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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/17/14 in Risposte
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DE GREGE EPICURI Il Centro Culturale Numismatico Milanese (CCNM) organizza in sede (Milano, via Terraggio 1) una conferenza per martedì 27 gennaio, alle ore 20.45. L'oratore è Enrico Bossi, che nel gennaio scorso ci ha parlato della moneta e pre-moneta in Africa. Questa volta, il tema riguarda la pre-moneta e moneta in Asia, e più precisamente in Cina, dove ha avuto origine: "CONCHIGLIE,PELLE, COLTELLI: MONETE E PRE-MONETE NELL'IMPERO CINESE". Sembra che l'uso di oggetti naturali o artificiali come pre-moneta sia esperienza comune a tutti i continenti, dalle conchiglie in Asia ai bracciali in Africa, dagli spiedi di ferro nel Mediterraneo (obolòi) ai semi di cacao in America Meridionale. La moneta metallica fusa o coniata ha invece due sole origini ben individuate: quella fusa in Cina, quella coniata in Lidia nel VII secolo a.C. Da queste fonti derivano le monetazioni cinese-indocinese-giapponese, e rispettivamente quelle dell'occidente. Enrico Bossi ci guiderà in un viaggio a ritroso fino alle origini dei mezzi di scambio in Cina: -premonete, poi inizio della monetazione e suo sviluppo nei secoli più antichi; - evoluzione più che bimillenaria, fino alle rivoluzioni cinesi dell' 800 ed alla Lunga Marcia di Mao. Sicuramente un argomento poco frequentato dai numismatici, che ci auguriamo intervengano numerosi!3 punti
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Quello di seguito è un sixpence della Regina Vittoria 1848. Però la data presenta una ribattitura 8 su 6. Molto rara, specialmente in alta conservazione. ****************************************************************************3 punti
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Ormai il Natale si avvicina e le nostre case si addobbano con alberi luccicanti e presepi, così mi sembra bello che chi vuole possa condividere con gli altri il proprio presepe e/o albero. Ecco il mio bel presepe con giorno e notte e cascata con acqua vera. E per la gioia di noi numismatici ho fatto anche una piccola variante (temporanea altrimenti mia madre mi uccide) numismatica con il 2000 lire Vaticano del 2000 per il bimillenario della nascita di Gesù :)3 punti
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Modello differente da quello postato da Lafayette :) ______________ 1848 Ungheria (Ferdinando I d'Asburgo-Lorena come Imperatore d'Austria) Come Re di Ungheria Ferdinando V (1793-1875) 20 Kreuzer KB - Argento .5003 punti
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Sublime Nel 1925 Alves dos Reis falsifica le firme dei dirigenti della Banca del Portogallo e ottiene dalla Waterlow & Sons, che stampava le banconote portoghesi, 200.000 banconote da 500 escudos (non false ma vere !), l'equivalente di ottanta milioni di euro. Poi fonda una banca per riciclare la banconote ed investe in Angola. Verrà scoperto (e si prende venti anni di galera), ma l'immissione monetaria provoca una grave inflazione. Alves morirà poverissimo. I più vecchietti (come me) ricorderanno un magnifico Paolo Stoppa nella serie televisiva "Accadde a Lisbona". Polemarco3 punti
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1848 Impero asburgico Ungheria 20 Krajczar (Kreuzer) Ag 5303 punti
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Quello che sta accadendo al rublo dovrebbe essere di monito per chi sogna un ritorno alla lira... Arka3 punti
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E poi ...Nucleo Tutela Numismatica? Quando è stato costituito?3 punti
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ecco il mio regalo di Natale...anticipato. :) cosa ne pensate? a me ha colpito la freschezza combinata alla patina...in mano i rilievi son satinati(dalle foto si intuisce sulla corona al rovescio. attendo pareri... un salutone alla sezione e un grazie a chi interverrà marco2 punti
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Stati tedeschi Francoforte 2 Gulden 1848 argento .900 moneta celebrative dell' assemblea costituzionale inaugurata il 18 maggio 1848 tiratura 8600 pezzi2 punti
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DE GREGE EPICURI @@Matteo91: avevo letto il tuo intervento lungo e documentato in "altre monete antiche"; non sono intervenuto perché, pur interessandomi il tema, per ora ne so davvero pochino. Grazie ad un amico francese, ho un po' di monete abbastanza antiche (in particolare Han e Song);ma credo che le produzioni più interessanti siano le vanghe ed i coltelli.Ne avevo visti non pochi ad una mostra a Palazzo Reale a Milano qualche anno fa, sulla civiltà cinese antica. @@angel: secondo me, i Circoli dovrebbero SOPRATTUTTO prendere iniziative culturali. A Milano è più semplice, perché gli esperti presenti sono molti (qualche volta comunque riusciamo a farli arrivare da fuori : Roma, Torino, ecc.) Però si possono anche prendere iniziative più "familiari", utilizzando le competenze specifiche di qualche iscritto.2 punti
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http://www.lamoneta.it/topic/123429-lecce-ferdinando-i-daragona-mezzo-carlino/?hl=+lecce http://ilportaledelsud.org/dritto-rovescio.htm Ciao Matteo @@sforza , ti segnalo questa discussione su un importante moneta leccese ed uno studio riguardante l'argomento del Real Ordine dell'Ermellino. Ti rammento che il re Ferdinando I d'Aragona fondò l'ordine cavalleresco il 29 settembre del 1465 (giorno in cui si festeggia san Michele Arcangelo) e ne fu gran maestro. Il busto dell'epoca, opera di Guido Mazzoni, ritrae re Ferdinando I ed allegato di seguito è conservato nel museo di Capodimonte a Napoli e ritrae il sovrano con il collare da gran maestro dell'ordine. Da notare lungo di esso le varie imprese come ad esempio: la montagna di diamanti, il libro aperto, la sedia del foco, eccetera.2 punti
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Allora e' giunto il momento di svelare l' arcano....le due monete in foto "dovrebbero" essere entrambe del '21, dico dovrebbero, perchè nella teca vi sono due esemplari per anno di ogni moneta anche se una delle due e' posta al dritto e quindi non si puo' vedere l' anno stesso di coniazione. Mi scuso per le foto ..ma queste sono in quanto fatte col cellulare. Le monete sono ben conservate al Museo della Zecca di Roma che in questi giorni ha riaperto al pubblico in via straordinaria per un solo giorno (il 13 dicembre)dopo anni di chiusura per ristrutturazioni! Naturalmente all' inizio non ho voluto indicarne la collocazione per non influenzarvi nel giudizio e nella valutazione! Pero' vi dico ,e non sono stato il solo ad osservarle che rispetto ad altri esemplari della stessa moneta di altri anni queste mi sembravano un po "strane" testa un po piu' tozza ...colore del metallo...particolari meno in rilievo.... ed altre piccole differenze.Naturalmente non sono stato il solo ad osservarle ed altri utenti del forum che erano con me hanno avuto la stessa impressione.E' chiaro che per voi che vedete solo una foto e' ancora piu' ardua la valutazione ma tant' e'!Naturalmente io sono il primo che puo' aver preso un abbaglio e per il bene della collettivita' sarei ben felice di essermi sbagliato nel sollevare dei dubbi sull' originalita' ...tra l' altro vedo che anche qui piu' di qualcuno e' rimasto un po perplesso .Un saluto a tutti Andrea.2 punti
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Due parole più sul come si presenta il libro che sui contenuti in quanto potete immaginare che c'è da ponderare bene e con calma gli argomenti scientifici. La copertina esterna questa volta è color grigio, per differenziarsi dagli altri colori dei numeri precedenti, le pagine si sfogliano bene, meglio che con i precedenti volumi, la veste grafica è importante decisamente, la prefazione di Ermanno Arslan è bellissima, racconta come è nato questo studio, le motivazioni, la metodologia. Altrettanto interessante e da leggere l'introduzione degli autori e un breve accenno alla zecca in quel periodo storico. Lo schema segue quello degli altri volumi, parte storica con di solito acclusa parte sulla monetazione specifica, seguita dalla catalogazione delle varie tipologie monetarie con relative spiegazioni. Le immagini delle monete sono ingrandite, con come novità a fianco il diametro reale delle stesse, ottima la parte sugli ottoniani ed enriciani con le leggende disegnate lettera per lettera per comprenderle meglio e differenziarle, alla fine una bella parte riepilogativa per tipologia con le monete in misura reale, con una ampia parte molto interessante anche sulle falsificazioni. Capisco che ci sono diverse attribuzioni che non sono facili e semplici e c'è curiosità e interesse.....per i tipo XPSTIANA RELIGIO posso dire che nell'introduzione viene detto che diversamente dal passato, solo una piccola parte sono riconducibili a Milano per il loro stile, che c'è una parte interessante sugli elementi per distinguere le emissioni di Milano da quelle di Pavia per i denari di modulo larghissimo, che c'è una parte molto, ma molto particolareggiata sugli enriciani, quelli dopo Enrico II e che....che...dovreste poi comprarvelo anche voi..... :blum:, perché è indubbiamente, vista la complessità della materia trattata, da leggere con calma e pazienza.....2 punti
