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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/13/16 in Risposte
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Diamo lustro ad un tourbillon d'arte, messaggio, simbolismo, culto, estetica, potere, insomma numismatica allo stato puro... Siamo nel Regno Di Napoli 1246-1285: Carlo I d'Angiò (nato nel 1226); egli corse in soccorso del papa contro gli Hohenstaufen e li scacciò dall'Italia meridionale, che gli venne concessa in vassallaggio, ottenne così il regno di Sicilia (nel 1266), ma l'isola fu persa nel 1282 in seguito alla rivolta dei vespri siciliani, perciò Carlo I rimase solo Re di Napoli, e divenne successivamente anche re di Albania, re di Gerusalemme e Principe di Acaia e, inoltre,conte di Provenza per il suo matrimonio con Beatrice di Provenza. Carlo I d'Angiò, 1266-1285 Saluto, dal 1278. Au gr. 4,37 Stemma a cuore, bipartito di Gerusalemme e d'Angiò, sormontato da mezza luna e da due stelle. Rv. L'annunciazione della Vergine; interposta, una pianta di giglio. CNI 1; P.R. 1; MEC 14, 675; Fried. 808. Nel 1278 Carlo I d'Angiò introdusse con la scelta della raffigurazione dell'Annunciazione sul Saluto d'oro un tipo monetario tra i più belli della monetazione medievale italiana. Per attuare la coniazione di questa moneta si servì del personale della zecca di Brindisi, che aveva effettuato pure anni indietro la coniazione degli non meno famosi Augustali di Federico II di Svevia. Carlo I stesso avrebbe esaminato personalmente le prime bozze per questa nuova tipo monetario. Anche se di solito non fosse sempre dello stesso parere con Giovanni Fortino, artista di corte, questa volta il re fu proprio entusiasta del disegno presentato dall' artista per la nuova moneta così almeno narrano le croniche d'epoca. Il rovescio della moneta raffigura l'Annunciazione: l'Arcangelo Gabriele appare alla Vergine e le comunica che ben presto avrà un figlio - Gesù Cristo, il Redentore. La scelta della scena dell'Annunciazione è dovuta senza dubbio alla venerazione molto diffusa della Vergine Maria in epoca medievale, specialmente in quella gotica. Proprio un atto rivoluzionario fu l'ordine del re che la scena dell'Annunciazione sulla moneta dovesse sempre mostrarsi in piedi quando si girasse la moneta. Carlo fu così il primo a introdurre l'asse fissa nella monetazione occidentale. Si continua a sognare e questo mi tiene vivo... Eros5 punti
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Vi allego uno dei cavalli di Chieti più rari, tipo D.A. 23 ,R3, croce tripartita, presenta lo scudo " colorato " da linee trasversali, ne ho visti solo 2 esemplari con questo, l'altro sul listino 4/2012 della num. Picena, occhio @Teus I4 punti
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Giulio Ossequente è stato uno storico romano vissuto probabilmente a cavallo tra il III e IV secolo dopo Cristo ; se non fosse sopravvissuta la sua opera , De Prodigiis , sarebbe completamente rimasto ignoto alla storia . Nella sua opera descrive accuratamente eventi strani avvenuti specialmente nel cielo di Roma ed anche delle sue Provincie , eventi definiti appunto “Prodigia” ; questi fatti che gli antichi ritenevano inviati dagli Dei , erano interpretati a secondo delle situazioni in cui si verificavano , come favorevoli o minacciosi nei confronti dei Romani . Essi sono tutti fatti estratti dalla storia romana narrata da Tito Livio “Ab Urbe Condita” . Dell' opera di Ossequente ci è giunta solo la parte compresa tra gli anni che vanno tra il 249 a.C. ed il 12 a.C. Da cio’ si deduce che Ossequente non fu un vero scrittore autonomo , ma piu’ che altro una persona colpita nella sua immaginazione e fantasia da questi Prodigi descritti da Tito Livio , al punto di estrarli dall’ opera originale che li descriveva e di trascriverli in un libro a parte , in pratica un riassunto , scritto da lui ; fu insomma quello che oggi potremmo definire come termine moderno un “ufologo” , il primo “ufologo” della storia . Gli eventi vengono descritti in regolare ordine cronologico utilizzando la lista dei Consoli in carica in quel lasso di tempo , di conseguenza la datazione dei fatti risulta molto precisa . L' opera venne stampata per la prima volta a Venezia da Aldo Manuzio , nel 1508 , con una edizione ricavata da un manoscritto originale rinvenuto e copiato in Francia dall' Umanista Giovanni Giocondo di Verona , originale andato poi perduto o forse distrutto dai religiosi dell’ epoca a causa degli scabrosi argomenti trattati . Dei tanti Prodigia trattati , uno in particolare ha colpito l’ immaginazione dei moderni ufologi perche’ oltre alla prima riproduzione su una stampa del XVI secolo , ricavata dalla descrizione del fatto avvenuto nel cielo di Roma nel 98 a.C. , lo stesso oggetto ricompare in un dipinto del XVII secolo trovato in un Monastero dei Domenicani a Biserica , vicino alla citta’ di Sighisoara , in Romania , ed ancora lo stesso oggetto e' riprodotto in una moneta/medaglia francese emessa nel 1680 . Si potrebbe obiettare che questo oggetto tanto uguale nelle tre immagini sia frutto di persone che lessero il classico e videro la stampa del 1508 , forse colpite dal fatto vollero riprodurlo in un dipinto in Romania e nella moneta /medaglia in Francia ; pero’ , a parte la grande differenza di tempo tra le tre riproduzioni , tutto questo sembra troppo fantasioso e troppo poco probabile , parrebbe piu' verosimile che un oggetto , in tempi diversi apparve in cielo , con le stesse caratteristiche fisiche di quello descritto nell' opera di Ossequente . Lascio a voi altre interpretazioni di questa impressionante similitudine dell’ oggetto nelle tre manifestazioni . Sotto la stampa ricavata dalla descrizione dell' opera di Ossequente , il quadro con dipinto del XVII secolo nelMonastero in Romania e la moneta/medaglia emessa in Francia nel 1680 .3 punti
