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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/14/19 in Risposte
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Si, ma qual è la percentuale dei dinieghi rispetto ai beni antiquari diversi dalle monete che si intendono esportare? Siamo proprio sicuri che il problema degli antiquari è l'elevato numero di dinieghi? E non piuttosto la burocrazia (che vale per tutti) per esportare un bene (e che però esiste da anni, per chi l'ha sempre osservata)? Non dimentichiamoci che una volta che si nega il nulla osta all'esportazione, per quel bene parte la procedura di "vincolo" obbligatorio e per chi ha negato il permesso all'esportazione vi è la necessità di relazionare il Ministero sui motivi che giustificano il diniego. In altre parole, bisogna prendere carta e penna e giustificare, alla stregua dei parametri comunemente utilizzati (rarità, pregio, mancanza del bene nelle Pubbliche raccolte ecc.) il particolare interesse culturale che giustifica il diniego e, contestualmente, l'apposizione del vincolo. Parliamoci chiaro: sono "rotture di scatole" anche per il Funzionario che nega il nulla osta, perché poi, se le motivazioni non sono tecnicamente sostenibili o comunque se il diniego viene impugnato al TAR da chi voleva esportare il bene (il recente caso dell'Augustale di Bolaffi è stato ricordato anche in una discussione qui sul Forum), si apre uno scenario di ulteriore lavoro per il Funzionario (che dovrà interfacciarsi con l'Avvocatura dello Stato per l'ulteriore difesa in giudizio del Ministero). Posso dire una cosa, in tutta franchezza? Parlare con la cosiddetta "Controparte" qualche volta è più interessante che sentire le "solite campane". Questi Funzionari sono obbligati dalla Legge a "filtrare" le richieste di esportazione quando i beni rivestono caratteristiche di particolare rarità e pregio. Ciò accade raramente, ma qualche volta dovrà pur accadere. Per stabilire quando i beni hanno tali caratteristiche essi dispongono di mezzi modesti, tempi stretti (hanno 40 giorni dalla richiesta di esportazione per opporre il diniego e avviare la procedura di "apposizione del vincolo") e tutto ciò dev'essere coordinato con le altre attività del Funzionario (che nulla hanno a che vedere con l'esportazione dei beni...) che egli svolge abitualmente nell'ambito del proprio ufficio. Quindi, chi è preposto all'interno della Soprintendenza della Provincia ALFA a valutare le richieste per l'esportazione, nel contempo potrebbe anche seguire due cantieri a 50 Km. dal suo ufficio, dove la Telecom sta posando un cavidotto e nei quali sono emerse delle testimonianze archeologiche, che vanno messe in sicurezza, studiate, repertoriate ecc. ecc. La situazione, che qualche volta si tende a rappresentare, non sempre è quella di nullafacenti che, quasi a mò di dispetto, bloccherebbero ad nutum l'esportazione di quella moneta o di quel libro o di quel dipinto. E direi che la situazione non è neppure quella che si blocchi l'esportazione di un bene perché uno si è svegliato male la mattina e gli stanno sulle balle gli antiquari. Perché, come già detto, un "diniego" costa fatica in quanto richiede lavoro e può esporre a critiche e censure - anche dal proprio superiore gerarchico , se poi accade che il TAR annulli il diniego....(e dunque ci sarebbe da attendersi che il nullafacente faccia passare tutto, piuttosto che mettersi a bloccare qualcosa...!!! Ma chi glielo fa fare?). Ora, non mi interessa difendere nessuno, tanto meno i pubblici funzionari. Ma sarebbe utile approfondire le problematiche di tutti (non solo di una parte), perché (almeno in qualche caso) si potrebbe rimanere sorpresi. Che poi nella P.A. ci possano essere "rendite di posizione", mentalità e burocrazie bizantine, lavativi e scansafatiche, non lo nego a priori, come peraltro non possiamo negare a priori che ci siano anche dei commercianti "furbetti" a addirittura disonesti; ma alla base di tutto mancano delle Leggi chiare, un' organizzazione degli uffici efficiente e tempistiche certe delle pratiche amministrative. Se però già dalla partenza, cioè dalle Leggi e Regolamenti che governano la materia, la situazione è ingarbugliata e poco chiara; se poi l'organizzazione degli uffici ed il personale non è razionale; se le professionalità non sono adeguate (un Architetto - Funzionario della Soprintendenza, potrebbe essere un ottimo tutore del patrimonio immobiliare ma è anche probabile che non abbia alcuna preparazione archeologica....e tanto meno numismatica!) non ci vuole molto a capire che la gestione di quell'ufficio sarà caratterizzata nella migliore delle ipotesi dal caos e, nella peggiore, dal caos più l'incompetenza. Saluti. M.3 punti
