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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/03/20 in Risposte
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Grazie @doppiopunto per aver postato questo tornese. E' l'ennesima conferma dell'esistenza del tornese con legenda NEAPOLIS REX. E' vero che di primo impatto, specie osservando la moneta da te postata, da l'idea di essere ribattuta ma è palese che legenda e cornucopia facciano parte dello stesso conio. Non intendo comunque dilungarmi troppo nelle spiegazioni tecniche, anche in considerazione del fatto che ho già affrontato l'argomento in un primo articolo in cui presento un tornese con questa insolita legenda di certo non ribattuto (articolo liberamente consultabile all'indirizzo : https://www.academia.edu/38377179/Integrazione_alla_monetazione_di_rame_battuta_nella_zecca_di_Napoli_durante_il_regno_di_Filippo_IV.pdf ) a cui, mio malgrado, ho dovuto far seguito con una nuova pubblicazione in cui il tornese da me pubblicato è stato affiancato all'esemplare presente nella Collezione Reale (l'analisi di quest'ultimo ha chiuso qualsiasi ipotesi di ribattitura), dando la possibilità al lettore di vedere assieme i due tornesi con legenda NEAPOLIS REX (l'articolo è stato da poco pubblicato su "Appunti Numismatici - VI Quaderno di Numismatica 2020" ed a distanza di un anno verrà anch'esso reso disponibile a tutti su Academia). Aggiungo che tutti e tre i tornesi hanno legenda NEAPOLIS REX perfettamente orientata allo stesso modo quindi impossibile che si tratti di una ribattitura (se si conosce il fenomeno della ribattitura credo sia inutile spiegarne le motivazioni). Di seguito mi permetto, con l'autorizzazione del possessore, postare il tornese con legenda NEAPOLIS REX da me pubblicato e quello presente nelle tavole del CNI appartenente alla Collezione Reale (per motivi di copyright non posso postare l'originale che però è presente nell'articolo). Osservate la posizione della legenda e la totale assenza dell'iconografia del grano a dimostrazione che la moneta non è frutto di ribattitura.7 punti
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Buonasera. Passato, in asta ebay questa notte, un Tornese, " ribattutto " su un Grano, (sempre di Filippo IV), di estrema rarità ed importanza. Sicuramente utenti più preparati del sottoscritto sapranno descriverne le caratteristiche, e la storia. Congratulazioni al proprietario.3 punti
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Ciao a tutti, avevo promesso a @nikita_ che avrei postato le immagini delle banconote che ho comprato nel mio recente viaggio in Marocco. Eccole: 10 Franchi P.25 dell'1.05.1943 100 Franchi P.27 dell'1.05.1943 La porta turrita che si vede al centro del fronte di quest'ultima da 100 franchi è Bab El Mahrouk, in Fez. Le firme sono dell'Alto Commissario Mohamed Guessous, del Direttore Georges Desoubry e del Presidente del Consiglio Emile Moreau. Seguiranno le altre ma per oggi ho raggiunto il limite di upload ?3 punti
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Infatti, come già detto da @vathek1984 gli USA non coniarono mai monete per la circolazione sul metro di quelle dell'Unione Monetaria Latina, anche se ci furono alcuni tentativi a riguardo. Il più famoso è sicuramente la Stella citata da vathek, ma merita senz'altro una citazione anche la Bickford Eagle, una moneta su cui erano riportati i rapporti di cambio del dollaro con le sei principali valute europee... la lira non c'è petronius3 punti
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Non sono un'esperto del III secolo, ma credo che le cose possano essere più semplici di quanto possano sembrare e vorrei farvi conoscere il mio pensiero. Certamente il cittadino medio non si accorgeva subito della differenza di intrinseco nelle monete. Ma i commercianti sicuramente sì. E di coseguenza evitavano di essere pagati con le nuove monete a favore delle vecchie. Così il cittadino medio capiva che qualcosa non andava. Probabilmente il primo tentativo di Caracalla non funzionò a dovere e piano piano si spense per l'ostilità del mercato. La situazione cambiò rapidamente e sotto Gordiano III si crearono condizioni favorevoli, e aggiungerei inevitabili, per il successo dell'antoniniano. La successiva inflazione ne è la prova... Arka Diligite iustitiam3 punti
