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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/18/19 in Risposte
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Buona giornata Discussione molto interessante che mi dà l'opportunità di descrivere una situazione diametralmente opposta a quella romana e di tutte quelle città costruite in terraferma, dove l'acqua potabile poteva essere presente sotto forma di sorgenti naturali, fiumi o rii, oppure estratta da pozzi artesiani o convogliata da acquedotti più o meno lunghi. A Venezia non c'era acqua potabile e non era disponibile in nessuno dei modi sopra citati; il diarista Marin Sanudo, intorno al 1500, scriveva correttamente che “Veniexia è in aqua et non ha aqua”; in città, fin dai suoi albori, si beveva esclusivamente acqua piovana. Già nell'alto medioevo nasceva quindi l'esigenza di raccogliere l'acqua piovana in specifiche cisterne che a Venezia assunsero il nome di "pozzi alla veneziana", denominazione che li differisce da quelli artesiani che raccolgono l'acqua da fonti sotterranee. Com'erano costruiti i pozzi alla veneziana? Innanzitutto la realizzazione era affidata alla confraternita dei “Pozzieri”, aggregata all' “Arte dei Muratori”, costituita da esperti che si tramandavano la professione di padre in figlio e che avevano l'obbligo di lavorare esclusivamente per la costruzione dei pozzi all' “uso di Venezia”; venivano privilegiate aree rialzate che non subissero l'intaccamento dell'acqua salata in caso di innalzamento del livello delle maree, in caso contrario si provvedeva artificialmente all'innalzamento dell'area prescelta; si scavavano delle vasche profonde circa 1,5 metri con delle pareti adeguatamente coibentate da uno strato di circa 50 cm di argilla; sul fondo veniva posta una pietra d'Istria sulla quale veniva costruito verticalmente la canna o sifone centrale in mattoni, che avrebbe consentito il pescaggio dell'acqua e tutto intorno si depositavano strati di ghiaia e sabbia che avrebbero filtrato e depurato l'acqua. La vasca veniva poi sigillata dalla pavimentazione e venivano predisposti dei tombini in adeguati avvallamenti che facilitassero l'adduzione dell'acqua, detti pilelli o gattoli; infine prendeva posto, sopra la colonna, la così detta “vera da pozzo”, generalmente realizzata in pietra d'Istria, rifinita con decorazioni e bassorilievi. Sezione tipo di un pozzo. Esempio di pozzo rialzato. Le “Vere da pozzo” a Venezia erano ovunque; ancora oggi se ne possono contare circa 600 pur non essendo in uso, ma alla fine della Serenissima erano circa 7.000. Per vederne di parecchi tipi, è sufficiente navigare in internet …. ce ne sono alcune estremamente pregevoli, che denotano la maestria degli scalpellini; ci sono poi le uniche due realizzate in fusione di bronzo, all'interno di palazzo Ducale Poiché il costo per la realizzazione di un pozzo era estremamente costoso, la maggior parte di questi veniva fatta realizzare da congregazioni religiose in prossimità delle loro chiese e/o all'interno dei conventi, oppure da famiglie nobili in prossimità e/o all'interno dei loro palazzi; in ogni caso la maggior parte di questi erano accessibili dall'intera popolazione, seppur in determinati orari. C'erano pure i pozzi fatti costruire da famiglie nobili e realizzati in diversi campi o campielli della città per semplice benemerenza (questi riportano scolpito sulla “vera” lo stemma della casata), nonché quelli costruiti a spese dello Stato, ma il numero di questi ultimi rappresentava circa il 10% del totale; su questi era immancabile la presenza del leone marciano, scolpito in “maestà” o “andante”, tutti, o quasi, scalpellinati dalle zelanti masnade giacobine. Per sovrintendere alla manutenzione, pulizia e controllo della salubrità del pozzo concorrevano varie istituzioni; in primis c'erano i fanti dei Provveditori alle Acque, Santità e Comun, seguivano poi i parroci ed i capicontrada, ai quali erano anche affidare le chiavi della copertura della "vera" che veniva aperta due volte al giorno: mattina e sera, al suono della “campana dei pozzi”. Intorno alla metà del 1400 ci si accorse che, comunque, la quantità d'acqua piovana non era sufficiente per dissetare i veneziani; bisognava integrare l'acqua dei pozzi con altra acqua e quindi rivolgere la ricerca in terra ferma. Questa è però tutt'altra storia, che vedrò di sviluppare prossimamente, perché Venezia è particolare e unica e quasi tutti gli aspetti che la coinvolgono, anche quelli che sembrano semplici, in verità non lo sono mai. saluti luciano5 punti
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E' risaputo che Roma e' una Citta' ricca di acqua , acqua antica e acqua moderna , fornita un tempo da ben 11 o 14 acquedotti tra grandi e piccoli , numero variabile a secondo dei nomi utilizzati , oggi il numero e' di molto inferiore , solo cinque acquedotti , ma che di contro trasportano a Roma piu' volume d' acqua rispetto all' antichita' per essere abitata oggi dal triplo di abitanti . Naturalmente non tutte le acque che arrivavano a Roma antica erano di uguale qualita' , molto dipendeva dal luogo della sorgente , cioe' dal tipo di terreno nel quale si captava l' acqua sorgiva . L' acqua migliore come qualita' e purezza che giungeva ai Romani antichi ed anche ai moderni , in quanto l' acquedotto fu restaurato da Papa Pio IX nel 1870 , e' quella Marcia , il naturalista Plinio il Vecchio la definì “clarissima aquarum omnium”. Una delle migliori e complete descrizioni storiche ed archeologiche dell' acqua Marcia ci giunge dall' Archeologo romano Rodolfo Lanciani vissuto a cavallo del XIX e XX secolo , che cosi' ne parla : “Nell' anno 144 a. C. il Senato , resosi conto che l' aumento demografico di Roma aveva fortemente diminuito l' aliquota pro capite d' acqua in distribuzione , decise la riparazione di due vecchi acquedotti e la costruzione di uno nuovo . Venne stanziata una somma di 8 milioni di Sesterzi per tutto il programma . Fu incaricato dei lavori Quinto Marcio Rex che seleziono' una serie di sorgenti ai piedi del Monte della Prugna , nel territorio di Arsoli vicino al confine con l' Abruzzo , a 4437 metri a destra del trentaseesimo miglio della Via Valeria . Dopo parecchi anni di infaticabile lavoro Quinto Marcio ebbe la soddisfazione di portare l' opera fino ad una grande mostra d' acqua sulla sommita' del Campidoglio . Agrippa riparo' questo acquedotto nel 33 a. C. , poi