidi scoppiarono anche in Elymais, come conseguenza dell’eccessiva imposizione dei Seleucidi ( 187 A.Ch.) ne fece le spese Antioco 3° il grande cui successe il figlio ed undici anni dopo ( 176 A.Ch.) la rivolta assurse carattere generale e la Siria potè salvarsi solo grazie al coraggio ed all’energia di Antioco 4° Epiphane; ma le speranze di riconquista dopo i successi in Egitto (171 – 168 A.Ch.) ed Armenia (165 A.Ch.) vennero frustrate dall’insensata condotta adottata contro i Giudei; la permanente politica di persecuzione perpetrata dal 168 A.Ch. al 160 A.Ch. gli rese ostile il paese. (Tetradracma d’Argento di Antioco 4° epiphane) Epiphane non solo aveva profanato e saccheggiato il tempio; ma anche cercato di sradicare la religione giudea ellenizzando completamente il popolo. La resistenza dei Giudei fu ampia e determinata, il partito dei patrioti riuscì a sollevare oltre la metà della popolazione che sotto la guida di capi spirituali devoti e fedeli, rivendicò ed alla fine ottenne l’indipendenza del paese. La lotta non si limitò agli ultimi anni di regno di Epiphane; ma proseguì per oltre mezzo secolo dopo la sua morte ed interessò i successivi sette regni. La Giudea sfruttò tutte le possibilità che gli venivano offerte dalle difficoltà che la Siria, di volta in volta incontrava, per liberarsi dal suo giogo ed alla fine divenne una spina nel fianco, una costante fonte di contrasto che acuì la debolezza della Siria sino ad ostacolarne, più di ogni altra, il recupero del potere perduto. Il trionfo che Epiphane aveva ottenuto nella lontana Armenia cui aveva disfatto l’esercito e catturato il Re: Artaxia, fu ben poca cosa al confronto dell’inimicizia che era riuscito a collezionare in patria attraverso l’intolleranza e la crudeltà. La morte di Epiphane non migliorò gli affari della Siria dato che il figlio, asceso al trono: Antioco 5° Eupatore era un ragazzo, secondo alcuni di nove, secondo altri di dodici anni. (Tetradracma in argento di Antioco 5° Eupatore) Il reggente: Lysia esercitò il potere in modo assoluto e fu presto inviso ai Giudei che nella morte dell’oppressore avevano intravisto uno spiraglio di libertà, oltretutto l’autorità di Lysia venne ulteriormente messa in discussione da un certo Filippo a cui Epiphane, poco prima della morte, aveva affidato la tutela del giovane figlio. La rivendicazione di questo tutore ad imporsi come reggente, era supportata dalla maggioranza dell’esercito sì che tra lui e Lysia scoppiò una guerra civile che si protrasse per due anni terminando con la disfatta e la caduta di Filippo ( 162 A.Ch) La fine del contrasto interno non riuscì ad acquietare gli animi in casa Siriana, un principe Seleucide di nome Demetrio, figlio di Seleuco 4° e conseguentemente cugino di primo grado di Eupatore, era da tempo detenuto in Roma come ostaggio, quivi inviato da suo padre a garanzia della sua fedeltà. (Tetradracma in Argento di Demetrio 1° - figlio di Seleuco 4°) Demetrio, a buon diritto, reclamava il trono della Siria al posto del più giovane cugino ed essendo nel pieno vigore dell’età si propose come pretendente alla corona. Il Senato Romano gli negò l’assenso a rientrare in patria tanto che fu giocoforza abbandonare l’Italia, di nascosto e su nave cartaginese attraversare il Mediterraneo per approdare in Asia dove, in pochi mesi, riuscì ad insediarsi e farsi riconoscere come Re della Siria. Da questo più che breve spartito si vedono chiaramente le condizioni in cui si dibattevano, nella prima metà del secondo secolo A.Ch., Bactria e Siria. In entrambe i paesi lo stato delle cose era favorevole all’avvento di chi fosse stato in grado di esercitare al meglio l’esercizio del potere. I Re dei due paesi, al tempo in cui Mitridate ascese al trono della Partia ( 174 A.Ch.) erano entrambe persone energiche ed abili principi, tuttavia il monarca Siriano aveva in patria non poche difficoltà che assorbivano completamente la sua attenzione mentre il Re della Bactria si era impegnato in una impresa