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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/31/16 in Risposte
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Carissim* seguo da lontano questa discussione e sopratutto questo pezzo, che sono mooolto interessanti! Come molti di voi sanno in questo periodo posso concedermi solo rare incursioni sul forum, e anche in questo caso dovrò essere sintetica. Per quanto mi riguarda le datazioni date da Toderi-Vannel Toderi & Co. alla monetazione senese fino al pieno Trecento sono assai discutibili e molte le ritengo errate. Senz'altro il MIR Toscana zecche minori / Siena, ovvero Montagano, per molte datazioni è più corretto, e probabilmente lo è in questo caso. In realtà, come ho detto in tempi recenti ad un paio di giovani studiosi secondo me la zecca di Siena per quanto concerne il medioevo aspetta ancora una monografia aggiornata e condotta con metodologia scientifica (i.e. verifica più capillare delle fonti medievali, oltre che dei ritrovamenti, analisi archeometriche del contenuto di fino e quant'altro...): speriamo che in futuro qualcuno possa occuparsene in questo senso. Sarebbe per ciò assai importante se si riuscisse a determinare con maggiore precisione quale altro grosso si può intravedere sotto il conio senese. Per quanto riguarda la frequenza delle ribattiture sulle monete medievali delle zecche dell'Italia centro-settentrionale e soprattutto sui versanti interni e tirrenici ho fatto uno studio (con censimento dei casi noti) che ho presentato in un poster allo scorso convegno internazionale di numismatica a Taormina e che dovrebbe essere pubblicato prossimamente negli atti: vi assicuro che i casi di ribattiture di monete grosse in argento sono parecchio rari così come per le monete in oro, mentre molto più comuni sono quelle riscontrabili tra le monete piccole in lega d'argento e mistura più o meno bassa (i.e. denari, quartari, quattrini, petachine o sesini et similia), in generale per motivi che penso sia facile immaginare, anche se ci sono dei casi particolari molto interessanti. Penso che la definizione della cronologia per questa ribattitura, oltre che della tipologia del grosso sottostante, potrebbe dare indizi interessanti anche sulle sue possibili motivazioni. Un caro saluto a tutt* MB4 punti
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Salve a tutti, ho seguito da lettore questa discussione (non sono pratico di queste monetazioni) e devo dire che sono stato molto contento nel vedere che la mia impressione iniziale riguardo la ribattitura è stata, oltre che confermata, anche consolidata grazie ai vostri commenti (in particolare, il confronto fatto da @avgvstvs è molto eloquente e, devo dire, risolutivo). Da quello che ho letto mi sembra di capire che per questo tipo di moneta una ribattitura risulta una cosa non del tutto nella norma (mi rifaccio soprattutto ai quesiti esposti da @appah nel suo post #44, in quanto anche io ho un po' di praticità con le ribattiture dell'Italia Meridionale e confermo che sono la normalità in questa combinazione di periodo/tipologia monetaria). Secondo me, le ragioni che hanno portato ad un simile provvedimento sono da ricercare principalmente in due cause: 1) la volontà di annullare la moneta sottostante per l'autorità emittente che ne ha curato la battitura. E quindi dovremmo trovare un "movente" storico in cui Siena avrebbe avuto una buona ragione per obliterare una moneta veneziana, magari di un particolare Doge. 2) Necessità tecniche del tipo: risparmiare sul metallo, ammortizzare i costi di produzione, sfruttare la bontà della lega, forse per produrre monete di qualità migliore che potessero circolare ad ampio raggio, e non da ultimo, la possibilità di eliminare dalla circolazione locale un determinato quantitativo di moneta straniera. Per esempio, in alcuni periodi storici, nelle monetazioni dell'Italia Meridionale, si sono presi questi provvedimenti per arginare l'afflusso di monete straniere che danneggiavano l'economia locale e gli interessi del governante di turno. Non so, spero di aver lanciato almeno qualche buona idea: ora, lascio la parola agli esperti.4 punti
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Ciao, ritorno sul tema Britannia ma solo per prenderla a pretesto al fine di segnalare una particolarità che emerge dall’osservazione delle monetazioni severiane collegate al tema britannico. Le considerazioni che esprimo possono però essere valide anche a livello generale riferendosi più che altro all’organizzazione e al lavoro delle zecche. Iniziamo con un rapido riepilogo del quadro storico-numismatico riferito alle vicende britanniche. Settimio Severo, secondo gli storici dell’epoca spinto anche dalla necessità di allontanare i due figli dai lussi i vizi e le mollezze di Roma, decide di intraprendere una campagna militare in Britannia al fine di “pacificare” le popolazioni del Nord che continuano con le loro scorribande a rendere insicuri i confini settentrionali della provincia. Parte alla volta della Britannia tutta la famiglia imperiale, con Caracalla co-Augusto, il minore Geta nelle vesti di Cesare e Iulia Domna imperatrice madre. Questa la tabella cronologica, evitando di entrare approfonditamente nelle cronache belliche della campagna per non dilungarsi troppo: 208: Partenza per la Britannia e insediamento ad Eburacum (York) di Settimio e di Caracalla da dove dirigono le operazioni militari. Geta e la madre si fermano a Londinium. 209: Geta nominato Augusto 210: Vittorie romane in Britannia. In un periodo tra il 209-210 viene emesso il RIC 240 ovvero il primo denario a nome dell’Imperatore con legenda terminale BRIT (abbreviazione del titolo Britannicus Maximus) come II emissione del 210 Nel 210-211 compaiono anche sui bronzi di Settimio Severo legende L SEPT SEVERVS PIVS AVG BRIT e SEVERVS PIVS AVG BRIT, denari per Caracalla denari del tipo BRIT con Vittoria a rovescio e VICTORIAE BRIT come legenda. Successivamente le legende di Caracalla usate del periodo cono appelli alla fedeltà dell’esercito (FIDES EXERCITVS). Nel periodo 210-212 anche Geta si fregia del titolo BRIT nella legenda e vengono emesse alcuni denari simili ai VICTORIAE BRIT di suo padre e suo fratello. Qualcosa comunque cambia all’inizio del 211. 211: Morte di Settimio Severo 4 febbraio quindi abbiamo una trattativa di pace da parte di Caracalla con le popolazioni della Caledonia al fine di rientrare a Roma. Le legende evocano la FORTVANA REDVX (un augurio di felice rientro a Roma dopo gli eventi bellici). Verso maggio Caracalla, Geta e Iulia Domna rientrano nell’Urbe con le ceneri di Settimio Severo. Promuovono delle elargizioni al popolo (LIBERALITAS VI per Caracalla e LIBERALITAS V per Geta). 19 dicembre 211 uccisione Geta 213 fine titolatura BRIT (a nome del solo Caracalla) Ciò che mi interessa analizzare nel dettaglio è la serie di denari VICTORIAE BRIT con Vittoria a rovescio che copre un lasso temporale abbastanza limitato e seppur non puntualmente circostanziato dal punto di vista cronologico almeno grossolanamente noto. Il fatto che siano stati emessi per un determinato periodo a nome di più imperatori (Settimio Severo, Caracalla e in ultimo Geta) ci consente di rilevare alcune considerazioni che vi proporrò in seguito.3 punti