Augusto ne duplico' il volume d' acqua nel 5 a. C. con l' aggiunta dell' Aqua Augusta ; Tito da una lapide : “rivom aquae Marciae vetustate dilapsum et aquam quae in usum esse desierat reduxit” . Settimio Severo nel 196 ne aumento' ancora il volume con destinazione alle Termae Severianae ; nel 212 /213 , Caracalla da altra lapide : “Aquam Marciam variis kasibus impeditam , purgato fonte , excisis et perforatis montibus , adquisito fonte novo Antininiano , in Urbem perducendam curavit” e costrui' un nuovo ramo lungo quattro miglia per derivarla alle sue Terme . Infine al restauro dell' acquedotto gli Imperatori Arcadio e Onorio dedicarono i proventi della confisca dei beni del Comes Gildone , ribellatosi i Africa . L' acqua Marcia seguiva la riva destra dell' Aniene fino a San Cosimato dove girava intorno a Monte Ripoli , di fronte a San Gericomio e San Gallicano . Qui comincia una linea di viadotti e ponti , i piu' straordinari che si possono vedere nei dintorni di Roma . Essendo il corso della Marcia (e degli altri tre compagni : l' Anio Vetus , la Claudia e l' Anius Novus) , trasversale alle diverse vallate che solcano il pianoro e mantenendosi a mezza altezza tra il fondovalle e le alture soprastanti , gli ingegneri romani hanno dovuto realizzare una serie di ponti e di gallerie , molti dei quali si conservano perfettamente . I ponti sono in tutto sette : Ponte Lupo nella Valle dell' Acqua Rossa , passaggio di quattro acquedotti : Marcia , Anio Vetus , Anio Novus e Claudia , piu' una strada carrozzabile e una corsia per cavalcature . In principio questo Ponte era stato costruito soltanto per l' Anius Vetus con altezza di metri 11,20 , lunghezza 81,10 metri e larghezza 2,75 metri . Dopo l' aggiunta della Marcia divento' alto metri 16,60 , lungo 88,90 e largo 12 metri . Aggiunta anche la Claudia e l' Anio Novus divenne alto 32 metri , lungo 155 e largo 14 metri senza contare i contrafforti ben visibili in foto . Nel Ponte Lupo e nelle gallerie che vi convergono sono rappresentate tutte le eta' e tutti gli stili costruttivi . Ponti dell' Inferno nella Valle omonima , per il passaggio delle acque Claudia e Anio Novus . Ponti delle Forme Rotte per gli stessi acquedotti di sopra , nella Valle San Gregorio . Ponte di San Pietro sempre nella Valle delle Forme Rotte , per il passaggio della Marcia . Ponte San Giovanni sempre nella stessa Valle per il passaggio dell' Anio Vetus , il Ponte venne rifatto da Augusto in opera reticolata e piu' tardi in mattoni da un altro Imperatore di epoca tarda . Da Gallicano fino a sesto miglio della Via Latina la Marcia procede in canale sotterraneo ; da li' fino a Porta Maggiore , Porta San Lorenzo e l' attuale stazione ferroviaria la Marcia era sostenuta da una serie di archi poco meno che trionfali , in blocchi di tufo con cornice di travertino , le stesse arcate servirono poi per la Tepula e la Julia". Recentemente il Ponte Lupo e' stato oggetto di un programma di Freedom a cura di Roberto Giacobbo dal titolo : Il Gigante dell' Acqua , questo il video : https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/freedomoltreilconfine/ponte-lupo-il-gigante-dellacqua_F309377001009C233 punti
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3 punti
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Concordo con Paparoupa esemplari genuini, probabile medesimo conio, puliti uniformemente , usciti sul mercato tutti insieme, e inoltre medesima casa commerciale che li mette in vendita. L’ipotesi piu’ probabile e’ un collezionista seriale, che ha dedicato la sua passione a raccogliere in 50 anni tutti gli esemplari dello stesso conio che ha poi pulito tutti insieme, e ha deciso di venderli tutti insieme ( eccezionale strategia commerciale) attraverso lo stesso dealer, senza citare ovviamente la provenienza . L’altra ipotesi - assai meno probabile - è che vengano da un hoard.... ?3 punti
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Con molta soddisfazione, vi presento anche il mio 6 Cavalli, la scuderia si sta ampliando..3 punti
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Concordo con @ak72 su Francesco Contarini. Si legge, anche se non benissimo, ...ANC CONT. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Analisi interessante @gionnysicily. Tolta la qualità sopra la media rispetto all'ultimo periodo, parte dello stupore deriva dai risultati di monete che danno l'impressione (poi, per carità, andrebbero viste in mano) di esser state restaurate almeno in parte. @gionnysicily, @dupondio, dai vostri interventi vi reputo persone molto competenti in materia, e mi interesserebbe una risposta alla seguente domanda: come valutare la "qualità" di una moneta restaurata? La domanda è generica e non riferita all'asta di cui parliamo. Io personalmente faccio parte di quella fetta di collezionisti, probabilmente minoritaria, che ritiene una moneta SPL se ci è giunta così sino a noi (salvo sacrosante pulizie o restauri conservativi quali asportazione del cancro del bronzo). Ma una moneta stuccata, ripatinata e quindi splendida, semplicemente non corrisponde al mio metro di giudizio per "qualità". Grazie mille per la vostra analisi.2 punti
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Valido e certamente più divertente e accattivante. Con il metodo Legio II bisogna usare il sistema cognitivo per fare i calcoli e questo già la dice lunga. Perchè sprecare del tempo prezioso per un macchinario PET per un hobby, pur sempre nobile, anzichè utilizzarlo per il bene di molti ? Anche perchè se @pulnon ha la PET a casa.....di chi è lo strumento ? Del bene comune ?..... Ribadisco...il metodo per fare le cose deve essere a portata di tutti (nella media....) e soprattutto a prova di "poco istruito", vuol dire che anche con un livello di istruzione basso deve essere fattibile, comprensibile e riproducibile...quello di Legio II sembra esserlo, un po' meno quello di pul con PET. Aggiungo ..se come l'utente pul suppone la moneta è una fusione...i calcoli fatti sono errati e grossolani, ma sono certo che con tutti quei diplomi e titoli avrà già capito il perchè !!!2 punti
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Osserva le differenze di spessore nel tondello, rispetto ad un altro 62 punti
