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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/21/20 in Risposte

  1. Buongiorno a tutti, Come avrete appreso dalla comunicazione di @Rapaxsono stato confermato curatore anche se in sezioni differenti dalla volta precedente. Ora mi occuperò delle sezioni “Monete moderne di zecche italiane” e “Monete degli Stati Preunitari”. Molti di voi mi conoscono sin dal mio esordio su questo forum, con nick ‘fabrizio.gla’, ma a beneficio dei nuovi, o di chi ancora non mi conosce, procedo brevemente con lo spendere due parole di presentazione. Coltivo la passione per la numismatica sin da bambino, e grazie al forum ho trovato moltissimi nuovi stimoli di crescita, sia in ambito collezionistico che scientifico. Da qualche anno ho accantonato il collezionismo per dedicarmi in maniera più specifica allo studio delle varie tipologie monetali prodotte dalle zecche italiane, fino ad arrivare alle classiche. Insomma, fagocito di tutto, ma con la consapevolezza di sapere sempre troppo poco. Da qualche anno mi sto interessando specificamente allo studio del grading delle monete italiane, con l’intento di mettere a punto un nuovo sistema di valutazione analitico per flussi produttivi. È un lavoro davvero immane, che sto portando avanti tra vari interessi ed il poco tempo a disposizione. Mi interesso anche di fotografia monetale, ed ho avuto il grande onore di fotografare qualche moneta presso una rinomata casa d’aste italiana. Dal 2017 sono anche stato nominato perito numismatico della CCIAA di Roma. Dopo quasi un ventennio di forum, queste pagine sono ricchissime di materiale valido grazie al contributo di validissimi utenti ancora con noi. Materiale che rimane di grande interesse e può essere ottimo spunto per ulteriori approfondimenti. Mi sento inadatto a questo ruolo, specie per una sezione così vasta come questa, ma ho comunque accettato la sfida vedendola come un’opportunità di crescita. Confido nel sostegno di tutti voi per portare avanti, nel modo migliore, il compito della sezione. Ricordo a tutti che sono sempre a disposizione per chiarimenti anche in privato, e sarà un piacere per me scambiare opinioni e pareri su monete che destano il vostro interesse e la vostra curiosità. Ringrazio lo staff per la rinnovata fiducia nei miei confronti, ed auguro a tutti voi una piacevole e gratificante crescita numismatica Fabrizio
    12 punti
  2. Buona serata a tutti, volevo condividere con voi il primo esemplare bizantino della mia collezione di monete della storia della Sardegna. Si tratta di un mezzo follis del primo regno di Giustiniano II (MIB III n.64 pag. 347, DOC II n.39/40 pag. 592, Piras 46 R3, Muresu pagg. 373-386), molto "sovrappeso" per il tipo, ha un peso e un modulo da folles piuttosto che da mezzo folles: 8.3 g per 26-30 mm di diametro (spessore 2-3 mm). E' ben visibile la parola/motto PAX al rovescio, caratteristica delle coniazioni cartaginesi prima e sarde poi (dopo la chiusura della zecca cartaginese e il suo trasferimento probabilmente a Carales, probabilmente verso il 674); potrebbe riferirsi alla pace ottenuta da Giustiniano II con gli Arabi in Africa. Tra le monete sardo-bizantine questa tipologia è attestata in esemplari relativamente numerosi sia ritrovati in Sardegna che presenti in collezioni (soprattutto straniere); ciononostante gli esemplari conosciuti, tra ritrovati e segnalati sono in tutto circa 30!
    7 punti
  3. Sulla falsariga della discussione che ho aperto nella sezione di Venezia, ho pensato di aprirne una anche qui riguardante le motivazioni e i modi per collezionare le zecche minori del Triveneto. Tra le motivazioni anche in questo caso c'è in primis un legame fortissimo con la storia locale. La maggior parte di questa collezione si colloca nel medioevo che nel nord-est è stato ricco di avvenimenti politici, bellici e sociali. Chi vive in una città del Veneto, del Friuli, del Trentino e del Sud Tirolo camminando trova ad ogni passo un pezzo di storia medievale. La struttura di molte città della zona è rimasta quella dell'epoca. Le mura circondano ancora molti di questi luoghi in ricordo delle lotte anche feroci che interessarono questi territori. E le monete ne sono una testimonianza viva. Il secondo aspetto che vorrei ricordare è quello artistico. E qui parliamo soprattutto delle zecche di Aquileia e Trieste. Le monete del periodo scodellato del XIII secolo sono tra le più belle rappresentazioni dell'arte incisoria in assoluto. Uniscono le doti artistiche italiche con quelle germaniche e danno luogo a piccoli capolavori. Un terzo aspetto da prendere in considerazione è la storia della politica monetaria. Questa è interessantissima