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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/17/18 in Risposte
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Più volte, nel corso di varie discussioni in questo forum, avevo accennato a una prossima pubblicazione dell'atteso Corpus di Ulla Westermark sulla monetazione di Akragas, dal 520 al 406 a.C. (manca quindi ancora un Corpus per il IV e III secolo a.C.). Adesso è finalmente disponibile da quest'anno. C'è la possibilità di visionare anche online questa grandiosa opera, in due volumi in inglese (il primo di testo e foto, il secondo di catalogo) sui seguenti links: http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:uu:diva-345876 http://uu.diva-portal.org/smash/record.jsf?pid=diva2%3A1189867&dswid=3347 http://uu.diva-portal.org/smash/record.jsf?pid=diva2%3A1190038&dswid=1039 Mi ha piacevolmente sorpreso questa disponibilità a consultare l'opera online. Evidentemente la scuola svedese è sufficientemente evoluta per permettere tale consultazione, anche se le copie cartacee sono sicuramente più gradevoli....5 punti
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Ecco una moneta di quell infamone di licinio...al quale piaceva farsi ritrarre quasi sempre con queste vesti sontuose..argentatura devo dire notevole, anche se la foto non rende..4 punti
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Certo Verona e' Verona, io credo che sia sempre stata il pranzo lamonetiano la migliore opportunita' per uno che inizia sul forum, che inizia ad appassionarsi, qui avrete la possibilità di confrontarsi con alcuni di noi, il virtuale che diventa reale, ritengo poi, essendo un pranzo conviviale ma comunque di Lamoneta, che dovrebbe essere un must doveroso per ogni curatore del forum, un atto di presenza, di partecipazione, di esempio per tutti, questo anche per lo staff e chi ha incarichi, condividere si, ma qualcuno anche per la sola appartenenza e credo in questo gruppo un po' di più degli altri ...quindi neofiti, meno neofiti, venetici e non venetici, staff, curatori e non curatori forza e coraggio, se ci sarete, come penso in molti !4 punti
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Buonasera cari piastristi, questa piastra mi è appena arrivata, ne avevo un'altra dello stesso anno ma questa è in conservazione superiore ed era ad un prezzo a mio avviso interessante. Mi piacerebbe avere un vostro parere, in particolare sul grado di conservazione. Cordiali saluti a grazie a chiunque voglia intervenire Silver2 punti
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Forse a qualcuno di noi sara' passato per la testa almeno una volta di immaginare una storia italica antica diversa da quella che effettivamente e' stata ; vi siete mai posti la domanda di come si sarebbe evoluta l' Italia se Enea non fosse mai arrivato nel Lazio e di conseguenza , secondo la leggenda – storia , se Roma non fosse stata mai fondata e quindi non fosse diventata quello che tutti sappiamo ? Comprendo anche che la storia vera non e' fatta di SE ma di fatti reali , quindi ecco spiegato il titolo del post , una fantastoria ; vorrei quindi tentare di scrivere una storia dell' Italia limitata nel tempo , partendo pero' su fatti storici reali ma che escludano la presenza storica di Roma nel senso di potenza militare emergente italica destinata al dominio dell' Italia . Cominciamo a fantasticare la storia italica senza Roma . Supponendo che Enea non sia mai arrivato nel Lazio e quindi , dopo tutta la serie nota posteriore di fatti leggendari – storici , Romolo al pari del fratello Remo non fosse mai nato e di conseguenza non avesse fondato Roma secondo la legenda , ma che in realta' Roma fosse solo un villaggio – citta' fondata dagli Etruschi al pari di altri luoghi etruschi sparsi nel territorio italico e che tale rimanesse nei secoli futuri , come si sarebbe evoluta la storia dell' Italia antica ? E' noto che l' Italia antica era un crogiolo di popoli diversi , sebbene quasi tutti facenti parte del ceppo indoeuropeo , questi antichi popoli italici rappresentavano quelle popolazioni stanziate nella penisola italiana durante l'Età del ferro e prima dell'ascesa di Roma . La conformazione geografica dell'Italia, da un lato favori i rapporti con le regioni circostanti, ma al contrario la sua natura prevalentemente montuosa separo' e isolo' le popolazioni entro aree geografiche ben circoscritte. Tra i popoli che abitavano l' Italia antica , tranne quindi le due isole maggiori , quattro emergevano su tutti come forza militare : Etruschi , Celti , Greci della Magna Grecia e Sanniti ; questi quattro popoli in assenza di Roma , prima o poi si sarebbero contesi il predominio dell' Italia con un quinto incomodo quale sarebbero stati i Cartaginesi , i quali gia' avevano contatti commerciali in Italia con Etruschi e Celti , mentre con i Greci