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Buonasera a tutti, nuovo arrivo in Collezione Litra68 la prima di questo nominale. Mezzo Carlino da 5 Grana Magliocca 657 Cosa ne pensate? Saluti Alberto2 punti
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La moneta postata è ribattuta chiaramente al dritto (come lo sono tutte le altre), sotto la testa c’è una Cornucopia; la legenda NEAPOLIS REX appartiene al Grano di Napoli. I Tornesi di Filippo IV sono la conseguenza di coniazioni del padre Filippo III (quelli con l’Ara), almeno nei primi periodi. Con Michele Cavo, sempre nel 1621 si apportano modifiche e al posto dell’Ara viene preparato il conio della testa di Filippo IV, il rovescio rimane sempre uguale con la cornucopia che ha le date ai lati (tra l’altro) a partire dal 16 - 21 e la legenda PHILIPP IIII D.G. (quindi questa legenda non è post - il presunto tornese NEAPOLIS, ma antecedente). Ci sono poi Tornesi con la data 1622 e sempre con cornucopia. L’esistenza di due Nominali con la stessa legenda è improbabile…...anzi !!!2 punti
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Ci provo: L'intruso é la moneta da 200 lire che commemora il centenario dell'accademia della guardia di finanza. Al retro infatti non é presente il volto di donna come nelle altre, ma la reggia di caserta (retro parte superiore) e la sede della GDF di bergamo (retro parte inferiore)2 punti
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E' una piccola chiesa appunto fuori della cinta muraria dell'antica Castelseprio . L'antica Sibrium romana sorge verso il IV sec. sulla strada che collegava Novara a Como : i Longobardi ne fanno un borgo fortificato che sarà poi capoluogo del contado del Seprio fino al XIII sec. Il 28 Marzo 1287 Castelseprio è conquistata e poi rasa al suolo per volontà dell'Arcivescovo di Milano : la chiesa di S. Maria Foris Portas è oggi l'unico resto intatto di quel borgo distrutto . Alla chiesa, di architettura longobarda costruita tra il VII o VIII sec. (per alcuni IX sec.) dobbiamo, casualmente rinvenuti nel 1944 sulla parete dell'abside centrale, un importante ciclo pittorico di affreschi, raro documento della pittura dell'Alto Medioevo . Al nome di FLAVIA SEBRIO e DESIDERIO, i Longobardi hanno battuto tremissi in oro pervenutici in rarissimi esemplari, come estremamente rari sono i tremissi con FLAVA SEBRIO attribuiti a Carlo Magno . Curioso in Biaggi il refuso Castelserpio .2 punti
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The fineness (.9000) is not to LMU standard, but the weight and value are consonant with the LMU 1-unit, so I've come to think that the short-lived American 20-cent piece (1875-1878) was at least in part a "bridge" coin intended as a point of contact between the two monetary systems. v.2 punti
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Eccomi qua con la banconota da 100 Pesetas 01 luglio 1925. Sul fronte un'immagine di Felipe II e sullo sfondo il monastero di san Lorenzo del El Escorial Il retro ritrae Felipe II all'Escorial. Alcune curiosità, i biglietti sono stati stampati con e senza lettera iniziale nei numeri di serie. (quelli da 1000 Pesetas sono tutti senza lettera) Si conoscono alcune varianti tipo : sigillo di convalida della Repubblica in rilievo posto in alto a sx sul fronte, firma mancate del cassiere, l'ultima a dx. La serie G , stampata solo per metà del contingente previsto, non è mai stata messa in circolazione. Ci vediamo nel 1928...2 punti
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Non è difficile.. La Numismatica è semplicemente un passatempo, la spesa e il lavoro sono la realtà... Se proprio devo "rischiare" rischio per la realtà non per tondelli di metallo che potrò con tranquillità comprare tra qualche tempo o posso comprare online. Non è polemica ma buonsenso.2 punti