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Francia : 5 Francs Hercule 1848 Parigi...2 punti
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___________________ 1848 Stati Uniti d'America Presidente dal 1845 al 1849 - James Knox Polk (1795-1849) 1 Cent. - Rame2 punti
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Beh non proprio Vince, solitamente "un prezzo sbagliato" non si vende. (chiaro che si parla in generale e poi ci sono sempre casi e casi). Tralasciando il parere del curatore che ha interesse personale sulle monete in questione, vista però la "varietà" di giudizi sulla conservazione esistente anche in ambito professionistico é rimasto un po' l'unico metro di misura per il collezionista anche se, come dici tu, poi non si é esenti da doppie furberie, sia sul prezzo che sulla consevazione. Quello che posso aggiungere dire é che la tua moneta é un bel pezzo, personalmente probabailmente non la chiuderei qFDC/FDC dovendo eprimere giudizio dalle foto proposte, ripeto, proprio per i segni non proprio "insignificanti" presenti sul capo del regnante, sul collo, la base del collo e su tutte il contorno. Altrimenti quella postata in apertura Thread sarebbe FDC, e non lo é. Detto questo é comunue una moneta che avrebbe sicuramente destato la mia attenzione se mi fosse finita in mano, perchè a prescindere da come si voglia chiamare la conservazione, non é certamente il classico qFDC che si vede in giro ;) . Poi al solito si parla un po' del sesso degli angeli perchè la moneta in mano non l'ho vista, ma insomma il gioco del giudizio sul forum si fa sulle foto e so bene quanto spesso ci si possa ingannare.2 punti
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Sperando di fare cosa utile provo a dire la mia sulle tetradracme balcaniche di imitazione dei tipi di Filippo III (per quelle di Alessandro Magno e per gli ibridi é tutto un altro discorso, estremamente piu' complesso, cosi' come per le dracme). Credo che le imitazioni immediatamente riferibili alle tetradracme di Filippo III siano riconducibili essenzialmente a 3 tipologie. A. Impronta del dritto conservata, spesso con un breve tratto che taglia il contorno perlinato a h2 (che puo' confondersi con una rottura di conio, ma non lo é). Rovescio con la presenza di un doppio monogramma "bipenne", quello superiore inscritto in un cerchio, derivante con ogni probabilità da quello presente in alcune emissioni di Arados. In alcuni casi i monogrammi sono estremamente evanescenti, e appena visibili. In tali casi si puo' ipotizzare che siano stati volutamente eliminati dal conio oppure, più probabilmente, che il conio stanco sia stato ripreso nella figura e nella leggenda tralasciando i monogrammi. Riferimenti : Pink 579-583; OTA 579 (1,2), 581 (3-10); Preda gruppo 1 (parte) tav.LXXII 1-4; Allen tipo III.A.i; Lukanc 1-3; Dembski 1465-1476; Kostial 898-905; esistono molte varianti per quanto rigarda i monogrammi, qualche esempio: B. Impronta del dritto per lo più conservata, contraddistinta da una sorta di rosetta in corrsipondenza dei punti che rappresentano le labbra e l'estremità del naso. La figura del rovescio é scomposta in forme geometriche. Quando (raramente) é visibile il monogramma al rovescio ha una forma di clessidra. Solitamente l'impronta di rovescio é profondamente incisa nel tondello. E' senz'altro il tipo più raro. Riferimenti : Pink 589; OTA 581 (15); Preda gruppo 1 (parte) tav.LXXII 5; Allen tipo III.A.iii; Lukanc 4; Dembski -; Kostial 917; C. Impronte del dritto e del rovescio da visibili a totalmente evanescenti. Quando visibile il rovescio mostra il monogramma "bipenne". Normalmente lo stile del rovescio non risulta scomposto come nel tipo B, ma in alcuni casi, pur non presentando il monogramma "a clessidra", ne sembra derivare (cfr. Kostial 921-925). Riferimenti : Pink 584-588; OTA 581 (11-14); Preda gruppo 1 (parte) tav.LXXII 6-7, gruppo 2, gruppo 3; Allen tipo III.A.ii; Lukanc 5-7; Dembski 1477-1483; Kostial 906-916, 918-932;2 punti
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AntvwaIa: "Marcus Didius: tu che sei lo specialista che ci legge le legende impossibili... è pane per i tuoi denti!" rotti :crazy: Salve a tutti, mi scuso per il ritardo ma non è una moneta semplice da identificare/descrivere quella inserita da Mazzarello Silvio, e concordo con AntvwaIa per l'identificazione. Posto per confronto la moneta in questione e una simile, la prima chiaramente imitativa fatta da incisore analfabeta che ha riprodotto una probabile moneta di Teodosio II, con legenda fatta da lettere e pseudo-lettere, alcune lettere sono identificabili anche se in posizione errata, al rovescio presenta la croce potenziata entro una ghirlanda che ricorda il filo spinato, il medaglioncino soprastante è quel piccolo anello situato a ore 1, all’esterno a ore 3 presenta la lettera O, forse imitazione della zecca. La moneta imitativa di confronto, sempre in nome dello stesso imperatore, con legenda DN THЄODOSVS P AV - CON, è più regolare e leggibile in tutti i particolari, fatta da un buon incisore. Marcus Didius2 punti
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complimenti, la moneta è superba sia per dettagli che per patina,qFDC per me....ha dei campi davvero freschi,si vede bene (o almeno si intuisce) dalla foto. presenta problemi lungo tutto il bordo,che risulta irregolare nonostante non sia toccato....difetto di conio irrilevante ai fini della stima a mio avviso. ultimo appunto:non puoi postare queste napoletane super col logo di VEIII!!! qua ci si potrebbe offendere :D usa un logo per le napoletane e un logo per le altre :rofl: :rofl: :rofl: ....lo dico per il tuo bene. marco2 punti
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Accetto, con molto coraggio, l'invito di @@renato a pubblicare "l'esemplare più bello apparso sulla piazza"... ehm.... scusate, volevo scrivere il "secondo" esemplare più bello, il mio. :-) Vince2 punti
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Si vedranno mai circolare in futuro Euro turchi, come quelli a dir poco stupendi sul sito di Frizio? http://www.friziodesign.it/coins14.html Io credo proprio di no, in quanto nonostante la Turchia sia ancora ufficialmente un candidato all'ingresso nell'UE siamo ormai alla certezza non-ufficiale che il processo di adesione è saltato. Questo processo era andato avanti per molti anni ma va detto onestamente che era spinto più dai miliardi d'interscambio economico fra UE e Turchia che non dalla convinzione che la Turchia fosse pronta all'ingresso, come anche che l'UE fosse pronta ad ulteriori allargamenti: ancora oggi si tende da più parti a sottolineare come la Turchia rappresenti un importante "ponte fra Europa e mondo islamico", che rappresenti un grosso mercato in pieno sviluppo, e tanto altro, ma si trascurano i non piccoli problemi che questa adesione aveva davanti. Il sostegno all'ingresso della Turchia in UE è sempre stato un argomento delicato e molto condizionato da un fattore fondamentale: la visione personale di ognuno su cos'è l'Europa e quale dev'essere il suo futuro. Infatti per chi cerca solo facilitazioni nel business o concepisce l'Europa come una semplice comunità di paesi indipendenti che tale dovrà rimanere è facile auspicare questo allargamento, come anche tutti gli altri, mentre è molto più difficile per chi mette la stabilità e l'approfondimento dell'unità europea davanti all'espansione. Non ha certo facilitato un dibattito serio la questione della religione, in cui molti sostengono che alla Turchia dovrebbe essere precluso l'ingresso in quanto paese islamico. In realtà i problemi posti da questo allargamento sono ben altri e riguardano la sfera dell'elementare, nel senso che se si escludono mercati e affari mancano requisiti geopolitici fondamentali, come quello dei normali e pacifici rapporti fra le parti: - E' noto che la Turchia non è mai stata in buoni rapporti con la Grecia, situazione che fino agli anni '90 sfociava spesso in tensioni non indifferenti (con mobilitazione di navi da guerra o combattimenti "virtuali" fra caccia delle due forze aeree), per una questione di contese territoriali che erano il sintomo di una più generale diffidenza quando non ostilità di lunga data. Cosa poco nota è che durante l'invasione turca di Cipro del 1974 i frequenti "scontri freddi" fra caccia greci e turchi, che ancora oggi spesso si sfidano in duelli dove alla fine non partono missili o cannonate, diventarono "caldi" con casi di scontri reali a fuoco, il tutto tenuto il più segreto possibile da entrambe le parti in quanto membri della NATO. - Ben più grave è la situazione di Cipro, che nel 1974 fu invasa dalla Turchia e ha la parte settentrionale ancora oggi riconosciuta internazionalmente come territorio sotto occupazione militare. Il nord è organizzato nello stato-fantoccio della "Repubblica Turca di Cipro Nord", riconosciuto solo dalla Turchia e presidiato da circa 20.000 soldati turchi (come valuta circola la Lira turca, anche se l'Euro è accettato ovunque). Non è mia intenzione discutere di chi abbia cominciato e chi sia la colpa - questo è uno dei classici casi in cui ci si ficca in un ginepraio senza fine - ma comunque sia non cambia che la situazione è questa, e non si può non tenerne conto. L'avvento al potere di Erdoğan in Turchia ha segnato una svolta nella politica nazionale: sul fronte interno si cerca seppur gradualmente e senza dare troppo nell'occhio di contrastare il kemalismo, l'anima laica del paese, mentre su quello esterno l'idea era di trasformare la Turchia in una potenza regionale, in pace con i vicini e che punti alla laedership dei paesi islamici, influenzando come può anche Albania, Kosovo e Bosnia-Erzegovina. I buoni rapporti con l'Europa (tranne quelli economici) in realtà non sono prioritari, come dimostrano episodi anche recenti come la questione dello sconfinamento da parte di una nave turca per ricerca di idrocarburi della Zona Economica Esclusiva cipriota a sud dell'isola, su cui Ankara non riconosce nessun diritto a Cipro. Da sottolineare che anche noi italiani siamo coinvolti in questo gioco, specialmente da quando il mese scorso il governo turco ha chiesto al nostro che la nave dell'ENI Saipem 10000 smettesse di cercare petrolio nella stessa zona...1 punto
