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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/21/18 in Risposte
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Gli Hobo Nickels o "nichelini di Hobo" rappresentano una forma d'arte scultorea che modifica profondamente alcune monete monete di piccola taglia, trasformandoli essenzialmente in bassorilievi in miniatura spesso a contenuto satirico. Le monete di nichel negli Stati Uniti hanno sempre avuto un gran successo per le sue dimensioni, spessori e relativa morbidezza. Tuttavia, il termine hobo nickels è generico, poiché le incisioni sono state fatte da diverse persone e per diverso scopo. A causa del suo basso costo e portabilità, queste piccole monete in nichel erano particolarmente popolare tra gli hobos (vagabondi in genere), da cui il nome e l'uso di modificare queste monete risale al XVIII secolo o addirittura prima. (Hobos) A partire dagli anni cinquanta dell'Ottocento, la forma più comune di modifica su queste monete era denominata la "moneta da vaso", infatti incisa sul mezzo dollaro liberty o sui dei trade dollar degli Stati Uniti, la libertà veniva raffigurata seduta su di un vaso da notte. Questo periodo, metà ottocento - seconda metà , è stato anche il periodo di massimo splendore di questa sorta di monete, incisioni di iniziali, monogrammi , nomi, scene, e via dicendo. Parecchie migliaia di monete sono state modificate in questo modo ed erano spesso montate su spilli o incorporati in bracciali e collane. Da metà ottocento sino agli inizi del 900, questa mania di incidere monete si propago altresì anche al di fuori degli stati uniti, in Europa e principalmente Francia (gettoni satirici Napoleone III°), Gran Bretagna e Sud Africa. Il nichelino da 5 centesimi bufalo + indiano, fu introdotto nel 1913 e divenne popolarissimo tra gli incisori di monete e Il grande capo dei nativi americani non sarebbe stato visto su nessuna moneta successiva perchè Il profilo ampio e spesso offriva agli artisti improvvisati un modello più che adatto su cui lavorare e permetteva dettagli più fini. Sulle monete precedenti, la testa era molto più piccola in relazione alle dimensioni della moneta. Ad esempio, in un centesimo di Lincoln la testa copre circa un sesto dell'area. Sul nichelini da 5 centesimi Buffalo, la testa del nativo americano occupa circa i cinque sesti dell'area. Inoltre, il nichel è una moneta più grande. Le grandi teste adornano anche il dollaro Morgan e lecommemorative del mezzo dollaro colombiano del 1892-93, ma queste monete sono state raramente modificate a causa del loro alto valore. Un altro fattore che contribuì alla popolarità di questi nichelini fu il sesso del soggetto.Quasi tutte le monete in nickel precedenti avevano raffigurazioni donne.Una testa maschile ha caratteristiche più grosse e più grossolane (naso, mento, fronte) che possono essere modificate in molti modi. Ma non tutte le incisioni erano improvvisate cominciarono ad un certo punto a farsi avanti anche degli incisori con un certo talento e iniziarono a creare nichelini hobo nel 1913, quando il nichel di Buffalo entrò in circolazione. Questo spiega la qualità e la varietà degli stili di incisione che si trovano sui nichel intagliati tra il 1913 e il 1928. Gli anni '40, '50, '60 e '70 furono un periodo di transizione per gli incisori di monete hobo, durante i quali il nichelino da 5 cent bufalo fu gradualmente sostituito dai nichelini di Jefferson Durante questo periodo durato circa 40 anni, sono apparsi molti nuovi intagliatori, e lo stile e la materia sono diventati decisamente moderni. I soggetti divennero più etnicamente e socialmente diversi (ad esempio, una donna cinese con cappello triangolare, hippy con capelli lunghi e occhiali, uomini che indossano cappelli flosci, ecc.). Alcuni di questi nuovi artisti hanno utilizzato nuove tecniche con nuovi strumenti come vibropenne e pennarelli in feltro per aggiungere colore ai capelli. Alla fine degli anni '70, la maggior parte dei nichelini bufalo erano scomparsi dalla circolazione e la maggior parte delle incisioni veniva eseguita su monete usurate. Dai primi anni '80 ad oggi, questi nichelini hobo di qualità inferiore possono ancora essere acquistati per un minimo di euro 5 a euro 10 ciascuna. Ma i collezionisti trovano difficoltà a reperire vecchi nichelini hobo originali di buona qualità (perché sono scarsi e costosissimi), quindi hanno iniziato a collezionare ile incisioni più moderne facilmente reperibili ed economiche. Circa 100.000 (e forse fino a 200.000) nichelini hobo sono stati incisi dal 1913 al 1980. Gli artisti moderni incidono (e continuano a incidere) nichelini usurati in quantità così grandi che, nei prossimi anni, il numero di intagli moderni dovrebbe superare in numero quello dei classici "vecchi" nickel hobo. La maggior parte delle oltre 100.000 classici hobo nickel non sono ancora nelle mani dei collezionisti e sono molto ricercati m soprattutto sono molto costosi. https://www.youtube.com/watch?v=ziUVMIqQS78 https://www.google.it/search?client=opera&hs=p3b&biw=1604&bih=797&tbm=isch&sa=1&ei=hYaMWrGBBMmvggelmaQw&q=hobo+coin+pot&oq=hobo+coin+pot&gs_l=psy-ab.12...33264.33264.0.34720.1.1.0.0.0.0.174.174.0j1.1.0....0...1c.1.64.psy-ab..0.0.0....0.3cjauyu3gD8#imgrc=_13 punti
