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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/20/15 in Risposte
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Ho voluto dedicare questo nuovo Post a Caio Cestio come persona , perche’ risulta ad oggi un personaggio enigmatico e praticamente quasi sconosciuto se non fosse per questo “regalo” da lui lasciatoci in forma piramidale . Anche per inserirvi , a conclusione della visita di Domenica scorsa , alcune considerazioni sulla figura storica di Caio Cestio , personaggio vissuto all’ epoca di Augusto , certamente di nessuna particolare importanza , se paragonato all’ epoca di travaglio e di passaggio in cui visse ; allora forse direte : perche’ occuparsi ancora di lui ? giusto , infatti se non fosse per la sua particolare tomba a piramide sarebbe perfettamente inutile parlarne ancora , unica Piramide oggi esistente delle quattro presenti a Roma antica ed unica esistente non solo in Italia ma in tutta Europa , sopravvissuta allo scempio dei secoli e degli uomini per essere stata inserita da Aureliano nel circuito delle sue Mura ; sarebbe inutile parlarne anche perche’ Cestio non rivesti’ in vita particolari o importantissime cariche civili , ne’ forse tanto meno militari , questo almeno si deduce in base alle poche righe da lui riportate incise a sua futura memoria , su due lati della Piramide . Queste considerazioni sono nate dal dialogo su Caio Cestio intervenuto tra me e la persona , preparatissima in materia e di altrettanta gentile disponibilita’ , dei Beni Culturali che nel corso della recente visita alla Piramide mi ha gentilmente concesso parte del suo tempo per discutere su questo enigmatico personaggio della Roma antica ; vediamo quindi cosa e’ emerso di nuovo . Dunque quello che Caio Cestio ci dice di lui stesso e’ quanto scritto sulla Piramide : C . CESTIVS . L . F . POB . EPULO . PR . TR . PL . VII . VIR . EPOLONVM Che tradotto : "Caio Cestio , figlio di Lucio , della Tribu’ Pobilia , Epulo (Cognomen) , Pretore , Tribuno delle Plebe , Settemviro degli Epuloni" Sul lato della Piramide opposto alla dedica , esposto ad est , vi è una seconda iscrizione che registra , da parte della persona incaricata da Caio Cestio alla costruzione della Piramide costruita dopo la morte del proprietario , le circostanze della costruzione della tomba , che dice : OPVS • APSOLVTVM • EX • TESTAMENTO • DIEBVS • CCCXXX ARBITRATV . PONTI • P • F • CLA • MELAE • HEREDIS • ET • POTHI • L Che tradotto : "Il lavoro è stato completato , in accordo con il testamento , in 330 giorni , con la decisione dell'erede Pontius Mela , figlio di Publio della Tribu' Claudia , erede e Pothus , liberto" La Piramide fu quindi costruita e terminata in soli 330 giorni con marmi provenienti da Luni in Toscana ; questo per quanto riguarda la costruzione , ma chi era questo Caio Cestio per potersi permettere un Tomba di tali dimensioni ed uguale a quelle di Marco Vipsanio Agrippa e del grande Marco Valerio Messalla Corvino suoi contemporanei ed anche eredi , oltre ad altri ? Caio Cestio nella dedica pone in risalto essere un Epulone , che assume anche come Cognome , cioe’ uno dei sette di questo Collegio incaricato nell’ organizzare le feste a carattere religioso , erano in pratica dei sacerdoti della Roma antica creati nel 196 a. C. per celebrare sacrifici religiosi solenni , in forma di banchetti , e nella ricorrenza annuale della fondazione del tempio di Giove Capitolino . Pone questa carica religiosa in prima evidenza assumendola in Cognomen (Epulo) , quasi fosse piu' importante di quelle civili della notevole Pretura , carica seconda al solo Consolato e di essere stato un Tribuno della Plebe , carica religiosa a cui evidentemente teneva moltissimo . E’ stato ipotizzato , ma senza prove decisive , che Caio Cestio possa aver partecipato alle guerre di Ottaviano contro Antonio fino alla campagna in Egitto , passando per la battaglia navale di Azio , legandosi nel frattempo in amicizia con Agrippa e Messalla che lascio’ poi eredi ; questo per giustificare la costruzione e forma della sua Tomba , ma anche per dare un collegamento ideologico con le quattro Vittorie dipinte all’ interno della camera sepolcrale , altrimenti non associabili alla carica di Epulone e alle due cariche civili di Magistrato e Tribuno della Plebe , ma sono solo ipotesi . Essendo amico di Agrippa , certamente era nel giro delle amicizie di Augusto anche a causa della sua carica religiosa di Epulone , mentre l’ amicizia di Messalla personaggio famoso di Roma che inoltre attribui il titolo di Pater Patriae ad Augusto , puo’ averlo introdotto nel famoso all’ epoca “circolo culturale di Messalla” al quale apparteneva anche il poeta Tibullo ; concludendo Caio Cestio , nonostante la breve e “modesta” dedica che ci parla di lui , dovette comunque essere stato all’ epoca un personaggio molto noto ed immesso nei vertici del potere augusteo . Riporto sotto il testo in ordine di scrittura della lapide che era affissa su un lato della Piramide in cui Caio Cestio elenca gli eredi e una sua richiesta , lapide il cui originale e’ ai Musei Capitolini : M • VALERIVS • MESSALLA • CORVINVS • P • RVTILIVS • LVPVS • L • IVNIVS • SILANVS • L • PONTIVS • MELA • D • MARIVS • NIGER • HEREDES • C • CESTI • ET • L • CESTIVS • QVAE • EX • PARTE • AD • EVM • FRATRIS • HEREDITAS • M • AGRIPPAE • MVNERE • PER • VENIT • EX • EA • PECVNIA • QVAM • PRO • SVIS • PARTIEVS • RECEPER • EX • VENDITIONE • ATTALICOR • QVAE • EIS • PER • EDICTVM • AEDILIS • IN • SEPVLCRVM • C • CESTI • EX • TESTAMENTO • EIVS • INFERRE • NON • LICVIT • Un particolare della scritta ci rivela che gli eredi avevano creato le statue con le basi delle quattro colonne poste ai quattro vertici della base della Piramide , con i soldi raccolti dalla vendita di tessuti pregiati (attalici) . Cestio aveva dichiarato nel suo testamento che i panni dovevano essere depositati nella tomba , ma questa pratica era stata proibita da un recente editto emesso dagli Edili e forse non furono mai depositate . Il testo della lapide e una moneta della Gens Cestia a nome Lucio Cestio Norbano , forse padre del nostro Caio4 punti
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"La mia era solo una teoria campata per aria…. vabè, d'ora in poi mi sto zitto". E perchè mai? Liberissimo di scrivere e di pensarla come meglio ritieni. D'altronde, ad evitare accuratamente l'argomento sono per primi quasi tutti gli "addetti ai lavori"....quindi qualunque teoria, anche quelle "campate per aria", sono proponibili. La stessa cosa è avvenuta per lo scudo dell'1 che però, essendo moneta per le tasche di pochissimi....ha un potenziale mercato "di nicchia". che non ama troppo i clamori. Il 20 lire del '36 non è propriamente monetina alla portata di tutti ma, con qualche sacrificio, può essere raggiunta anche da un comune mortale...e quindi è meglio che le perplessità sul suo contorno e sulla sua riconiazione postuma non siano argomenti troppo noti.....non si sa mai che il collezionista possa anche fare qualche riflessione critica con la propria testa.....non sia mai! Come si sa (o come si dovrebbe sapere...) sia nel caso dello scudo dell'1 che per il 20 lire del '36, le indagini a suo tempo condotte dalla G.d.F. hanno accertato che il materiale creatore di queste monete venne stranamente movimentato degli anni '50 e '60 del secolo scorso (se non ricordo male si parlava del 1957 e del 1963). Nel 2009 il compianto Emilio Tevere pubblicava uno studio sui contorni del 20 lire del '36, rilevando come il contorno del 1° tipo ricorresse mediamente 12 volte più spesso di quello del 2°. Strano, si disse, che per coniare una moneta in soli 10.000 esemplari si sia fatto ricorso a due ghiere diverse! Ma non basta. Si è poi scoperto che anche nelle emissioni per numismatici del 20 lire con millesimii successivi al '36, (parliamo di poche decine di pezzi ufficiali), il contorno può essere anche quello del 2° tipo. Ora, se qualcuno dubita delle riconiazioni perchè non è finora emersa, nero su bianco, una conferma che questa (ed altre monete come lo scudo dell'1) sono state riconiate postume in zecca, può continuare tranquillamente a dubitare...perchè è evidente che non si troverà mai un documento che certifichi una vera e proria frode a danno dei collezionisti. Tuttavia, ci sono elementi in abbondanza per esercitare la mente in riflessioni che, pur non scaturendo dall'ufficialità della carte, si rifanno al buon senso e alle circostanze di fatto che nel tempo sono emerse. Sempre, beninteso, per chi questi elementi li vuole vedere. M.4 punti
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Sicuramente molti di voi avranno letto della recente visita di Abu Mazen in Vaticano, il giorno precedente la canonizzazione di due suore provenienti dalla Terra Santa, Mariam Baouardy e Marie Alphonsine Danil Ghattas, avvenuta domenica scorsa in Piazza San Pietro. Tutti i media, nessuno escluso, nel resoconto della visita, hanno enfatizzato l'utilizzo, da parte del santo Padre, del termine “Angelo della Pace”. Al di là della verità storica di quanto realmente affermato da Papa Francesco e che qui non interessa, colgo l'occasione per segnalare che l'attenzione riposta sull'Angelo della Pace nasce dalla medaglia (anzi, il medaglione) che, da qualche tempo ormai, il Pontefice usa donare ai propri ospiti, in luogo della medaglia annuale del pontificato. Poichè è molto difficile reperire immagini e caratteristiche del medaglione, ovviamente assai ricercato ma di fatto introvabile, ne posto le caratteristiche ed una foto reperita in rete, in attesa di diventare Capo di un qualsiasi Stato e riceverne quindi un esemplare direttamente dalle mani del Pontefice. La medaglia uniface dell'Angelo della Pace è realizzata interamente a mano in bronzo fuso patinato, con diametro di 197 mm, opus del compianto maestro Guido Veroi. Reca la scritta su due linee concentriche “UN MONDO DI SOLIDARIETA' E DI PACE/ FONDATO SULLA GIUSTIZIA” e in basso - ad ore 6 - la firma “VEROI”. Rappresenta un angelo che, nell'abbraccio, riunisce i due emisferi Sud e Nord del mondo, così schiacciando le forze distruttive del pianeta o - più in generale - il male, raffigurato – come sempre – da un drago. Non è medaglia pontificia strictu sensu, ma per l'uso che di essa ne fa il Santo Padre e per la storia consolidata e documentata che l'assiste, la definerei papale "ad honorem" e non sfigurerebbe certo – tutt'altro – nelle nostre collezioni.4 punti
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3 punti
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Di America, 1921 dollaro "Morgan", denominato per la sua progettazione e ha colpito nel ,900 d'argento, 38,1 mm di diametro e pesanti 26,73 g. Il primo dollaro d'argento coniato a Denver e l'unica Morgan. (Si noti il marchio di zecca piccolo sopra il "DO" del "DOLLAR", completamente fuori scala per questa moneta—un pugno destinati ad uno della zecca piccoli prodotti erano stati premuti in servizio. Il 1921 Morgans—da tutte le tre zecche degli Stati Uniti—hanno un look sottile ma inconfondibilmente diverso rispetto al Morgans di 1878-1904. Il ritratto è apparentemente di una dimensione diversa, ma forse più evidente è il loro basso rilievo. Nella mano, il ritratto su 1921 Morgans spesso sembra piuttosto piatto. Ma le monete 1921 provengono dal loro sguardo distintivo onestamente. Produzione della Morgan si era fermato nel 1904 perché la moneta non è stata utilizzata tutt'altro come delle enormi quantità di prodotto. Dal 1910 sembrava chiaro che nessun ulteriore argento dollari sarebbero necessari per molti anni, se mai, così le autorità hanno ordinarono strumenti coniatura di Morgan distrutti. Ma intervenne PGM. Inglesi necessari d'argento per l'India e fornire un numero molto elevato di dollari d'argento americane—alcuni 270 milioni—sono state fuse sotto il Pittman Act del 1918. (Circa 11 milioni del totale fuso sono stati utilizzati dagli Stati Uniti per la produzione di monete sussidiarie.) La legislazione necessaria che sostituito il fuso di dollari, e dopo la guerra che è stato fatto. Il nuovo Pace dollaro non era pronto abbastanza presto, tuttavia, quindi per iniziare, la zecca era necessario creare strumenti coniatura completamente nuovi per il Morgan dollaridi 1921—quindi loro aspetto diverso dalle monete del 1878-1904. Il Morgans del 1921 sono di gran lunga, il più comune