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Seguire la moneta è per me come viaggiare nell’autostrada della storia, ogni tanto esci ad un casello (moneta che guardi e riguardi che ti rigiri tra le mani, prima di chiudere gli occhi e sognare) ed esplori il territorio circostante, apprendi gli usi ed i costumi della gente che ci vive, rivivi la loro storia. Viaggiare in Europa, tutto sommato è abbastanza semplice; problemi geografici, se ce ne sono, sono contenuti…qualche puntatina “fuori porta” più o meno l’abbiamo fatta tutti e dove non siamo stati ci vengono in aiuto le reminiscenze scolastiche, un po’ più ostico è muoversi su territori a noi quasi sconosciuti così; quella monetina degli “Arsacidi” mi ha messo in crisi…mi sono piantato e prima di parlare dei Parti e delle loro monete è stato giocoforza tornare sui banchi di scuola a studiare la geografia Ve la ripropongo come la vide G.W Rawlinson molti, molti anni fa e se volete rifare il viaggio con me…accomodatevi: in carrozza signori si parte, destinazione la Partia per conoscere il popolo che per circa 500 anni ( dal 250 ca. A.Ch. al 250 ca. A.D.) vi prosperò e le sue monete. La Parthia classica, il primo insediamaneto ( alla luce delle attuali nostre conoscenze) del popolo Partico era, similmente alla Persia Classica ed alla Macedonia Classica, una striscia di terra di scarsa dimensionalità che si estendeva dall’angolo Sud-Est del Mar Caspio verso un restringimento a Sud Est costituito da una regione montagnosa connessa, ad una estremità con l’altopiano di Elburz, che costeggia il Caspio da Sud e dall’altra con il Paropamisus o Kush Indiano. Sul lato opposto, verso Nord e verso Sud si allunga, per centinaia di miglia una desertica distesa di sabbia e ghiaia nota al Nord come “Deserto del Khorasan” o “Khiva”, al Sud come grande “Deserto salato dell’Iran” tra questi si trova una striscia di terreno relativamente ricca e produttiva; tra il 54° ed il 61° meridiano. Una distanza di circa 7° che tradotto in miglia significa una lunghezza di ca. 300 miglia per una larghezza di ca. 2° – 3° mediamente pari a ca. 170 miglia. Questa regione, almeno relativamente al periodo di cui abbiamo coscienza storica ospitava due paesi, appartenenti a due diverse genti, noti rispettivamente come: Parthia ed Hicarnia. Tracciare una linea di confine tra i due è praticamente impossibile tuttavia è abbastanza probabile che l’Hicarnia fosse situata a Nord-Ovest mentre la terra abitata dai Parti si trovasse ad Est ed a Sud. All’Hicarnia appartengono le vallate di Ettrek e del Gurghan, mentre le regioni a Sud ed i versanti delle valli che costeggiano le catene montagnose a Sud, da Damaghan a Shebrino e le valli del Tejend, oltre alle rive del Nishapur costituiscono il paese di quest’ultimi. I confini della Partia classica, così come definiti, corrispondono, grosso modo alla odierna provincia Persiana del Khorasan che come già detto si estende da Danaghan (long. 54° 20’) ad Ovest, sino allo Heri-rud o: Riva di Herat ad Est e comprende l’attuale distretto di Damaghan, Shah-rud; Sebzawar, Nishapur; Meshed; Tersheez e Shebri-no. La larghezza è mediamente di un centinaio o poco più ( 120) miglia. La superficie è valutata in 33.000 miglia quadrate, quasi eguale alla dimensione di: Irlanda, Bavaria o Santo Domingo. La regione è ricca e produttiva e la parte montagnosa è costituita da quattro o cinque distinte catene montuose tra loro separate da valli longitudinali ricche di boschi. Ai piedi dei rilievi, il terreno pianeggiante è fertile ed ubertoso, abbondante di corsi d’acqua che si raccolgono in fiumi che raggiungono anche dimensione notevole. I fiumi più importanti sono: il Tejend alimentato da diverse sorgenti che si trovano sulle montagne centrali, anticamente note come:Labus o Labuta ed oggi chiamate Alatagh; il decorso del fiume va verso Sud e passata Merhed, in un punto poco oltre il 61° meridiano, devia a sx. volgendo verso Est, poco a Nord-Est dell’Heri-rud Dopo aver ricevuto le acque dell’Heri-rud fa una seconda ed ancor più brusca deviazione a sx. per correre in direzione Nord, Nord-ovest; passato Sarrakhs, sito Russo posto ai piedi della regione montagnosa partica del Nord, oggi nota come: “Montagne del Kurds” si impantana in una palude estesa tra il 57° ed il 58° parallelo. Il fiume di Nishapur è un piccolo fiumiciattolo che nasce dalle montagne che chiudono da tre lati la città omonima e scorre in direzione Sud, Sud-ovest verso il deserto iraniano. L’acqua è pressochè totalmente utilizzata per l’irrigazione della fertile pianura che si trova a Sud di Nishapur; ma il corso del fiume è sempre individuabile almeno sin dopo Tersheez, in pieno deserto ed in qualche stagione di abbondanza l’acqua arriva sino a quell’arida distesa di sabbia. Le vallate di questi due fiumi costituiscono la parte più fertile e produttiva dell’intero territorio; ma in antico il tratto che maggiormente era valorizzato ed in cui viveva la maggior parte della popolazione,sembra essere stato quello che ci è oggi noto come “Atak” o “Skirt” il territorio coltivabile che si estende a Sud, tra i piedi delle alture ed il deserto. Lungo tutta la regione da Damaghan a Tersheez le montagne degradano in rapida successione ed i ruscelli, torrenti e fiumi rendono la terra facilmente lavorabile con poca fatica e scarso impegno lavorativo anche a distanza di quatto o cinque miglia dall’insediamento agricolo. Se vengono poi realizzati accorgimenti per operare riserve ed accumuli di acqua o canali di distribuzione sotterranei, il ritorno economico è più che pagante. I tanti resti di città, nell’intero Atak, oggi ridotte a cumuli di macerie sono sufficiente indice della benevolenza che “Madre Natura” ha riservato a questa fascia del paese, solo se assecondata dall’attività e dalle capacità dell’uomo. D’altro canto i tratti montani di cui il paese è dotato sono in netto contrasto con le valli solcate dai molti fiumi ed alla fascia orientale del territorio; la parte montana è per la maggior parte, sterile, il terreno accidentato e povero di legname, solo in grado di procurare un minimo di pastura alle greggi ed agli armenti. Altro di rimarchevole non c’è se non il fatto che i rilievi non sono molto elevati, rispetto ad esempio al monte Demavend, nell’Elburz, a Sud del Caspio, la cui cima supera i 20.000 piedi ed altezza di poco superiore è raggiunta da molte vette della catena montagnosa del Paropamisus; nella Parthia la cima più elevata non supera i 10.000 od al massimo 11.000 piedi. Il territorio più a Nord, oggi chiamato: Danian - i – Kob è quello più elevato ed è caratterizzato dalla scortesia delle tribù del Kurdish, che la abitano, nei confronti degli stranieri. La parte centrale che volge verso Ovest, è chiamata: Alatagh mentre quella volta ad Est: Macrabea è considerevolmente più bassa, rispetto alla prima. La regione centrale posta a Sud si trova più o meno allo stesso livello di quella che volge ad Ovest e viene chiamata indifferentemente: Djuvein o Jaghetai. Il clima della Parthia classica, secondo gli scrittori antichi era estremo: eccezionalmente caldo nel fondo valle e particolarmente rigido sulle montagne; ma i moderni viaggiatori sono più propensi a modificare questa affermazione e ci dicono che gli inverni, sebbene si protraggano più a lungo nella stagione, non sono poi tanto inclementi ed il termometro raramente scende alla notte, sotto i 10 – 12 °F mentre di giorno anche nei mesi di Dicembre e Gennaio che costituiscono il periodo più freddo dell’anno, si assesta tra 4 e 5 °F La stagione fredda inizia ad Ottobre e continua sino alla fine di Marzo quando tempeste di neve e di grandine annunciano l’arrivo della primavera. Durante l’inverno la quantità della neve caduta è tale che nelle vallate permane sino a Marzo, più a lungo sulle montagne ed è fonte di alimentazione, tra primavera e l’inizio dell’estate dei corsi d’acqua che scendono a valle. In piena estate la calura è elevata, soprattutto nelle regioni note come: Atak o Skirt e qui il vento malsano che spira dal deserto del Sud si percepisce come un terribile flagello. Sugli altopiani la calura non è così intensa e gli abitanti, per difendersi dal caldo si trasferiscono per circa un mese all’anno negli alloggiamenti di alta montagna. Nonostante i moderni visitatori della zona riferiscano che nel paese, solo scarsamente popolato di foreste, ancora sono presenti: il pino, il noce, il sicomoro, il