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D'Andrea - Ginnasi e Moretti so che uscirà in questi giorni personalmente ho i volumi delle zecche Italiane e di quelle africane e mi prenderò anche questo…. sul prossimo volume ho avuto il piacere poi di partecipare con un piccolo contributo sui problemi di classificazione degli AE4 bizantini2 punti
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Entro solo oggi nella discussione, perché da un mese ho problemi con internet, aspetto quindi il 26 gennaio per vedere l'evento in streaming, ma fin d'ora plaudo all'iniziativa e alla volontà di pochi, che nonostante le difficoltà hanno la forza di continuare a portare avanti un iniziativa che a metà dello scorso anno sembrava naufragare. ma la prossima uscita del n° 4 del "Gazzettino" dimostra che la forza di volontà è più forte dellle avversità, e voi siete dei "FORTI" Grazie, grazie ancora.2 punti
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È lo stesso conio, lo testimoniano le due perline quasi ad ore nove del rovescio con la stessa identica deformazione. Le piccole differenza che si notano sono dovute alla differente conservazione e ai lavori di tooling eseguiti.2 punti
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Ho appena pubblicato questo articolo sul mio sito; spero sia di vostro interesse. Storia e monete dello stato di Chu: http://numistoria.altervista.org/blog/?p=261192 punti
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perdonami @rorey36 , ma non capisco il senso di questa tua discussione. Si è già discusso più e più volte su questa piattaforma sulla figura degli slab e sappiamo bene come vanno a finire le cose: ognuno con le proprie idee e non sarà certamente il commento di uno sconosciuto a fargli cambiare idea. Mi pare la solita inutile e stucchevole battaglia contro i mulini a vento.2 punti
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Buon inizio di settimana a tutti, Le Piastre del 1834 sono note per le innumerevoli varianti che presentano. Avevate mai notato questa doppia I in REGNI? ? Neppure io, è stato il mio Amico @borbonik a scoprirla.2 punti
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16 nummi di Giustiniano, zecca di Tessalonica tipo SB175 e simili (dipende ca cosa c'è sopra la I, nella foto non vedo bene) cfr http://www.wildwinds.com/coins/byz/justinian_I/i.html http://www.wildwinds.com/coins/byz/justinian_I/sb0175.jpg http://www.wildwinds.com/coins/byz/justinian_I/sb0176.jpg http://www.wildwinds.com/coins/byz/justinian_I/sb0177.jpg http://www.wildwinds.com/coins/byz/justinian_I/sb0178.jpg2 punti
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Intanto sono arrivati alla nostra mail già tre testimonianze/abstract scritti da autori di questo Gazzettino da leggere il giorno 26 gennaio in streaming ( cercasi quindi volontari con bella voce ? ), un quarto almeno so che arriverà, in più se non ci sono imprevisti dovremmo essere presenti in tre. Gli scritti si può dirlo già sono veramente belli, importanti, uno addirittura e' per me quasi un editoriale per il prossimo numero, vedremo ...certo che le voci che racconteranno questo Gazzettino, o direttamente o interposta persona, sono rappresentative e offrono un bello spaccato di quello che rappresenta oggi questo prodotto. Credo che la collaborazione con questi autori possa, se vorranno, continuare anche nel prossimo numero, nel contempo il Gazzettino e' dare la possibilità a tutti, esperti o alle prime armi di esserci, quindi contiamo in nuove voci o in ritorni, certamente poi bisogna bussare alla porta, farsi avanti alla nostra mail ...esserci ...dovrebbe essere anche un fatto di adesione spontanea e di identità al progetto, sta a voi ...2 punti
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7,74 è il prezzo attualizzato tenuto conto del inflazione nel 1958 un oncia di argento valeva circa 90 centesimi di dollaro , un dollaro valeva circa 620 lire quindi il valore intrinseco delle 500 lire nel1958 era di circa 165 lire! nel '69 il prezzo del argento era di 2 $ il valore del dollaro 624 lire quindi il valore intrinseco delle 500 lire nel1969 era di circa 368 lire! a occhio direi che il valore intrinseco superò le 500 lire nel 1973 quando il prezzo dell' argento salì sopra i 2.8 $ ( dell epoca ) all' oncia https://www.macrotrends.net/1470/historical-silver-prices-100-year-chart http://fxtop.com/it/tassi-cambio-storici.php?A=1&C1=USD&C2=ITL&DD1=01&MM1=01&YYYY1=1958&B=1&P=&I=1&DD2=12&MM2=01&YYYY2=1975&btnOK=Cerca2 punti
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Buona domenica ragazzi, Ferdinando II Piastra 1832 Reimpressa su 12 Carlini della Repubblica Napoletana. Unica fra tutte le Piastre a riportare la lettera R sopra la data.2 punti