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Aggiungo un piccolo contributo da semplice lettore. Il cambio un antoniniano=1,25 denari di per se era di facile contabilità. Si trattava di contare in assi o in sesterzi. Dando per scontato che: Un denaro=4 sesterzi=16 assi Un antoniniano (al cambio di 1,25 denari)= 5 sesterzi=20 assi; 1 aureo=20 antoniniani Un antoniniano (al cambio di 2 denari)= 8 sesterzi=32 assi; 1 aureo=12,5 antoniniani Per il lettore moderno il cambio di 1,25 risulta persino più semplice. Quindi questo cambio non complicava a priori la vita. Il cambio di 1,5 invece era leggermente più complesso dal punto di vista contabile (ma non per questo l'ipotesi va esclusa). Un antoniniano (al cambio di 1,5 denari)= 6 sesterzi=24 assi. 1 aureo=16 e 2/3 antoniniani; Il fatto che la definitiva affermazione dell'antoniniano coincide con la sparizione del denaro ci può far ipotizzare che, a partire da un certo momento, il valore intrinseco dell'antoniniano fosse inferiore a quello di 2 denari, ragion per cui i denari venivano tesaurizzati, non circolavano, e non ne conveniva di conseguenza la coniazione da parte dell'erario. Nonostante non vi sia alcuna prova definitiva che definisca il cambio dell'antoniniano in denari, il valore di 2 denari è forse quello che implica meno obiezioni. La sopravvalutazione dell'antoniniano spiegherebbe meglio le difficoltà nella sua coesistenza col denaro. E' altresì probabile che durante i lunghi periodi di guerra civile le monete andassero rapidamente al valore intrinseco, ossia che l'antoniniano non fosse accettato al cambio imposto dallo stato (qualunque esso fosse), ma al cambio reale basato sul contenuto in argento. Nulla toglie infine che il valore nominale dell'antoniniano sia cambiato nei decenni. Questo scherzetto da parte dell'imperatore è stato fatto in più di un'occasione, vedi editto di Diocleziano che raddoppia il valore nominale in denari delle monete. P.S. ma ora ci penso, noi non sappiamo neppure come si chiamasse realmente questa moneta.2 punti
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Vulci è un vero tesoro, se destinassero finanziamenti a una campagna archeologica seria verrebbe fuori un'altra Tarquinia... Comunque per chi non lo avesse visitato il parco merita il viaggio2 punti
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I tondelli potevano subire due processi distinti: • Processo di imbiancatura: la tecnica dell’imbiancatura, sicuramente semplice e rapida, asporta il rame dalla superficie di tondelli costituiti da una lega piuttosto bassa d’argento e rame , che assume un colore molto più bianco e quindi simile a esemplari di ottima lega. • Processo d'argentatura: Consistente nell’applicare alla superficie da argentare un amalgama di mercurio e di argento; scaldando poi il tutto, il mercurio evaporava e l’argento aderiva alla superficie; Non si può escludere che ad essere “argentata” sia la moneta ultimata e non il tondello.2 punti
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Buonasera, vorrei segnalare due miei articoli circa la monetazione di Mateola disponibili on line sul sito internet della Rivista Mathera, n. 4 anno II, 2018: - Mateola nella tradizione archeologica e letteraria - Mateola: la monetazione http://www.rivistamathera.it/numero/4/2 punti
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Cari Amici del Forum, in queste giornate uggiose, sto mettendo un po' di ordine alle mie monete ed affiorano i ricordi del passato. La moneta che posterò è modesta, non è un FDC, ma ha una storia, come la maggior parte di quelle che abbiamo in collezione e quando le riprendiamo in mano, si risvegliano, prendono vita e ti raccontano qualcosa. E questa ha una storia “simpatica”... il titolo potrebbe essere “ Ciccì e la Moneta Scomparsa”. Premessa: Ciccì era il Barbiere Siciliano appassionato di monete, grande amico di mio padre, fonte inesauribile di aneddoti, che ho già ricordato ( vedi il post # 10 “L. 5 1911 La Cenerentola degli Scudi ?” ). Ciccì il Barbiere arrivò alla Stazione una Domenica di Agosto, di ritorno dalle Ferie passate dai parenti in Sicilia. Giorno con caldo infernale, di quelli che l'aria sembra liquida, l'asfalto un mare di pece e nessuno che si azzarda a scendere in strada. Poveraccio, aveva viaggiato tre giorni su un treno “Accellerato” che fermava anche in piena campagna, perchè allora, anche le più piccole Frazioni avevano la Stazione. Eppure, era come sempre impeccabile: giacca e cravatta, capelli impomatati, baffetti “da sparviero” ed un sentore di Colonia che si era ormai impregnato sulla pelle. Mio padre era andato a prenderlo alla Stazione con uno scooter “Iso Moto”, residuato post bellico, lontano parente della Vespa, che quando doveva affrontare una salita, ansimava come una vecchia asmatica. Ciccì già dal predellino del treno si sbracciava: “ Cesco !