frassino,il pioppo, il salice, la vite, il gelso, l’albicocco e numerose altre piante da frutto, nei tempi passati sembra che, ferma restando la tipologia delle piante sopra menzionate, la loro quantità dovesse essere di gran lunga maggiore. Strabone dice che il territorio era densamente alberato ed anche se le piante indigene sono: lo zafferano, la pianta assofaetida e la gomma ammoniacale, la fertilità del terreno è tale che crescono bene anche l’orzo ed il cotone; per l’orzo poi abbiamo un indice di resa di 10:1 praticamente senza cure di coltivazione mentre se si praticano le usuali lavorazioni agricole il rapporto sale 100:1 La resa sul riso, secondo alcune testimonianze raggiunge il 400: 1 Nella zona montagnosa abbonda la selvaggina ed i corsi d’acqua sono ricchi di pesce. Tra i prodotti minerali ricordiamo: Sale, Ferro, Rame e Piombo ed in montagna si possono estrarre pietre preziose di specie diverse , in particolare i Turchesi. Partendosi da questa ristretta; ma discretamente produttiva regione i Parti ampliarono gradualmente il loro dominio sino a coinvolgere la maggior parte dell’Asia Occidentale. Subito dopo essersi assicurata l’indipendenza i Parti attaccarono i loro vicini confinanti dell’Ovest: l’Hicarnia Era l’Hicarnia un paese geograficamente connesso, nel senso più stretto del termine, con la Parthia a questa molto simile nelle caratteristiche generali; ma più ricco, più caldo, più vivibile. L’Hicarnia occupa la metà occidentale della regione appena descritta che si estende dal Mar Caspio all’Heri- Rud mentre la Parthia ne è il completamento orientale. Composta per la maggior parte dalle due fertili vallate di Gurghan ed Ettrek, con inclusa la catena di montagne che le divide, l’Hicarnia è un paese pittoresco, ricco di alberi e grande più o meno come la stessa Parthia; ma notevolmente più produttivo. Sui declivi dei monti crescono querce, faggi, olmi, ontani ed il ciliegio selvatico, qui sorgono dal terreno arrampicandosi con i pampini ed estendendosi da albero ad albero, come grandi festoni, le piante della vite. Sotto la loro ombra il suolo è ricoperto dei fiori più disparati, dalle primule alle violette, dai gigli ai giacinti ed altre specie a noi sconosciute. Il terreno del fondovalle costituisce un grande prato con soffici e molli erbe in grado di assicurare la pastura di numerosi greggi ed armenti. Le foreste brulicavano di selvaggina mentre verso la foce dei fiumi, dove il terreno è per lo più paludoso, pascolavano grandi branchi di cinghiali che costituivano un ottimo bersaglio per la caccia. L’Hicarnia era regione ricca e fertile, descritta da Strabone come :”Altamente favorita dal Cielo” la sua straordinaria fertilità era in grado di far produrre ad un singolo vigneto nove galloni di vino ed una sola pianta di fichi riusciva a produrre 90 bushels di frutti; il frumento poi non necessitava di semina; ma si rigenerava spontaneamente dopo il precedente raccolto. Non molto dopo la conquista dell’Hicarnia le armi partiche si diressero verso il paese di Mardi. Questa regione confina ad Ovest con l’Hicarnia ed è sostanzialmente costituita dal tratto montagnoso che a Sud del Mar Caspio rappresenta una continuazione delle tre catene della Partia e che va generalmente sotto il nome di Elburz. Non è ben chiaro il confine occidentale del territorio mardiano; ma con buona probabilità si estende per ca. due gradi, dal confine di Damagan sino alla grande montagna di Demavend ( da 54° a 52° di log. Est) Il territorio viene generalmente descritto come interamente accidentato e montagnoso ma che tuttavia comprende anche la zona tra la base delle montagne ed il Caspio, quella che è la parte più ad Est dell’attuale Mazanderan. E’ questo un ricco terreno alluvionale pianeggiante, appena sopra il livello del mare e via, via, elevandosi in collinette sempre più alte,che fanno da contrafforte allo altipiano, che fu il cuore del territorio di Mardi. Qui alte sommità rocciose si alternano ad impenetrabili foreste; il fianco nord delle montagne, vicino alla vetta, è coperto da querce nane, cespugli e sottobosco impenetrabile mentre la parte più in basso è coperta da foreste di olmi, cedri, castagni, faggi ed alberi di cipresso. Gli orti ed i frutteti coltivati dai nativi sono disseminati lungo gli ammassi della foresta primordiale e si presentano di superbo aspetto, la vegetazione è lussureggiante; abbondano: Limoni, arance, pesche, melograni assieme ad altri vari frutti mentre riso, canapa, canna da zucchero, gelsi crescono rigogliosi e la vite la fa da padrona nelle vallate disseminate da arbusti e fiori di straordinaria fragranza tra cui spiccano le rose ed il cerfoglio. Madre Natura, dispensatrice di tanti straordinari vantaggi, vi ha posto a guardia la: “Tigre” altrimenti sconosciuta in altre parti dell’Asia Occidentale che, nascosta dalle giungle, è pronta a balzar fuori ed aggredire, in ogni momento, l’incauto viaggiatore che si avventuri in quelle zone. Frequenti sono anche le inondazioni che portano diffuse ed estese desolazioni, l’acqua fuoriuscita dall’alveo dei fiumi, ristagna nelle paludi e durante la calura estiva ed autunnale rilascia esalazioni mefitiche e pestilenziali che sono fatali agli stranieri e creano una profonda selezione naturale anche nei confronti dei nativi. Per tutti questi motivi il territorio mardiano non presentava eccessiva attrattiva nei confronti dei conquistatori se non per il fatto che si trovava sul passaggio obbligato verso altre più salubri regioni un anello indispensabile della catena che tiene unito l’Est con l’Ovest ed attraverso il quale possono essere riuniti, in un unicum, i frammenti dispersi di quel grande impero Persiano che ebbe origine con Ciro e che fu distrutto da Alessandro. Il terzo settore che i Parti annessero al loro territorio fu quella parte della Media costituita da un aspro sperone che fuoriesce dalla montagna dell’Elburz circa 52° 20’ Est e che si proietta nel deserto originando una netta divisione tra Est ed Ovest. Il tratto immediatamente ad Ovest dello sperone, fa parte della Media antica, nota come: Media Rhagiana, dal nome Rhages della sua capitale, situata in un angolo tra lo sperone e la catena montagnosa principale, a non grande distanza dall’altra. Poco dopo la conquista della Mardia, la Partia invase questo territorio ed andò a stabilirsi in un luogo oggi chiamato Charax, molto vicino allo sperone, con ogni probabilità nel sito che al giorno d’oggi porta il nome di: Uewanikif e da qui, un poco alla volta, sciamò nel resto della Rhagiana prendendo possesso dell’intero territorio sino a Kaswin, verso Ovest e sino a Kum, verso Sud. Era questo un distretto di notevole dimensione, lungo 1.500 miglia, dallo sperone sino a Kaswin e largo circa 800 miglia dalla montagna Elburz a Kum; si tratta di un altopiano elevato 3.000 – 4.000 piedi sul livello del mare, caratterizzato da clima secco e salubre; ma con suolo di bassissima qualità. Parte dell’altipiano si prolunga nel grande deserto Iraniano centrale ed è assolutamente improduttivo mentre il resto presentava una sia pure scarsa fertilità. Nonostante l’elevata salinità, in presenza di notevole quantità di acqua, poteva produrre cereali e foraggio sufficienti a sostenere una popolazione abbastanza numerosa. Il successivo movimento di espansione dei Parti avvenne in direzione opposta: verso Est ov’essa si trovò a contatto con la Bactria, stato di considerevole potenza, cresciuto simultaneamente alla Partia e che aveva saputo assorbire molto del territorio circostante. Il primo attacco alla Bactria fu parziale e portò come risultato la conquista di due piccole province note come: Turiun ed Aspionus. Non ci è nota l’esatta ubicazione di questi siti che dovevano tuttavia trovarsi ad Ovest del territorio Bactriano e probabilmente erano distretti posti a Nord del Paropamisus, sulle sponde o del Murghab o dell’Ab-i-Kaisar. Il territorio annesso con la conquista era poco più che insignificante; ma ben presto ad esso vennero ad aggiungersi altre e ben più significative conquiste. Dopo questa acquisizione, ancora una volta l’attenzione dei Parti si rivolse ad Occidente e fu la Media, il grande paese che aveva primeggiato sull’Asia Occidentale ed esercitato il suo dominio dalle chiuse del Mar Caspio all’Halis e dal monte Araxes sino all’Istahan, a farne le spese. Assoggettata prima dalla Persia e successivamente da Alessandro Magno era stata confinata in più ridotte frontiere ed allo stesso tempo suddivisa in tre province: Media Rhagiana; Grande Media e Media Atropathene. Già abbiamo visto come i Parti abbiano preso possesso della Media Rhagiana adesso il loro interesse era rivolto alla Grande Media; era questo un territorio molto ampio, situato tra il 32° ed il 37° parallelo che si estendeva dal gran deserto salato dell’Iran, verso Est, sino alla catena montagnosa dello Zagros, ad Ovest. La sua lunghezza, da Nord a Sud, era di quasi cinque gradi, ovvero di ca. 350 miglia e la sua larghezza, da Ovest ad Est di ca. 4 °, più o meno 240 miglia. L’intera area non deve aver avuto estensione maggiore di 800 miglia quadrate che è poco meno del Regno Unito più Germania ed Austria messe assieme. Il paese è a sua volta diviso in due parti: l’Occidentale e l’Orientale. La parte Ovest rappresenta poco più della metà del paese e si spinge sino ai limiti della vasta regione montagnosa