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Buona sera a tutti, dalla rete un chiaro esemplare con la P a inizio legenda talmente chiaro che stimola la ripresa del ragionamento sul suo significato, credo che tutto ciò che si potesse dire sia gia stato detto e propongo una lettura partorita dall'amico @avgvstvs al post #2113 pag.85 e raccolta da @dabbene nel post successivo. Sempre se ho capito bene condivido in pieno l'interpretazione, lascio però a voi la datazione ( @adolfos) prescindendo dalla presenza della "P" perché resta fondamentale circoscrivere l'uso delle lettere accessorie ad un determinato periodo, bisognerebbe altrimenti resettare tutto e ripartire. Domanda: mi sono perso forse l'uscita dell' aggiornamento sul primo volume "Zecca e monete del comune di Pisa"? Ultimamente mi sono un po distratto. chiunque abbia voglia di inserirsi e proporre qualcosa di diverso è obbligato a farlo.4 punti
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Buona sera, chiedo agli esperti.. pareri su questa banconota: non colleziono cartamoneta, ma queste mi affascinano, grazie a tutti.3 punti
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Che la P sia un ricorrente mi sembra acclarato dai diversi esemplari, ai tempi formulammo una ipotesi, e sottolineo ipotesi, che poteva avere un suo perché , potrebbe essere interessante vedere se questi pezzi potrebbero avere una vicinanza cronologica al periodo in questione, magari @adolfos potrebbe azzardare qualcosa, fermo restando di sapere da @monbaldase ci sono news su nuovi studi che meriterebbero nel caso un momento di divulgazione collettiva , e nel caso, come Associazione ora siamo già da ora disponibili a momenti non solo divulgativi ma anche ovviamente di novità su ricerche scientifiche.3 punti
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Passata lo scorso 21-02-2016 in asta Obolos 4 al lotto 305, un curioso esemplare di emidracma della monetazione di tipo eginetico attribuita alla città cretese di Kydonia . Kydonia, forse di antica origine minoica, nel 524 accolse profughi dalla rivolta in Samo contro il tiranno Policrate, ma dopo il 519, a seguito di una vittoria navale su questi, da parte degli Egineti, fu occupata da coloni appunto di Egina . A questo ultimo fatto, probabilmente si può ascrivere l'avvio della monetazione di Kydonia con monete di indubbia tipologia eginetica . Unisco un secondo esemplare di queste " tartarughe " ( con carapace meno rettangolare ) attribuite a Kydonia, passato a suo tempo in asta CNG 345 al lotto 256 . Relativamente alla successiva monetazione in epoca ellenistica di Kydonia, possono valere uno sguardo 2 monete, uno statere ed una dracma, con al rovescio una figurazione di tipo quasi latino : una cagna ( forse una lupa ? ) allatta un bambino .2 punti
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Solo perché siamo in argomento altrimenti avrei aperto un altro post, che ne pensate del mio?2 punti
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Mi piace molto, oltretutto è la data più rara degli umbertini! bella così come quella del @El Chupacabra2 punti
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Purtroppo quasi tutte le immagini che avevo in archivio sono svanite. Se non ricordo male, ma potrei sbagliare in effetti, gli esemplari con C e P in legenda fanno parte della tipologia "inforziata". Se ipoteticamente C significasse Civitas, P potrebbe indicare Polis. Posso sentire quello che pensate . Sono un poco arrugginito è vero ma sto trascurando la numismatica e tornando piano piano alla Paletnologia, mia prima vera passione. Un modo come un altro per tornare indietro nel tempo Cari saluti2 punti
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Alle critiche fotografiche di Eros occorre rispondere. Spero che queste foto diano una migliore rappresentazione della qualità della moneta. Ho provato a pesarla con una bilancia che misura fino al decimo di grammo ed il peso e' di 5 grammi esatti.2 punti