della serie con alcuni 86,730,000 avendo colpito, con 20,345,000 delle loro monete della zecca di Denver come questo. Non per coincidenza, India’s argento rupie di George V del 1918 e 1919 sono estremamente comuni monete. :) v. ------------------------------------------------------------------ America’s 1921d “Morgan” dollar, named for its designer and struck in .900 silver, 38.1mm in diameter and 26.73g heavy. The first silver dollar coined at Denver, and the only Morgan. (Note the tiny mintmark above the “DO” of “DOLLAR,” completely out of scale for this coin—a punch intended for one of the mint’s smaller products had been pressed into service. The 1921 Morgans—from all three U.S. mints—have a subtle but unmistakably different look compared to the Morgans of 1878-1904. The portrait is seemingly of a different dimension, but perhaps more noticeable is their lower relief. In the hand, the portrait on 1921 Morgans often seems quite flat. But the 1921 coins come by their distinctive look honestly. Production of the Morgan had stopped in 1904 because the coin was not used in anything like the enormous quantities produced. By 1910 it seemed clear that no additional silver dollars would be required for many years, if ever, so the authorities ordered the Morgan’s coining tools destroyed. But WWI intervened. The British needed silver for India, and to supply it a very large number of American silver dollars—some 270 million—were melted under the Pittman Act of 1918. (About 11 million of the total melted were used by the U.S. for the production of subsidiary coins.) The legislation required that the melted dollars be replaced, and after the war that was done. The new Peace dollar was not ready soon enough, however, so to get started, the mint had to create completely new coining tools for the 1921 Morgan dollars—hence their different appearance from the coins of 1878-1904. The Morgans of 1921 are the commonest of the series by far, with some 86,730,000 having been struck, with 20,345,000 of them being Denver-mint coins like this one. Not coincidentally, India’s George V silver rupees of 1918 and 1919 are themselves extremely common coins. :) v.3 punti
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Buona serata al Forum ed a voi tutti, spero fare cosa gradita trsmettervi la minuta presentata in una piacevole riunione tenutasi di recente in Toscana nella "Villa Borbone" di Viareggio; ultima proprietà sino al 1900 degli Asburgo Lorena. Con un caro saluto da parte di nonno Cesare. “VINTAGE” La recente mostra sull’opera di Viani e del suo tempo, che si è tenuta da poco a Villa Argentina in Viareggio è stata l’atto scatenante per una riflessione sulla monetazione, non proprio antica; ma neppure troppo recente: “Vintage” appunto. La prima guerra mondiale ha rappresentato una bandierina nello slalom speciale della Storia ed ha portato un cambiamento epocale tra i popoli dell’Orbe Terraqueo. Per la prima volta dal cielo sono piovute micidiali granate; per la prima volta una nave usciva dalla fantasia di “ GiulioVerne” per navigare insidiosamente sotto le onde; per la prima volta i fucili a ripetizione: le mitragliatrici, dai “Nidi di vespe” falcidiavano l’assalto dei fanti; per la prima volta la chimica dava di sé l’immagine peggiore. Comparve il “Carro armato” non era proprio quello dell’immaginario collettivo attuale; ma un trattore dove il conducente era protetto da una lamiera di ferro e su cui era stato montato un cannone; l’idea venne a W. Churchill che sequestrati i veicoli agrari, oramai inservibili in territorio di Francia, li trasformò in soggetti d’offesa semoventi e fu un successo. La cavalleria; la nobile cavalleria pesante, da secoli risolutiva arma vincente nelle battaglie, per la prima volta fallì il suo compito; la guerra di trincea la rese inutile. Tre Imperi, i tre più importanti imperi che il secolo decimo ottavo aveva forgiato, sparirono dal palcoscenico della storia: Il grande Impero dei Romanov si sciolse come la neve al sole in una triste giornata di ottobre. Alla fine del primo conflitto mondiale un altro Impero chiuse la “Sublime Porta” per forse mai più riaprirla. L’11 Novembre del 1918 l’Imperatore Carlo firmava il messaggio ai suoi popoli, rinunziando a qualsiasi partecipazione agli affari di Stato e dalle ceneri dell’Impero Austro-Ungarico nacquero: Un Regno nella penisola mediterranea ( era in realtà già nato prima ad opera di un Re massone e di un avventuriero, con la complicità del Re di Francia. Napoleone III ); la nuova Repubblica della Cecoslovacchia; la Polonia, risorta; Il Regno di Romania e quello dei: Serbi, Croati e Sloveni ( Chiamato ufficialmente Jugoslavia solo nel 1929); il Regno di Ungheria, ridotto ad un terzo della sua estensione ed una repubblica d’Austria ormai quasi completamente “Tedescalizzata” Dunque l’Europa c’era già, anteriore al primo conflitto mondiale, il “sogno pindarico” del nazionalismo l’aveva frantumata per poi ricomporla un’ottantina d’anni dopo in chiave “Tedesca” Il “sogno pindarico” era sorto in Francia alla fine del 18° secolo ed aveva ben presto indossato il cappello frigio della “Rivoluzione” culturale prima, violenta ed irrefrenabile poi. Nello spazio temporale tra questi due eventi di portata mondiale il mondo della numismatica ha subito un profondo, radicale, cambiamento e se la moneta aveva ritrovato, alla fine del 1700 il suo valore unitario di ricchezza tangibile, poco dopo la fine della prima guerra mondiale, con il divenire fiduciaria, aveva perduto la peculiarità con la quale era sorta nel lontano 7° secolo A.Ch. o forse prima, con il comparire delle prime pseudo monete. Non v’è dubbio alcuno che per molti secoli, prima dell’invenzione della moneta, gli scambi di merce avvenissero attraverso il baratto: puro e semplice . Nei primi contatti sociali tra gli uomini infatti l’acquisizione o la cessione dei beni, quando non forzata, era regolata dallo scambio: “Ho due polli, tu hai due otri di vino, dammi un otre, ti do un pollo e siamo più contenti tutti e due.” Detto così è troppo bello, di una semplicità che rasenta il semplicismo e le cose non dovevano andare proprio così; occorreva valutare l’entità del bene ceduto nei confronti di quello acquisito sì che i valori fossero il più possibile equivalenti. Vero è che poter ricorrere, per lo scambio di merci, ad un bene comune che rappresentasse: Certo valore intrinseco Elevato, rispetto al/ai beni oggetto dello scambio Divisibile in modo da potersi avvicinare il più possibile all’equità facilitava il problema; se non la moneta era nato il concetto in fieri, della moneta stessa. Il collegamento della moneta con la tradizione agricolo pastorale lo ritroviamo nel nome che vari popoli hanno successivamente dato a questo oggetto primario di scambio: “Pecunia” da Pecus ovvero pecora, per i latini; “Fee” da Foraggio per gli inglesi e dalla stessa radice: “Vieh” per i tedeschi. Per gli indiani “Ripia” deriva dal Sanscritto ed il significato è: “Bestiame” Il passo successivo di questo primordiale metodo di scambio fu il tentativo di semplificare le transazioni commerciali sostituendo il possesso del bue o delle pecore con elementi più maneggevoli cui veniva arbitrariamente attribuito un valore equivalente. Il raggiungimento di questo stato transizionale, nello sviluppo del commercio è stato mirabilmente descritto da Aristotele: “ Il commercio ricavò beneficio dalla acquisizione di merci che scarseggiavano nello stato e dall’esportazione di quelle risorse che erano in eccesso, per questi scambi si rese necessario ricorrere ad una valuta. Dato che il baratto in natura non era facile si scelse, di comune accordo, di dare ed accettare di ricevere oggetti più facilmente maneggiabili. Questi oggetti erano inizialmente costituiti da pezzi di Ferro od Argento, valutabili a peso e successivamente su di essi vennero riportati dei segni che ne indicavano e garantivano il valore” Nella Roma antica, al bue si era sostituita la verga di Rame e/o Bronzo (legge delle dodici tavole) mentre nel Peloponneso gli Spartani si dice abbiano utilizzato il Ferro, successivamente altre città greche adottarono questo sistema per gli scambi commerciali. Si osservi come la moneta sia comparsa inizialmente sulle coste bagnate dall’Egeo, mare ricco di isole che raccordano le coste greche con le asiatiche . Le caratteristiche geografiche che contraddistinguono la penisola Ellenica sono: la presenza di numerose montagne e l’esteso sviluppo delle sue coste. Numerose baie incidono profondamente la costa mentre lunghi e stretti promontori si proiettano ovunque nel mare dando origine ad una quantità di costa tale che non ha riscontro in nessun altro paese del Sud Europa. Molti sono i porti eccellenti ed il mare non presenta soverchi pericoli, oltretutto appena oltre la costa, come già detto, si trovano numerose isole fertili e di inaudita bellezza; la natura ha fatto di tutto perché la gente di qui scegliesse la via del mare e coltivasse le arti proprie della navigazione e del commercio. La comunicazione tra le varie parti del paese è più breve e più facile per via mare che non attraverso la terra emersa che è ricca di catene montane intersecantesi tra loro in tutte le direzioni e che sono per lo più elevate e scoscese, superabili solo attraverso rari passi spesso in inverno bloccati per la neve. Poche, scarsamente estese, le zone pianeggianti e sostanzialmente povero e sassoso il terreno che permette lo sviluppo di: Fichi, olivo e vite tutte coltivazioni che solo acconsentono terreni di scarsa fertilità; i cereali si dovevano importare mentre le esportazioni erano costituite dai raffinati prodotti dell’industria greca. Va da sé che i contatti commerciali privilegiarono l’ opposta sponda asiatica dell’Egeo ed i territori che su quel mare si affacciano. Il valore intrinseco certo e più elevato, rispetto alle altre merci, era ed ancor oggi in altra misura, è rappresentato dal biondo metallo, oggetto del desiderio di gran parte dell’umanità… con il quale è possibile acquistare ogni altro bene terreno: vegetale, animale o cosa inanimata che sia. Operarne la divisibilità non era un problema, almeno sin dal tempo degli Egizi i quali già 2.000 anni prima della nascita di Nostro Signore, utilizzavano uno strumento, a noi noto come: Bilancia sul cui piatto si poneva il biondo metallo e se ne ricavava un peso. Solo Oro od anche Argento ? Certo anche l’Argento fu standard per gli scambi commerciali e per passare dall’Oro all’Argento non era poi così complicato: Oro = Sole; Argento = Luna e visto che ad un ciclo solare corrispondono 13,3 cicli lunari perché la stessa cosa non poteva valere per i metalli? Per controbilanciare il valore di 1 Kg d’Oro erano pertanto necessari 13,3 Kg di Argento. Per transazioni di modesta entità non si faceva ricorso alla bilancia; ma si utilizzavano piccoli pezzi di metallo, con peso predeterminato garantito dai mercanti stessi, com’è il caso delle “Punk marched” dell’India ovvero dagli Dei protettori delle città emittenti ed è questo il caso delle città greche dove Giove; Apollo; Venere ed un po’ tutti i personaggi dell’Olimpo la fanno da padroni. Per gli Asiatici è lo stesso “Re dei Re” che compare con lancia od arco e frecce sul “Darico” d’Oro; sullo “Statere” d’Argento e sulla “Dracma” Quest’ultima moneta durerà a lungo affiancata dalla “Dracma Partica” in Oriente e dal “Denaro” nell’Occidente romano. Tutto questo per ricordarci che ai primordi la moneta aveva un suo valore intrinseco costituito dal peso del metallo nobile che conteneva e continuò ad averlo sin quando ne furono garanti i “Grandi Imperi” Nel terzo secolo della nostra era le città della Grecia erano oramai confluite nell’egida di Roma che a sua volta, dopo il periodo della ”Anarchia militare” anni di storia travagliati in cui gli imperatori si susseguirono un dopo l’altro al ritmo di quasi uno all’anno, non presentava più la stessa stabilità dell’Impero dei “Cesari” Dal 235D.Ch. al 284 A.D. anno che segnò l’ascesa al potere di Diocleziano: si contano 47 imperatori…in 49 anni…ci si avvicinava al declino. In Asia l’Impero Persiano era stato conquistato nel 3° secolo A.Ch. da Alessandro Magno e dopo la sua scomparsa, i Parti erano assurti a potenza dominatrice; ma nel terzo secolo dell’Era Cristiana anche la loro parabola storica si concluse . La moneta visse il triste periodo dell’età di mezzo; l’Oro e l’Argento, quasi