dello Zagros; è un paese in cui valli e monti si alternano in successione con ampie pianure molto produttive e per la maggior parte pittoresche e di una bellezza incomparabile. La parte più elevata della zona montana è spoglia ed accidentata; ma solo nelle cime più elevate, mentre più in basso è densamente coperta da foreste e le valli sono interamente occupate da frutteti e giardini dove abbondano: Noci, platani, querce nane, salici e pioppi ed occasionalmente compaiono anche frassini e terebinti ( Pistacia –Terebintus). Le piante da frutto vedono, accanto alla vite, il gelso, il melo, il pero, le mele cotogne, le prugne, mandorli, noccioli, castagne, l’olivo, la pesca, la pesca noce e l’albicocco. Il territorio ad Est dello Zagros presenta un forte contrasto, rispetto alla regione posta ad occidente; qui le montagne si elevano quasi a picco sul piano e sfociano in un altopiano sabbioso e ghiaioso in cui spesso affiorano depositi di sale ed efflorescenze saline chiamate: “Kavir” L’altopiano, attraversato da creste rocciose prive di terreno coltivabile, non in grado di far vegetare neppure un cespuglio od un ciuffo d’erba, è solo scarsamente irrigato da corsi d’acqua e pozzi spesso con acque salmastre. Se si fa eccezione per i punti dove affiorano i depositi di sale e le inflorescenze saline, il pianoro può ancora offrire una buona produzione di grano, se solo sufficientemente irrigato, da qui la presenza di un sistema di irrigazione detto “Kanats” la cui origine si perde nella notte dei tempi. Ovunque i piccoli corsi d’acqua ed i ruscelli che scendono dalle montagne e che, se lasciati a sé stessi sarebbero quasi immediatamente assorbiti dalle sabbie del deserto, vengono invece convogliati in cunicoli sotterranei, a considerevole profondità dalla superficie e fatti scorrere per molte miglia nel piano. Ogni tanto una apertura consente all’acqua necessaria all’irrigazione, di sgorgare in superficie ed in questo modo gran parte della pianura è resa coltivabile. La conquista della Grande Media raddoppiò i domini della Partia e nel contempo accelerò il processo di acquisizione di ulteriori e più importanti conquiste. La parte occidentale della Grande Media apre al ricco e prezioso paese, originariamente noto come Elam ed oggi come Kissia o Susiana. E’ questa una striscia di terreno molto produttiva che si interpone tra la catena dello Zagros e la sponda del Tigri e che si allunga per circa cinque gradi, ovvero ca. 350 miglia da Nord-Ovest a Sud- Est con una larghezza media di 150 – 160 miglia. Come già abbiamo detto la Grande Media è costituita da due regioni tra loro contrastanti, la parte occidentale è formata da una striscia di pianura alluvionale fertile che si estende dal Tigri ed il piede delle montagne; bene irrigata da numerosi e copiosi corsi d’acqua quali : il Jerachi, il Karun, il Keykhah, il Diala ed altri che sono in grado di irrigare quasi per intero, la parte pianeggiante del paese. Oltre questa regione, verso Oriente si trova ancora una zona amena, per quanto costituita da montagne che si alternano a valli ed altopiani anch’essi ricchi di bellissime, piccole vallate, dove abbondano alberi e zampillanti ruscelli che confluiscono in fiumi d’acqua limpida e fresca…poi la maggior parte della regione diventa montagnosa ed incoltivabile. Si susseguono allineamenti di rocce nude ed a precipizio nei crepacci biancheggianti di neve sino all’estate, man mano che ci si sposta verso Nord – Est. Le pendici più in basso delle montagne sono ancora coltivabili e le valli brulicano di frutteti e piante che forniscono una eccellente pastura; questa regione somiglia molto alla parte Occidentale della Grande Media, di cui ne è la continuazione, tuttavia, man mano che si procede verso Sud Est, nel paese di Bakhiyar che si congiunge all’antica Persia, il carattere della regione si deteriora, le montagne diventano più spoglie, più aride e le valli più anguste e meno fertili. Il Fato decise che i paesi adiacenti di: Babilonia e Persia dovessero sottomettersi alla Partia, quasi senza colpo ferire. Babilonia si estende dal Golfo Persico, su entrambe le rive dell’Eufrate, dalla foce, all’estremo limite Nord della pianura alluvionale, sino in prossimità di Hit sull’Eufrate e di Samarah sul Tigri: una distanza di ca. 400 miglia per una larghezza di ca. 180 miglia; ma la media è stata stimata in non più di 60 – 70 miglia, ed una area che non eccede le 25.000 miglia quadrate. La qualità del suolo era tale da farla ritenere il più grande granaio del mondo. Secondo Erodoto. Frumento, orzo e miglio che costituivano le granaglie principali, davano rese di 200: 1che in un qualche caso potevano arrivare a 300: 1 Lungo il corso dei fiumi erano numerosi i palmeti che producevano datteri di ottima qualità e sotto il primo Re Achemenide, quando il cibo alla Corte era fornito da ciascuna delle province, di volta in volta, lungo il periodo dell’anno, Babilonia aveva il dovere di rifornire di derrate la Corte per ben quattro mesi tanto che, rispetto alle risorse dell’impero, si poteva dire che ne rappresentasse 1/3 L’irrigazione era tanto capillare che l’intero paese era coltivato e trasformato in un grande giardino. A Babilonia la Partia ereditò tutti i vantaggi dell’antica civilizzazione e dovette solo curarsi di mantenere in ordine i lavori che già erano stati eseguiti: canali, chiuse, dighe ed argini per derivare, da una sola provincia, tutto il fabbisogno di cibo della sua intera popolazione. La Persia si trova diametralmente opposta a Babilonia, verso Est e Sud – Est; si estende lungo la sponda Sud – Est del Golfo Persico, dai più intimi recessi del Golfo, vicino a Mashur, sino a Capo Jask, un piccolo insediamento sullo stretto di Ormuz a longitudine Est 57° e 40’. Dalla parte interna si allunga sino ai confini di Isfahan, verso Occidente e verso Oriente, ai deserti di Kerman e Yezd. La sua lunghezza si estende per ca. 8° di longitudine che rappresenta una distanza di 620 miglia mentre la larghezza è compresa in circa cinque gradi di latitudine, più o meno 350 miglia; l’intera area è valutabile in 150 – 200 miglia quadrate. La Persia, come ricchezza naturale era di poco inferiore a Babilonia od alla Susiana. Lungo le coste, nel “Ghermsir” o “Paese caldo” come di solito veniva chiamato, c’era una striscia di territorio sabbiosa, spesso impregnata di sale, che si estendeva all’intera lunghezza della provincia come continuazione della piatta regione della Susiana; ma priva, in quel breve tratto, di quelle qualità che fanno della Susiana una terra di valore. Il suolo è povero, costituito per lo più da sabbia ed argilla che si alternano tra loro ed è poco irrigato; l’intera regione è percorsa da un solo corso d’acqua, degno di essere chiamato fiume, oltre tutto la sua posizione, appena oltre il Tropico del Cancro, lo rende tra i paesi più caldi dell’Asia Occidentale. Fortunatamente non è molto esteso, raggiunge appena le 50 miglia, nel retroterra e non costituisce più di 1/8 dell’intero paese; degli altri 7/8 parte considerevole, più della metà, è costituita da sale e sabbia del deserto, soprattutto dei deserti di Kerman e di Yezd che sono pressochè improduttivi. Tra questi due aridi distretti tuttavia, la striscia di colline che li separa, è di migliore qualità essendo costituita da montagne, pianure e valli, curiosamente intervallate e per la maggior parte abbastanza fertili. Nelle pianure il territorio è ricco, pittoresco e romantico oltre ogni immaginazione, con piacevoli piccole valli piene di alberi, con montagnole dalle verdi scarpate e verdi pianure, adatte alla produzione di ogni tipo di granaglie, ma nel complesso questi lineamenti sono solo circoscritti a piccole zone ed in generale si respira un senso di sterilità e povertà. Quasi ovunque l’acqua è scarsa e raramente i fiumi riescono a guadagnare il mare; dopo breve percorso vengono assorbiti dalla sabbia o finiscono in piccole pozze salate dalle quali l’acqua evapora. La Persia Classica merita comunque la descrizione che di sé davano gli antichi abitanti del paese sin dal tempo di Ciro il Grande.” Un paese aspro ed accidentato dove la sussistenza è possibile solo con un lavoro strenuo e continuo e dove le vicissitudini del clima sono tali da fortificare ed indurire quelli che ci vivono” Altro paese, con ogni probabilità sottomesso dai Parti nello stesso periodo in cui furono conquistate: la grande Media, Susiana, Babilonia e la Persia Classica, fu l’Assiria che era stata per lungo tempo, in precedenza, contenuta nei suoi confini naturali interposti tra il monte Zagros ed il Tigri, confinanate ad Est con la Grande Media, a Nord con l’Armenia, ad Ovest con la Mesopotamia ed a Sud con la Susiana e l’Elymais. La sua massima lunghezza era di ca. 320 miglia, con una larghezza media di ca. un centinaio di miglia per una estensione areale di ca. 32.000 miglia quadrate, più o meno la dimensione dell’Irlanda; ma a tanto scarsa estensione fa riscontro una estesa fertilità del suolo. Il tratto tra le montagne dello Zagros ed il Tigri ha natura prevalentemente alluvionale caratterizzata dalle piene del fiume che con regolarità esonda dal suo letto e si espande su una vasta area del paese fertilizzandolo. Vi si producono eccellenti granaglie: orzo, frumento e miglio oltre al sesamo e vi cresce rigogliosa la palma, il noce, il platano, il sicomoro ed il pioppo. Le