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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/15/15 in Risposte

  1. E' un bello spunto non c'è che dire....io penso che siano necessarie entrambe, le grandi opere e gli articoli, gli spunti riflessivi....spesso è vero che le grandi opere dopo poco vengono superate da altre ipotesi, a volte addirittura visti i tempi anche prima che escano, ma è insito nella velocità dei nostri tempi, della tecnologia, del sapere e delle conoscenze per fortuna a portata di molti.... Però è anche vero che non è detto che l'ultimo sia più giusto o meglio di quello precedente, su questo bisogna stare attenti....giusto ricostruire a ritroso la filiera, ma poi ognuno deve tirare le sue conclusioni e non è detto che siano giuste le ultime.... Una riflessione finale, è giusto che ci siano anche pubblicazioni altamente scientifiche, ma è altrettanto giusto che ci siano pubblicazioni più divulgative o con degli spunti facili e comprensibili per tutti, la numismatica deve essere poi capita dalla maggior parte possibile di persone e chi riesce in questo sarà stato doppiamente bravo pur nella scientificità delle proprie idee. E quindi secondo me, se avete idee, riflessioni,spunti, metteteli sempre nero su bianco, su un forum, su un articolo, su un quaderno....non perdeteli, saranno gli altri poi a valutare, ma non perdete e sarebbe un peccato, se sentite l'esigenza, di esprimere le vostre conclusioni, ipotesi, idee, la numismatica ha bisogno di tutti, di tutti quelli che sentono di dover dire qualcosa agli altri.....e anche loro contribuiranno alla conoscenza e comprensione.....
    5 punti
  2. @@Giorgio Gualdi Torino, ci risulta che questa moneta sia già in Suo possesso, mentre nell'aprire la discussione, appena ieri sera, Lei aveva affermato: Lo trovo un comportamento poco corretto (che male c'è a dire che la moneta è Sua e chiedere un parere su prezzo e conservazione?), cui si aggiunge il fatto, segnalato da più di una persona, che Lei ha inviato MP ad alcuni utenti del forum offrendo in vendita la moneta suddetta, in palese violazione dell'art. 6.1 del Regolamento: "6.1 E' sempre vietato l'invio di messaggi privati promozionali; quando segnalati possono portare all'allontanamento dell'utente." Per tutto quanto sopra, chiudo la discussione, riservandomi di valutare la Sua posizione con i colleghi dello Staff. petronius
    5 punti
  3. La conoscenza della numismatica sta attraversando un momento di grande e veloce sviluppo. Un artefice fondamentale di tale evoluzione della conoscenza è dato da internet. Esso mette a disposizione degli studiosi una quantità di informazioni che sino a vent'anni fa era inimmaginabile, a tal punto che mentre allora la difficoltà per lo studioso stava nel reperire l'informazione, ora sta nel filtrare una messe eccessiva. La costruzione di queste grandi opere citate nel titolo richiede tempi molto lunghi, dell'ordine di decenni. Ma anche osservando ogni singolo tomo che le compongono, corrispondente a un arco limitato di tempo, la sua realizzazione richiede tempi ugualmente molto lunghi. E' così che quando finalmente i'ennesimo tomo della Grande Opera vede la luce, di fatto è già superato dalle conoscenze che si sono accumulate durante la fase editoriale. Questo non succede, invece, con gli articoli, che restano lo strumento sul quale cercare e trovare argomenti e dati quanto più aggiornati possibile su un topico: aggiornati, ovviamente, in rapporto alla data di pubblicazione degli stessi. Questo non significa che le Grandi Opere abbiano perso parte del loro valore: esse sono e restano assolutamente indispensabili quale punto di inizio per impostare ogni serio studio numismatico e quale strumento comune e condiviso di riferimento dei dati. Quando scrivo RIC X,438 per qualunque numismatico, tanto in Cina come in Russia o negli Stati Uniti (e persino nell'arcipelago patagonico dove vivo!), è perfettamente e inequivocabilmente chiaro di cosa sto parlando. Ciò è una pietra miliare. Ma non va tralasciato il fatto che ogni Grande Opera, proprio per il fatto di essere una Grande Opera, è già più o meno obsoleta nel momento stesso in cui viene pubblicata. Se i suoi Autori volessero impedire tale prematura obsolescenza, sarebbero impegnati costantemente nell'aggiornamento della bozza editoriale e l'opera, o il suo ennesimo tomo, non vedrebbe mai la luce. Invece giunge il momento inevitabile in cui si dice "ora basta!, qui ci fermiamo e pubblichiamo il tutto allo stato dell'arte in cui ci troviamo" e cessa l'opera di aggiornamento del testo. Ma trattandosi dell'ennesimo tomo della Grande Opera, anche i tempi di pubblicazione sono lenti e quindi nel momento in cui il volume giunge intonso nelle mani del lettore esso non rappresenta già più l'aggiornamento atteso sull'argomento. Spesso leggo che si stà aspettando l'ennesimo tomo del MEC, oppure che si metta mano all'aggiornamento del RIC. Auspico entrambe le cose, ma solamente perché vuol dire aggiornare tutto l'insieme dei riferimenti disponibili, arricchendone enormemente la base di dati. Ma non mi aspetto di trovare risposte significative ai tanti dubbi numismatici che ho da tale nuovo tomo o aggiornamento: le risposte le cerco negli articoli che via via si pubblicano nelel migliori riviste, e talvolta anche nelle discussioni che avvengono nei forum numismatici.
    3 punti
  4. personalmente credo che per concepire Grandi Opere occorrano Grandi Pensieri e Grandi Intelletti. tutto ciò oggi spesso manca e si preferisce la via dell'articolo non definitivo. in cui è più facile districarsi in poche pagine, non correndo il rischio di contraddirsi. si citano aspetti particolaristici e si perde la visione di insieme. in alcuni momenti, però, è necessario che qualcuno prenda in mano un argomento e lo conduca dall'inizio alla fine. questo non significa che gli articoli non servano, ma che il modo di vedere enciclopedico è tutt'altro che scomparso e tutt'altro che inutile. un professore diceva: sono meno insidiosi da scrivere 20 articoli di 10 pagine che un volume da 200 pagine. il numero di pagine è lo stesso, ma occorre una preparazione diversa e più sostanziale per avere sotto controllo un solo argomento per uno scrivere così prolungato. aggiungo che ogni Grande Opera deve tenere conto della bibliografia precedente. possibilmente completa, in maniera tale da costituire un punto fermo. da cui ripartire. mai fermarsi nella ricerca. mi capita spessissimo di leggere articoli in cui l'autore afferma di produrre nuovi elementi a una teoria che in realtà era stata sollevata già 100 anni prima. questo perchè per scrivere delle poche pagine dell'articolo non ha ritenuto imprescindibile documentarsi su tutto il pregresso, ma si è rifatto magari solo all'articolo precedente o di qualche anno addietro.