spariti avevano lasciato il campo al più vile Rame o Bronzo…quando c’era ed aveva perduto la sua peculiarità di valore intrinseco per gli scambi commerciali che in molti casi erano tornati a servirsi del “Baratto” Il fiorire, nell’Occidente europeo, di tante forme di scambio fece sorgere, nell’anno 800 del Signore, la necessità di unificare pesi e misure e l’allora imperatore dei Franchi: Carlo Magno mise mano al progetto del riordino…”Ut misurae et pondera equalia sint et Justa” Nacque la “Lira”; moneta di conto costituita da 20 Soldi d’Argento ognuno dei quali era composto da dodici “Denari” pur’essi d’Argento. Sembrava così che ordine fosse stato messo; ma non si tenne conto del fatto che le “Zecche” erano autorizzate dall’Imperatore e con il decadere dell’autorità del potere centrale ogni città, ogni principe, imponeva sulla moneta il proprio stemma, il proprio sigillo e fors’anche un proprio valore. Si dovette attendere la ripresa economica dovuta agli scambi commerciali delle “Repubbliche marinare” per tornare a veder circolare grosse monete d’Argento e d’Oro: Il “Fiorino” ; il “Genovino”; lo “Zecchino” Con la scoperta delle miniere d’Argento in Austria fu la volta del “Tallero” da cui il non meno famoso “Dollaro Statunitense” e così via per tutto il cinquecento; il seicento ed il settecento… a base di “Testoni”; “Ducatoni” e “Scudi” Alla fine del 18° secolo non si poteva parlare di un vero sistema monetario; ogni Stato emetteva un numero indefinito di monete cui attribuiva valore rispetto ad una o più unità teoriche, variabili nel tempo e nello spazio geografico Retaggio di un batter moneta considerato “Diritto Regale” attribuito dalla sovranità e mercè di Principi, Governanti e Stati Sovrani che emettevano moneta a proprio uso e capriccio tanto da produrre una infinità di divise diverse. In un siffatto stato di divisione tra i popoli e diversità tra le monete il commercio ne risentì al punto tale che… Il giorno otto del mese di Maggio del 1790, in piena rivoluzione francese, l’Assemblea Nazionale deliberò che il Re di Francia, su proposta di Talleyrand, dovesse scrivere a S. Maestà Britannica e pregarla d’impegnare il Parlamento d’Inghilterra a concorrere con l’Assemblea Nazionale Francese per stabilire l’unità naturale delle misure e dei pesi. Il silenzio del Regno Unito, ancora memore dell’intervento francese in America costrinse Luigi XVI ad accollarsi interamente l’onere del progetto che vide all’opera: il torinese Lagrance, Di Borda, Mongè e Condorcét. La quaranta milionesima parte del meridiano terrestre fu presa, con il nome di “Metro” quale unità di misura lineare, con le conseguenti misure planari: “metro quadrato” e volumetriche: “metro cubo”. Multipli e sottomultipli dell’unità venne stabilito che valessero dieci volte la misura direttamente superiore od inferiore. Era nato il “Sistema Metrico Decimale” che venne adottato in Francia e nelle colonie il giorno sette del mese di Aprile dell’anno 1795; poco dopo fu adottato anche dai paesi della nostra penisola , come vedremo poi più nel dettaglio e nell’area europea da: Spagna, Portogallo, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi e relative colonie, Belgio, Svizzera, Germania, Austria, Ungheria, Rumenia, Grecia, Turchia. Nel “Nuovo Mondo” da: Messico, Guatemala,Costarica, Columbia, Venezuela, Equatore, Perù, Chili, Repubblica Argentina, Uruguai e Brasile…un bel po’ d’ordine era stato fatto. Ovviamente il sistema non si fermava alle misure lineari, planari e volumetriche; tempi ed angoli ebbero la loro unità di misura ed anche il peso trovò nel “Grammo” la sua unità. Era, il grammo, il peso di una massa d’acqua distillata con volume di un centimetro cubo, alla temperatura di 4° Centigradi in cui l’acqua presenta massimo il rapporto: Peso/Volume. Non ci si fermò qui e si prese in considerazione anche la moneta, oggetto della nostra riflessione, il “Franco” o “Lira Italiana” fu l’unità di misura ed era rappresentato da un dischetto rotondo del peso di cinque grammi di cui: 4,5 grammi era di Argento fino e 0,5 grammi di Rame; indicato come Ag 900/1000 I sottomultipli erano costituiti da 10 decimi e 100 centesimi; per i multipli non si ritenne opportuna alcuna denominazione particolare. Non desidero al momento entrare nella questione economica del rapporto tra: Valore intrinseco e Valore nominale della moneta, quello cioè indicato dalla Pubblica Amministrazione né su ciò che veniva indicato come “Biglione” ovvero a basso titolo di Argento prima, di Rame poi, né tantomeno sul rapporto legale tra Oro ed Argento che abbiamo visto essere stato nell’antichità 1: 13,3 e che adesso veniva proposto ad 1: 15,5 mi pare invece doveroso riportare il panorama monetario degli Stati che occupavano l’area della nostra penisola : Prima dell’introduzione del sistema metrico decimale Prima dello scoppio del conflitto mondiale. Successivamente all’evento bellico de qua. La Situazione monetaria prima dell’introduzione del sistema metrico decimale era dovuta a ben undici Stati che rappresentavano il panorama politico del territorio geografico che caratterizzava la penisola prima del 1795. Regno di Sardegna: comprendente oltre l’isola di Sardegna, il Piemonte con le contee di Savoia, Oneglia e Nizza; sotto il Re Vittorio Amedeo 3° di Savoia, con 2.800.000abitanti censiti sulla terraferma e 450.000 in Sardegna. Repubblica di Genova: con una popolazione di 600.000 abitanti. Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla: con i principati di Sabbioneta e Bozzolo per una popolazione valutata in 335.000 abitanti; sotto il ramo cadetto dei Borbone di Spagna con Ferdinando 1° che aveva sposato Maria Amalia di Asburgo. Ducato di Milano: Sotto l’Austria assieme al Ducato di Mantova ed i Principati di Castigliane e Solferino; esclusa la Valtellina e Chiavenna dove esercitavano ancora la signoria i Grigioni; popolazione stimata in 1.130.000 abitanti. Ducato di Modena e Reggio, compreso il Principato di Massa e Carrara pervenuto agli Este con le nozze di Maria Cybo Malaspina ed Ercole 3° all’epoca reggente della Casa d’Este: Popolazione 330.000 abitanti. Repubblica di Venezia, compreso il territorio di Bergamo e Crema oltre all’Istria ed alla Dalmazia: abitanti 5.000.000. Repubblica di Lucca: 120.000 abitanti. Principato di Piombino: sotto la famiglia Boncompagni con 5.000 abitanti. Granducato di Toscana: sotto Ferdinando 3° di Lorena con 1.000.000 di abitanti. Stato Pontificio: Dal Po al Tronto ed al Garigliano con Benevento e Pontecorvo, sotto Papa Pio 6°; abitanti valutati in 2.500.000. Regno delle due Sicilie: comprensivo oltre all’isola di Sicilia, dello Stato dei Presidi in Toscana e della parte meridionale della penisola a Sud dello Stato Pontificio, sotto Ferdinando 4° di Borbone; popolazione valutata in 5.000.000 di abitanti sul continente ed 1.000.000 sull’isola. Fedele a quanto a suo tempo stabilito da Carlo Magno la monetazione si basava sulla suddivisione della Lira in 20 Soldi e 240 Denari. Ad esempio, per quanto riguarda il Regno di Sardegna, che andrà poi a conquistare la maggior parte degli altri Stati della penisola, eccetto il Granducato di Toscana che si offrirà graziosamente ai Savoia attraverso un discutibile primo “Plebiscito” che vide alle urne il 4% circa della popolazione ed un secondo, svoltosi il 12Marzo del 1860, per aventi diritto a suffragio universale. I risultati furono favorevoli all’annessione del Granducato di Toscana al Regno di Sardegna con 366.571 voti su 386.445 votanti; 14.925 espressero fedeltà al Granduca; 4.949 i voti nulli. Il 22 Marzo Vittorio Emanuele 2° Re di Sardegna accettava l’annessione del Granducato al Regno Sabaudo. Sulla validità del Referendum lasciamo a chi lo desidera lo studio delle carte dell’epoca sottolineo solamente il fatto che prima della partenza da Firenze del Granduca Leopoldo 2° di Toscana, avvenuta il 27 Aprile dell’anno 1859, il Barone Bettino Ricasoli, promotore del processo rivoluzionario di annessione, non si sa bene da chi autorizzato, visto che ancora non esisteva un governo provvisorio, si era recato a Torino ad incontrare il Conte di Cavour per concedergli un accordo militare oltre che un governatore: era l’atto di consegna del Paese ad un altro Stato. Dopo la partenza del Granduca si arrivò ad offrire la dittatura a Re del Piemonte: Vittorio Emanuele 2° ; bontà sua, il giorno 30 di Aprile di quello stesso anno rifiutò. Anche questo è da considerare come un atto individuale e rivoluzionario dal momento che il governo provvisorio non era in possesso di un mandato. Per tornare all’oggetto della ns. riflessione dopo questa breve, amara parentesi storica, vediamo quale caotico quadro presentava la monetazione negli Stati della penisola a cominciare appunto dal Regno di Sardegna. Il giorno 12 del mese di Febbraio del 1755 Carlo Emanuele 3° riordinava la monetazione sulla base del “Marco” di 245,926 grammi, calcolato in 8 Once ciascuna del peso di 30,742 Denari. Ad ogni Oncia corrispondevano 24 Denari del peso di 1,281 grammi ciascuno. Ogni Denaro era costituito da 24 Grani del peso di 0,053 grammi ciascuno. Il Grano era a sua volta costituito da 24 granotti di 0,002208 grammi. Diversa la base monetaria per Genova che si imperniava sulla Libbra di 317,09526 grammi divisa in 12 Once ciascuna del peso di 26,425 grammi. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,101 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,046 grammi ciascuno. Nel Ducato di: Parma, Piacenza e Guastalla. Si faceva riferimento, nel 1789, sotto Ferdinando 1° di Borbone, sposo di Maria Antonia d’Asburgo, al “Marco di Milano” di 235,033 grammi costituto da 8 Once ciascuna del peso di 20,370 grammi. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. Nel Ducato di Milano e Mantova Giuseppe 2° con editto del 25 Gennaio 1786 riformava la monetazione sulla base del “Marco di Zecca” di 235,033 grammi, diviso in 8 once da 29,379 grammi cadauna. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. Il Ducato di Modena e Reggio era all’epoca governato da Ercole Rinaldo 3° della casa d’Este che aveva sposato Maria Beatrice Cybo Malaspina di Lunigiana aggiungendo così ai suoi domini la città di Massa. La base monetale è quella del “Marco di Zecca” di 235,033 grammi, diviso in 8 once da 29,379 grammi cadauna. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. L’Ordinamento monetario del 12 marzo 1772 prevedeva, nella Serenissima Repubblica di Venezia, che la monetazione fosse fatta sulla base del “Marco” da 238,544 grammi, formato da 8 Once ciascuna delle quali del peso di 29,818 grammi. Ciascun Oncia era divisa in 144 Carati da 0,207 grammi ciascuno ed il Carato era a sua volta diviso in 4 Grani da 0,052 grammi. Per quanto attiene al titolo, il massimo era costituito da 1.154 Carati, ciascuno d’essi del valore di 4 Grani. Nel 1789 il Granducato di Toscana basava il corso legale delle sue monete sul valore della Libbra al peso di 339,510 grammi, suddivisa in 12 Once da 28,292 grammi cadauna ed ogni Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,179 grammi. Ciascun denaro era costituito da 24 Grani di 0,049 grammi. Il titolo delle monete si valutava, per l’Oro, in 24 Carati divisi in 8 Parti (Ottavi) mentre per l’Argento la base era di 12 Once divise in 24 Denari. Il Principato di Piombino non aveva all’epoca una sua particolare moneta si avvaleva pertanto della monetazione circolante nel Granducato di Toscana. Repubblica di Lucca, ultimo aristocratico residuo di organismo politico del periodo comunale. Zecca molto antica che nel periodo coniava sul piede della Libbra Fiorentina di 337,720 grammi, divisa in 12 Once da 28,148 grammi ciascuna. L’Oncia si divideva in 24 Denari del peso di 1,173 grammi; il Denaro a sua volta era costituito da 24 Grani da 0,049 grammi cadauno. Il titolo per l’oro era di 24 Carati, ciascuno dei quali era diviso in 24 Grani a loro volta ripartiti in 24 Parti. Per l’Argento il titolo si calcolava a 12 Once, divise in 24 Denari, a loro volta divisi in 24 Grani. Per quanto riguarda lo Stato Pontificio si deve osservare come la particolare cura posta nella realizzazione delle moneta ponesse quest’ultima nella condizione di rappresentare, in tutta la sua magneficenza, l’opera dei Pontefici, esaltandone i contenuti ed è per questo che veniva tolta spesso dalla circolazione, e tesaurizzata quale ”Medaglia” contravvenendo così all’uso primigenio di