di Sicilia i contatti erano militari per il possesso dell' isola . Indubbiamente il popolo italico che piu' si espanse nella penisola fu l' Etrusco i cui confini massimi andavano grosso modo e non in modo continuativo dalla Pianura Padana a parte della Campania . I Celti da parte loro scesero diverse volte dal Nord a razziare nel centro Italia ma essendo piu' che altro razzie e non invasioni vere e proprie , provocarono essenzialmente danni momentanei e presto riparibili . I Greci d' Italia da parte loro non intesero invadere e conquistare tutta l' Italia perche' il loro arrivo in Italia meridionale mirava essenzialmente alla fondazione di colonie da parte della madre patria ; vi fu solo un tentativo fallito di creare uno stato greco in Italia ad opera di Alessandro il Molosso , zio di Alassandro Magno che venne in Italia nel 335 a.C. per soccorrere la città magno-greca di Taranto, entrò in conflitto con i Lucani, i Bruzi, gli Iapigi e i Sanniti, nel tentativo di creare uno stato unitario greco nel Meridione d'Italia. Pur riuscendo a conquistare con i Tarentini le città di Brentesion, Siponto, Heraclea, Cosentia e Paestum, tuttavia il suo progetto non si realizzò, venendo sconfitto in battaglia e ucciso a tradimento da un lucano a Pandosia (Lucania)[1] o a Pandosia Bruzia nel 330 a.C . Anche i Greci di Siracusa sotto il Tiranno Dionigi si spinsero fino in Italia adriatica , fondarono Ancona e rifondarono Adria , forse anche Padova , per il resto le spedizioni navali militari di Dionigi in Corsica e sul litorale etrusco laziale a Caere furono solo razzie per racimolare denari per finanziare le perenni guerre in Sicilia contro i Cartaginesi . I Sanniti dal canto loro apparivano come un forte popolo montanaro i cui interessi territoriali si rivolgevano tra i monti dell' Abruzzo , del Molise e parte della Campania fino ai confini con i Lucani loro consanguinei , erano pero' divisi per ceppi , mancavano quindi di una coscienza nazionale ma all' occorrenza sapevano unirsi . Questa era all' incirca la situazione dei principali popoli italici senza Roma ; cosa poteva succedere ? Chi avrebbe potuto avere il dominio d' Italia al posto di Roma ? Probabilmente i soli Etruschi sarebbero stati in grado di dominare in Italia se questi non avessero subito prima la disastrosa sconfitta di Aricia che fu uno scontro campale presso l'antica città latina di Aricia , attuale Ariccia, vicino Roma , nel 507-506 a.C. circa , tra un esercito etrusco e le forze congiunte dei Latini e dei Greci di Cuma , battaglia che impedi' agli Etruschi l' invasione del basso Lazio e in prospettiva della Campania ; oltre alla successiva sconfitta navale di Cuma del 474 a.C. ad opera della flotta siracusana, guidata da Ierone I di Siracusa i quali con questa vittoria i siracusani posero fine all'espansione etrusca nell'Italia ellenica , assestando un duro colpo all' influenza politica che gli Etruschi esercitavano anche nell' Italia continentale , questi avrebbero assoggettato anche tutta l'Italia meridionale ; da queste due sconfitte campale e navale degli Etruschi , gli storici fanno iniziare il declino della civilta' etrusca . Oltre agli Etruschi , popolo organizzato e civile , forse nessun altro avrebbe potuto aspirare a diventare padrone dell' Italia , se non qualche opportunita' di conquista avrebbero potuto averla i Greci o i Cartaginesi ; i primi fondando sempre piu' colonie in Italia fino a farne una succursale della Grecia , oppure i Cartaginesi i quali da grandi naviganti e commercianti quali erano avrebbero soppiantato gli Etruschi in Italia e prima o poi sarebbero entrati in conflitto con i Greci per interessi commerciali e territoriali come gia' era avvenuto in Sicilia ; insomma concludendo questa fantastoria italica , la storia europea quale oggi conosciamo , senza Roma , avrebbe avuto uno sviluppo completamente diverso ed imprevedibile . In foto : pianta dei popoli antichi italici , piana sotto Ariccia dove si svolse lo scontro tra Etruschi , Latini e Greci di Cuma , Elmo Etrusco preda di guerra dei Siracusani ed offerto con dedica a ricordo della vittoria navale contro gli Etruschi .2 punti
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Un consiglio che sento di darti, che anche in questo campo nessuno regala nulla... non farti attrarre da prezzi bassi, compra una moneta in meno ma comprala bellA ed acquista solo da professionisti e prima di farlo, magari acquista qualche bel libro...per questi i soldi non sono mai buttati e sono immuni da falsificazioni.. skuby2 punti
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Carissimi, sto maturando alla velocità della luce grazie a tutti voi, ho iniziato solo 4 anni fa e far parte di questa comunità di piastristi preparati e generosi nel proferire preziosi consigli è impagabile. Grazie di cuore a tutti. Silver2 punti