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Io mi riconosco in quello che dici. Appena ho iniziato ho comprato monete nella certezza che non avrei mai rivenduto e che il collezionista non compra per rivendere ed in effetti lo penso ancora adesso, salvo però quando decidi di aumentare il livello cercare monete in conservazione più alta o più rare e costose, allora pur di avere quella moneta che hai in testa e che assolutamente vuoi ti spinge a volte a vendere qualcosa. Li potresti avere brutte sorprese alle prese con periti che molto spesso riducono il valore delle tue cose trovandosi il segnetto o dicendoti che certe cose non si vendono più ecc ecc. Sto parlando di professionisti non di cialtroni ma davanti al profitto alcuni ti trasformerebbero uno spl in bb. Se tu non compri giustamente per rivendere e cmq ti trovassi a sapere che una moneta pagata tanto poi diventa comune per un ipotetico ritrovamento come stiamo ipotizzando ora, avresti cmq un danno economico. Certo tu puoi scegliere di fregartene ma non puoi esserne indenne. Stiamo parlando di monete che valgono molto, se prendiamo collezionisti che hanno magari un cento aratrice, un 1903, 1905, fascione, vette Italia siamo oltre 50 mila euro di spesa. Passione o no sono cifre che ti fanno ragionare sul poter un domani conservare il lato economico oppure no.2 punti
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Stavo leggendo questo articolo su Twitter e mi siete venuti in mente: https://www.lastampa.it/2019/01/13/italia/vietato-maltrattare-oggetti-antichi-cos-il-collezionismo-diventa-reato-AKWE2vxHaTxGsLtumW13aL/amphtml/pagina.amp.html?__twitter_impression=true Lo conoscevate già questo ddl? È veramente così?1 punto
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Vittorio Emanuele III 100 lire "Fascione" 1923 oro 900/1000 - diametro 35 mm - peso 32,25 gr contorno: rigato Moneta di gran bellezza, a mio avviso, coniata insieme al 20 lire per commemorare il primo anniversario della Marcia su Roma. Queste monete non nascono per la circolazione, la Zecca le distribuì ad un costo di 400 lire, ai privati che ne fecero richiesta. Cosa ne pensate, al di la del giudizio espresso dal perito, vorrei conoscere le vostre opinioni Grazie Renato1 punto
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Grazie Tm_NPZ, in effetti io trovo un grande piacere quando si fanno questi ritrovamenti, anche se non disprezzo qualche pezzo in FDC. Taglio: 2 euro Nazione: Lussemburgo Anno: 2012 Tiratura: 500.000 circolanti Conservazione: ?? Località: Roma1 punto
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Complimenti! Un grande traguardo, per una fantastica serie! Secondo me, la più bella delle emissioni italiane di tutti i tempi! :)1 punto
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Grazie mille Poemenius Ho trovato anche questa referenza che sembra un match perfetto con la mia moneta. Ref. Chapter 23 The Pseudo-Byzantine Coinage https://www.byzantine-ae.info/wp-content/uploads/2016/06/Chapter_23_-_The_Pseudo-Byzantine_Coinage.pdf Dedurrei quindi che Goodwyn Type E e Pottier et al. Type IV b sia la stessa cosa, solamente due modi di classificare diversi.1 punto
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Sono contento che hai iniziato a Collezionare anche i Grani Cavalli di Ferdinando IV, vedrai che meraviglia di monete..... Gli spiccioli del popolo. Tantissime varianti e tanta, tanta storia. Bravo.1 punto
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In Italia da quello che ho potuto constatare non sono ci sono i fiumi di collezionisti di Morgan, poi tra loro bisogna pure capire quanti collezionano pezzi in bassa conservazione ed anni comuni, e quanti si sbilanciano in conservazioni al top (anche di anni comuni) e che investono parecchi soldini. Ho visto di persona che purtroppo ai convegni ci sono vagonate di 1921 e altre annate comuni, ma sopratutto, la maggior parte di monete che ho visto sono lavate, perchè a detta di diversi commercianti, è questo quello che richiede il collezionista. Peccato che uno dei modi migliori per deprezzare un Morgan sia proprio lavarlo!1 punto
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Hai ragione è un graffio di conio (è in rilievo), ma per il mio "pusher numismatico di riferimento" bisogna che sia appena uscita di zecca perché si degni di valutarla FDC. Questa moneta, vista al microscopio (o quasi ) presenta qualche graffietto di contatto: ecco perché me l'ha chiusa q.FDC...1 punto
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Buonasera @Motoretta, Il tuo Grano 1792 è riportato nel Magliocca al 317, Comune. Di questo millesimo le varianti conosciute sono: Oltre la tua, 1792 lettera A al rovescio senza asta, con fiocco. 1792 lettera, A al rovescio senza asta, senza fiocco. 1792 lettera A con asta e senza fiocco. 1792 SICILAR R4, Complimenti per il bel "Granuzzo"1 punto