mezzo di scambio. Quattro erano i centri principali in cui la monetazione pontificia trovava la sua origine: Ancona; Bologna; Ferrara e naturalmente Roma. Ad Ancona la base era sullo Scudo da 20 Soldi di 240 Denari; lo Scudo era costituito da 10 Paoli; ogni Paolo da 10 Baiocchi od 8 Bolognini. A Bologna era invece la Lira di 20 Soldi da 240 Denari che era alla base del sistema monetario e 5 Lire costituivano lo Scudo; ogni Scudo valeva 10 Paoli o 100 Soldi ( Baiocchi o Bolognini); ma anche 500 Quattrini ovvero 1.200 Denari. Nel Regno delle Due Sicilie esistevano due sistemi monetari separati, a Napoli ci si basava sulla libbra di 320,759 grammi, divisa in 12 Once da 26,730 grammi cadauna; l’Oncia era costituita da 30 Trappesi del peso di 0,891 grammi ed il Trappese era diviso in 20 acini ciascuno dei quali pesava 0,0445 grammi. In Sicilia, a Palermo, la Libbra era del peso di 317,368 grammi divisa in 12 Once, ciascuna formata da 30 Trappesi ed il Trappese era qui costituito da 20 Cocci o Denari. A Napoli si contava in Ducati di 10 Carlini ciascuno ed un carlino era formato da 100 Grani ed un Grano da 12 Cavalli. In Sicilia 20 Grani corrispondevano a 5 Tarì. Il Tarì di Napoli equivaleva a 2 Carlini di Napoli o 2 Tarì di Sicilia. Era necessaria tutta la pantomina appena fatta sulla monetazione precedente l’introduzione del sistema metrico decimale? Forse se ne poteva fare a meno visto che già avevamo accennato alla grande quantità di tipologie circolanti ed alla diversità del loro valore da paese a paese; ma anche da base monetaria a base monetaria, tuttavia ho ritenuto necessario inserirla e successivamente ampliarla nell’appendice n° 1 principalmente per due motivi. Il primo, per rendere tangibile l’idea di quale confusione regnasse nella monetazione; trovarsi di fronte alla lista sopra riportata dà in modo chiaro il senso delle diversità monetarie presenti sul mercato e si badi bene ho qui considerato solo i paesi presenti nell’area geografica della penisola in cui viviamo tralasciando completamente il resto d’Europa, le colonie ed il “Nuovo Mondo” non solo, mi sono limitato alla moneta, del resto oggetto di questo intervento; ma anche nel settore delle misure e dei pesi il marasma era notevole…la conoscenza della “Metrologia” era all’epoca ancor più fondamentale di quanto non lo sia oggi. Il secondo motivo è legato alla speranza che alcuno trovi interesse a questa branca della scienza che abbiamo visto coinvolge pesantemente la storia; ma anche: tecnologia, usi, costumi, religiosità dei popoli e tante altre espressioni del vivere umano. L’aver riportato, almeno a grandi linee la lista delle emissioni monetarie del periodo intercorso tra la Rivoluzione Francese ed il primo conflitto mondiale spero possa diventare, per alcuno, una base su cui iniziare una collezione di monete od uno studio più approfondito ed il Circolo Filatelico Numismatico intitolato a Giacomo Puccini si propone come luogo di incontro per scambiarci idee, opinioni e conoscenze sul tema appunto della numismatica e non solo. Tornando al percorso storico intrapreso, gli Stati della penisola diverranno nove con la restaurazione del 1815, successiva alla parentesi napoleonica, per effetto dell’acquisizione della Repubblica di Genova da parte del Regno di Sardegna e l’inserimento della Repubblica di Lucca nel Granducato di Toscana che dal Regno delle Due Sicilie acquisì anche lo Stato dei Presidi, vera e propria enclave nella zona dell’attuale città di Follonica e Scarlino. La base monetaria decimale, inserita con la Rivoluzione Francese, ovviamente ebbe un ritorno ai vecchi sistemi dopo la Restaurazione; ma ben presto dopo i moti degli anni 20 e 30 il Sistema metrico Decimale tornò in auge e divenne comune in quasi tutti gli Stati della penisola. Il 19° secolo è improntato, almeno a partire dagli anni venti, dalla massiva attività di casa Savoia che si concluderà negli anni sessanta con l’acquisizione di tutto o quasi il territorio della penisola. Alla fine del “700” era Re del Piemonte: Vittorio Amedeo 3° cui successe il primogenito: Carlo Emanuele 4° che salì al trono nell’ottobre del 1796; aveva sposato Maria Clotilde di Valois, sorella del Re di Francia Luigi 16° ma non aveva vocazione alcuna per il ruolo toccatogli in sorte, era tuttavia rassegnato a sacrificarsi ai doveri dinastici e passerà la vita tra infermità di vario genere: era uomo di salute cagionevole, gracile e pessimista. Sognava una vita semplice e serena e si ritrovò nella bufera della Rivoluzione Francese ad affrontare guerre e sconfitte ed alla fine la prepotenza dei francesi che occuparono il Piemonte, lo costringerà a ritirarsi in Sardegna; in ultimo l’abdicazione scelta come una liberazione e la morte, nel 1796, lontano dalla patria, in preda a crisi mistiche, nel convento dei gesuiti di S. Andrea al Quirinale. Con una discendenza di dodici figli ( si veda l’allegato N° 4) sembrava lecito pensare che la dinastia non avrebbe dovuto subire imprevedibili sussulti nella successione di Casa Savoia , al contrario proprio a conclusione dell’iter dinastico di questi dodici figli, il ramo diretto dei Savoia si estinse e passò ai collaterali: Ai Carignano con Carlo Alberto. Prima di parlare di questo principe si deve tuttavia ricordare il successore e fratello di Carlo Emanuele 4°: Vittorio Emanuele 1° Con lui i quindici anni dell’epopea napoleonica sembrano scomparire nel nulla; pretendeva che a corte si portasse ancora il cappello a tricorno, la parrucca incipriata e lo spadino e che le dame si vestissero con la crinolina. Ristabilito il regime, cancellata ogni forma di progresso che il periodo napoleonico aveva portato con sé non restava che un paese al collasso che pagava i lunghi anni di guerra con una grave crisi economica, le campagne devastate, la carestia incombente ed il bestiame necessario all’agricoltura ridotto a poca cosa dopo le requisizioni per le necessità dell’esercito. Cominciarono gli studenti che la sera dell’11 Gennaio 1821e con una chiassata a teatro costituirono il “Casus belli” della rivolta. Il principe Carlo Alberto si dice fosse amico dei progressisti; ma quando giunse il momento in cui si doveva prendere una decisione e schierarsi da una parte o dall’altra, diviso da sentimenti opposti, non seppe prendere una decisione; “Re tentenna” lo chiamò Giusti ed “Italo Amleto” lo bollò il Carducci. Vittorio Emanuele 1° risvegliato bruscamente dal suo sogno settecentesco abdicò e nominò reggente il Carignano. Carlo Alberto concesse alla piazza l’agognata Costituzione Spagnola che “massoni” e “carbonari” richiedevano a gran voce dopo che già era stata strappata al Re di Napoli. Questo principe era figlio di Carlo Emanuele di Carignano, ufficiale dell’esercito francese, già in sospetto tra i Savoia d’esser “Giacobino” ed aveva sposato Albertina di Sassonia. Carlo Emanuele morì giovane: A trent’anni e la povera Albertina ebbe il suo daffare per sopravvivere dignitosamente cercando di recuperare le sostanze che le erano state requisite in Piemonte dai francesi. Carlo Albero crebbe affidato alle cure di un vecchio cameriere ed ebbe come compagni i “ragazzi di strada” i piccoli amici di caseggiato, figli di borghesi e bottegai, di militari e funzionari napoleonici; si spiega così l’amicizia verso i progressisti come il Santarosa . Fu recuperato alla dinastia, dopo la scomparsa prematura degli altri figli di Vittorio Amedeo 3°: Amedeo Alessandro Maria morì il 29 Aprile del 1755; Maurizio Giuseppe Maria, Duca del Monferrato, il giorno due del mese di Settembre del 1799 anche Giuseppe Placido Benedetto, Conte di Moriana, era prematuramente scomparso. Per sopperire al carattere decisamente insofferente del giovane verso l’ancien regime lo si accasa sperando che con il matrimonio giunga una più rassegnata maturità. La prescelta sarà Maria Teresa d’Asburgo Lorena, figlia del Granduca Ferdinando 3° di Toscana ed è proprio in Toscana che lo esilierà Carlo Felice subentrato a Vittorio Emanuele 1° dopo la sua abdicazione. Si narra di questo periodo una strana storia; nella villa di Poggio Imperiale dove viveva la famiglia di Carlo Alberto accadde che in una calda estate la balia, per allontanare le zanzare che infastidivano il piccolo principe, figlio di Carlo Alberto, non trovò di meglio che bruciar loro le ali con una candela. Destino volle che la zanzariera di tulle prese fuoco; la povera donna fu avvolta dalle fiamme e dopo una settimana di dolorosa agonia morì; anche la culla bruciò quasi completamente; ma stranamente il bimbo non ebbe a risentire di danno alcuno tuttavia voci di corridoio insinuarono che anche la creatura avesse fatto una brutta fine ed in quel frangente, pensando alla successione, si cercò di sostituire il piccolo principe con un altro bambino della stessa età. Dopo qualche affannosa ricerca fu trovato; il macellaio di Poggio Imperiale, certo Tanaca, aveva da poco avuto un figlio che aveva la stessa età del principe ed accettò , dietro ricompensa di una lauta pensione decennale, poi tramutata a vita, di concedere il proprio figlio al Carignano…Chiacchere? Forse si; ma nientemeno che Massimo d’Azelio, futuro primo ministro, garantì che si trattava della verità cosicchè colui che entrò nella storia come: Vittorio Emanuele 2°, primo sovrano Sabaudo di una Patria unificata, sarebbe stato il figlio di un beccaio fiorentino cui un destino rocambolesco aveva regalato la corona di Re; ma si sa, il d’Azelio è stato anche un romanziere. Avvalora tuttavia il sospetto la totale mancanza di somiglianza dal genitore; alto e slanciato quest’ultimo, svettante oltre i due metri, più tarchiato il figlio e la differenza netta: Nel carattere, nei gusti, nelle abitudini, nel temperamento. Carlo Felice avrebbe voluto escludere il Carignano dalla successione; ma su consiglio del Metternich fu costretto a rivedere la sua posizione “ob torto collo ” ed accettare che il giovane si redimesse andando a combattere in Spagna contri i liberali ed i costituzionalisti e qui il principe si ricoprì di gloria al Trocadero, ultima fortezza di Cadice rimasta in mano ai ribelli. Si giunse così agli anni trenta e con la morte di Carlo Felice il giovane Carlo Alberto salì finalmente al trono; “ Signori in questo momento noi seppelliamo la monarchia” disse al funerale del Re…Chissà cosa voleva dire?... Profetico? Il mutevole Carignano, oramai Re, mostrò in quegli anni particolare zelo reazionario nel reprimere le aspirazioni liberali tanto che dalla stessa Austria arrivò l’invito alla moderazione. Negli anni quaranta i rapporti con l’Impero Austro Ungarico si fecero tesi per motivi economici ed ancora una volta Carlo Alberto passò all’altra sponda e si fece paladino delle idee liberali: Ritorno ai vecchi amori e piuttosto il desiderio di ingrandire il regno con la conquista della Lombardia e chissà forse di altre regioni? Il panorama politico nella penisola era mutato e nel 1848 il Regno delle due Sicilie; Toscana; Stato Pontificio erano in fermento, Carlo Alberto pervaso del nuovo sentimento di libertà, concesse lo “Statuto” e marciò contro l’Austria. Sul campo fu l’esercito guidato da Radetzki ad avere la meglio e nel 49’ si ebbero le dimissioni del Re e l’ascesa al potere di Vittorio Emanuele 2° Radetzki fu generoso con il nuovo sovrano che aveva del resto tenuto a battesimo ed al cui matrimonio con la figlia del Vicerè del Lombardo Veneto: Arciduca Ranieri e la sorella di Carlo Alberto: Elisabetta di Carignano, era stato “Invitato d’onore” Sopraggiunsero poi gli anni sessanta e con l’aiuto della Francia Vittorio Emanuele 2° riuscì ad ampliare il regno, Radetzki era già morto, e successivamente con i referendum di Emilia Romagna, Toscana e l’avventura dei “Mille” dopo l’incontro di Teano, il nuovo sovrano si trovò Re di una Patria che comprendeva quasi per intero la Penisola mediterranea; nella nuova situazione unificò la moneta, si veda quanto riportato nell’appendice n° 2 Sino a qui, a parte l’accorpamento in un “unicum “ delle varie tipologie, il sistema era ancora basato sul valore reale della moneta, garantito dalle riserve auree dello Stato, bisognerà attendere, come già accennato alla prima guerra mondiale perché subentri il concetto di Valore nominale o Legale della moneta. Non è più il valore intrinseco del metallo prezioso contenuto nel dischetto metallico che dà valore alla moneta; ma il nominale che su di essa è inciso, legalmente attribuitogli