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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/27/17 in Risposte
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Salve a tutti. Quest’oggi volevo proporvi una nuova discussione “trasversale”, dato che l’argomento di cui andremo a trattare ci permetterà di spaziare in situazioni storiche e numismatiche dal Mezzogiorno al Settentrione della nostra penisola. Anche questa volta, al centro del nostro dibattito troviamo un sovrano napoletano della dinastia francese degli Angioini, Roberto d’Angiò (1309-1343), autore di una coniazione molto particolare ed estremamente rara che merita di sicuro un approfondimento. Ecco la descrizione del pezzo in esame: Gigliato. D/ + ROBERTUS • DEI GRA IERLM • ET SICIL • REX Robertus Dei gratia Ierusalem et Siciliae Rex. Roberto, per la grazia di Dio, Re di Sicilia e Gerusalemme. Il Re coronato, seduto frontalmente su di un trono con protomi leonine ai lati, tiene nella mano destra lo scettro gigliato e nella sinistra il globo crucigero. R/ + IPPETUU CU SUCCESSOIB DNS TRE PRATI In perpetuum cum successoribus dominus Terrae Prati. Signore in perpetuo della Terra di Prato con i suoi eredi. Croce piana ornata, con le estremità fogliate, accantonata da quattro gigli. CNI XI, p. 345, n° 1 (tav. XXII, n° 4). AR 3,90 g. e 27 mm. (esemplare della Collezione Reale, già ex Collezione Gnecchi, n° 3515). Un altro esempio trovato in rete, dal peso dichiarato di 3,78 g.: Si sa benissimo oramai che il gigliato fu una moneta ampiamente accettata in molti luoghi diversi tra loro, non solo d’Italia, ma anche d’Europa e addirittura fu imitata e scambiata nelle zecche e negli Stati dell’Oriente Latino. Tale fama scaturisce dalla bontà della lega utilizzata per la coniazione di queste monete, molto più ricca di fino rispetto ad altri nominali, non solo italiani, che si potevano trovare in circolazione all’epoca. Era, se vogliamo, una specie di “dollaro” d’argento del Basso Medioevo, utilizzato per i commerci locali nel Regno di Napoli, ma anche per quelli di più vasta portata, tant’è che si sviluppò un vero e proprio giro d’affari intorno all’imitazione del gigliato napoletano o robertino, come veniva chiamato per via del sovrano che lo fece diventare così celebre e ben accetto. Non ci si sorprende, quindi, di trovare una moltitudine di gigliati che si differenziano anche molto da quelli coniati a Napoli durante il regno di Roberto d’Angiò, ma il gigliato “pratese” ha avuto sempre un ruolo molto particolare nella numismatica non solo napoletana, ma italiana in generale, per via della sua esimia rarità, ma soprattutto per i risvolti storici che tale moneta potrebbe rivelare. E allora è il caso di vedere meglio le circostanze storiche che portarono alla realizzazione di questo strano pezzo. Innanzi tutto occorre spiegare perché la definizione di “pratese”. La caratteristica peculiare risiede proprio nella legenda di rovescio, ampiamente sciolta e tradotta in fase di descrizione. In pratica, Roberto d’Angiò, oltre che Re di Napoli, veniva riconosciuto anche come signore della Terra di Prato, la città toscana in provincia di Firenze. Il privilegio signorile si estendeva anche ai suoi eredi, quindi, dopo la morte del sovrano angioino, i suoi successori avrebbero beneficiato della signoria di Prato. Come si configura storicamente un tale potere? Come arrivò Roberto d’Angiò a detenere i diritti su città così lontane da Napoli e dal suo Regno, coinvolte in ben altre realtà politiche? E, soprattutto, come si giunse alla coniazione di una moneta, il gigliato, appunto, che per stile e standard ponderale rientra perfettamente nei meccanismi economici napoletani, ma che è di più difficile inserimento in quelli toscani? Dobbiamo pensare ad un’Italia divisa tra due principali fazioni: i Guelfi, sostenitori del partito filo-papale, e i Ghibellini, favorevoli invece nel riconoscere all’Imperatore di Germania un potere temporale superiore a quello della Chiesa di Roma. L’autorità imperiale, inoltre, voleva anche consolidare la propria influenza in Italia, ormai solo un ricordo rispetto a ciò che era stata nel corso del XIII secolo o anche prima. Gli scontri tra le diverse fazioni nelle città dell’Italia settentrionale portarono i liberi comuni ad indebolirsi per i dissidi e le divisioni interne: sia Firenze che le città limitrofe della Toscana, infatti, erano molto deboli militarmente e non riuscivano a fare fronte alle esigenze belliche che il tempo imponeva. Tra il 1305 ed il 1310, quindi, Roberto d’Angiò, uno dei sovrani più potenti d’Italia, era stato coinvolto nelle lotte politiche toscane e si schierò dalla parte dei Guelfi: il Re di Napoli, infatti, già nel 1305, quando era solamente Duca di Calabria, fu insignito della signoria di Firenze, che mantenne pressappoco fino al 1321, e messo a capo di una lega di città toscane che si opponevano al potere ghibellino ed imperiale in Italia. Prato, la cui situazione militare non era molto diversa da quella della vicina Firenze, aveva vissuto anni migliori dopo che, alla metà del XIII secolo, si era fissato lo Statuto cittadino e il centro aveva riconosciuto la propria qualifica di libero comune. La floridezza economica di quei tempi, dovuta al grande sviluppo dell’industria della lana, era solo un lontano ricordo. Dal 1312 la situazione peggiorò ulteriormente a seguito delle guerre intestine che affliggevano le città toscane: Prato, insieme alla lega di città che facevano capo a Firenze, composta da Siena, Pistoia, Arezzo, Volterra, Colle Val d’Elsa, San Gimignano e San Miniato, si trovò contrapposta alla Pisa di Uguccione della Faggiola, condottiero ghibellino e vicario imperiale in Italia. Uguccione si rivelò una minaccia concreta per i Fiorentini i loro alleati nel 1315, quando le armate ghibelline collezionavano sempre più successi sui nemici di parte guelfa. Fu proprio in quell’anno (tra l’altro, passato alla storia come il più fulgido per il partito ghibellino in Italia) che Firenze si decise a chiedere aiuto militare a Re Roberto. Quest’ultimo acconsentì, radunando in breve tempo un congruo numero di truppe che, inizialmente, dovevano essere guidate da suo figlio, nonché erede al trono, Carlo