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La scorsa settimana, girovagando in cerca di un ufficio dell'ospedale, mi imbatto nella zona Avis. Senza troppo pensarci: entro. Mi "accoglie" con uno sguardo un po' dubbioso, seduto intento a sfogliare un giornale, un signore sull'ottantina. Chiedo di poter avere informazioni per poter donare e questi, con fare non troppo certo, mi dà schede d'iscrizione e un appuntamento per la domenica (purtroppo sbagliato: quella diavoleria del pc non è il suo forte....). La domenica mi presento e, dopo una gincana tra visite, prelievi, cardiogrammi, sale ristoro con salame e brioches, infermiere, dottori e dottoresse, aghi-sacche e cannule, ora sono in attesa del verdetto. Solo un paio di considerazioni: ho visto in una mattina circa 80 donatori, di OGNI tipo ed età: la volontà di donare e aiutare gli altri è trasversale; sempre nella stessa mattina insieme a me c'erano altri 8 aspiranti tra cui 2 ragazze penso appena diciottenni e un ragazzo della stessa età: un buon auspicio. Spero ora di poter donare: chi mi ha accolto ha definito che il mio sangue "lo cercano come il pane"..... con un po' di salame l'affare è fatto!1 punto
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No offence meant, I sincerely thought that this was easier compared to your other riddles and you can see that ciosky replied quite fast. Here is the coin I got last week ?1 punto
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documento Banca d'Italia: "Le riserve auree italiane ammontano a 2.452 tonnellate - delle quali 4,1 tonnellate sotto forma di moneta (si tratta di 871.713 pezzi di moneta il c.d. "oro monetato") e le rimanenti sotto forma di lingotti - dopo che nel 1999 sono state conferite alla BCE - 141 tonnellate. "1 punto
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Eccolo che (bizerba) va all’ attacco .. come non detto. Cercavo solo di evidenziare un fenomeno che ho raccolto parlando con la gente che opera nei settori che trattano beni culturali. Non ho statistiche da offrire e bisogna fare attenzione a estrapolare tendenze da dati che riguardano solo un settore. Il fenomeno e’ chiaramente piu’ ampio. Tengo infine a precisare che antiquari etc non si sono lamentati ‘con me’ ma hanno espresso le loro riserve in diversi contesti tra cui articoli/interviste e resoconti sullo stato delle cose sono solo uno dei tanti. Quanto avevo da dire l’ho detto a beneficio di chi si interessa alla questione e intende mantenere un approccio ricettivo.1 punto
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Bè, dividendo il prezzo richiesto per 25 abbiamo 39,5 EURO cadauno che, più o meno è il prezzo che si trova per le singole. In questo caso risulta un po' alto visto che con la quantità dovrebbe calare il prezzo, ma la differenza non è così esagerata. Il pericolo maggiore è il resto delle monete del rotolino, se non ricordo male avevo letto da qualche parte qui che non erano stati emessi rotolini di questa moneta, erano solamente stati immessi in circolazione mischiati alle ordinarie, per cui c'è il rischio di investire quasi 1000 euro per avere 1 sola commemorativa!1 punto
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elefantino veramente piccolino, se tu riuscissi a tagliarti la mano mantenendo solo la moneta magari si vedrebbe meglio ??1 punto
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Non la conoscevo. Lesbo. Incerto. BI 1/36 Stater (Circa 500-450 aC). Obv: due occhi o spighe di grano. Verso: Quadripartite incuse square. SNG Copenhagen 292; HGC 6, 1074.1 punto
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I think the sphinx is running out of ideas because this riddle is too easy ? By coincidence I got one of these last week ?1 punto
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io credo che i popoli antichi sapessero come sfruttare le loro invenzioni, ma non vi era un apparato industriale sufficientemente sviluppato per supportarle.1 punto
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gigetto, io le tue battute non le capisco, probabilmente perche sono romano.1 punto
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@gabriel_ ti ho dato una prima risposta nella discussione sulla classificazione… fammi sapere ciao1 punto
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Ma torniamo in topic. Qui c'è un articolo molto interessante che nella prima parte esamina l'andamento del cambio dell'Euro rispetto alle valute principali del mondo e altre ancora. [Notare che nell'introduzione si specifica quanto è ormai istintivo sottolineare anche per me ogni volta che inizio a parlare di Euro come valuta: una smentita alla convinzione secondo cui sarebbe nato nel 2002. Evidentemente il continuo sentirlo ripetere non ha esasperato solo me] https://blog.soldionline.it/cosamuoveimercati/euro/ Su quest'altro sito c'è lo storico Euro - Dollaro esaminato anche nel dettaglio di ogni anno con le medie mensili. https://www.money.it/Cambio-Euro-Dollaro-Storico-dal-1999-al-20191 punto