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Non è "bellissima" la moneta , ma è stato il primo acquisto in asta....... quella che mi ha fatto "innamorare" voleva "far passare" un messaggio di ostentata bellicosità e presunzione di potenza con questa legenda " CONVENIENTIA CVIQUE" e sul bordo dello scudo " PRAESIDIA MAIESTATI " cioè pressapoco . "cio' che è opportuno (la guerra) puo' essere rivolta a chiunque, a difesa di armi e onore " Al dritto il DVCA Ferdinando Carlo Gonzaga, Duca di Mantova appare col busto corazzato "all'eroica" come lo definisce lo zecchiere Cotel. Ma leggendo le gesta dell'ultimo Duca, ne esce un ritratto che non ha nulla a che vedere con quello che voleva far apparire, non era certo un cuor di leone , amava soldi , vizi, successi di corte, tanto che già nel 1701 l'imperatore lo dichiarava apertamente un traditore.3 punti
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Un 1921 dollaro Morgan...le prime monete del dollaro ha colpito dalla zecca di Denver. E non credo che fossero abbastanza pronti, perché il marchio della zecca è così piccolo e out-of-scale (come il punch era uno usato per marcare le monete più piccole di zecca. So che questo è stato coperto da petronius nel suo thread su Morgans, ma avrete notato ancora una volta che il 1921 Morgans furono coniate per iniziare la sostituzione il 270 milioni argento dollari sciolto ai sensi della legge Pittman 1918—con la maggior parte dell'argento recuperato andando all'impero britannico per l'uso in India. L'attrezzatura era tutto nuovo per il 1921 Morgans quindi sicuramente differiscono dalle monete 1878-1904 e in genere hanno seni eagle piatto e piatto capelli sopra le orecchie —entrambi i quali sono spesso scambiati per usura—quindi il ‘21 è forse meglio di quanto sembra a prima vista (e che è già molto bello!). v. ----------------------------------------------- A 1921d Morgan dollar…the first dollar coins struck at the Denver mint. And I don’t think they were quite ready, because the mintmark is so small and out-of-scale (like the punch was one used for marking the mint’s smaller coins. I know this was covered by Petronius in his thread on Morgans, but I’ll note once again that the 1921 Morgans were struck to begin replacing the 270 million silver dollars melted pursuant to the 1918 Pittman Act—with most of the recovered silver going to the British Empire for use in India. The tooling was all-new for the 1921 Morgans so they definitely differ from the 1878-1904 coins, and typically have flat eagle breasts and flat hair over their ears—both of which are often mistaken for wear—so your ’21 is perhaps better than it looks at first glance (and that’s plenty nice already!). v.3 punti
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Genny...grandissima moneta ... estremamente rara. Continuiamo ? .... per le ragioni esposte da Raffaele il tarì venne ritirato dalla circolazione e ripercosso con il conio di questo carlino....anch'egli con 2 cornucopie ai lati dell'aquila.3 punti
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Buonasera a tutti,innanzitutto complimenti per la discussione veramente interessante,a titolo informativo volevo ricordarvi che oltre a Filippo III anche Filippo IV ha coniato una moneta con cornucopie intrecciate,è il rarissimo 2 cavalli del 1632...3 punti
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Confermo l'impressione di quanti mi hanno preceduto. La moneta è una fusione, la limatura sul bordo e altri dettagli la rendono inequivocabile.2 punti
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Salve, un amico mi fece vedere circa 10 giorni fa una discussione aperta sul più noto social forum mondiale. La moneta è senza dubbio la stessa qui postata. Veniva sempre richiesta l'identificazione della moneta. Uno scrisse che si trattava di Gregorio XIII e un altro scrisse che forse magari era Giulio III.... io ho molto da imparare ancora sulle papali e non mi basterà la vita per riuscire a farlo, ma questi signori che sul noto forum sparano sentenze dovrebbero o tacere o documentarsi un pochino. Se si tratta di un busto ancora riconoscibile ( come questo caso ) non è difficile attribuirlo correttamente al pontefice esatto. La si scrive di monete, collezionismo e anche numismatica come qui ma lasciatemelo dire che su Lamoneta pur magari con situazioni o aspetti non ottimali o migliorabili almeno molto spesso si sa e si capisce ciò che si scrive. Mi riferisco unicamente alle papali e non ad altre monete che vengono la discusse, presentate o altro. Assolutamente nessuna polemica con Marley69 che ha fatto una semplice e corretta richiesta qui sul nostro forum. Condivido quanto ti è già stato detto, moneta rara, ma mal ridotta. Penso sia di peso basso sia per abbondante circolazione che per tosatura. Valore economico poche decine di €, meno di 100, saluti.2 punti