    3 punti
  5. ______________ 1891 La prima moneta in assoluto in argento della mia collezione :) Avrei potuto migliorarla innumerevoli volte, ma una moneta che suscita un'emozione per quello che è e rappresenta... non si cambia. http://www.lamoneta.it/topic/132792-la-moneta-in-collezione-da-più-tempo/#entry1513187 Spagna Maria Cristina d'Asburgo (1858-1929) - Reggenza dal 1885 al 1902 Alfonso XIII° (1886-1941) 2 Pesetas - Argento .835
    3 punti
  6. Certo, le "celtiche" sono considerate, quanto meno in Italia, monete "poco conosciute". Può darsi che sia così. Ma può darsi anche che non lo sia. Certo é che se alcune serie preromane europee non sono ben conosciute a livello collezionistico nel Belpaese (ed in questo non c'é nulla di strano, visto che si tratta per lo più di specie "esotiche", esteticamente poco appetibili, mentre il panorama italico é già di per sé enormemente ampio e ricco) ciò non vuol dire che non lo siano in assoluto. Ma soprattutto ciò non legittima gli operatori commerciali nel settore nel proporre le poche monete usualmente a catalogo sotto descrizioni folkloristiche, se va bene, se non decisamente tendenziose. Da un operatore commerciale ci si attenderebbe un approccio professionale. Purtroppo, quando si tratta di "celtiche" non é sempre il caso. Anche, in Italia, lo é raramente. Un esempio, non esaustivo, sia ben chiaro, ma ben rappresentativo, tratto dalla recente E-Auction di Art Coins Roma numero 23. Sia detto per inciso che, se non ricordo male, Art Coins Roma si era distinta, qualche tempo fa, per la proposizione di alcuni falsoni padani decisamente pittoreschi. Questa volta (quanto meno per la maggior parte della monete proposte, fortunatamente) non si tratta di falsi. Non so se colui che cura oggi queste monetazioni per ACR sia la stessa persona, ma il livello di approssimazione e dilettantismo (a voler esser buoni) é lo stesso. Ma veniamo ai pezzi, e, soprattutto, a come vengono proposti. Certo, una moneta definita "molto rara", venduta a 29 Euro... Il problema é che l'unica cosa più o meno "corretta" é il prezzo di acquisto. Per il resto la descrizione é solo un'accozzaglia di fesserie: la moneta non é altro che un comunissimo potin dei Senoni, probabilmente uno dei più comuni potin gallici. Il "leone" al rovescio poi... chissà dove l'hanno letto. Ah già, sul "Van Ardsel" (SIC), n.154.9. Certo che bisogna essere particolarmente dotati per classificarla in questo modo, visto che il Van Ardsell non propone alcuna immagine di questa moneta, non fa cenno al leone e si limita a dare questa descrizione: 154 - 09 Kentish Uncertain ca. 30 50 B.C. ER Bronze Unit 11 mm Earliest Record: Allen, 1960 OBV: Head right Identifying points: 1) too poorly preserved to identify REV: Uncertain animal left Identifying points: 1) pellets in field around animal CLASSIFICATION: None NOTES: Possibly an earlier import from Gaul. Not illustrated. Bah... Una "unità" (?) dei Cantiaci? "Molto rara"? :D Per favore, se non siamo avvezzi ai potin cerchiamo almeno di dedicare un po' più di tempo alla bibliografia. Ma in effetti sembrerebbe che presso ACR la bibliografia per le celtiche sia estremamente limitata. Al di là di qualche rara incursione presso altri testi pare che la bibbia dell'anonimo classificatore di celtiche di ACR sia una sola: il primo volume del catalogo delle collezioni del Kunsthistorischen Museum di Vienna curato dal Dembski. Ed in effetti é il Dembski (abbreviato in KMW) che viene di norma invocato. Sia ben chiaro, la collezione di Vienna é estremamente ricca, ed il catalogo del Dembski é importante, soprattutto per le celtiche centroeuropee e danubiane. Ma classificare delle celtiche di Gallia (che nelle collezioni viennesi sono marginalmente rappresentate) utilizzando il Dembski... Bah... Se non si ha voglia di studiare, e ci si vuole limitare ai cataloghi di collezioni, le alternative più appropriate non mancano di sicuro. Eppure ACR come riferimenti per queste tre monete della Gallia propone il Dembski... Tutte e tre vengono attribuite ad Edui o Lingoni, e classificate nello stesso modo, con gli stessi riferimenti, o quasi. Anzi le monete di cui ai lotti 2 e 3, diversamente dal 4, sono dichiarate "rare" (perché? lo dice il Dembski? Non mi pare proprio). Se il potin dei Senoni (lotto 1) visto prima é uno dei potins più comuni, i quinari Kaletedou (quali il n.2 ed il n.3) sono senz'altro in assoluto le monete d'argento più comuni nell'ambito delle emissioni della Gallia Comata. Sono talmente tante, e tanto diffuse, che si ipotizza che siano esistiti una pluralità di centri d'emissione. Il lotto 4 viene classificato come il 2 ed il 3, solo viene esteso il range dei riferimenti a tutti i Kaletedou presenti nelle collezioni viennesi (per la verità anche oltre: il 427 é un Buschelquinare che non ha nulla a che vedere), e ci viene risparmiato l'epiteto di "raro". In effetti si tratta al contrario di una moneta decisamante meno comune dei quinari Kaletedou, e che con questi ultimi ha ben poco a che spartire: é un cosiddetto "denier au chevalier" della Valle del Rodano, attribuito agli Allobrogi. Ma sul Dembski non c'é... Peccato. Il potin dei Remi (lotto 5) viene classificato anche lui sulla base delle collezioni viennesi, peccato, ma, in generale, non c'é molto da dire. Tranne che... il dritto viene descritto come "figura che corre verso d., tiene torcia e lancia". Torcia??? Quale torcia? Evidentemente chi ha compilato la scheda, oltre che tradurre approssimativamente, ignora la differenza tra un torques ed una torcia... Eppure sono oggetti abbastanza diversi. Mah...