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Bravissimo hai fatto centro... Non sai quanto mi ha fatto piacere leggere un post come questo lo aspettavo da tempo.... Io è anni che cerco di tenere alto l'interesse anche nelle semplici discussioni, dove a volte basterebbe veramente poco per riuscire ad incentivare gli amici che ci seguono, e quelli che silenti vorrebbero intervenire ma non si sentono particolarmente coinvolti. Io nel mio piccolo insieme ad altri amici qui sul forum abbiamo per un decennio, creato, costruito, donato, aggregato, divulgato, portando quest'ultimo a livelli da record, le nostre discussioni ne sono la riprova, e tutto scritto e fruibile fortunatamente. Poi il vento è cambiato, e le vele purtroppo non hanno più contribuito alla splendida rotta che stava dando lustro all'intera numismatica del paese. Come in tutte le vicende della vita purtroppo, il tempo passa e gli uomini cambiano... Abbiamo ancora gli strumenti a disposizione per far si che ciò ritorni ai massimi splendori, un forum che potrebbe agevolare nuovamente l'aggregazione, un forum con delle potenzialità enormi, un forum che come vedo attraverso il tuo intervento e non solo ultimamente, ha voglia di tornare a sognare.. Forza armiamoci nuovamente di tanta pazienza, tanta passione, e tanta amicizia, e allora tutto diventerà molto più semplice... Io sono tornato anche per questo...perchè non mai smesso di crederci, nonostante.... Eros2 punti
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condivido, NR in legatura e, come per altri esemplari, piccolo punzone lunato per l'anello della P.2 punti
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Direi che è una passione comune... negli ultimi anni sono riuscito a completare la raccolta dei colli lunghi, chiudendola proprio col 1859 Torino, preso andando di persona a batterlo a Torino nell'ultima asta di Montenegro :) Sono monete veramente affascinanti e secondo me gli scudi più belli. Finita per modo dire... i pezzi sono mediamente sullo SPL, a parte tre date sul BB (tra le prime che presi) che quando capiterà l'occasione migliorerò. Ecco a voi il mio 1859 Torino, di cui negli ultimi 10 anni non sono passati in asta più di 8 pezzi diversi. Decisamente molto più R4 che R3 e a mio avviso sottovalutato nei vari prezziari2 punti
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Buon pomeriggio, Rocco Amico mio@Rocco68 eccolo finalmente a casa il mio 9 Cavalli millesimo 1790, dal vivo è veramente uno spettacolo, cosa ne pensate?2 punti
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Permettetemi un piccolo passo indietro. La prima volta che vidi un denaro lucchese fui colpito dalla forma del suo tondello, tanto "brutta" rispetto ad altri denari. E mi chiesi il motivo di questa scelta che di certo rendeva la moneta meno "elegante" al cospetto delle sue simili. Visto che stiamo parlando dell'ABC di questa moneta, mi permetto (probabilmente annoiando gli esperti del settore :P) e con l'aiuto di qualche disegno di spiegare le fasi lavorative che portavano alla forma particolare di questo tondello e i motivi di questa scelta. La prima fase era quella di ottenere dalla lega in mistura una lastra da cui venivano ritagliate delle strisce delle dimensioni appena inferiori a quelle dimensione della moneta da ottenere (fig. 1) Fig. 1 Successivamente questa striscia veniva tagliata con delle cesoie per ottenere dei tondelli di forma quadrata (fig. 2). Fig. 2 (in rosso i segni della cesoia :rolleyes: ) Si ottenevano così dei tondelli di forma quadrata (fig.3). Fig. 3 Dal tondello "quadrato" ci cesoiavano i quattro spigoli (fig. 4) Fig. 4 (in rosso sempre i segni della cesoia... :) ) ottenendo un tondello di questa forma (fig. 5) Fig. 5 A questo punto il tondello veniva martellato con un martello a testa tonda per cercare di renderlo il più possibile circolare (fig. 6) Fig. 6 (in rosso i segni del martello a testa tonda ed in verde tratteggiato il lato del tondello prima della martellatura) Come si può vedere dal disegno i segni in rosso della martello, sarebbero dovuti "sparire" nella fase di coniatura, ma come si può osservare su questi denari, essi sono spesso ancora ben visibili. Chiaramente con un processo del genere non sempre si ottenevano tondelli perfettamente circolari (in realtà quasi mai), ma di certo si riuscivano a produrre un quantitativo di tondelli superiore rispetto a a quello che si sarebbe ottenuto cercando di realizzare tondelli perfettamente tondi. Insomma visto il successo del denaro lucchese, la richiesta di moneta era sicuramente molto alta e probabilmente si è optato per questa soluzione penalizzando forse l'aspetto della moneta ma di sicuro ottimizzando il lavoro e la quantità prodotta. Chiedo venia se ho descritto l'ovvio, ma mi auguro che un neofita possa apprezzare la cosa... sperando magari che un esperto possa invece correggere qualche mio strafalcione.2 punti
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Questo breve Post non e' dedicato in particolare a Giano come divinita' in quanto molte e varie notizie su questo antichissimo dio italico romano sono reperibili in rete , ma al suo declino come divinita' venerata dai Romani , declino avvenuto agli inizi dell' Impero anche se il Tempio o i due Templi dedicato/i a Giano rimasero in funzione fino al tempo di Teodosio I , declino che inizio' probabilmente entro il I secolo della nostra era e che si concluse con il primo decreto di Teodosio I del 380 , seguito poi dal decreto del 392 quando inaspri' quello del 380 , proibendo tutti i culti pagani . Giano fu la divinita' forse piu' rappresentativa dei Romani dalla monarchia alla Repubblica , quando la sua immagine bifronte accompagno' e fu impressa sui Quadrigati in argento e sui massicci Assi in bronzo che recavano al rovescio la prua di nave , prima semplice , cioe' anonima , poi con simboli e infine con i monogrammi dei Legati ; l' Asse con Giano e la Prua , fu la moneta bronzea per eccellenza di Roma repubblicana , forse piu' degli argenti , esprimeva e lo fa tutt' ora , la potenza e la fede religiosa incrollabile , unita a quella della forza navale , che infine porto' i Romani a dichiarare orgogliosamente , prima il Mar Tirreno , poi tutto il Mediterraneo : “Mare Nostrum” . La rappresentazione di Giano sulle monete praticamente scompare con la Repubblica , un' era si conclude insieme ad un' altra , Giano nell' Impero compare molto raramente ed anche con dubbio , perche' non piu' rappresentato bifronte come nella Repubblica , ma come una figura che regge uno scettro ; piu' sicura la rappresentazione del suo Tempio