dallo Stato emittente e per avere una idea precisa di ciò che comportò abbiamo riportato nell’allegato n° 3 le caratteristiche della Lira a partire da quel mitico 1862 sino al 1962. In poco più di 100 anni si è passati da un dischetto di Argento con titolo 900 millesimi ad uno di 0,625 gr. in Alluminio che contenente il 3,5% di Magnesio. Per concludere questa breve rassega alcune osservazioni: Sin dalla sua nascita la moneta ha rappresentato un bene con valore intrinseco elevato (Oro ed Argento), proponendosi come oggetto di interposizione tra i beni scambiati in precedenza attraverso il baratto. Per questa sua caratteristica di elevato valore intrinseco ha rappresentato un bene significativo della ricchezza: individuale e dello Stato; ma quando le condizioni di vita, in una civiltà, sono regresse anche la moneta ha presentato una veste dimessa, tanto dimessa da far tornare in uso il “Baratto” come nel travagliato periodo terminale dell’Impero Romano d’Occidente ed il successivo Medioevo. Dalla fine del 1700 agli inizi del 1900 abbiamo assistito alla trasformazione sostanziale della moneta; si è passati da una prima razionalizzazione delle varie forme monetali europee e mondiali, all’istituzione del valore intrinseco certo: Sistema metrico Decimale; di poi si è assistito ad una ulteriore unificazione, nella seconda metà del 1800, sino a giungere al declassamento sostanziale del bene moneta quale dischetto di metallo vile con impresso un valore, non più sostenuto dal “Tesoro di Stato” ma legalmente imposto dai governi al potere. Appendice N° 1 Monetazione degli Stati della Penisola prima dell’introduzione del “Sistema Metrico Decimale” Regno di Sardegna Le monete confezionate in: Oro al titolo di 21Carati e 18 Grani erano: Doppia o Pistola da 24 lire al peso di 7 Denati, 12 Grani e 6 Granotti. ½ Doppia da 12 Lire. ¼ di Doppia da 6 Lire. Le monete confezionate in Argento avevano titolo di 10 Denari e 21 Grani Scudo da 6 Lire al peso di 7 Denari, 10 Grani e 28 Granotti ½ Scudo da 3 Lire ¼ di Scudo da 3 Lire 1/8 di scudo da 0,75 Lire. L’eroso era costituito da: 7,6 Soldi 2,6 Soldi Soldo Con il Rame era confezionata la moneta da 2 Denari. Repubblica di Genova Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola da 24 Lire al peso di 6 Denari e 2. 2/3 Grani. Titolo 906/1000 ½ Doppia. ¼ di Doppia 2 Doppie 4 Doppie 5 Doppie Genovino d’Oro da 100 Lire. ½ Genovino ¼ Genovino 1/8 Genovino Zecchino da 13 Lire e 10 Soldi al peso di 3 Denari e 4 Grani; Titolo 995/1000 ½ Zecchino Le monete confezionate in Argento erano: Scudo da 9 Lire e 10 Soldi al peso di 34 Denari. Titolo 951/1000 Scudo leggero da 9 Lire al peso do 32 Denari e 3 Grani; Titolo 890/1000 Scudo di Banca da 5 Lire al peso di 18 Denari e 14 Gran; Titolo 916/1000 ½ Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati ¼ di Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati 1/8 di Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati. Madonnina o Lira da 20 Soldi al peso di 8 Denari e 6 Grani; Titolo 833/1000 Doppia Madonnina da 40 Soldi Giorgino da 25 Soldi al peso di 5 Denari e 5 Grani. ½ Giorgino da 13 Soldi Pezzo da 10 Soldi o mezza Madonnina. 1/3 di Lira da 6 Soldi ed 8 Denari. L’eroso prevedeva: Pezzo da 6 Soldi ed 8 Denari. Pezzo da 4 Soldi o cavallotto ovvero. Doppia Parpagliola Pezzo da 2 Soldi o Parpagliola Pezza da 8 Denari. In Rame erano confezionate le monete da: 1; 2 e 4 Denari. Ducato di Parma Piacenza e Guastalla Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola al peso di 6 Denari e 3 Grani. Titolo 21 Carati e 18 Grani; per parma il valore era di 90 Lire; 75 Lire per Piacenza e 93 lire e Soldi 2 per Guastalla. Zecchino al peso di 2 Denari e 20 Grani al titolo di 24 Carati e con valore dl Lire 45 per Parma; 37 Lire e 10 Soldi per Piacenza ed infine 46 Lire ed 11 Soldi per Guastalla. Le monete confezionate in Argento erano: Ducato al peso di 21 Denari, con valore di 21 Lire per Parma; 17 Lire e 10 Soldi per Piacenza; 21 Lire, 14 soldi e 6 Denari per Guastalla ½ Ducato al peso di 10 Denari e 12 Grani per un valore di 10 Lire e 10 Soldi per Parma; 8 Lire e 15 Soldi per Piacenza; 10 Lire, 17 Soldi e 3 Denari per Guastalla. 1/7 di Ducato o pezzo da 3 Lire, al peso di 3 Denari; valore di 3 Lire per Parma; 2 Lire e 10 Soldi per Piacenza; 3 Lire, 2 Soldi ed 1 Denaro per Guastalla. 1/14 di Ducato o pezzo da 30 Soldi al peso di 1Denaro e 12 Grani; Valore per Parma di 1 Lira e 10 soldi; per Piacenza 1 Lira e 5 soldi; per Guastalla 1 Lira ed 11 Soldi. Per quanto riguarda l’eroso i valori erano identici in tutte e tre le città e si contavano: La Lira di Parma del valore appunto di 1 Lira. Mezza Lira o pezzo da 10 Soldi. Quarto di Lira o Cinquina o Parpagliola da 5 Soldi. Buttalà o 10 Soldi o Cavallotto che a Piacenza aveva valore di 10 Soldi ed a Parma di 12 Soldi. ½ Buttalà o mezzo cavallotto da 6 Soldi per Parma e 5 Soldi per Piacenza. Con il Rame era confezionato il Sesino il cui valore era di 6 Denari. Ducato di Milano e Mantova Le monete confezionate in Oro erano: Sovrana da 13 Fiorini o 20 Kreutzer, al peso di 9 Denari ed 1 5/6 Grani con titolo di 21 ¾ Carati per un valore di 45 Lire. ½ Sovrana Pistola o Doppia nuova di Milano al peso di 5 Denari e 3 11/24 Grani per un valore di 25 Lire e 3 Soldi. Doppia pistola. Pistola da quattro o Quadrupla. Zecchino di Milano al peso di 2 Denari e 20 11/24 Grani con titolo di 24 Carati e valore di 15 Lire e 4 Soldi. Doppio Zecchino Ongaro o Kremnitz al peso di 2 Denari e 20 11/24 Grani; valore 15 Lire e 4 Soldi. Le monete confezionate in Argento erano: Ducatone del peso di 26 Denari, titolo 21 1/2 Carati con valore di 8 Lire e 20 Soldi. ½ Ducatone. Doppio Ducatone Filippo al peso di 22 Denari e 18 11/24 Grani; Valore 7 Lire e 10 Soldi. ½ Filippo. ¼ Filippo. 1/8 Filippo. 2 Filippi o Piéfort. Scudo o pezzo da 60 Soldi al peso di 18 Denari e 21 14/24 Grani per un valore di Lire 6. 1/2 Scudo. Lira vecchia la peso di 3 Denari Lira nuova al peso di 5 Denari e 2 16/24 Grani, Titolo 13 ½ Carati, valore 1 Lira ½ Lira. ¼ Lira. Scudo di Fiandra o Crocione e Delle tre Corone al peso di 24 Denari e 3 9/24 Grani; titolo 21 ½ Carati; valore 7 Lire e 10 soldi. ½ Scudo di Fiandra. Tallero di S.M. al peso di 22 Denari e 22 2/12 Grani, titolo 21 ½ carati; valore 6 Lire e 15 Soldi. Fiorino di S.M. al peso di 11 Denari ed 11 5/24 Grani; titolo 21 ½ Carati; valore di 3 Lire, 7 Soldi e 6 Denari. In Eroso era coniano coniate. Moneta da 5 Soldi o Parpagliola del valore di 5 Soldi. ½ parpagliola del valore di 2 Soldi e 6 Denari. Le monete coniate nel Rame erano: Soldo. ½ Soldo del valore di 6 Denari Quattrino del valore di 3 Denari Sesino o Sestino del valore di 2 Denari Ducato di Modena e Reggio Le monete confezionate in Oro erano: Pistola da 5 Lire di Modena del peso di 35 carati. Scudino da 9 Lire. Le monete confezionate in Argento erano: Ducatone da 17 2/8 Lire del peso di 168 Carati Scudo di Francesco 3° del peso di 153 Carati e 3 1/3 Grani; valore 15 lire modenesi. Scudo di Ercole 3° da 5 Lire modenesi. Doppio Scudo da 10 Lire modenesi. Triplo Scudo da 15 Lire modenesi. Le monete in eroso erano: Ducato da 8 Lire modenesi del peso di 120 Carati. ½ Ducato Doppia Lira o Quarantana Lira di Modena ½ Lira di Modena Lira di Reggio ½ Lira di Reggio o Grosso o cappellone di 6 soldi ed 8 Denari. Cinque Soldi o Lupette o Giorgini Due Soldi o Parpaiole o Muraiole Nel rame veniva coniato il: Bolognino o Soldo di Modena Il Soldo e mezzo di Reggio ½ Soldo di Reggio o Sesino di Modena Repubblica di Venezia Le monete confezionate in Oro erano: Zecchino del peso di 16 80/90 Carati con valore di 22 Lire ½ Zecchino ¼ di Zecchino. Ducato d’Oro da 14 Lire al peso di 10 ½ Carati. Doppia o Pistola da 38 Lire al peso di 32 2/3 Carati. Le monete confezionate in Argento erano: Scudo Veneto o Scudo della Croce da 12 Lire ed 8 Soldi al peso di 153 ½ Carati; titolo 1.092 Carati. ½ Scudo. ¼ di Scudo 1/8 di Scudo. Giustina o Ducatone da 11 Lire, al peso di 135 Carati, titolo 1.092 Carati. ½ Giustina. Ducato da 8 Lire al peso di 110 Carati. Pistola al peso di 952 Carati ½ Pistola. ¼ di Pistola. Tallero da 10 Lire ½ Tallero da 5 Lire ¼ di Tallero da 2,5 Lire 1/8 di Tallero Osella da 17 ½ Carati al titolo di 1.092 Carati; questo pezzo era in realtà una medaglia tuttavia passata per moneta al valore di Lire 3 e Soldi 18. In “Eroso Misto” erano confezionate: Lirazza o Petizza o Pezzo da 30 Soldi. Pezzo da 20 Soldi. Pezzo da 10 Soldi. Pezzo da 5 Soldi La monetazione in Rame era costituita da: Soldo ½ Soldo o Bagattino o Beza Granducato di Toscana Le monete confezionate in Oro erano: Ruspone o pezzo da 3 Zecchini gigliati al peso di 8 Denari e 21 Grani ed al titolo di 24 Carati; valore 40 Lire Fiorentine. Zecchino o Gigliato al peso di 2 Denari e 23 Grani; titolo 24 Carati; valore 13 Lire, 6 Soldi ed 8 Denari Le monete confezionate in Argento erano: Francescone o Pezzo da 10 Paoli al peso di 23 Denari e 10 Grani; titolo 11 Once per il valore di 6 Lire, 13 soldi e 4 Denari. Leopoldone: come per il Francescone. ½ Francescone da 5 paoli al peso di 11 Denari e 17 Grani; titolo di 11 Once al valore di Lire 3, Soldi 6 ed 8 Denari. ½ Leopoldone: come per il ½ Francescone. Tallero fiorentino al peso di 23 Denari ed al titolo di 11 Once per un valore dei 6 Lire. ½ Tallero Testone al peso di 7 Denari e 13 ½ Grani, sempre al titolo di once 11 per il valore di Lire 2 Pezzo da 2 Paoli al peso di 4 Denari 16 ½ Grani, solito titolo per un valore di 16 Soldi ed 8 Denari. Lira o 12 Crazie o 1 ½ Paolo del peso di Denari 3 e 19 Grani; valore 1 Lira ½ Lira o 6 Crazie al peso di 1 Denaro e 21 ½ Grani; valore 10 Soldi ¼ di Lira o 3 Crazie al peso di 22 ¾ Grani; valore 5 Soldi. Paolo o Giulio o 2/3 di Lira od 8 Crazie al peso di Denari 2 ed 8 1/5 Grani, valore 13 Soldi e 4 Denari. ½ Paolo o 4 Crazie al peso di 1 Denaro e 4/10 Grani; valore 6 Soldi ed 8 Denari. ¼ di paolo al peso di 14 1/20 Grani ed al valore di 3 Soldi e 4 Denari L’eroso era costituito da: Doppia Crazia o 10 Quattrini del valore di 3 Soldi e 4 Denari. Crazia o 5 Quattrini al valore di 1 soldo ed 8 Denari. Mezza Crazia o 2 ½ Quattrini per 10 Denari di valore. Con il Rame si coniavano: Soldo o 3 Quattrini del valore di 1 Soldo e 12 Denari Duetto o 2 Quattrini del valore di 8 Denari Quattrino del valore di 4 Denari. Picciolo del valore di 1 Denaro. Repubblica di Lucca Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola al peso di di Denari 4 e 18 Grani ed al titolo di 22 Carati per un valore di 22 Lire e mezzo o 3 Scudi. Doppia da 6 Scudi. Le monete confezionate in Argento erano: Scudo da 7 Lire e mezzo, del peso di 22 ½ Denari al titolo di 11 Once. ½ di Scudo. 1/3 di Scudo. 1/5 di Scudo. Lira di Lucca. Barbone di 12 Soldi e del peso di 5 Denari e 15 Grani. ½ Barbone o Grosso In eroso si coniava il: ½ Barbone o ½ di GrossoIn Rame erano: Bolognino o pezzo da 2 Soldi di 6 Quattrini. Soldo o 6 Quattrini. Duetto da 4 Quattrini ½ Soldo da 3 Quattrini. Quattrino o Denaro ovvero 1/3 di Soldo. Stato Pontificio In Oro si coniavano: Zecchino da 18 Carati di peso al titolo di 24 Carati per un valore di 10Lire e 5 Soldi. ½ Zecchino- 2 Zecchini. 5 Zecchini. 10 Zecchini. Doppia o Pistola al peso di 29 Carati ed al titolo di 22 Carati per un valore di 15 Lire e 15 Soldi. 2 Doppie. 4 Doppie. ½ Doppia. Scudo. In Argento erano confezionate: Scudo Bolognese o Madonna da 5 Lire al peso di 140 Carati ed al titolo di 11 Once. ½ Scudo Bolognese. Scudo da 10 Paoli. ½ Scudi. Testone da 30 Soldi al peso di 51 Carati. Piastra o Lira o Papetto da 20 Soldi detta anche Doppio Paolo al peso di 34 Carati. ½ di Piastra. ¼ di Piastra. L’eroso vedeva il conio di: Muraiola Semplice equivalente al Baiocco. Muraiola da 2 Baiocchi. Muraiola da 4 Baiocchi. Bolognino o Soldo. La monetazione in Rame era composta da: Baiocco. 