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Non ufficialmente. È un neologismo del linguaggio tecnico numismatico derivato dal termine inglese slab; come tutte le neoformazioni viene declinato secondo la prima coniugazione, l'unica ancora produttiva nella nostra lingua.1 punto
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"I romani non avevano il gusto per le scoperte tecnologiche e dove le trovavano le sopprimevano……" ? Questa e' una sua affermazione del tutto personale non convalidata dalla realta' ingegneristica in tutti i campi , dei Romani .1 punto
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In realtà non fu introdotto il millesimo (sconosciuto in Cina), ma l'anno dell'era di governo, apponendo il numero sul rovescio. Ad esempio il numero 5 sul rovescio della tipologia Jia Ding (1208-1224) indica che la moneta fu emessa nel 1212. Questo sistema riguarda solo la dinastia Song meridionale: fu introdotto nel 1180 e terminò con la fine della dinastia (1279).1 punto
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Taglio: 2€ CC Nazione: Finlandia Anno: 2013 B Tiratura: 977.000 Condizioni: BB Città: Bassano del Grappa (VI) Taglio: 2€ CC Nazione: Slovenia Anno: 2014 Tiratura: 978.500 Condizioni: MB Città: Bassano del Grappa (VI) Taglio: 2€ CC Nazione: Germania (A) Anno: 2007 Tiratura: 985.000 Condizioni: BB Città: Bassano del Grappa (VI)1 punto
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Buongiorno, posto, previo permesso da parte degli autori, una buona presentazione da un punto di vista militare, sui Galli che si scontrarono con Giulio Cesare. L’ESERCITO GALLICO AI TEMPI DELLA CAMPAGNA DI CESARE (58 a.C. – 50 a.C.) Nel magnifico dipinto di Giuseppe Rava quattro cavalieri galli in azione, di cui due provvisti di armatura pesante del tardo La tène. Doverosa premessa: questo articolo è una ricostruzione autoriale di quello che poteva essere l’apparato militare celtico della Gallia nel suo ultimo periodo romanizzazione. Per la stesura di questo “esperimento” ci si è basati su fonti archeologiche, articoli di autori stranieri e libri sull'argomento (tutti indicati in fondo), ma nonostante ciò si rimane comunque nel campo delle ipotesi, non avendo un’ovvia conoscenza diretta degli eventi. Possiamo però affermare di essere sufficientemente sicuri della bontà di questa ricostruzione tanto da volerla condividere con voi. Buona lettura. La conquista della Gallia da parte del divo Giulio Cesare è una delle imprese romane più conosciute e studiate. Il De Bello Gallico è inoltre una delle fonti storiche più esaustive sulla società celtica dell’ultimo periodo, eppure lascia per ovvi motivi innumerevoli aree nebulose. Una di queste è in realtà l’organizzazione militare dei suoi avversari, tralasciata forse perché data quasi per scontata nel mondo romano, avendo ormai da secoli contatti con il popolo d’oltralpe. Ciò ha lasciato spazio a ricostruzioni degli indomiti galli piuttosto farlocche: da una parte descritti come barbari sanguinari senza alcun acume tattico, dall'altra come eroi lontani dalla civilizzazione mediterranea, puri come il mito del buon selvaggio. Di queste ricostruzioni colpisce spesso la faziosità di una o dell’altra parte, fino ad arrivare ad abomini storici come le donne guerriere (attualmente tanto care ai vichinghi). Eppure la verità è ben lontana da ciò: il guerriero gallico dell’ultimo secolo a.C. era ben lontano da un urlante spadaccino ricoperto di pitture di guerra. Se questo potrebbe essere vero per le popolazioni del Belgio (metà germaniche) e dai lontani abitanti della Britannia, è del tutto errato per i civilizzati signori della Gallia meridionale e centrale, il vero fulcro di potere della Gallia antica. Il periodo di cui parliamo è infatti chiamato dagli archeologi come Tardo La Tène, ultimo tassello di una lunghissima evoluzione partita dall'antica cultura di Hallstatt, risalente all’800 a.C. In questo ultimo periodo i galli intessevano ricchi scambi commerciali con l’Africa, la Grecia, l’Italia e la Spagna. Dopo la grande migrazione del terzo secolo a.C. i celti erano entrati in contatto con una miriade di culture diverse, trasformandole e venendo trasformate da essi stessi. C’erano tribù celtiche stanziate in Egitto, c’era un regno celtico nel cuore dell’Anatolia, i Celtiberi dominavano la Spagna e avevano combattuto contro Roma e Cartagine. E dove non arrivavano i celti, erano gli altri popoli ad arrivare da loro: le colonie greche di Massalia, Emporio e Alalia erano importanti partner commerciali del mondo gallico, mentre i retaggi liguri erano comuni in tutta l’Occitania. Infine, i nemici germani e romani premevano da anni ai confini tribali. Dunque, essendo la società celtica imperniata sulla guerra, che forze militari