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Beh, io opterei per una visione più comunitaria dell'andamento sociale. Come diceva @Legio II Italica, gli Etruschi furono sconfitti nel VI secolo a.C. ad Ariccia da una lega di popolazioni latine. Io penso che le varie popolazioni avrebbero formato diverse leghe in base alle affinità religiose e di stirpe. Quindi avrei detto: -Etruschi -Lega Adriatica (Umbri e Piceni) collegata con il mondo magno-greco -Lega Latina (che già c'era) in Lazio e circondario -Lega Sannitica (con scopi non anti-romani ma più anti-greci e anti-cartaginesi) Secondo me l'unità sarebbe stata molto difficile. Sulla sponda adriatica e ionica si sarebbero affermate alleanze e stati puramente ellenici. Sulla sponda tirrenica avremmo avuto l'ingerenza cartaginese in Lazio e anche in Campania (Capua etrusca sarebbe stata contesa tra sanniti e cartaginesi essendo per me la città ideale x creare una sorta di Cartagine 2 in Italia). Per il nord non mi sbilancio, gli Etruschi potevano conquistare tranquillamente una tribù gallica, però quando si univano, per quanto frammentate e divise, erano toste da abbattere, quindi non saprei (forse qualche tribù si sarebbe imposta sulle altre formando un regno gallico...)2 punti
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Mi pare una frase un tantinello "qualunquista" e da non dire ad un neofita. Non trovi?2 punti
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Sempre dal medesimo ripostiglio (e identico pedigree), due nuovi esemplari di Diocleziano: D\ IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG R\ IOVI CONSER AVGG, B?|_, SML Bastien n. 137 (10 ex.) D\ IMP C DIOCLETIANVS P AVG R\ IOVI TVTATORI AVGG, _|_/P Bastien n. 145 (23 ex.) E con questi due conto di finire con la provenienza da questo ripostiglio... direi che posso ritenermi fortunato e soddisfatto!2 punti
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Mi piace leggere e se possibile commentare, sopratutto gli articoli come quelli del gazzettino e di Panorama numismatico, insomma un'altra passione oltre alle monete è leggere delle monete stesse, non si finisce mai di imparare o di sapere qualche novità sulle monete, ogni articolo di tutte le pubblicazioni offre spunti e notizie che possono far accrescere la conoscenza. Solo questo, mi spinge a commentare.2 punti
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Francesco V (1846-1859) Francesco V dal padre ereditò la fede, la morigeratezza e l'onestà, ma si rese anche conto di reggere uno Stato che andava modernizzato, e nel quale commercio e manifatture dovevano prendere slancio, e per fare questo occorreva che ci fosse una moneta che circolasse senza intoppi. Il Consultore alle finanze (oggi diremmo «ministro») si rese conto che uno dei mali era dato da quelle monete settecentesche, ormai illeggibili, che circolavano in mancanza di meglio e fece un progetto apparentemente bizzarro, ma non privo di senso: riprendere la coniazione di moneta estense, sul piede della «Lira italiana», ma solo nel taglio da 1 centesimo, in puro rame, ritenendo sufficiente la circolazione delle monete «buone», ed invece inquinata e preda di speculatori quella della moneta plateale per i piccoli commerci. A mio avviso l'idea era valida, coniando però almeno anche monete da 5, ma gli eventi del 1848 fecero accantonare l'idea. Si verificava sempre più nel Ducato un corso abusivo delle monete (abusivo perché non rispettava il corso ufficiale dato dalle tariffe di cambio), fenomeno del resto noto da secoli e che si risolveva in tre fasi: a) su una piazza la moneta circolante buona e ricercata, veniva tesaurizzata ed esportata; b) la scarsezza di circolante portava all'invasione di moneta straniera e calante che veniva accettata, in mancanza di meglio, ad onta di tariffe e gride; c) il sovrano emetteva grandi quantità di nuova moneta, di qualità inferiore alla precedente, che riportava la pace sociale con un'illusoria ritrovata ricchezza. Questo fenomeno, nel Ducato, si arrestò alla fase b) e lo sbocco inevitabile alla fase c) lo si ebbe non con il conio di moneta effettiva, ma con la creazione, intorno al 1850, di una moneta virtuale, la «Lira abusiva», in sostanza lira «scadente», ma che era quella che circolava nella realtà, recepita anche nei documenti ufficiali e nelle tariffe, al corso di 89 centesimi della Lira Italiana che divenne «Lira tariffale». Dopo il 1848 la confusione crebbe per la concomitanza di diversi fattori. 