( così tutti chiamavano mio padre ) Grandi acquisti e... una “ monetazza” pee tte... che ti piacerà !!” . Portato a casa, Ciccì disse: “ Adesso metto a posto le monete “bedde, bedde”, ma veramente “ 'nu bigiù” e domani vieni a prendere “ 'a monetazza!”. Con la curiosità del collezionista, mio padre “Cesco”, il mattino dopo si precipitò nel negozio e Ciccì, lasciando qualche barba e tagli dei capelli a metà, lo portò al piano sopra dove abitava, a vedere le monete. I suoi monetieri erano gli armadi dove teneva gli asciugamani per il negozio, la sua biancheria e i suoi vestiti, in ordine casuale e sparso, ma incredibilmente preciso ( per lui ! ). Però la “monetazza” per mio padre era incredibilmente sparita! Dopo aver aperto e svuotato tutti i cassetti, non si trovava. Affranto, si accasciò sul letto quasi piangente: “ E' colpa della Netina ( la donna delle pulizie ). Stamattina, l'ha vista, mi ha guardato storto e mi ha detto che è una cosa indecente.. con tutti quei cosi lì...fuori ed in bella vista! ! Chissà dove è finita! “ Il giorno dopo Ciccì, entrò ringalluzzito ne nostro negozio ( i miei avevano una Tabaccheria ? “ Cesco !! Guarda! “. Il malloppo che portava era inequivocabile: un paio di mutande di lana, di quelle con lo “sportello” ben ripiegate, ma di un giallo intenso “ di lana vecchia” ,pulite ma che non ispiravano molto...mia mamma inorridita si ritirò velocemente nel retrobotega. Con tocco d'artista le dispiegò sul bancone e tirò fuori la moneta dallo “sportello delle mutande”. Era un 20 L. LITTORE DEL 1927. : “ Cesco... nun la fa vedere a tuo figlio Beppino, che... è studioso, c'ha la faccia da Vescovo... quello diventa proprio un Vescovo! Assicurato! “ P.S: Non ho mai intrapreso la carriera ecclesiastica e non sono diventato Vescovo, la moneta però l'ho tenuta ed è quella che vedete in foto. Mi piacerebbe sentire qualche storia da Voi, a prescindere dal valore e dalla conservazione della moneta, perchè, questo umile tondello di metallo, se lo tenete in mano, racconta... Ciao Beppe1 punto
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Volume che non deve mancare nelle librerie dei collezionisti sabaudi .1 punto
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Chiedo aiuto a Nikita, perchè dopo molti anni, avendo sfogliato la raccolta tipologica delle Banconote di mio padre ( io le apprezzo esteticamente ma non le colleziono e sono totalmente ignorante in proposito ) posto un 100 Lire Banca d'Italia che ha ben 4 date tra le quali anche il 1925. Se non c'entra niente con il 1925 la cassiamo... Ciao Beppe1 punto
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...E si, come sempre @TIBERIVS hai un occhio allenatissimo. ? @Michael s ti posto la scheda dell'originale, giusto per farti un'idea. https://it.ucoin.net/coin/italy-5-lire-1807-1814/?tid=799591 punto
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non sono personalmente interessato ad altri aspetti che esulano il mondo della cartamoneta Nessuna polemica, sono io a non essere personalmente interessato, altri possono scrivere quello che vogliono, nel precedente (99) post avevo scritto: Direi che sarebbe meglio discutere dell'andamento di mercato di queste particolari banconote, che è quello che più ci interessa, ad aste concluse. Non ho scritto "si deve"1 punto
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Altro conio, forse un po' rozzo, ma estremamente affascinante, è questo: Moneta proveniente dal sito di un commerciante, non più in vendita. Peso dichiarato 2,6 g MB/BB1 punto
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Buongiorno, vi segnalo la prossima uscita dell'edizione italiana del libro "Gli Asburgo in Italia" scritto da N. Van Handel. Riporto in calce quanto la recensione che ho trovato sul web: "GLI ASBURGO IN ITALIA", LA PREFAZIONE DEL VOLUME IN ITALIANO CHE USCIRÀ A BREVISSIMO. L’eredità asburgica in Italia è di estrema importanza: l’amministrazione del Regno Lombardo-Veneto, la cultura teatrale di Milano, Venezia e Mantova, il ritorno delle grandi opere d’arte a seguito del saccheggio napoleonico e la bonifica delle paludi maremmane sono alcuni degli esiti collegati alla presenza degli Asburgo nella penisola. Il libro di Norbert van Handel ne è un compendio completo: la sua ricca conoscenza, presentata in maniera chiara e ben condensata nella presente opera, stupirà