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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 06/14/16 in Risposte
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Dopo aver consulatato altri membri dello staff , e dopo aver preso alcune decisioni, riapro il Topic, scusandomi per questa chiusura . Augurandomi che si rimanga sempre nell'educazione , auguro a tutti un buon proseguimento , sia per chi riceverà la moneta, sia per chi purtroppo non la riceverà .7 punti
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Anche le donne si mettono in mostra....ovviamente sulle monete, ma anche medaglie volendo... Le raffigurazioni di donne, non molte, le abbiamo avute sin dall'epoca classica, anche la raffigurazione per tanti motivi è essenzialmente dell'uomo... Quando ci sono però sono esempi spesso significativi nella nostra monetazione, donne spesso che hanno lasciato una traccia o vedove o tutrici per il figlio ancora giovane. A volte sono figure abbinate o al consorte o al figlio, certamente sarà interessante secondo me vedere come vogliono essere raffigurate, se ci tengono al ritratto, al look, o se vogliono mandare messaggi più o meno evidenti al popolo e ai potenti del tempo. Mi limiterei ovviamente all'epoca moderna e dintorni, certamente l'epoca rinascimentale è il periodo del ritratto, del bello, del volersi mostrare... vediamo se riusciamo a vedere qualche esempio... Inizio partendo un po' più indietro con un must della monetazione milanese, il testone di Bona di Savoia ( 1476 - 1481 ), Bona con velo rappresenta il suo stato di vedova, nel contempo con coraggio entra in scena nella monetazione come tutrice del figlio Gian Galeazzo Maria. La raffigurazione è essenziale, non lascia spazio ad altro, il messaggio di esserci sulla moneta era già forte in quell'epoca e sicuramente non lasciò indifferenti.... NAC 85, 20153 punti
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Salve a tutti! Sono impaziente di presentare alla vostra attenzione il mio ultimo acquisto, già mostrato in privato ad alcuni cari amici, ma anche i vostri pareri sono estremamente graditi: trattasi di un grano d'argento di Filippo II, variante con solo GR dietro la testa, ovvero il MIR n.188. Mi piacerebbe avere la vostra conferma anche se credo proprio sia così, e tutto ciò che vi passa per la testa in merito a questo esemplare. Difatti sono alla ricerca si uno studio o articolo che tratti un po di questa intrigante tipologia monetaria, ma sino ad ora non ho trovato nulla... Mi farebbe molto piacere se aveste qualcosina da dire. (Naturalmente, a titolo prettamente informativo, una valutazione in termini sia di conservazione che economici non può altro che farmi paicere... ;) ) Un saluto e lascio a voi la parola.3 punti
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Ciao, ho letto in questi giorni molte diatribe sulle “ruzziche” (o cosiddette tali). Un epiteto sicuramente ben più spiritoso e leggero rispetto ad altri sostantivi utilizzati nei tempi passati in questioni analoghe (ricordo ad esempio il periodo dell’ingeneroso “rottami”…). E in periodo di “ruzziche” non potevo che assecondare la tendenza e proporne una. Acquistata da venditore UK e di provenienza balcanica. Diametro 30 mm per 13.3 g. Lo so, a prima vista è terribile. Ma oltre a costarmi un’inezia (l’ho pagata 4€ + spedizione economica Small Packets) riscontra il mio interesse in quanto ricollegata alla monetazione del Primo Impero (Claudio), alle imitative e alle contromarche, tutti temi che accendono il mio interesse in modo più o meno intenso. Si tratta di un esemplare probabilmente emesso da una zecca ausiliaria* di stanza in area mesica recante contromarca DV. *con tale termine il Martini intende una produzione militare in aree soggette a scarsa circolazione monetale e ad uso prettamente locale. Una sorta di “succedaneo” per ovviare alla lacuna di esemplari circolanti.2 punti
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Noto che, su quale sia la più brutta fra le rappresentazioni finora presentate, siamo tutti d'accordo :rofl: Difficile, al contrario, dire quale sia la più bella. Personalmente sono colpito, ma già lo ero dato che la vidi nella discussione/concorso di fine anno nella sezione medioevali, da quella presente nelle moneta di Mantova (ma anche in quella di Casale) condivise da @@Brios. Direi che la presenza delle mammelle nel disegno del drago sia una novità oltre che per la questione del genere anche per ciò che riguarda la classe di questo animale mitologico. Nell'immaginario collettivo draghi, idre, basilischi e via discorrendo sono considerati rettili e quindi deporrebbero uova. Fra l'altro il dipinto che accompagna la moneta di Casale, a cui si sono ispirati gli incisori, mi sembra non presenti questo particolare. A questo punto vorrei sapere qualcosa riguardo gli incisori. Si sa chi siano? Devo dire che anche la medaglia postata da @@dizzeta incontra i miei gusti; mi piacerebbe sapere in che metallo sono e come sono state fabbricate. Nb. Chiaramente Pistrucci per me è fuori concorso. Non sarei obiettivo :blum: Buona giornata.2 punti