d’Angiò (1298-1328), Duca di Calabria dal 1309 e Vicario Generale del Regno. Il comando, però, passò poi all’ultimo momento nelle mani del fratello del Re, Filippo I di Taranto (1294-1332). La colonna partì dunque per Firenze per unirsi al resto dell’esercito guelfo che la lega toscana aveva raccolto per far fronte alla minaccia ghibellina. Lo scontro sembrava giocare a favore dei Fiorentini e dei loro alleati napoletani, vista la loro superiorità numerica. Uguccione, oltre ai Pisani, poteva fare solo scarso affidamento su Lucca, perché questa città era stata presa dai Ghibellini con la forza. Il confronto armato non si fece attendere: la battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) sancì la gloriosa vittoria dei Pisani di Uguccione che, contro ogni pronostico, misero in fuga i Fiorentini con i loro alleati. Il comandante napoletano Filippo di Taranto neanche prese parte allo scontro perché, colto da febbre, fu costretto a ritirarsi dal campo di battaglia e a rientrare precipitosamente a Firenze, la cui situazione peggiorava giorno dopo giorno. Roberto d’Angiò, da parte sua, non si mostrò molto preoccupato della sconfitta subita dalle sue truppe in Toscana: Firenze, che dal 1305 si era costituita sotto la sua protezione, rimaneva, con il suo circondario, ancora salda e sicura. Qualche anno dopo, però, tale sicurezza crollò: nel 1325 il baricentro ghibellino da Pisa si era spostato a Lucca che, sotto il suo signore Castruccio Castracani, aveva riscoperto un nuovo periodo di riscossa militare, culminato con la vittoriosa (per i Ghibellini) battaglia di Altopascio il 23 settembre di quello stesso anno. Questa volta, Roberto non aveva inviato alcun aiuto contro il Castracani per favorire i Fiorentini, così, quando questi arrivò addirittura a minacciare la città stessa, essi si rivolsero al Duca di Calabria, Carlo, figlio di Re Roberto, il quale fu eletto dai Guelfi nuovo signore di Firenze a garanzia della protezione angioina sulla città. Carlo accettò e l’anno successivo, nel 1326, il 13 gennaio, si recò a Firenze per prendere possesso del nuovo incarico che gli era stato offerto. Ma la permanenza di Carlo e del suo seguito di Angioini nel capoluogo toscano fu breve: nel 1327, il Duca fu richiamato a Napoli, poiché le truppe tedesche di Ludovico IV il Bavaro (1328-1347), allora Rex Romanorum (1314-1328), minacciavano il Regno nella loro discesa in Italia verso Roma. Si ritiene che il gigliato “pratese” fosse stato battuto intorno al 1326, quindi durante la signoria fiorentina di Carlo d’Angiò, per l’infeudamento di Prato alla casata angioina. Le legende sulla moneta, che vanno lette in modo continuo tra diritto e rovescio, comunicherebbero che Roberto d’Angiò, già Re di Napoli, era anche signore (dominus) di Prato e che il privilegio si estendeva anche ai suoi successori, cioè a Carlo Duca di Calabria. Quest’ultimo, nato dal matrimonio celebrato il 23 marzo 1297 tra Roberto e Jolanda d’Aragona (1273-1302), era l’unico figlio maschio della coppia reale e, nel 1316, contrasse una prima unione, infruttuosa, con Caterina d’Asburgo (1295-1323). Nel 1324, poi, prima di essere chiamato dai Guelfi a Firenze, Carlo sposò in seconde nozze la giovanissima Maria di Valois (1309-1332), dalla quale ebbe la figlia, futura Regina di Napoli, Giovanna I d’Angiò (1343-1381). Appena Carlo si allontanò da Firenze nel 1327, Castruccio ne approfittò per occupare molte città che prima erano cadute sotto la giurisdizione feudale angioina: in nome dell’Imperatore tedesco, il condottiero ghibellino, divenuto intanto Duca di Lucca, arrivò ad attaccare anche Pistoia e Prato. Gli abitanti di questi due centri, soprattutto i contadini che erano quelli più esposti alle scorribande ghibelline nelle campagne intorno alle città, per non subire gli attacchi nemici, scesero a patti con il Castracani: in cambio di un tributo semestrale da pagarsi in denari, i Pistoiesi ed i Pratesi evitarono attacchi e saccheggi da parte dei Ghibellini del condottiero lucchese. In realtà, fino a quando gli Angioini si ersero a garanti della sicurezza dei Guelfi toscani, Firenze e gli altri centri toscani limitrofi non subirono mai il sopravvento della parte ghibellina avversa. Il gigliato “pratese”, dunque, costituisce una moneta commemorativa (e non una medaglia, come credeva Arthur Sambon e com’è riportato anche nel CNI XI) che aveva lo scopo di manifestare la sovranità signorile degli Angioini, di Roberto e di suo figlio Carlo, sui centri guelfi toscani minacciati dall’inarrestabile potenza militare ghibellina. Si potrebbe anche pensare che la moneta circolasse nel ristretto entourage del Duca di Calabria e che difficilmente abbia interagito con la moneta e l’economia locale fiorentina, poiché, come faceva già notare il Sambon, il gigliato era sì una moneta ben accetta all’epoca (quindi magari sarà anche stata accettata in alcune transazioni tra Angioini e Fiorentini), ma era profondamente diversa per caratteristiche fisiche rispetto al sistema monetario ed economico fiorentino. Dobbiamo poi pensare che Prato patteggiò un accordo per non essere occupata dai Ghibellini di Castruccio solo nel 1327, ovvero dopo la partenza di Carlo d’Angiò da Firenze. Dato che Prato non ebbe mai una propria zecca, sembrerebbe più logico ipotizzare che il gigliato in questione fu coniato nel 1326 a Firenze, durante il breve soggiorno del Duca di Calabria in città. Forse la sua breve permanenza e il circoscritto utilizzo del gigliato “pratese”, in unione con lo scopo commemorativo dell’emissione, non consentirono la coniazione di un gran numero di pezzi, anzi, ne frenarono la produzione allo stretto indispensabile per le esigenze degli Angioini, padroni della scena politica cittadina. Dobbiamo poi notare che questa teoria non sembra priva di fondamento, se pensiamo che, a Napoli, la locale zecca incrementò la produzione di gigliati, per volere regio, proprio nel 1326! In questo anno, infatti, furono assunti nuovi manovali in zecca per la lavorazione delle monete d’argento, in vista del successo e delle attenzioni che il gigliato napoletano stava ricevendo in molte parti d’Europa e del Mediterraneo. Ma non furono solo gli Angioini ad aiutare militarmente i Guelfi