molti lettori poiché solo gli esperti e gli storici conoscono tutti questi accadimenti, personaggi e operati relativi agli Asburgo. Nonostante la vastità delle informazioni presentate dai media di oggi, comprendere l’Europa è un’impresa ardua. I giornali, i programmi televisivi e l’enciclopedia online Wikipedia si limitano ad affrontare temi riguardanti le proprie nazioni e regioni. Un giovane di Cracovia nel 2015, infatti ha un’immagine diversa dell’Europa di quella di un suo coetaneo in Sicilia. Si aggiunge il fatto che la mobilità all’interno dell’UE offre delle opportunità professionali e di istruzione che non esistevano fino al 1990 circa, ossia fino alla caduta della “cortina di ferro”. Anche il grande numero di persone provenienti dal Medio Oriente avrà degli effetti a lungo termine. Per questo motivo sarà sempre più importante far capire alle persone di ogni età quali sono le loro radici e da quale retroterra storico e culturale essi provengano. A quasi cent’anni della morte di Francesco Giuseppe I, il numero delle nazioni alle quali egli poteva rivolgersi dicendo “I miei popoli” non è più un’informazione condivisa. Un giovane bergamasco è consapevole di aver avuto compatrioti a Cernowitz? Sarebbe invece importante interiorizzare questo tipo di conoscenze nel segno della tolleranza e dell’intesa fra i popoli. Fino all’ascesa del nazionalismo, l’Austria è stata l’esempio di un modello funzionante di un’ Europa unita. La Casa d’Asburgo era l’Europa. Anzi, di più: si possono trovare le sue tracce in tutto il mondo, nei nomi delle Filippine e delle isole Marianne in Estremo Oriente, nella denominazione della Terra di Francesco Giuseppe al Circolo Polare Artico e in quella del lago Rudolf (ora ufficialmente Lago Turkana) in Kenya. La lunga attività governativa degli Asburgo in Italia è quindi parte integrante della storia Mitteleuropa. Questo libro, di facile lettura anche per i meno esperti, è una passeggiata che attraversa la storia da Carlo V alla dichiarazione di guerra da parte dell’Italia nel 1915. Seguendo l’esempio dell’opera “Doppelmord - Sommer 1914 von Sarajevo bis zur Kriegserklärung” (Doppio assassinio - l’estate del 1914: da Sarajevo fino alla dichiarazione di guerra), precisa e facile rappresentazione storica dei 33 giorni che seguirono l’omicidio a Sarajevo, con la sua nuova opera “Gli Asburgo in Italia” l’autore ora presenta un libro altrettanto piacevole, basato su fatti storici che mettono in risalto l’operato degli Asburgo e dell’Austria in Italia. Sicuramente un testo di buon interesse per molti utenti del Forum. Ciao Illyricum1 punto
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Il peso da un etto della bilancia di cucina della nonna ci mancava... la prossima sarà l'asticella per misurare il livello dell'olio della Balilla del bisnonno. L'auto fu demolita ma l'asticella è rimasta in soffitta.1 punto
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Direi le 100 pesetas le altre sono tutte " tagli" inusuali ! 15; 45; 90 kyats - 4 dollari - 2 e 1/2 gulden - 600 escudos 70 bat1 punto
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Scusate tutti se sono assente in questo periodo, ma sono lontano come dice @altrove2000 e con una connessione difficile... So che comunque anche in mia assenza ci sono persone molto preparate che seguono queste discussioni, e si vede.. !!1 punto
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Non hai ancora l'occhio per le patacche Parmalat? Fattelo qui: https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/falsi/ParmalatMisterDay/dettaglio.html quella postata è la nr 11, sei ancora relativamente un "giovane del forum" di queste "monete" ne vedrai postate a centinaia, e fra XXXX anni saremo/saranno ancora qui a parlarne.... saluti TIBERIVS1 punto
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Già che ci siamo facciamo vedere un esemplare di questa prova, il 4 dollari "Stella", bellissime monete che dovevano essere equiparabili al marengo dell'UML (anche se in realtà peso e finezza del metallo erano leggermente differenti).1 punto
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bella.. complimenti!??, direi rovescio perfetto.. sembra con fondi speculari.. al dritto forse leggera usura su fronte,collo mascella.. direi qfdc/fdc.1 punto