bellica che, come il suo rivale, lo teneva fortemente impegnato; Mitridate avrebbe potuto attaccare l’uno e l’altro principe con buone possibilità di successo. Personalmente era equiparabile ad entrambe anche se militarmente inferiore ai due; ma aveva il grande vantaggio di poter scegliere liberamente sia il tempo che il luogo e questo gli consentì di cogliere il momento propizio e portare il suo attacco nel sito dove sapeva essere meno atteso e quando il nemico meno se lo aspettava. Circostanze di cui adesso non siamo in grado di apprezzare la portata, lo indussero a portare il suo attacco al Re della Bactria: Eucratide, al confine orientale del suo territorio Questi, come abbiamo visto aveva il lato sinistro completamente sguarnito per aver spostato le milizie sul fronte indiano a premere verso Cabul e la regione del Punjab nel tentativo di estendere i propri domini sino al fiume Sutley ed al Gange. Naturalmente Mitridate ebbe buon gioco ed unendo i territori occupati della Bactria a quelli della Partia divenne, senza troppe difficoltà, a capo di due province quali: Turiua ed Aspionus. Turiua è il grande e vago nome di “Turanian” zona difficilmente localizzabile, Aspionus invece è stato individuato nel distretto di Aspiasiace ed anche se le due parole sembrano non coincidere perfettamente, dovremmo tutto sommato accontentarci, non potendo localizzarla con precisione, riteniamo tuttavia di poterla individuare la zona nelle vicinanze di Tejend e dell’Heri – Rud tra il Parapamisus e la grande città di Balkh. Non risulta che Eucratide abbia tentato di riprendersi il territorio perduto, proteso com’era verso la conquista dell’India lasciò che le province andassero per la loro strada cercando una compensazione nel lontano Est. Un antico adagio recita: la fame viene mangiando e Mitridate incassato il successo in Bactria si preparò ad attaccare la Siria; attese qualche anno sin quando Epiphanes non fosse uscito di scena ed il suo posto occupato dal giovane figlio: Eupatore e mentre i due aspiranti alla reggenza: Lysias e Filippo si contendevano con le armi la suprema carica, marciò improvvisamente, con un grosso esercito, verso Occidente e s’impadronì della Grande Media, provincia che sebbene ancora nominalmente sotto il dominio Siriano era governata da un Re e praticamente, se non legalmente, poteva considerarsi indipendente. La Media era il paese più potente ed esteso dell’area e Polibio dice che “…era il più potente fra tutti i paesi dell’Asia, sia per estensione del territorio che per numero e qualità delle persone, oltre che per la bontà dei cavalli qui allevati a proposito dei quali dice che erano così abbondanti che questa provincia, da sola, riforniva tutto il resto dell’Asia e riporta anche il fatto che i cavalli reali erano alimentati con le pasture migliori.” La capitale della provincia, ora come in passato, era Ecbactana città posta sul declivio del Monte Oronte (Elward) e sebbene decaduta, era ancora una città molto importante, in tutta l’Asia Occidentale, seconda solo ad Antiochia e forse anche a Babilonia. I Medi avevano contrastato con ogni mezzo l’invasione di Mitridate tanto che in più di una occasione le loro armi avevano avuto la meglio su quelle Partiche; ma in definitiva furono quest’ultimi a prevalere. Mitridate prese ed occupò Ecbactana che all’epoca era città priva di mura, tanto era sicura della sua integrità e vi stabilì il suo quartier generale per l’intera regione. Poco dopo fu però costretto a tornare in patria per sedare una rivolta che nel frattempo era scoppiata ed in quell’occasione pose la Media sotto il governo del Satrapo Bacans. La rivolta era scoppiata in Hicarnia, il cui popolo marcatamente ariano, sin dalla prima occupazione dei Parti ne aveva patito in modo particolare il giogo e non appena Mitridate, con il suo esercito erano migrati verso il fronte della Media, colsero l’opportunità per ribellarsi e riconquistare la libertà perduta. Non siamo in grado di affermare che fossero trattati