toscani e ad importare a Firenze il gigliato “pratese” di stampo e peso napoletani: sotto Roberto d’Angiò, le finanze del Regno di Napoli erano quasi monopolizzate da potenti banchieri fiorentini. Pensiamo che molte Compagnie bancarie avevano filiali a Napoli che costituivano il fulcro di importanti guadagni. Proprio con il governo di Roberto assistiamo spessissimo all’affidamento dell’incarico di Maestro di Zecca, ufficio fondamentale per la gestione della stessa, ad esponenti di queste potenti Compagnie. Tra questi ricordiamo: 1. Lapo di Giovanni di Benincasa, un mercante fiorentino, fattore della Compagnia degli Acciaiuoli, fu Maestro di Zecca nel 1317. Fu proprio tra il 1317 ed il 1319 che si decise di inserire sui gigliati dei simboli per poter distinguere l’operato delle diverse maestranze, poiché in molti casi si erano verificati dei cali nel peso effettivo delle monete rispetto a quello teorico stabilito (pari quasi a 4 grammi). 2. Donato degli Acciaiuoli, Maestro di Zecca nel 1324 (al 12 febbraio si data l’appalto per il suo incarico), proseguì la battitura dei gigliati di peso accurato, com’era già stato fatto sotto l’amministrazione dei suoi predecessori, Rainaldo Gattola, di Napoli, e Silvestro Manicella, di Isernia. 3. Petruccio di Siena, Maestro di Zecca nel 1325, anch’egli esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 4. Domenico di Firenze, Maestro di Zecca sempre nel 1325, esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 5. Dopo l’intermezzo del napoletano Rogerio Macedonio, nel 1327, a dirigere la Zecca partenopea troviamo nuovamente un fiorentino, un certo Filippo Rogerio, della Compagnia dei Bardi. 6. Pieruccio di Giovanni, ugualmente fiorentino, fu Maestro di Zecca dopo il 1327 ed esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 7. Sempre in una data posteriore al 1327 a capo della Zecca viene annoverato il fiorentino Matteo Villani, della Compagnia dei Bonaccorsi. Tutte queste Compagnie bancarie fiorentine avevano, attraverso il controllo dell’ufficio di Maestro di Zecca, oltre a rapporti commerciali di favore tra Firenze ed il Regno, anche il sopravvento sulla gestione della moneta regnicola e sulla sua circolazione. I Bardi, presso la cui filiale di Napoli lavorò anche il padre di Boccaccio, gli Acciaiuoli e i Bonaccorsi, insieme ad altre Compagnie fiorentine, fallirono a seguito del mancato saldo del debito che i Re si Francia ed Inghilterra avevano contratto con i Fiorentini a seguito dell’allestimento degli eserciti per la Guerra dei Cent’anni. Anche Roberto d’Angiò aveva un grande debito con gli Acciaiuoli, che di fatto erano i banchieri della Casa d’Angiò e tenevano in mano le finanze di mezza Napoli, in quanto questi ricevette un primo prestito di ben 50.000 fiorini d’oro e suo figlio Carlo, Duca di Calabria, beneficiò di un secondo prestito pari a 18.500 fiorini. Dopo la mancata restituzione delle somme dovute dai sovrani francese ed inglese, Roberto non saldò il suo di debito usando come precedenti le insolvenze degli altri due Re, Filippo VI ed Edoardo III. Ma gli Acciaiuoli beneficiarono grandemente della benevolenza regia: sotto Roberto, Niccolò Acciaiuoli fu nominato prima cavaliere e con l’avvento di sua nipote, Giovanna I, fu invece creato, nel 1348, Gran Siniscalco del Regno. Fu proprio Niccolò a farsi promotore del (secondo per la sovrana) matrimonio tra Giovanna I e Luigi di Taranto (1352-1362). Quando questi morì, il 26 maggio del 1362, l’Acciaiuoli fu il principale protettore dei diritti della Regina angioina (a cui, tra l’altro, doveva tutte le sue fortune) quando altri nobili ne minavano il potere. Ma, ritornando in Toscana, Prato rimase ancora per poco tempo in mano angioina: morto Roberto a Napoli, il 16 gennaio 1343, (Carlo era già morto il 9 novembre 1328) Firenze tentò, a partire dal 1350, di conquistare con la forza la città vicina, vedendo la morsa angioina allentarsi dai comuni toscani come un’occasione di rinascita politica. Nel 1351, con un atto cancelleresco approvato da Giovanna I, la Corona di Napoli cedeva i diritti feudali di Prato a Firenze dietro pagamento di una somma ammontante a circa 17.500 fiorini. Anche dietro questo atto si nasconde un disegno politico di Niccolò Acciaiuoli che, in virtù della propria influenza sulla Regina napoletana, spinse la sovrana a concludere un accordo remunerativo con Firenze. Da allora, la città di Prato non è mai uscita più dall’orbita fiorentina.10 punti
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Giorni fa un utente del nostro forum "TINIA NUMISMATICA" ha ricevuto una brutta lettera anonima. Oltre a manifestare solidarietà, pur non avendo la certezza che sia opera di un utente del forum, credo che sia comunque giusto da parte mia dire alcune cose. Da poco abbiamo superato i 40.000 utenti, per me, fino a prova contraria sono tutte brave persone, ma mi rendo anche conto che molto probabilmente non è così. Mi rivolgo direttamente all'autore/i di questo gesto, voi non siete i benvenuti su questo forum, per noi una cosa è lo scontro dialettico tra persone che la pensano diversamente e una cosa sono le minacce e le lettere anonime. Deve essere chiaro che atteggiamenti di questo tipo non saranno MAI tollerati su lamoneta.it. Con questa lettera avete colpito Tinia ma avete colpito anche altre persone e infangato un'intera regione, la Sicilia. Tra le persone colpite c'è sicuramente gionnysicily che è stato nominato nella lettera. Sono convinto che TINIA e gionny agiranno nelle sedi opportune per tutelarsi, spero facciano altrettanto tutte le persone che si sentono danneggiate da questa lettera, io stesso sto pensando di agire per conto del forum. Sinceramente non ho nessun elemento per sospettare di tizio o di caio, quello che mi preme oggi è di lanciare un monito, tutti insieme, dove dobbiamo far passare il messaggio che questo modo di comportarsi è indegno e non compatibile con i nostri valori e la nostra educazione. So bene che comportamenti di questo tipo, insulti, offese, minacce, sono all'ordine del giorno su Facebook o su altri social network, beh qua non funziona così. Se è stato uno stupido scherzo, questo è il momento giusto per farti avanti e chiedere scusa. Se è stato un tentativo atto a spaccare, beh non ci siete riusciti, anzi sono felice di poter lanciare questo messaggio di condanna insieme a Tinia numismatica e gionnysicily.7 punti