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Salve. Sembrerebbe un obolo tipo questo: Thessaly, Perrhaiboi AR Obol. Circa 425-375 BC. Bridled horse prancing to left, its rein trailing / Π-E above to left and right, P-A below to left and right (the P horizontal); Athena Itonia right, half kneeling in fighting attitude, wearing crested helmet and long robes, holding spear in right hand and shield in left. SNG Copenhagen 159.2 punti
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ciao a tutti, partecipo anch'io a questa stupenda discussione.. Moneta appena presa e di cui già si è parlato: Carlino di Filippo IV, Legenda: In hoc signo vinces.. Tempo fa, iniziai una discussione riguardante l'influenza dell'iconografia romana sulla monetazione medievale e moderna.. Saluti Eliodoro2 punti
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Giusto un filo Mario Innanzitutto al diritto abbiamo quel LIGVR che ci dice tutto sulla provenienza della casata del pontefice, i Della Rovere. Il Papa quindi non si accontenta di dire "chi è"; ci tiene anche a far sapere quali sono le sue origini. Caratterino forte eh? Esiste anche una variante di estrema rarità pubblicata per la prima volta dal Muntoni, con le fogliette di rovere al di sotto della scritta, al posto del fregio. Quindi abbiamo un diritto che nella sua semplicità artistica disarmante ci dice chi è il Papa, da dove viene e quale è il simbolo della sua casata. Una moneta certamente importante per questa disccussione! Mi permetto di correggere la lettura della legenda, che è FVNDATORES RO[manae] ECCL[esiae], ciò Fondatori della Chiesa di Roma. Un caro saluto a tutti, complimenti poi a @monetiere per i suoi numerosi post (non solo in questa discussione) che ci trasmettono tutto il calore di un vero appassionato Antonio2 punti
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E' il classico esemplare che fa arrabbiare il collezionista. Un bel R/ tutto leggibile al contrario del D/ Vista la rarita' , e' il secondo esemplare che vedo dal vivo , mi accontento per ora1 punto
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Ciao a tutti vorrei un vostro parere sulla valutazione e rarita' su questa moneta: Vittoria 5 Sterline 1887 Proof chiusa dalla NGC PF61 Cameo Grazie Rovescio1 punto
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Ciao a tutti, Vi posto un nuovo arrivo..un comune Carlino di Alfonso I° D'Aragona. Vi inserisco delle brevi note biografie scritte di pugno da @francesco77: "Nacque nel 1394 e alla morte del padre Ferdinando nel 1416 ereditò l’Aragona, la Sardegna e la Sicilia. Quando nel 1442 conquistò Napoli divenne uno dei sovrani più potenti dell’epoca grazie anche alle sue qualità guerriere. Fece il suo ingresso trionfale nel Febbraio del 1443 insieme ad un fastoso corteo ed elesse Napoli sua residenza ufficiale. Fu incoronato sovrano dal papa Eugenio IV e donò allo stato pontificio i domini di Benevento e Terracina, fece legittimare dal pontefice il figlio naturale Ferrante e fece giurare fedeltà a quest’ultimo dai baroni che in realtà mal sopportavano l’energico sovrano il quale aveva attribuito le più importanti cariche dello stato agli aragonesi. Con l’arrivo di Alfonso e il periodo pacifico che caratterizzò il suo regno ci fu una notevole ripresa economica. Questo periodo fu caratterizzato da una forte ripresa anche nei campi artistici e letterari, il sovrano, amante dell’arte e della letteratura ospitò a Napoli numerosi artisti guadagnandosi l’appellativo di “magnanimo”. Alfonso I morì nel Giugno del 1458 lasciando il regno di Napoli a suo figlio Ferrante, quello di Sicilia a suo fratello Giovanni. " da http://www.ilportaledelsud.org/alfonsoI.htm questo è il carlino di Alfonso più comune, classificato MIR 54/6, maestro di zecca Francesco Senier.. I più rari presentano, invece, le seguenti sigle: A, B, L ( R5).. Saluti Eliodoro .1 punto
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La moneta è dalla mia collezione personale. 1266-1270. GrOS tournois (Duplessy 190 E)1 punto
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@417sonia presente al convegno e sto giro verrò pure al pranzo!! A sabato 261 punto
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@Teus I è un sestante , due globetti simbolo del valore, 3 globetti e testa di Ercole = quadrante1 punto
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@eliodoro quello che il MIR riporta R2 , il n.418 è con la croce fiorita, mentre questo presenta la croce tripartita (tipo MIR 417 ), ma la sua particolarità è quella di avere lo scudo con linee trasversali, variante non riportata sul MIR , io che da anni colleziono e studio questi cavalli non ne ho visti altri in giro1 punto