2 Baiocchi. Quattrino o 1/5 di Baiocco. Regno delle due Sicilie. Con le Pragmatiche del 27/11/1749 e 21/05/1784 la monetazione aurea era costituita da: Pezzo da 6 Ducati o Doppia da 60 Carlini al peso di 9 Trappesi e 17 ¼ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 6 Ducati. Pezzo da 4 Ducati o Doppia da 40 Carlini al peso di 6 Trappesi e 11 ¾ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 4 Ducati. Pezzo da 2 Ducati o Zecchino da 20 Carlini al peso di 3 Trappesi e 5 ¾ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 3 Ducati. In Argento erano coniati: Pezza o vecchia Piastra di 130 Grana al peso di 31 Trappesi e 15 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 3 carlini, 2 Grana. Pezza o vecchia Piastra di 120 Grana al peso di 28 Trappesi e 15 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 2 Carlini. Pezza o Piastra Nuova al peso di 28 Trappesi e 10 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 2 Carlini. Pezza o Piastra Nuova al peso di 30 Trappesi e 12 1/4 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato. Mezza vecchia Piastra al peso di 15 Trappesi e 17 1/2 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 6 Carlini e 16 Grana. Mezza Piastra Nuova al peso di 15 Trappesi e 17 1/2 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 6 Carlini. Mezzo Ducato o Patacca del peso di 12 Trappesi e 6 ¼ Acini; titolo 10 Once; valore 5 Carlini. Quarto di Ducato o Due Carlini e mezzo al peso di 6 Trappesi e 7 Acini; titolo 10 Once, valore 2 Carlini e 6 Grana. Pezzo da 24 Grana, valore 2 Carlini e 4 Grana. Pezzo da 13 Grana, valore 1 Carlino e 3 Grana. Pezzo da 12 Grana, valore 1 Carlini e 2 Grana. Tarì del peso di 4 Trappesi e 18 ½ Acini; titolo 10 Once; valore 2 Carlini. Carlino del peso di 2 Trappesi e 6 Acini; titolo 10 Once; valore 1 Carlino. Mezzo Carlino per un valore di 5 Grana. La monetazione in Rame si componeva di: Pubblica il cui valore era di 1 Grana e 6 Cavalli. Mezza Pubblica al valore di 1 Grano. Tornese al valore di 6 Cavalli. Pezzo da 9 Cavalli; 4 Cavalli e 3 Cavalli. Appendice N° 2 – Monetazione nella Penisola unificata dopo il 1862 Coniazioni in Oro: 100 Lire; peso gr. 32,328; Titolo 900/1000; Diametro 35 mm. 80 Lire; peso gr. 25,806; Titolo 900/1000; Diametro 33 mm. 50 Lire; peso gr. 16,129; Titolo 900/1000; Diametro 28 mm. 40 Lire; peso gr. 12,903; Titolo 900/1000; Diametro 26 mm. 20 Lire; peso gr. 6,452; Titolo 900/1000; Diametro 21 mm. (Marengo) 10 Lire; peso gr. 3,226; Titolo 900/1000; Diametro 19 mm. 5 Lire; peso gr. 1,112; Titolo 900/1000; Diametro 17 mm. (Scudo d’oro) Coniazioni in Argento: 5 Lire; peso gr. 25,00; Titolo 900/1000; Diametro 37 mm. (Scudo Argento) 2 Lire; peso gr. 10,00; Titolo 835/1000; Diametro 27 mm. 1 Lire; peso gr. 5,00; Titolo 835/1000; Diametro 23 mm. 50 Cent.; peso gr. 2,50; Titolo 835/1000; Diametro 18 mm. Coniazioni in Nickel: 20 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 21,5 mm. 10 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 19 mm. 5 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 17 mm. Coniazione in lega di Rame. 10 Cent.; peso gr. 10,00; Titolo 1000/1000; Diametro 30 mm. 5 Cent.; peso gr. 5,00; Titolo 1000/1000; Diametro 25 mm. 2 Cent.; peso gr. 2,00; Titolo 1000/1000; Diametro 20 mm. 1 Cent.; peso gr. 1,00; Titolo 1000/1000; Diametro 15 mm. Appendice N° 3 – Storia di una lira dal 1862 al 1962 Autorità Emittente Periodo Metallo Peso gr. Diametro mm. Vittorio Emanuele 2 °(Re eletto) 1862 Ag/900 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 2° 1863 Ag/835 5,00 23,0 Umberto 1° 1883 - 1900 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1901 – 1907 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1908 – 1913 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1915 – 1917 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1921- 1935 Nickel 8,00 27,0 Vittorio Emanuele 3° 1937 - 1943 Acciaio 8,00 27,0 Repubblica 1946 - 1950 Alluminio 1,00 22,0 Repubblica 1951 - 1962 Alluminio 0,625 17,2 Allegato n° 4 – Discendenza di Vittorio Amedeo 3° ( Ω 16/11/1796) Carlo Emanuele 4° - Sposa Maria Adelaide di Valois, sorella di Luigi 16° Maria Giuseppa Benedetta. Giuseppina – Andata sposa a Luigi 18° (poi Re di Francia) Amedeo Alessandro Maria (Ω 29/04/1755) Maria Teresa – Andata sposa a Carlo 10° - fratello di Luigi 16° e Conte d’Artois. (poi Re di Francia) Maria Anna. Vittorio Emanuele 1° - Duca d’Aosta – Sposa Maria Teresa d’Austria Este Maria Cristina Ferdinanda. Maurizio Giuseppe Maria - Duca del Monferrato - (Ω 02/09/1798) Maria Carola Antonia Carlo Felice – Duca del Genevese Giuseppe Placido Benedetto – Conte di Moriana2 punti
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... concordo con chi ha detto che una perizia su questo tipo di monetazione è inutile..... è solo specchietto per le allodole per spuntare qualche euro in piu' Inoltre dici che lo studio l'avrebbe sigillata in fase di spedizione.... ma noto che è datata 25/02/2014... !? Da ultimo, penso che per 26 euro non è molto....... ma nemmeno un affarone.... .......2 punti
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Io resto del parere che pagare una moneta dubbia più dell'originale sicuro è una scelta curiosa, poi uno con i suoi soldi fa ciò che vuole. Quando avrò il budget per questa moneta sarà sicuramente del primo tipo. Saluti Marfir2 punti
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Sò che c'è di meglio in giro, ma finalmente ho trovato un esemplare che mi soddisfa Sono graditi commenti, appunti, aneddoti ed anche critiche distruttive :lol:2 punti
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Quelle meglio costano pure troppo.......questo è un giusto compromesso; ottima scelta, un BB pieno, anche + ci stà tutto......tieni presente che oltre la capigliatura di Ferdinando la maggiore usura su questa moneta si rileva nella torre al rovescio, le finestre sono le prime a scomparire....qui devo dire che ci stanno tutte....!! La colorazione mi piace anche ma sembra essere un pò opaca, per usare un termine x farmi capire "secca". Ma è un ottimo esemplare.2 punti
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le altre date che avevo 39`e 40`erano invece del contorno del primo Tipo ( dentatura a base piatta ) . Andando a leggere la nota a pagina 335 " Prove e Progetti " Domenico Luppino RIC3 - 20 Lire 1936 Impero : " Non si escludono riconii dunque anche di esemplari con la stessa impronta ma con millesimo diverso " Secondo me anno riconiato in zecca oltre alla data del 36`anche le altre , avendo la certezza del 37`con contorno secondo tipo2 punti
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Ahahahaha, sei stato molto fortunato :) Avevo puntato la coppiola da qualche tempo e l'avevo trattata con Mr. De Maleingreau, ma non ha voluto accettare la cifra che gli proponevo. Non ero disposto a spendere la somma che mi chiedeva perchè possiedo già entrambe le medaglie in FDC, nonostante mi intrigasse molto l'astuccio. Hai fatto benissimo ad acquistare, è un insieme molto affascinante e non semplice da trovare in queste condizioni. E sono realmente contento che sia tornato in Italia, in mano ad un vero appassionato.2 punti
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La foto ha annientato il lustro. Per me l'esemplare postato è qFDC/FDC Ad esser tanto pignoli si nota un seghetto al bordo del dritto e alcuni insignificanti e trascurabilissimi segnetti di contatto.2 punti
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Buonasera amici genovesi, pongo alla vostra attenzione il mio ultimo regalo: un denaro con spinetta. Peso 0,75 g d 16 mm Al dritto la croce con tre traverse è impostata sul cerchio che è rigato. Il castello direi che ha uno stile regolare. Rovescio: spina nel 3° quarto della croce (quindi più raro). Il cerchio è rigato. Presenza di un puntino tra la I e la R. Conclusione per me il denaro appartiene al secondo gruppo sottogruppo C 4. Periodo di emissione 1190 - 1210. Cosa ne pensate? Un caro saluto Antonio2 punti
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Federazione Socialista Federale Di Repubblica Sovietica. 50 Kopeks. 1 Rublo. Romania. Ferdinando I° (1865 — 1927). 25 BANI. 50 BANI. La Repubblica di Finlandia. 1 MARKKA Svezia. Gustaf V (1858 — 1950) 50 ØRE. 2 KRONOR. (Il 400 ° anniversario della libertà politica)2 punti
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Ho trovato in rete il testo dell'esame di Numismatica Antica preparato della professoressa Molinari, che insegna a Roma 3 ed è la conservatrice del Medagliere Capitolino a Roma. Lo posto qui, se qualcuno volesse testare le proprie conoscenze di fronte ad una prova d'esame di livello universitario....puo' essere anche una piacevole e interessante sfida! ;) Domande_Numismatica_Antica.pdf1 punto
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Dimenticavo... a differenza della testina d'Italia e la medusa, l'ultimo contrassegno di stato era parte integrante dell'intera banconota e non un corpo a se stante. Infatti il contrassegno "Leone di San Marco" (apparso per la prima volta sul biglietto da £. 5.000 Colombo II° tipo, ed utilizzato sino al biglietto da £. 500.000) è sempre diverso, si integra e ben si sposa con i vari colori presenti sulle banconote.1 punto
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Questi falsi dela fine 800 suppongomsiano stati coniati a mano e non con pressa idraulica..... Anche la patina in 100 anni ha potuto forse formarsi come su una antica moneta vera trovata da tanto tempo. Come distinguerli dalle antiche monete ? Come approfondisci la questione ?1 punto
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La seguente moneta è andata INVENDUTA. Questo conferma i miei sospetti originari che fosse un falso. Ricordo che nel catalogo della LEU 81, il buon A.Walker aveva evidenziato come sin dalla fine 800' primi 900' circolassero dei falsi delle "rane" delle cicladi pericolosi.... In effetti il pezzo in questione ha tutto l'aspetto di un falso datato... Approfondirò la questione.... Odisseo1 punto
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Pautasso mette per questo mini gruppo un peso medio di 2,30 gr. circa, diametro 13 mm. Una di queste monete la trovate al Medagliere di Milano, una al Museo Nazionale di Trento, due sono state rinvenute nei pressi di Oderzo, si tratterebbe di imitazioni secondarie del tipo veneto dove l'incisore non ha tenuto conto della naturale inversione dei conii, il dritto però curiosamente mantiene il tipo principale senza inversione, è direi una anomalia per un conio rovesciato .1 punto
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E' appena arrivata un'altra "caramellina" di rame. Attendo i vostri commenti.1 punto
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Immagini molto belle sui restauri dei calchi di Pompei. Veramente interessanti. http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/05/20/foto/pompei_straordinario_restauro_calchi-114822334/1/?ref=HRESS-1#11 punto
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"E se invece di limitarsi a riconiare una moneta del Regno, avessero riconiato qualche scudo toscano o savoiardo utilizzando conii originali dell'epoca?" Ciao Luciano :hi: Le indagini della G.d.F.accertarono la (inspiegabile) movimentazione postuma e reiterata, dal magazzino del materiale creatore della Zecca, dei coni delle monete menzionate nella discussione. Non credo che nello stesso magazzino fossero (siano?) custoditi coni di monete degli Antichi Stati italiani, che dovrebbero trovarsi nei Musei o presso altre Istituzioni diverse dalla Zecca Certo che, più in generale, la Tua domanda è legittima e pone degli interrogativi inquietanti.....certe volte si vedono in giro monete del '700/'800 che sembrano appena uscite dalle presse.... Chissà... Ma mi fermo qui....prima di essere accusato di "complottismo"....poi i Cataloghi non riportano nulla....e quindi bisogna escluderlo..... M.1 punto
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Mettila in una bustina di acetato, ripiegala e lasciala nel monetiere, le capsule non sono poi così belle da vedere.1 punto
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Non ho fatto una foto prima del "tuffo" Le macchie c'erano, la foto è fatta dopo aver ripescato la moneta :blum: Le macchie messe in evidenza da Ciprinide, sono "buchi" nel metallo! Dove prima c'era macchia ora è rimasto il segno, non è ossidazione.1 punto