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Firenze piastra Ferdinando dei Medici 1590 rara moneta di oltre 400 anni..3 punti
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Ferdinando d’Aragona venne coronato solennemente il 14 febbraio 1459 nella cattedrale di Barletta. Da tale data ordinò che si coniassero monete recanti su di un lato la scena dell’incoronazione col motto CORONATUS QUIA LEGITIME CERTAVIT (“Incoronato perché combatté valorosamente”), con chiaro rimando alle peripezie subite e al lungo cammino che aveva dovuto intraprendere per legittimare la sua ascesa. Dal 19 agosto del 1472, sempre per ordine dell’aragonese, si prese a coniare un nuovo tipo di coronato col solito motto, ma questa volta coll’effige reale.3 punti
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in ultimo, per rispondere all'altra domanda, mi pare doveroso citare un testo specifico .... http://www.arborsapientiae.com/libro/14566/rex-theodoricus-il-medaglione-d-oro-di-morro-d-alba-isbn-978-88-8444-104-1.html CITO dal sito Il Medaglione aureo con il ritratto di Teoderico venne presentato al mondo numismatico da Francesco Gnecchi (1850-1919) in un suo articolo pubblicato, nel 1895, sulla Rivista Italiana di Numismatica. Il monile era infatti entrato a far parte della raccolta del noto collezionista milanese; infine, nel 1923, venne acquistato dal Museo Nazionale Romano e, ancora oggi, è uno tra i reperti più significativi che vi sono conservati. Manufatto eccezionale sotto diversi punti di vista; ha un diametro di 33 mm, pesa 15,32 g con la chiusura a spilla saldata sul rovescio, risulta quindi essere un multiplo da tre solidi. Questo capolavoro dell’arte iconografia numismatica antica è l’unico documento che ci tramanda un’affascinante immagine di Teoderico e costituisce un unicum relativamente alla sua effige. Il celebre sovrano goto è ritratto di prospetto con sottili baffetti, il capo scoperto ornato da una lunga capigliatura liscia, arricciata alle punte. Dalle poche informazioni che ci sono pervenute, il ritrovamento è avvenuto in terra marchigiana, nel territorio di Morro d’Alba, in contrada Sant’Amico, nel podere Tognietti in un non meglio specificato deposito sepolcrale che venne sconvolto da lavori di scasso. Proprio il Medaglione d’oro di Morro d’Alba diventa stimolo per uno studio ed un approfondimento della figura di Teoderico e, più in generale, del regno dei Goti e dell’Italia ai suoi tempi. Questo volume raccoglie ben 29 contributi (al riguardo) raggruppati in quattro sezioni (Il Medaglione d’oro; L’Italia al tempo dei Goti; Ravenna; Il Mito di Teoderico). In particolare i saggi di Claudia Barsanti (Il Medaglione d’oro di Teoderico. Il ritrovamento), Roberta Pardi (Le monete dei Goti), Alessandra Serra (Una riflessione sul Medaglione di Teoderico) e Diletta Cherra (Ritratti della storia gotica) si occupano in modo specifico dei temi che riguardano il medaglione, le monete e la ritrattistica in epoca gotica. La data più probabile, secondo gli studiosi, per l’emissione di questo medaglione è da collocare nell’anno 500, quando Teoderico, all’apogeo della sua gloria, compì il suo viaggio trionfale a Roma per celebrare l’adventus. Esistono anche altre ipotesi: secondo Bernareggi andrebbe datato al 526, momento che vide deteriorarsi i rapporti fra Teodorico e l’imperatore bizantino, d’altra parte Grierson propone come probabile una datazione al tardo 509, momento della pace con Franchi e Burgundi. Seguono scritti che introducono ed illustrano il periodo storico (Mario Natali) o che trattano delle fonti e delle testimonianze archeologiche di Teoderico a Roma (Paola Quaranta), degli insediamenti Goti nell’Italia settentrionale (Basema Hamarneh) e centro-meridionale (Andrea Paribeni), del territorio piceno nel racconto di Procopio durante le guerre gotiche (Lorenzo Riccardi). Ampio spazio è dedicato a Ravenna la città che, più di ogni altra, conserva ricche tracce del popolo Goto e memoria del mitico re; diciassette sono i contributi. Molti, com’è logico, trattano dei celebri cicli musivi. Ad esempio Mauro Della Valle offre una precisa indagine dello stile dei mosaici del tempio di Teoderico, sono anche esaminati i mosaici di Sant’Apollinare Nuovo (Laura Leuzzi) ed il discusso ritratto musivo di Teoderico (Gabriella Bernardi), la Cappella privata dei vescovi di Ravenna (Simona Moretti), mentre Livia Bevilacqua si occupa dei mosaici pavimentali di età teodericiana a Ravenna e nell’area adriatica. Altri contributi si interessano della politica edilizia promossa a Ravenna e nel territorio da Teoderico (Paolo Novara), del complesso episcopale ariano (Giorgia Pellini), della vicenda architettonica di Sant’Apollinare Nuovo (Roberta Cerone), della fondazione di Sant’Agata Maggiore (Roberta Cerone), degli arredi architettonici e liturgici negli edifici di età teodericiana (Claudia Barsanti), fino ad arrivare all’enigmatico mausoleo del sovrano (Francesco Gangemi). L’austera ed imponente tomba del re goto possiede una copertura monolitica veramente impressionante, tale da suscitare ancora oggi grande stupore. Il gigantesco blocco di pietra, con un diametro di oltre 10 metri, si stima possa pesare 230 tonnellate. Il suo posizionamento costituisce un vero rompicapo, una sfida per chi si occupa della storia della tecnica, sicuramente è una fra le maggiori imprese dell’antichità. Agli aspetti legati alla ricchezza, al lusso, sono invece indirizzati i lavori di Manuela Gianandrea (Bagliori dei secoli bui. Corredi funerari e tesori ostrogoti in Italia) e Basema Hamarneh che affronta gli aspetti collegati al diadema aureo, noto come Corona Ferrea, custodito nel tesoro del duomo di Monza e che, nel tempo, ha alimentato non poche leggende collegate all’origine e alla sua destinazione. Claudia Quattrocchi, invece, si