    2 punti
  7. ______________ 1891 Regno Unito Vittoria (1819-1901) 1 Shilling - Argento .925
    2 punti
  8. Buonasera , sig. Dabbene sicuramente nel primo pomeriggio saremo lì io è il mio amico (ambidestro) speriamo di non perderci il meglio... ma impegni di lavoro non permettono di arrivare in mattinata come mi auspicavo: per avere più tempo da passare con i (lamonetiani) ma spero di conoscerne tanti nuovi, è stringere la mano ai tanti già conosciuti. arrivederci a sabato 28 marzo.
    2 punti
  9. penso sia un geosso da 6 soldi de Messocco - Gian Giacomo Trivulzio 1487-1518
    2 punti
  10. Articoli e "grandi opere" hanno respiro e tempi differenti. Per ovvi motivi di facilità di pubblicazione e di minor lavoro richiesto un articolo sarà giocoforza piú aggiornato. A discapito degli articoli va la parcellizzazione dell'informazione. Capisco che per uno studioso "avanzato" tener traccia degli articoli sia una questione di routine ma per chi deve iniziare sarebbe difficile senza qualche "summa" sebbene non aggiornatissima.
    2 punti
  11. Il prezzo era invitante e quindi l'ho acquistata per 3 euro.
    2 punti
  12. E no! Allora beccateVi il "vecchio Conio":.. :clapping: M.
    2 punti
  13. Certo, sarei davvero curioso di vedere un cent 10 con il 3 rovesciato in FDC...ma tanto tanto curioso
    2 punti
  14. Colgo l'occasione per dare anch'io un piccolo contributo a questa interessantissima discussione. Posto le immagini di un 10 centesimi ape del 1922, artefatto a 1932 capovolto. In questo caso è ancora più evidente il "giochino" per far diventare il 2 un 3 capovolto, proprio perchè a fianco c'è il secondo 2. Buona giornata a tutti.
    2 punti
  15. Si, però se vogliono aggirare il problema, devono emettere la moneta con valore facciale diverso dal due euro; altrimenti direi che non si può fare. La nomenclatura dei nominali destinati alla circolazione è quella nota. Non si può emettere una moneta con valore facciale da due euro, dichiarare che non ha corso legale e cederla a due euro e cinquanta. Questo lo si può fare solo con i nominali destinati ai collezionisti, che fra l'altro hanno comunque corso legale per il loro valore facciale nei Paesi che li emettono. M.
    2 punti
  16. Visto che la discussione ha preso una piega "aforistica" dico anche la mia: purtroppo senza arte, cultura e senza tutto ciò che ci gira intorno si campa tranquillamente lo stesso..., altro che senza pane, senza scienza. Provate a toccare la pagnotta a qualcuno, e poi vedrete come le belle parole servano solo a riempire le orecchie. L'arte e la cultura costituiscono la memoria di un popolo, ma certo non un bene primario, di fatti i tagli della spesa pubblica italiana sono stati operati in maniera più incisiva proprio in quei settori (istruzione, beni culturali e via dicendo), e non mi pare che ci siano state sommosse (qualche protesta, forse, ma niente di più - e giusto perché qualcuno vedeva a rischio il suo lavoro, non certo per interessi propriamente culturali), mentre di insurrezioni per il rincaro dei viveri me ne sovvengono alla mente più di qualcuna!
    2 punti
  17. Comunque la discussione è nata per giocare con i doppi sensi, che solitamente sono equivoci e divertenti :D Doppi sensi numismatici naturalmente :) tipo: UN TESTONE INEDITO : :rofl:
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  18. Pensare che una moneta, in qualsiasi conservazione essa sia, possa esserci giunta assolutamente "non toccata" è un errore. Tutte le monete, nel passaggio dallo stato di giacitura a quello di conservazione in museo o in collezioni private, deve necessariamente subire qualche trattamento preliminare. La natura del trattamento dipende da: tipo di incrostazioni, tipo di patina, metallo, destinazione finale del manufatto (se museo o collezione privata). Patina - a seconda del tipo di patina e della sua consistenza, la moneta può richiedere una pulizia più energica, meccanica e chimica, solo chimica, eventuale consolidamento se troppo debole. Incrostazioni - occorre indubbiamente distinguere la patina buona da quella non buona anche definita incostazione o corrosione attiva. Le incrostazioni possono essere punti cresciuti rispetto ai piani del modellato e possono comprendere agglomerati di cuprite o altra forma di patina, spesso associata a terriccio di giacitura che, sovente, rimane agglomerato nella patina stessa. Metallo - a seconda della lega o del metallo che compone il manufatto, si potranno sviluppare tipologie diverse di patine e di incrostazioni. Ad esempio su una moneta in mistura di argento, al momento del ritrovamento essa presenta uno spesso strato composto dai prodotti di corrosione del metallo meno nobile in lega quindi il rame. Spesso non si tratta di patine di bell'aspetto ma di vere e proprie cresciute di malachite e/o cuprite che nascondono totalmente il modellato. Destinazione finale - molto spesso, la destinazione finale del manufatto influisce enormemente sul tipo di restauro. Un moneta che finirà in un cassetto chiuso di un museo sarà certamente protetta da uno spesso strato di paraloid e cera, certamente poco gradevole alla vista (monete dall'aspetto "bagnato" e lucente) ma funzionale per la conservazione. diversamente, una moneta destinata al collezionismo, può subire nel tempo (parliamo di moneta che passano da una collezione privata all'altra nell'arco di decine di anni) diverse migliorie atte a migliorare al massimo la leggibilità del manufatto e con la tendanza ad eliminare tutti i difetti possibili (tracce di crateri spenti, patine macchiate, zone spatinate a seguito di pulizia). In tutti i casi le monete richiedono comunque un intervento di rimozione dei depositi incoerenti (terriccio di giacitura) e stabilizzazione. Ovviamente poi i vari interventi possono essere eseguiti con perizia o meno, con strumenti adeguati o improvvisati, etc. Sono questi però i fattori che incidono enormemente sulla qualità del restauro restituendo un lavoro ben fatto e naturale oppure una moneta snaturata e del tutto artificiale. Tornando sul Lucio Vero in questione posso dire che probabilmente esso presentava una patina non bella o comunque molto incompleta tanto da indurre il restauratore a rimuovere il tutto. Come spesso accade quando ci sono incrostazioni cresciute diffuse, il manufatto richiede anche la pulizia meccanica tra i caratteri della legenda. Per fare queste attività il restauratore può optare per un metodo di pulizia chimica (più lungo) oppure un metodo meccanico più breve. indipendentemente dall'attrezzo scelto, a seconda della potenza utilizzata o dell'utensile adottato, la pulizia può essere più o meno profonda. questo significa che il passaggio di questo utensile lascerà inevitabilmente delle tracce più o meno vistose che poi potranno essere celate con una patinatura successiva. Nel caso del tuo Lucio Vero devo dire che il restauratore non ha fatto un cattivo lavoro perchè la differenza tra zone trattate e non trattate non è poi così evidente. Tuttavia, se avesse utilizzato un metodo meno aggressivo (chimico e meccanico) ma più lungo, avrebbe potuto conservare meglio la patina nei punti trattati (tutti i contorni dei caratteri e del volto di Lucio) senza ricorrere ad una patinatura superficiale successiva (quell'alone color fumo) ma ripeto, non è stato fatto un cattivo lavoro. Riguardo la naturalità delle patine vorrei far presente che anche bronzi importanti come quelli di Riace, hanno subito un restauro imponente ed approfondito oltre che alcune correzioni cromatiche con pigmenti al fine di rendere leggibile un manufatto che altrimenti si sarebbe presentato "chiazzato".
