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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/07/18 in Risposte
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Carissimi, eccomi nuovamente a voi, stasera, ops stanotte voglio donarvi un tondello speciale, qualcuno a cui piace molto questo nominale rimarrà piacevolmente colpito, gli altri penso apprezzeranno per la particolarità dello stesso, e per la sua inconsuetudine.. Si, non pecca certo per bellezza, non pecca certo per qualità, ma è li il suo fascino sta nell'esser inaspettato, un pò come a volte è la nostra vita... Eros5 punti
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Dopo l'attacco di Pearl Harbor (7 dicembre 1941), il governo americano temeva che i giapponesi stessero per invadere le Hawaii. Temendo che gli invasori potessero impossessarsi delle riserve di dollari presenti nelle isole, si decise di ritirare tutte le banconote e di sostituirle con biglietti sovrastampati "HAWAII" e con sigillo di colore marrone, differente da quelli usati per i dollari in circolazione all'epoca (verde per le Federal Reserve Notes, azzurro per i Silver Certificates, rosso per le US Notes). Un mese dopo l'attacco, il 10 gennaio 1942 venne fissato un tetto al quantatitivo di dollari che i privati e le imprese potevano possedere (200$ e 500$ rispettivamente, oltre delle riserve per pagare gli stipendi). A fine giugno 1942 vennero messe in circolazione le nuove banconote con l'ordine tassativo che a partire dal successivo 15 luglio potevano circolare nelle Hawaii solo i dollari sovrastampati. Alla fine, ci si ritrovò con con un grosso quantitativo (200 milioni di $) di banconote ritirate; piuttosto che rispedirle in patria, con tutti i rischi conseguenti, venne deciso di distruggerle... si utilizzò prima un crematorio e poi la fornace di una raffineria di canna da zucchero. All'epoca circolavano tutti i tagli da 1 a 1000$, ma venne deciso di immettere in circolazione solo i tagli più bassi da 1-5-10-20$: 1 dollaro "Silver Certificate" della serie 1935-A 5-10-20 dollari "Federal Reserve Note" della serie 1934-A per il distretto di San Francisco (all'epoca, e tutt'oggi, competente per le Hawaii) Il biglietto da 1$ è il più comune, emesso in circa 35 milioni di pezzi. Gli altri sono meno semplici da trovare, emessi in 9,4 (il 5$), 10,4 (il 10$) 11,2 (il 20$) milioni di pezzi. Non si sa quanti esattamente siano arrivati ai giorni nostri. Poi ci sono le serie sostitutive, emesse in circa 50000 pezzi per taglio, davvero rare. Dopo aver inserito in collezione il pezzo da 1$, ho dovuto penare non poco per trovare gli altri tre ad un pezzo decente, oltre a cercare venditori americani desiderosi di spedire in Europa. Questi biglietti, 1$ a parte, non li ho mai visti dalle ns. parti. Il 5$ è il meno facile da reperire... ed infatti è il meno bello dei quattro. Il risultato finale in ogni caso mi ha lasciato soddisfatto... i quattro biglietti hawaiiani uno sotto l'altro sono davvero belli da vedere In particolare la sovrastampa aggiunge un tocco di particolarità.3 punti
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La monetazione di Sede Vacante è un'esigenza che nasce dalla necessità che oro e argento portato in Zecca potessero essere monetati anche dopo la morte del Pontefice. E' chiaro che, contrariamente ad altri regnanti, non vi era un "principe" successore, ma un Cardinale Camerlengo a nome del quale, appunto, si coniavano le monete. Per quest'ultimo si trattava anche di un lustro personale (nell'Ottocento in particolare, si veda il card. Bartolomeo Pacca) ma la bassa tiratura delle monete (non sempre) era in genere determinata dal breve periodo concesso alla preparazione dei conii prima della nomina del nuovo Pontefice. In realtà, per motivi diversi, questi conii potevano essere utilizzati per un periodo molto più lungo di quello della Sede Vacante, talora anche per anni, come avvenne a Bologna ad esempio nel 1829 dove per 3-4 anni i conii delle doppie di S.V. furono usati anche nel periodo del papato di Gregorio XVI (in mancanza di altri conii inviati da Roma per la produzione di monete d'oro). In uno stato conservatore come quello Pontificio è poi da considerare la "tradizione" legata a questa monetazione che faceva parte del protocollo in auge alla morte del Pontefice. Infine il collezionismo: era diffuso anche nel Sette-Ottocento, e non è infrequente la richiesta alla Zecca di monete di particolare scelta per soddisfare alti prelati e i clienti più vari.3 punti