sofferma sul tema dei sarcofagi ravennati attribuiti all’epoca teodericiana, analizzando in particolare l’aspetto iconografico. Alla lingua gotica e alle sue problematiche è rivolto il saggio di Artemij Keidan mentre Giovanni Gasbarri si è occupato di Cassiodoro e del monastero di Vivarium e Manuela Gianandrea della cultura, dei libri e dei codici miniati alla corte di Teoderico. In conclusione, sono rivolti al mito di Teoderico i contributi di Silvia Pedone (Uniti nella pietra. L’incontro di Sant’Ilario e Teoderico nel rilievo di Galatea – “C’era una volta un re”. Appunti sul mito di Teoderico nella letteratura e nell’arte). Il volume, corredato da 212 illustrazioni in bianco e nero, avrebbe sicuramente meritato delle riproduzioni a colori di dimensioni maggiori, ma questo avrebbe inevitabilmente inciso sul costo dell’opera. Infine un’adeguata e ricchissima bibliografia con oltre 900 citazioni. Insomma una splendida opera che non solo analizza i celebri monumenti di Ravenna, ma che offre un panorama complessivo dell’Italia al tempo dei Goti esaminando aspetti storici, archeologici, artistici e numismatici utilizzando come filo conduttore proprio una moneta, il Medaglione d’oro di Morro d’Alba di Teoderico. di Gianni Graziosi Il volume raccoglie una serie di saggi di docenti, ricercatori e studenti universitari divisi in quattro paragrafi: IL MEDAGLIONE D’ORO - L’ITALIA AL TEMPO DEI GOTI - RAVENNA - IL MITO DI TEODERICO3 punti
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Vittorio Emanuele III - 20 centesimi 1927 "Libertà librata" Nichelio 975/1000 - diametro mm. 21,5 - peso gr. 4 Millesimo emesso in soli 100 esemplari Conio ben impresso, ciuffo ben delineato, tette idem Renato2 punti
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Buonasera a voi, ringrazio l’amico @Poemenius per aver richiamato la mia attenzione su questa interessantissima discussione. Mi spiace molto non frequentare più il forum, ma credo sia meglio così... per tutti. Devo innanzitutto chiarire che in realtà non sono certo un esperto di monetazione longobarda né, a maggior ragione, delle cd. “silique di Pertarido”. Me ne occupai marginalmente quasi quindici anni fa, quando si trattò di segnalare l’esemplare con busto/monogramma citato al post #2. Dopodiché non me ne sono mai più interessato. Premesso ciò, a questo punto vorrei però provare a dare alcuni chiarimenti riguardo a quanto scrissi allora. La mia intenzione non era ovviamente quella di trovare la soluzione del busillis, ma di cercare di far notare alcune incongruenze in quelle che erano, fino a quel momento, le teorie che andavano per la maggiore. Quella che principalmente non mi tornava era l’idea di una successione cronologica di queste monete. Secondo la teoria canonica, che anche in seguito non mi pare sia stata messa in discussione da nessuno, le prime emissioni avrebbero avuto la doppia impronta busto/monogramma. Solo successivamente esse sarebbero state rimpiazzate da quelle ad una sola impronta, con monogramma rilievo/incuso. Non sto qui a rifare la storia degli studi riguardanti questi specifici pezzi, per la quale concedetemi di rimandare al mio articolino del 2003 (se no mi viene fuori un post di 12 pagine!!!). I testi fondamentali erano in primis quelli di Bernareggi del 1965/67, le cui tesi furono riprese in Id. 1983 e poi quanto rilevato da Grierson e Blackburn in MEC 1. Per farla breve, confrontando diversi esemplari illustrati in letteratura (soprattutto quelli pubblicati nello studio di Bernareggi 1965/67), mi sembrava che con le ipotesi fatte da quei grandi studiosi (sulle cui conoscenze e capacità non devo e non voglio certo discutere) i problemi invece di diminuire aumentassero. In primis l’evoluzione stilistica del monogramma (da dritto a curvo) riguardava sia esemplari a due impronte che pezzi ad una impronta; inoltre anche nella resa formale del busto io scorgevo, almeno apparentemente, una evoluzione stilistica che fino ad allora mi sembrava non fosse stata sufficientemente presa in considerazione. Anche la presenza o meno della corona mi sembrava non inquadrata correttamente. Essa si può infatti trovare su entrambe le tipologie di “silique” (si vedano per esempio i pezzi 17, 18 e 19 del Bernareggi 1965/67; nel mio articolo sono le figg. 6-8 di pag. 10) e lo stesso si può dire per il contorno lineare. Quindi anche da questo punto di vista non mi sembrava che quella fosse una differenza particolarmente significativa per valutare la recenziorità o, al contrario, l'anteriorità la di alcuni pezzi rispetto ad altri. Rilevato ciò, dopo un confronto dei pesi, progressivamente calanti in entrambe le tipologie, facevo notare infine come almeno parte di queste incongruenze cadessero se si prendeva in considerazione l’ipotesi di emissioni multiple e contemporanee di “silique” a due e a una impronta. In pratica a me pareva plausibile pensare che le due tipologie non fossero state emesse una di seguito all’altra ma che invece a partire dal regno di Pertarido fossero state emessi contemporaneamente due distinti nominali (forse dal valore di 1/8 di siliqua uno e di 1/16 l’altro) distinguibili immediatamente per avere due impronte il maggiore, e una sola quello minore. All’evolversi del primo, in termini di resa formale delle immagini, delle lettere, della corona, oltre che del peso e dell’intrinseco, avrebbe corrisposto un’analoga evoluzione sul secondo. Tutto ciò è comunque “ampliamente sviscerato” (citazione) nel mio articolino e a devo ahimè rimandare ancora una volta. Tornando ora al pezzo postato da @calippi , a me sembra che sia del tipo monogramma rilievo/incuso, con quest’ultimo di tipologia “araica”, cioè con la “P” dritta. La ghirlanda e il peso a mio parere ne potrebbero confermare l’attribuzione al tempo di Pertarido (c. 645-688). Riguardo alla presenza o meno dei globetti nella parte sinistra del blocco “PE”, essi variano da quattro a nessuno. In qualche caso al posto dei globetti c’è un piccolo tratto rettilineo. Nel 2003 proponevo di vedervi quello che rimaneva di una croce, proponendo di leggere complessivamente i due blocchi monogrammatici nel modo illustrato più sotto. Vedete voi cosa pensare di tutto quanto detto. Cordialmente, Teofrasto2 punti