    2 punti
  19. Nella parallela discussione “Due zecche misteriose”, il buon Gerardo 2211 ha scritto: http://www.lamoneta.it/topic/93380-due-zecche-misteriose/page-6#entry1533325 Ringrazio di cuore per l’attenzione riservata al mio recedente intervento. Vorrei ora sottoporre all'attenzione dei partecipanti al forum un'ipotesi per una possibile localizzazione di Velecha , già proposta in passato e oggi rafforzata sulla base di recenti ritrovamenti archeologici. Riporto di seguito la prima parte di un articolo pubblicato a mia firma sul Quotidiano del Sud. “ Fra le monete campane risalenti alla fine del III secolo a.C. è ben nota in ambiente numismatico una serie in bronzo che reca l’epigrafe VELECHA, a volte abbreviata in VE. Queste monete hanno al dritto una testa raggiante, simbolo del Sole, e al verso il busto di un cavallo o un piccolo elefante. I caratteri utilizzati appartengono a un alfabeto osco encorio derivato dall’alfabeto greco. Alcune monete sono ribattute su monete mamertine. È opinione prevalente degli studiosi che questa serie sia da collocare cronologicamente nell’ambito delle monete emesse dai popoli italici nel corso della seconda guerra punica (vedi sull’argomento Le monete della Campania antica di Renata Cantilena, Napoli 1987, da pag. 175 in avanti). La provenienza delle monete di Velecha è assegnata in genere alla Campania interna (Friedlander); i più riconducono le monete alla città di Volcei (odierna Buccino), basandosi però solo su una certa assonanza del nome e sulla vicinanza del luogo a Poseidonia. Velecha fino ad oggi resta in definitiva niente più che una città perduta, dove operava una zecca misteriosa. Proviamo a cercarla, questa misteriosa città sannita, nelle pieghe della Storia, utilizzando le preziose informazioni trasmesseci dalla nostra moneta, che si rivelerà essere una vera e propria capsula del tempo. Riviviamo gli anni tumultuosi della seconda guerra punica. Nella fase iniziale Annibale, dopo l’improvvisa apparizione in Italia e le folgoranti vittorie del Ticino, della Trebbia e del Trasimeno, resta comunque ben consapevole di non poter condurre un attacco diretto a Roma, imprendibile per gli illimitati mezzi a sua disposizione. Il suo progetto strategico diventa quindi quello di indurre i popoli italici a rinunciare all’alleanza con Roma e quindi di indebolirla per poi concludere la pace alle proprie condizioni. Annibale si dirige verso le zone della penisola dove ci sono più speranze di far nascere un'opposizione contro Roma, ovvero i territori di lingua osca. Il suo itinerario lo porta dal lago Trasimeno alla Via Flaminia, e di là attraverso gli Appennini alla costa adriatica. Dopo aver lasciato riposare i suoi uomini nel Piceno, raggiunge 1'Apulia settentrionale. Nei popoli italici tuttavia sul rancore verso Roma prevale la diffidenza verso un invasore straniero, e non una sola comunità si unisce ai Cartaginesi. Sarà la disfatta romana di Canne a portare molti fra Sanniti, Lucani, Bruzi, Apuli e Italioti dalla parte di Annibale, anche se non simultaneamente. Le città campane (Capua, Nocera, Nola e altre), da tempo entrate stabilmente nell’orbita di Roma, si trovano in una situazione particolarmente delicata, divise fra il dovere di restare fedeli e sottomesse e la suggestione di ritrovare le antiche autonomie. Tuttavia la presenza sul territorio campano degli eserciti punici reduci da Canne non poco favorisce la scelta di passare, più o meno spontaneamente, nel campo annibalico. Gli storici antichi non tramandano un quadro preciso e completo delle città che defezionano ad Annibale, né di quelle conquistate con le armi dall’uno o dall’altro esercito. Alcuni utili riferimenti si ritrovano comunque in Silio Italico e Tito Livio. Quest’ultimo, quando anticipa i tragici eventi di Canne, elenca i popoli che passeranno in seguito ai Punici: fra questi, in ordine di citazione, i Campani, gli Atellani, i Calatini, gli Irpini, parte degli Apuli, i Sanniti tranne i Pentri, tutti i Bruzi, i Lucani (Libro XXII, cap. LXI). Silio Italico, quando elenca i popoli che dopo la disfatta di Canne passeranno nel campo punico, elenca i Sanniti, i Bruzii, gli Apuli, gli Irpini, Atella e Calatia, seguiti da numerosi altri (Guerre Puniche, libro XI), mentre per Capua fa un discorso a parte. Notiamo che entrambi gli autori distinguono i Sanniti dagli Irpini, mentre la tribù dei Pentri è annoverata fra i Sanniti, ancorché restata fedele a Roma. Seguendo il racconto di Tito Livio, apprendiamo che la prima città a passare nel campo punico dopo la disfatta di Canne è Conza (Libro XXIII, cap. I). Lo storico parla poi delle operazione belliche portate da Magone in Campania per obbligare con la forza i più riluttanti a defezionare, quindi espone dettagliatamente le manovre condotte da Annibale nel tentativo di conquistare i principali centri della regione, da Napoli a Nola, e le contromosse romane. Roma ha perso numerose battaglie, ma non ha ancora perso la guerra: ha il controllo dei mari e nessun flusso di rifornimenti e rinforzi giunge ad Annibale con regolarità. Il Cartaginese non può essere ovunque nello stesso tempo, difficilmente può chiedere