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Ciao ho letto la discussione e mi è dispiaciuto non essere potuto andare di persona Milano, tutto è possibile ma secondo il mio parere rimane in piedi l'ipotesi del ponte sul Danubio, la struttura è tipica di un ponte anche guardandola da quel poco che si può vedere anche da sotto, l'arcatura può essere stata fatta per aumentare la prospettiva, e anche la piccola imbarcazione mi sembra più fluviale che marittima, forti dubbi li ho letti riguardo alla corda o catena, poteva servire per fermare eventuali imbarcazioni nemiche, un'esempio anche se molto più tardo si ha a Costantinopoli quando per questo motivo fu tirata una catena tra il bosforo, ve ne sono ancora i resti al museo di Istanbul. Silvio2 punti
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Salve a tutti. Quest’oggi volevo proporvi una nuova discussione “trasversale”, dato che l’argomento di cui andremo a trattare ci permetterà di spaziare in situazioni storiche e numismatiche dal Mezzogiorno al Settentrione della nostra penisola. Anche questa volta, al centro del nostro dibattito troviamo un sovrano napoletano della dinastia francese degli Angioini, Roberto d’Angiò (1309-1343), autore di una coniazione molto particolare ed estremamente rara che merita di sicuro un approfondimento. Ecco la descrizione del pezzo in esame: Gigliato. D/ + ROBERTUS • DEI GRA IERLM • ET SICIL • REX Robertus Dei gratia Ierusalem et Siciliae Rex. Roberto, per la grazia di Dio, Re di Sicilia e Gerusalemme. Il Re coronato, seduto frontalmente su di un trono con protomi leonine ai lati, tiene nella mano destra lo scettro gigliato e nella sinistra il globo crucigero. R/ + IPPETUU CU SUCCESSOIB DNS TRE PRATI In perpetuum cum successoribus dominus Terrae Prati. Signore in perpetuo della Terra di Prato con i suoi eredi. Croce piana ornata, con le estremità fogliate, accantonata da quattro gigli. CNI XI, p. 345, n° 1 (tav. XXII, n° 4). AR 3,90 g. e 27 mm. (esemplare della Collezione Reale, già ex Collezione Gnecchi, n° 3515). Un altro esempio trovato in rete, dal peso dichiarato di 3,78 g.: Si sa benissimo oramai che il gigliato fu una moneta ampiamente accettata in molti luoghi diversi tra loro, non solo d’Italia, ma anche d’Europa e addirittura fu imitata e scambiata nelle zecche e negli Stati dell’Oriente Latino. Tale fama scaturisce dalla bontà della lega utilizzata per la coniazione di queste monete, molto più ricca di fino rispetto ad altri nominali, non solo italiani, che si potevano trovare in circolazione all’epoca. Era, se vogliamo, una specie di “dollaro” d’argento del Basso Medioevo, utilizzato per i commerci locali nel Regno di Napoli, ma anche per quelli di più vasta portata, tant’è che si sviluppò un vero e proprio giro d’affari intorno all’imitazione del gigliato napoletano o robertino, come veniva chiamato per via del sovrano che lo fece diventare così celebre e ben accetto. Non ci si sorprende, quindi, di trovare una moltitudine di gigliati che si differenziano anche molto da quelli coniati a Napoli durante il regno di Roberto d’Angiò, ma il gigliato “pratese” ha avuto sempre un ruolo molto particolare nella numismatica non solo napoletana, ma italiana in generale, per via della sua esimia rarità, ma soprattutto per i risvolti storici che tale moneta potrebbe rivelare. E allora è il caso di vedere meglio le circostanze storiche che portarono alla realizzazione di questo strano pezzo. Innanzi tutto occorre spiegare perché la definizione di “pratese”. La caratteristica peculiare risiede proprio nella legenda di rovescio, ampiamente sciolta e tradotta in fase di descrizione. In pratica, Roberto d’Angiò, oltre che Re di Napoli, veniva riconosciuto anche come signore della Terra di Prato, la città toscana in provincia di Firenze. Il privilegio signorile si estendeva anche ai suoi eredi, quindi, dopo la morte del sovrano angioino, i suoi successori avrebbero beneficiato della signoria di Prato. Come si configura storicamente un tale potere? Come arrivò Roberto d’Angiò a detenere i diritti su città così lontane da Napoli e dal suo Regno, coinvolte in ben altre realtà politiche? E, soprattutto, come si giunse alla coniazione di una moneta, il gigliato, appunto, che per stile e standard ponderale rientra perfettamente nei meccanismi economici napoletani, ma che è di più difficile inserimento in quelli toscani? Dobbiamo pensare ad un’Italia divisa tra due principali fazioni: i Guelfi, sostenitori del partito filo-papale, e i Ghibellini, favorevoli invece nel riconoscere all’Imperatore di Germania un potere temporale superiore a quello della Chiesa di Roma. L’autorità imperiale, inoltre, voleva anche consolidare la propria influenza in Italia, ormai solo un ricordo rispetto a ciò che era stata nel corso del XIII secolo o anche prima. Gli scontri tra le diverse fazioni nelle città dell’Italia settentrionale portarono i liberi comuni ad indebolirsi per i dissidi e le divisioni interne: sia Firenze che le città limitrofe della Toscana, infatti, erano molto