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Buon giorno a tutti. Nel frattempo si sono aggiunti: 1) Numismatica Varesi 2) Numismatica Salvadeo 3) Numismatica Felsinea. Purtroppo, avviso subito, onde evitare sterili polemiche che vedo già su altre discussioni, che ci sono avvenimenti concomitanti (per la precisione l'Asta di Negrini, che si è inserita successivamente e Milanophil) che hanno tolto e toglieranno la presenza di alcuni espositori che sarebbero venuti sicuramente (Abafil, Masterphil, Ulderico De Campora in primis). Spero che si apprezzi, sempre, lo sforzo degli organizzatori, che alcune volte viene sottaciuto, altre volte per fortuna riconosciuto, nel cercare di creare le condizioni per eventi fatti con un certo criterio. Da parte mia ho messo e ci metterò sempre il massimo dell'impegno. Al convegno di Venezia tengo in modo particolare, per l'importanza e l'immagine della città, perché non c'è niente, ormai, in quest'area di una certa impostazione (quello di Padova è in una location diversa ed incastrata in una manifestazione collaterale, decisa dal Circolo patavino ormai da tanti anni; e Vicenza è morta e sepolta). Date anche tempo alle manifestazioni di farsi strada nel panorama, che sapete essere molto ingarbugliato, caotico e, posso dire, disarticolato; manca una cabina di regia generale sugli eventi, in generale, ma questa è una considerazione che facciamo da anni. Cercate comunque di puntare sulle manifestazioni di livello. Da parte mia/nostra, visto che adesso avete capito che anche noi commercianti ci siamo messi in pista (proprio per alzare il livello di queste manifestazioni), dateci fiducia e tempo. E vedrete, almeno io ho la ferma intenzione di farlo, che i risultati arriveranno. Sono comunque, come sempre, a disposizione, per commenti. Buona giornata a tutti Sivis (Stefano Palma)5 punti
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Segnalo la pubblicazione del Quaderno di Studi XI-2016 dell'Associazione Culturale Italia Numismatica. Dall'indice: - Fernando Petrachi, La contraffazione monetaria nell'antichità. Le monete suberate rivelate dalla fotografia digitale. - Matteo Siciliano, I simboli cristiani nella monetazione costantiniana: ruolo politico ed aspetti evolutivi. -Pierluigi Canoro, La monetazione di Guglielmo Duca di Puglia: caratteristiche e riforma. Nuovi elementi ed evoluzione degli studi. - Claudio e Gugliemo Cassanelli, Francesco I d'Este (1629-1658). 24 scudi d'oro, o medaglia? -Alessandro Giaccardi, Le legende sulle monete borboniche napoletane. Per informazioni: http://www.classicadiana.it/libreria/content/aavv-quaderno-di-studi-xi-20164 punti
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Il mio articolo, dedicato alle legende borboniche, si divide in due parti. Nella prima, analizzo l’origine storica del regno di Napoli, di Sicilia e delle due Sicilie, spiegando anche la differenza tra ‘re delle Due Sicilie’ e ‘re del Regno delle Due Sicilie’. Inoltre, dimostro come il titolo di ‘Ferdinando IV re delle Due Sicilie’ sia un errore storico che compare non solo sulle monete, ma anche sui documenti ufficiali dell’epoca quali prammatiche, editti, ecc. Dopodiché, descrivo anche gli altri titoli regali dei sovrani borbonici presenti sulle monete. Finalmente passo ad elencare tutte le legende che compaiono sulle monete borboniche coniate nella zecca partenopea da Carlo di Borbone a Francesco II; le sciolgo per poi tradurle in italiano e, quando utile, le commento. Per dare maggiore scientificità allo studio, mi sono avvalso dell’ausilio di un professore in quiescenza di latino e greco antico di conclamata autorevolezza.4 punti
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Che altro aggiungere che non sia stato già detto da Reficul o da Gionny?...è stata una delle iniziative più cretine che abbia mai visto non solo sul forum ma da quando mi occupo di numismatica, complimenti all'autore, ha raggiunto nuove vette di imbecillità...... solo che questo deve fare anche nascere un altro pensiero, e cioè far capire che a volte dare giudizi che possono portare collateralmente a danni economici non viene vissuto da tutti in modo uguale e liberale, c'è chi risponde civilmente e c'è anche chi reagisce male, a critiche o danni, quindi, prima di esprimere giudizi trancianti, vediamo di fornire le evidenze per gli stessi e cerchiamo di essere sempre obiettivi...poi, se le evidenze ci sono, allora si scrive e si discute e si fa anche quadrato contro questi deficienti a piede libero... spero che la didattica di questo " incidente" venga recepita da tutti...3 punti
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Il primo accenno al gigliato pratese fu fatto nel 1903 da O. Vitalini che descrisse questa moneta identificandola però in una contraffazione del gigliato classico. Sambon nel 1912 corresse la lettura della moneta e l'attribuì a Prato con riserva. Quest'ultima dovuta al fatto che a Prato non risultava una zecca e quindi il parere del Sambon fu che forse la paternità andava data alla zecca di Firenze. Tesi poi condivisa in parte dal CNI. Bisogna attendere il 1970 ed una monografia di M. Bernocchi su "Il gigliato pratese" per apprendere che invece Prato ha avuto una propria zecca per la battitura di moneta reale. Il tutto documentato dalle spese da sostenere per la sua costruzione. L'attività di questa zecca ebbe inizio nel 1336 ed è opinione del Bernocchi che la moneta reale altro non è che il gigliato pratese ipotizzandone quindi la battitura tra il 1336 ed il 1343, data di morte di re Roberto. Sucessivamente A. Montagano privilegia la tesi del Bernocchi ma dubita fortemente della sua battitura nella cittadina di Prato. Alla luce dei fatti l'unica certezza è che siamo di fronte ad uno degli innumerevoli misteri che la numismatica spesso ci propone. Bellissima e rarissima moneta. Un grazie all'autore della della discussione che ci ha permesso di riportarla alla ribalta.3 punti