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Ciao a Tutti! Chiedo conferma per questo denaro di Genova. Può essere un Minuto battuto sotto Ottaviano di Campofregoso con SIgla A ? Grazie.1 punto
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Salve a tutti, vorrei, infine, chiudere il triangolo di VT COMMODIVS (per comodità), aggiungendo anche l'isola di Malta, ossia La Valletta, quindi: Messina - Napoli - Malta (La Valletta). Tale motto era una specie di giustificazione con cui il coniatore, ossia il regnante, si scusava con la gente comune che per le monete più spicciole non usava l'oro o l'argento, ma solo metallo vile, ossia il rame. Questo lo faceva, infatti, solo per la comodità (da questo: VT COMMODIVS) di non dover coniare microscopiche monete d'argento. Vorrei postare un grano coniato durante il periodo di regno del Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni Alof de Wignacourt (1601-22), conosciuto soprattutto per essere stato uno dei patroni del Caravaggio. Saluti!1 punto
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Ciao Secondo me si sebbene personalmente da appassionato e studioso di minuti genovesi non amo valutarne la conservazione in termini "standard" perchè queste sono monetine poco curate che venivano coniate in grandi quantità ; non ci si curava che fossero tutte belle centrate , ben impresse etc ... È possibile che per es. la tua fosse uscita dalla zecca così come la vediamo noi ora .1 punto
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Ciao! Ricevuto per il prossimo aggiornamento .... saluti luciano1 punto
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è un doppio Centenionale- R/ SALVS DD NN AVG ET CAES. Grande Cristogramma tra A e ω. In esergo - classificato Raro in queste condizioni pero' penso che non valga piu' di 15/20 euro1 punto
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Non so voi, ma io adoro la programmazione tedesca in questo campo: monete programmate con anni di anticipo, tirature alte, efficienza nelle emissioni e (forse la cosa più importante) un livello sempre alto...forse vederle troppo spesso in circolo ci impedisce di apprezzarlo, ma la serie dei lander ha dei bellissimi disegni, e anche quelle "estranee" (come quella della riunificazione del 2015) sono sempre di buon livello. Un plauso. Inoltre, questa berlinese la aspetterò con grande piacere per la bellezza del posto rappresentato, che ho avuto la fortuna di poter vedere di persona.1 punto
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io non sto confondendo nulla. perche se è vero che non restauro monete, è vero anche che per meta della mia vita ho lavorato quasi ogni tipologia di metallo e comunque mi sembra che nonostante questa moneta sia stata analizzata in quasi tutte le sue parti vedo che non è servito a convincere nessuno della bontà delle proprie opinioni. vediamo se alla terza riesco a farmi capire: io penso che piu di tanto con un osservazione di questo tipo non si possa essere sicuri come siete voi che questa sia una moneta originale. come ben saprete anche voi vedere una moneta in foto e vederla in mano sono due cose completamente diverse. io cosi vedo dell'argento che mi sembra compatto e ho l impressione che quelle corrosioni siano state create artificialmente non da ossidazione progressiva nei due millenni che dovrebbe avere questo pezzo. non escludo che se domani uno di voi la comprasse ad una osservazione diretta si riveli originale, io ora la pagherei al massimo 100 euro.1 punto
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Ciao @apollonia, ti rispondo io , poiché e la mia materia. Scusa @babelone. In questo post che allego , con A una moneta con ossidi che in questo caso e interessata più della metà della moneta. Con B una moneta dopo la pulitura (aggressiva) con corrosioni estese , ma non profonde. Con D una moneta che era piena di ossidi e che dopo una pulitura (ancora aggressiva non da professionisti) osserviamo forti corrosioni , anche profonde. Come saprai , non tutte le monete arrivano in uno stato come il secondo post. I vari fattori del perché sono tanti e meriterebbe una discussione dedicata.1 punto
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Salve a tutti. Con questa discussione volevo oggi focalizzare la vostra attenzione su una rarissima tipologia monetaria coniata a Napoli nei primi anni del regno di Filippo III d'Asburgo (1598-1621). Senza frapporre ulteriori indugi, passiamo alle descrizioni. 1. D/ PHILIPP. III. DG. REX. ARA. VT. SI. Busto radiato, corazzato e drappeggiato volto a sinistra. Sotto, una croce tra due globetti. R/ MARGARI + AVSTR + CONIVXIT Busti dei sovrani Filippo III e Margherita d’Austria affrontati, posti su due cornucopie intrecciate. Tra di loro, nel campo, una corona reale. Sotto, 16.. · M. Pannuti – V. Riccio, p. 140, n° 9 (fig. 1). · Coll. Sambon 1897, p. 89, n° 1099 (tav. VIII del catalogo di vendita) – fig. 2. · G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo III, in BCNN, anno LII, 1967, p. 22, n° 3 (tav. I, n° 3, proveniente dalla Coll. Catemario con un peso di 5,92 g.) – fig. 3 e 3 bis. · A. D’Andrea – C. Andreani – S. Perfetto, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto (TE), 2011, p. 183, n° 23 (rarità: R4). Fig. 1. Immagine tratta da Pannuti-Riccio, p. 140. Fig. 2. Immagine tratta dal catalogo di vendita della Collezione Sambon del 1897, tav. VIII. Fig. 3. Immagine tratta dall'articolo di G. Bovi del 1967 in BCNN, tav. I (ex Coll. Catemario). Fig. 3 bis. In questa immagine sembra che la moneta ritratta sia la stessa già appartenuta alla Coll. Catemario pubblicata dal Bovi e qui riportata in fig. 3. 