deboli militarmente e non riuscivano a fare fronte alle esigenze belliche che il tempo imponeva. Tra il 1305 ed il 1310, quindi, Roberto d’Angiò, uno dei sovrani più potenti d’Italia, era stato coinvolto nelle lotte politiche toscane e si schierò dalla parte dei Guelfi: il Re di Napoli, infatti, già nel 1305, quando era solamente Duca di Calabria, fu insignito della signoria di Firenze, che mantenne pressappoco fino al 1321, e messo a capo di una lega di città toscane che si opponevano al potere ghibellino ed imperiale in Italia. Prato, la cui situazione militare non era molto diversa da quella della vicina Firenze, aveva vissuto anni migliori dopo che, alla metà del XIII secolo, si era fissato lo Statuto cittadino e il centro aveva riconosciuto la propria qualifica di libero comune. La floridezza economica di quei tempi, dovuta al grande sviluppo dell’industria della lana, era solo un lontano ricordo. Dal 1312 la situazione peggiorò ulteriormente a seguito delle guerre intestine che affliggevano le città toscane: Prato, insieme alla lega di città che facevano capo a Firenze, composta da Siena, Pistoia, Arezzo, Volterra, Colle Val d’Elsa, San Gimignano e San Miniato, si trovò contrapposta alla Pisa di Uguccione della Faggiola, condottiero ghibellino e vicario imperiale in Italia. Uguccione si rivelò una minaccia concreta per i Fiorentini i loro alleati nel 1315, quando le armate ghibelline collezionavano sempre più successi sui nemici di parte guelfa. Fu proprio in quell’anno (tra l’altro, passato alla storia come il più fulgido per il partito ghibellino in Italia) che Firenze si decise a chiedere aiuto militare a Re Roberto. Quest’ultimo acconsentì, radunando in breve tempo un congruo numero di truppe che, inizialmente, dovevano essere guidate da suo figlio, nonché erede al trono, Carlo d’Angiò (1298-1328), Duca di Calabria dal 1309 e Vicario Generale del Regno. Il comando, però, passò poi all’ultimo momento nelle mani del fratello del Re, Filippo I di Taranto (1294-1332). La colonna partì dunque per Firenze per unirsi al resto dell’esercito guelfo che la lega toscana aveva raccolto per far fronte alla minaccia ghibellina. Lo scontro sembrava giocare a favore dei Fiorentini e dei loro alleati napoletani, vista la loro superiorità numerica. Uguccione, oltre ai Pisani, poteva fare solo scarso affidamento su Lucca, perché questa città era stata presa dai Ghibellini con la forza. Il confronto armato non si fece attendere: la battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) sancì la gloriosa vittoria dei Pisani di Uguccione che, contro ogni pronostico, misero in fuga i Fiorentini con i loro alleati. Il comandante napoletano Filippo di Taranto neanche prese parte allo scontro perché, colto da febbre, fu costretto a ritirarsi dal campo di battaglia e a rientrare precipitosamente a Firenze, la cui situazione peggiorava giorno dopo giorno. Roberto d’Angiò, da parte sua, non si mostrò molto preoccupato della sconfitta subita dalle sue truppe in Toscana: Firenze, che dal 1305 si era costituita sotto la sua protezione, rimaneva, con il suo circondario, ancora salda e sicura. Qualche anno dopo, però, tale sicurezza crollò: nel 1325 il baricentro ghibellino da Pisa si era spostato a Lucca che, sotto il suo signore Castruccio Castracani, aveva riscoperto un nuovo periodo di riscossa militare, culminato con la vittoriosa (per i Ghibellini) battaglia di Altopascio il 23 settembre di quello stesso anno. Questa volta, Roberto non aveva inviato alcun aiuto contro il Castracani per favorire i Fiorentini, così, quando questi arrivò addirittura a minacciare la città stessa, essi si rivolsero al Duca di Calabria, Carlo, figlio di Re Roberto, il quale fu eletto dai Guelfi nuovo signore di Firenze a garanzia della protezione angioina sulla città. Carlo accettò e l’anno successivo, nel 1326, il 13 gennaio, si recò a Firenze per prendere possesso del nuovo incarico che gli era stato offerto. Ma la permanenza di Carlo e del suo seguito di Angioini nel capoluogo toscano fu breve: nel 1327, il Duca fu richiamato a Napoli, poiché le truppe tedesche di Ludovico IV il Bavaro (1328-1347), allora Rex Romanorum (1314-1328), minacciavano il Regno nella loro discesa in Italia verso Roma. Si ritiene che il gigliato “pratese” fosse stato battuto intorno al 1326, quindi durante la signoria fiorentina di Carlo d’Angiò, per l’infeudamento di Prato alla casata angioina. Le legende sulla moneta, che vanno lette in modo continuo tra diritto e rovescio, comunicherebbero che Roberto d’Angiò, già Re di Napoli, era anche signore (dominus) di Prato e che il privilegio si estendeva anche ai suoi successori, cioè a Carlo Duca di Calabria. Quest’ultimo, nato dal matrimonio celebrato il 23 marzo 1297 tra Roberto e Jolanda