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Sabato: presente all'evento e al pranzo. Se non ho contato male sarei il 17° al desco... il 17 marzo. Per fortuna non sono eptacaidecafobo: cercherò la sedia n°17 per rimanere coerente. Del resto, anni fa presi un aereo alle 17:17. Era un venerdì 17. Non essendo precipitato, mi sono convinto che questo numero primo non è così pericoloso...3 punti
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Ciao Luciano, il mio grazie è a tutti Voi, "vecchi" appartenenti a questo forum, che avete attivamente contribuito a costruire un vero archivio storico/numismatico al quale, noi "giovani" collezionisti possiamo attingere nozioni, storia ed importanti consigli per costruire il nostro percorso numismatico. P.S. Personalmente non posso non ringraziare sia @petronius arbiter chè @nikita_ Entrambi, hanno sempre pazientemente risposto ed eventualmente corretto i miei interventi, ed effettivamente, come da te evidenziato è sempre un piacere leggerli. Cordialmente PB3 punti
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Un motivo per la quale mi piace la monetazione greca, magno greca e romana provinciale è data dai rovesci delle loro monete dove svariate divinità assumono sembianze pisciformi. Quella che mi piace di più è quella in cui Eros (o cupido che dir si voglia) cavalca un delfino. Mi sono imbattuto in questa rappresentazione ai tempi che furono mentre ripulivo un coloniale dell'Asia minore di Caracalla. http://eroscoin.blogspot.it/2011/03/type-21-eros-riding-on-dolphin.html http://www.ire-land.it/mitologia/divinita/eros.html Presso i Greci numerose divinità assumono sembianze pisciformi oppure sono raffigurate nell’atto di cavalcare delfini e ippocampi; il pesce è sacro, inoltre, ad Afrodite quale simbolo di fecondità e nel mito di Poseidone rappresenta la forza delle acque (il medesimo significato assume presso i romani rispetto a Venere e a Nettuno). Per via dell’assonanza tra “delphi” (delfino) e “delphy” (grembo), esso era simbolo del principio femminile e del grembo da cui si genera la vita. Inoltre, esso era sacro ad Apollo. Nell’inno omerico dedicato a tale dio, si narra che Apollo un giorno si incarnò in un delfino e balzò su una nave di mercanti cretesi diretti a Pilo, dirottandola verso Crisa, il porto ove poi sarebbe sorto il santuario di Delfi e dove egli aveva già ucciso il mostro Pitone. Delfòi stessa (Delfi) si chiamò così appunto da delfìs, delfino. La narrazione prosegue affermando che quei marinai cretesi furono preposti dal dio quali primi custodi e sacerdoti del santuario. Un altro racconto riporta che Dioniso ebbe occasione di chiedere ad alcuni pirati di trasportarlo da Argo a Nasso, ma scoprì un complotto ordito da costoro per venderlo come schiavo. Dopo essere stato legato all’albero maestro della nave, il dio scatenò la sua ira, trasformando i remi in serpenti, aggrovigliando il vascello nell’edera e paralizzandola con tralci di vite, finché i pirati non si gettarono in mare impauriti, trasformati in delfini. Da allora essi sono amici degli uomini e si adoperano per salvarli dai flutti, come espiazione e pentimento dell’antico misfatto. Ai delfini è legato anche il noto mito di Arione, la cui versione più antica è narrata da Erodoto. Arione era un musico di Lesbo al quale era stato concesso dal suo padrone – il tiranno di Corinto – il permesso di viaggiare per la Magna Grecia e la Sicilia, per arricchirsi grazie al suo canto. Allorché volle tornare in patria, i marinai della nave su cui era imbarcato congiurarono per ucciderlo e derubarlo; tuttavia gli apparve