2. D/ PHILIPP. III. DG. REX. ARA. VT. SI. Busto simile al numero precedente. Dietro il busto, sigla comunemente interpretata come G. R/ Del tutto simile al numero precedente. · M. Pannuti – V. Riccio, p. 140, n° 9a. · Coll. Sambon 1897, p. 89, n° 1100. · G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo III, in BCNN, anno LII, 1967, manca. · A. D’Andrea – C. Andreani – S. Perfetto, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto (TE), 2011, p. 184, n° 24 (rarità: R4). · CNI XX, p. 178, n° 27 (esemplare della Coll. Sambon). Al momento, l’unico pezzo conosciuto di questa varietà fu esitato nell’asta Varesi XXXIII Utriusque Siciliae del 30 maggio 2000, p. 63, lotto n° 316 (fig. 4). Il medesimo esemplare, prima di approdare in questa recente asta, era appartenuto a Giulio Sambon e dalla sua ditta fu venduto nel catalogo della sua collezione a Milano nel 1897. Successivamente, si registrò un altro passaggio in asta Ratto del 5 maggio 1959 (lotto n° 353), per concludere poi in asta Varesi. Fig. 4. Immagine tratta dal catalogo d'asta Varesi Utriusque Siciliae. Come si evince dal titolo, questa interessantissima moneta napoletana dal valore di un tarì (ovvero due carlini), oltre alla rarità e all’importanza numismatica, riveste anche un rilevante significato storico, espresso attraverso l’iconografia del rovescio. Il diritto non rileva nulla di eccezionalmente importante, fatto salvo per la sigla G dietro il busto della variante qui descritta al n° 2, ma che avremo modo di approfondire di qui a breve. Volevo quindi soffermarmi in particolare sul rovescio. La legenda è già di per sé molto eloquente, ricordando il matrimonio tra Filippo III e Margherita d’Austria. Quest’ultima (1584 – 1611) era figlia dell’Arciduca d’Austria Carlo II di Stiria (1540 – 1590) e nipote dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Ferdinando I (1556 – 1564). Non era certo di bell’aspetto: i ritratti dell’epoca ce ne tramandando un’immagine caratterizzata dal celebre prognatismo asburgico, tuttavia era di carattere mite, molto religiosa (alcuni l’hanno definita addirittura bigotta) e tutt’altro disinteressata agli affari politici e alle celebrazioni di corte. Nel 1599 sposò il Re Filippo III per procura, portando alla Corona spagnola una dote di 100.000 ducati, e di lì a poco intraprese il viaggio verso la penisola iberica, dove la sua unione regale doveva essere confermata nella capitale Madrid. Durante il suo viaggio verso la Spagna, il corteo austriaco fece tappa a Milano dove, per celebrare la sosta della nuova Regina spagnola, fu inaugurata, nell’allora Palazzo Ducale, la prima sala cittadina predisposta all’esecuzione dell’opera, il cosiddetto Salone Margherita. Alla corte spagnola, Margherita divenne una donna molto potente: ella era affezionata al consorte, così come anche lui esprimeva un sincero sentimento nei suoi confronti, ma non disdegnava l’intromissione, quando era necessario, negli affari di Stato. Il legame tra i due regnanti è ben illustrato su questa moneta: l’unione matrimoniale è simboleggiata dalle cornucopie che s’intrecciano. Questo simbolismo di pace, amicizia e concordia era già stato adoperato nel mondo classico su alcune monete romane sorprendentemente simili, nell’iconografia, a quella in oggetto (fig. 5 e 6, per fare alcuni esempi). Non escludo che l’incisore che curò l’esecuzione dei conii di rovescio per questi tarì napoletani non abbia preso spunto diretto da una di queste due monete romane, forse presenti nelle raccolte reali partenopee già messe insieme dall’epoca aragonese per volere di Re Alfonso il Magnanimo. Fig. 5. Sesterzio coniato a Roma a nome di Druso, figlio dell'Imperatore Tiberio, intorno al 22 - 23 d.C. Le due teste che sormontano le cornucopie sono quelle dei nipoti di Tiberio e figli dello stesso Druso: Tiberio Gemello e Germanico Gemello. RIC I, n° 42 (under Tiberius). Ex NAC 51, lotto 171. Fig. 6. Sesterzio dell'Imperatore Antonino Pio coniato a Roma intorno al 149 d.C. I due bambini le cui teste sono poste sopra le cornucopie sono T. Elio Antonino e T. Aurelio Antonino, i due figli del futuro Imperatore Marco Aurelio e di sua moglie Faustina II, nati proprio nel 149 d.C. RIC III, n° 857. Ex CNG Triton VIII, lotto n° 1142. La Regina dimostrò molto peso nella scelta dei ministri e dei cortigiani che circondavano il sovrano, decretando la caduta di quelli a lei sfavorevoli ed incentivando l’ascesa di coloro che si rivelavano fedeli non solo alla Spagna, ma anche all’Austria, suo Paese d’origine. Era lei, infatti, che spesso decideva che poteva avere contatti con il Re e chi invece veniva escluso da questo rapporto privilegiato. Filippo, dal canto suo, era felice, non senza una punta di opportunismo, di condividere con la moglie i pesi della politica, sia interna