nel Foro in quanto espressamente citato nella legenda su alcune monete di Nerone . L' antico Tempio di Giano di epoca repubblicana era situato nel Foro Olitorio , era situato ad est del futuro Teatro di Marcello e direttamente collegato alla leggenda dei 300 Fabii , sterminati al fiume Cremera nel 477 a.C. dai Veienti , tranne uno , da cui discese poi Fabio Massimo detto il “Temporeggiatore” o “scudo di Roma” , il Tempio venne ricostruito da Caio Duilio nel III secolo a.C. dopo la vittoria navale di Milazzo del 260 a.C. , poi di nuovo da Tiberio ; la leggenda narra che il Tempio nacque in seguito all' alleanza fatta tra Romolo e Tito Tazio il Re sabino e da cio' nacque il doppio volto del dio a significare l' unione del popolo romano e di quello sabino , la statua del dio fu posta in un tempietto che pare sia sopravvissuto con varie ricostruzioni , fino alla fine dell' Impero nel luogo chiamato : Tria Fata , dal nome delle tre Parche che erano vicino alle falde del Campidoglio . Anche lo storico bizantino Procopio , testimone della guerra gotica in Italia , ricorda questo Tempio che era fatto tutto in bronzo , lo colloca pero' nel Foro romano , mentre l' antico era situato nel Foro Olitorio e secondo Orazio vicino alla Porta Ratumena , verso il Campo Marzio . Questa la testimonianza diretta di Procopio sul Tempio di Giano nel Foro : “……..Allora avvenne pure che alcuni Romani sforzassero le porte del Tempio di Giano tentando di aprirle di soppiatto . Questo Giano era il primo di quegli Dei antichi che i Romani nella lingua loro chiamano : Penati . Egli ha il suo Tempio nel Foro , di contro al Senato , poco piu’ in la’ di : Tria Fata , che cosi’ chiamano i Romani le Parche . Quel Tempio e’ tutto in bronzo , di forma tetragona , e grande tanto da coprire la statua di Giano . Questa statua anch’essa in bronzo e’ alta non meno di cinque cubiti ( circa metri 2,50 ) , in tutto il resto ha figura umana salvo che ha la testa con due facce , delle quali una e’ volta ad oriente , l’ altra ad occidente . Dinanzi a ciascuna faccia sonvi porte di bronzo , le quali secondo l’antica costumanza romana in tempo di pace e di bene si chiudevano , quando invece si stesse in guerra si aprivano . Venuta pero’ quanto mai in onore presso i Romani la fede cristiana , queste porte non aprivano mai piu’ , neppure quando fossero in guerra ; in quell’ assedio tuttavia alcuni che avevano in mente, secondo io credo , l’ antica religione , si attentarono ad aprirle di soppiatto , senza pero’ riuscirvi totalmente , salvo che le porte non combaciavano piu’ tra loro come prima . Rimasero ignoti coloro che questo tentarono , ne’ in tanto trambusto di cose se ne fece inchiesta veruna . dacche’ ne fu avvertito dalle autorita’ e neppure il volgo , ad eccezione di ben pochi , ne venne a sapere” Da Wikipedia , alcuni luoghi d' Italia che sembrano avere una attinenza con il nome dell' antica divinita' italica romana : Giano viene assunto dal Medioevo a simbolo di Genova , in relazione al suo nome antico di Ianua . Come tale viene spesso accostato al Grifone , altro simbolo di questa città . Troviamo effigi di Giano nel tempietto-fontana di piazza Sarzano (l'erma bifronte sulla cupoletta, proveniente da una fontana cinquecentesca opera della bottega in Genova di Giacomo e Guglielmo della Porta, ancora negli ottocenteschi lampadari di Galleria Mazzini. Una rappresentazione indubbiamente più moderna ed essenziale la troviamo nel palazzo azzurro sito in fiumara. Oltre a Genova, Giano è il simbolo di Tiggiano (provincia di Lecce), Subbiano (provincia di Arezzo), Selvazzano Dentro (provincia di Padova) e Centro Giano (provincia di Roma), San Giovanni Rotondo (Provincia di Foggia). L'immagine di Giano è presente nel gonfalone di Tiggiano(provincia di Lecce) perché secondo un'etimologia popolare il nome del paese potrebbe derivare dal nome del dio Giano (in realtà il toponimo è un prediale costruito sul gentilizio romano Tidius . In Basilicata, presso Muro Lucano (PZ) è presente il toponimo Capo di Giano e Varaggiano , mentre presso Melfi c'è Foggiano . A Pescopagano , in una nicchia sotto l'arco di Porta Sibilla vi è una statuetta raffigurante Giano bifronte . L'immagine di Giano è presente nel gonfalone di Subbiano (provincia di Arezzo) perché secondo un'etimologia popolare il nome del paese deriverebbe dal latino Sub Janum condita ("fondata sotto [il segno di] Giano") , ma in realtà il toponimo è un prediale costruito sul gentilizio romano Sevius . Il nome della città di Avezzano in Abruzzo stando ad un'ipotesi giudicata inverosimile da storici ed archeologi deriverebbe da "Ave Jane", un'invocazione posta sul portale di un tempio consacrato al dio Giano. Secondo la leggenda attorno al tempio ebbe origine la borgata formata dai primi agricoltori stanziati nell'area che originariamente circondava il lago del Fucino . Il toponimo di Selvazzano Dentro di origine romana parrebbe riportare alla presenza di un boschetto sacro al dio Giano (selva di Giano) , l'attuale stemma comunale riporta infatti un altare dedicato al dio . Il nome del dio è invece all'origine dei due toponimi Giano dell'Umbria e Giano Vetusto, non direttamente ma attraverso un nome di persona latino Ianus (al quale sarà originariamente appartenuto il fondo sul quale è sorto il centro abitato) . A Reggio Emilia c'è un Giano su uno spigolo di Palazzo Magnani in Corso Garibaldi. Nel comune di Maddaloni, in Provincia di Caserta, esattamente dinanzi l'ospedale cittadino, sono ancora visibili i resti di un tempio con l'iscrizione "Iano Pacifico". A Trieste vi è una fontana con il volto bifronte del dio, posta all'inizio del Viale XX Settembre. In quanto alla scelta del sito, va notato che nei primi anni dell'Ottocento in quel punto si trovava un recinto con cancello, che segnava l'uscita dalla città . In foto , in ordine : tre probabili rappresentazioni del repubblicano tempio di Giano nel Foro Olitorio , il Giano ai Musei Vaticani , Giano serie fusa , Giano Asse repubblicano coniato , Giano su Quadrigato in argento , due Sesterzi di Nerone con il tempio di Giano nel Foro .1 punto