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Tornando all’esemplare presentato, si notano sulle superfici esiti degli effetti di una “battitura” effettuata con strumento a punta arrotondata. Inoltre i margini hanno un aspetto che mi ricorda quelli rialzati dei “martellati”. Il rovescio è liscio, non capisco se sia tale da buon principio o se l’iconografia sia stata impressa in modo molto leggero e quindi consunta/appiattita anche per il colpo ricevuto per l’apposizione della contromarca (per quanto queste provochino appiattimento parziale e non completo alla parte opposta all’azione diretta). Sulla base di queste evidenze supporrei un utilizzo come gettone da gioco/pedina, magari dopo esser uscito dal flusso monetale. Ma forse si tratta di una suggestione romantica... Di norma, come detto, il rovescio è quello della Spes.Tutto ciò per esplicitare che anche una “ruzzica” può risultare interessante. Certo in questo caso l’interesse è principalmente storico e testimonia la presenza di una produzione ausiliaria militare in ambiti a scarsa circolazione monetale e successive operazioni di verifica e ritariffatura delle quali non si hanno tracce nelle fonti storiche scritte. Inoltre evidenzia che la produzione di monete da parte dell’esercito (tipica del periodo tardorepubblicano) non cessa con il periodo augusteo come affermato da alcuni studiosi ma si protrae successivamente. Anche una moneta messa così può dire tante cose. Basta fermarsi ed ascoltare il loro racconto… Ciao Illyricum;)2 punti
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Così parlò Bellavista: Guagliù stateme a 'ssentì, questo è il bene [Disegnando alla lavagna un punto interrogativo]... e questo è il male [Disegnando un punto esclamativo]. Il bene è il dubbio, quando voi incontrate una persona che ha dei dubbi state tranquilli, vuol dire che è una brava persona, vuol dire che è democratico, che è tollerante, quando invece incontrate questi qui [indicando il punto esclamativo], quelli che hanno le certezze, la fede incrollabile, e allora stateve accorte, vi dovete mettere paura ... Ovviamente è solo un'opinione2 punti
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@@elledi nei prossimi giorni o al mx la settimana prossima cerco di andare in tutte e due i musei. Quello della Zecca non so se è aperto perché dovevano ristrutturarlo, ma basta fare una telefonata.2 punti
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Salve. Alcuni pensano che il collezionismo numismatico abbia origini ben più antiche del Rinascimento, soprattutto se si presta fede ad un passo dello scrittore romano Svetonio che, nella vita di Augusto, narra un episodio singolare (ho omesso volutamente la parte latina del testo citando solo la traduzione di F. Dessì): "Durante i Saturnali, o anche in altre occasioni, secondo il suo piacere [si riferisce ad Augusto stesso], distribuiva dei regali: talvolta delle vesti, dell'oro e dell'argento, e talvolta monete di ogni conio, anche antiche, dell'epoca dei re, e forestiere [...]" (Svetonio, Vite dei Cesari, Divus Augustus, LXXV). Se Augusto, in particolari occasioni, regalava delle monete, anche antiche (!), significa che già i Romani avevano una cultura collezionistica in campo numismatico, d'altronde è accertato che l'avessero in campo artistico, con l'accumulo di opere d'arte greca ed orientale (statue, vasi, suppellettili, testi etc.). L'evento appena narrato in merito al primo Imperatore di Roma farebbe pensare che egli stesso avesse messo da parte una discreta raccolta, o quantomeno mostrasse interesse per le monete antiche e "straniere" (forse monete greche ed ellenistiche?), e vi attribuiva anche un plusvalore oltre al contenuto intrinseco del metallo, altrimenti non le avrebbe considerate come doni degni al pari degli altri elencati da Svetonio. Secondo me, l'interesse collezionistico, in numismatica come negli altri campi dell'arte antica, era già vivo presso i Romani. Le tracce sopravvissute fino ai giorni nostri, però, sono pochissime e non tutte esplicite, per questo l'argomento non è ancora chiaro a tutti. Spero di aver portato un contributo utile con il mio sintetico intervento.2 punti
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Apro questa discussione al fine di raccogliere le immagini di monete, medaglie, banconote e manufatti d'arte che rappresentano il mito di "San Giorgio e l'uccisione del Drago" di ogni epoca e luogo di provenienza presenti nelle nostre collezioni. Invito gli utenti di tutte le sezioni del forum a condividere le foto di quanto hanno a disposizione nelle loro raccolte accompagnate da una breve presentazione dell'oggetto o anche dell'artista, in modo da poter creare una bella miscellanea tematica. Spero che l'idea piaccia e la partecipazione sia nutrita e trasversale agli interessi dei partecipanti al forum. Credo sia innanzitutto opportuna una breve introduzione circa la vita del Santo e la leggenda che l'accompagna: San Giorgio di Carlo Crivelli (1472) L’esistenza di Giorgio, santo vissuto nel II secolo, è ancora avvolta dal mistero, tanto che i papi cattolici Giovanni XXIII e Paolo VI hanno ridimensionato la sua importanza e il culto. San Giorgio, però, è ancora tra i santi più amati in Oriente e in Occidente; la Chiesa russa lo considera ieromartire (o megalomartire), molte nazioni (come Inghilterra, Lituania, Georgia, che ne porta il nome, e Portogallo) lo hanno elevato a patrono, così come le città di Barcellona, Genova, Venezia, Ferrara, per citarne solo alcune. Gli è stato persino dedicato un cratere sulla Luna. San Giorgio in lotta contro il drago e dodici scene della vita, Bulgaria (Pietro Minjov di Triavna), 1840, tempera su legno, cm 134x86,5 cm (Museo di Storia nazionale di Sofia) Pochi sono i documenti veramente attendibili, moltissimi quelli più o meno encomiastici. La verità storica si basa su pochi passi degli scrittori latini Teodosio Perigeta, Antonino da Piacenza e Adamnano, che testimoniarono l’esistenza a Lydda (Diospoli), in Palestina, del sepolcro di San Giorgio martire e la intensa venerazione del popolo, su un’epigrafe greca del 368 rinvenuta in Eaccaea di Batanea, che parla di una