in sogno Apollo che lo avvertì del pericolo e gli promise il suo aiuto. Quando i marinai lo aggredirono, Arione ottenne di poter cantare un’ultima volta: al suono della sua voce, un branco di delfini accorse verso la nave e Arione, fidando nell’aiuto promesso, si tuffò in acqua ove venne raccolto da un delfino, che lo condusse illeso a riva. Una volta salvo e al sicuro, Arione dedicò un ex-voto ad Apollo e tornò alla nativa Corinto. In ricordo di quell’evento, Apollo trasformò la lira di Arione e il delfino che lo aveva soccorso nella costellazione della Lira. Gli antichi greci consideravano un crimine contro le leggi dell’amicizia trattenere nelle reti i delfini che vi capitavano, ancor peggio era ucciderli. Questo rispetto e affetto dell’uomo verso il delfino spiega le molteplici rappresentazioni riportate su monumenti ed oggetti d’arte; numerose furono le città sulle cui monete era incisa la figura del delfino: Argo, Sagunto, Messina, Catania, Taranto. In area romana, a parte i parallelismi già ricordati con i culti greci, troviamo ampia dissertazione sui delfini in Plinio il Vecchio, il quale, in particolare, pone il problema della loro natura di mammiferi e del loro modo di respirare, nonché rileva la loro caratteristica di emettere suoni simili alla voce umana e il fatto che essi amano essere chiamati simon(nome con il quale greci e latini li appellavano per il loro profilo camuso; simòs in greco e simus in latino significa difatti “camuso”). Egli scrisse: «Il delfino è il più veloce di tutti gli animali, non solo di quelli marini; egli supera in velocità l’uccello e la saetta. I delfini, contro la natura degli altri animali d’acqua, hanno lingua mobile, corta e larga, poco differente da quella del maiale. Invece della voce producono un gemito simile a quello dell’uomo, hanno la schiena arcuata, il muso schiacciato, che in latino si dice simo e perciò tutti meravigliosamente li conoscono questo nome, Simone, ed hanno caro d’essere così chiamati. Sono i delfini non solo amici dell’uomo, ma anche della musica e soprattutto si dilettano del suono degli organi». Plinio narra di un delfino che, ai tempi di Augusto, visse nel lago Lucrino e divenne amico di un fanciullo, che andava a scuola da Baia a Pozzuoli: ogni giorno il ragazzino montava sul delfino che lo portava a scuola e poi a casa. Poco dopo la morte precoce del bambino, anche il delfino morì di dolore per l’amico perduto. Plinio prosegue con altri fatti, come quello, ad esempio, di delfini che, nel territorio di Nimes in Provenza, accorrono alla voce di pescatori di muggini perché li aiutino nella pesca.2 punti
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Uno dei progetti della associazione è sicuramente quello di arricchire il canale YouTube con contributi video dei vari eventi, ma anche con altri contributi aventi per oggetto monete, storia, interviste.... personalmente credo che possa essere uno strumento per rendere più fruibile la numismatica a tutti2 punti
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Le monete non si buttuna mai,per me. Magari le regali ad un bimbino per fargli venir la voglia per la Numismatica......2 punti
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Fermo restando l'indubbio valore del forum nel rispondere a ogni genere di quesito, mi permetto di consigliarti spassionatamente di concentrarti su un determinato periodo storico, consultare cataloghi, imparare piano piano a valutare autonomamente la conservazione delle banconote, ecc... Vedrai che in questa maniera aumenterà anche la "passione" e non solo "l'interesse" collezionistico. Saluti.2 punti
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Secondo me siamo alla fine del 1400, Carlo V Grosso da 3 bolognini (armetta Balbani) - Bellesia 62 punti
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Io posso anticipare che i numeri di serie sulle attuali banconote non sono affatto una novità e per chiarire questa affermazione rinvio, nel frattempo, alla lettura di questo articolo: https://www.academia.edu/29688676/F._De_Luca_Le_numerazioni_alfabetiche_sulle_monete_greche_le_antenate_degli_attuali_numeri_di_serie_sulle_banconote_PANORAMA_NUMISMATICO_Settembre_2016 Ma non vi preoccupate vi dirò tutto in maniera chiara e lineare il 17 marzo....2 punti