1) arrivo, nel 1849, dei pezzi in mistura della caduta Repubblica Romana, posti immediatamente fuori corso a Bologna, ma incettati e posti in commercio a Reggio e Modena: erano monete a corso forzoso dal nominale di 10 baiocchi per grammo di argento fino (contro i 2,42 grammi della moneta pontificia) che crearono non poca confusione nel fissarne il tasso di cambio; 2) svilimento del titolo dei 5/10/20 baiocchi d'argento pontifici, ma aumento del loro peso: la cosa non venne compresa immediatamente da tutti: fu una svalutazione di circa il 6%, ma che per un periodo vide identiche quotazioni dei vecchi e nuovi baiocchi; 3) tensione dei prezzi dell'argento sui mercati internazionali. A nulla valse l'arrivo di truppe austriache di stanza nel Ducato dopo il 1848 e pagate con (buone) monete milanesi: anzi, queste venivano incettate e la Lira austriaca, quotata ufficialmente 86 centesimi, veniva cambiata quasi alla pari con la Lira Italiana. Come è intuitivo, i maggiori problemi li riscontravano i commercianti al minuto che incassavano moneta abusiva (perché logora e calante) e dovevano rifornirsi all'ingrosso pagando con moneta buona, e pagare le imposte con moneta buona, perché queste erano sempre calcolate con lire «tariffali» (così come multe e sanzioni amministrative). Non poco lavoro ebbero gli avvocati in questo periodo: come si dovevano interpretare i contratti di mutuo, e altri contratti (es. affitti) di lunga durata, stipulati in non meglio identificate «lire»? I debitori pretendevano di pagare in «abusivo» quello che a suo tempo fu stipulato in «tariffale». La situazione si fece sempre più insostenibile, ed il Duca iniziò a studiare un progetto di emissione di monete, stavolta di tutti i tagli e pezzature per porre fine al caos che si riscontrava sui mercati. Pensare però di riattivare la zecca di Modena, ferma da 60 anni, avrebbe significato acquistare ex novo i macchinari (solo un torchio era ancora utlizzabile), assumere ed istruire dipendenti: tempi e costi sarebbero andati troppo avanti rispetto all'urgenza, e quindi si presero contatti con la zecca di Milano che avrebbe potuto garantire qualità e celerità nel lavoro. Quando sembrava tutto pronto, la zecca di Milano fece conoscere la propria indisponibilità, perché, a seguito della riforma monetaria austriaca, era impegnata per molto tempo nelle nuove coniazioni di Fiorini, Quarti di Fiorino e pezzi da 5 e 10 Kreuzer. Si dovette ripartire da capo, prendendo contatti con la zecca di Bologna e dando l'incarico agli incisori Bianchi e Voigt di predisporre conii ed attrezzature. Finalmente il 19 febbraio 1859 viene pubblicato un Editto che determinava le caratteristiche delle nuove monete che ci apprestava a coniare: 1) pezzi in rame da 1, 2 e 5 centesimi, del peso di 2, 4 e 10 grammi. 2) pezzi in mistura da 10, 20 e 50 centesimi (grammi 1,5 a titolo 280, grammi 3 a titolo 280, grammi 4 a titolo 550) 3) pezzi in argento 900 da 1, 2 e 5 lire (grammi 5, 10 e 25) 4) pezzi in oro 908 dal peso di grammi 4 e 8, denominati Ducato Estense e Doppio Ducato Estense, senza valore predefinito, ma da quotarsi in base al prezzo di mercato dell'oro. Si adottò quindi un monometallismo argenteo, del tutto simile a quello adottato dall'Austria. Dopo nemmeno 4 mesi dall'Editto, l'11 giugno, il Duca abbandonava il Ducato a seguito delle vicende della II Guerra d'indipendenza, e le monete estensi non videro mai la luce. Nel 1990 la Banca Popolare dell'Emilia coniò i tre pezzi in argento e li mise in un cofanetto commemorativo. Dal punto di vista artistico le monete seguivano i dettami dell'epoca, quindi ritratto (o stemma) al diritto e valore in corona d'alloro al rovescio, similmente alle monete coeve dello Stato Pontificio. Rimase quindi tutto come prima, e anche la dittatura Farini e l'annessione al Regno di Sardegna (poi d'Italia) non ebbero effetti taumaturgici: per vedere l'abolizione del corso abusivo dovremo attendere il 1864, e sarà l'oggetto del mio prossimo (breve) intervento.2 punti
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Bellissima moneta di Licinio con una bella argentatura. A questo punto concordo sull'idea di Roman! ?1 punto
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Ricordo una certa somiglianza con le aste delle T nel Tari' del 1834, ricordi Pietro?1 punto
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Buonasera,in prima battuta sarei stato propenso ad appoggiare l'ipotesi di @eliodoro riguardo ad una egemonia di Cartagine nel mediterraneo che avrebbe attirato gli apostoli diventando di conseguenza il polo culturale politico e religioso dei secoli a seguire,poi riflettendo ho pensato cosa e' che ha fatto grande Roma ? Non la posizione,non le risorse locali,non una superiorita' culturale,cosa allora? La risposta e' "la mentalita" una mentalita' industriale ante litteram applicata a tutti I campi della societa', all'esercito,alla religione,al commercio,alla politica trasformando cosi una piccola tribu' centro italica in una super potenza "moderna" che applicava la tecnica della "variazione sul tema" alla massima potenza,mentalita'che Cartagine non aveva essendo piu una gilda commerciale che un vero e proprio impero. Concludendo: se in Italia non fosse avvenuto il "miracolo"Roma probabilmente non ci sarebbe stata un'etnia capace di imporsi per lungo tempo e su vasta scala sulle altre almeno fino a che qualche popolazione confinante con un senso nazionale piu forte non si fosse affacciata "ad portam".1 punto