con particolare pesantezza; ma sappiamo che erano un popolo di valorosi e coraggiosi guerrieri che sotto i precedenti regnanti della Persia avevano goduto di privilegi ed è forse per questo che ritenevano il dominio dei Turaniani pesante ed offensivo. Nel loro tentativo di rivolta pensavano di poter ricevere supporto ed assistenza dalle altre popolazioni della Siria loro confinanti quali i: Mardi, i Sagardiani, gli Ariani dell’Heri- Rud ecc… e speravano che Mitridate, impegnato com’era nella campagna contro la Media, avesse loro lasciato il tempo di consolidarsi prima di marciagli contro… avevano fatto male i loro calcoli. I Medi una volta sottomessi non diedero avvio ad una resistenza efficace, protratta nel tempo e Mitridate, con perfetto tempismo, lasciata la Media, piombò in Hicarnia senza perdere un minuto; le tribù ariane vicine all’Hicarnia si dimostrarono apatiche o timorose di portare aiuto al vicino e l’insurrezione venne stroncata sul nascere, il paese sottomesso e per i secoli a venire si dimostrò obbediente vassallo del potente vicino. La conquista della Media aveva portato i Parti a contatto con gli importanti paesi della Susiana od Elimais, un antico centro di potere emerso durante l’intero periodo Persiano, tanto importante da contenere sul suo territorio la capitale stessa della Persia: la città di Susa. La vicinanza di questi paesi esercitava sul conquistatore una forte attrazione e la loro conquista, dopo il ristabilito ordine nell’Hicarnia, appariva a Mitridate a portata di mano. Ancora una volta spostò l’esercito sul fronte Occidentale e dalla posizione vantaggiosa che il territorio della Media offriva, partì alla conquista delle ricche e prosperose province del Sud. Sembra che Elymais, come la Media, pure essendo dipendente dall’Impero Seleudide avesse un proprio Re che era libero di governare e difendere il paese a sua assoluta discrezione. Non risulta che nell’occasione Elymais abbia ricevuto aiuti o che Mitridate si sia trovato di fronte ad altri antagonisti, nel corso di questa operazione. Sconfisse il Re senza soverchie difficoltà e conquistato il paese, praticamente con una singola campagna militare, aggiunse questo nuovo territorio ai suoi già vasti domini. Elymais era interposta tra due regioni di primaria importanza: Babilonia e la Persia e l’intero comando di queste tre regioni, in antico, era concentrato nella sola Elymais. Dai pochi documenti in nostro possesso, relativi a quel periodo, sappiamo che dopo la conquista di Elymais seguì quasi subito la sottomissione anche di Babilonia e della Persia. Media ed Elymais conquistate portarono al riconoscimento di Mitridate il Grande quale capo supremo di tutto il territorio e dei paesi compresi tra il Parapamisus ed il Basso Eufrate. Dopo tante fatiche e gloriosi successi Mitridate si concesse qualche anno di riposo dopo di chè, vista la facilità con cui era riuscito ad aver ragione delle terre ad Occidente, giudicò fosse venuto il tempo di estendere ulteriormente i suoi domini verso l’Oriente: Riprese a guardare verso la Bactria. Eucratide che aveva profuso il meglio del suo esercito nella guerra contro l’India, era rimasto vittima di una imboscata tesagli dal figlio Heliocle, che lo aveva definito, al ritorno dalla campagna militare: “Nemico Pubblico” Heliocle passò con il suo carro sul corpo del padre ed ordinò che fosse lasciato insepolto; fu questo l’inizio di un regno sfortunato. (Tetradracma d’Argtento di Eliocle 1° di Bactria) Attaccato dagli Scizi a Nord, dagli Indiani Sarangiano ad Est e Sud-Est Heliocle era rimasto con un esercito oramai ridotto a ben poca cosa quando Mitridate, dopo avergli dichiarato guerra mosse contro di lui ( 150 A.Ch.) Le sue forze esauste da anni di guerre sin qui sostenute, non furono in grado di opporre una resistenza efficace e Mitridate occupò con rapidità la maggior parte del territorio Bactriano. Secondo alcuni autori non si fermò a questo; ma si spinse ulteriormente verso Est invadendo l’India e