si trovò ad affrontare nella sua conquista Cesare? Combattevano ancora come i loro antenati conquistatori? Dalle stringate parole di Cesare spesso non riusciamo a notare una reale differenza tra i Germani di Ariovisto e i galli di Vercingetorige, eppure le risultanze storiche nonché archeologiche marcano un’importante distinzione. Cominciamo dal primo punto: la cavalleria. Le forze migratorie che sconvolsero il Mediterraneo nel IV secolo a.C. parevano essere composte da grandi masse di fanteria armate con spade e asce, al cui seguito c’erano i civili (tra cui donne, che, sì, in questo caso, erano solite menare fendenti). La cavalleria, spesso sotto forma di primitivi carri da guerra, aveva una funzione di supporto e trasporto, tanto che in Italia si considerava i Veneti dei cavalieri molto più abili dei celti, all'epoca improntati sulla fanteria. Le compagnie inter tribali di mercenari al servizio dei sovrano ellenistici erano composte da fanti, non cavalieri, spesso protetti da pesanti armature di maglia. Invece, quando Cesare annienta gli Elvezi e penetra in territorio Gallico già da molti anni si parlava di abilissimi cavalieri galli, che avrebbero presto preso servizio nell'esercito romano (primi su tutti gli Edui, alleati di Cesare). I romani erano estremamente abili nel copiare dal nemico e nel prendere il meglio di loro, perciò è gioco facile capire come in quel momento la cavalleria gallica fosse superiore in valore della fanteria celtica. Dalle ricostruzioni sembra che i galli avessero due classi di cavalieri: i cavalleggeri di rango inferiore, spesso piccoli proprietari terrieri capaci di avere solo un cavallo oppure il seguito di qualche nobile importante, armati alla leggera e i cavalieri nobili riccamente equipaggiati. Bisogna ricordare che i galli non avevano le staffe, perciò i loro soldati a cavallo non operavano come i futuri cavalieri medievali, bensì fiancheggiavano e assalivano a sciame le fanterie nemiche, cercando di scardinarne i ranghi più con l’altezza e la velocità dell’animale che con il peso di una carica lancia in resta. I cavalleggeri gallici avevano funzione di esploratori, avanguardia e saccheggiatori, mentre nelle battaglie preferivano tenersi a distanza di sicurezza lanciando giavellotti o inseguendo i fuggitivi brandendo delle lance corte. Oltre all'elmo (non sempre presente) la loro unica difesa era di solito uno scudo rotondo, presto adottato dai cavalieri ausiliari romani (quasi sempre galli, celti cisalpini o ispanici) per la sua leggerezza e comodità. La cavalleria pesante gallica era formata da nobili o seguiti di sovrani, perciò poco numerosa. Parlare di pesante è molto relativo, in realtà, rispetto a un catafratto o un cavaliere medievale: questi uomini erano dei cavalieri leggeri, protetti da una corazza di maglia e da scudo ovale o semi quadrato, mentre le loro armi da offesa erano giavellotti (scagliati prima di una carica), lance e spade per il corpo a corpo. Non era raro che questi uomini smontassero da cavallo e ingaggiassero duelli contro uno o più avversari, mentre il seguito di cavalieri leggeri poteva supportare da distanza. Nella battaglia di Carre, nonché nelle future battaglie contro i parti combattute dal triumvirato, i cavalieri galli si distinsero per abilità e resistenza, formando muri di scudi anche quando erano ormai stati appiedati a causa del fitto dardeggiamento nemico. L’importanza rivestita dalla cavalleria, sfruttata per respingere i germani e nelle guerre tra tribù, portò a modifiche sostanziali nella fanteria. Se precedentemente il guerriero celtico appiedato era un duellante provvisto di scudo e spada, nonché giavellotti, e protetto da una cappa, nel periodo tardo latenico la lancia prese il posto della spada, mentre la difesa fu affidata ad armature di pelle, sormontate dai tipici elmi che divennero ordinanza tra i legionari del primo secolo d.C. La lancia presentava grandi vantaggi rispetto alla spada lunga celtica, il cui apogeo era stato nel IV secolo a.C. : per prima cosa una lancia era più economica, migliore della spada nel combattimento individuale tra fanti (ci sono tantissimi video e fonti storiche che ci fanno capire di come la lancia fosse un’arma migliore di una spada anche in uno scontro uno contro uno) e infine straordinaria per respingere un cavaliere. Se i primi guerrieri celti puntavano a scardinare la formazione nemica con la forza d’urto della fanteria (pensiamo a uno scontro tra celti e opliti etruschi) e quindi sfruttare le spade per sgominare dei nemici non addestrati nel duello, nel primo secolo avanti Cristo i galli utilizzavano la cavalleria per scompaginare il nemico, mentre la fanteria rivestiva un ruolo di supporto o difesa, per cui la lancia era indubbiamente meglio indicata. Inoltre un guerriero armato di lancia poteva comunque brandire una