che estera. La politica filo-austriaca di Filippo III si intensificò a partire dal 1600, quando, sotto l’influsso della zia Maria Imperatrice del Sacro Romano Impero, figlia di Carlo V, e della figlia di lei, monaca, il Re iniziò ad appoggiare finanziariamente la fazione cattolica attraverso l’Arciduca Ferdinando II d’Asburgo, futuro Imperatore (1619 – 1637) in quella che passerà alla storia come Guerra dei Trent’anni. Alla morte di Margherita, il 3 ottobre del 1611, Filippo, profondamente addolorato per la perdita, non si risposò più. Riprendendo il discorso sul tarì in questione, esso fu coniato a Napoli nell’anno 1600, come dimostra anche la dicitura del numerale 16.. espresso sotto le due cornucopie al rovescio. Ad un anno di distanza, quindi, dal matrimonio tra i sovrani che si era tenuto solo l’anno precedente. Secondo un’ipotesi, sicuramente attendibile, avanzata dal Sambon in occasione della vendita della sua collezione nel 1897, a proposito di queste monete, esse vennero battute per una visita che i Re di Spagna avevano progettato a Napoli proprio per quell’anno, ma che non si realizzò mai. Questi tarì dovevano quindi essere gettati al popolo durante la cavalcata dei Re in visita alla città. In previsione di un simile evento, il nuovo Viceré Fernando Ruiz de Castro Conte di Lemos, insediatosi a Napoli nell’ottobre del 1599 con la moglie Catalina de Zùniga ed il figlio Pedro Fernàndez che gli succederà poi nella medesima carica, ordinò, oltre alla coniazione di queste monete, anche la costruzione di un nuovo palazzo (l’odierno Palazzo Reale in Piazza Plebiscito) per ospitare il Re in visita con la consorte. A seguito dell’annullamento del viaggio reale a Napoli, la costruzione della nuova residenza continuò, mentre molti dei tarì di questo tipo già coniati vennero ritirati dalla circolazione e rifusi per recuperare il metallo in Zecca. In circolazione ne rimasero pochissimi, come ad esempio l’unico esemplare noto descritto qui al n° 2, che risulta anche tosato e che quindi testimonia una discreta quanto movimentata attività di circolazione. Questo provvedimento potrebbe spiegare anche l’eccellente livello di rarità raggiunto ad oggi da questi particolari tarì: partiamo dicendo che solo un esiguo numero di esemplari sfuggì al ritiro ed alla fusione e, per quelli che restarono in circolazione, non tutti sono pervenuti fino ai nostri giorni, il che porta ad abbassare drasticamente il numero di pezzi sopravvissuti alle vicissitudini storiche e quotidiane intercorse in un così lungo arco temporale. Da un primo confronto dei conii dei diversi esemplari qui illustrati, risulta facile notare come per il rovescio fossero stati preparati meno conii rispetto al diritto: le somiglianze tra i conii di rovescio, infatti, sono più strette e calzanti rispetto a quelle dei conii di diritto (in alcuni casi sembra sia stato usato proprio lo stesso conio, ma è difficile giudicare anche a causa della conservazione dei pezzi), il che fa presupporre che furono preparati più conii di diritto, ma, a confronto, pochi, se non pochissimi, di rovescio. Passiamo ora, finalmente, a parlare della sigla G che compare dietro il busto al diritto dell’esemplare n° 2, come già detto, conosciuto, al momento, solo in quest’unico pezzo. Nel periodo in cui furono coniati questi tarì, ovvero nell’anno 1600, nella Zecca partenopea lavorava Giovanni Antonio Fasulo come Maestro di Zecca. Costui, un banchiere di origini napoletane, aveva già ricoperto questa carica a partire dal 1594, sotto Filippo II, continuando a mantenerla anche sotto Filippo III fino al 6 settembre del 1611. Egli siglava le monete con le proprie iniziali: IAF, seguendo una dizione latina “Joannes (o Johannes) Antonius”, e GF, ovvero “Giovanni Fasulo” seguendo invece una dizione volgare, possiamo dire, se vogliamo, in termini più recenti, italiana. Entrambe le sigle sono espresse in monogramma. Nello stesso periodo, come Maestro di Prova, lavorava, accanto al Fasulo, Gaspare Giuno (o Juno), attivo già dal 1591 e risultante in carica fino al 6 giugno 1609. Egli siglava le monete con la lettera G o con GI in monogramma. Ora, nei testi, come ad esempio il CNI XX, viene riportato in merito a questo tarì con sigla, che la lettera G indicherebbe il Maestro di Prova Gaspare Giuno, ipotesi, questa, che è ancora tutt’oggi prevalente nel pensare comune quando si parla di tale moneta. Io, però, ho dei dubbi al riguardo: il solo Maestro di Prova, che, a differenza del Maestro di Zecca non aveva la responsabilità dell’intera attività monetale e non sempre era tenuto a siglare le monete a differenza, invece, del suo superiore, avrebbe potuto apporre la propria inziale omettendo, invece, quella del Maestro di Zecca? In realtà, a livello amministrativo, era quest’ultimo che rispondeva della qualità del lavoro in Zecca e dei prodotti monetari che vi uscivano, non il Maestro di Prova. Dunque, è più credibile che la sigla G non appartenga in realtà a Gaspare Giuno, come creduto finora, ma sia in realtà quella del Maestro di Zecca, ovvero di Giovanni Antonio Fasulo, responsabile della Zecca e, quindi, anche della coniazione di questo tarì commemorativo. Ne deriva che la