portando le sue armi verso il Punjab, sino alle sponde dell’Hidapses; ma quest’ultima avanzata, se mai ebbe luogo, la si deve considerare più come una scorribanda che non un tentativo di conquista vera e propria. Anche se non abbiamo validi riscontri c’è tuttavia da credere che i regni Indo – Bactriani continuarono ad esistere sino all’ottanta A.Ch. quando l’ellenismo venne definitivamente cancellato dagli Yue-Chi e da altre tribù Scizie. L’impero dei Parti mai incluse nel suo territorio regioni dell’India; quelle più ad Est rimasero: Bactria, Aria, Sarangia, Aracrosia e Sacastana. L’enorme sviluppo di potere che Mitridate aveva ottenuto con le sue conquiste non poteva lasciare indifferente il governo della Siria che tuttavia inviluppato nei contenziosi che durarono ben venti anni ( 162 – 142 A.Ch.) tra: Filippo e Lysias, tra Lysias e Demetrio Sotere, tra Sotere ed Alessandro Balas, tra Balas e Demetrio 2° tra quest’ultimo e Thyfone non fu in grado di allestire una spedizione militare verso Est per tentare il recupero delle province perdute e Mitridate, di fatto era riconosciuto dai Siriani un conquistatore senza oppositori che estendeva i suoi domini dall’Hindu Kush sino all’Eufrate. Nel tempo tuttavia, le condizioni del paese cambiarono, le controversie interne si acquietarono e Demetrio 2° ebbe la meglio su Thryfone; ma anche in questo caso non prese iniziative neanche quando Mitridate, perduta la pace familiare con la moglie Cleopatra, entrò in conflitto con il comandante in capo del suo esercito. (Tetradracma in Argento di Trifone) Anche il panorama dell’Est era mutato; Mitridate regnava sulle nuove conquiste con severità, timoroso e sospettoso della loro lealtà, nel continuo pensiero di una loro probabile ribellione al suo potere. I nativi certamente non nutrivano simpatie verso i Siro-Macedoni che sicuramente non li avevano trattati meglio di Mitridate, ma il possesso dell’Est per 190 anni conferivano loro prestigio ed autorevolezza ed una imposizione nuova è sempre meno sopportata di quella a cui un popolo si è oramai abituato, inoltre tutte le province dell’Est che i Parti avevano strappato alla Siria avevano al loro interno città fondate dai Greci ed abitate dai discendenti dei Greci sempre pronti a difenderle dall’influenza degli Asiatici. Da non sottovalutare l’accrescimento di insofferenza dovuto ai Bactriani, di recente soggiogati da Mitridate che bramavano di recuperare la perduta libertà. Finalmente Demetrio 2° si decise all’azione, anche per togliersi di dosso i rimproveri di inerzia che da ogni parte del paese non gli erano lesinati; mise assieme un poderoso esercito e marciò verso il grande monarca dei Parti. (Tetradracma in Argento di Demetrio 2°) Forse con sua stessa sorpresa, si trovò accolto, da molti che consideravano insopportabili le gravose condizioni imposte dai Parti, come un liberatore. Forze locali si univano al suo esercito man, mano che avanzava nel territorio e supportato da contingenti Persiani, Elinaeuti e Bactriani si scontrò alla fine con l’esercito dei Parti che in più di una occasione mise in rotta. Mitridate, resosi conto della propria inferiorità militare, per aver ragione del nemico ricorse ad uno strattagemma; invitò Demetrio 2° con proposte di pace, fuori del suo quartier militare e con un attacco subdolo mise in rotta la scorta che lo accompagnava e lo fece prigioniero. Il Re prigioniero fu inizialmente trattato con molta durezza, ritenuto colpevole di aver istigato alla rivolta i paesi che si erano ribellati al suo potere, fece sfilare i loro rappresentanti davanti al Demetrio 2° per far toccare loro con mano la condizione in cui si sarebbero venuti a trovare se ancora gli avessero dato appoggio; ma una volta raggiunto lo scopo, Mitridate si mostrò magnanimo con il Re e gli riservò gli onori che il rango gli comportava; gli assegnò una residenza nell’Hicarnia e gli offrì anche il braccio della figlia Rhodegune: era la politica piuttosto che la clemenza quella che guidava la