d’Aragona (1273-1302), era l’unico figlio maschio della coppia reale e, nel 1316, contrasse una prima unione, infruttuosa, con Caterina d’Asburgo (1295-1323). Nel 1324, poi, prima di essere chiamato dai Guelfi a Firenze, Carlo sposò in seconde nozze la giovanissima Maria di Valois (1309-1332), dalla quale ebbe la figlia, futura Regina di Napoli, Giovanna I d’Angiò (1343-1381). Appena Carlo si allontanò da Firenze nel 1327, Castruccio ne approfittò per occupare molte città che prima erano cadute sotto la giurisdizione feudale angioina: in nome dell’Imperatore tedesco, il condottiero ghibellino, divenuto intanto Duca di Lucca, arrivò ad attaccare anche Pistoia e Prato. Gli abitanti di questi due centri, soprattutto i contadini che erano quelli più esposti alle scorribande ghibelline nelle campagne intorno alle città, per non subire gli attacchi nemici, scesero a patti con il Castracani: in cambio di un tributo semestrale da pagarsi in denari, i Pistoiesi ed i Pratesi evitarono attacchi e saccheggi da parte dei Ghibellini del condottiero lucchese. In realtà, fino a quando gli Angioini si ersero a garanti della sicurezza dei Guelfi toscani, Firenze e gli altri centri toscani limitrofi non subirono mai il sopravvento della parte ghibellina avversa. Il gigliato “pratese”, dunque, costituisce una moneta commemorativa (e non una medaglia, come credeva Arthur Sambon e com’è riportato anche nel CNI XI) che aveva lo scopo di manifestare la sovranità signorile degli Angioini, di Roberto e di suo figlio Carlo, sui centri guelfi toscani minacciati dall’inarrestabile potenza militare ghibellina. Si potrebbe anche pensare che la moneta circolasse nel ristretto entourage del Duca di Calabria e che difficilmente abbia interagito con la moneta e l’economia locale fiorentina, poiché, come faceva già notare il Sambon, il gigliato era sì una moneta ben accetta all’epoca (quindi magari sarà anche stata accettata in alcune transazioni tra Angioini e Fiorentini), ma era profondamente diversa per caratteristiche fisiche rispetto al sistema monetario ed economico fiorentino. Dobbiamo poi pensare che Prato patteggiò un accordo per non essere occupata dai Ghibellini di Castruccio solo nel 1327, ovvero dopo la partenza di Carlo d’Angiò da Firenze. Dato che Prato non ebbe mai una propria zecca, sembrerebbe più logico ipotizzare che il gigliato in questione fu coniato nel 1326 a Firenze, durante il breve soggiorno del Duca di Calabria in città. Forse la sua breve permanenza e il circoscritto utilizzo del gigliato “pratese”, in unione con lo scopo commemorativo dell’emissione, non consentirono la coniazione di un gran numero di pezzi, anzi, ne frenarono la produzione allo stretto indispensabile per le esigenze degli Angioini, padroni della scena politica cittadina. Dobbiamo poi notare che questa teoria non sembra priva di fondamento, se pensiamo che, a Napoli, la locale zecca incrementò la produzione di gigliati, per volere regio, proprio nel 1326! In questo anno, infatti, furono assunti nuovi manovali in zecca per la lavorazione delle monete d’argento, in vista del successo e delle attenzioni che il gigliato napoletano stava ricevendo in molte parti d’Europa e del Mediterraneo. Ma non furono solo gli Angioini ad aiutare militarmente i Guelfi toscani e ad importare a Firenze il gigliato “pratese” di stampo e peso napoletani: sotto Roberto d’Angiò, le finanze del Regno di Napoli erano quasi monopolizzate da potenti banchieri fiorentini. Pensiamo che molte Compagnie bancarie avevano filiali a Napoli che costituivano il fulcro di importanti guadagni. Proprio con il governo di Roberto assistiamo spessissimo all’affidamento dell’incarico di Maestro di Zecca, ufficio fondamentale per la gestione della stessa, ad esponenti di queste potenti Compagnie. Tra questi ricordiamo: 1. Lapo di Giovanni di Benincasa, un mercante fiorentino, fattore della Compagnia degli Acciaiuoli, fu Maestro di Zecca nel 1317. Fu proprio tra il 1317 ed il 1319 che si decise di inserire sui gigliati dei simboli per poter distinguere l’operato delle diverse maestranze, poiché in molti casi si erano verificati dei cali nel peso effettivo delle monete rispetto a quello teorico stabilito (pari quasi a 4 grammi). 2. Donato degli Acciaiuoli, Maestro di Zecca nel 1324 (al 12 febbraio si data l’appalto per il suo incarico), proseguì la battitura dei gigliati di peso accurato, com’era già stato fatto sotto l’amministrazione dei suoi predecessori, Rainaldo Gattola, di Napoli, e Silvestro Manicella, di Isernia. 3. Petruccio di Siena, Maestro di Zecca nel 1325, anch’egli esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 4. Domenico di Firenze, Maestro di Zecca sempre nel 1325, esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 5. Dopo l’intermezzo del napoletano Rogerio Macedonio, nel 1327, a dirigere la Zecca partenopea troviamo nuovamente un fiorentino, un certo Filippo Rogerio, della Compagnia dei Bardi. 