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Ancora dello stesso Doge e sempre connessa alla guerra di successione spagnola: EMERGIT VIGILANTE LEONE - (la nave) emerge (dal mare) sotto la sorveglianza del Leone Osella da 4 zecchini (ma esiste anche in argento) Anno VII (1706) Ex NAC 36, lotto 463 Leone con spada e bandiera su nave da guerra. «Allude alle misure di difesa prese sul Lago di Garda durante la guerra di successione spagnola» (Traina, p. 127). «Dopo l'occupazione francese di Desenzano l'attenzione del Senato si concentrò in particolare sui territori attorno al Lago di Garda. Il Governo diede ordine al provveditore Giorgio Pasqualigo di armare tre navi da guerra da porre a difesa delle rive del lago» (Dal Catalogo d'Asta Ranieri 4, lotto 1786, pag. 307, dove era in vendita un esemplare in argento). Ha ragione Mario quando dice che tra le Oselle ci sarebbe da pescare. A questo proposito aggiungo un ricordo personale: nel 2011, a Vicenza, durante la kermesse che era il fiore all'occhiello della nostra numismatica e che invece, ormai, si è purtroppo conclusa, ebbi la fortuna di vedere dal vivo a Palazzo Thiene la straordinaria collezione di Oselle della Banca Popolare di Vicenza, probabilmente la più completa al mondo. Fortuna nella fortuna trovai a farmi da guida Luigino Rancan, autore del relativo catalogo, che accompagnò me e gli altri astanti in un "viaggio" indimenticabile. Di quel bel pomeriggio conservo il piacevolissimo ricordo e, appunto, il catalogo che mi fu donato da @Liutprand, allora presente con me. Chi, come me, non segue la monetazione veneziana ma ama le monete non può che restare affascinato da questi tondelli, dalla loro storia e dalla loro varietà. Se potete andate a vederle. Altrimenti, se lo trovate, procuratevi il catalogo perché con una spesa irrisoria metterà a vostra disposizione pagine di storia e di numismatica davvero suggestive. E ora anche io lascio spazio ad auspicabili interventi da parte di altri utenti sperando che questa bellissima discussione resti in alto, tra quelle da proporre anche come spot per la numismatica in generale e per il forum in particolare.2 punti
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Dovrebbe essere : Dal denaro raccolto con la vendita di oggetti sacri e profani per aiutare i bisognosi, 1529, Bologna Ricorderebbe la grande carestia del 1529 nella guerra tra Carlo V e Francesco I e la grande solidarietà prestata dai Domenicani nell'occasione.2 punti
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ETIAM RIGENTE HYEME VIRESCIT - Verdeggia anche nel rigore dell'inverno Venezia, Alvise Mocenigo II Doge CX, Osella anno VI Rosa in piena fioritura, fiancheggiata da due arbusti rinsecchiti dal gelo Immagine ex NAC 53, lotto 872. «Ricorda i provvedimenti presi da Venezia a tutela del suo territorio contro le incursioni delle truppe straniere nel corso della guerra di successione spagnola e in particolare i patti di alleanza stipulati con alcuni Cantoni svizzeri» (M. Traina, Il linguaggio delle monete, p. 137)2 punti
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Appiccagnolata ma pur sempre gradevole SALVAM FAC REMPUBLICAM TUAM (Salva la tua Repubblica) E' riportata sulla moneta solo una parte della frase scolpita sotto la statua in bronzo di San Marino, fondatore e patrono della Repubblica omonima, posta all'angolo del vecchio Palazzo Comunale. La frase intera: AVE MARINE LIBERTATIA CONDITOR SALVAM FAC REMPUBLICAM TUAM (Salute Marino fondatore della libertà, salva la tua Repubblica)2 punti
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Salve a tutti. Oggi mi andava di riprendere questa discussione un po' datata (fortunatamente non molto) per riproporre questo interessante argomento: Partiamo dalla moneta in oggetto. Come avrete intuito si tratta della piastra comunemente denominata Fecunditas per via della legenda che ne caratterizza il rovescio, emessa da Ferdinando IV di Borbone per celebrare la nascita della sua primogenita. Al D/ FERDINANDVS REX MARIA CAROLINA REGINA. Busti accollati dei Sovrani volti a destra. Ai lati, C-C e, sotto, NEAP. MDCCLXXII. Al R/ FECVNDITAS. Figura della maternità in trono a sinistra (alcuni vi vedono il ritratto della Regina che tiene in braccio la neonata), dietro, a terra, una cornucopia. Sullo sfondo, il paesaggio è caratterizzato dalla veduta del Golfo di Napoli, con la personificazione del Sebeto, il Vesuvio fumante e un vascello alla fonda nelle acque del Golfo. Ai lati della figura, BP - R e, in esergo, M. THERESIA NATA//NON. IVNI (con l'ultima I di dimensioni maggiori). T/ Treccia in rilievo. Sigle: CC = Cesare Coppola, Maestro di Zecca dal 1759 (con Carlo di Borbone) al 19 maggio 1790. BP = Bernardo Perger, Incisore istriano in attività a Napoli dal 1768 (in sostituzione di Ferdinando Adovasio) al 5 ottobre 1786. R = Giovanni Russo, Maestro di Prova dal 1747 (con Carlo di Borbone) al 1775. Riferimenti bibliografici: Pannuti - Riccio, p. 234, n° 47 (variante rara con data orizzontale al D/: n° 47a); CNI XX, p. 576, n° 90. Fig. 1: Un esemplare, a titolo d'esempio, di piastra a legenda Fecunditas. Immagine tratta dal web. Come si evince dalla data sotto i busti dei Sovrani al diritto, la moneta fu battuta nel 1772 e, come ci dice il rovescio, per ricordare la nascita della primogenita dell'augusta coppia: Maria Teresa Carolina Giuseppina di Borbone. Il fausto evento si colloca cronologicamente al 6 giugno 1772. La bambina venne così chiamata in onore dell'Imperatrice Maria Teresa, sua nonna materna. Nonostante il lieto accadimento fosse stato celebrato con notevole giubilo a Napoli, esso non garantì, come da contratto matrimoniale, l'ingresso della Regina Maria Carolina, moglie del Re Ferdinando IV, nel Consiglio di Stato: tale avvenimento dovette registrarsi solo successivamente, per la nascita di un erede maschio. Nel 1790, il 15 agosto, la Principessa venne data in sposa all'Arciduca d'Austria, suo cugino Francesco Giuseppe d'Asburgo-Lorena (1768-1835), il quale divenne successivamente Imperatore del Sacro Romano Impero con il nome di Francesco II (1792) e quindi Imperatore d'Austria con il nome di Francesco I (1804). La Nostra fu dunque, insieme al marito, l'ultima Imperatrice del Sacro Romano Impero e di lì a poco la prima Imperatrice d'Austria. La regnante borbonica viene descritta dalle fonti con una personalità affabile e allegra, che amava le feste di corte, ma senza distrarsi dalla politica del suo nuovo Paese: infatti, ebbe una discreta influenza sulle scelte politiche di suo marito, soprattutto per quel che riguardava i rapporti con gli Stati esteri. Il suo più grande successo in questo senso fu l'aver cagionato la partecipazione dell'Austria alla guerra contro la Francia di Napoleone Bonaparte. Maria Teresa fu anche accorta protettrice di artisti: particolare attenzione ricoprì la musica. Per lei