aiuti militari ai nuovi alleati e spesso è lui a doverli proteggere dalle rappresaglie. Nel 215 il pretore Marco Valerio Levino riconquista agli Irpini i tre piccoli centri di Vercellium, Vescellium e Sicilinum, non ancora localizzati, ma secondo un’interessante ipotesi (articolo a firma di Mario Izzo pubblicato su Airone 113)) ubicati sulle alture della Daunia (Monte Castiglione, Monte Felice e Monte San Chirico), nell’alta valle del fiume Celone (antico Aquilo). Anche il proconsole Marco Claudio Marcello nel 215 compie stragi e distruzioni sui ribelli, punendo severamente le città riconquistate. L'anno successivo, consoli Marcello e Fabio, il dominio cartaginese sulla Campania è definitivamente spezzato. Nel 213 viene portato a termine con successo il rastrellamento delle città caudine e l'anno seguente i Romani serrano le linee d'assedio su Capua, senza che Annibale possa intervenire efficacemente. Nel 211 Capua si arrende ai romani, seguita dai Calatini, dagli Atellani e dai Sabatini. A questi quattro popoli Roma riserva l’identica sorte della deportazione in massa e della limitazione dei diritti civili, e alle loro classi dirigenti quella della confisca dei beni e della riduzione in schiavitù (Tito Livio, libro XXVI cap. XXXIII e libro XXVI cap. XXXIV). Qui fa il suo ingresso sulla ribalta della Storia la misteriosa Velecha . Edward Togo Salmon, padre dei moderni studi sui Sanniti, ha fatto piena luce sulla questione, ma la cosa è stata inspiegabilmente sottovalutata, se non deliberatamente ignorata, in ambito scientifico. Salmon parte dall’osservazione che le monete emesse da Velecha sono del tutto simili a quelle emesse da Capua, Atella e Calatia nello stesso periodo (E.T. Salmon, Il Sannio e i Sanniti, Torino 1985, pag.98), al punto che il retro di alcune monete presenta l’identica immagine di un piccolo elefante da combattimento, circostanza questa unica nel pur vasto scenario della monetazione greco-romana in Italia. Le caratteristiche morfologiche dell’animale raffigurato avevano portato in un primo tempo gli studiosi a identificarlo con l’odierno elefante indiano, la specie portata in Italia da Pirro, e di conseguenza ad abbassare l’orizzonte cronologico delle serie monetali. Successivamente l’elefante delle monete è stato correttamente identificato in una specie oggi estinta di elefante africano, molto più piccolo della specie attualmente diffusa nel continente. Ed è proprio questa specie di elefante quella che veniva utilizzata negli eserciti di Annibale. Nella realtà storica essi, guidati da un solo uomo in sella e non già muniti di torretta, hanno avuto un peso quasi insignificante nei combattimenti in Italia. Si ritiene che a Canne ne fosse in campo uno solo, essendo tutti gli altri deceduti nell’attraversamento delle Alpi e nelle precedenti battaglie alla Trebbia e al Trasimeno. Le monete di Velecha ci tramandano in definitiva l’immagine di un animale che già non era più presente nelle file di Annibale, e che oggi è addirittura sparito dal pianeta, ma è proprio l’immagine di questo piccolo elefante impressa sulle monete il filo rosso che ci porta finalmente sulle tracce di Velecha , la città perduta con la sua zecca misteriosa. Tornando a Salmon, partendo proprio dall’osservazione che Capua, Atella, Calatia e il popolo dei Sabatini si fossero uniti in una sorta di lega contro Roma, tanto da subire tutte insieme la stessa triste sorte, e che Capua, Atella e Calatia e Velecha battessero monete dello stesso tipo, quasi facessero tutte parte di uno stesso piccolo stato cartaginese, lo studioso perviene alla conclusione che Velecha fosse all’epoca la capitale, ovvero la poleis, dei Sabatini (Salmon, op. cit. pag. 347), popolo da identificare con gli abitanti del territorio della valle del Sabato a Sud di Benevento (Salmon, op. cit. pag. 316). E al centro della valle del Sabato, ovvero del territorio dei Sabatini, è situata la collina della Civita di Atripalda, ove è concordemente localizzata la colonia romana di Abellinum. Come non concludere che proprio qui, e non altrove, sia da localizzare anche l’antica città di Velecha , da riconoscere quale nobilissima antenata dell’antica città romana e della moderna Avellino? “ Ammettendo che questa ipotesi sia fondata, si porrebbero altri interrogativi, ognuno dei quali meritevole di specifico approfondimento: ▪ quale relazione c’è fra gli abitanti di Velecha (i Sabatini) e i Mamertini, sulle monete dei quali sono ribattute alcune delle monete “velechiane”? ▪ sono originari di Velecha alcuni dei mercenari campani reduci dalla Sicilia ai tempi della prima guerra punica? ▪ si spiega così l’uso, relativamente insolito, dell’alfabeto greco anziché di quello etrusco, più usuale? ▪ in che orizzonte cronologico si colloca l’ampia serie di monete fuse riconducibili a Velecha (come indicate nella catalogazione del Garrucci)? ▪ la presenza di questa serie di monete fuse potrebbe sancire in qualche modo l’esistenza di una zecca a Velecha più antica delle altre (Capua, Calatia e Atella)? ▪ Come mai su gran parte delle monete fuse ricorrono insieme i simboli del Sole e della Luna? ▪ è ipotizzabile per Velecha il