casa del santo, e sui resti archeologici della basilica cimiteriale, il cui primo nucleo può essere datato ad anni vicini alla vita di Giorgio. Tutto qui, il resto – ciò che noi crediamo di conoscere – deriva dalla Passio Georgii, biografia scritta agli inizi del V secolo e già classificata apocrifa dal Decretum gelasianum del 496, e dalle successive rielaborazioni e integrazioni leggendarie, codificate nel XIII secolo nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze (o da Varagine, morto nel 1298) e ampliate in codici manoscritti successivi. San Giorgio in lotta contro il drago, Georgia (Samegrelo), 1849, argento dorato, legno, cm 25x20 (Museo d’Arte statale di Tbilisi) Giorgio nacque intorno al 280 in Palestina (ma altre fonti dicono presso la foce del Danubio, vicino al Mar Nero), da Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, che lo educarono cristianamente fino alla sua partenza per il servizio militare, dove divenne ufficiale delle milizie romane e poi cristiano. Quando l’imperatore Diocleziano ordinò la persecuzione contro i cristiani, non esitò a consegnare Giorgio, pur apprezzandone il valore, in mano all’imperatore persiano Daciano che lo fece incarcerare e torturare. Secondo il racconto di Jacopo da Varazze, Daciano convocò settantadue re per decidere le misure da prendere contro i cristiani. Davanti alla corte, Giorgio distribuì i beni ai poveri e, confessandosi cristiano, si rifiutò di sacrificare agli dei. Giorgio fu spogliato delle vesti, flagellato con nervi di bue, costretto a mettere calzari infuocati guarniti di chiodi, colpito da martellate tanto violente da fracassargli il cranio, legato e sbattuto in prigione, dove ebbe la visione del Signore che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la risurrezione. Visto che Giorgio era irremovibile nella sua fede, Daciano convocò il mago Atanasio, chiedendogli di vincerlo con un incantesimo: Atanasio divise in due un toro con una formula magica e offrì a Giorgio una bevanda avvelenata, ma il santo, prima di morire, convertì Atanasio che fu subito messo su una ruota armata da ogni lato di punte e lame, tagliato in dieci pezzi e gettato in un pozzo. Allo scoppio di un tuono, Giorgio risorse la prima volta. Ciò provocò la conversione del capo delle milizie Anatolio e di tutti i soldati che furono immediatamente passati a fil di spada. Giorgio fu ricondotto in tribunale, gli versarono in bocca del piombo fuso e gli piantarono in testa sessanta chiodi roventi, poi lo appesero a testa in giù su un braciere; infine, lo ricondussero in prigione. All’indomani, il re Magnenzio giurò che si sarebbe fatto cristiano se Giorgio fosse riuscito a far fiorire e fruttificare ventidue sedie di legno. Il miracolo avvenne, ma il re lo attribuì al dio Apollo e Giorgio ne distrusse subito il tempio. Il santo fu allora squartato e gettato in una caldaia con piombo e pece, ma nel mezzo di un gran frastuono discese il Signore, accompagnato da Michele e i suoi angeli, che risuscitò Giorgio per la seconda volta. Alla vista di tanti tormenti, la moglie di Daciano, l’imperatrice Alessandra, si convertì al cristianesimo e, per questo, condannata al martirio. Già sul patibolo, Alessandra chiese a Giorgio cosa ne sarebbe stato di lei dato che non aveva ancora ricevuto il battesimo, ma il santo la tranquillizzò: “Il tuo sangue versato ti sarà battesimo e corona”. Giorgio fu quindi esposto agli uccelli che lo smembrarono, ma anche questa volta risorse. Il giorno appresso, Giorgio fu condannato alla decapitazione. Condotto alla porta di ferro il martire chiese a Dio il fuoco del cielo per incenerire Daciano, i settantadue re e tutti i pagani presenti e, esaudito, lo implorò di concedere protezione a coloro che invocavano il suo nome. Il Signore rispose che coloro che avrebbero venerato le sue reliquie, sarebbero stati esauditi. Solo allora, Giorgio si lasciò decapitare. Era l’anno 303, Giorgio aveva circa ventitré anni. Nelle diverse versioni della vita del santo si possono leggere altri particolari dei supplizi subiti da Giorgio (costretto ad entrare in una fossa piena di calce viva, frustato con cinghie di cuoio e percosso con martelli da fabbro, gettato da un precipizio e dato alle fiamme, immerso in una caldaia di olio bollente...) e versioni alternative alle pene citate (come le ventidue sedie sostituite da diciassette persone morte da quattrocentosessant’anni, che furono risuscitate, battezzate e fatte sparire); anche i nomi dei personaggi non sempre coincidono. Fu sepolto a Lydda, in Palestina, dove ancora oggi sono visibili i resti archeologici della basilica cimiteriale che fu costruita in suo onore nel V secolo, incendiata dai Persiani all’inizio del VII secolo, riedificata e ancora rasa al suolo dal califfo Hakim nel 1010. Ancora una volta ricostruita, fu distrutta nel 1099 per impedire ai crociati di usare le travi come materiale bellico, ma i crociati la rieressero. Nel 1191, quando Riccardo Cuor di leone combatté contro il Saladino, la chiesa fu nuovamente distrutta. Fu Riccardo, devoto a san Giorgio, che introdusse il suo culto in Inghilterra, dove il sinodo lo elesse nel 1222 santo patrono del regno. La tomba di san Giorgio presso Lod (Israele) Già all’epoca delle crociate, in tutta l’area del Mediterraneo, si era diffusa l’immagine del santo in lotta contro il drago, narrata nelle passiones di san Giorgio dal IX secolo, racconti che facilmente traevano spunti dai racconti mitologici e folcloristici per esaltare le prodezze dei santi. Fu forse una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore Costantino a Costantinopoli, descritto da Eusebio come vincitore di