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Stesso mio pensiero... oppure potrebbe esser stato utilizzato un consolidante per stabilizzare la patina. Una situazione che ho riscontrato talvolta nei bronzetti. Comunque sia, moneta in pregevole stato di conservazione. Ciao Illyricum ?1 punto
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Ma secondo me proprio no, una su tutte il cratere/bolla sopra la lettera C di SC è uno dei classici rivelatori di fusione, questo senza voler parlare di tutti gli altri buchetti tondeggianti in bella vista1 punto
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è molto lucida, è possibile che vi abbiano messo sopra un leggero strato di cera protettiva dico probabile...e non è comunque un problema... cmq bella1 punto
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Beh, prima di tutto dipende dal materiale. Te hai messo un sesterzio come riferimento. Il sesterzio era in bronzo, materiale facilmente ossidabile ed è per questo che la moneta si ricopre di patina (poi in base al luogo di conservazione cambia colore, dal verde al rosso, a colorazioni miste). La moneta nel primo commento invece (non so cosa sia, dracma o denario o altro?) è d'argento. Anch'esso materiale ossidabile, ma la moneta tende a diventare solamente più scura o nelle monete più recenti può avere una patina iridescente. Le monete d'oro invece non si ossidano e pertanto rimangono tali in eterno (tranne le monete esposte a gas sulfurei tipo monete stile "Boscoreale" e a mercurio). Ritornando alla tua moneta, sicuramente è stata pulita con prodotti chimici, ma lo stile "verniciatura" presumo sia frutto della luce per risaltarla in foto e considera che la moneta è anche in parte consumata e i rilievi non sono più vivi come uscita da zecca e quindi sembra più piatta, mentre nel sesterzio di Nerone, soprattutto il busto, è ancora molto ben delineato. Una moneta d'argento la trovi verde se se è l'anima di un suberato Spero di non aver detto castronerie1 punto
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Buongiorno, credo sia stata bagnata in qualche liquido chimico pulente. Non sono esperto di questa monetazione, ma gli effetti sembrano quelli. Un saluto1 punto
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Siamo sicuri che, mancando Roma come potenza egemone, la storia del cristianesimo sarebbe stata la stessa? Se gli apostoli Pietro e Paolo andarono a Roma, invece che da un'altra parte, fu perché Roma era la capitale del mondo (e divenne la capitale del cristianesimo), ma se fosse stata una città come le altre, o non fosse esistita proprio? Dove sarebbero andati? In qualunque posto avesse svolto il ruolo-guida che era di Roma: forse in Grecia, forse in Africa, oppure verso est. Sicuramente il cristianesimo sarebbe arrivato prima o poi anche in Italia, ma non è detto che questo avrebbe significato l'unificazione del paese. Avrebbe potuto essere un cristianesimo già fattosi potere, che avrebbe conquistato con la forza, piuttosto che convertito con la persuasione, i popoli italici, che a quel punto non sarebbero stati affatto contenti di ritrovarsi sotto un nuovo padrone, e avrebbero combattuto per liberarsene e tornare allo status ante quo. Il tutto, naturalmente, sempre nell'ottica fantastica di questa discussione petronius1 punto
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Provo ad immaginare una storia italica diversa come scritta nel post . Secondo me i popoli gia presenti sulla penisola ,con guerre di conquiste territoriali ora uno e ora un altro avrebbero dominati territori molto consistenti dell'Italia , con l'influenza ai vari confini di popoli stranieri. Poi la svolta per un unita di quasi tutto il territorio con la convivenza pacifica delle varie etnie poteva avvenire con l'avvento del cristianesimo , tenendo presente che invece di impiegare sette secoli per espandersi come religione e con un regno del papato ,questa non sarebbe stata osteggiata dai romani fin dal primo secolo. Supponendo che gli ebrei quel periodo storico fossero dominati da altri conquistatori e che quindi ci sarebbe sempre stato la morte di Gesu e l'espandersi della sua religione.1 punto
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Ricordiamo agli iscritti dell'Associazione e agli amici che ci vorranno conoscere che siamo presenti al pranzo che facciamo tutti gli anni in concomitanza del Convegno di Verona, per ritirare le copie del Gazzettino numero 3, e dello Speciale per chi non l'avesse fatto ancora. E' sotto inteso che per chi lo volesse può approfittarne per iscriversi all'Associazione, cogliendo l'opportunità di fruire subito del nuovo Gazzettino e dello speciale sulla zecca di Milano. Di seguito il link per aderire eventualmente al pranzo di Sabato. Eros https://www.lamoneta.it/topic/169590-convegno-di-verona-25-26-27-maggio-2018/1 punto