ruolo di zecca unica utilizzata per le emissioni “annibaliche”, in aggiunta se non in alternativa a Capua? ▪ è possibile, sulla base delle monete greco-romane analoghe a quelle di Capua. Atella, Calatia e Velecha , ampliare lo scenario delle emissioni riconducibili allo “stato” annibalico? ▪ rientrano in questo contesto le monete di IRNTI, MELES, COMPSA, AKUDUNNIAD, ecc.? Grazie per l'attenzione e a risentirci. Si tratta di un utile contributo e con l’occasione riprendo sotto miei vecchi appunti su questa zecca, cercando di collocare la monetazione in un preciso contesto storico-cronologico, che trova stretti paralleli con Atella, Calatia e Capua, che hanno adottato simili standards semilibrale e quadrantale e quindi in un periodo immediatamente precedente e successivo alla battaglia di Canne (216 a.C.), che segnò profondamente l’economia romana (creando le premesse entro il 215 a.C. alla nascita della nuova moneta romana, il denario e tale riforma ovviamente non fu immediatamente recepita da zecche periferiche e ancora fuori dell’orbita romana). Per Velecha viene distinta una fase semilibrale, forse poco prima della battaglia di Canne, e una fase quadrantale, dopo la battaglia di Canne. Per la verità la serie fusa quadrantale non è sicuramente attribuibile a Velecha, essendo anepigrafe e più probabilmente va assegnata a una popolazione sicuramente vicina, per le affinità tipologiche. VELECHA (217-214 a.C.) I° PERIODO: 217-216 a.C. Serie fusa 1 TRIENS semilibrale fuso (53,52-36,14 g.) D/ = Testa radiata di Helios di fronte ; ai lati, segno di valore o o o o . R/ = Protome equina a sinistra ; sopra, CE ; sotto, segno di valore o o o o HN 1341 ; Vecchi 359 ; Syd. AG 331 ; Haeb. p. 173, 1-3, t. 69, 26-27 ; Garr. - Glasgow 1 (H.1) g. 53,52 * Berlin 1 (H.2) g. 45,20 Berlin, H. (H.3) g. 36,14 2 SEXTANS semilibrale fuso (26,20-18,40 g.). D/ = Simile, ma ai lati, segno di valore o o . R/ = Simile, ma sotto, CE ; a sinistra, segno di valore o o . HN 1342 ; Vecchi 360 ; Syd. AG 332 ; Haeb. p. 173, 1-4, t. 69, 28-30 ; Garr. t. LXVI, 9 Roma 1463 (H.1) g. 26,20 Berlin 2 (H.2) g. 24,47 Paris, SNG 1210 g. 21,02 * NAC 46/2008, 327 g. 20,59 Berlin 3 (H.3) g. 18,95 London, BMC 9 (H.4) g. 18,40 Nota: un esemplare è stato rinvenuto a Torre di Satriano, nel 1970 (debbo ancora cercare la fonte bibliografica). 3 UNCIA semilibrale fuso (19,30-13,10 g.) D/ = Simile, ma sotto, segno di valore o . R/ = Protome equina a destra ; sotto, CE ; a destra, segno di valore, o . HN 1343 ; Vecchi 361 ; Syd. AG 333 ; Haeb. p. 173, 1-2, t. 69, 31-32 ; Garr. t. LXVI, 10 * Roma (H.1) g. 19,30 (H.2 = ex Gotha) g. 13,10 II° PERIODO: 216-214 a.C. a) Serie fusa (anepigrafe, di attribuzione incerta) 4 SEMIS quadrantale fuso (36,65-33,53 g.). D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o o o o o ; a destra, oggetto incerto. R/ = Crescente sormontato da stella con 9 raggi e 6 punti ; sotto, segno di valore o o o o o o . HN 1346 ; Vecchi 364 ; Syd. AG 345 ; Haeb. p. 174, 1-2, t. 69, 33 ; Garr. t. LXVI, 7 * Berlin 19 (H.1) g. 36,65 Berlin, H. (H.2) g. 33,53 5 TRIENS quadrantale fuso (25.84 g.) D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o o o . R/ = Simile, ma la stella ha 7 raggi e 4 punti ; sotto, o o o o . HN 1347 ; Vecchi 365 ; Syd. AG 346 ; Haeb. p. 174, 1, t. 69, 34 ; Garr. - * Berlin, H. (H.1) g. 25,84 6 QUADRANS quadrantale fuso (18.22-15.45 g.). D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o o in verticale. R/ = Simile, ma la stella ha 6 raggi e 1 punto ; a destra o o o . HN 1348 ; Vecchi 366 ; Syd. AG 347 ; Haeb. p. 174, 1-2, t. 69, 35 ; Garr. - Berlin, H. (H.1) g. 18,22 (H.2 = ex coll. Rusconi) g. 15,45 7 SEXTANS quadrantale fuso (10,79 g.) D/ = Simile, ma a sinistra, segno di valore o o in verticale. R/ = Simile, ma la stella ha 6 raggi ; sopra, segno di valore, o o. HN 1349 ; Vecchi 367 ; Syd. AG 348 ; Haeb. p. 175, 1, t. 69, 36 ; Garr. t. LXVI, 8 * Roma 1465 (H.1) g. 10,79 b) Serie coniata 8 SEXTANS quadrantale coniato (13.93-10,88 g.). D/ = Simile al tipo 7, ma moneta coniata ; ai lati, segno di valore, o o . R/ = Elefante avanzante a destra ; sopra, CELEXA ; all'esergo, segno di valore o o. HN 1344 ; Samb. 1064 ; Garr. t. LXXXVIII, 9-10 Berlin 1 g. 13,93 ° New York, ANS 1442 g. 12,25 ° München 431 g. 11,98 ° * Paris, SNG 1211 g. 10,88 Nota : Gli esemplari contrassegnati con ° risultano riconiati. Almeno l’esemplare di Berlino è definito riconiato su moneta dei Mamertini recanti i tipi Testa di Marte e APEOΣ/ Toro cornupeta e MAMERTINΩN (288-279 a.C.). Con questi tipi mamertini sono noti due nominali: una quadrupla di ca. 15-18 g e una doppia di 7-9 g, quindi con pesi scarsamente sovrapponibili. Controllare l’undertype…. 9 UNCIA quadrantale coniato (7.41-4.70 g.). D/ = Simile, ma senza il segno di valore. R/ = Protome di cavallo a destra ; sopra, CELEXA. HN 1345 ; Samb. 1065 ; Garr. t. LXXXVIII, 11-12 Berlin 3 g. 7,41 Berlin 2 g. 6,85 ° * Paris, SNG 1212 = Luynes 214 g. 5,52 Berlin 4 g. 4,70 Nota : L’esemplare contrassegnato con ° risulta riconiato su semuncia semilibrale romana con Testa femminile a d./ Cavaliere a destra (= Crawford 39/5, datato al 217-216 a.C.).