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Moneta in argento – 900° ANNIVERSARIO DEDICAZIONE DELLA CATTEDRALE DI PISA Anno: 2018 Valore nominale: 5 Euro Metallo: Ag 925/1000 Diametro e peso: 32 mm / 18 gr Artista / i: Annalisa Masini Bordo: godronatura spessa continua Coniata dalla Zecca dello Stato ( IPZS ) Dritto: Piazza dei Miracoli a Pisa, con a sinistra la Torre Pendente (1173-1350) Rovescio: Duomo di Pisa con, posta in primo piano, una formella di bronzo; particolare preso dalla Porta dei Ranieri, di Bonanno Pisano, che ha come soggetto “l'entrata a Gerusalemme”. Note: la Cattedrale di Pisa venne iniziata nel 1064 e venne consacrata nel 1118 da Papa Gelasio II (1118-1119). Oltre allo stile romanico presenta stili lombardo-emiliano, classico, bizantico e a tratti islamico. Inizialmente la Cattedrale non era a croce latina, come ora, ma greca. Nel corso dei secoli le sue porte andarono distrutte, ad eccezione della bronzea Porta dei Ranieri. Questa porta è molto interessante poiché è adorna da 24 formelle riguardanti scene del Nuovo Testamento; fusa attorno al 1180 da Bonanno Pisano1 punto
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Discussione davvero completa. Un aspetto che non è uscito, forse perché si tratta di un denaro, è quello dei falsi. Per esempio una perlinatura irregolare potrebbe essere un indizio di un falso. Per i denari potrebbero esserci degli interessi falsi d'epoca. Probabilmente per i denari essendo monete in mistura l'analisi xrf non è applicabile perché è un analisi in superficie e potrebbe essere falsata; essendoci in superficie più argento. Però di analisi XRF si parla troppo poco in generale. Sarebbe utile a dipanare dubbi. Sarebbe una bella moda da preferire agli slab. Dimenticavo, dovrebbe esserci una discussione così in ogni sezione1 punto
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un buon compromesso per avere illuminazione diffusa è quello di approfittare di luce naturale senza lampade.. una fonte luminosa può essere una finestra.. purché non ci sbatte direttamente il sole.. però fai in modo da non beccare il riflesso della luce sulla plastica1 punto
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Buona serata Non è facile @arrigome e sono incerto anch'io; però credo che nei dogi che hai proposto debbano esserci troppe lettere per starci nel poco spazio dubbio che segue a DVX +: Jacopo Contarini è identificato dalle lettere (+ ° IA ° 9T °) DVX ° Giovanni Dandolo è invece identificato dalle lettere (+ ° IO ° DA °) DVX tra parentesi ho inserito quanto non è leggibile. Sarei più propenso ad attribuirlo a Orio Mastropiero o Malipiero che è identificato dalle sole lettere (+ AVR) DVX. Attendiamo qualche "occhio di lince". saluti luciano1 punto
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È ancora tutto integro essendo sotto vincolo del MIBAC. Quindi toglietevi di testa idee bislacche che siano facenti parte di questo gruppo1 punto
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Altre informazioni sparse. La costruzione del tempio dedicato a Giano nel foro veniva attribuita a Numa Pompilio. Nel merito Livio (I, 19, 1-3) ricorda che: "Quello (ossia Numa) impadronitosi così del potere, si dedicò a rifondare integralmente, con il diritto, le leggi e i costumi, la città (ossia Roma) che era stata fondata con la forza e le armi. Avendo ben compreso che non era possibile abituarsi a tali cose in mezzo alle guerre - perchè con la milizia gli animi diventano sempre più rozzi - pensando di mitigare il duro popolo disabituandolo alle armi, costruì il tempio di Giano, che si trovava nella parte più bassa dell'Argileto, facendone il simbolo della pace e della guerra, in modo che, aperto, indicasse che la città era in armi, mentre chiuso, che tutti i popoli confinanti erano in pace. Due volte dopo Numa il tempio fu chiuso: la prima terminata la prima guerra punica, sotto il consolato di Tito Manlio, la seconda, che gli dei concessero che noi vedessimo, sotto l'impero di Cesare Augusto dopo la guerra di Azio, quando fu stabilita la pace per terra e per mare." Sotto Augusto il tempio fu chiuso in altre due occasioni: dopo la guerra cantabrica e, ma è più incerto, forse dopo la spedizione in Arabia nel 10 d. C.. Negli ultimi anni di vita dell'imperatore, il tempio fu nuovamente riaperto (Oros. VII, 3, 7).1 punto
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Grande conservazione per uno spicciolo del popolo, un vero miracolo che sia giunto a noi quasi intatto. Complimenti @giovanni0770.1 punto
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E' un doppio tornese francese per Luigi XIII: https://www.cgbfr.com/louis-xiii-le-juste-double-tournois-a-la-vieille-tete-type-de-warin-1643-feurs-ttb,v60_0118,a.html Il peso ovviamente non può essere di 205 grammi, presumo sia 2,05.1 punto
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a proposito, ma la nascita dell'Inter è tra le notizie piacevoli o spiacevoli?!? :-)))) Ovviamente scherzo, è bella però la frase: "Si chiamera Internazionale perchè noi siamo fratelli del mondo"! Se questa frase e l'esempio di Pietri fossero sempre presenti.....1 punto
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Mah! Sembrerebbe che ci sia una "S" alle spalle del Doge .... ma anche a considerarla tale non risolve! saluti luciano1 punto
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Grazie eracle62, allora diamoci da fare ! Creiamo qualche post interessante e rispondiamo con gentilezza e competenza a quelli in corso, soprattutto ai neofiti. ? Ciao1 punto
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Più che uno "sdoganamento", @cliff, quella che descrivi è una resa. Non vi partecipo, personalmente, ma la questione è rilevante per capire a cosa andiamo incontro.1 punto
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la prima un bagattino da dodici il doge è illeggibile, la seconda è un bezzo da 6 bagattini , monetazione anonima, legge 20 aprile 16191 punto
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Quello che ha di particolare rispetto agli altri 6 Cavalli è il peso maggiore. Un grammo in più1 punto
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Il mio database si accresce di continuo! Grazie nuovamente al mio carissimo amico prof. Andreas Pitsillides, da Cipro ho cinque altri nuovi bisanti da aggiungere freschi freschi. Rimane sempre valido l'invito per chi di voi ancora non mi avesse segnalato i propri Bisanti (si intende, con immagini e peso). Ad majora.1 punto