sigla non può essere letta semplicemente come G, ma come GF (anche secondo criteri stilistici), il monogramma di Giovanni Antonio Fasulo, così come avviene ad esempio in altri nominali napoletani dello stesso periodo dove si ritrovano sullo stesso tondello le sigle GF e G (cfr. il carlino coevo con aquila e legenda di rovescio EGO + IN + FIDE del tipo Pannuti – Riccio, n° 16a). Anche se ci fosse stata la seconda sigla di Gaspare Giuno, essa sarebbe apparsa, probabilmente, sotto il busto del sovrano (come, ad esempio, nel tipo Pannuti-Riccio, n° 9 sotto il busto vi era una croce tra due globetti), come nel predetto carlino, in una parte della moneta che risulta purtroppo tosata. Infatti, non compare nessun’altra sigla nei campi, così come non possiamo immaginare che, in una coniazione ufficiale, appaia solo la sigla del Maestro di Prova, mentre viene omessa (per quale ragione plausibile poi?) quella più importante del Maestro di Zecca che garantiva, appunto, la bontà della moneta. In conclusione, secondo la mia opinione, la sigla che fino ad oggi si è malamente letta come G andrebbe letta per quello che in realtà è, cioè il monogramma GF del Maestro di Zecca dell’epoca. Ipotizzando la presenza della sigla G di Giuno, essa si sarebbe trovata sotto il busto, una parte della moneta purtroppo ad oggi perduta. Tale teoria sarebbe confermata se uscisse un secondo esemplare con la sigla dietro il busto ma con la parte sottostante non tosata. Per le sigle ho fatto molto affidamento su quanto pubblicato da P. Magliocca in Maestri di Zecca, di Prova ed Incisori della Zecca napoletana dal 1278 al 1734, Formia 2013. Ma ora lascio la parola a tutti coloro che vorranno intervenire con le proprie impressioni, commenti ed ipotesi: spero che anche questa discussione possa suscitare il vostro interesse.1 punto
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Ottimi i riferimenti che avete trovato! E' interessante notare come nel carlino EGO IN FIDE che soppiantò il tarì in oggetto vi siano rispuntate le due cornucopie. Complimenti anche a @gennydbmoney per il suo rarissimo 2 cavalli. Sicuramente una moneta molto ricercata ed interessante che merita un piccolo approfondimento.1 punto
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Si tratta come già detto di un Testone di Papa Sisto V (1585-1590) per la zecca di Roma D/ SIXTVS V PONT MAX ANN IIII / busto del papa rivolto a destra - (Nella tua moneta .....PON MAX....) S/ S PETRVS__ALMA ROMA / figura del Santo rivolta a sinistra - (Nella tua moneta PETRVSS__ALM ROMA) Muntoni 32 b - CNI 151 CNI 156 (tua moneta1 punto
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Classical Numismatic Group, Electronic Aution 287, lot 297, del 26/09/2012 SPAIN, Julia Traducta. Augustus. 27 BC-AD 14. Æ As (25mm, 9.83 g, 11h). Bare head left / IVLIA/ TRAD in two lines within wreath. ACIP 3352; RPC I 108. Near VF, green patina.1 punto
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Auktionen Meister & Sonntag, Auction 10, lot 34, del 18/11/2010 Römische MünzenKaiserzeit. Augustus 27 v. Chr. -14 n. Chr. AE-24 mm (Provinzialprägung Hispania) 30 v. Chr. -14 n. Chr. -Julia Traducta-. PERM CAES AVG. Bloße Büste nach links / IVLIA TRAD im Eichenkranz. RPC 108. 14,90 gfeine schwarzgrüne Patina, fast vorzüglich1 punto
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Ciao, si tratta di un testone per Roma di Sisto V. Peccato per la tosatura che va a penalizzare molto una moneta che già non brillava per conservazione dei rilievi. Ad ogni modo è una tipologia rara. Purtroppo al momento sono lontano dalla mia biblioteca, altri ti forniranno i riferimenti bibliografici. Buona giornata Antonio1 punto
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...è un senza sigla.....mi fa piacere che adesso conosco chi l'ha presa......l'avevo vista, ma non posso comprare tutto. Complimenti.1 punto
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non è corrosione, ma risultato della tecnica di fusione, anche il bordo risulta " lavorato "1 punto
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In un mezzo grosso anonimo attribuito ad Adriano VI per la zecca di Parma appare il motto CIVES SERVATI che significa CITTADINI IN SALVO. In quel periodo infatti, Parma era entrata nei vasti possedimenti dello stato pontificio. Questa frase ha un significato ben preciso che non ha molto da spiegare: vuole far capire al popolo che insieme al papa il popolo era al sicuro ma,alla fine,non era proprio così... (Cosa simile per il cavallo di Innocenzo VIII). Immagine presa da bollettino di numismatica1 punto
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Taglio: 2€ CC Nazione:Portogallo Anno: 2009 Tiratura: 1.250.000 Condizioni: BB Città: Bibione (ve) Note: prima commemorativa portoghese ritrovata finalmente1 punto
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Ciao @gionnysicily ,dopo le tue chiare spiegazioni sul come si riconosce una moneta falsa con delle ossidazioni artificiali, posto una foto che dimostra l' autenticità di questa moneta...... le spiegazioni sono sulla foto,come potete notare le corrosioni sono sotto lo strato di argento1 punto