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Canzone del '79 che ricorderete sicuramente ascoltandola, ci si prepara ad entrare negli anni '80. ___________________________________________________________________________1 punto
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La nascente potenza romana,forse,poteva andare in crisi mortale solo nel 390 a.C.,con la sconfitta gallica.Ma non seppe approfittarne nessuno.Roma era destinata a vincere,fin dall'inizio.1 punto
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Condivido in pieno, per me l'ultimo capolavoro di Venditti è stato "cuore" avevo la cassetta che ho smagnetizzato da quanto l'ho ascoltata, notte prima degli esami resta una delle canzoni più belle di sempre, poi più niente, devo dire con dispiacere che da 30 anni a questa parte quando lo sento in radio cambio canale in men che non si dica a prescindere da cosa stia cantando perché mi provoca l'orticaria. Proprio oggi in radio è passata una canzone che non ascoltavo da un pò di tempo e che ha risvegliato in me quella diffusa sensazione di benessere tipica di quegli anni che poi è il motore che induce tutti noi a ricordare e a condividere tante belle cose in questa discussione. PS. Tini Cansino è stata a lungo la prima causa di cecità precoce nel nostro paese ed uno dei motivi per cui ora porto gli occhiali .1 punto
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@O'trebla ....... non mi hai lasciato nemmeno un posticino per divertimenti e "gnocca" ?1 punto
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Almeno un decimo di grammo. Perche' per pesare un millesimo di grammo (il peso di un'ala di mosca) ci vuole una bilancia da laboratorio in teca chiusa e temperatura controllata se possibile. E poi bisogna fare piu' misure e fornire la media e la varianza di tali misure.1 punto
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Il peso ragionevole di quella moneta è 0.3 grammi. Secondo me si è banalmente confuso il decigrammo col milligrammo. Ho fatto 2 calcoli giusto per convincere matematicamente che non può essere altrimenti. Densità argento: 10.5 g/cm^3 Diametro presunto: 1.4 cm -----> Superficie= pi*(diametro/2)^2=1.54 cm^2 il peso P=Superificie*spessore*densità, da che ne segue che: Spessore=P/(densità*Superficie) Se inserisco come peso 0.003 g allora ottengo uno spessore di poco più di 1.8 micron ? (la stagnola credo sia intorno ai 20-50 micron o giù di lì) Se inserisco 0.3 grammi, allora lo spessore diventa 0.18 mm che è un numero ragionevole ed in linea con gli spessori di queste monetine così piccole.1 punto
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Mi sembra anche giunto il monento tenuto conto della discussione dedicata a questo Manuale che io facessi una sorta di presentazione adeguata, in pratica una iniziazione (minima) a ciò che poi troverete trascritto nel volume. Ho predisposto, dopo alcuni anni di studi, un volume per tutti, almeno spero, con la consapevolezza di potere agevolare i giovani …. chi in questi anni si è avvicinato e/o si vuole avvicinare a questa monetazione … chi aveva bisogno ancora di alcune/molte risposte e perché no, anche a commerciati e case d’asta. Nella correttezza, anche, del quesito che era stato portato in questa discussione e ripeto, scrivo del mio lavoro, ancor prima dell’elaborazione, avevo provveduto e molto riflettuto sull’impostazione che quest’opera doveva assumere. Il Corpus, ad esempio, venne organizzato dagli autori in ordine cronologico, in pratica per data; rimase ed è un’immensa classificazione di monete di Napoli, in pratica le ritrovi quasi tutte (e con tutte le varianti possibili che in quell’epoca vennero raccolte), ma, ma …. è si … rimane un contenitore dove cercale quando al giorno d’oggi non ti capita di trovarle classificate dettagliatamente nei cataloghi (per l'enorme quantità di varianti). Nel lontano, oramai 1984, due grandissimi studiosi della monetazione di Napoli, Michele Pannuti e Vincenzo Riccio, impiegarono 10 anni della loro vita per organizzare al meglio per tipi e sottotipi tutte le monete di Napoli che erano descritte nel Corpus (omettendo volutamente le piccole varianti di conio e in questo senso il Corpus è il più completo), ma intravedendo, utilizzando snellezza ed essenzialità (chi voleva le particolarità poteva ricercarla nel Corpus), la possibilità di offrire agli studiosi, ed anche ai non iniziati, uno strumento di consultazione più moderno e facile per l’individuazione dei tipi monetali battuti/coniati nella zecca napoletana; nacque l’inquadramento per tipo monetale e nacque la tipologia. Ed è a loro che si deve, fino ad oggi, (cataloghi moderni/attuali compresi) la dimestichezza nel