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Credo che tra le aste di monete papali recenti vada annoverata anche la Kuenker 233, del 18 giugno 2013. 900 lotti di monete e medaglie, anche se, a dire il vero, queste ultime sono maggiormente rappresentate. Dall'archivio Kuenker può essere scaricato il PDF di quest'asta così come della Kuenker 138, sempre ricca di monete Pontificie. https://www.kuenker.de/en/auktionen/katalogarchiv1 punto
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Rimando al mio post di un paio d’anni fa dal titolo Emozione del ritrovamento di una moneta?... la dice Andrea Camilleri1 punto
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Ultimamente anche io ho tralasciato la ricerca di Piastre per dedicarmi allo studio dei minuscoli 3 Cavalli, nello specifico i conii del 1790. Un mondo ancora tutto da scoprire. Un cordiale saluto, Rocco.1 punto
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Questo è quello che dovrebbero fare tutte le associazioni numismatiche, divulgare, donarsi e donare alla comunità. Altrimenti è un beneficiare "inter nos" e di "inter nos" ce ne sono già abbastanza in Italia in svariati settori di interscambio sociale, economici, ricreativi ecc... e non se ne può più di vedere certe realtà che poi fanno venire voglia di emigrare. Ho letto spesso in questo forum di come in altri paesi valorizzino di più le esposizioni, le iniziative, i convegni e quant'altro.1 punto
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Gent.mo eracle62, hai perfettamente ragione. Se non ti annoio, ti dico la mia situazione: nella mia famiglia siamo da sempre appassionati di numismatica ( diciamo 3 generazioni). Famiglia umile, non ricca, che a volte faceva dei sacrifici per comperare la moneta che aveva inseguito da anni. Poi la vita ti porta a delle scelte: per esempio hai bisogno di investire i soldi che hai, per crescere e far studiare i figli e quindi devi mettere da parte quello che è superfluo. Io sono stato inattivo dal punto di vista numismatico per molti anni, perchè avevo queste priorità. Adesso sono in pensione, quindi ho ripreso in mano la mia passione. Ho conosciuto tramite il passa-parola questo sito, che da tutti è considerato il "punto di riferimento" per gli appassionati di monete, ed in effetti è un piacere leggere i vari post, fare delle ricerche, consultare le varie sezioni che sono messe a disposizione di tutti gli appassionati da parte di persone che non hanno nulla in cambio, se non la gratitudine. Il rovescio della medaglia è che, pur essendo molti gli iscritti, il sito è poco dinamico, per capirci meglio " poco vivo ", gli argomenti postati sono esigui, ancor meno le risposte. Addirittura certe risposte di persone esperte o veterani del sito sono poco consone allo spirito che dovrebbe permeare il forum. Per fare un esempio: qualcuno scrive che ha trovato nel cassetto del nonno una moneta che il cugino gli ha detto essere rarissima. Certo che il 99% delle volte è paccottaglia... ma un conto è rispondere, con buona grazia, che si sbaglia, spiegando che è una riproduzione della Plasmon etc etc. Un altro è farlo sentire un perfetto imbecille. Magari questo perfetto imbecille, se troverà nel forum una "casa accogliente", comincerà a frequentare dei mercatini, all'inizio si prenderà delle fregature, magari chiederà a noi, comincerà a studiare e tra qualche anno sarà appassionato/studioso di monete. In un mio post di qualche tempo fa ho chiesto dei pareri su questo "immobilismo" ( consideriamo che la numismatica è sempre stata il 2° hobby o collezionismo dopo la filatelia, che peraltro ha visto precipitare gli interessi dei collezionisti negli ultimi decenni ). La risposta è stata: " Ormai gli argomenti principali sono stati dibattuti, quindi è logico che non ci possa essere un grande fervore..." Secondo me non è così. Argomenti interessanti, ,opinioni, valutazioni, in campo numismatico ce ne saranno sempre. Basta avere voglia e un ritaglio di tempo per condividerle con gli altri. Non diventiamo dei "topi da biblioteca", gelosi delle nostre cose e delle nostre conoscenze. Cerchiamo di donare le nostre competenze agli altri. In caso contrario la nostra bellissima passione, che non è solo possedere materialmente una moneta, ma soprattutto è la storia che ci racconta, il patrimonio culturale che ci fornisce, diventerà solo una mania per vecchi rincitrulliti ( come la collezione di farfalle di fine '800). Saluti a tutti1 punto
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Un quadro del Ponte Lupo dipinto dal pittore Franz Roesler nel 1898 rende l' immagine del Ponte attraversato da un modesto fiumiciattolo che in eta' classica doveva essere un vero e proprio fiume ; inoltre fa capire come in quasi 22 secoli l' acqua sia completamente scomparsa , oggi esiste solo un greto asciutto . Le falde acquifere stanno ritirandosi .1 punto
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La mia prima monetina colorata appositamente dalla zecca e destinata alla circolazione. https://en.numista.com/catalogue/pieces120665.html Lug. 2019 - un euro per questo due dollari australiano del 2017 comunemente già utilizzato per la spendita, monetina inusuale ma simpatica nel link di numista la storia di Possum Magic ps la mia ha perso un bel po di colore originario derivante dalla circolazione, ne metto una intonsa presa dal web per una giusta visualizzazione di questa colorazione da zecca. Solitamente siamo abituati a vedere cose simili in certe monete "abbellite" successivamente da privati.1 punto
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@adolfos capito cosa intendevo dire?Come posso imperniare una ipotesi sull'uso dei punzoni e sulle tecniche produttive in genere di una o dell'altra zecca se mi perdo un evento simile?. Spero che ne segua una versione cartacea. Il prossimo denaretto è senza peso ne diametro e le foto sono oscene, secondo voi potrebbe essere?1 punto