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Caro @babelone ti posto la foto di un denario sempre di Bruto , ma coniato . Gemini 2009 Come vedi ci sono delle stratificazioni dell'argento , corrosioni ad ore 2/4 , superfici che danno tanto di antico E un pericolosissimo falso, coniato su argento mineralizzato (denario originale) , Probabilmente ossidato e pulito aggressivamente , per renderlo più credibile. Questi sono alcuni risultati di come una fusione non può dare corso ad corrosioni stratificate o stratificazioni di argento. Diversamente con l'argento mineralizzato potrei farti vedere altri esempi. Ora i principi che rincorriamo, si possono avvalorare con riferimenti realistici. Il Deca Ebay , non è una fusione al 100%. (scusami se avrò commesso errori ortografici o della nostra difficile lingua) ma penso che avrai lo stesso capito il mio pensiero , siamo osservati anche da PROFESSORI di Italiano.1 punto
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Ciao @babelone, mi avevi chiesto del denario falso di Bruto, ho assemblato alcune foto di come si presentava ossidato con clorargirice (cloruro e sedimenti) quando mi e stato chiesto per la pulitura un po di anni fa. Certamente un invecchiamento ingannevole , a pelle anche con lentino non dava tanti sospetti. Al primo bagnetto ho capito subito che c'era qualcosa che non andava. Cominciò ad apparire un (vile) argento nuovo , che mi insospettì all'istante. Come vedi le foto parlano da sole , un denario di Bruto in argento a fusione.............Non si intravvedono corrosioni profonde e il colore ......non ha niente di antico. Il collezionista che lo aveva trattato , lo ha riconsegnato alla ditta che glie lo aveva ceduto. Il primo bagno per il rovescio l'ho fatto delicato, sul dritto ho usato un bagno più aggressivo. Come vedi le superfici non hanno corrosioni , questo e dovuto all'argento nuovo. Probabilmente sarebbe stato coniato con un denario originale e con questo tipo di invecchiamento , le corrosioni ci sarebbero state, anche se stilisticamente molto scadente.1 punto
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Anche negli scudi mezzi scudi dei pontefici di fine 1700 e di inizio 1800 appariva nel rovescio,sopra l'immagine della chiesa liberata tra le nubi, la frase AVXILIVM (in alcune varianti rare appare anche AUXILIUM).La sua traduzione è: con l'aiuto dell' Altissimo. Sta a significare l'impegno preso dai pontefici nel governare al meglio con l'aiuto della santissima Trinità. Questo è un mio esemplare di Pio VII Questo invece è un mezzo scudo di Pio VI (è veramente pessimo come esemplare ma basta andare su internet...)1 punto
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Gioco il super jolly.... direi che è il momento... Il massimo per me, il massimo per tanti...Alessandro Toffanin la mette in copertina sul MIR MILANO, qui c'è tutto, il fascino della moneta, il messaggio, l'iconografia e mettiamoci pure il fatto che è impossibile averla per i collezionisti nella norma....che non guasta mai. MILANO, GIAN GALEAZZO MARIA SFORZA con Reggente la madre BONA DI SAVOIA ( 1476 - 1481 ) testone, della NAC 85 SOLA FACTA SOLVM DEVM SEQVOR RIMASTA SOLA SEGUO SOLO DIO Questo va oltre il messaggio, oggi diremmo è un comunicato stampa e la moneta era anche questo comunicazione : SOLA E CON DIO..... Bona era sola a reggere lo Stato col figlio dopo la morte del marito Galeazzo Maria ucciso da un gruppo di congiurati. Bona cacciata dallo Stato e dal cognato Ludovico il Moro si chiude in un convento ad Abbiategrasso, vita difficile e breve la sua. Al rovescio abbiamo la raffigurazione che non ti aspetti, LA FENICE, uccello favoloso dell'Arabia raffigurato sul rogo e che rappresenta l'immortalità poiché rinasce sempre dalle sue ceneri. Bona si aggrappa all'immortalità ma la vita non gli diede grandi gratifiche... A Milano a un collezionista che ha un po' tutto si dice scherzando....adesso ti manca solo BONA...anche per il collezionista quindi BONA rappresenta il sogno, l'irraggiungibile, quello che vorresti, ma non avrai e quindi godiamoci ora la NAC... Non vorrei però a questo punto tediarvi oltre ogni limite, vi lascio riflettere se avete ancora qualcosa in mente da postare se no passeremo alla fase 2 della discussione....1 punto
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Ciao! Questo è uno dei forum con più partecipanti negli States, gestito dalla PCGS. Ci sono varie sessioni, dalle monete USA ai metalli preziosi, dalla cartomoneta alle coniazioni mondiali. https://forums.collectors.com/categories/u-s-coin-forum Quello qui sotto è un altro focalizzato sulle emissioni della US Mint. mintnewsblog.com Poi ce n'è uno della NGC, l'altra casa di certificazione americana. Un po' meno attivo ma comunque interessante. http://boards.collectors-society.com/ubbthreads.php?ubb=cfrm&c=4 Buon divertimento! MM1 punto
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Non sono molto d'accordo sulla bruttezza stilistica di questa moneta, dipende dal conio; basta entrare nel nostro catalogo e verificare che ci sono dei coni con la testa di Mercurio all'altezza di una moneta greca. Saluti maumo1 punto
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