colline, più bassi avamposti dello Zagros, producono olive ed in condizioni favorevoli, sono coltivati su larga scala i limoni; comune è la vite, il fico, il gelso, il melograno ed altre piante da frutto. Relativamente ai minerali, in Assiria si estraeva: Ferro, Rame, Piombo, bitume, oli minerali, petrolio, Zolfo, allume e sale. L’impero dei Parti si era così esteso verso Ovest ed era fatale che a questo punto volgesse lo sguardo ad Est, verso la Bactria che già era entrata nell’ottica conquistatrice di questo popolo che, come già abbiamo visto, si era appropriato di due ancorchè piccoli distretti. Il regno della Bactria, a quel tempo, si estendeva tra il Tejand e l’Hydaspes; ma nello stesso periodo in cui la Partia si espandeva verso Occidente, la Bactria perdeva potere e questo fatto venne visto come un invito all’invasione; nel conflitto che seguì la Partia ebbe la meglio e non molti anni dopo i Parti occuparono anche la Margiana, l’Aria, la Sarangia o Drangiana, Sacastana, Aracosia, cui dobbiamo aggiungere Sagartia e Diorasmia; doveroso quindi un cenno su questi paesi. La Bactria classica, ovvero il nucleo da dove aveva avuto origine il regno Bactriano può essere considerato come la vallata superiore dell’Oxus, in altre parole, della valle ove il fiume si origina, con le sue sorgenti, verso Est sino all’ingresso nel grande deserto Chorasmiano a ca. 65° 30’ longitudine Ovest. La valle è chiusa a Nord dal Sultanato Hazaret e dalla montagna Hissar, mentre a Sud confina con il Paropasmisus o Kush Hindù; verso Est raggiunge l’altopiano del Pamir da cui hanno origine alcuni tra i più importanti fiumi che la irrigano. La distanza tra il Pamir ed il deserto è di ca. 160 miglia mentre la distanza tra le due catene montuose varia da 140 a 250 miglia. L’area è probabilmente tre volte più vasta di quella della Partia e può essere stimata in ca. 7.000 miglia quadrate. La maggior parte del paese si pone a quote elevate, sopra il livello del mare, ha clima freddo e terreno non fertile; ma la parte più bassa della valle, specialmente la zona vicina all’antica capitale:Bactra, oggi Balkh, è molto produttiva e la regione tra l’Oxus ed il Paropamisus, la metà Sud della provincia, è la parte più ricca dell’Affghanistan Margiana, ovvero il distretto sul fiume Margus (Marg-ab) si trova, verso Occidente, in continuità con la Bactria e sebbene geograficamente riconosciuta come distinta, inizialmente dovett’essere un tutt’uno con la Bactria. Si tratta di un angusto corridoio chiuso da un lato dal deserto e dall’altro dal fiume: Margus, per una distanza di circa 200 miglia che va poi ad aprirsi in una verde oasi di grande fertilità, nota in antico ed anch’oggi chiamata: Merv. Distretto di grande importanza, di recente annesso alla Russia e congiunta con Ashkabad e Bokhara attraverso una strada ferrata. Aria si estende sul corso del fiume Ario, oggi Heri – Rud, che costeggia il lato Sud del Paropamisus a long. Est 67° e gira verso Ovest, prima attraverso le montagne e quindi sul loro fianco Sud sino a 61° di longitudine Est dove fa un giro ampio verso Nord e forzandosi attraverso la catena unisce Tejend al Pul-khatun, più o meno a latitudine 36°. Il corso del fiume, sino alla sua grande svolta verso Nord, misura ca. 270 – 280 miglia il chè lo pone come misura della intera lunghezza dell’Aria: da Est ad Ovest. La sua larghezza, tra il Paropamisus ed il territorio noto come: Drangiana o Sarangia è difficile da determinare; ma non fu certamente grande, mediamente può essere stato di 50 miglia sì che l’intera area coperta dal paese dovett’essere di ca. 13.000 miglia quadrate. Il terreno, bene irrigato, si presentava sufficientemente fertile; ma era posto ad una altezza eccessiva per essere almeno moderatamente produttivo. La capitale Aria, od Herat si trova a più di 3.000 piedi sul livello del mare ed il resto del paese è a quote ancor più elevate. Drangiana o Sarangia: Si congiunge all’Aria, verso Sud ed assieme costituiscono una regione di grande estenzione; ma di scarsa fertilità. Il paese è irrigato da fiumi che confluiscono, da Nord - Est a Nord, nello Hamun o lago di Seistan; ad Ovest declina verso il grande deserto iraniano e ne prende il carattere; ad Est si estende sino alla sorgente del fiume Kash. Difficile è determinarne esattamente l’estensione, ma al massimo dev’essere stata doppia, rispetto all’Aria, comunque non molto al di sotto delle 30.000 miglia quadrate. Sacastana o Seistan: Anche questo paese fu probabilmente assorbito dalla Partia e si trovava immediatamente a Sud di Hamun o Gran Lago Salato, in cui si versa il fiume Helmend; ad eccezione dei vasti banchi dell’Helmend il territorio era praticamente improduttivo e non in grado di ospitare alcun tipo di popolazione nomade. Alcune zone del territorio erano soggette alle inondazioni dell’Helmend ed in quell’occasione si poteva assistere all’insorgere di vasti canneti tra le aride zone desertiche. Valutarne l’estensione è vago ed indefinibile giacchè non ci sono confini naturali segnati a meno che non si voglia riconoscere come tali l’Helmend e l’Hamun a Nord mentre a Sud il paese si fonde con la Gedrosia e ad Ovest con il deserto Kerman. Il dominio su Sacastana e Sarangia porta quasi necessariamente alla sovranità sull’Arachosia. Arachosia: Prende nome dl fiume Arachotus (Argand-ab) un affluente dell’Helmend e costituisce il territorio montano attorno a Candahar oltre ad una parte del deserto adiacente oggi noto come Registan. Il paese è vasto; ma di non grande valore e si colloca sulla frontiera dell’impero dei Parti, verso Sud Est; chi detiene il potere su Hicarnia, Partia, Aria, e Sarangia lo ha di fatto anche sulla Sagartia che coincide con la parte Est e Nord – Est del Deserto Iraniano. I Sagartiani vagano liberi sulla maggior parte della regione centrale alla ricerca di una inadeguata sussistenza; il loro territorio era, a dispetto, molto esteso, ancorchè di scarso valore, essendo inadatto a qualsiasi tipo di coltivazione e privo di qualsiasi minerale che non fosse il sale. Corasmia: Un territorio similmente improduttivo ed invivibile, dalla parte opposta della catena di montagne della Partia e dell’Aria, viene comunemente considerato formare con la Bactria il limite del dominio dei Parti verso Nord, ad Est del Caspio; è questo il territorio della Corasmia, ovvero il paese dei Corasmiani, oggi noto come Deserto del Khorasan, che si estende dal fondo collinare della Bactria, Partria ed Hicarnia sino al vecchio corso dell’Oxus, dal suo ingresso nel deserto sino alla sua foce. Il territorio è vasto, non meno di 600 miglia in lunghezza e largo 300 miglia; ma il suo valore è eccezionalmente scarso giacchè, eccetto lungo il corso del fiume Oxus o moderno Amu Daria, non consente coltivazione alcuna. Grazie all’acquisizione di questi paesi e regioni la Partia raggiunse la sua più vasta estensione territoriale verso Est e Nord Est anche se era ancora in grado di fare ulteriori aggiunte ai suoi domini dalla parte opposta dell’impero, in particolare verso Nord Ovest. Mesopotamia: Nel periodo precedente il conflitto che la vide opposta all’Impero Romano, la Partia era diventata la prima potenza della grande e ricca regione della Mesopotamia che è il tratto compreso tra il Tigri e l’Eufrate che confina a Nord con l’Armenia ed a Sud con la pianura alluvionale di Babilonia. La lunghezza di questa regione, da Nord Ovest a Sud Est era di circa 350 miglia, mentre la larghezza, nel punto più largo era stimabile a non meno di 260 miglia tuttavia in qualche punto non si raggiungono le 50 miglia pertanto è probabile che l’intera area potesse essere valutata in 50.000 miglia quadrate. La maggior parte era improduttiva essendo costituita da una pianura priva di alberi, dimora degli asini selvatici, degli ottarda e delle gazzelle; ma verso Nord era più fertile ed il monte Masio, assieme al lembo Sud ed alla valle del Tigri a Nord era un territorio di una qualche considerevole ricchezza. Il Mansio produce abbondante legname assieme a manna (frassino) e nocciole ( cecidio); il pistacchio cresce incolto nel distretto tra Orfah e Diabekr; il tratto Sinjar delle colline è noto per la coltivazione dei fichi e l’intera regione a Nord è favorevole alla crescita degli alberi da frutto e produce: arance, noci, limoni, melograni, albicocche e gelsi. Durante il periodo di belligeranza con Roma i confini della Partia divennero estremamente fluttuanti, intere province vennero conquistate, perdute e riconquistate, larghe fette di territorio annesse e successivamente nuovamente perdute, interi paesi ceduti e dopo un po’ riconquistati; ma non è qui che possiamo parlare di tutte queste variazioni territoriali, limitiamoci solo all’estensione del territorio della Partia nel momento del suo più fulgido periodo, tuttavia è necessario completare il quadro con altri due distretti: la Media Atropatene e l’Armenia. Media Atropattene: Fu l’ultima ad essere acquisista dalla Partia e costituiva il territorio ad Ovest della parte bassa del Mar Caspio che si estendeva dall’Araxes (Aras) verso Nord, sino ai confini della Grande Media e della Media Rhegiana verso Sud; ad Est confina con l’Armenia con la quale fu talvolta politicamente connessa. Il confine Sud segue quasi pedissequamente la linea del 36° parallelo tanto che il territorio è molto simile ad un quadrato che si estende da