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Buona giornata Grazie "PriamoB" per aver riportato in evidenza questa bella discussione di @petronius arbiter, è sempre un piacere leggerlo. saluti luciano2 punti
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un evento che celebra altre zecche oltre che quella di Milano, oggetto del primo convegno. Un passo verso i nuovi soci che non sono soltanto milanesi.2 punti
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Penso sia da ricercare fra le monete del regno di Sicilia...uno spunto... https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FSC/5 Ciao Mario2 punti
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ok, come convivente sei il top, ma come agente segreto... devi ancora farne di strada!2 punti
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Una piccola serie di massime e aforismi inerenti il collezionismo, che noi carissimi possiamo adattare a "quel genere" a noi tanto caro. Ne ho scelto alcune di questa massime ma ce ne sono tante altre, mi auguro ci siano spunti di riflessione e che ci scappi anche qualche sorriso questo e in particolare se qualcuno di noi si riconosce in almeno una di questa massime. Walter Benjamin 15 luglio 1892, Berlino, Germania - 26 settembre 1940, Portbou, Spagna Per il collezionista - quello autentico intendo, il collezionista come deve essere - il possesso è il rapporto più profondo che in assoluto si possa avere con le cose: non come se le cose fossero viventi in lui, piuttosto è egli stesso che abita in loro. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] Una volta un uomo trovò nel suo campo una statua di marmo di estrema bellezza. La portò da un collezionista che amava tutte le cose belle, gliela offrì e questi la comprò a un prezzo molto alto. Poi si salutarono. Mentre tornava a casa con i soldi, l'uomo pensò tra sé: «Quanto vale questo denaro! Come si può dare così tanto per un pezzo di pietra scolpita, sepolta e dimenticata sotto terra per un migliaio d'anni?». Il collezionista osservava invece la statua pensando: «Che meraviglia, che vita! Che sogno! È ancora fresca, dopo un dolce sonno di mille anni. Come si può rinunciare a tutto questo per del denaro, arido e inanimato?». (ovvio è un'esempio per pensare e riflettere) Kahlil Gibran, Il precursore, 1920 La collezione nasce dal bisogno di trasformare lo scorrere della propria esistenza in una serie di oggetti salvati dalla dispersione, o in una serie di righe scritte, cristallizzate, fuori dal flusso continuo dei pensieri. Italo Calvino, Collezione di sabbia, 1984 Il vero collezionista è un bambino che ha appreso la difficile arte di abitare nelle cose che ha raccolto, senza fine. Marco Belpoliti, Colleziona, colleziona, qualcosa resterà, su La Stampa, 2015 Ciò che nel collezionismo è decisivo, è che l’oggetto sia sciolto da tutte le sue funzioni originarie per entrare nel rapporto più stretto possibile con gli oggetti a lui simili. Questo rapporto è l'esatto opposto dell’utilità, e sta sotto la singolare categoria della completezza. Cos'è poi questa «completezza»? Un grandioso tentativo di superare l'assoluta irrazionalità della semplice presenza dell'oggetto mediante il suo inserimento in un nuovo ordine storico appositamente creato: la collezione. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] È raro che i collezionisti si presentino al pubblico come tali. Desiderano passare per scienziati, per esperti, all'occorrenza anche per proprietari, ma molto di rado per ciò che pure soprattutto sono: per amatori. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 I collezionisti sono fisiognomia del mondo delle cose. È sufficiente osservarne uno e badare a come tratta gli oggetti della propria vetrina. Si direbbe che appena li tiene in mano appaia ispirato da essi, abbia l’aria di un mago che attraverso di essi guardi nella loro lontananza. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 I collezionisti sono persone dotate di un istinto tattico; secondo la loro esperienza, quando vanno all'assalto di una città sconosciuta, la più piccola bottega di un antiquario può rappresentare un fortino e la più sperduta bancarella una posizione chiave da conquistare. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 Il collezionista è il vero inquilino dell'intérieur. Egli si assume il compito di trasfigurare le cose. È un lavoro di Sisifo, che consiste nel togliere alle cose, mediante il suo possesso di esse, il loro carattere di merce. Ma egli dà loro solo un valore d ’amatore invece del valore d’uso. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] Il collezionista si trasferisce idealmente, non solo in un mondo remoto nello spazio o nel tempo, ma anche in un mondo migliore, dove gli uomini, è vero, sono altrettanto poco provvisti del necessario che in quello di tutti i giorni, ma dove le cose sono libere dalla schiavitù di essere utili. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] Il motivo più recondito del collezionista può essere forse cosi circoscritto: egli intraprende una lotta contro la dispersione. Il grande collezionista è originariamente toccato dalla confusione, dalla frammentarietà in cui versano le cose in questo mondo. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] La definizione più azzeccata della comunità degli autentici collezionisti è quella dei fedeli del caso, degli adoratori del caso. Non solo perché sanno benissimo che le loro proprietà devono il meglio al caso, ma anche perché vanno essi stessi a caccia, nelle loro proprietà, delle tracce del caso, perché sono fisiognomici convinti che non vi è nulla che possa capitare alle cose di tanto stravagante, imprevedibile, inavvertito da non lasciarvi le sue tracce. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] La figura del collezionista, che per l’osservatore risulta col tempo sempre più affascinante, non è finora stata riconosciuta come merita. Si potrebbe credere che nessuna figura avrebbe potuto allettare più di questa i novellieri romantici. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] Per il collezionista, in ciascuno dei suoi oggetti è presente il mondo stesso. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 Se le collezioni pubbliche sono socialmente meno problematiche e scientificamente più utili di quelle private, sfugge loro la più grande chance di queste ultime. Il collezionista usa la propria passione come la bacchetta del rabdomante, che gli permette di scoprire fonti nuove. Walter Benjamin, Scritti 1906-1940 [1] Il fascino d'una collezione sta in quel tanto che rivela e in quel tanto che nasconde della spinta segreta che ha portato a crearla. Italo Calvino, Collezione di sabbia, 1984 Si può e si deve raccogliere - in modo intelligente e piacevole - tutto ciò che amiamo e che appartiene alla persona amata, anche se non abbiamo una casa o un museo a disposizione, perché la poesia degli oggetti collezionati ne è l'autentica dimora. Orhan Pamuk, Il museo dell’innocenza, 2008 La vera casa di un autentico collezionista deve essere il suo museo. Orhan Pamuk, Il museo dell’innocenza, 20081 punto
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Ecco un'altro "vissutello" della mia tavolozza borbonica, sinceramente me ne ero dimenticato, ma lo ho riscoperto con piacere. cit. Il passato si allontana velocemente, il collezionista è quello che cerca di trattenerlo.1 punto
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Il tema è certamente di mio interesse, ma non sono ancora certo di poter confermare in quanto l'evento coincide con un impegno familiare (gara di ginnastica di mia figlia per la quale sono ancora in attesa dell'orario definitivo). Mi auguro di riuscire a incastrare il tutto e fare un salto.1 punto