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Moneta estremamente rara il denaro di Ludovico il Pio con ritratto... Esistono falsificazioni, Crippa ne illustra un paio da conii diversi, quindi per prima cosa cercherei di capire se la moneta sia autentica. Personalmente non ho la competenza necessaria per esprimermi sull'autenticità di una moneta così rara e per di più da foto. Consiglierei all'amico di portarla da qualcuno che ne sa molto per un parere, quindi se dovesse risultare autentica (preciso: non intendo che la moneta sia sicuramente o probabilmente falsa; è solo che essendo una tipologia molto rara, ambita, costosa è meglio andarci coi piedi di piombo a mio parere) di conferirla ad una casa d'aste primaria dove la moneta godrà di ottima visibilità e si potrà sperare di massimizzare il realizzo. Buon pomeriggio, Antonio3 punti
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Complimenti a Libreria Classica Diana per aver curato con grande impegno la pubblicazione di questo nuovo volume. Spero che tra i contributi di questa edizione, che si prospettano particolarmente interessanti, possa essere letto con piacere anche il mio articolo (quel Matteo Siciliano sono proprio io...). Non mi dilungherò sul suo contenuto e sulle sue finalità, di cui ho fatto cenno nella premessa, ma terrei a rinnovare in questa sede l'invito ai lettori di farmi pervenire qualsivoglia tipo di critica, considerazione, suggerimento e proposta in merito a un possibile proseguimento del lavoro o di revisione di quanto già fatto. Non mi resta che fare i complimenti agli autori degli altri articoli e augurarvi una buona lettura Matteo3 punti
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Infatti è una patacca. Orrenda per giunta. E solo per una questione di "buon senso stilistico" si faccia, per l'amore, un confronto tra i capidopera che producevano a Kaulonia negli stessi anni e questo... obbrobrio. Bene ha fatto Archestrato a proporre nel tavolo della discussione un esemplare coevo di nomos. Per comparare un po'. E salta tutto all'occhio. Un daimon sproporzionato, spastico in quei marionettistici movimenti, disgraziato, nel senso di mancante di grazia, di tutte e tre le Grazie (tranne la terza, grazie al c...). Oltretutto quando si è di fronte ad un cosiddetto unicum, porsi, prima di buttarsi a capofitto nell'affermazione esclamativa, perchè lo è. Il dubbio metodologico. Ma dài che Kaulonia di oboletti non ne abbia prodotti di eguali? con tutto quel che questa polis ha battuto nell'arco di tre secoli? In poco più di cinquant'anni di gloriosissima monetazione incusa, che cosa decidono di fare, di punto in bianco, gli onesti, straordinari, artisti incisori in carnascialesca combutta coi magistrati monetari? in piena fase arcaica decidono di recedere dall'ordinario terzo di nomos e producono un obolo di peggio che modesta fattura... L'unica spiegazione che possa convincermi della bontà di questo obolo è che, carte alla mano, mi si dimostri che è stato battuto il 1 di aprile.3 punti
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Buona sera a tutti i "la monetiani"!! Porto a conoscenza, anche se è già stato comunicato tramite volantini già dall'ultimo Veronafil di novembre 2016, che si terrà a Venezia - Mestre un convegno numismatico nei giorni 18-19/03/2017 con i seguenti orari: sabato 18/03/2017 : ore 9.00 - 18.00 domenica 19/03/2017 : ore 9.00 - 12.30. Lo organizza il gruppo GTM (cioè Cavaliere, Cavicchi, Nasi, Palma). Il prossimo appuntamento del gruppo è quello di Bologna, i prossimi 24 e 25 febbraio presso l'Hotel Savoia Regency a Bologna, organizzato dal duo Cavicchi / Nasi, io mi sto occupando dell'organizzazione di questo di Venezia. Riprende quindi l'appuntamento veneziano, dopo qualche anno di interruzione e, devo dire l'onesta verità, la spinta a riprendere la devo molto al compianto Andrea Luise, titolare della casa d'Asta Nummus et Ars, recentemente mancato, che mi stimolò ad assumermi questo onere. Il mio desiderio è quello di cercare di creare (anzi ricreare) un appuntamento numismatico fisso in una delle città più affascinanti del mondo, nella speranza che diventi, con il tempo, sempre più significativo. Da parte mia e dei miei colleghi, ci metteremo tutto l'impegno possibile. Ovviamente aspettiamo una risposta anche dai tanti appassionati. In questa prima edizione non abbiamo avuto la possibilità di creare eventi collaterali, ma abbiamo già intrapreso contatti con l'Università Cà Foscari di Venezia per iniziare una collaborazione che sarà sicuramente proficua in tal senso nel futuro. Volevo solo segnalare, ma solo a titolo di cronaca, che sto già impegnandomi sul territorio (triangolo Padova, Venezia, Treviso) per far conoscere la numismatica ed il commercio numismatico nelle scuole, con lusinghieri risultati di interesse da parte dei giovani. Il convegno si terrà presso la struttura del Novotel, che si trova immediatamente a ridosso dell'uscita "Castellana" della Tangenziale di Mestre, quindi comodissimo da raggiungere in macchina. Vi è un ampio parcheggio esterno. Per chi arriva in treno, bisogna prendere la linea 2 a la linea H1. Per la lista dei partecipanti posso anticipare che hanno dato già la loro adesione, tra gli altri: 1) Bancostema di Walter Nasi 2) Eugubium di Andrea Cavicchi 3) Il Chiosco di Giacomo Valente 4) Numismatica Cavaliere 5) Numismatica Millelire di Lucio Raponi 6) Vittore Anoè. 7) Numismatica Tinia di Alessandro Vanni. Comunque cercherò di aggiornare la lista periodicamente. Per altre informazioni, sono a disposizione. VI ASPETTIAMO NUMEROSI!! Ad maiora Stefano Palma (alias "Sivis")2 punti
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Buona sera! io sono Patrizia la terza figlia di Livio Santamaria e purtroppo di numismatica capisco ben poco. Ho solo potuto apprezzare le meraviglie che passavano sotto i miei occhi di bambina prima e di adulta poi. Mi lusinga e riempie il cuore di gioia leggere tutti i messaggi che vi siete scambiati riguardo a mio padre ed a mio zio Ernesto. Purtroppo papà è venuto a mancare il 5 maggio 2015, quindi quasi due anni fa, alla veneranda età di 89 anni. Ha lavorato fino ad una settimana prima che il buon Dio lo chiamasse a se, per insegnare un po' di numismatica agli Angeli ed ai Santi del Paradiso...così mi piace pensarlo. mia sorella Laura (la secondogenita) lavorava con papà e zio e si, era molto gentile a differenza dei ben noti s tutti caratteri burberi dei Santamaria!??? Comunque lei di sicuro (spero!) può colmare i vostri dubbi visto che ha lavorato a stretto contatto con papà per diversi anni. Comunque le potete scrivere senz'altro a questo indirizzo mail [email protected] Anche se vi rispondo con un ritardo di 5 anni, spero di essere stata utile e Grazie di cuore per avermi fatto sorridere e commuovere con le vostre chiacchiere da piazzetta. Patrizia2 punti