sua condotta. A Mitridate interessava il regno siriano e si rese conto che gli sarebbe tornato di grande vantaggio avere dalla sua parte un principe Siriano, a lui legato attraverso il matrimonio con la figlia e che un domani, aiutato a risalire sul trono della Siria, come monarca tributario, avrebbe potuto ottenere il governo del paese. Il piano era di per sé realistico ed avrebbe potuto realizzarsi, compresa l’eliminazione di Demetrio, ovviamente non palesata; ma che era nelle sue intenzioni, se non chè il destino volle che le cose non andassero per questa strada. Mitridate aveva oramai raggiunto una età avanzata e poco dopo la cattura di Demetrio 2° cadde malato; nel 136 A.Ch. morì dopo aver dato vita a 38 anni di glorioso regno.1 punto
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Al D/ + LODOVICVS Nel campo grande L gotica. La tua foto è da capovolgere. Al R/ P T h A Croce intersecante cerchio e leggenda.1 punto
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Ciao, avevo letto la tua richiesta e putroppo non ho nessuna notizia in merito. Ritengo probabile che questa lacuna non sia solo mia ma comune perchè non sussististono evidenze storiche in merito. Forse il lavoro l'incisore, per quanto apprezzato e degno di ammirazione, non veniva ritenuto un artista (quale certi effettivamente erano) ma un artigiano di ottimo livello del quale non si faceva menzione. Potrei paragonarlo ad un orafo dell'epoca: possedevano alta specializzazione, probabilmente dirigevano delle scuole o quantomeno delle maestranza specializzate di alto livello ma in genere non ci sono stati tramandati che ne so, i nomi dei "Cellini" del periodo romano. IMHO... Ciao Illyricum :)1 punto
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Ciao Simone, Le Vacanze Pontificie che hanno coniato moneta sono 45, incluse le 4 che hanno avuto due S.V. nello stesso anno (1555, 1590, 1605, 1978). Sono coinvolte ben 10 Zecche di cui una Straniera (Avignone). Alcuni periodi sono "purtroppo" rappresentanti solamente da una zecca e soltanto da una tipologia (es. il Testone 1644 Roma oppure il Denaro 1378 Avignone ) e quindi estremamente Rari. Molte sono ricordate in più zecche e in diverse tipologie con tante varianti. .... Daniele1 punto
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Ciao a tutti. A distanza di oltre un anno dalla preparazione dell'interrogazione, siamo riusciti finalmente ad ottenere ciò che ci eravamo proposti di fare. Va detto che il risultato non sarebbe stato raggiunto se non vi fosse stato l'interessamento determinante di una Persona, che al momento non desidera essere nominata ma senza la quale non ce l'avremo mai fatta. Vorrei ricordare che in tutto questo tempo nessuno si è mai degnato di rispondere alle nostre richieste....vediamo se adesso qualcuno si scomoderà a farlo. Qualora, nonostante l'interrogazione, arrivassero risposte "fumose" o, peggio, non arrivassero risposte (in Italia tutto può succedere), il prossimo passo sarà quello di predisporre un "memoriale" sulla vicenda ed affidarlo alla Redazione della trasmissione "REPORT" di RAI 3, affinché venga avviata una pubblica inchiesta giornalistica, come quelle a cui ci ha abituato da tempo la nota trasmissione della RAI. Chissà che finalmente il famoso "muro di gomma" una volta tanto possa essere perforato........ :crazy: Saluti. Michele1 punto
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taratatatatata..... dai e dai qualcosa si è mosso..... leggete un po' qua..... Ringrazio pubblicamente il Deputato della Repubblica che si è preso l'onere di riesumare questa favoletta che nessuno aveva voglia e/o desiderio di raccontare.... Ah...come soffro... La notizia in verità la sapevo da un paio di giorni, ma ho preferito attendere, giusto il tempo per trasmettere l'interpellanza al mio Comando, facendo seguito all'articolo che scrissi a suo tempo sulla vicenda....non si sa mai! :crazy: Atto Camera.pdf1 punto
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