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Ciao @Gianni1984, la moneta è di Siena, però dovresti inserire anche il peso, in modo da poterla distinguere tra quattrino e denaro piccolo, la prima foto, quella del R con croce patente è molto sfuocata non riesco a capire il segno dello zecchiere... Prendilo con le molle e di sicuro sarò corretto, andrei al periodo della delibera del 16 aprile 13711 punto
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Io ci dovrei essere, salvo imprevisti dell'ultimo momento.1 punto
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Ciao Mario, cercherò di esserci almeno per un saluto, se riesco anche la conferenza.1 punto
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Ciao, la situazione delle zecche nel Primo Impero (e nel Principato) non è ben chiara, essendoci varie ipotesi. Se ti riferisci al Principato, Ottaviano si affidava anche a zecche itineranti che seguivano il moto dell'esercito. Se fai riferimento al Primo Impero, sicuramente con Augusto erano attive varie zecche oltre a quelle di Roma e Lugdunum. Vi erano sia di occidentali che di orientali. Un succinto trattato lo trovi qui ad esempio: http://www.domusromanalucca.it/site/monete-al-tempo-di-augusto/ Per approfondimenti ti consiglio Caesar Augustus di R. Martini. Ciao Illyricum1 punto
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salve segnalo https://www.academia.edu/36100244/Le_zecche_di_Tagliacozzo_e_di_Tocco_da_Casauria_al_tempo_del_vicereame_una_mezza_verità_e_un_falso_storico1 punto
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Che una moneta per collezionisti non abbia la funzione basilare di essere uno strumento di pagamento, anche se legalmente ce l'avrebbe, su questo siamo d'accordo tutti. Ma non è che queste monete non abbiano senso, sono semplice coniate per un altro scopo, così come la finitura proof ha un fine estetico, c'è a chi piace e a chi non piace. Dopodiché ognuno compra e colleziona secondo la propria sensibilità, l'importante è essere consapevoli di ciò che si sta acquistando1 punto
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Ciao , Sono contento per te, diciamo che forse come nuovo cliente ti hanno assegnato il tutto , da ora in poi riceverei solo quelle che acquisterai..1 punto
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Ciao e grazie intanto, se riesci a passare anche per un saluto sarebbe splendido, penso saremo lì fino alle 131 punto
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Mi permetto di entrare in questa discussione solo per dire che il post di @loris1980 e`un suggerimento a non fare acquisti al buio senza conoscere nello specifico le caratteristiche di una banconota la sua storia e di conseguenza il suo reale valore. Il consiglio che viene rivolto a tutti i neofiti, e chi scrive ne è un socio onorario, è quello di munirsi di cataloghi, riviste, pubblicazioni varie, in maniera tale da poter avere un quadro generale prima di effettuare un acquisto, anche per non incappare in qualche "sola". La riprova di cio’ che ho detto ti e’ stata data da @rorey36 che ha valutato un sesto del prezzo richiesto la banconota che volevi comperare. PS. Ho gia’ scritto piu’ o meno queste parole in un altro post, ma mi pare che anche in questo caso calzino a pennello. Resta il fatto che uno e’ libero di acquistare e collezionare cio’ che vuole, e nel forum, come ha gia’ detto Loris trovera’ sempre qualcuno disposto ad aiutarlo. Cordialmente PB1 punto
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Ciao Mario, non ti posso ancora confermare la mia presenza, ti farò sapere la prossima settimana.1 punto
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Grazie Ciao, grazie. Effettivamente avevo notato che i passaggi in asta sono poco frequenti per questa tipologia. Credo che il mezzo ducato di Ferdinando IV abbia un suo particolare fascino, che meriterebbe maggiori approfondimenti, aldilà della rarità.1 punto
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ciao @dabbene puoi aggiungere un posto ai nostri 3, siamo in 41 punto