un drago (cioè il nemico del genere umano), oppure la suggestione provocata da una raffigurazione del dio egizio Horus, il purificatore del Nilo raffigurato come cavaliere dalla testa di falco, in uniforme romana, in atto di trafiggere un coccodrillo (simbolo delle energie distruttrici del cosmo) tra le zampe del cavallo, che suggerirono storia e iconografia del “Il miracolo sul drago”, detto anche “San Giorgio in lotta contro il drago”, raccontata anch’essa nella Legenda aurea di Jacopo da Varazze. LA LEGGENDA AUREA San Giorgio in lotta contro il drago, Russia (Mosca), XIX secolo, lega di rame, smalti di cinque colori, h 9 x 7,6 cm (Museo Rublëv, Mosca) In quest’episodio – che per taluni evoca il mito di Perseo e Andromeda, mentre per altri simboleggia l’eterna lotta fra il bene e il male – si narra che a Silene, città della Libia, viveva in un lago un drago mostruoso che a volte giungeva fino in città dove con il suo fiato avvelenava chiunque gli capitasse a tiro. Gli abitanti, impauriti, placavano la sua fame dandogli ogni giorno due pecore, ma presto il numero delle pecore diminuì. Interpellato, l’oracolo disse di offrire al drago una pecora e un essere umano, scelto con un sorteggio. Quando venne la volta della principessa Elissava (in italiano, Margherita o Cleodolinda), il re tentò di riscattarla offrendo tutto il proprio patrimonio e metà del regno, ma il popolo rispose: “I nostri figli sono morti e tu vorresti salvare tua figlia? Se non lo permetterai bruceremo te e la tua casa”. Elissava, in lacrime, fu portata sulla sponda del lago in attesa del proprio destino. Proprio in quel momento sopraggiunse Giorgio che consolò la ragazza e le promise aiuto. Di lì a poco, il drago emerse tra fuoco e vapori pestiferi, ma Giorgio si affidò a Dio e si avventò sul drago ferendolo profondamente con la lancia. Il drago cadde a terra e Giorgio disse a Elissava: “Avvolgi la tua cintura al collo del drago”, lei obbedì e il drago cominciò a seguirla mansueto come un cagnolino. Vedendoli arrivare, il popolo si atterrì ma Giorgio li rincuorò: “Non temete, il Signore mi ha permesso di liberarvi da questo mostro. Credete in Cristo ed io ucciderò il vostro persecutore”. Felice, il re donò al salvatore immensi tesori, ma Giorgio li distribuì ai poveri e, dopo aver battezzato tutti gli abitanti della città, riprese il cammino. Icona custodita nella chiesa di San Giorgio Extra, che raffigura San Giorgio mentre uccide il drago; sullo sfondo il Duomo e la città di Reggio Calabria. Sembra sia di origine copta l’iconografia del santo ritto su un cavallo bianco, avvolto in un mantello sollevato dal vento che lascia vedere la corazza sottostante e nell’atto di infilzare la lancia nella gola del drago, mentre la mano di Cristo lo benedice. Fu comunque molto frequente in Oriente fin dal X secolo e, successivamente, in Europa. Esiste anche una variante “corta” dell’iconografia, dove Giorgio è rappresentato mentre atterra il drago agguantandolo per il collo. Molto diffusa, più in tempi antichi che in quelli recenti, fu anche la rappresentazione isolata di San Giorgio, col capo scoperto e i lunghi ricciuti capelli, armato di corazza e clamide, scudo e lancia. L’immagine del cavaliere vincitore è tipica del Medioevo; tuttavia, Giorgio non restò solamente il santo dell’aristocrazia e della cavalleria (di cui divenne patrono), ma entrò a far parte della cultura popolare, che nelle rappresentazioni religiose teatrali rappresentava spesso l’uccisione del drago. Inoltre, Giorgio era ed è considerato il protettore dei lavori dei campi, dei cavalli, dei pastori e dei contadini (il nome Giorgio deriva dal greco georgos che significa agricoltore). Non è quindi un caso che la sua festa principale sia stata fissata il 23 aprile, in un periodo in cui si celebravano le feste primaverili pagane. Nel giorno della sua festa, per esempio, sulle Alpi si conduceva per la prima volta il bestiame al pascolo. In questo giorno, inoltre, san Giorgio faceva sì che il terreno si spaccasse in modo che i serpenti, rimasti nascosti durante l’inverno, potessero tornare in superficie: una tradizione che, unita al leggendario combattimento contro il drago, determinò il fatto che il santo fosse invocato in caso di morsicature di serpente. Tuttavia, i modi del suo martirio lo rese, agli occhi del popolo, il santo "esperto" di quasi tutte le sofferenze, i dolori e i disturbi, invocato contro le infiammazioni febbrili, l’epilessia, la peste e la lebbra. Nei paesi slavi era chiamato anche contro le streghe. Fonti: Larici.it e wikipedia Una buona serata e buon divertimento a tutti, aspetto i vostri tesori. E.1 punto
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Salve. Segnalo che recentemente la notizia di questa scoperta è stata proposta anche da "Il Giornale della Numismatica" al seguente link: http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/?p=9372 Anche in questa sede si fa riferimento all'ipotesi, avanzata da Donald Tzvi Ariel di un possibile collezionista che in antichità abbia raccolto le monete con sistematicità ed intenzione volute. Se ciò fosse realmente confermato, come ha detto giustamente @@cliff, il gruzzolo in questione sarebbe una rarissima, se non unica, prova tangibile del sentimento collezionistico numismatico nel mondo antico, a parte le fonti scritte fin qui citate. Personalmente, però, non scarterei l'ipotesi che questo ritrovamento possa essere un "semplice" tesoretto come ne sono stati trovati tanti fino ad oggi in molte zone del mondo antico: la modalità con cui l'antico proprietario le ha nascoste (in una fessura tra le pietre di un muro di una tenuta agricola