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La condanna a quanto accaduto e unanime senza se e senza ma. Questo strumento (il Forum) e una grande opportunità per tutti gli appassionati di Numismatica , a volte ci si può non essere d'accordo su opinioni personali , ma questo non può giustificare di offendere la dignità con minacce . C'è il forum che ci permette di confrontarci. Spero solo che questo imbecille possa scusarsi in questa sezione , ammettendo la sua cretinata. Per conto mio .....invito Alessandro (Tinia) a venire in Sicilia mio ospite per fargli vedere quanto di bello abbiamo e discutere di Numismatica Classica.2 punti
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faccio una comunicazione "di servizio" :-) oltre ai link delle immagini, inserite sempre l'immagine stessa della moneta, è fondamentale per mantenere nel tempo la lettura logica delle discussioni . grazie a tutti per la collaborazione skuby Ecco l'immagine precedente, peccato la risoluzione .. cosa ne pensate?2 punti
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+ DARECTASAPERE Spero che da qui a un mese si aggiunga qualche amico Massese.....io intanto mi prenoto !2 punti
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Già che mi trovo, aggiungo la contraffazione francese, così da poter fare qualche raffronto con le coniazioni italiche2 punti
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Io mi aggiungo per il pranzo. L'anno scorso era stato un bellissimo momento a coronamento di una giornata incredibile. ...2 punti
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Per fare chiarezza su questa emissione sabato ho mandato loro una mail, oggi mi hanno risposto dicendo che: LA MONETA NON è POSSIBILE ACQUISTARLA TRAMITE PRENOTAZIONE, SOTTOSCRIZIONE O PREORDINE. MANDERANNO UNA NEWS LETTER AVVERTENDO DELLA DATA DELL'INIZIO DELLA VENDITA ONLINE TRAMITE IL LORO SHOP! Dear Sir, thank you for your message. A reservation, subscription or preorder is not possible. We will send an newsletter before we start the sales of the coins online. Alla fine del messaggio #1350 era anche scritto chiaramente, non accettano sottoscrizioni per le niobium perché quelle coniate sono inferiori alle richieste, e non vuol dire che sono tutte prenotate o per acquistarle bisogna sottoscrivere un abbonamento! Chiederei gentilmente a tutti, di tradurre i messaggi, e non dare una propria interpretazione, o per lo meno aggiungere " io credo che possa essere così, oppure, io lo interpreto così"! "Unfortunately, we can no longer accept subscriptions for our Silver Niobium coins as the number already received exceeds the coins’ actual mintage." Il mio errore è stato quello di non tradurre per conto mio quando fu messo questo messaggio, ma attenermi all'interpretazione di chi ha scritto il resto. Con le emissioni importanti ogni tanto salta fuori qualcuno che alimenta dubbi o leggende che non hanno fondamento, e non ne capisco il perché.2 punti
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Complimenti a tutti, in particolare ad Adolfo, Antonio, Mario...aspetto di poter leggervi ... Mario2 punti
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Appena passata in asta Felsinea....non una simile...proprio questo esemplare; rimasto invenduto. https://felsinea.bidinside.com/it/lot/780/milano-ludovico-i-il-pio-814-840-denaro-r-17-/ ciao Mario2 punti
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Catalogo in PDF scaricato e pure tutte le foto in hd (che lavoraccio!). Quello che a me sorprende ogni volta, nell'affrontare Carausio, è l'elevata varietà di soggetti presenti nella sua monetazione in relazione al tempo avuto a disposizione. Se è vero che il tipo con la PAX è stato senza dubbio il più battuto e diffuso (anche con continuità nel corso del suo regno) parallelamente ha sfornato un numero considerevole di tipi per un usurpatore e tutti di un livello decisamente ricercato dal punto di vista della messaggistica e dei rimandi a mitologia e letteratura del mito della fondazione di Roma. Chi aveva in gestione l'immagine imperiale nella produzione della zecca ha fatto davvero un lavoro impressionante che trova, a mio parere, un richiamo ben preciso a un precedente (recente) usurpatore - Postumo - e al contempo un'innovazione senza precedenti. O era un uomo di elevata cultura (oltre che abile stratega militare) oppure era circondato da un'ottima squadra di "governo". Di taglio decisamente più pratico/militare invece le scelte di Alletto (certo, la brevità del suo regno non l'ha aiutato, tuttavia l'esordio è stato decisamente più sobrio del suo predecessore, chissà che scelte avrebbe potuto fare nel tempo...)2 punti
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Buona sera, anche io seguo la strada del raccoglitore con divisore nero. Serie optima. Metto la banconota migliore da sola, come introduzione, nelle pagine successive inserisco le altre simili (due per foglio). In quella introduttivo per ora inserisco il cartellino della perizia, poi aggiungerò una scheda tecnica. In questo modo la tasca inferiore ospita solo l'esemplare e non crea distrazioni. Essenziale l'uso di buste portabanconota, rigorosamente in cristallino e senza agenti chimici che possano rovinare gli esemplari contenuti. saluti A2 punti
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Ciao @Archestrato,Genuinae sicuramente interessante. Frazionale arcaico inedito , il curatore del catalogo lo descrive cosi....." Bruttium, Caulonia, Obolo, c. 525-500 a.C.; AR (g 0,49; mm 10; h 12); KAV (retrograda), daimon retrospiciente che corre verso s., tiene ramoscello," Obolo di soli 0,49 gr. l'emissione collocata alla fine del VI° secolo , tiene DUE ramoscelli e corre verso destra (anche se retrospicente), sulla legenda penso che dopo KAV ci sia la lettera (L). Frazionale che spero di riportarlo in Italia e aggiungerlo alla mia raccolta di frazionali arcaiche.2 punti