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L'oro dei demoni sarà disponibile in libreria e presso l'editore da lunedì. Sabato prossimo, 23\5, sarò a Veronafil (http://www.lamoneta.it/topic/136866-124%C2%B0-veronafil-22-23-24-maggio-2015/page-6#entry1576993), per parlarne con gli amici e i gentili lettori del primo romanzo :). Se volete contattarmi, e non siete al pranzo dei lamonetiani, mi potete mandare un'email via forum. Un paio di paragrafi in anticipazione, per gli appassionati delle atmosfere cupe :ph34r:: La figura coperta dal saio dei penitenti procedeva a balzi, nascondendosi tra le pietre tombali dell’area del Verano dove c’erano le sepolture più recenti. Sulle spalle portava uno zainetto da cui spuntava un'accetta. La notte era senza luna, e il cielo coperto da nubi. Una miriade di flebili luci, i lumini votivi accesi davanti alle effigi dei defunti, punteggiava la distesa dei sepolcri, come lucciole nei prati odorosi di maggio. e per chi ama le sfide intellettuali :good:: “Ecco la traduzione” aveva esordito, “ho avuto qualche difficoltà perché alcuni parti erano scarsamente leggibili. Comunque non ci sono dubbi, sono scritte in koinè, il greco ellenistico o greco del Nuovo Testamento, cosi detto perché utilizzato per le prime traduzioni dall’ebraico dei Vangeli. Ho fatto una ricerca su varie fonti bibliografiche, senza trovarne traccia: credo che si tratti di un frammento di un’opera andata perduta, forse un dramma. Un’opera straordinaria, per il contenuto insolito e i temi trattati.” Ciao, Filippo1 punto
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Film del 1963, versione comica dell'amore tra Antonio e Cleopatra, interpretata dall'intrigante Magali Noel. Quando decide di uccidersi con l'aspide, muore l'aspide. Per avvelenamento! apollonia1 punto
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Ecco la stessa tipologia di falso in rame, come anticipato la foto non è delle migliori ma la legenda è chiara1 punto
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Quelle le avevo viste, ma... sinceramente penso che era messa peggio, prima del lavaggio.1 punto
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Mario bell' esemplare di falso del 5 soldi, per la tipologia della gorgiera e del viso ti posso dire che la leggenda dovrebbe essere HIPS solo che la P si vede male e sembra HIIS. Ne ho uno con la stessa tipologia e la legenda é chiara HIPS, purtroppo la foto che ho é pessima. Domani provo a postare qualche foto decente di questo e altri esemplari.1 punto
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USA 1921 - Alabama Centennial - Half Dollar1 punto
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Per me qfdc, ma io sono notoriamente un po' generoso, anzi mi correggo fdc rame rosso. E adesso vai con le stroncature. Ciao1 punto
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Man non devi scusarti, ci mancherebbe, ho solo voluto puntualizzare, nell'interesse di @@Johnworks90 Buona serata, e non lavorare troppo!! ;) ;) TIBERIVS1 punto
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Sono d'accordo. Ma mi domando anche se la scomparsa del collezionista non rischierà di compromettere anche la presenza dello studioso. Infatti credo che, con poche eccezioni, quasi tutti coloro che ora si dedicano solo allo studio della moneta, si siano avvicinati a questa quali collezionisti.1 punto
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Scusatemi per l' assenza, ma è un periodo pieno di impegni. Ad ogni modo, rinnovo i miei ringraziamenti verso quelli che hanno dedicato un po' del loro tempo a questa vicenda.. Vorrei ringraziarvi singolarmente, ma creerei confusione :) Preferisco non entrare nei dettagli del furto. Posso dire solo che ci sono fortissimi indizi (per le modalità con cui è avvenuto). Purtroppo decine di indizi, per quanto forti, non fanno una prova. E senza prove, si può far poco.. In dubio pro reo... Nulla, rimane solo l' amarezza e lo scorno di non poter dimostrare alcunché Non vorrei nemmeno parlare di armi, magistratura, ecc.. La realtà dei fatti è sotto gli occhi di tutti, ma si tratta di argomenti complessi per i quali un forum di numismatica non è il luogo di discussione. Sicuramente i consigli che sono stati dati sono tutti validi, ma partono dal presupposto che una collezione abbia un valore tale da giustificare certe misure di sicurezza (cassette, assicurazioni, ecc.) che hanno a loro volta dei costi. Sono uno studente e non lavoro, per me 100 euro sono grasso che cola... I pezzi "importanti", tutti regali, erano relativamente pochi e ho ritenuto che una cassaforte sarebbe stata sufficiente (ah, il senno di poi..) Penso che l' unica soluzione siano deterrenti di altro tipo.. Certo che dover vivere a Fort Knox non è proprio il massimo Rimane solo la speranza, assai esigua ahimé, di ritrovare per caso quelle due monete.. Sarei invece estremamente favorevole alla creazione di un archivio per le monete rubate.1 punto
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ci sono vari modi " collezionare"....vari gusti...varie tasche.. c'e' chi si limita ad una collezione tipologica....chi fa tutto date..firme..varianti...chi colleziona solo le monete in FDC e chi invece colleziona anche le monete in bassa conservazione, che ricordiamo sono sempre una testimonianza della vita passata; l'importante e' che uno si diverta e sia soddisfatto di cio' che fa...1 punto
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Mi fa "strano" leggere una frase del genere. Nel senso che l'ottimo caius non è sicuramente un utente o collezionista di primo pelo o sprovveduto (anzi... :) ) eppure nonostante quanto se ne è parlato a partire da Tevere prima e nei lavori di elledi e tanti altri poi anche qui sul forum (parliamo di anni quindi) ebbene nonostante ciò solo ora ha recepito questa informazione e giustamente si andrà a sincerare sul tipo di contorno del suo esemplare. Sia chiaro non è assolutamente un attacco personale a te caius però dalla tua frase traggo la deduzione che nel mondo del collezionismo numismatico le informazioni viaggiano veramente veramente lentamente e forse l'unico vero strumento per cui un' informazione su questa o quella moneta diventa patrimonio di tutti è se compare ben spiegata su questo o quel catalogo. (E deve anche comparire ben in evidenza sennò passa comunque inosservata ad es. sul Montenegro 2015 la questione non è per niente esplicata, c'è solo la laconica indicazione "78b bordo spesso" come riportato anche da Renato e sul Gigante già dal 2006 compare una nota che dice genericamente "Di questa moneta esistono due differenti tipi di contorno:il primo presenta una dentellatura piana con base spaziata e piana, il secondo tipo invece,presenta sia la dentellatura sia la base a forma triangolare", nel 2004 invece tale nota non c'era. Sul Gigante 2015 non so se è cambiata la nota perché non ce l'ho.) Nel frattempo la massa che non frequenta altri collezionisti informati o forum oppure non si informa tramite libri o internet rimane "ignorante" e si può continuare tranquillamente con il solito tran tran. Sono un pò perplesso. Saluti Simone1 punto
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Bella,purtroppo c'è troppa illuminazione e quindi almeno io faccio fatica a capire l l'effettivo stato di conservazione,così a colpo d'occhio direi oltre lo SPL...1 punto
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@@nando12 Se hai un po di tempo leggiti tutta questa discussione, capirai perché di questi ed altri misteri... http://www.lamoneta.it/topic/24086-prove-e-progetti/?hl=luppino Saluti Marfir1 punto
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complimenti per la monetina,ancora gradevole nei rilievi e con una discreta lucentezza del metallo. con la valutazione mi trovo d'accordo con Rex sul bb+....il dritto soffre un po in questa moneta e i campi del rovescio,che son sempre molto protetti dall'usura,non posson esser presi come metro di giudizio primario. ogni valutazione è soggettiva e ognuno valuta a proprio modo ma Rex tiene una sua linea precisa ...ti posto a confronto la mia,postata l'anno scorso e che lui giudico spl/spl+ ..il dritto è tutt'altra cosa già a primo impatto. marco1 punto
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La morte di Probo , avvenuta a Sirmio nel 282 per un complotto militare , pose fine all’ultimo Imperatore della prima serie dei cosi detti "Imperatori illirici" iniziata nel 268 con Claudio II , erano tutti militari per lo piu’ di origine plebea , i quali a causa della riforma di Gallieno , che abolì le cariche militari senatoriali dando via libera ai militari di carriera , giunsero ai gradi più alti dell'esercito e dell'Impero , eletti direttamente dall’acclamazione delle Legioni . Alla morte di Probo fu quindi eletto all’ Impero , Caro . E’ importante conoscere meglio questi tre Imperatori perche’ con Caro , Numeriano e Carino termina dopo un’ alternanza di tre secoli l’ultima dinastia ereditaria familiare prima della riforma dello Stato operata da Diocleziano , dinastia che verra’ poi ripresa da Costantino elettosi unico imperatore dopo il fallimento della Diarchia prima a Tetrarchia dopo . Caro e i suoi due figli sono figure storiche non tanto conosciute in quanto tutti e tre furono poco piu’ di una meteora avendo regnato in tutto dal 282 anno dell’ ascesa di Caro all’ anno 285 , quello della morte di Carino ; giunsero al potere al termine della prima fase della riforma dello Stato operata da Augusto tre secoli prima , poi ripresa in forma augustea ereditaria , da Costantino agli inizi del IV secolo . Mi sembra interessante , sia per il fatto storico espresso sopra , sia per capire chi erano questi tre Augusti , inoltrarci nei fatti di questi tre personaggi . Per fare questo . essendo le notizie storiche scarsissime , e’ essenziale fare riferimento alla Storia Augusta e in particolare a Flavio Vopisco che tratto’ della loro vita ; Vopisco era uno dei compilatori incaricato da Diocleziano alla stesura dell’opera , purtroppo giunta fino a noi incompleta delle vite di alcuni Imperatori , che secondo il piano dell’opera doveva cominciare da Nerva fino appunto a Carino o Diocleziano compreso , a proseguimento dell’ opera di Svetonio . Caro viene definito da Vopisco un Imperatore mediocre con la tendenza pero’ ad essere annoverato tra i buoni Principi piuttosto che tra i cattivi , infatti l’ unica pecca di Caro fu di avere lasciato un figlio come Carino e in questo viene alla mente il parallelo Marco Aurelio - Commodo , seppur con tutte le dovute e grandi differenze tra le quattro figure storiche . Caro si definiva un Romano ; i contemporanei erano discordi circa la sua nascita ed origine , alcuni lo dicevano nato a Roma , dove segui’ anche gli studi , ma da genitori illirici , altri lo dicevano nato a Milano ma iscritto tra i residenti di Aquileia , altri ancora lo dicevano nativo dell’ Illirio ma con genitori provenienti da Cartagine e non dalla Pannonia , insomma una gran confusione ; fatto sta che Caro diceva nelle sue lettere ufficiali da Imperatore di avere avuto avi Romani . Fu eletto Prefetto del Pretorio da Probo, ma solo dopo aver percorso tutti i gradi della carriera militare , fu amato dai soldati al punto che non trovarono nessuno piu’ meritevole di lui all’ Impero , alla morte di Probo ; fu sospettato da male lingue di avere congiurato contro Probo , ma fu una falsita’ infatti nessuno pote’ mai provare una sua partecipazione all’ uccisione ; inoltre Probo stimo’ tantissimo Caro definendolo un uomo di stampo antico e onesto , a cui fece dedicare dal Senato una statua equestre e fece costruire per lui , a pubbliche spese , un palazzo adorno di marmi . L’ opera migliore che compi’ Caro fu la spedizione militare contro la Persia ; porto’ con se Numeriano , mentre Carino , eletti nel frattempo entrambi Cesari , lo mando’ sul fronte gallo germanico a difesa delle frontiere . Caro riusci a conquistare la capitale della Persia Ctesifonte guadagnandosi il titolo di Persico ; supero’ anche Ctesifonte addentrandosi in Persia e la leggenda racconta che mori’ a causa di un fulmine , essendo vietato dal fato ad un Romano superare Ctesifonte ; in realta’ mori di malattia dopo avere regnato per poco piu’ di dieci mesi ; il merito di Caro fu essenzialmente quello di avere mantenuto con la sua vittoriosa campagna militare , stabile la frontiera con i Parti per parecchio tempo , oltre ad aver sconfitto , prima di questa campagna partica , i Sarmati o i Quadi sul fronte europeo . La storia di Numeriano e’ strettamente legata a quella del padre , anche nella morte , avvenuta poco dopo durante il ritorno dalla campagna partica . La Storia Augusta lo descrive altamente degno dell’ Impero se la morte non lo avesse rapito cosi’ giovane , ebbe una vita breve ma esemplare , fu un brillante oratore e poeta , il migliore del suo tempo al punto che il Senato gli decreto’ una statua come miglior poeta che fu