riconoscere, sempre con maggiore facilità, tutte le monete di questo magnifico territorio; anche il mio Manuale è stato organizzato in tal senso, ma …. da anni or sono avevo intuito che a questa abitudine nella catalogazione, mancasse uno studio rigorosamente scientifico e cronologico sulla metodologia attuata, mi spiego: alle monete classificate solo ed esclusivamente per tipo (in pratica al cambio dell’effige sovrana) e di conseguenza accodate solo in considerazione dell’anno di emissione, (escludendo quindi le semplici varianti di punteggiatura), mancava uno studio dettagliato a riguardo le varietà di conio/cambiamenti che si fabbricavano tenuto conto della sostituzione nei locali della zecca di Napoli di una delle tre cariche ufficiali i cui titolari erano anche autorizzati ad apporre lettere identificative dell’opera compiuta, sulle monete stesse. Lo studio minuzioso correlato a questi personaggi, alle date di cessazione delle attività e la conoscenza della data del subentro di un successore, ha determinato una scissione di gran parte delle monete tipo catalogate fino ad oggi. In sostanza, ho mantenuto la moneta tipo ma di conseguenza, in ordine alla variazione accaduta, si sono create altre monete tipo tenuto conto del prodotto che uscì dalla zecca (variato) proprio in considerazione del cambiamento avvenuto. Ogni rimpiazzato Ufficiale di zecca lasciò certamente un “marchio” sulla produzione del proprio conio, con o senza “firma” ed è proprio questo aspetto integrativo che è alla base dello studio che poi ho sviluppato nel Manuale. Sono fermamente convinto che questa veste innovativa offrirà un quadro completo in ordine alle coniazioni avvenute nella zecca, riempirà un vuoto lasciato dai miei predecessori e renderà certamente più agevole una loro immediata classificazione, compiutezza e conoscenza degli avvenimenti. Ritornato ancora, con breve risposta, all’utente che ha intravisto una possibile differente metodologia di classificare le monete (in genre) ma in quel caso, di Napoli (e al quale, per quanto mi riguarda ho dato una mia risposta adeguata), vorrei solo ricordare che queste vanno innanzitutto e in via preliminare studiate, indifferentemente poi dalla loro successiva impostazione su carta stampata. Qui si è fatto uno studio su tutta la monetazione, a partire da Carlo II per concludersi con Francesco II di Borbone, esaminando ad una ad una tutte le monete che nel Manuale sono state catalogate. Il 90% del lavoro è stato compiuto, mancherebbero all’appello per un’opera finale alcune convinzioni che hanno però l’occorrenza di documentazione (o almeno parte di essa) a riguardo, ma che hanno già, considerato gli studi e l’esperienza matura sul campo, un tracciato quasi risoluto. Per fare un esempio concreto al post n. 32, si è discorso sulla moneta (coniazioni comprese), dal momento in cui Carlo di Borbone prese possesso della città di Napoli. L’elenco cronologico espresso è quello completo, ovvio, avvenimenti sintetici compresi; ma anche in tal metodo, senza studi appropriati della moneta e documentazione, il prodotto finale non ci dice niente comunque. Se dovessi chiedere, stando fermo solo a quella monetazione espressa (di Carlo) e a quei fatti: perché i Sebeti dal 1737 al 1746 non vennero coniati …… perché negli anni 35 e 36 abbiamo due tipi di Sebeti (con sigle De G e G H), …….. perché sulle monete auree di Carlo (6 - 4 - 2 ducati) alcuni coni detengono l’effige di Carlo “diversa” ….. perché alcuni coni hanno la descrizione con VTR ed altri con UTR Solo su Carlo di Borbone ci sono molteplici perché ….. ai quali ho dato una risposta. Non c’è metodo di classificazione che regge se non hai compiuto degli studi adeguati. Mi auguro davvero di aver organizzato al meglio il mio lavoro, e che poi alla fine sarete Voi stessi a giudicare. Pietro Magliocca1 punto
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Mi permetto di ricordare storia e monetazione di Pirro in : http://roth37.it/COINS/Pirro/index.html1 punto
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Rilanciamo un po' questa discussione in fondo il cosa vorresti e' un po' il dogma di tutto, cosa ti piacerebbe vedere, ma anche che progetti venissero fatti, provati, o idee, proposte, tutto può essere lecito poi dipende dalla fattibilità , dalla operatività, dai rapporti con i terzi coinvolti, sembra a volte semplice ma ogni iniziativa se studiata e attuata nei minimi particolari e' veramente difficile, complessa, il mondo numismatico ha poi sempre difficoltà maggiori e indite perché e' un microcosmo e nei microcosmo i fattori sbattono e si avvicinano spesso contrastandosi, bisogna tenere conto anche di questo . Si accettano dai nostri soci e amici proposte e idee da autunno in avanti perché prima il calendario e' pieno, o in chiaro o in Mp in privato , ognuna sarà valutata con attenzione ....1 punto