del posto), il contesto in cui sono state trovate (una tenuta agricola, appunto), il fatto che questa tipologia monetale fosse tra le più diffuse all'epoca nella zona in cui circolavano, potrebbero far pensare che le monete fossero state guadagnate dal proprietario grazie alle sue attività lavorative e che, poi, le abbia occultate per metterle al sicuro. Oppure, molto più probabilmente, appartenevano a qualche altra persona che era originaria della regione di Tiro ed era fuggita da lì per un evento sfavorevole ben preciso, portando con sé i suoi risparmi che poi avrà nascosto nella tenuta che avrà acquistato dopo il suo spostamento (e quest'ultima è l'idea che credo possa essere più plausibile). Tra l'altro, forse, la mia ipotesi potrebbe avere, da questo punto di vista, un riscontro a livello storico: proprio nel 126 a.C., anno in cui si data l'occultamento del tesoretto perché l'ultimo esemplare porta quella data, Tiro (che è proprio la città in cui vennero coniati gli esemplari che compongono il tesoretto) si ribella al dominio dei Seleucidi e reclama l'indipendenza con un discreto successo. Tale status verrà mantenuto dalla città fino al 64 a.C. quando divenne "civitas foederata" dei Romani. Sono solo ipotesi, ma potrebbero avere qualche fondamento in più rispetto a quella del collezionista di monete dell'antichità avanzata dallo studioso israeliano Donald Tzvi Ariel...1 punto
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@Georg Suvvia , deve anche lei prendere la discussione ed i messaggi in essa , con un po di goliardia , è pur sempre un hobby che ci reca divertimento e piacere . Ci sono collezionisti che , ricercano , per loro divertimento e passione il vero fior di conio ; sgranerà gli occhi , me ne rendo conto , ma la bizzarria di questo mondo è caratteristica . Da chi vede con il contafili , le monete , a chi sta mezz'ora guardando come un ossesso il pelo controluce , per vedere se il lustro è intatto . Sembra fanatismo , tutt'altro , è passione e posso dirle che , da questi ne ho tratto sempre grandi insegnamenti, pur evitando di portare con me il contafili . Anzi, a distanza di anni , il contafili mi è stato utile per studiare nell'intimità monete di notevole rarità , è uno strumentino che , permette , nella misura del suo utilizzo di vedere molti particolari che , rimangono scalfiti nella memoria . In tutto ciò , sa quale è la cosa più buffa ? , che i pignoli il fdc lo trovano :) Buona serata1 punto
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io sono poco prima di 6000 e "ancora in corsa" ma se non dovessi riceverla e la ricevesse uno con un numero più alto del mio sarei contento per lui, visto che siamo qui a scannarci e rovinarci il fegato quando la più concreta probabilità è che praticamente nessuno la riceva, in proporzione a quanti erano convinti di averla presa. Detto questo mi ci metto anche io perchè mi sono lasciato prendere dalla foga di poter avere una commemorativa di Monaco. Da oggi si torna al Regno che è la prima passione che mi ha avvicinato alla numismatica. Un caro saluto a tutti1 punto
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C'è ed al posto giusto. ..il mir mi dovrebbe arrivare a breve, che rarità da'?1 punto
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ciao @@miza , scusa se la schiarisco un poco, giusto per far visualizzare il piccolo veliero.1 punto
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Siete grandi, peccato che non valgano una beata mazza.. semmai farò un inventario di tutte quelle che ho per vedere se c'è qualcosa di interessante.. vi ringrazio1 punto
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Ciao a tutti! Ho trovato un altro contributo per questa discussione Nel post 234 abbiamo visto il penny Qui sotto vado a postare un farthing 1883 Piccolo veliero sulla destra dell R/1 punto
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Buona serata in attesa dell'intervento di @@Gaetano95 (grazie della dritta; domani vado in edicola e vedo di procurarmelo. Comunque ti informo che qualche informazione la trovi anche in questa discussione http://www.lamoneta.it/topic/145929-io-sono-il-ghetto/?hl=ebrei), aggiungo qualche altro spunto .... E' noto il detto "Parte (cioè legge) veneziana non dura una settimana". In effetti ciò rispecchiava un modus operandi delle magistrature veneziane; l'aggiornamento frequente delle leggi per renderle più rispondenti alle esigenze di un mondo che mutava velocemente, ovvero reiterarne altre che a distanza di tempo erano state disattese. Non a caso le leggi emanate dalla Serenissima erano moltissime e, come abbiamo visto, alcune molto in anticipo sui tempi. Già nel 1290 il Maggior Consiglio aveva vietato ai giudici di infliggere pene corporali ai minori di 14 anni ed ai dementi; anche nei casi di omicidio, nel 1492, sarà disposta la non punibilità dei minori. Vi ricordate dei "nobili avvocati dei prigioni", cioè quegli avvocati che erano obbligati, a turno, a prestare il gratuito patrocinio agli indigenti? Ebbene la loro istituzione è del 1443 ed è una conseguenza di una legge del 1428 quando, a seguito delle lamentele dei carcerati, venne sancita l'obbligatorietà dei capi della Quarantia (la magistratura che sovrintendeva alla giustizia e che si divideva in varie branche a seconda della funzione che doveva svolgere) di visitare mensilmente i carcerati per ascoltarne i reclami e fare istanze per risolvere ingiuste situazioni. Viene quasi da sorridere, ma qualche tempo dopo, a reclamare, saranno i custodi delle prigioni del "Consiglio dei X" perché ingiuriati dai detenuti. :blum: E ... udite, udite .... è del 1433 la