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Buongiorno,io apprezzo sicuramente essendo appassionato di monete meridionali e di errori di conio,quindi se vedo un esemplare che rispecchia questi due canoni ne rimango piacevolmente colpito....1 punto
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Siamo in vena di lacrimoni di malinconia a quanto vedo Mi accodo pure io allora: 1989 Tears For Fears, Sowing the seeds of love1 punto
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Si sta scrivendo molto sui Visconti in questo ultimo periodo, in particolare sulla monetazione di Gian Galeazzo, si sentono tante "campane" a riguardo, sono molto interessato a quanto potrà dirci mfalier. Per chi è interessato a questo periodo della zecca di Milano e Verona, non deve farsi scappare l'occasione di presenziare all'evento.1 punto
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abbiamo verificato che lo streaming ha avuto un grande successo la prima volta. Cercherò di migliorare qualche aspetto.1 punto
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Si lo streaming e' fondamentale, usiamo la tecnologia quando c'è per ridurre le distanze e farci sentire tutti più vicini, ovviamente il calore umano di una presenza fisica e anche di confronto ci farebbe enormemente piacere, il reale, la stretta di mano contano, sono l'essenziale ...1 punto
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Puoi seguire la conferenza in streaming1 punto
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si e pensare che i decreti li guardo tutti i giorni e non me lo ricordavo grazie di avermi rinfrescato la memoria ciao buona giornata1 punto
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Caro Mario ho avuto la fortuna di incontrarlo all'ultimo evento della nostra associazione, constatando di persona la sua intraprendenza e la sua carica passionale rispetto al mitico periodo dei Governi Provvisori. Parlando della mi conferenza sulla 5 lire del 48 del Governo Provvisorio di Lombardia e l'interessante contromarca che la rendeva unica, mi chiese di poterla osservare direttamente, e con grande gioia gli offrii nelle sue mani il tondello in questione. Lo stupore fu incredibile, e gli apprezzamenti molteplici, avevo appena assistito in diretta all'emozione che si prova quando si è veri appassionati...appagante... Lunga vita al tuo amico, lunga vita a tutti quelli che riescono ad emozionarsi con un semplice tondello.. Eros1 punto
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Che interessante iniziativa. Sarebbe utile per me così da immergermi meglio nella numismatica. Peccato sia un po’ distante, ma ci saranno altre occasioni! Che interessante iniziativa. Sarebbe utile per me così da immergermi meglio nella numismatica. Peccato sia un po’ distante, ma ci saranno altre occasioni!1 punto
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Grazie Amico mio, devo dire che ultimanente sto ampliando la mia collezione di varianti e non nascondo che con gran soddisfazione pure qualche inedito.1 punto
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Riprendo questa un po' datata discussione, ma le monete sono sempre loro e Carlo V pure, perchè può essere un bel ripassino per entrare nel tema di una delle relazioni che ci saranno a Milano il 17 marzo in " Colori e monete della penisola numismatica " , buona lettura e se vorrete parliamone pure ancora....1 punto
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.....stavo visionando un po di monete Napoletane sulla baia, di tutti i tipi e di ogni conservazione, perchè mi piacciono tutte. Molte foto sono illegibili e molte monete inguardabili per lo stato in cui si trovano. Clicco sulle immagini e ingrandisco le monete per osservarle meglio. E questa volta in un lotto di 6 monete mi trovo un 5 Tornesi del 1819 ridotto molto male, vissuto e pieno di colpi ai bordi.....a memoria rileggo tutte le parole delle legende e qualcosa attira la mia attenzione: Nella parola SICILIARVM....manca la M! Ricordo di averne visto solo altri due quest'anno. Cosa avreste fatto al mio posto, lo avreste lasciato....anche se malridotto? Ho preso solo lui nel lotto, contento il venditore di aver tolto un "rottame" e contento io per aver trovato un'altra variante. Arrivato oggi e fotografato insieme ai due gia' in collezione.1 punto