lavorò, tra gli altri, il celebre compositore austriaco Franz Joseph Haydn (1732 - 1809), uno dei più grandi musicisti del XVIII secolo. Passando nuovamente alla piastra napoletana che ci interessa così da vicino, la questione che vado qui a riprendere si fonda essenzialmente su di un interrogativo epigrafico: al rovescio, all'esergo, compare la legenda M. THERESIA NATA//NON. IVNI con l'ultima lettera di dimensioni molto più grandi rispetto alle altre. Per quale motivo si registra questa particolarità? Ebbene, questa legenda specifica nel dettaglio la data di nascita della Principessa: le none di giugno, nel calendario romano, cadevano il 5 del mese, in questo caso giugno. La forma epigrafica di IVNI si ritrova anche in altre epigrafi di diverso genere. Mi viene subito in mente quella presente sul sepolcro di Niccolò Machiavelli (fig. 2), a Firenze, che recita: TANTO NOMINI NVLLVM PAR ELOGIVM//NICOLAVS MACHIAVELLI//OBIT AN. A.P.V. MDXXVII. Quindi, ho notato che in luogo del latino OBIIT (3° pers. sing. perfetto indicativo attivo del verbo obeo) viene scritto, in questo epitaffio, OBIT. Allora credo che sia successo similmente anche sulla piastra detta Fecunditas: la lettera I di dimensioni maggiori rispetto al resto della legenda indica in forma epigrafica il raddoppiamento della medesima e dunque si avrà: iunii. La legenda sull'esergo della piastra viene letta quindi M. THERESIA NATA//NON. IVNII, risolvendo così il quesito di questa "strana" lettera che era rimasto insoluto da così tanto tempo. Naturalmente, come sempre alla fine di ogni mio post, invito tutti gli interessati a partecipare attivamente al dibattito, così da far risultare al meglio tutti i nostri punti di vista. Fig. 2: Sepolcro fiorentino di Machiavelli: da notare, nell'epitaffio, la particolare forma OBIT che ha poi consentito di risolvere l'"enigma" numismatico della legenda IVNI.1 punto
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IUSTITIA SUPREMA LEX ESTO La giustizia sia la legge suprema Giustizia e Libertà (Libertas) sono da secoli motivo di vanto per la più piccola nonchè la più antica Repubblica al mondo. Da sempre libera da vincoli, San Marino è tra le nazioni che non accettano la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite.1 punto
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Un saluto a tutti gli amici della sezione pontificie, spero che durante le vacanze vi siate riposati perchè adesso vi metto al lavoro Vi mostro l'ultimissimo arrivo in raccolta, un testone di Gregorio XIII comunemente detto "del presepe". Ne ha viste di tutti i colori: due fori ravvicinati, una montatura (forse a spilla?), è stato tosato, lisciato dal contatto con pelle, indumenti, dita...poveraccio! Il prezzo era più che abbordabile (qualcuno ha detto "una serata con gli amici") e, soprattutto, al diritto non c'è il classico stemma del Boncompagni ma il suo busto! E' una tipologia che credo abbia un elevato grado di rarità. Il tipo è mancante nelle collezioni Rossi, Gnecchi, Dubois, Santamaria, Muntoni, Cappelli, De Falco. Un esemplare (molto più bello del mio, ma ci vuole poco!) era presente nella K&M XXI, considerato RR (?!). Non era presente nemmeno nelle aste Alma Roma, Nomisma 45, Christie's del 2011, dovrebbe mancare nella Bronny (su acsearch infatti non l'ho trovato). Su rhinocoins ne potete vedere un altro esemplare, purtroppo non dicono da dove sia stata presa l'immagine. Tutti gli esemplari che ho censito provengono dallo stesso conio di diritto. Al Medagliere Vaticano ne sono conservati due esemplari. Foto a luce naturale Foto a luce artificiale Attendo vostri pareri sulla rarità del tipo e su passaggi/conoscenze di altri esemplari. Sulla conservazione no, perchè devono ancora inventare gradi così bassi Un saluto a tutti, Antonio1 punto
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Io e Darectasapere abbiamo capito di aver visto a Verona la stessa moneta, cioè il testone con busto e al R/ il presepe. No, non era questa. L'immagine postata da Anto R presenta un testone molto più bello di quello che vidi io al convegno, questo è un BB, l'altro era un MB.1 punto
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Potrebbe essere quello, non sono in grado di confermarlo perche' a distanza di diversi mesi non e' possibile attribuire con certezza questa immagine a quell'esemplare, comunque anche la conservazione ricordo che era simile.....1 punto
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Il venditore non è stupido e conosce il valore di questa moneta ! Perché vendere 3000 € su ebay una moneta che si venderebbe 50000 € ? si tratta sicuramente di un falso.1 punto
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Discussione decisamente interessante, ma visto l'oggetto della stessa non poteva essere altrimenti. Non so fino a che punto questa raffigurazione di Teodorico possa considerarsi fiosionomica: le mani sono decisamente troppo piccole, il volto poco espressivo e (a voler far l'avvocato del diavolo) la capigliatura "rialzata" potrebbe essere il frutto di un tentativo mal riuscito di dare profondità al soggetto raffigurato. Logicamente non ci si può aspettare da un ritratto del tempo la perfezione fisionomica di ritratti posteriori di svariati secoli, ad esempio credo che la presenza dei baffi sia già indicatrice di una certa verosomiglianza col soggetto ritratto. Quindi più che di ritratto "fisionominco" parlerei di ritratto "realistico"; ben lontano dai ritratti mediamente stereotipati - e, diciamocelo, anche un po' idealizzati - del tempo. Diciamo che Teodorico probabilmente non era esattamente così ma con ogni probabilità presentava quei tratti caratteristici (baffi, capigliatura rialzata in un modo o nell'altro...); o almeno così la penso io. Un saluto a tutti, Antonio1 punto
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Buonasera, una monetona di 45 mm che trasuda storia, in mano trasmette effettivamente qualche emozione. Grazie e buona serata Silver1 punto
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tra l'altro leggevo che la moneta era stata acquistata anni fa in asta da Drouot in un lotto. evidentemente anche loro non dovevano essere troppo convinti.1 punto
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Non si può non mettere anche questa di osella che raccontava tramite simbologie gli avvenimenti del periodo, oggi diremmo" le grandi news ".... RESISTIT IMPAVIDE RESISTE IMPAVIDA Siamo col Doge Bertucci Valier, è una osella della NAC 43, anno I - 1656, vediamo un'aquila ad ali spiegate che attacca un drago. In realtà l'aquila è Venezia che lotta contro il drago che è l'Impero Ottomano, si allude alla lunga guerra tra veneziani e turchi e in particolare alla vittoria nei Dardanelli del 1656. E chi dubitava ancora che non raccontassero storia e avvenimenti qui deve arrendersi....1 punto