Est ad Ovest per lo spazio di 240 miglia e da Nord a Sud per ca. 230 miglia. L’intera area non è meno di 50.000 miglia quadrate; i suoi fiumi principali sono: l’Aras ed il Sefid – Rud mentre sul suo territorio si pone il grande lago Urumiyeh. Il territorio è montagnoso; ma abbastanza fertile, con clima freddo nell’inverno; ma delizioso durante i mesi estivi; la regione è ricca e fu molto valorizzata dai suoi primi possessori: i Persiani. L’Armenia, ad Ovest del Caspio, confinava verso Nord con la Partia, quando l’impero ebbe raggiunto la sua massima estensione e si poneva a Nord Ovest e parzialmente a Nord dell’Atropathene, la sua estensione va dal Caspio alla foce dell’Aras, alla curva che fa l’Eufrate a 38° e 30’ di latitudine e 38° e 25’ di longitudine, una distanza di quasi 600 miglia e si estende dall’Iberia, a Nord sino al MonteNiphates a Sud; una distanza di ca 200 miglia. L’Armenia ha forma di losanga restringendosi gradatamente ad entrambe le estremità, per questo la sua superficie non eccede le 60.000 miglia quadrate. Il carattere della regione somiglia a quello dell’Atropatene anche se nel complesso gli è superiore essendo un territorio produttivo che esportava vino a Babilonia e commercializzava sui mercati della Fenicia con muli e cavalli. Nel momento della sua massima prosperità l’impero dei Parti dovette estendersi per 2.000 miglia da Est ad Ovest, tra il Pamir e l’Eufrate mentre la sua larghezza media era compresa tra 500 e 600 miglia, tra la frontiera Nord e quella Sud. La maggior parte del territorio Afgano, la Persia per intero e parte della Turchia, oltre a vaste regioni adesso in possesso della Russia, erano parte integrante della Partia e giacchè la Persia si estende per 500.000 miglia quadrate e l’Afganistan per 200.000 miglia quadrate, mentre le province in mano alla Russia e quelle Turche in possesso della Partia, erano stimate non meno di 100.000 miglia quadrate, l’intero territorio, in cluso l’impero dei Parti, alla sua massima espansione dovett’essere non meno di 800.000 miglia quadrate, l’equivalente cioè di: Francia, Germania, Austria e Turchia Europea messe assieme. I confini dell’impero erano a Nord: l’Iberia, il fiume Kus o Cyrus, Il Mar Caspio, l’Oxus, il sultanato Hazaret ed il territorio Hissar; all’Est: il Pamir, la catena Balor e la valle dell’Indo; al Sud: il Beludristan ed il Golfo Persico; ad Ovest: la Cappadocia e l’Eufrate. Ad Ovest dell’Eufrate si trovava il territorio in mano Romana, verso il Nord dell’Oxus c’erano le tribù degli: Scizi, Alani, Messageti, Yue-chi ed altri, sulla frontiera dell’Est c’erano gli Indo-Sciti: un popolo debole e diviso. Solamente due sembravano essere i popoli di maggior rilievo a da temere: Roma ad Occidente e le tribù Scizie al Nord ed a Nord – Est; con entrambe queste due popolazioni la Partia ebbe a scontrarsi in lunghe, devastanti e sanguinose guerre; la sua fine tuttavia non fu causata da nessuno dei due nemici; ma solo le rivolte interne al paese portarono alla distruzione della Partia il cui dominio venne alla fine sostituito dal secondo Impero Persiano: quello della Monarchia Sassanide.1 punto
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Vi presento la mia ultima moneta Soldo per Armata e Morea, Cu 2,87 g 22,5 mm R2 D/*S•MARC•VEN*, leone in soldo, in esergo *I* R/*ARMATA E•T MOREA* in cinque linee1 punto
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Dopo anni che la rincorrevo, e qualche mese dall'acquisto, finalmente sono riuscito a fotografarla! La patina la trovo deliziosa, ed il connubio con l'alta conservazione la rende un piccolo gioiellino! Era in asta alla passata Nomisma 49 ad un prezzo davvero sostenuto (e pensare che quando passò alla Nomisma 44 la snobbai... aaargh!!), e quando m'è ripassata sotto gli occhi ad un prezzo inferiore, non c'ho pensato due volte. Visto lo spettacolo fantasmagorico offerto dal gioco di colori (per la patina) e di luci (per la freschezza del metallo), tutto sommato il prezzo della Nomisma 49 [forse] ci poteva anche stare. In ogni caso è un gran bel vedere, e con una buona foto ancora di più ;P1 punto
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Sera a tutti, secondo voi che monete sono? Sulla prima ho dubbi di autenticità, pesa all'incirca 20 grammi Sulla seconda, buoi pesto... Grazie a tutti1 punto
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Buona serata Difficile scostarsi dalla storiografia più recente (in rete ce n'è da fare indigestione); quindi posso scrivere per quello che, ritengo, sia il motivo reale del tentato "golpe" nella Venezia del 1355. Non già il "colpo di testa" di un vecchio arteriosclerotico, che voleva rovesciare il governo della Repubblica per fargliela pagare a quei giudici nobili, ma imbelli, rei di non aver adeguatamente punito le offese rivolte a sua moglie da quattro giovinastri, nobili anch'essi. Il Falier era una delle menti più lucide del suo tempo; politico di razza, aveva accumulato esperienze di comandante e ambasciatore; insomma era un personaggio colto e raffinato. Risibile la scusa di cui sopra; molto più probabile che volesse farsi signore di Venezia, proprio come stava avvenendo in altre realtà, dove i vecchi comuni si stavano trasformando in signorie e questo poteva farlo solo con l'appoggio dei cittadini, con l'avvertenza che questi ultimi non erano il popolo, ma erano coloro che, pur non nobili, avevano in mano l'economia (o buona parte) dello stato. Quindi commercianti, artigiani, imprenditori navali, cambiavalute ... tutte persone che avevano da dolersi dei soldi persi e che lo stato aveva "dragato" per sostenere la guerra contro Genova. Circa le monete, è chiaro, sono rarissime; considerato che regnò circa un anno. Non escludo nemmeno che buona parte di quelle in circolazione finirono nel crogiuolo; una sorta di damnatio memoriae effettuata sulle monete come è stato fatto con le immagini che lo rappresentavano. saluti luciano1 punto
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La seconda potrebbe essere un 3 copechi della Moldavia e Vallacchia del 1773, non ne sono sicura al 100% ma gli somiglia molto. Ciao1 punto
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LE MONETE DI ROMA: AUGUSTO, IL TRIUMVIRATO (Vol 1 di 2) PERCORSO STORICO-CULTURALE SVOLTO TRA LE IMMAGINI PIU' SIGNIFICATIVE DELLE MONETE BATTUTE DURANTE IL REGNO DEI PIU' IMPORTANTI IMPERATORI ROMANI. Vi segnalo l'atteso 5° volume della serie "Le Monete di Roma" di Daniele Leoni. Come già i volumi precedenti, anche questo si preannuncia un buon successo; sempre più curato nella grafica e nell'esecuzione, il nuovo volume (cui seguirà un secondo nei prossimi mesi), è costituito da ben 176 pagine interamente a colori, arricchite da oltre 200 immagini di ottima qualità. Vi allego il pdf con i dettagli dell'opera e i riferimenti per ordinarlo. Prezzo di copertina 30€ Autore: Daniele Leoni Editore: DIELLE EDITORE Formato: 21 x 29,7 cm - brossura cucita a filo, composta da copertina plastificata opaca e pagine di carta patinata opaca da 150 gr. con vernice protettiva ISBN: 978-88-905934-9-9 Tiratura: 1000 copie numerate Pagine: 176 Prezzo: 30€ Contatti: il volume può essere ordinato direttamente all'Autore (vedi riferimenti su pdf) AUGUSTO.pdf1 punto
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Visto che merita l'ho messa in copertina sul catalogo.... ;)1 punto
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Mi fa piacere che questa discussione, in verità ce ne sarebbero altre che avrebbero meritato ben altra partecipazione di quella che hanno avuto, sia ripresa, ai tempi feci di tutto per evidenziarla, ma evidentemente la frammentazione o la poco visibilità non aiutò, sono quelle discussioni che dovrebbero unire tutti.....invece....invece poi parliamo anche dei Savoia, del Papato....capita anche con altre, date un occhio sotto con l'iconografia, altro esempio, tutti in teoria sarebbero interessati o anche, anche se i curatori sanno tutto :blum:, quella nella sezione Araldica sul Toson d'Oro, e qui quanti potrebbero intervenire, con una moneta, una descrizione, ma oggi è così, ognuno nel suo bunker e via.....viva le discussioni generaliste che uniscono gli utenti e li fanno condividere rendendo il forum più partecipe !1 punto
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Ciao. Ho contattato un membro dell'Organizzazione che mi ha confermato che gli atti del Convegno saranno pubblicati. Dovrebbe Lui stesso intervenire più tardi in questa discussione per fornire al Forum maggiori informazioni sull'evento. Saluti. Michele1 punto
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Ciao, per la figura B in effetti avevo pensato alla patera ma l'avevo esclusa perchè presente nel panorama monetale classico ma non in quello tardo. Certo considerando che Bonifacio non era cristiano (vedi post precedenti) potrebbe starci il recupero di un simbolo classico e quindi "pagano" e con questo un richiamo al periodo classico. ;) Oltre al discorso "scudo o che" mi pare di notare ancora un dettaglio forse trascurato: sotto i piedi sembra (?) vi sia un globo/sfera e difatti l'appoggio non è orizzontale. È un mio miraggio o lo vedete anche voi? Resta comunque una... figura mooolto enigmatica. Ciao Illyricum :)1 punto