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  20. Salve a tutti!Chiedo gentilmente delucidazioni su questa medaglia(non me ne intendo di medaglistica) Innanzi tutto,di cosa si tratta?Di che anno è?Può valere qualcosa?Grazie a tutti coloro che risponderanno.Leonardo.
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  21. FDC e pure con la doratura originale ed integra al 99,99% :rofl: :rofl: :rofl: :rofl: :rofl: Renato
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  22. e per finire la ciliegina sulla torta: :yahoo: :yahoo: Taglio: 10 cent Nazione: Monaco Anno: 2002 Tiratura: 367.200 Condizioni: BB Città: Milano
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  24. Le Grandi Opere sono costruite da équipe di persone, l'articolo spesso è individuale. Se le persone sono capaci, verranno redatte Grandi Opere e articoli validi. Se sono inacapaci, opere mediocri o anche inutili. Totalmente d'accordo. Credo che un articolo ben fatto, per specialistico e circoscritto che sia, non debba e non possa prescindere da una visione d'insieme. Spesso leggo articoli che non sono ben fatti, proprio perché prescindono da una visione d'insieme (mi riferisco soprattutto alla Storia antica e all'Antropolgia, le due materie che per me hanno maggiore interesse). Evidentemente era un professore che non aveva mai scritto né un volume né un articolo. Ci sono libri che mi sono stati pubblicati che ho scritto in 20 giorni, contati dal momento in cui mi venne proposto di scriverli al momento in cui consegnai il libro. Per altri ci ho messo due anni. Lo stesso avviene per gli articoli: alcuni articoli li ho scritti nell'arco di un paio di giorni, altri nell'arco di sei mesi. La preparazione necessaria è sempre la stessa. Il tempo occupato dipende soprattutto dal temo di "rimuginazione". Tommasi di Lampedusa, secondo quanto lui stesso raccontó, rimuginó il Gattopardo durante dieci anni, po lo scrisse completamente in pochi mesi.... e si tratta di un grandissimo capolavoro della letteratura (rovinato da un film mediocrissimo). Perché? Credi che per scrivere un articolo, se chi lo fa è serio, non serva tenere in conto tutta la bibliografia precedente? Ci sono persone serie e poco serie, pesone che scrivono spremendosi le eningi e altre che scopiazzano. La carta ha un enorme difetto. E' stupida. Non si ribella. Che uno scriva un pensiero elevato, o una castroneria, la carta resta lí, immobile, immutata, imperscrutabile. Ti consiglio di scegliere meglio gli Autori che leggi e quelli di cui hai già comprovato le castronerie e le fanfarronate, lasciali perdere e occupa meglio il tuo tempo. Non posso che condividere tutto quanto hai scritto, comprese le virgole e gli spazi in bianco :) Idem c.s. :)
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  25. Non si capisce bene se e' una patina nera o bruno scuro , comunque entrambe sono reali e possibili , vedi questa tabella delle patine dei Bronzi realtive ai vari terreni contenenti minerali diversi ; dalla rete . REAZIONE MINERALI DEL TERRENO - COLORE PATINA , IN RELAZIONE AL TIPO DI SUOLO Cuprite : Ossido Rosso / Bruno , arieggiato e aerobico Tenorite : Ossido Nero , arieggiato e aerobico Malachite : Carbonato Verde chiaro ricco di anidride carbonica e umido Azzurrite : Carbonato Blu / azzurro ricco di anidride carbonica e umido Calchonatronite : Carbonato Verde scuro / blu ricco di anidride carbonica e umido Nantochite : Cloruro Verdino chiaro polveroso Umidi e ricchi di cloro e sali Atacamite : Cloruro basico Verde Umidi e ricchi di cloro e sali Paratacamite : Cloruro basico Verde chiaro Umidi e ricchi di cloro e sali Bollachite : Cloruro basico Verde chiaro / blu Umidi e ricchi di cloro e sali Chalcocite : Solfuro Nero Ricchi di zolfo, sorgenti solfuree Brochantite : Solfuro Verde Ricchi di zolfo Tevere : Ossido Beige chiaro Stazionato in acqua
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  26. bella moneta e buona conservazione x il tipo. e' di questa tipologia il tallero piu' comune , altri dogi hanno emesso talleri simili che sono molto piu' rari. ben diversa e piu' bassa o inesistente la rarita' dei dogi dal Loredan in poi, saluti.
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  27. SOCIETA' DI MUTUO SOCCORSO FRA COMMESSI DI STUDIO E DI COMMERCIO, dal 1874 in Via Speronari 6, nel 1905 soci 329.
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  28. Milano SOCIETA' DI MUTUO SOCCORSO "FIGLI DEL LAVORO", sede in Via Legnano 2 dal 1880.
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  29. http://www.deamoneta.com/fr/auctions/view/25/12 Che dite?
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  30. Vero è un buon ritorno..ma mi spaventa il lento declino di una perla della squadra..The King arturo.Sempre peggio.
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  31. Il peso delle due serie civiche è pienamente coerente con il sistema monetario vandalo, diverso da qualunque altro sistema dell'epoca in quanto basato sull'argento e sulla reale convertibilità bronzo-argento, per cui le monete di bronzo circolavano in modo effettivo quali "spiccioli" delle monete d'argento. In tutti gli altri sistemi monetari del tempo, tanto germanici come tardo-romani o bizantini, oro e bronzo agivano come appartenessero a due sistemi di circolante del tutto diversi, nonostante la Novella XVI di Valentiniano III ribadisse il concambio nummo/solido a 7000-7200:1. Ma la differenza di valore tra la più picola unità aurea, il tremisse, e il nummo di bronzo era talmente elevata che è evidente che il nummo non rapresentava lo "spicciolo" del solido. In quanto alle serie contromarcate, esse provengono prevalentemente dall'area ostrogota: ma resta ancora da dimostrare che fossero davvero monete ostrogote e addirittura che davvero si trattasse di "monete". Il sistema monetario vandalo era quanto di più avanzato ci fosse alla fine del V secolo e molto probabilmente la riforma di Anastasio ne tenne in conto, anche se non comprese l'elemento fondamentale di tale sistema: essere basato sull'argento e su un bronzo che ne fosse efficacemente un sottomultiplo.