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Ciao, gli articoli che ho sulla composizione delle leghe dei denari severiani copre il periodo 193-211 e non comprende la serie VB. Uno degli articoli è finalizzato alla ricerca di metalli-sentinella che si presentino sottoforma di tracce nei denari falsi. Ecco i testi: https://www.academia.edu/362473/H._Gitler_and_M._Ponting_The_Silver_Coinage_of_Septimius_Severus_and_His_Family_193-211_AD_A_Study_of_the_Chemical_Composition_of_the_Roman_and_Eastern_Issues_Galux_16_Milan_2003 http://etd.lib.metu.edu.tr/upload/12615717/index.pdf Ciao Illyricum1 punto
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Caro @Legio II Italica , mi sono ricordato del hoard del IV secolo. Si tratta dell'Hoxne Hoard https://en.wikipedia.org/wiki/Hoxne_Hoard http://www.ancient.eu/article/932/ E' un deposito di emergenza, nel senso che rappresenta un accantonamento dei beni di una famiglia abbiente. Questo è un silver ingots (lingotto d'argento) dalla Irlanda del Nord. http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=95906&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=2 http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=95897&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=3 Questo dal Kent http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=1375811&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=2 http://www.britishmuseum.org/research/collection_online/collection_object_details.aspx?objectId=1362011&partId=1&searchText=silver+ingot+britain&page=3 Tutti recano indicazioni circa l'officina di riferimento. L'ultimo riporta descrizione: Silver ingots like this were used to pay soldiers and civil servants in the Late Roman Empire. The stamped inscription reads EX OFFE HONORINI, which translates 'from the workshop of Honorinus'. It was found in 1777 with two gold coins of the emperor Arcadius (AD 395-408) and one of Honorius (AD 395-423), and dates to the end of the Roman period in Britain. The site, later to be occupied by the Norman Tower of London, lay inside the south-east corner of the Roman city wall, and it is possible that it had been a late Roman military stronghold. Ciao Illyricum1 punto
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Esattamente. Questa moneta non esiste. Falso creato per "frodare" gli investitori. Meno insidioso rispetto agli esemplari falsificati nel secondo dopoguerra a Torino proprio perché riproduce una moneta inesistente. Paradossalmente oggi vale quanto qualsiasi sovrana comune ovvero il fino contenuto. Non sempre quindi basta bilancia e calibro per riconoscere una sovrana comune autentica. Per chi voglia approfondire consiglio la lettura della seguente discussione. Vi è presentata una moneta dello stesso sovrano e ad un certo punto una rassegna degli articoli da "la stampa" che raccontano della cattura dei falsari ed anche delle successive vicende giudiziarie a cui prese parte addirittura la Corona britannica. Buona serata. E.1 punto
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ciao, però ho le attenuanti che di questa monetazione non ne capisco Ci riprovo e poi lascio a quelli che ne capiscono veramente, Londra non ha coniato sterline d'oro nel 1920 e quindi falso?1 punto
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beh!.. ha chiesto una opinione.....un minimo di giustificazione al fatto che la si giudica non "genuina".... bisogna sempre cercare di darla. Dopo tutto se fosse stata in grado di giudicare la moneta a un metro di distanza, non si sarebbe rivolta a noi .....Un responso secco di "falso" o "Riproduzione" a mio modo di pensare, è quasi " indisponente."1 punto
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@Dorotex Buongiorno, non c'é bisogno di guardare i FERT nel contorno del tuo tondello per capire che si tratta di una riproduzione con poche pretese da mercatino. La fattura del tondello da te fotografato é, tecnicamente, la "parodia" della moneta originale. L'originale sta alla tua, come un Caravaggio sta al pittore amatore autodidatta della domenica. Quindi inutile parlare di bordo, fert, rilievi o altri particolari (tutte vere le differenze ovviamente). Basta un colpo d'occhio ad 1 metro di distanza! Ciao in bocca al lupo.1 punto
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ho escluso questa lettura solo perché: 1 - la ghirlanda potrebbe starci, ma in ogni caso sarebbe in una posizione un poco atipica e il tipo di foglie è anch'esso atipico per una "crocetta" 2 - la presunta crocetta latina al centro è troppo piccola e ha una forma che non ha riscontri tra quelle da me viste... 3 - la posizione della crocetta sarebbe decentrata rispetto alla ghirlanda.... un residuo di ghirlanda di qualche tipo, potrebbe esserci, ma la crocetta mi pare di no, probabilmente è un residuo di altro... questo è un po' "quello che ci vedo" io1 punto
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Salve @Artax, il fatto che ci sia un punto dopo la A (ti assicuro che quella è proprio una lettera A anche senza la stanghetta mediana: non è certo una rarità per questa monetazione trovare una lettera simile) che non risulta dalle legende contemplate nelle descrizioni contenute nello Spahr non mi sembra che possa far considerare questa moneta come una varietà non censita o diversa dal tipo base (Spahr 144): le varianti nell'interpunzione delle legende non fanno cambiare la classificazione (né tantomeno la rarità di una moneta) perché sono tantissime e classificare questi pezzi tenendo conto di un singolo punto sarebbe troppo dispersivo. Inoltre, in questo caso, un'osservazione simile non porterebbe ad aggiungere nulla di nuovo né alla classificazione, né ad un discorso storico-numismatico intorno a questa moneta. Resto dell'idea, quindi, che le varietà da considerare per far ritenere una moneta variante di un tipo base già noto non si debba limitare alla punteggiatura (perché questa è la prima caratteristica non costante nella monetazione dell'Italia Meridionale, altrimenti cataloghi come il CNI o il Pannuti Riccio non servirebbero a nulla o sarebbero rispettivamente da ampliare e riscrivere!), ma considerare divari ben più grandi ed evidenti, come le lettere delle legende, le parole che le compongono, le abbreviazioni, variazioni nello schema iconografico e cose simili. Al limite, potresti accettare comunque la nota di @santone, ovvero di Spahr 144 var., ma per un punto nella legenda mi sembra un po' eccessivo considerare questa moneta come una variante: bisognerebbe allora riconsiderare molte monete anche napoletane come varianti perché le punteggiature non corrispondono a quelle presenti nei tipi finora schedati: ci troveremo a questo punto dinanzi ad una serie monetale che avrebbe più varianti (anche minime) che tipi base...il che porterebbe all'annullamento di qualsiasi pretesa catalogica completa scientifica e razionale di detti esemplari.1 punto