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Canina! Chi era costui? È la frase di scolastica memoria che mi venne in mente quando per la prima volta mi trovai a girare per Vardacate. Nato a vissuto per molti anni ad Augusta Taurinorum, a Vardacate ci arrivai quasi per caso, molti anni fa. Io praticamente neanche sapevo (ahimè) dove fosse Vardacate, nonostante non fosse poi tanto lontana dalla mia città natale. Se per Ligabue (l’aedo) Corrigium era città “di cosce e zanzare”, per me Vardacate era città di “burbe e zanzare”, visto che praticamente tutti i maschietti di Augusta Taurinorum facevano il CAR a Vardacate e viste le enormi distese di risaie lì presenti , noto pabulum per quegli insetti famelici e spietati. Sia come sia, alla fine… Hic manebimus optime! Esclamai. Trovai il mio primo lavoro , conobbi mia moglie, la sposai, diventai cives di quel municipium e misi su famiglia. Ebbene, come dicevo, passeggiando bel bello per la città, mi imbattei in un monumento: “Canina! Chi era costui? «Canina! questo nome mi par bene d'averlo letto o sentito; doveva essere un uomo di studio, un letteratone del tempo antico: è un nome di quelli; ma chi diavolo era costui?» Dopo qualche mese dal mio arrivo a Vardacate, mi presi una meritata vacanza e con il Cursus Publicus (per la precisione con la Rubra Sagitta) arrivai nell’Urbe, quella con la “U” maiuscola: Roma! Tra le tappe della mia visita vi era una passeggiata sulla Regina Viarum, la via Appia Antica. Armato della mia immancabile guida, varcata la massiccia cortina delle Mura Aureliane dalla maestosa Porta San Sebastiano, dopo una bevuta al vecchio fontanile, iniziai il mio cammino. Subito mi ricordai delle parole del buon Orazio: “ (…) minus est gravis Appia tardis (…) ovvero: “L’Appia è meno faticosa a chi la prende comoda”. Pertanto, seguendo il suo consiglio, mi avviai pedetemptim lungo la strada. Sepolcro di Geta…catacombe di San Callisto e San Sebastiano…Villa e Circo di Massenzio… Tomba di Cecilia Metella…Capo Bove…Indescrivibile il piacere di camminare sull’antico basolato, in una calma surreale…Quanto sembrava lontano il caos dell’Urbe…. …le vestigia sparse cercai per poggi solitarii et ermi….quando ad un certo punto un monumento attirò la mia attenzione… Presi la mia fidata guida e lessi: “monumento detto dei Rabirii, del quale Canina (questo nome mi ricordava qualcosa…) scrive che non solo per la pertinenza delle indicate persone ma per l’eleganza dei suoi ornamenti…ha meritato di avere la preminenza su tutti gli altri per essere ristabilito nel miglior modo che fu possibile. Canina ( a ridaje….) ricostruisce il monumento funerario secondo lo schema di una grande ara, utilizzando, come descrive egli stesso, tutti i frammenti che furono rinvenuti tra le sue rovine”. Proseguii il mio cammino finché, al VI miglio, subito dopo la splendida Villa dei Quintili, incontrai il grande Mausoleo di Casal Rotondo. Ripresi la mia fidata guida e lessi: “…è un sepolcro circolare di età augustea così chiamato a causa di un piccolo casale (guarda caso…), ora trasformato in villa, che vi fu costruito sulla sommità. A lato del monumento, Luigi Canina (Canina….ancora tu….ma non dovevamo non vederci più?) volle alzare una grande quinta in laterizio per esporre i frammenti di marmo che egli riteneva appartenessero alla decorazione della tomba, poiché rinvenuti nei pressi dell’edificio.” : Luigi Canina….Ecco chi era costui!! Luigi Canina, nacque proprio a Vardacate il 24 ottobre 1795. Dal 1818 fu a Roma per studiare e dirigere numerosi cantieri, commissionati soprattutto dalla famiglia Borghese (tra i più famosi i monumentali propilei di ingresso della Villa da Piazzale Flaminio). Contemporaneamente coltivò un profondo interesse per l’archeologia, che lo portò ad essere nominato Commissario alle Antichità dell’allora Governo Pontificio nel 1839. Diresse importanti scavi a Roma (nelle proprietà Borghese, nel Foro Romano, sull’Appia Antica), Tuscolo e Veio, e pubblicò numerosi studi sull’architettura e topografia antiche. A lui si deve la realizzazione, tra il 1851 e il 1855, del progetto per la sistemazione della Via Appia Antica come passeggiata archeologica: si occupò di espropriare l’area, ripulire e restaurare i monumenti ai lati della strada, creando il “museo all’ aperto” che è tuttora davanti ai nostri occhi, per la conservazione sul posto dei reperti archeologici dei monumenti, allestiti su quinte architettoniche in corrispondenza degli antichi sepolcri. Lo studioso, anticipando metodologie oggi affermate, ha realizzato un programma di interventi nel pieno rispetto del rigore scientifico. I reperti mobili, pertinenti ai singoli monumenti, furono recuperati nell’unico modo possibile, ossia inserendoli in una struttura dichiaratamente nuova, limitata all’essenziale, che doveva suggerire la forma del monumento romano solo nella facciata. Sempre a Roma si occupò infine della sistemazione di alcuni monumenti nell’area del Foro Romano. Luigi Canina è sepolto a Firenze, In Santa Croce, tra i grandi (un vero onore, direi). Per concludere, volevo dire che Vardacate non è solo città di burbe e zanzare. Infatti, gode di alcuni bellissimi monumenti come il Duomo di Sant’Evasio (una delle più importanti cattedrali in stile romanico-lombardo del Piemonte), la sinagoga (un vero gioiello nel suo genere) e il Castello (spesso sede di mostre ed eventi). Inoltre (per i golosi) a Vardacate si producono i Krumiri, biscotti tipici della città, famosi in tutto il mondo (indescrivibile il profumo che si sente nelle vie limitrofe alla bottega). Infine, nel secondo fine-settimana di ogni mese, si tiene il Mercatino dell’Antiquariato dove tra le altre cose è possibile trovare tante belle monete. Se vi fa piacere, non preoccupatevi delle zanzare (basta un po' di Autan, dai!) e venite numerosi a Vardacate, alias (Casale Monferrato in provincia di Alessandria)! Un saluto a tutti. Stilicho1 punto
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Aggiorno questa vecchia discussione perché ho avuto l'occasione di trovare in una ciotola un 5 centesimi del 1861 con zecca Milano brockage. L'ho presa per la curiosità dell'errore di coniazione e perché in fondo non è poi neanche troppo compromesso. Avevo trovato un'altra discussione con un esemplare molto simile ma non la trovo più... Interessante notare la depressione sul tondello in prossimità di dove doveva esserci la testa di Vittorio Emanuele. Mi sembra che ci siano più esemplari con due facce del diritto che due del rovescio... Anche se preferisco questa perché è classificabile con data e zecca. Tutte le opinioni sono gradite.1 punto