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15° giorno di terapia con acqua e samurai......Sempre più carina... Le nespole stanno maturando1 punto
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Ed al bar, nello stesso periodo, con questo videogame (Asteroid), dopo aver speso 3.000/4.000 lire, superando il record di punteggio della giornata c'era la speranza di poter vincere una bottiglia di spumante del valore di............................ 1.500 lire!1 punto
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Posso contribuire alla ricostruzione della storia dei Buoni di Cassa Olivetti in quanto sono il figlio della persona che li ha ideati e ne ha seguito la realizzazione. Sono quindi in grado di fornire qualche notizia che integra quanto pubblicato da Ezio ed Elio Novascone. Nel 1944 mio padre, Dante Giacobini, era il Dirigente con la responsabilità dell’amministrazione alla Olivetti di Ivrea. Nell’Italia tagliata in due dalla Linea Gotica, anche la Olivetti aveva difficoltà per il pagamento di stipendi e di fornitori a causa della scarsa disponibilità di carta moneta (come è noto, il Poligrafico dello Stato, con sede a Roma, non poteva più rifornire il nord Italia). Il problema solo in parte poteva essere risolto con assegni bancari. Mio padre ebbe quindi l’idea di utilizzare per stampare buoni di cassa la carta da lettere che aveva in filigrana il logo della ditta con le lettere ICO (Ingegner Camillo Olivetti). Di questa carta prodotta prima della guerra, che era di qualità molto buona, erano disponibili forti quantitativi. Inoltre la Olivetti disponeva di un’ottima tipografia interna. D’intesa con il “triumvirato” che dirigeva la ditta in assenza di Adriano Olivetti (allora rifugiato in Svizzera), composto da Giovanni Enriques, Gino Martinoli e Giuseppe Pero, mio padre seguì lo studio del modello e fece stampare buoni di cassa da 50, 100 e 500 lire per un ammontare di 20 milioni di lire. Vennero fatte due emissioni per ognuno di questi valori (25 agosto e 7 novembre 1944). Inoltre, furono prodotti anche buoni molto più semplici per importi in centesimi, su cartoncino (dimensioni mm 35X35) con timbro tondo a secco della ditta e indicazione del valore stampata in inchiostro nero (es., Olivetti – 80 centesimi). Questi buoni, noti come “biglietti Olivetti” avrebbero dovuto avere un’esclusiva circolazione interna (sotto l’indicazione del valore figura la scritta “Utilizzabile solo dai dipendenti per gli acquisti presso la Ditta in Ivrea”). L'interesse era forte, perchè lo spaccio Olivetti vendeva anche grano e carne portati a Ivrea (spesso dall’area di Pavia) grazie all’attività del CORISMA (Consorzio Rifornimento Spacci e Mense Aziendali), del quale era Presidente mio padre. La diffusione dei buoni fu quindi molto più ampia del previsto, e al di fuori della ditta. In realtà, venivano accettati da tutti e circolarono ampiamente in Ivrea e in tutto il Canavese in quanto la Olivetti, almeno in quel periodo, dava garanzie maggiori dello Stato. I buoni continuarono a circolare in Canavese fino ai primi anni Cinquanta. Vi era un accordo con le banche di Ivrea che avrebbero ritirato i buoni, che però erano molto apprezzati e di fatto alle banche non ne arrivò nessuno. La Olivetti li distruggeva quando ne veniva in possesso, e questa è la ragione della loro rarità. E' interessante notare che dopo le due emissioni del 1944 la Olivetti non continuò a produrne, ritenendo fosse poco corretto che la ditta pagasse i propri dipendenti con soldi stampati all'interno, che poi venivano usati per acquisti negli spacci della ditta stessa. Questo dà l'idea di quale fosse il senso di correttezza e di giustizia sociale di quei dirigenti che erano stati formati da Camillo Olivetti e influenzati dal suo insegnamento e dal suo esempio. Giacomo Giacobini Giacomo Giacobini1 punto
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