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Io ho una micia British Shortair di quattro anni che si chiama Mafalda perché ha il pelo come i capelli del personaggio dei fumetti ideato da Quino. Ci è affezionata come un cagnolino, è buona e coccolona, discreta e riservata, non ha mai combinato danni, dorme con noi senza dare mai fastidio e dimostra il suo amore con le sue fusa e leccandoci ogni tanto le mani. Spesso penso che le vere bestie siam noi, così spesso incapaci di essere riconoscenti a chi ci vuol bene...1 punto
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@renato io ne ho due, in quella del '17 non credo ci siano problemi di conio stanco, invece in quella del '15 secondo me al rovescio nella legenda.1 punto
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Al di là di come abbiano fatto, quello che mi chiedo è perché la zecca di Siena ha avuto bisogno di riutilizzare tondelli già coniati per produrre le proprie monete... Non ho mai letto pubblicazioni circa la zecca di Siena, ma ho osservato un bel po' di esemplari di grossi senesi e non avevo mai visto segni di ribattitura. Mi sembra di capire che ci siano giunte notevoli informazioni ("decreti"?) sulla produzione di questa zecca, vi è mai menzione di riutilizzo di altre monete? Per la monetazione normanna dell'Italia meridionale (almeno quella pre-1130, quindi in primis Salerno), sulla quale ho letto qualcosa, i follari in rame con tracce di ribattitura sono così tanti da poter pensare che riutilizzare i tondelli fosse la regola, non l'eccezione, e questo può aver avuto molteplici ragioni: rapidità nel cambiamento dei tipi, difficoltà di approvigionamento delle materie prime, scarsa attenzione alla realizzazione di monete spicciole... Ma a Siena, per una moneta pensata per scambi commerciali non solo locali, perché ricorrere alla ribattitura?1 punto
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I rilievi sono ancora apprezzabili, se non fosse per cio' che abbiamo detto sopra poteva essere come detto un qBB . Penso che in questa conservazione si possa classificare con MB, ma la conservazione passa in secondo piano se la moneta ti soddisfa "in mano" saluti1 punto
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Io credo che anche nel mondo delle prove ci siano esempi importanti.... Per esempio questa mezza lira di Pesaro in rame è interessante per più aspetti, siamo a Costanzo Sforza ( 1473 - 1483 ), il tipo è busto/ veduta del castello, il motto è : SA LVT I ET MEMORIA CONDIDIT potremmo dire : LO HA COSTRUITO PER SALVAGUARDIA E MEMORIA Ci si riferisce alla rocca Costanza costruita per la sicurezza della città e per memoria di chi la volle. ( NAC 85 ) E' un mix del potere, identità, ricordo di un castello fatto per la città, la moneta esprime e racconta, i giornali non c'erano d'altronde...la moneta raccontava i fatti, la moneta, essendo una prova non venne poi fatta, potremmo dire ora che l'idea era però buona ....peccato non averla concretizzata...1 punto
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E allora procediamo.... NON NOBIS DNE SED NON TVO DA GLORIA NON A NOI SIGNORE ( MA AL TUO NOME DA' GLORIA ) Quello che conta non siamo noi ma tu col tuo Casato, col tuo nome....questo è quello che leggiamo sulla moneta, sembra messo in bocca al popolo, in realtà la moneta viene dal Marchese, quindi un po' di propaganda non guastava anche ai tempi.... Siamo ancora a MESSERANO in un tallero di Francesco Filiberto Fieschi ( 1584 - 1629 ) della NAC 85, altra moneta rarissima e significativa per quello che riporta.1 punto
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http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE1/83 OPPORTVNE, cioè al momento giusto. Così si esprime Carlo Emanuele I, duca di Savoia su questo ducatone del 1588, raffigurantre un Centauro che scocca un dardo mentre calpesta la corona di Francia, facendo riferimento alla tempestività con cui il Duca occupò il marchesato di Saluzzo, anticipando sul tempo il Re di Francia. La risposta, a mezzo medaglia, tuttavia, non tardò ad arrivare da parte di Enrico IV... www.nicolas-salagnac.com/wp-content/uploads/2012/11/portrait-24.jpg P.S. Chiedo scusa, ma non sono riuscito ad inserire l'immagine, in quanto non funzionante il riferimento ai cataloghi.1 punto
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Per me la passione per il medioevo è nata quando avevo circa 10 anni, e mio fratello (allora studente universitario) mi portava ogni tanto a visitare la vicina abbazia di Santa Maria a Cerrate, in provincia di Lecce. Quei bassorilievi ed affreschi mi affascinavano e intimorivano allo stesso tempo. La passione per le monete la avevo già da qualche anno, grazie anche ad una piccola raccolta (principalmente monete del Regno ma anche qualche borbonica e qualche romana) ed al periodico "Monete del mondo" di Bolaffi che mi padre mi comprava. Fu proprio con quel periodico che scoprii che potevo ritrovare nelle monete le stesse raffigurazioni che osservavo con tanto interesse nelle chiese romaniche. La prima medioevale che ho avuto è stato un follaro di Bari di Ruggero II d'Altavilla, preso a 15.000 lire nel '95 da un commerciante in un mercatino a Brindisi (tale signor Giustino, chissà come se la passa...). Da allora ho studiato e collezionato monete longobarde e normanne per 20 anni, appagato anche dallo scoprire varianti e tipologie inedite (è una monetazione che, per quanto ultimamente oggetto di molte pubblicazioni, è ancora lontana dall'essere interamente conosciuta) Queste monete, per quanto spesso consunte, ribattute o decentrate, mi parlano di periodi cupi, incerti e concitati, con uomini d'armi che combattevano per estendere i propri domini, monaci che creavano splendide miniature nel chiuso dei monasteri, e gente comune che viveva nel timore di invasioni, pestilenze e carestie. Di certo non un'epoca in cui mi sarebbe