nella monetazione di Francesco I da Carrara. Collezionando e studiando le sue monete si scoprono guerre monetarie, inflazione, corsi forzosi, imitazioni e altri trucchi che servivano al signore di Padova per finanziare le sue guerre con Venezia. Discorso simile si può fare per gli Scaligeri di Verona. Per quanto riguarda i modi di collezionare, ovviamente il primo è quello di collezionare le monete di una zecca. Nel caso di zecche che hanno emesso poche monete si può cominciare a raccoglire le varianti. E' una collezione molto specialistica, ma di grande soddisfazione. Poi si può collezionare una moneta per tipo. Ricordo che tutto il Triveneto era un'unica area monetaria e le monete di tutte le zecche circolavano in tutto il territorio, anche se alcuni piedi di riferimento erano differenti. Si può anche specializzarsi in un'unica moneta, ad esempio il grosso aquilino. La sua coniazione iniziò a Merano, ma ebbe enorme fortuna e molte zecche ne coniarono per conto proprio. E così via... Ovviamente ognuno poi deve trovare il proprio modo di formare la collezione. Una cosa è sicura. Non si annoierà mai. Soprattutto se lega la numismatica con la storia... Arka Diligite iustitiam
    6 punti
  4. Stavo preparando la scheda per il mio primo Cavallino Aragonese, ? E i disegni per lo studio sui conii per i 3 Cavalli di Ferdinando IV
    6 punti
  5. Buongiorno a tutti, Come avrete appreso dalla comunicazione di @Rapax sono stato confermato curatore anche se in sezioni differenti dalla volta precedente. Ora mi occuperò delle sezioni “Monete moderne di zecche italiane” e “Monete degli Stati Preunitari”. Molti di voi mi conoscono sin dal mio esordio su questo forum, con nick ‘fabrizio.gla’, ma a beneficio dei nuovi, o di chi ancora non mi conosce, procedo brevemente con lo spendere due parole di presentazione. Coltivo la passione per la numismatica sin da bambino, e grazie al forum ho trovato moltissimi nuovi stimoli di crescita, sia in ambito collezionistico che scientifico. Limitatamente alla tematica della sezione, posso dire che per diversi anni mi sono appassionato alla monetazione Napoleonica come genere, quindi non solo intesa come collezione direttamente collegata unicamente alle emissioni del "piccolo còrso", ma a tutte quelle dell'intero periodo della sua cavalcata, dagli esordi con le prime repubbliche sorte in Italia, fino alla monetazione emessa dai suoi congiunti anche dopo il congresso di Vienna, come ad esempio quella di Maria Luigia di Parma. Da qualche anno ho accantonato il collezionismo per dedicarmi in maniera più specifica allo studio delle varie tipologie monetali prodotte dalle zecche italiane, fino ad arrivare alle classiche. Insomma, fagocito di tutto, ma con la consapevolezza di sapere sempre troppo poco. Da qualche anno mi sto interessando specificamente allo studio del grading delle monete italiane, con l’intento di mettere a punto un nuovo sistema di valutazione analitico per flussi produttivi. È un lavoro davvero immane, che sto portando avanti tra vari interessi ed il poco tempo a disposizione. Mi interesso anche di fotografia monetale, ed ho avuto il grande onore di fotografare qualche moneta presso una rinomata casa d’aste italiana. Dal 2017 sono anche stato nominato perito numismatico della CCIAA di Roma. Dopo quasi un ventennio di forum, queste pagine sono ricchissime di materiale valido grazie al contributo di validissimi utenti ancora con noi. Materiale che rimane di grande interesse e può essere ottimo spunto per ulteriori approfondimenti. Mi sento molto inadatto al ruolo, ma ho comunque accettato la sfida vedendola come un’opportunità di crescita. Confido nel sostegno di tutti voi per portare avanti, nel modo migliore, il compito della sezione. Ricordo a tutti che sono sempre a disposizione per chiarimenti anche in privato, e sarà un piacere per me scambiare opinioni e pareri su monete che destano il vostro interesse e la vostra curiosità. Ringrazio lo staff per la rinnovata fiducia nei miei confronti, ed auguro a tutti voi una piacevole e gratificante crescita numismatica Fabrizio
    5 punti
  6. Buongiorno a tutti. In questi giorni, il tempo da dedicare anche alla nostra passione non manca. C'è chi mette ordine nei vassoi, chi cerca di migliorare le foto, chi classifica le varianti e chi controlla le patine. Io.... Come dice mia moglie... "sparisco", ho bisogno di stare fra i vassoi a toccare e osservare le mie monete, è un modo per dimenticare per mezz'ora i problemi che noi tutti stiamo vivendo in questi giorni. Ieri ho rifatto le foto ad un nominale che non si vede spesso, il mezzo Ducato del 1784. ...il mio tempo è giunto alla fine... Sento mia moglie urlare! ?