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  32. e anche da qualche simpaticone che voleva grattar via un po' di metallo pregiato per usi "personali" (come sicuramente è stato nel caso delle 500 lire Caravella) :D
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  33. @@Illyricum65 tratto dal libro : "Il mio denario e' falso?" di Fabrega edito da Classica editrice Diana "......Tenuto conto che la coniazione si porta a termine mediante un colpo, si potremmo aspettare che il rilievo emerga dal campo della moneta determinando un profilo ad esso ortogonale, che lasci anche una piccola depressione nello spazio di transizione tra il rilievo ed il campo. In una moneta fusa l'angolo tra il profilo e campo e' molto meno marcato perche', dopo aver riempito lo stampo si e' raffreddato e depositato...." I due profili riportati si ottengono attraverso il metodo della coniazione. Inoltre la malachite stessa e'un ottimo segna di autenticità', anche la brillantezza/lucentezza dei del rilievi, ad un fascio di luce trasversale, e' un buon segno.....
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  34. Georg cortesemente, però smettila tu di dare tuoi personalissimi "giudizi" come verità numismatiche, e se puoi anche di dare del dottore a tutti i periti inquanto tale, che mi pare un po' ridicolo. Se a te piacciono le monete non circolate con segni di contatto e le vuoi chiamare FDC, comprale, compiacitene, anche pubblicamente con noi sul forum che ne apprezzeremo la "beltà". Ma non pretendere di imporre, almeno nei modi, la "tua" visione al resto del mondo. non lo fanno nemmeno i dottori "professionisti". ;) La verità probabilmente sta nel mezzo... La perfezione non esiste, ma ci sono segni e segni... PS: Comunque l'amico Flavio (De Maria) per quanto ne so io, é una delle persone che ha tra le monete più belle, in genere. E l'esemplare anche dalla foto mi pare ben superiore al giudizio di qSPL dato da altri prima...
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  35. . Allora che dire... Penso che abbiamo la stessa malattia.
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  36. ______________ 1891 Spagna Maria Cristina d'Asburgo (1858-1929) - Reggenza dal 1885 al 1902 Alfonso XIII° (1886-1941) 5 Pesetas - Argento .835
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  37. Si tratta di una moneta coniata sotto il governo insurrezionale tirolese di Andreas Hofer. A partire dal luglio 1809, quando l'imperatore Francesco chiese la pace a Napoleone, i Tirolesi continuarono da soli la lotta antifrancese e anti bavarese che avevano iniziato ad aprile 1809. L'insurrezione venne soffocata a novembre da Eugenio e Hofer, catturato, fucilato a Mantova il 20 febbraio 1810.
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  38. Buona sera a tutti, Per favore, qualcuno potrebbe aiutarmi ad identificare e datare questa monetina (16mm) ritrovata in Corsica e che mi sembra uscire da una zecca italiana. Grazie in anticipo
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  39. CAVALLO NAPOLETANO ______________
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  40. È una moneta spaziale!!! Prima o poi la devo avere...
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  41. Salve,Prima di tutto tantissimi complimenti a tutti coloro che hanno realizzato o che stanno realizzando il proprio monetiere, i risultati visti finora sono meravigliosi. Io ne ho acquistato uno dal Sig. Zecchi, uno piccolo da 8 cassetti. È stata una spesa notevole ma in esso ci vedo tutto l'amore di chi lo ha fatto con cura e passione. Leggevo con interesse questo offtopic e ci tenevo ad aggiungere la mia opinione: per alcuni ( e sottolineo la soggettività di questa idea) la numismatica non è solo collezionismo, alcuni provano immensa gioia nel toccare le proprie monete, girarle tra le dita immaginando chi potesse averle usate prima di loro, passando ore a guardarle con la lente d'ingrandimento assaporandone ogni piccolo dettaglio, ogni riflesso. Per alcuni le monete sono oggetti che hanno un ciclo di vita, le monete invecchiano, è giusto che sia così, è giusto che ogni proprietario aggiunga qualcosa alla vita della moneta ( una pulizia, un miglioramento della patina, oppure un graffio maldestro). Come il vino, il tempo arricchisce gli esemplari di nuovi particolari, aumentandone il valore per il proprietario (ed alle volte anche quello economico). Attenzione, perchè proprio come il vino, la cattiva conservazione può alle volte risultare in un disastro. Tenerle chiuse in buste privandosi del contatto per alcuni sarebbe la rinuncia ad una parte importante della propria passione. Per i commercianti il discorso è differente: per loro sono un bene da vendere e la preservazione delle loro caratteristiche è essenziale per aumentare le possibilità di vendita e realizzare un guadagno. Esistono tuttavia dei negozi (io ho avuto la fortuna di visitarne un paio quando vivevo in inghilterra), piccoli e dimenticati in vicoli senza tempo, dove chi ti serve si avvicina con un piccolo monetiere, lo apre e ti mostra gli esemplari che ti interessano (rigorosamente usando guanti e pinzetta). Indipendentemente dagli effetti dannosi della lunga permanenza in plastica (che potrebbero essere oggetto di diatriba che mi guardo bene dall'alimentare), congelare la moneta in una bustina, per alcuni (e ribadisco per alcuni) potrebbe non essere gradevole. Io personalmente appartengo a questa categoria, ogni giorno mi tuffo nel mio piccolo monetiere ed acchiappo qua e la guardando e riguardando. Credo sia una scelta, come tante altre fatte, e come tale interamente soggettiva. Buona collezione compagni e compagne di viaggio
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  42. io ho da anni due rotolini vergini ed intonsi di monetine da un centesimo acquistate in ufficio postale; ancora non li ho disfatti perchè a volte credo che sia meglio un sogno piuttosto di un duro risveglio... :D
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  43. Pensavi bene....... avranno lucidato una moneta in oricalco ( ossidata), sarà diventata splendente come l'oro ( o quasi ) e ti hanno raccontato quella bella storiella. saluti TIBERIVS
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  44. @@Pier76, Concordo con il BB+, per quanto riguarda il rame rosso non lo vedo neanche io.
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  45. salve, la moneta e' buona , concordo un bel BB , ci sono molti graffietti e colpetti.saluti
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