piaciuto vivere, in primis per la pressione totalitaria esercitata dalla religione, ciononostante il periodo storico che su di me esercita più fascino. Qualche anno fa però, la confusione delle ribattiture, le debolezze di conio e l'irregolarità dei tondelli hanno iniziato ad infastidirmi più di quanto le impronte leggibili mi affascinassero, ed pian piano ho deciso di rivolgere l'attenzione ad un'altra tipologia di monete... chiaramente sempre medioevali! Ho iniziato così ad appassionarmi ai grossi comunali, e che il più delle volte si trovano in conservazioni tali da permettere di apprezzare tutti i dettagli delle raffigurazioni che mi hanno sempre affascinato. Il primo grosso che mi sono regalato è il cosiddetto "marameo", che nonostante che sia ora in compagnia di molti suoi "simili", rimane uno dei pezzi preferiti della mia nuova collezione. Spero di non essere stato troppo noioso con questo post, forse incentrato più sul mio percorso numismatico che sul "perché le medioevali". Cerco di rimediare postando descrizioni e foto delle mie due prime. Un cordiale saluto Paolo Follaro di Ruggero II d'Altavilla, re di Sicilia (1130-1154), coniato a Bari nel 1139, probabilmente per commemorare la riconquista della città dopo una ribellione. Al dritto presenta il busto frontale di San Nicola e la scritta greca "OA[GHIOS] NIKOLAO" ("San Nicola"). Al rovescio una legenda circolare in arabo che recita "Umila bi Bari sanat 534", ossia "Fatta nella città di Bari nell'anno 534" (secondo il calendario dell'Egira); al centro un astro. Riferimenti: L. Travaini, La monetazione nell'Italia normanna, n. 210 Vescovi anonimi (1235-1255), Grosso da 20 denari della zecca di Trento Al dritto (o rovescio?), presenta il busto del vescovo benedicente, ed intorno la scritta EPS (abbreviato per EPISCOPUS) TRIDENTI Al rovescio (o dritto?), una grande F nel campo accostata da una croce e due bisanti, con un cuneo in alto. Intorno: INPERATOR Riferimenti: H. Rizzolli e F. Pigozzo, L'area monetaria veronese, n. T371 punto
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Ciao Antonio, si il 10 cent del cinquantenario non é così difficile trovarlo in altissima conservaizone. Attenzione però agli eventuali trattamenti che subiscono, in genere, le monete in rame nell'ultimo periodo. Non sono in grado da queste tue foto di dire se questo é un esemplare di quelli "trattati" o meno, rilevo solo un probabile piccolissimo colpetto al bordo a circa ore 8 del dritto. Riguardo ai trattamenti che subiscono, vi consiglio di guardarne il colore in primis: se tendono al blu/viola, sono state spazzolate con bicarbonato. Se tendono al rosa/arancione vivo, gli hanno fatto lo shampoo. Anche quando sono particolarmente rosse, sono state lavate con shampoo e poi fatte riposare all'aria per un certo periodo.1 punto
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DE GREGE EPICURI Penso di venire sabato, stavolta, e quindi sicuramente al pranzo lamonetiano.1 punto
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Inizialmente a me piaceva, ma quando poi ho constatato che la zecca non consente a noi collezionisti di acquistare direttamente alla fonte...., allora mi sono allontanato.... E' una politica che non condivido!1 punto
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Ieri ho acquistato il libro al convegno di Torino, innanzi tutto vorrei dire che come gli altri da un primo colpo d'occhio mi sembra un altro bel capitolo dell'opera, anche se inizialmente non era compreso nel Piano Generale della Stessa. Vorrei dire che allargare gli orizzonti non fa mai male quando si parla di monetazione e soprattutto di questo specifico argomento che tratta delle Prove e dei Progetti, certo l'autore non ha mai detto di seguire in ordine cronologico l'uscita dei volumi e non ha mai escluso l'aggiunta di altri capitoli, ciò significa che non necessariamente debba seguire uno schema rigido per le varie pubblicazioni, oltre a questo il futuro lavoro porterà via parecchio tempo per la pubblicazione del nuovo libro e passeranno anni data la mole di informazioni che dovrà acquisire. Quindi faccio ancora i miei complimenti a @elledi per questo libro con l'invito a continuare a scrivere per poter ampliare ancora la nostra conoscenza.1 punto
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Ciao amici, un saluto a tutti. E' da un annetto che non siamo in contatto, ma dopo il furto di tutta la mia collezione di monete greche il grande dispiacere mi ha un po' allontanato dalla numismatica. Spero comunque di essere a Verona per il mitico "pranzo sociale", un'imperdibile occasione per rinnovare le vecchie amicizie. Giusto un accenno all'uscita in questo mese del mio nuovo libro, un giallo metropolitano che stavolta non ha niente a che fare con la numismatica... ma sono già tornato a scriverne. Il mio prossimo libro sarà infatti un romanzo storico ambientato nel quarto secolo A.C., sulle rotte dei navigatori fenici, e sarà un'occasione per una bella rivisitazione dei capolavori degli antichi incisori (una moneta per ogni approdo!). A risentirci, Filippo1 punto
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Raccolgo l'appello, e fidando in quanto hai scritto in apertura, che c'è spazio anche per le monete estere, torno con una moneta contemporanea, sperando di non essere troppo off topic, ma il messaggio che riporta mi sembra sia di grande attualità, e meriti di essere condiviso. Stati Uniti d'America, 1 dollaro 1986 GIVE ME YOUR TIRED, YOUR POOR, YOUR HUDDLED MASSES YEARNING TO BREATHE FREE E' il dollaro emesso per commemorare il centenario della Statua della Libertà e, con esso, Ellis Island, la porta dell'America, della terra del sogno e della libertà per milioni di emigranti, moltissimi italiani. " Datemi le vostre genti stanche, povere, le vostra masse accalcate che bramano di respirare libere" Sono versi tratti da The New Colossus, sonetto scritto dalla poetessa Emma Lazarus nel 1883 per raccogliere fondi per la costruzione del piedistallo della Statua della Libertà. Nel 1903, il sonetto è stato inciso su una targa di bronzo e montato all'interno del piedistallo del livello più basso della Statua. Versi, dicevo, di straordinaria attualità, oggi che le "genti stanche e povere...che bramano di respirare libere", sono invece respinte, e in molti paesi si pensa a costruire muri per impedir loro di entrare, piuttosto che aprire porte, come è stata, per più di 60 anni, Ellis Island, per oltre 12 milioni di loro. petronius1 punto
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