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Oggi al Cordusio seconda domenica di importante distribuzione che però sta raggiungendo anche la societa' civile, le Associazioni, gli Enti, i commercianti, continuerà nel tempo e occorrerà tempo. Ma l' intento e' proprio quello raggiungere più appassionati possibili e in particolare quelli potenzialmente interessati, quelli che potrebbero avvicinarsi alla numismatica. E' stato bello oggi seguire la consegna in qualche banco, vedere i commenti, le reazioni, lo stupore spesso, abbiamo visto gente che sa, curiosi, nuovi appassionati, ma due consegne mi sono piaciute molto fatte da @eracle62, uno a un decano del Cordusio che ci raccontava di come era il Mercato e la numismatica nel 1958, sarei stato ore ad ascoltarlo, uomo che ha scritto e fatto molto per la numismatica e spero ci lasci qualche memoria storica dei tempi e poi un nonno con un ragazzino, il nonno numismatico cercava di spiegare le monete al ragazzino che sembrava appassionato, poi @eracle62lo ha iscritto in diretta a Lamoneta in modo che ci possa poi leggere e un giovane come @anto Rgli ha donato una monetina dei Visconti, il ragazzino sembrava conquistato ... Scene quotidiane che si verificano al Cordusio dove il contatto umano e culturale resiste ancora , il bello e' poi anche questo e un Gazzettino in un ambito così trova il terreno fertile che merita...2 punti
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Buona Domenica Mi piace sempre leggere di monete ed economia "reale" (pur calandola in secoli precedenti al nostro), perché mi consente di ampliare l'orizzonte "numismatico" e dare una dimensione vera alla moneta, che vada oltre al ce l'ho, non ce l'ho, bella o brutta..... Sapere cosa ci si poteva comperare con una data moneta, è esercizio tutt'altro che facile e ci fa scoprire una dimensione differente dalla nostra, dove il valore delle cose era molto diverso da quello che conosciamo oggi. Pur se di epoca più tarda, ecco di seguito un'altra discussione su moneta e prezzi. Saluti luciano2 punti
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Appena uscito il n. 326 - marzo 2017 di Panorama Numismatico Questo l'indice: Curiosità numismatiche – Pag. 3 Roberto Diegi, Integrazione all’articolo sui sesterzi di Nerone – Pag. 7 Vincenzo La Notte, L’inesistente dracma di Teanum Apulum. Una doverosa risposta e una precisazione scientifica – Pag. 11 Adolfo Sissia e Antonio Rimoldi, La cosiddetta cinquina emessa dal Senato romano e i suoi divisionali – Pag. 15 Mario Veronesi, Modena: sesini, bolognini, muraiole e giorgini di Francesco I d’Este. Proposta per una collocazione cronologica, comprese alcune varianti inedite – Seconda parte – Pag. 21 Lorenzo Bellesia, Appunti di storia della moneta in un documento bolognese di fine Seicento – Seconda parte – Pag. 37 Fiorenzo e Giuliano Catalli, La collezione Estense nel Medagliere Mediceo – Pag. 47 Alberto Castellotti, Eros e thanatos in un’inedita medaglia nuziale romana – Pag. 51 Corrado Marino, John Law, precursore e giocatore d’azzardo – Pag. 53 Recensioni – Pag. 57 Emissioni numismatiche 2017 – Pag. 59 Notizie dal mondo numismatico – Pag. 60 Numismatica 2017 – Pag. 61 Mostre e Convegni – Pag. 62 Aste in agenda – Pag. 631 punto
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Ciao a tutti! Dopo diversi giorni di ricerca e di studio, effettuato su questo forum ma anche in giro per il web, sono giunto alla conclusione che, finchè non inizio a toccare con mano le prime monete, sarà difficile farsi un'idea ben precisa di come sono fatte queste tracce di storia del Regno. Così ieri, approfittando della bella giornata, ho fatto un giretto ad un vecchio mercatino delle pulci che si tiene a Genova, riesumando dalla moltitudine di monete moderne, antiche e riconiate, queste due qui: Cercando in rete, se non erro, il mezzo tornese del 1853 è classificato come moneta rara. Sullo stato di conservazione non saprei, visto che ancora non sono pratico... secondo voi? Penso sia autentica, come dimensioni ci siamo e il peso è 1,52 grammi. L'altro ritrovamento è invece un comune Tarì del 1842, un po' più consumato del tornese. Il peso è 4,29 grammi e al primo impatto sembra argento. Spero di aver inaugurato la collezione con un paio di acquisti autentici e, seppur non siano nelle migliori condizioni di conservazione, comunque belli. Che livello di conservazione dareste voi? Grazie dell'attenzione! Alla prossima.1 punto
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Ciao a tutti, io rimango sui biglietti tedeschi! Questa era difficile ( ed ho dovuto anche imbrogliare un po' a causa della prospettiva): 100 marchi (1951-1965) con il panorama della città di Nornimberga, in alto il castello. Servus, Njk1 punto
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Era giusto che cominciassi tu Al momento ne ho solo una pronta. San Pierre & Miquelon - 10 Franchi del 19501 punto
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Comincio con una banconota da 100 dinara del 1929 del Regno di Jugoslavia nato proprio nel 19291 punto
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Credo si possa parlare di opinabilità. Ognuno si prefigge degli obiettivi e raccoglie di conseguenza. Per quanto riguarda i tipi sono le differenze macroscopiche che mi interessano: le dimensioni dei busti non le considero tali. D'altra parte non si tratta di collezione (seriale e completa) ma di raccolta (dunque per definizione incompleta), anche perché i conii varianti erano la regola nelle coniazioni Pontificie del XIX secolo. Se poi si valutassero anche le minime varianti di legenda (come a mio avviso sono ad esempio le interpunzioni mancanti, da molti considerati tipi veri e propri) allora come si potrebbe trascurare la variazione dell'anno civile e di quello di pontificato (e si ricadrebbe nella collezione seriale e non nella raccolta tipologica). A mio avviso sono elementi fondamentali di una raccolta tipologica entro un determinato periodo (ad esempio un pontificato): 1) i nominali (ad esempio per Gregorio XVI vanno chiaramente distinte la monetazione tradizionale e quella decimale; analogamente per Pio IX e la monetazione in lire), 2) la zecca (ma solo se vi corrispondono diversità sostanziali: esempio S.V. 1823) 3) l'incisore (è il caso degli scudi di Pio VII nel I periodo) 4) Tipologie diverse di rappresentazione (ad esempio i 5 baiocchi surappresentati).1 punto