6. Pieruccio di Giovanni, ugualmente fiorentino, fu Maestro di Zecca dopo il 1327 ed esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 7. Sempre in una data posteriore al 1327 a capo della Zecca viene annoverato il fiorentino Matteo Villani, della Compagnia dei Bonaccorsi. Tutte queste Compagnie bancarie fiorentine avevano, attraverso il controllo dell’ufficio di Maestro di Zecca, oltre a rapporti commerciali di favore tra Firenze ed il Regno, anche il sopravvento sulla gestione della moneta regnicola e sulla sua circolazione. I Bardi, presso la cui filiale di Napoli lavorò anche il padre di Boccaccio, gli Acciaiuoli e i Bonaccorsi, insieme ad altre Compagnie fiorentine, fallirono a seguito del mancato saldo del debito che i Re si Francia ed Inghilterra avevano contratto con i Fiorentini a seguito dell’allestimento degli eserciti per la Guerra dei Cent’anni. Anche Roberto d’Angiò aveva un grande debito con gli Acciaiuoli, che di fatto erano i banchieri della Casa d’Angiò e tenevano in mano le finanze di mezza Napoli, in quanto questi ricevette un primo prestito di ben 50.000 fiorini d’oro e suo figlio Carlo, Duca di Calabria, beneficiò di un secondo prestito pari a 18.500 fiorini. Dopo la mancata restituzione delle somme dovute dai sovrani francese ed inglese, Roberto non saldò il suo di debito usando come precedenti le insolvenze degli altri due Re, Filippo VI ed Edoardo III. Ma gli Acciaiuoli beneficiarono grandemente della benevolenza regia: sotto Roberto, Niccolò Acciaiuoli fu nominato prima cavaliere e con l’avvento di sua nipote, Giovanna I, fu invece creato, nel 1348, Gran Siniscalco del Regno. Fu proprio Niccolò a farsi promotore del (secondo per la sovrana) matrimonio tra Giovanna I e Luigi di Taranto (1352-1362). Quando questi morì, il 26 maggio del 1362, l’Acciaiuoli fu il principale protettore dei diritti della Regina angioina (a cui, tra l’altro, doveva tutte le sue fortune) quando altri nobili ne minavano il potere. Ma, ritornando in Toscana, Prato rimase ancora per poco tempo in mano angioina: morto Roberto a Napoli, il 16 gennaio 1343, (Carlo era già morto il 9 novembre 1328) Firenze tentò, a partire dal 1350, di conquistare con la forza la città vicina, vedendo la morsa angioina allentarsi dai comuni toscani come un’occasione di rinascita politica. Nel 1351, con un atto cancelleresco approvato da Giovanna I, la Corona di Napoli cedeva i diritti feudali di Prato a Firenze dietro pagamento di una somma ammontante a circa 17.500 fiorini. Anche dietro questo atto si nasconde un disegno politico di Niccolò Acciaiuoli che, in virtù della propria influenza sulla Regina napoletana, spinse la sovrana a concludere un accordo remunerativo con Firenze. Da allora, la città di Prato non è mai uscita più dall’orbita fiorentina.1 punto
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Non ero un grande appassionato di geografia... mi piacevano moltissimo però le grandi cartine geografiche ed astronomiche appese nelle scuole. Ricordo un episodio mentre ero alle elementari: vennero i bidelli in classe a cambiare la cartina dell'Italia appesa al muro, la nuova era splendente e sembrava ancor più grande della precedente, quella portata via era ormai spenta e logora, dissero che era del 1948 e doveva essere cambiata. Abbiamo sperato invano che nella nuova cartina ci fossero i laghi, i fiumi, i monti ecc. menzionati con dei caratteri più grandi, giusto per facilitarci una sbirciatina durante le interrogazioni :D Successivamente ci fu spiegato che il cambio era dovuto al fatto che eravamo da qualche anno passati da 19 regioni a 20, non esisteva più la regione chiamata "Abruzzi e Molise" (come riportava ancora la vecchia cartina) ma solo Abruzzo e solo Molise. ________________ Noi ci occuperemo di tutto il mondo naturalmente, un passatempo fatto con monete di nostra proprietà, quest'ultime saranno accompagnate da una descrizione non troppo lunga (per non tediare) del luogo riportato sul conio (wikipedia od altro sul web ci daranno sicuramente una mano). La parte bella e curiosa sarà allegare un'immagine reale molto simile come inquadratura a quella riportata sulla moneta, monti, piazze, isole, palazzi ecc. ecc, sarà una cosa interessante. Giusto per avere un pizzico di difficoltà in più ho scelto di farlo con le monete, con le banconote risulterebbe meno impegnativo poichè le immagini sui biglietti sono molto più grandi e nitide. Evitiamo personaggi ed animali, quelli andranno bene nella lezione di storia o scienze :D Chi vuol partecipare a tempo perso e senza nessun impegno è il benvenuto, spero che questa idea sia condivisa così ci facciamo un ripasso di geografia... :lol:1 punto