spada corta come arma di riserva. Attenzione! Ciò non significa che i primi guerrieri celtici non facessero uso di lance, ma che tale arma fosse vista (soprattutto dalle fonti romane e greche) più che altro come arma da getto o come equipaggiamento secondario. Con lo sviluppo della cavalleria, invece, la lancia assunse un ruolo via via crescente, fino a diventare l’arma standard dei guerrieri gallici. Altro errore è quello di pensare ai guerrieri gallici come masse disordinate. Bisogna ricordare che ciò che Cesare affrontò fu l’intero popolo gallico, dunque la maggior parte dei suoi avversari erano civili armati alla buona, che sfruttavano la mera forza d’urto per cercare di scardinare il muro dei legionari (senza quasi mai riuscirci). Invece la vera classe militare gallica non aveva grandissimi numeri, poiché divisa in una miriade di tribù che raramente poteva schierare più di un migliaio di soldati a piedi e altrettanti a cavallo. Il guerriero a piedi gallo, diciamo di professione sebbene professione non fosse, sapeva combattere fianco a fianco al compagno sfruttando muri di scudi e lance per respingere la cavalleria nemica (tanto che ci sono fonti storiche in cui si parla di “opliti” arverni), scagliava dardi sui nemici in avvicinamento e organizzava cariche in linea molto simili a quelle dei legionari romani. La reale differenza che dava maggiore vantaggio ai romani era il sistema degli ordini, ben più sviluppato, la formazione di centurie autonome e soprattutto la maggiore coesione dei numeri di una legione. Se un clan poteva schierare 1000 guerrieri a piedi ben addestrati, una legione metteva in campo 5 volte tale numero, costringendo i galli a doversi confederare ad altre tribù e quindi con tutte le problematiche che da ciò conseguivano. Se aggiungiamo poi che molti galli combattevano dalla parte dei romani (spesso i clan più ricchi e militarizzati), allora è indubbio il motivo per cui l’esercito romano vinceva sempre in uno scontro in campo aperto. Ci siamo dunque levati dalla mente il guerriero a petto nudo urlante, ma rimangono ancora tre punti di interesse: l’armatura, l’uso della spada e la schermaglia. Iniziando a spiegare il primo punto, è doveroso ricordare come i celti fossero fabbri indubbiamente superiori a quelli italici. I legionari che marciarono per le foreste della Gallia indossavano armature forgiate nella Cisalpina e moltissime delle reclute erano essi stessi liguri o insubri, popolazioni italiche da tempo celtizzate. La X legione, cara al Divo Cesare, aveva la sua sede di reclutamento nel Nord Italia, la cui popolazione era e rimase sempre di stirpe celto-ligure o al limite etrusca. Consegue che i guerrieri migliori dei Galli indossassero anch'essi ottime armature di maglia, molto simili a quelle dei legionari, abbellite da fregi e sormontate da grandi elmi. Come già accennato, però, al contrario dei romani i guerrieri corazzati erano una piccola parte del nucleo militare gallico, mentre la maggior parte doveva accontentarsi di cuoio e semplici cappe nonché l’onnipresente scudo. Sull'uso della spada le fonti sono troppo poche per ricostruire davvero come un celta combattesse: le spade dei cavalieri ritrovate avevano una lunghezza di 80-90 cm e potevano solo colpire di taglio, mentre la fanteria pare utilizzasse ancora le spade tra i 60 e i 70 cm, atte colpire sia di punta che di taglio. Il Gladius Hispaniensis (diverso dal gladio imperiale), arma d’ordinanza del legionario Giulio-Claudio aveva una lunghezza simile ed era palesemente ispirata alla spada celtica, che dunque aveva sviluppato una scherma diversa da quella degli antenati. Infatti, se il guerriero celta del primo periodo sfruttava la spada per calare colpi dall'alto durante una carica opponendo lo scudo a umbone contro il nemico, tanto da avere una catenella di sospensione ad anelli metallici per evitare che l’arma scivolasse nella mischia violenta, il guerriero celta “civilizzato” usava la spada come arma di ripiego, lunga a sufficienza per ferire un cavaliere, ma atta più che altro a sopravvivere in un combattimento fuori formazione contro nemici poco corazzati, ad esempio altri celti o più probabilmente dei germani. È importante però comprendere come l’uso della spada fosse legato allo scudo, non a improbabili combattimenti a due mani come qualche nostalgico del medioevo vuole vedere applicato anche ai galli. Ultimo punto, la schermaglia: certe volte si sente dire che i celti (o i barbari in generale) ritenessero disonorevole uccidere da lontano, dunque non facessero uso di armi da getto. Questo è, semplicemente, un falso mito. Sicuro la spada era vista come arma nobile, ma Cesare ci parla di vere e proprie piogge di giavellotti, sassi (dunque presenza di fromboli) e frecce sulle linee romane. Se attorno ai guerrieri di professione c’erano sempre