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Dall'isola di Lesbo, 2 frazionali in argento con figurazioni " guerriere " . Un rarissimo triemiobolo di attribuzione ( non univoca ) a Mitilene, con al rovescio un elmo corinzio in incuso ed un tetrobolo da Metimna con oplita al diritto .1 punto
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Scusa @turbato5 ma ti segnalo 1 che esiste la sezione falsi per queste richieste 2 che se posti decine di monete false, a qualcuno potrebbe sorgere il dubbio che tu stia saggiando semplicemente il mercato... O sei solo stato molto molto sfortunato negli acquisti Scusate l'intervento "malizioso"1 punto
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Io ne avevo inserita una nell'osservatorio circa a metà febbraio, era in perfette condizioni come appena uscita dal rotolino. Poi non ne ho più trovate...1 punto
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Spero decisamente di esserci con il dott. Alberto Petrignani (new) nel gruppo veneziano perbacco !1 punto
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Mi piacerebbe riunire tanti appassionati in una grande sala, è fare un ciclo di opinioni sulla vita numismatica... Però vorrei tutto il forum presente, dove attraverso giornate insieme si possa finalmente parlare, parlare, parlare e poi ancora parlare, a dimenticavo e poi gioire con tanti tondelli... Ognuno con il suo periodo, ognuno con la sua zecca, ognuno con la sua storia.. Una Babele numismatica che f.....1 punto
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Grazie @O'trebla ultimamente mi appassionano le monete che veicolano una storia, sia essa legata alla sua provenienza storica (ripostiglio) che collezionistica (precedenti proprietari e/o venditori)... per me è un surplus non indifferente la storia che veicola la moneta oltre ovviamente al pezzo in sé e per sé... avere in collezione monete provenienti da ripostigli, da proprietari numismatici illustri, da collezionisti importanti, pezzi venduti da negozi storici ecc... bé mi affascina molto! Fossi un commerciante, impronterei parte della mia offerta proprio su questo aspetto magari accompagnando il pezzo con del materiale informativo... giusto per invogliare i collezionisti ad approfondire la moneta in tutti i suoi aspetti... certo, mi rendo conto che questo non è applicabile per tutti i pezzi presenti nel mercato attuale e futuro... tuttavia noto che laddove la cosa è presente (o è ricostruibile) spesso non viene valorizzata appieno... il che è un bene per l'appassionato come me (che si approvvigiona di materiale con prezzo più contenuto), ma un potenziale male perché è concreto il rischio di perdere queste preziose informazioni nei vari passaggi di vendita... Ora mi domando: quante monete immesse nel mercato provengono dai ripostigli noti e venduti in asta negli ultimi anni? Quante da collezioni illustre poi via via smarrite tra una proprietà e l'altra? Ultimamente ho iniziato a chiedere ai vari commercianti a cui mi sono rivolto informazioni sulle precedenti provenienze e a verificarle a ritroso... scoprendo così informazioni interessanti che altrimenti si sarebbero perse (vedi ad esempio la serie di monete provenienti dal ripostiglio di Ircherster).1 punto
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Anche se questa discussione non verte direttamente su una moneta della Repubblica, credo sia corretto inserirla nel forum "Repubblica", posto giusto dove ricordare questo grande personaggio, noto e, credo, amato da tutti gli appassionati delle nostre vecchie e care Lire. Sono stato sulle sue tracce oggi, ed ho voluto visitare la sua tomba, nel piccolo cimitero di Madonna di Buja, in provincia di Udine. A pochi km dal cimitero dove è sepolto nella tomba di famiglia, si trova anche un piccolo ma interessantissimo museo, dove c'è una sezione interamente dedicata a lui ed ai suoi lavori. Sulla lapide della tomba ci sono due riproduzioni di incisioni di Pietro Giampaoli. Sulla sinistra c'è un profilo molto noto, amato ed apprezzato, ovvero quello di sua moglie Letizia Savonitto, che è il profilo della figura muliebre ( nome nomen) riprodotto sulla 500 Lire Caravelle. Accanto al nome di Pietro Giampaoli è invece riprodotto un profilo rappresentante Giovanni Paolo; di questa rappresentazione non so nulla e, non nascondo che mi ha molto sorpreso. Pietro Giampaoli è stato anche il ritrattista ufficiale del Vaticano e quindi forse da questo nasce un'incisione molto interessante, venendo rappresentato un profilo di Papa con un aspetto "borghese", a capo scoperto. Le fotografie certamente non sono il massimo, ma tenete conto che le ho scattate mentre diluviava. In ogni caso è stata una visita molto interessante, perchè per una volta non mi sono dedicato alle monete, ma ha chi ne ha forgiato la loro bellezza.1 punto
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