legge che decretava l'esenzione doganale per l'importazione di libri. A questo proposito va ribadito che l' "Indice", voluto dallo Stato della Chiesa, per bandire determinati libri che contrastavano con i consolidati dettami religiosi, non ebbe mai vera efficacia a Venezia; potevano così circolare libri riportanti le dottrine luterane, calviniste, anabattiste, ecc. ecc. circolavano perfino le rivoluzionarie teorie giacobine. La prima legge al mondo sui diritti e la tutela delle invenzioni e delle opere di ingegno, è veneziana; del 1474! Non smetterò mai di sottolineare il fatto che Venezia era la "Serenissima Dominante", a capo di un dominio formato da città suddite; per quanto avanzata sotto molti aspetti, era pur sempre una Repubblica oligarchica di stampo "medioevale" ed il concetto moderno di democrazia e partecipazione non aveva senso. Spesso si è letto che taluni aristocratici stranieri, anche re e principi, erano stati iscritti nel libro d'oro della nobiltà veneziana e gli si era anche dato uno scranno nel Maggior Consiglio, ecco l'archetipo; non permettere la condivisione del potere con gli "altri", ma fare di questi "altri" dei veneziani. Ma ..... erano tutte applicate queste leggi, oppure erano solo belle enunciazioni su un foglio? Probabilmente qualcuna venne disattesa; come sempre succede, anche oggi, si fa la legge, ma poi ..... Avendo però letto abbastanza, in proposito, io ritengo che in massima parte non erano disattese; certamente lo erano di più quelle che riguardavano il lusso ed i divieti di ostentarlo, soprattutto nell'ultimo secolo di vita della Repubblica. saluti luciano1 punto
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Buona sera a tutti...ho letto tutti i post di questa interessante discussione. Io da pochissimo ho ripreso a collezionare (cartamoneta della repubblica per la precisione), ma sono molto, molto attratto dalle monetazioni antiche. Da quelle monete che "sembrano" e talvolta forse "sono" fatte a mano, da quelle monete dove si legge la storia. Piano piano mi sto riavvicinando al desiderio di collezionare e davvero in questi giorni mi chiedevo quale è la strada migliore da percorrere, anche perché i tempi della paghetta ormai sono lontani. Avevo iniziato a collezionare a 15 anni nel 1970, smisi dopo un forse 4/5 anni. Risparmiavo per comprare monetine e ricordo intatto il giorno in cui comprai quella che è rimasta la mia "monetina" più preziosa, una 5 lire oro di Vittorio Emanuele II. Mi sentivo un re quel giorno.. :) Presi fregature nei mercatini...tante. Oggi il mio reddito è diverso, potrei comprare anche cose belle e interessanti, per carità, nulla di eccezionale, ma sicuramente i tempi delle paghette sono lontani. Mi domando che fare...ho visto il venduto dell'asta Bolaffi. Alcuni prezzi sembrano interessanti. Rispetto ai prezzi visti su alcuni siti di commercianti "sembrano" più convenienti. La tentazione è cercare il giusto commerciante che ti dia fiducia, che ti conduca verso acquisti corretti, che ti aiuti a collezionare bene. Non prendo neanche in considerazione Ebay. Non mi piace. Vorrei capire di più e per questo vi leggo con attenzione, mi sto documentando e sto facendo crescere la passione di un tempo... :)1 punto
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Salve. segnalo https://www.academia.edu/26141172/Salvatore_de_Ponte_uno_dei_mastri_di_zecca_che_durante_il_regno_di_Ferrante_batte_sesquiducati_a_nome_del_Magnanimo_e_la_zecca_aragonese_di_Fondi_1460-1461_in_ACTA_NUMISM%C3%80TICA_46_Barcelona_2016_pp._145-1581 punto
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Ciao Probabilmente si tratta comunque di 2 denari.. il diametro può variare notevolmente da una moneta all'altra rispetto all'anno di coniazione Per quanto riguarda la data sotto il "fiocco" ( che fiocco non è ma si tratta di un nodo Savoia o piano...) se visibile ti permette di classificare perfettamente la moneta altrimenti puoi solo classificarla come due denari Posta comunque le foto e ti daremo una mano a classificarle1 punto
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Pero' queste notizie sono tutte informazioni ricavate da fonti storiografiche posteriori, alcune delle quali neanche molto affidabili sappiamo (Svetonio....). Questa sarebbe a tutti gli effetti la prima (e unica?) evidenza archeologica di una effettivo comportamento collezionistico numismatico nell'antichità.1 punto
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Penso sia un buon BB+. Credo sia comune ( forse la tipologia del grosso del papa Rezzonico più comune ). Valore direi tra i 15 e i 30€, inteso anche come prezzo di mercato.1 punto
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A proposito di amministrazione della giustizia di Venezia, sul numero di Focus Storia di questo mese c'è un interessante articolo sul ghetto. Se riesco posto delle scansioni :)1 punto
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Il secondo esemplare presenta delle ossidazione pericolose....1 punto
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Ciao! sono assolutamente concorde. A mio avviso i militari avevano delle zecche ausiliari al seguito che battevano moneta per i salari. Solitamente si afferma che Augusto abolì la possibilità di battere moneta da parte dei generali impegnati in spedizioni belliche ma non vi è alcuna menzione nei testi storici a tal riguardo. Forse bloccò la possibilità di battere monete a nome proprio come nel periodo tardorepubblicano (coloro che definisce "capiparte") ma mantenne la possibilità di emettere monete. Pensa la difficoltà di portare gli stipendi - che ne so - nei territori del limes germanico. Lo stesso Varus ha una sua contromarca (che curiosamente non è prevalente tra i reperti rinvenuti nell'area della battaglia di Teutoburgo (a mente circa il 20% del recuperato). Non so il motivo dell'attribuzione al periodo flavio. Io proporrei l'operazione dopo la riforma di Nerone. E a questo punto coinciderebbe con la versione NCAPR attribuita a Nerone stesso. Ritiro --> pesatura --> segnalazione di norma con saggiatura (era una reale saggiatura oppure solo un segnale che era stata pesata e da ritariffare?) --> contromarcatura. Ma sono solo considerazioni puramente personali... Ciao Illyricum ;)1 punto