accompagnatori armati alla leggera equipaggiati con armi da lancio, anche cavalieri e fanti scagliavano dardi contro il nemico, sia in funzione difensiva che per ammorbidire la resistenza prima di una carica. Il giavellotto, comunissimo in Iberia, era quindi un’arma utilizzata anche dai guerrieri gallici, a maggior ragione nelle grandi orde male armate che si opposero alla conquista romana. Infine, Cesare stesso non manca di citare, c’erano gruppi di arcieri, spesso utilizzati come avanguardia ed esploratori. L’arco, anche di dimensioni importanti, era l’arma prediletta per la caccia, che i celti non sfruttavano particolarmente in battaglia (un frombolo è un’arma molto più utile di un arco) se non dopo le decisioni di Vercingetorige, che a quanto pare chiese espressamente ai tanti cacciatori della Gallia di combattere con gli archi. Le genti meno civilizzate del nord, come Belgi e Armoricani, non avendo le stesse protezioni fisiche dei cugini del sud, facevano largo uso di archi e giavellotti, per poi caricare il nemico indebolito. In conclusione, possiamo notare come tantissimi dei luoghi comuni sui “selvaggi” Galli siano in realtà semplici creazioni dell’immaginario collettivo: l’esercito gallico dell’ultimo periodo era invece formato da nuclei altamente specializzati di guerrieri, ben armati e capaci di applicare tattiche avanzate, la cui principale forza era data dalla cavalleria, supportata da linee di lancieri corazzati e da nutriti gruppi di schermagliatori. Ciò che fece pendere la bilancia in favore dei romani, oltre a una straordinaria e superiore organizzazione militare (superiore però a chiunque nel Mediterraneo, pure ai civilizzati greci per esempio), fu soprattutto la divisione politica dei celti, incapaci di fare fronte comune contro un invasore spesso ben accetto, e dall’esiguo numero dei soldati professionisti, che costrinse i magistrati e i re celtici a rimpolpare le armate di miliziani mal armati, del tutto inefficaci contro i soldati romani. Ad ultimo, la frammentazione delle tribù non permetteva ai guerrieri professionisti di creare bande coese tra loro, costringendo a combattere spesso fuori formazione e quindi inadatti a tenere testa alla legione. In futuro, se questo esperimento vi è piaciuto, utilizzeremo questo formato per parlare anche di altri eserciti del mondo antico, dagli Iberici agli Illiri. Vi ringraziamo dunque per la lettura e vi invitiamo a condividere questo articolo per aiutarci nella nostra opera di divulgazione. FONTI PRINCIPALI - Il De Bello Gallico, Caio Giulio Cesare - Celtic Warriors: The armies of one of the first great peoples in Europe, Daithi O'Hogain - Lords of Battle: The World of the Celtic Warrior, Stephen Allen - Celtic Warrior 300 BC–AD 100, Stephen Allen - Rome's Enemies GALLIC & BRITISH CELTS, Peter Wilcox - Celtic Warriors: 400BC-160AD, Tim Newark Tratto da : https://www.facebook.com/regogoloboemetto/?__tn__=%2CdkCH-R-R&eid=ARAPlulxSn-0FQ28RnlxJ3xjQ98ydTWJxaI-0X9c-prD0OOa4fdNRwG6sTyDHYNiDldsPwtxufHPZ5og&hc_ref=ARS_Y-SdUDrKn_xULlP9VLqUKW38ZC0B2zr4at5_SBfj2CrxVQpqwEV36ir1U1-OV6M&fref=nf&hc_location=group1 punto
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fantastico… allora, è chiaramente una "sensazione" data dall'esperienza, anche perché da una foto è sempre dura... però diciamo che manca sicuramente l'impressione che il metallo si sia espanso come avviene per coniazione in generale c'è una certa "evanescenza" dei profili delle lettere/oggetti a rilievo la croce si "stacca" dal fondo in modo innaturale il tutto con un fondo stranamente poroso…. la parte di destra , che dovrebbe essere il risultato di una schiacciatura o consunzione o entrambe, si impasta in realtà con le lettere della legenda…. forse perché, chissà, era così la moneta che hanno usato per fare una copia in fusione (???) insomma… tante cose non vanno prova ad andare su acsearch o siti simili e cerca le immagini di questo miliarense...comparale con il "tuo" e "fatti l'occhio" … noterai anche tu cose "strane" ciao1 punto
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Per prima cosa dalla foto non sembra coniata Poi la porosità dei fondi non è nella norma e nemmeno la parte consumata sulla destra...1 punto
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@Edoal85 La foto non è un gran che... Ma da questa foto non mi sento completamente sereno... La porosità è strana e la moneta non sembra nella norma.. Parliamo di un venditore italiano serio che te la garantisce? E ti rimborsa nel caso? Altrimenti chiedi foto ad alta qualità... Così com'è nel dubbio sinceramente lascerei perdere1 punto
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Buonasera @salvo1973, dopo tanta ricerca ho trovato il mezzo Ducato del 1784 da mettere in Collezione. Magliocca 273 R21 punto
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