collocata nella Basilica Ulpia con tanto di iscrizione dedicatoria . Accompagno’ il padre Caro nella campagna contro i Parti e dopo la morte del padre combatte’ in Mesopotamia , quindi inizio’ la lunga marcia di ritorno ; in questa fase soffri’ di una grave malattia agli occhi al punto che fu costretto farsi portare in lettiga . Suo suocero Apro , Prefetto del Pretorio , colse l’ occasione della malattia di Numeriano e tramo’ contro di lui per prendere il potere ; nel frattempo a questi fatti Numeriano era morto , probabilmente assassinato da Apro , il quale fu preso dai soldati che erano affezionati a Numeriano e consegnato ai Generali dell’ esercito in marcia di ritorno dalla Persia , tra i quali feceva parte Diocle , conosciuto poco dopo come Diocleziano ; costui in un breve processo pubblico contro Apro , sguaino’ la spada e lo uccise davanti all’ esercito riunito ; su Numeriano non c’e’ altro da dire . Di Carino , quando rimase unico Imperatore alla morete di Numeriano , la Storia Augusta ci racconta che Caro , conoscendo il carattere del figlio , avrebbe pubblicamente esclamato “non e’ mio figlio”, avrebbe voluto ritirargli il titolo di Cesare alla fine della sua campagna persiana , titolo che gli era stato dato in occasione della sua partenza per la Persia , ma fu costretto inizialmente ad insignirlo Cesare per affidargli il fronte europeo in sua assenza , per paura della nascita di qualche usurpatore a seguito della sua partenza . Vopisco lo giudica l’ uomo piu’ sconcio , in qualsiasi attivita’ umana , che la Storia ricordi : mando’ in esilio i suoi migliori amici e si circondo’ di gente della peggiore risma , elesse Prefetto di Roma il suo portinaio , promise agli sfaccendati di Roma i beni dei Senatori , ebbe nove volte moglie , riempi’ il Palazzo imperiale del Palatino di mimi , meretrici , pantomimi , cantori e delatori , affido’ la firma dei documenti imperiali ad un suo amico particolare invitandolo ad imitare bene la sua firma per non essere seccato da questi impegni ufficiali . Insomma sarebbe troppo lungo elencare tutto quanto riporta la Storia Augusta sulla miseria morale di Carino ; solo in occasione dell’ elezione all’ Impero da parte dell’ esercito persiano di Caro , di Diocleziano , non gli manco’ne’ il coraggio ne’ l’ energia , forse solo per difendere il potere ; combatte’ a lungo contro Diocleziano , dalla battaglia di Verona dove vinse , fino all’ ultima battaglia vicino il fiume Margo , in Mesia , dove fu abbandonato dai soldati e ucciso . L’ evento piu famoso accaduto sotto i tre Imperatori furono i giochi che offrirono al popolo romano , ricchi di tante novita’ mai viste prima . Queste alcune notizie estratte dalla Storia Augusta la quale va letta e interpretata con cautela essendo stata scritta , come a volte dichiarano gli autori , per incarico e di conseguenza per compiacere il committente dell’ opera che sembra essere stato Diocleziano e non altri , questo perche’ sappiamo sempre da Flavio Vopisco , essere stato Diocleziano un attento studioso della storia antica di Roma , nonostante le sue umili origini ; per esempio nel caso di Carino , che era stato suo diretto avversario all’ Impero , al quale Diocleziano lo usurpo’ , Vopisco ne racconta solo le miserie morali , se vere , esasperandole al massimo per gratificare Diocleziano , ma non cita per esempio le qualita’ militari di Carino che gli consentirono di pacificare il fronte europeo e britannico , inoltre non pare rispondere alla realta’ il fatto che avesse avuto nove mogli , quando sappiamo che l’ unica moglie di Carino sembra essere stata Magna Urbica ; inoltre dovette essere sicuramente un buon comandante militare per avere sconfitto Diocleziano nella battaglia di Verona respingendolo cosi’ dall’ Italia e pare che perse la battaglia decisiva solo per essere stato abbandonato dal suo esercito , forse corrotto da Diocleziano stesso . Sotto tre Antoniniani emessi dai tre Imperatori1 punto
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:lol: buongiorno a tutti.....mai avro pensato recuperare quella moneta....neanche il sugo di citrone e stato eficace.....e dopo molto reflezione,mi ero deciso passarli un po di acide chloridrico mesciato con acqua,messo su cotone di struzica arreccie....e dopo,passato sotto acqua con bicarbonato alimentario per fermare l'acidita..... :lol: un miracolo per questa....... :lol: ...guardate.1 punto
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Ulpia Severina e’ stata la moglie dell'imperatore Aureliano ; la sua vita e il suo nome sono confermati soltanto dalla numismatica e dall'epigrafia , mentre stranamente sembra non venga mai citata espressamente dalle fonti letterarie antiche , al contrario di tante altre mogli , figlie , sorelle ed anche amanti di Imperatori , ma cio’ e’ probabilmente dovuto alla perdita delle fonti antiche che trattarono di lei . L’unico accenno a Severina , pur senza essere nominata chiaramente , ci viene dalla Storia Augusta a proposito della Vita di Aureliano , Tomo L , dove si narra che a Roma , nel corso della festa delle “statuette” , che coincideva con l’ ultimo giorno dei Saturnali , festa che ricorreva dal 17 al 23 Dicembre e nella quale i Romani si scambiavano appunto statuette di cera o di argilla , Aureliano fece un regalo alla moglie e alla figlia . Oltre questo semplice fatto familiare non si hanno altre notizie , tranne quella generica che Aureliano ebbe dalla moglie una figlia e un figlio . Dal nome del gentilizio Ulpia , si potrebbe ipotizzare essere stata imparentata , per via paterna , con la famiglia dell’Imperatore Traiano , suo avo , morto circa un secolo e mezzo prima della sua vita da Imperatrice , in quanto questa Severina era figlia del tre volte Console : Ulpio Crinito , personaggio non molto conosciuto se non nella Storia Augusta a proposito della vita di Aureliano ; costui si dichiarava essere discendente della famiglia di Traiano e del quale la Storia Augusta , fonte inesauribile di notizie storiche in generale e di queste relative a questa Severina in particolare , cosi’ scarse , ne parla con toni molto lusinghieri , cioe’ come di un uomo , un militare , dabbene , onesto e Generale valoroso del fronte Illirico , in questo periodo storico uno dei piu’ pericolosi dell’ Impero , in tutto degno del suo presunto e famosissimo progenitore ; ma se Ulpio Crinito fu imparentato con Traiano , lo fu non in linea diretta da Traiano , bensi dalla famiglia di Traiano , in quanto sappiamo che Traiano non ebbe figli ; tutto questo comunque influi’ al punto che Valeriano Imperatore stava per eleggere Ulpio Crinito come Cesare , ed Aureliano , che nel frattempo divenne probabile genero , fu anche adottato da Ulpio Crinito , come risulta esplicitamente da alcune lettere scambiate tra loro ed anche dietro il volere , chiaramente dichiarato , di Valeriano . Quando Aureliano divenne Imperatore raffiguro’ Ulpio Crinito insieme con lui nel Tempio del Sole eretto forse sul Quirinale o in Campo Marzio a Roma . Altri invece considerano Severina figlia di Filippo l’Arabo e di Marcia Otacilia Severa , la cui figlia si chiamava appunto Severina , pero’ in questo secondo caso , meno probabile , non si spiegherebbe il perche’ del gentilizio Ulpia che precede Severina , a meno che non sia stata una figlia non naturale , ma adottata , pero’ in questo caso il nome sarebbe stato Ulpiana . Severina , secondo la Storia Augusta , ebbe da Aureliano una figlia ed un figlio , i cui discendenti vissero a Roma ; un suo nipote , chiamato anche lui Aureliano divenne Senatore e Proconsole di Cilicia , uomo dalla condotta onesta e rispettabile che alla fine della sua carriera politica si ritiro’ nei suoi possedimenti in Sicilia . Non conosco altre notizie storiche su Severina ; vediamo ora perche’ Severina in base ad alcune monete a suo nome si pensa che abbia retto da sola l’ Impero romano dalla morte di Aureliano , per alcuni mesi , fino all’ elezione di Tacito . Nel corso della sua vita come moglie di Imperatore , in alcune delle sue monete compare sempre come AUGG , in quanto in simbiosi con Aureliano ; le venne inoltre conferito il titolo di “mater castrorum et senatus et patriae” , mentre alla morte di Aureliano , in alcune monete , il titolo da AUGG diventa AUG , comparendo pare , nell'autunno del 275 , anno alla morte di Aureliano . Dalla moneta in foto , dove compare la legenda CONCORDIA AUG , si vede Aureliano sulla sinistra , che stringe la mano di Severina sulla destra , pero’ sembra non piu’ armato di spada al suo fianco , come invece risulta nell’ altra moneta con CONCORDIA AUGG , forse la prima e’ una iconografia che si adatta alla morte di Aureliano che appare quasi scheletrico e al passaggio provvisorio della consegna dell’ Impero alla moglie ; anche le loro posizioni di rappresentazione in questa seconda moneta con AUGG , risultano invertite . Esiste quindi la possibilità concreta che Severina abbia regnato da sola nell'"interregno" tra la morte di Aureliano e l'elezione di Marco Claudio Tacito , interregno durato diversi mesi nei quali Severina sarebbe stata a tutti gli effetti legittima Imperatrice di Roma . Sappiamo sempre dalla Storia Augusta che morto Aureliano , non si trovava una persona adatta o disponibile ad assumere la carica di Imperatore dei Romani , tanto e’ che anche tutti gli eserciti non trovando o presentandosi nessun candidato , dettero mandato al Senato affinche’ provvedessero loro a trovare il candidato piu’ adatto a governare , scelta che successivamente cadde sull’ anziano Senatore Tacito ; fu insomma un momento storico istituzionale unico per il periodo e all‘ epoca celebrato , in quanto sembrava essere tornati ai bei tempi antichi quando vigeva l’ armonia tra le classi civili e militari dell’ Impero , per il bene comune . Tale ipotesi sembra avvalorata dalla suddetta emissione di monete coniate a nome di Severina , databili alla fine del 275 , quello della morte di Aureliano , con la legenda “CONCORDIA AVG” invece di quella più tipica per i due imperatori dove invece compariva la legenda “CONCORDIA AVGG” . Sembrerebbe che anche alcuni simboli di zecca usati da Tacito , ma non da Aureliano , avvalorino questa possibilita’ del breve “Impero” di Severina , che sarebbe un fatto unico nella storia di Roma , simile a quello della leggendaria , in quanto non storicamente certa , Papessa Giovanna , forse l’ unico Papa femminile , che sali’ al pontificato con il nome di Giovanni VIII , dall’ 853 al 855 . Sotto le due monete , in due emisioni ciascuna , a nome Severina1 punto
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Riprendo questa vecchissima discussione per dire la mia. Chiaramente da novello che sta cercando di crescere e di capire qual'e la cosa giusta da fare, un po come tutti del resto. Un collezionista colleziona per semplice diletto. Gode, dunque, nel possedere un pezzo, studiarlo, conoscerne i tratti e degustarne con il tatto la potenza storica. Chi vede la propria collezione secondo criteri prettamente finanziari dovrebbe, secondo me, pensare alla propria collezione come un modo per PRESERVARE IL PIÙ POSSIBILE, il proprio capitale guadagnato negli anni dal proprio lavoro, dalle proprie fatiche, da tutta quella serie di disastri economici, congiunture negative socio-economiche, che possono avvenire nel tempo e nel corso di una vita. In questa occasione particolare di raro disastro dal quale ci si vuole proteggere, nessun BOT o nessuna azione, nemmeno il contante depositato in banca, può rappresentare una salvezza. Il "valore" dunque intrinseco di una moneta o di una banconota della propria collezione viene comunque preservato, in più o in meno o a quale percentuale, che sia il 5% o 50% in più o in meno poco conta perché si sarà comunque preservato parte del capitale e del proprio denaro. In pratica "vada come vada, sarà comunque un successo" si potrà ricominciare una vita con qualcosa che anche fra 2000 anni avrà un valore accettato universalmente. Ecco perché colleziono, ecco perché credo nella numismatica come mezzo per raggiungere un appagamento personale intellettuale ma anche moderatamente finanziario.1 punto
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@@Lay11, concordo, quelle vissute hanno tutto un'altro fascino, che dire.... il crown è una delle mie monete preferite, per questa direi che hai preso un bel BB. :)1 punto
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