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Ciao e scusate l'assenza. Grazie a tutti per le risposte prima di tutto! Allora... rispondo alle vostre legittime domande. 1) l'attività che abbiamo svolto è di carattere ricostruttivo-sperimentale... fatta nell'ambito di una associazione di ricostruzione storica ed archeologia sperimentale. Ci stiamo attrezzando per riprodurre in modo archeocompatibile l'intero processo di fusione, con stampi e crogioli in terracotta, rame e stagno nelle opportune proporzioni, forgia da campo e mantici a mano. Per il momento abbiamo iniziato con una attrezzatura di fusione moderna (stampo in silicone, calco in resina ecc.). Piano piano faremo tutto come era fatto in III sec. a.C. Questo solo per darvi un po' di contesto su un'attività che altrimenti risulterebbe quantomeno singolare! 2) Come ho specificato più volte, il modello in gesso è di un asse fuso... non coniato ... infatti precisavo nel primo post che ha un diametro di 6 cm. Ma giustamente ve ne posto una foto... (non ho potuto farlo prima). Il peso reale della moneta autentica, forse questo passaggio non l'ho chiarito, non ce l'ho... perché ho solo il calco in gesso di quella moneta. 3) il metallo usato è bronzo.. e non ottone... per due motivi: l'ho chiesto al venditore e le barre acquistate hanno una lucentezza tipica della lega con lo stagno (l'ottone risulta più opaco) .. questo lo ha affermato colui che si è prestato ad aiutarmi nella fusione (quindi relata refero)... che ovviamente possiede un'attrezzatura completa ed adeguata allo scopo. La riduzione ponderale dovuta ai successivi passaggi di produzione quindi sicuramente c'è... è evidente... mi sembrava solo strano che - nelle condizioni citate - fosse circa 100 gr... ma può essere! In sostanza io mi aspettavo, dall'esito dell' "esperimento", di ottenere una copia di peso più o meno compatibile con l'originale ... all'inizio pensavo che questo originale fosse un asse librale e quindi attendevo un peso di circa 327 gr o più verosimilmente intorno ai 240... invece è uscito un 160 - 170 grammi che, come suggerito sopra da da Scipio, coinciderebbe con la 38/1. 4) le foto di stampo e modello in resina ancora non le ho ma ho quella dell'asse fuso finito, che vi posto pure. Ecco, spero di aver dato qualche particolare utile in più. Grazie a tutti per il tempo che mi avete dedicato. Flaminius1 punto
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Una chiosa direi finale, questa e’ una bella storia, una storia da raccontare, ce ne vorrebbero di più nel mondo conflittuale in cui viviamo, che parte in fondo poi anche da Lamoneta, era un mio scopo e obiettivo culturale per la collettività, ne parlo da più di 10 anni anche qui e parlavo di sogno irrealizzabile, e in effetti così sembrava dovesse rimanere. Provavo e cercavo ma non si riusciva, la storia che raccontavo del padre col bambino per mano che volevano andare senza problemi a vedere le proprie monete, i propri simboli, l’identita’, la loro storia anche una domenica mattina non era realizzabile in una città dai mille fermenti come Milano, il sogno rimaneva sogno. Un giorno si aprì una luce, la percorsi con mille difficoltà, ebbi anche contingenze favorevoli con vari step ma oggi possiamo parlare di un sogno che e’ realtà e che sta anche crescendo, ampliandosi anche con cataloghi divulgativi. C’e’ anche questa numismatica, fatta di sogni, passione, di service per la comunità, e’ quella che mi piace e che sento di dover fare, certo qui il virtuale non c’e’ più ...c’e’ il reale, il realissimo per tutti noi ...1 punto
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Si, Stefano grazie dell'intervento intanto, nel Medioevo capitava spesso che le vecchie monete venissero ritirate dalla circolazione, ma invece di essere magari fuse per produrre nuove monete,erano usate di nuovo e riconiate ; ovviamente si formavano delle sovrapposizioni di immagini, leggende e la lettura della moneta diventa difficile, però in questi casi può dare diverse informazioni utile, per esempio per le cronologie. LA TERZA FACCIA DELLA MONETA. Chiariamo subito che la definizione di forte impatto è di Lucia Travaini, in effetti la moneta ha come sappiamo un dritto e un rovescio, sul quale abbiamo già discusso e sul quale poi non tutti sono poi concordi. Quando parla di terza faccia la Travaini intende vedere l'oggetto moneta nella sua complessità , nella iconografia, nei segni, in quello che rappresenta, nella sua simbologia che assume nei vari casi. Abbiamo monogrammi,immagini,stemmi, aquile, Santi ; in particolare nel Medioevo i santi hanno grande diffusione sulle monete e oltre a rappresentare i valori cristiani, rappresentano le varie identità locali, sono simbolo delle città, diventano anche segno di appartenenza. Ma la Travaini si spinge oltre, vede cosa può rappresentare una moneta oltre al suo valore venale ed economico . E allora può diventare segno di memoria, segno di offerta nele tombe lasciate dai devoti o dai pellegrini, un segno e un tramite col Santo venerato o col defunto. La moneta può diventare anche icona, come portafortuna, come reliquia,può mandare tanti messaggi da interpretare e da studiare e credo che in questo campo ci siano ancora molti spazi di ricerca. Si torna al concetto finale di moneta vista non solo per il suo valore, ma come documento e portatrice di messaggi e valori simbolici.1 punto
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Un fenomeno molto diffuso nel Medioevo fu quello delle riconiazioni ; le vecchie monete venivano a volte ritirate dalla circolazione, ma invece di essere fuse per produrre nuove monete, capitava che venissero riutilizzate e riconiate con nuove immagini impresse sopra le vecchie. C'erano così delle sovrapposizioni di immagini, spesso difficili da decifrare poi. Un esempio è quello dei follari salernitani dell'XI secolo di cui Grierson parla in " The Salernitan coniage ", ma ne abbiamo di esempi in varie monetazioni.1 punto
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Dove eravamo rimasti? Beh, Mario, penso che questa discussione sia propedeutica per i neofiti o per coloro che sono alle prime armi con una moneta medioevale....poi ciascuno ha le sue preferenze, ma devo convenire, considerato anche il seguito che ha avuto la discussione sui denari di Lucca, che nonostante non sia una moneta bella e facile, ha un nutrito seguito!!! Arca dice giustamente "occhio ai punzoni", che sono un po' la combinazione per decifrare questa, ma altre monete medioevali. Mi aspetto che ci sia qualche nuovo appassionato che raccoglie la sfida, non si vince né si perde nulla; per loro consiglio sempre una buona lettura per iniziare e fra i tanti libri, consiglio quello di A. Finetti "Numismatica e Tecnologia". Ottimo per comprendere l'uso dei punzoni e le tecniche di preparazione dei conii. Saluti Luciano1 punto
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