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Il passato si allontana velocemente, il collezionista è quello che cerca di trattenerlo.1 punto
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Uno starnuto così ha fatto alzare l'acqua alta di Venizia oppure provocato un onda anomala. Ave Per provocare una rotazione di 45 gradi cosa ha fatto? Nusa' tabaco de borsa? Gia' che ci sei posta anche il dritto. Così vediamo l'altra faccia della medaglia.1 punto
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Buonasera, Ho trovato queste 50 lire del 1954 del peso di 6.4g anziché 6.25g come tutte le altre.Ho fatto delle ricerche e non ho trovato nulla.L'unica informazione "valida" la ho trovata Sul montenegro 2018 le classifica come R4.Ma è possibile?? la moneta è identica a tutte le altre in tutto tranne che per il peso. Spero possiate aiutarmi. Grazie Mauro1 punto
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che belle monete; questi due imperatori mi piacciono tanto tanto, a questo punto vorrei mostrarti i migliori ritratti che ho di loro1 punto
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Buonasera Silver 70, mi devo muovere un po prima, non punterò solo la piastra del 32, ho trovato tante monete interessanti. Dipende da che danni farò al convegno di Roma del giorno prima.1 punto
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Io devo dirti la verità le patine scure anche pesantine non le disdegno anzi, ma come dici tu è questione di gusti... questa moneta l'ho presa meno di un anno fa e si presentava parecchio lucida, basta guardare le prime foto. Adesso ha passato in meno di un annetto, un 6 mesi in vassoio e così per provare qualche mese dentro una busta di carta di riso...e la vedo un po' migliorata...ci vuole pazienza, ma questo lo sapevo! Tra 3/4 anni con una patina più stagionata la moneta sara ancora più piacevole.1 punto
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@Asclepia: a me piace. Per quanto riguarda la patina è questione di gusti... a me personalmente piace se leggera, altrimenti preferisco una moneta lavata a una con patina pesante. Per non parlare di tutte quelle improbabili patine iridescenti che sono comparse sul mercato negli ultimi tempi, frutto di... bagni sulfurei, come tutti sanno e nessuno dice. Che è più o meno uguale a colorare la moneta con il pennarello.1 punto
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Io per cercare di minimizzare il rischio opero in due modi: 1) tengo in banca in cassetta di sicurezza almeno parte delle monete migliori, magari con una certa rotazione per vederle almeno qualche volta 2) con una certa fatica, ho salvato su computer le foto di almeno l'80% delle monete migliori, in buona parte semplicemente utilizzando le foto dei vari lotti nelle varie aste, eventualmente poi integrando con foto ad hoc (questo archivio lo ritengo una buona base per eventuali indagini successive all'eventuale fattaccio)1 punto
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Puoi aiutarme con il nome di questa moneta? Menta di Avignone? E un barberino? Grace1 punto
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Vedendo un mezzo sebeto da pajura in un'altra discussione, mi è venuta voglia di ri-postare questo che poverino era stato spatinato...11 mesi dopo (eh si!! è quasi un anno che frequento il forum) il metallo comincia a rilassarsi...che vi pare dalle ultime foto? secondo me sta andando lentamente ma bene... Grazie dei pareri. Anzi, faccio un po' lo " maroni" e rievoco tutti i partecipanti... @mozilla @Rocco68 @giulira @Martin_Zilli @Ledzeppelin81 @odjob @galaad @ilnumismatico... i vostri pareri sono molto graditi, ma non sentitevi obbligati, non vi sto puntando un mitra ma tre... Scherzi a parte grazie a chi mi dirà la sua.1 punto
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Trovato.... è una medaglia celebrativa di una competizione agricola del 1859 Questa è l'unica immagine che ho trovato su internet https://www.google.it/imgres?imgurl=https%3A%2F%2Fi.ebayimg.com%2Fthumbs%2Fimages%2Fg%2FXhcAAOSw4EhaWhsZ%2Fs-l225.jpg&imgrefurl=https%3A%2F%2Fm.ebay.com%2Fsch%2F-%2F3452%2Fi.html%3F_fsrp%3D1&docid=q2zReVNxXhV2cM&tbnid=7MTrEFbx7fu93M%3A&vet=10ahUKEwi9-fTErbfZAhWN16QKHWnLAQsQMwg9KAAwAA..i&w=225&h=169&itg=1&safe=off&bih=885&biw=1680&q=1859 Swiss Payerne agricultural competition&ved=0ahUKEwi9-fTErbfZAhWN16QKHWnLAQsQMwg9KAAwAA&iact=mrc&uact=81 punto
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Ne ignoravo l'esistenza, molto interessante la tua accurata esposizione corredata da tante immagini, grazie per averla inviata.1 punto