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Bravo! Mi riferivo proprio a quello! Che sono in viaggio e potevo verificare. Grazie1 punto
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@@marco91 E' una gran bella moneta ma... sul volto del Re all'altezza della guancia sbaglio... o c'è una tacca?1 punto
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Penso che a rifletterci bene la faccenda sia in realtà molto meno strana di quello che istintivamente si sarebbe portati a credere. Guardando ai fregi dei codici medievali, è evidente che i riferimenti decorativi appaiono più "celtici" che classici...1 punto
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Ciao Snam. Ottimo suggerimento, infatti sul libro dei NIP riguardante il collezionismo italiano (Il collezionismo numismatico italiano. Una storica e illuminata tradizione. Un patrimonio culturale del nostro Paese) c'è un articolo a firma di Rossella Pera dal titolo: Le collezioni numismatiche nell'antichità (pp. 13 - 22). In questo articolo, a p. 14, c'è anche l'esempio di Augusto descritto da Svetonio che avevo portato in questa discussione nel mio post precedente.1 punto
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se non ricordo male Giuliano l'Apostata era un collezionista di monete, mi pare che fossero diversi gli imperatori numismatici. Dovrei ritrovare la fonte tra i miei libri per essere più preciso.1 punto
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Sarà un errore, solitamente è San Demetrio ad essere raffigurato solo a cavallo o mentre sconfigge un nemico (uomo armato a terra). Anche San Giorgio sconfigge un "nemico" (rappresentato dal drago). San Giorgio è protettore e patrono della Georgia, lo si raffigura anche senza drago. curiosità: *Georgia* non deriva da *Giorgio*, erroneamente viene ricondotto al nome di San Giorgio perché ne è il Santo patrono, le origini sono arabe. Una mia banconota georgiana da 500 Rubli del 1919: http://nikita58it.altervista.org/banconoteG/nikita58it_georgia.html1 punto
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Non capisco. Tutti scrivono - è il Santo Giorgio. Cito. Numismatica Ars Classica NAC AG Filippo Spinola, 1616-1688. Scudo PHILIPPVS SPIN COMES TASS Busto corazzato a d. Rv. SPES NON – CONFVNDIT S. Giorgio a cavallo che trafigge un nemico; Perché? Perché? Perché? Vedo un San Demetrio. http://www.lamoneta.it/topic/150281-non-capisco-filippo-spinola-scudo/1 punto
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Serbia - Croazia e Slovenia 1920 Falso d'epoca (purtroppo.. :mega_shok:)1 punto
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Ci mancherebbe, anzi sono io che dovrei ringraziarti! Adesso però mi aspetto una rivolta qui su forum... voglio dire, è una notizia piuttosto allarmante per i collezionisti: pensa a chi ha acquistato una serie compresa tra la 2561 e la 2570 pagandola 10 volte il valore...1 punto
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Ciao a tutti! È Domenica mattina, ho un po' di tempo. Ho corretto un' immagine essendo una 600x300 e l'altra 606x305 pixel e poi le ho comparate su un PDF in scala e le ho misurate: e poi le ho pure sovrapposte: Secondo me o è la stessa moneta o sono state clonate più recentemente. Mi stupirei se fossero due diverse, ma continuerò a seguire questa interessante discussione per vedere poi come va a finire! e metto anche il PDF da cui ho preso le misure: bruto_.pdf Ciao Njk1 punto
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Nel 1816, poco dopo la caduta di Napoleone, la zecca britannica decise di abbandonare la coniazione della moneta d’oro in uso. La “Guinea” o “Ghinea” fu indubbiamente la moneta più importante del diciottesimo secolo. La maggior parte degli esemplari circolava però da troppo tempo ed era evidentemente sotto peso. Inoltre la lunga guerra contro la Francia rivoluzionaria aveva inevitabilmente indotto a tesaurizzare le monete in oro ed il loro posto venne preso dalle banconote da uno e due Pounds un esempio di Guinea,fifth head, "spade type" (collezione personale) Il “Royal Proclamation” del 1 Luglio 1817 diede corso alla nuova sovrana da 20 scellini ed ai suoi multipli, soppiantando definitivamente le ormai scomode guinee da 21 scellini. Questa scossa portò a grandi cambiamenti anche all’interno della zecca reale: a Thomas Wyon fu dato il posto di incisore capo mentre William Wyon divenne secondo incisore. BENEDETTO PISTRUCCI Questo era il quadro in cui Benedetto Pistrucci seppe ritagliarsi il suo ruolo prima e conquistare poi l’immortalità attraverso il proprio lavoro. Nacque a Roma nel 1784. Considerato valentissimo cammeista e incisore, si trasferì nel 1814 a Parigi per passare, dopo la caduta di Napoleone, a Londra e rimanere in Inghilterra fino alla morte, avvenuta a Windsor nel 1855. Una lettera datata 19 giugno 1816 fu indirizzata , al Tesoro da W.W.Pole , nominato maestro di zecca già nel 1812. In essa si manifestava il desiderio di impiegare l’italiano, definito artista di grandissima celebrità: “whose work places him above all competion as a gem engraver, to make the models for the dies of the new coinage” e ancora “It is my intention that the models of Mr. Pistrucci should be engraved in Jasper from which our engraver will work in steel and the models will be deposited in the Royal Mint and remain with the Dies and Proof Impression of the several coins” Pole avrebbe voluto nominare Pistrucci incisore capo immediatamente ma nei fatti egli era uno straniero e non poteva occupare una posizione di vertice. Venne aggirato il problema facendolo figurare ufficialmente come consulente esterno di Thomas Wyon, che continuò ad essere l’incisore capo. Quando, dopo poco più di un anno, Wyon morì la posizione di incisore capo restò ufficialmente vuota, anche se la totalità dei compiti veniva svolta da Pistrucci. Già prima della morte di Thomas Wyon egli venne coinvolto, come abbiamo visto, nella preparazione della nuova monetazione. Incise un cammeo della testa del re che doveva servire da modello per sovrana, scellino e sei pence. Incise un secondo cammeo come modello per la mezza corona. Infine produsse il modello in cera del “San Giorgio che uccide il Drago” che servì come modello per il verso della corona. Questi tre lavori gli furono pagati 312 pounds e 8 scellini. Lo stesso Pistrucci suggerì che lo stesso modello potesse essere utilizzato nella monetazione aurea ed il risultato fu che gli venne chiesto di approntarne i modelli. Per questo ulteriore lavoro ricevette 100 guinee. Alla fine gli venne chiesto di incidere entrambi i conii, dritto e rovescio in quanto gli incisori fallirono nel copiare i suoi modelli. Fu così che la prima sovrana moderna debba essere interamente accreditata al lavoro ed all’ingegno di Benedetto Pistrucci. L’effige reale sulle sterline evidentemente cambiò col succedersi dei sovrani inglesi, incisa in seguito da altri celebri specialisti, ma il San Giorgio sul rovescio è sempre quello dell’artista romano (sebbene la sua rappresentazione abbia subito nel tempo qualche modifica). In realtà nel 2005 e nel 2012 si è tentato di introdurre delle novità al verso delle sterline d’oro ma con scarsissimo successo Sovereign 1820, la prima tipologia di sovrana (collezione personale) Vediamo chi vorrà postare la versione definitiva del rovescio classico delle sovrane e magari riusciremo a vederne qualcuna anche in versione proof Buona serata a tutti e buon week end Fonti : Marsh "The Gold Sovereign" "A Compagna" anno XXV n.2 1993 art. n.1 Un ringraziamento @@matteo95 per il reperimento delle fonti1 punto
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3) Coppia di coni D1 - R3 Stesso conio D1 associato a un nuovo conio di rovescio (R3) nell’esemplare del Museo di Berlino, noto fin dal 1882. Il conio del diritto qui è ancora più malmesso. Si notano infatti chiaramente le stesse due fratture di conio che connotano il denario Peus/Nac/Vico: (1) quella a sinistra del manico della scure, (2) quella a destra della lama: 4) Coppia di coni D1 - R4 Cambia nuovamente il conio di martello (R4), ma rimane sempre fermo il conio di incudine (D1) nell’esemplare dell’asta Elsen 2008. Qui però si può notare, al diritto, una stanchezza di conio ancora più accentuata, che ci porta vicino alla condizione in cui il conio doveva trovarsi quando fu battuta la moneta Peus/Nac/Vico. In particolare, compaiono la medesime fratture di conio alla sinistra del manico della scure e a destra della lama, ancora più estese rispetto all'esemplare di Berlino. 5) Coppia di coni D1 - R5 Il culmine dell’usura del conio D1 è infine raggiunto nell’esemplare Peus/Nac/Vico, nel quale compare anche un ulteriore conio di rovescio (R5), esso stesso già in condizioni non ottimali, come è dimostrato dalla frattura di conio a ore 9: Quest’ultimo denario sembrerebbe quindi collocabile in un’evoluzione coerente dell’usura del conio di diritto, mantenuto in funzione molto a lungo. Bisognerebbe trovare qualche riscontro per il conio di rovescio (R5). :1 punto
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Ciao @@Alex0901 non sarà ,questo tuo Tornesello,R5 ma molto raro lo è. Tuttavia queste monete del vicereame riservano ancora sorprese fra gli appassionati di Numismatica ed ogni tanto esce una moneta molto rara o addirittura inedita,e tutto ciò fa uscire matti i compilatori dei cataloghi. Se ancora oggi vengono scoperte monete inedite o circolano e non si accasano determinate rarità è dovuto al fatto che"forse"queste monete erano poco osservate e ricercate dai collezionisti.Anche internet da una mano,come in questo caso,a dare un input ai collezionisti ed orientarli proprio verso la monetazione napoletana che riserva ancora molte novità --Salutoni -odjob1 punto
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Mi ricordo ancora quando da ragazzo entrai per la prima volta in un negozio di numismatica. Invece di prendere delle fregature ho trovato una persona che mi ha fatto da guida e che ricordo sempre con piacere. Ora che sono commerciante cerco di seguire le stessa strada... Arka1 punto
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@@carlo82 Francia 10 centesimi 1923 Numero Krause KM# 866a Paese Francia Periodo Terza Repubblica (1871-1941) Tipo di moneta Monete circolanti Valore 10 centesimi Anno 1923 Composizione Rame-Nichel Tipo di bordo Liscio Forma Rotonda forata Allineamento Conio (180°) Peso (gr) 4 Diametro (mm) 21.3 Spessore (mm) 1.91 punto
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Ecco a voi di nuovo le schede scaricabili disponibili per tutti gli utenti...Ciao Daniele1 punto
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