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La banconota serie sostitutiva W205 è stata stampata presso l'Istituto Geografico De Agostini per conto dell'I.P.S. e la numerazione va da W201 a W316. Di questa banconota esistono 3 tipologie, nel senso che sono state stampate in 3 luoghi diversi: Officine dell'Istituto Poligrafico dello Stato di Roma da A1 a Z125 ; Istituto Geografico De Agostini per conto dell'I.P.S. da A126 a Z250 ; Officina Staderini di Roma per conto dell'I.P.S. da I209 a Z249. le firme sono del commissario Introna e del cassiere Urbini.1 punto
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@@Monetaio e Il*Numismatico io non credo che ci siano "troppi segni e troppo vistosi". Sono sempre stato convinto che il grado di conservazione è personale poiché non c'è nessuna grandezza fisica precisa da misurare, un peso, una dimensione, un tempo, ecc... A me piace molto questa mia moneta. Vince1 punto
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Bella discussione, mi era sfuggita. Una tardiva testimonianza transalpina, da Notre Dame de Paris, di Victor Hugo (1831). Pare che nella Ville Lumiére nel XV sec. i falsari venissero bolliti vivi... "Enfin, au delà du Louvre on voyait s'allonger dans les prés le faubourg Saint-Honoré, déjà fort considérable alors, et verdoyer la Petite-Bretagne, et se dérouler le Marché-aux-Pourceaux, au centre duquel s'arrondissait l'horrible fourneau à bouillir les faux-monnayeurs". ...tanto che l'autore, in un altro passo della stessa opera, utilizza come termine di paragone per descrivere un "gesto atletico" disperato di Gringoire quello di un ipotetico falsario che cerca di sfuggire disperatamente al proprio supplizio: "Et voilà qu'ils jetèrent la paillasse précisément sur Gringoire, près duquel ils étaient arrivés sans le voir. En même temps, un d'eux prit une poignée de paille qu'il alla allumer à la mèche de la bonne Vierge. -- Mort-Christ ! grommela Gringoire, est-ce que je vais avoir trop chaud maintenant ? Le moment était critique. Il allait être pris entre le feu et l'eau ; il fit un effort surnaturel, un effort de faux monnayeur qu'on va bouillir et qui tâche de s'échapper. Il se leva debout, rejeta la paillasse sur les gamins, et s'enfuit." Ci andavano decisamente con la mano pesante.1 punto
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Io non sarei così drastico...il libro di Giovanni (Attardi), ma soprattutto il lavoro meticoloso che c'è dietro merita il prezzo di 35 euro....Giorni fa ho pagato 49 euro un gioco per la Nintendo per mio figlio...non so se mi spiego....libri...cibo per la mente....1 punto
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No, ma con la tua geniale pensata ci ritroveremmo in quella condizione anche solo con i soldi per fare la spesa (adesso si è colta l'ironia?) E io NON ho scritto che tu hai proposto una cosa simile, ma che visto lo zelo di certi nel voler trasformare la realtà in barzelletta temo che magari in futuro qualche insoddisfatto per la grafica delle banconote (la sostanza evidentemente è una questione secondaria) potrebbe arrivare a proporre seriamente anche quello. Perchè tutto il resto invece ce l'ha un senso... quello del grottesco. Tu non avresti problemi invece la maggioranza schiacciante della popolazione li avrebbe, quindi pensiamoci bene prima di partorire uscite come queste... ma soprattutto prima di mettersi a descrivere riforme monetarie prendiamoci almeno il disturbo di CAPIRE come funziona l'unione monetaria, cosa si può e non si può fare legalmente.1 punto
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Per questo evito sempre di rispondere,ormai valgano solo..... è stupenda,bravo,bellissima è Proof ...... forse volevi una risposta cosi,se è cosi va bene. Sicuramente io non ne capisco nulla e di monete ne ho viste pochissime e sicuramente altri ti daranno risposte più soddisfacenti! :hi:1 punto
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Grazie @@Matteo91 per la coraggiosa ed impegnativa ricerca :) la monetazione cinese è un argomento semisconosciuto, ma non per questo privo di fascino. Personalmente sono molto attratto da queste monete, purtroppo la mia conoscenza rasenta l'analfabetismo, e comunque limitata alla dinastia Ching, quindi roba recente. Il difficile è trovare testi in italiano, l'unico che ho è "L'impero Cinese e le sue monete" di Cesare Silvatici, il nostro @@Cesare Augusto, che tratta dalle conchiglie, passando attraverso le monete a forma di "testa di fantasma", di pesce, di cicala, a perle, a campana, a vanga ed a coltello fino ad arrivare alle più classiche monete rotonde con foro quadrato usate fino a tempi recenti, il tutto corredato di splendide immagini ed un ampio excursus storico. Aggiungo le immagini di qualche moneta dalle forme particolari: A pesce A cicala A campana E questo curioso "ibrido" tra un coltello e una moneta dalla forma consueta Aggiungo anche un paio di link sulla monetazione cinese antica, se può interessare... http://tjbuggey.ancients.info/Chinese.html http://primaltrek.com/chinesecoins.html E giusto per curiosità: The world first paper money (part 1) The world first paper money (part 2)1 punto
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Monete a forma di vanga (Spade coins) Le vanghe vere e proprie furono utilizzate fin dai tempi antichi come mezzo di scambio e di riserva di valore. Le monete in bronzo a forma di vanga, dunque, sono imitazioni di questi utensili che erano ovviamente più semplici da utilizzare e trasportare poiché di dimensioni ridotte. Cominciarono ad essere utilizzate già agli inizi del regno della Dinastia Zhou e costituirono il primo sistema monetario cinese, come ipotizzato dallo studioso Wang. Secondo la sua complessa teoria, esistevano due nomi per indicare le monete a forma di vanga: Bu e Qian. Il termine Bu non è mai stato associato in antichità alla vanga, ma Wang ritiene che in periodi successivi i termini Bu e Bo fossero utilizzati indistintamente per indicare sia la vanga che la moneta a forma di vanga. Il termine Qian invece è noto essere stato utilizzato nella letteratura antica per indicare le monete a forma di vanga, ma, secondo Wang, si farebbe riferimento a un altro tipo di vanga imitata dalle monete. Con l’evolversi della forma delle monete, che si allontanava progressivamente dalla forma di vanga, divenne necessario adottare termini differenti per indicare la vanga vera e propria e la moneta a forma di vanga. Così la vanga fu associata ai termini Bo e Tao, mentre la moneta a forma di vanga fu denominata Bu e Qian. Successivamente le “spade coins” furono associate solamente al termine Bu. Quando cominciarono a circolare le monete circolari (monete vere e proprie) il termine Qian venne utilizzato per indicare la moneta in generale, come avviene tutt’ora. Questo ha permesso a Wang di concludere che le monete a forma di vanga facessero parte di un sistema monetario in quanto associate per un certo periodo al termine Qian, utilizzato per indicare strettamente la moneta. Unità monetarie per le monete a forma di vanga erano il Liang e il Jin, che significa ascia; un oggetto che fu utilizzato in antichità, insieme a vanghe e pugnali, per la regolazione degli scambi. Secondo Wang una prova dell’esistenza di questo antico sistema monetario è riscontrabile in un’ode del periodo Western Zhou, scritto dunque non oltre il VII secolo a.C., data alla quale le monete a forma di vanga dovevano quindi già circolare. Per una datazione più accurata del sistema monetario, Wang esaminò dei reperti in bronzo con incisi il termine Bu (ad indicare le monete a forma di vanga), l’anno di regno e il nome di una regina della dinastia Zhou. Nel 1945, quando Wang formulò la sua teoria, si riteneva che il primo anno di regno della dinastia Zhou fosse il 1122 a.C. e quindi l’incisione studiata fu datata intorno al 1110 a.C. Oggi si ritiene che la dinastia Zhou regnò a partire dal 1045 a.C. e quindi il reperto studiato da Wang andrebbe datato intorno al 1033 a.C.: dunque, già nel 1033 a.C. circolavano in Cina queste monete. Tuttavia lo stesso Wang volle porre l’attenzione sulla pericolosità di basare una teoria così importante su un’unica fonte. Sinteticamente, è possibile raggruppare le “spade coins” in 4 categorie: 1. Prototipo di moneta a forma di vanga: diffuse tra XII e XI secolo a.C., con una forma molto simile alla vanga, ma più piccola. Gli esemplari più antichi non presentano alcuna iscrizione, che comparvero soltanto a partire dal 700 a.C. 2. Hollow handle spade (a manico cavo): diffuse intorno al 400 a.C., ne esistono di due tipi; con le “spalle” e i “piedi” a punta o con “spalle” piatte e “piedi” leggermente curvi. Presentano delle legende che possono indicare numeri, nomi di luoghi o zecca di produzione. Vanga del tipo "spalle piatte" con manico cavo 3. The old spade (vecchia vanga): tra il 400 e il 340 a.C. Questo tipo evolve dalla vanga a manico cavo con spalle piatte. Non mantiene il manico cavo e la “lama” della vanga è divisa in due “piedi” quadrati separati. Esistono tre nominali di questa tipologia: 2 jin, 1 jin e ½ jin. 4. Late spade: si tratta degli esemplari più tardi, diffusi tra il 340 e il 250 a.C. Ne esistono 4 tipologie differenti e due nominali con diverse dimensioni: il più grande dal valore di 1 liang e il piccolo dal valore di 12 Zhu o ½ liang. Periodo Warring States Tra il 476 e il 221 a.C.1 punto
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