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Capisco la voglia di evadere e pensare ad altro, ma in questo momento l'idea di andarmi a chiudere in un capannone con migliaia di persone provenienti da tutta Europa non è che mi attragga particolarmente. Nè mi rallegrerebbe molto la prospettiva di girare con una mascherina tra gli stand mentre scelgo delle monete... Ma probabilmente c'è anche chi pensa che si potrebbe fare qualche affare in più con meno presenze...e magari è così. Come sempre sono punti di vista.1 punto
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@Hirpini Quella autentica ha fatto 17mila. Già questo la squalifica definitivamente.1 punto
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Vado su un classico Tetradramma... Di sicuro non economica, ma la trovo veramente bellissima e affascinante!1 punto
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Complimenti @marmo87, avevo in mente proprio quest'esemplare. Un certo parallelismo potrebbe essere dato anche dalle legende dei 10 reali di Filippo II, ovverosia all'inizio (I ed in parte II tipo) molto grossolane e spesso mal distanziate e successivamente (III e IV tipo) più regolari, sottili ed elaborate in maniera più elegante e coeva.1 punto
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Caro Matteo sai quanto ami le ‘piccoline’ antiche di cui abbiamo discettato ad iosam ? adesso la zecca svizzera ha tirato fuori una piccola fuoriclasse, d’oro, da 1/4 di franco, in onore di Einstein che misura circa 3mm! inutile dirlo e’ a tiratura limitata ed e’ andata subiti a ruba ..1 punto
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Vi ricordo che il tasso di cambio di 2:1 tra denario e antoniniano è solo un'ipotesi, quindi non datelo per assodato. Proprio qui potrebbe stare la chiave della questione, che difficilmente potrà trovare una definitiva risoluzione.1 punto
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Ciao, la data islamica sulla moneta è chiaramente 1276 (nostro 1860) ١٢٧٦ e dalle fattezze credo che sia questa moneta delle Maldive, in questo link troverai la scheda: https://en.numista.com/catalogue/pieces34559.html1 punto
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Buonasera e Buona domenica, ho fatto nuove foto del mio gruppetto di Cavallucci di Ferdinando D'Aragona, non trovate che sono tutti deliziosamente diversi e veramente graziosi.. ?? Saluti Alberto1 punto
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Molte delle Piastre del 1850 nel dritto presentano questo difetto di coniazione: il metallo si prenta come "poroso" Mi piacerebbe sapere se anche le vostre 50 sono così. Grazie a chi vorrà condividere.1 punto
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Renato Chiavacci era un importante collezionista di medaglie e gettoni soprattutto dei Luoghi Pii, nel volume citato ha descritto una cinquantina di medaglie con tema gioco delle bocce e carte. Negli anni 30 e seguenti a Milano vi erano molte osterie con gioco delle bocce e con tavoli per giocare alle carte. Passiamo al motivo delle medaglie, queste non erano premio per chi vinceva ma bensì per i più scarsi che perdevano sempre ed erano chiamati "te set un rat", ossia sei proprio scarso.1 punto
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Ecco delle foto migliori...con la luce di sta bella giornatina! @Gallienus @odjob @Rex Neap @Rocco68 @gcs @eracle62 @santone @Sirlad @Martin_Zilli @borbonik @motoreavapore..è da na vita che non facevo na citazione di massa per avere un parere..? nessuno si senta cmq obbligato...in ogni caso Grazie degli eventuali pareri...1 punto
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Tratto da C. Crisafulli, 2008 "Economia monetaria in Italia alla vigilia del IV secolo d.C. Il ruolo dell'antoniniano e dei suoi omologhi gallici alla luce delle fonto numismatiche e stroico-letterarie", pag. 17. http://paduaresearch.cab.unipd.it/473/2/1._Testi.Tesi.pdf Ciao Illyricum1 punto
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Qui baro un po’... La moneta è stata modificata ad arte “qualche” anno fa ... Filippo III, mezzo carlino o zanetta. Esemplare ampiamente tosato databile 1611 circa1 punto