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Poco male! Grazie comunque delle informazioni ad entrambi. Sono comunque molto soddisfatto dell'inizio.1 punto
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Prima di "buttarsi" sui vari mercati telematici... ( EB ecc ecc ) bisognerebbe che Ale298x elencasse, anche sommariamente che che monete stiamo parlando.... saluti TIBERIVS1 punto
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le legende sembrerebbero essere uguali a quelle presenti nei due esemplari pubblicati ... cambiano però le interpunzioni che al posto dei : sono due crocette e sembrerebbe pure mancare il delfino nel quarto1 punto
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Mi sono informato meglio. I costi sono 70 camera doppia uso singola e 90 camera doppia. Colazione inclusa ma, no, non c'è la cena convenzionata.1 punto
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Come suggerito da @Matteo91 nella sezione aste riporto il passaggio in una prossima asta di un nuovo esemplare di statere attribuito a Borysthenes, Roma Numismatics 13/206, 14,29g il peso : http://romanumismatics.com/auction/lot/0206/ Secondo gli estensori del catalogo Roma Numismatics si tratterebbe degli stessi conii e punzoni dell'esemplare CNG 102/173 (l'esemplare al primo link di questa discussione). A questo punto mi chiedo se l'ipotesi di CNG non abbia guardato nella giusta direzione, o se forse il mercato non risponda a logiche interne non sempre chiare ed evidenti.. Resta comunque il fatto che ora un'altra casa d'aste con una rilevante esperienza nel settore delle monete greche come Roma Numismatics condivida le tesi di CNG sull'autenticità dei pezzi in oggetto, nonostante i possibili dubbi espressi da Kim nell'articolo al post 13.1 punto
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Ti sei "beccato" la passione per le monete Napoletane!.......ti avviso che non c'è cura.1 punto
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i commercianti non erano assolutamente solo NIP...è utile precisarlo. quanto alla location...sinceramente (parlo per me ma al convegno era il pensiero di tutti) penso che andare in un hotel del genere ,con tutti i costi che questo comporta per i commercianti a cui il tavolo mi risulta sia costato caro,e stipare il tutto in una stanza buia e piccolissima sia un errore madornale. Le monete non si vedevano proprio e alle 10:30 sembrava di esser dei tonni dentro una trappola....alle 14 c'era il deserto del sahara con metà dei tavoli che o erano già andati o stavano smobilitando. Parlo solo per la giornata di sabato dove son stato presente e dato che ho sentito dire che venerdì alcuni tavoli non erano presenti mi domando...ha senso organizzare tutto questo per 4 ore di convegno in una tonnara buia? penso debba esser valutato. io fossi un commerciante sarebbe l'ultima volta ...da collezionista ci vado per passar comunque una giornata tra amici perchè le monete che ci sono esposte non cambiano nell'arco di 2/3 settimane dal convegno precedente....ma questo non dipende dal convegno. marco1 punto
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L'alone verde è solfato di rame (CuSO4) e si è formato quando l'anidride solforosa (o biossido di zolfo S02) presente nell'ambiente assieme al vapor acqueo si è legata alle molecole di rame presenti nel tondello. Lungi dall'andarsene, man mano che nuove molecole di rame saranno richiamate in superficie, il fenomeno si allargherà in relazione all'azione dell'anidride solforosa che procederà anche a legarsi con l'argento producendo la "famosa patina" grigio-nerastra con la formazione del solfuro d'argento (AgS). Entrambi i fenomeni sono reversibili usando antiossidanti che però possono dare alla moneta una colorazione "innaturale". Un consiglio: rimuovi comunque l'alone verde con rapide pennellature di liquido apposito e poi procedi a lasciar patinare la moneta sul velluto. Col tempo (anni) - e se sei fortunato - anche microparticelle di velluto (verde o rosso) si legheranno alla moneta donando quegli effetti cromatici che molti apprezzano con una patinatura (si spera leggera) che donerà profondità ai rilievi. Se pensi di fare una collezione tipologica (Rupie di varie nazioni) anziché sistematica (Rupie di una sola nazione, ma di tutti gli anni) ti consiglio (oggi ne sono in vena) di cercare esemplari comuni, ma in ottima conservazione. Ti posto un esempio...1 punto
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Viene inoltre coniato un rarissimo denaro a Issoudun ( Spink 8010 ) con le seguenti caratteristiche: D/ .RICARD' REX , Croce al centro entro cerchio cordonato R/ +EXOLDVNI , m | o entro cerchio cordonato1 punto
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Come pensavo, ho fatto bene a starmene a casa. Certo che leggendo il volantino sembrava chissa' cosa. Forse ci vorrebbe piu' rispetto verso chi spende tempo e denaro per andare. Saluti1 punto
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sono appena tornato da questo convegno.... sono senza parole....la 1° edizione tutto sommato si salvò anche, ma questa è veramente indecente ! 10 banchetti in croce (forse solo 9 ???), stanza orrenda, tutti stretti, occhi puntati addosso, prezzi alle stelle .... non ci siamo non ci siamo, è proprio un convegnio di carbonari, ora si capisce perchè han fatto poca pubblicità.1 punto
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Nel loro shop neanche è presente la moneta sono ancora fermi al 2016, e il pdf che hai linkato non mi dice niente, magari è un elenco delle monete che si potevano trovare all'esposizione, e non essendo ancora emessa la segnano come sold out come accade altre volte anche per altri stati.1 punto
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