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L'Onkia sarà nella prossima Leu Numismatik numero 3, lotto 82: https://www.coinarchives.com/a/lotviewer.php?LotID=1108470&AucID=2214&Lot=82&Val=fbee45198feee64a63e56b2ef400e1b21 punto
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Mi aggiungo e invio le mie più vive congratulazioni , ho già preparato spazio nella mia piccola ma ben fornita biblioteca e mi auguro di riservare un giorno uno spazio ampio e apposito per le pubblicazioni dell'amico @santone (ps sto indagando) a rileggersi @eliodoro @santone1 punto
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DDR, 10 mark 1972 Buchenwald memorial Il Campo di concentramento di Buchenwald, istituito nel luglio1937, fu uno fra più grandi campi dellaGermania nazista. Prende il nome dall'omonima località, sulla collina dell'Ettersberg, a circa otto chilometri da Weimar, nella regione della Turingia, nella Germania orientale. Fu costruito su una collina ricoperta di una fitta estensione di alberi di faggio (Buchenwald significa letteralmente bosco di faggio).1 punto
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E' una moneta molto bella @tonycamp1978, senz'altro superiore allo spl, direi qfdc, complimenti e tienitela stretta.1 punto
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1 centesimo – Castel del Monte È un castello voluto da Federico II di Svevia. Costruito tra il 1240 e il 1246 vicino Andria, in Puglia, ha pianta ottagonale e presenta otto torri, anch’esse ottagonali, poste nei vertici del blocco centrale. La funzione non è ancora chiara; forse residenza di rappresentanza, mostra molti elementi dell’arte gotica quali le volte a crociera costolonate all’interno dei vani trapezoidali nei quali sono suddivisi gli interni. Dal 1996 è stato dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Ho dato una scorsa veloce, uff che faticaccia , mi pare che questa non sia ancora presente. P.S. Complimeti a tutti, un'affascinante giro del mondo numismatico.1 punto
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Veramente molto bella, di peso pieno. E' carina anche la patina. Questa e' la mia, sicuramente inferiore, ma mi sa che l'ho anche pagata meno1 punto
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Chi lavora o ha lavorato con le sue mani è un lavoratore. Chi ha lavorato con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora o ha lavorato con le sue mani, con la sua testa ed il suo cuore è un artista, e questi , per chi si riconosce e osserva questa triplice con aria sognante , sono gli strumenti di un'artista e mi pare ci capire che sia il tuo caso +carissimo @eracle62 buona giornata a te , qui piove a dirotto e a rileggersi1 punto
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Questi sono gli strumenti da lavoro... I cari vecchi bulini... Quanti ricordi...1 punto
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Scusate se vado o.t. Qualcuno mi mette un mi piace o quello che volete perché il numero che ho ora mi porta sfortuna...1 punto
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Non è la mia specifica monetazione, ma anche a me sembra di vedere le cuspidi delle lettere molto ben conservate, al pari dei capelli e delle dita delle mani, come le curvature dei punti......1 punto
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Taglio: 20 cent Nazione: Italia Anno: 2017 Tiratura: 5.000.000 Conservazione: FDC Località: Padova Note: credo sia una NEWS!!!1 punto
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Altra monetina trovata a Londra... - Tynwald Hill - Tynwald (o High Court of Tynwald) è il parlamento bicamerale dell'Isola di Man; istituito nel 979 d.C., pur non essendo il più antico del mondo, è quello in funzione da più tempo, non avendo mai interrotto le proprie attività. Il 5 luglio, la festa nazionale dell'Isola di Man, tutti i membri del Tynwald si riuniscono a Tynwald Hill, una minuscola collina nell'ovest dell'isola, dove tutte le nuove leggi vengono proclamate alla presenza del Vice Governatore. Isola di Man - 1 pound - 2007 Buon week-end!1 punto
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Ci sono zone d'Italia in cui l'evasione fiscale è del 90%, altro che evasori della domenica. E gli evasori sono dei delinquenti, non riesco a vederli in alcun modo con simpatia. Perché poi tocca a me - che ho uno stipendio modesto ma che pago le tasse fino all'ultimo centesimo - dover pagare anche per loro. A libertà di questo tipo rinuncerei volentieri, se mi dimezzassero le trattenute fiscali perché finalmente le tasse le pagano tutti.1 punto
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Da Wikipedia inglese: Coins were first put into circulation during January 2006 and do not feature a mint year. Le monte azere post-2006 (nuovo manat) non hanno data.1 punto
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