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CICCI' ED IL REGALO DI NATALE PREMESSA: Ciccì era cambiato. Quell'uomo elegante, con i baffetti da sparviero, i capelli neri ed impomatati con la Brillantina Linetti, era improvvisamente invecchiato e sembrava un clochard. Barba di una settimana, capelli arruffati e quel sentore di Acqua di Colonia sostituiti da effluvi di sudore non proprio gradevoli. Nel quartiere tutti sapevano il motivo e cercavano di aiutarlo perchè era veramente una brava persona: chi lo invitava a pranzo, chi gli lavava la biancheria, chi cercava di distogliere quegli occhi fissi e lontani con battute spiritose. La luce si era spenta qualche mese prima, quando aveva trovato l'anziana Netina, governante, nonna e mamma adottiva, riversa sul letto, con il rosario in mano e gli occhi cerulei e spenti rivolti al cielo. L'arrivo di Rosita, che aveva affittato l'alloggio della povera Netina, ebbe lo stesso effetto della mitica “Bocca di Rosa” nel paesino di Sant'Ilario. Era lo stereotipo della vera spagnola: capelli lunghi e scuri, formosa e piena di vita, dotata anche di una simpatia debordante. Naturalmente tutte le donne del vicinato diventarono sue nemiche irriducibili e le voci, dapprima sussurri, divennero un fiume in piena. L'attività ufficiale di Rosita era quella di cuoca in una trattoria della zona, quella a tempo perso sarta, quella notturna era avere un certo movimento di uomini nella sua abitazione... Fumava con eleganza e assiduamente sigarette americane “Astor” e quindi era sovente nella nostra Tabaccheria, allietando con la propria “verve” i vari clienti che, con la scusa di dover compilare la schedina del Totocalcio, erano ormai diventati stanziali e aspettavano sempre la sua apparizione. Mia mamma comprese che la Rosita si stava “allargando” perchè sovente portava dei piatti prelibati e chiamava mio padre “Baffetto”. Risultato: piatti prelibati nell'immondizia e mio padre relegato nel retrobottega non appena la Rosita usciva di casa. Per Ciccì, la Rosita fu il miglior ricostituente. Ritornò più vivo e splendente di prima. Si era innamorato pazzamente. Nonostante i vari tentativi di “farlo ragionare”, niente da fare, Ciccì era un caso disperato, in quanto aveva deciso di fidanzarsi con Rosita. Il periodo era favorevole, mancava poco al Natale...quindi era inevitabile una puntata nell'Orificeria di “Rotella” per comperare un anello. “Rotella” era un numismatico, chiamato così perchè se gli portavi un orologio da riparare, lo guardava con la lente, lo scuoteva e invariabilmente diceva: “ Si è rotta una rotella!” Mio padre gli aveva spiegato il “caso umano” e gli aveva riferito che Ciccì ultimamente collezionava marenghi e quindi...tutto era pronto. Primo vassoio con anelli con diamante, secondo vassoio anelli con zirconi. Ciccì era completamente nel pallone. Quelli con diamante troppo cari, quelli con zirconi troppo da poveracci. “Rotella” tirò su il sopracciglio e fece un cenno a mio padre: “Poca roba, qualche moneta, qualche MARENGO (alzando la voce)...vieni nel retro! “ Ciccì abboccò come una trota all'amo. Nel vassoio vi era un florilegio di marenghi, tra i quali uno molto bello di Carlo Felice. Nella mente di Ciccì qualcosa si sbloccò. Comperò il Carlo Felice e poi...essendo quasi in bolletta, l'anello con lo zircone! Rosita non prese molto bene il regalino, il fidanzamento andò a monte e Ciccì ritornò in depressione. EPILOGO: Poco tempo dopo Ciccì, che era molto scaramantico, disse a mio papà che la moneta gli portava sfortuna e che se la voleva, gliela la cedeva al prezzo di costo. Conservava i marenghi a mollo in un vasetto di ceramica con fiori di plastica. Era un'altarino con alle spalle l'effige della Madonna, talismano adatto ( diceva lui) a tenere alla larga i ladri. E' cosi che la moneta è finita nella raccolta di famiglia. La Rosita sparì improvvisamente nottetempo. Qualcuno disse che aveva fatto innamorare un imprenditore che la portò con lui in una villa sul Lago di Como, altri che aveva perso la testa per un saltimbanco del Circo che sostò qualche giorno nel nostro Paese. Sicuramente lasciò molti rimpianti in quelle persone che mai avevano pensato di trovare “il Paradiso al primo piano” e grandi sospiri di sollievo “delle cagnette a cui aveva sottratto l'osso “. ( Grande Faber un modesto tributo nel ventennale della tua morte, da chi ti ha amato e ti considera il più grande poeta dei nostri giorni ) Questa è la moneta: Buon Anno a Tutti!1 punto
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Salve a tutti. Questa emissione della gens Carisia è una delle più belle e significative per quel che concerne la testimonianza visiva in epoca romana della coniazione di monete. Mi ha colpito, leggendo la discussione, il dibattito intorno all'attribuzione iconografica di D/ e R/, per questo mi piacerebbe poter esporre la mia opinione in merito. Partiamo dal D/. Ho letto, giustamente, che il ritratto femminile qui raffigurato potrebbe non coincidere con quello di Giunone Moneta, presso il cui tempio sorgeva all'epoca la zecca. Questa identificazione era, da un lato, suffragata dall'epiteto MONETA che si legge dietro la testa femminile, ma, d'altro canto, si è riscontrata la mancanza del diadema, caratteristico attributo per identificare la pettinatura classica portata da questa dea: in effetti, l'obiezione non è priva di fondamento (fig. 1). Fig. 1: Denario di L. Plaetorius L. f. Caestianus (Crawford 396/1b) del 74 a.C. Se osserviamo questo denario ci rendiamo conto che, effettivamente, anche Giunone Moneta indossava il solito diadema sulla parte frontale dell'acconciatura. Ma se questa non è Giunone Moneta, di chi è il profilo femminile sul denario della Carisia? Potrebbe essere il profilo di Venere, anche in ragione del legame del monetiere Carisio con Cesare (e tutti noi conosciamo il tipo di rapporto che intercorre tra la figura storica di Cesare e quella mitica di Venere, capostipite divina della gens Iulia). Somiglianze stilistiche le noto con il busto di un denario di Postumius Albinus del 48 a.C., quindi quasi coevo di quello oggetto di questa discussione (fig. 2). In questo caso il busto viene esplicato come personificazione della Pietas, anche se non c'è alcun segno distintivo, a parte la legenda, che possa far pensare a ciò. Quindi, ci sono due strade da considerare: la prima, che i due busti, essendo simili e senza particolari attributi, apparendo su monete quasi coeve ed entrambe legate al mondo cesariano, possano essere attribuiti a Venere, in onore di Cesare. La seconda ipotesi è quella "classica" che va per la maggiore (e che sinceramente mi sento di appoggiare anche io), ovvero che, in virtù delle legende PIETAS e MONETA, i busti siano rispettivamente la personificazione della Pietas e quello di Giunone Moneta. Io resto però del parere che questi profili, non avendo attributi, sono contrassegnati dalle legende che li accompagnano, e quindi, nel caso del denario della Carisia, siamo di fronte alla raffigurazione di Giunone Moneta (il che permetterebbe anche un collegamento logico con la rappresentazione degli strumenti sul R/), come negli altri casi da me qui presentati sono le personificazioni della Pietas e della Libertas. Fig. 2: Denario di D. Postumius Albinus Bruti f. del 48 a.C. (Crawford 450/2). Infine, vorrei notare che lo stesso busto, ma con la legenda LIBERTAS compare anche al D/ di un altro denario di Bruto (fig. 3). Fig. 3: Denario di M. Giunio Bruto del 42 a.C. (Crawford 433/1). Venendo al R/, credo di poter affermare con una certa sicurezza che quello che fino ad oggi è stato interpretato come conio di martello sia in realtà il pileo laureato, attributo di Vulcano, divinità che attendeva ai compiti del fabbro, e che quindi si occupava della lavorazione dei metalli (fig. 4). Era quindi collegato anche alla lavorazione delle monete. Fig. 4: Denario serrato di Lucio Aurelio Cotta del 105 a.C. (Crawford 314/1c). Da notare il busto di Vulcano con pileo laureato e tenaglie dietro la testa. Invece, quello che trovo spesso descritto come incudine per la coniazione di monete potrebbe essere, secondo il mio modesto parere, il conio vero e proprio (fig. 5). In questo modo il quadretto degli strumenti risulta più chiaro: il pileo indica il nume tutelare dei lavoratori di metalli e per questo occupa anche una posizione che sovrasta tutti gli strumenti. Sotto la sua tutela sono posti: le tenaglie, con cui era retto il tondello da battere, il conio ed il martello con cui si eseguiva l'operazione meccanica della coniazione. Fig. 5: Due conii per la battitura delle monete di epoca repubblicana. In quest'altra figura (tavola 2 del libro di Laura Breglia, "Numismatica antica: storia e metodologia", Milano 1967) si vedono bene anche conii romani di forma quadrata, più simili a quello rappresentato sul denario della Carisia.1 punto
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