    4 punti
  7. L'unico, ad oggi, che ha cercato di dare una spiegazione almeno al simbolo del "leoncino" sotto il busto delle monete di Filippo II è stato Simonluca Perfetto.... nel suo libro sulla "Prova del metallo" , che consiglio a tuti coloro i quali interessa questa monetazione e le vicende storiche ad essa collegate. Il marchio è da scriversi, secondo l'Autore, ai tempi della battaglia di Lepanto...ecc. ecc. finanziamenti di somme di denaro per la Lega Santa capeggiata da Giovanni d'Austria... ecc. ecc. Ma sappiamo anche, che oltre al famoso leoncino, in queste monete, sono presenti anche altri marchi.....non tanti, al dir del vero, e comunque lontani dall'identificare, come avvenne in seguito, i responsabili delle coniazioni. Sappiamo peò che i "marchi"sono qualcuno in più, che troviamo sulle monete
    3 punti
  8. Eccoci di nuovo qui! Prima di iniziare ci terrei a ringraziare nuovamente tutti coloro che stanno seguendo con grande interesse la discussione. Rinnovo, ovviamente, il mio invito a pormi eventuali domande o curiosità in qualunque momento. Quest'oggi apriamo ufficialmente il grande capitolo riguardante il sistema pre-decimale. L'approccio sarà simile a quello tenuto precedentemente: partiremo dai grandi moduli in oro per procedere passo passo fino ai più piccoli “spiccioli” in rame, usati comunemente dal popolo westphaliano. Premessa doverosa da fare: per nostra somma gioia, per quanto riguarda le pre-decimali, non sono testimoniati casi di riconi postumi. Pertanto, potete stare tranquilli che non vi tedierò più in tal senso Comincerei, allora, dal 10 talleri, una moneta in oro 895 millesimi dal peso di 13,27 grammi circa. Si tratta, come sempre, di una moneta rara ma, rispetto ad altri esemplari fin qui osservati, non è così introvabile. A dimostrazione di ciò, basti guardare i listini delle aste tedesche più rilevanti. Anche in questo caso, purtroppo, non si hanno dati precisi riguardanti il numero di pezzi coniati. Del 10 talleri esistono due tipologie, entrambe eseguite unicamente dalla zecca di Brunswick. La prima, coniata soltanto nel 1810, presenta al dritto lo stemma della casata reale di Westphalia. Si tratta di una composizione alquanto elaborata, in cui cavalli, leoni ed aquile si sprecano. Il rovescio è sicuramente più semplice: al centro troviamo il valore nominale (X Thaler) e la data di coniazione. Più in basso, possiamo notare una B maiuscola, che ci indica la zecca di Brunswick. I rombi, i cerchietti, ecc. sono tutti elementi decorativi, necessari per cercare di arricchire un po' un rovescio altrimenti sterile... Il bordo presenta una striatura trasversale, a lisca di pesce se così vogliamo definirla. Non di rado troveremo esemplari con schiacciature, debolezze e graffi di conio. Purtroppo, sembrerebbe che le monete pre-decimali siano maggiormente afflitte da questo tipo di difetti intrinseci rispetto ai franchi fin qui trattati. La seconda tipologia fu coniata per 3 anni (dal 1811 al 1813) sempre e solo a Brunswick. Al posto del complesso ed elaborato stemma reale, in questo caso troviamo il ritratto laureato del giovane Girolamo. Non so voi, ma questo ritratto mi ha sempre trasmesso una sensazione strana. Mi sembra che le proporzioni del volto non siano propriamente corrette, quasi come se lo avessero rappresentato in maniera caricaturale... Ma forse sono io che mi faccio un po’ troppi viaggi mentali Resta, comunque, una moneta che ha indubbiamente il suo fascino. Mentre il dritto cambia, il rovescio si mantiene pressoché identico, così come il bordo striato. Anche qui, la conservazione la fa da padrona: mentre gli esemplari più rovinati valgono praticamente l'oro di cui sono fatti (o poco più), i rarissimi FDC superano agevolmente i 7.000 euro. Tendenzialmente, gli esemplari della prima tipologia godono di quotazioni più alte, anche per il fatto di essere stati coniati per un solo anno.
    3 punti
  9. Quando sarà passato questo brutto periodo, ti consiglierei di fare una salto a Verona e visitare i negozi di numismatica. Magari trovi qualche bella moneta e, soprattutto, potresti trovare una persona che ti aiuti nella scelta delle monete e nell'impostare la tua collezione... Lo dico perchè sono tuttora convinto che i rapporti personali siano ancora il modo migliore per approfondire le proprie conoscenze. Arka Diligite iustitiam
    3 punti
  10. Scendo un po' di valore .... Lira 1947 periziata FDC dal grande Tevere, corredata di suggestiva plasticaccia rovinata d'epoca
    3 punti
  11. Purtroppo non posso fare un copia-incolla integrale del testo, ma posso inserire il link per la lettura, sono solo 10 minuti di passatempo Il numismatico (nano e cannibale) https://edizioniopen.it/il-numismatico-nano-e-cannibale/ ps: sono citate alcune monete inesistenti, tipo il 10 Tornesi del 1862 e 500 lire d'argento del 1945
    2 punti
  12. grazie mille @Poemenius , disperavo di poter avere mai una sardo-bizantina in collezione, sono davvero rare, con questa ne avrò viste 5 in 10 anni... di cui una presentata anche qui sul forum... a questo proposito allego una scansione dalla bellissima opera di Muresu, La moneta "indicatore" dell'assetto insediativo nella Sardegna bizantina, che indica il numero di esemplari sardo-bizantini conosciuti ad oggi... e che rende manifesto come ve ne siano di più in collezioni (l'autore dice) sparse in giro per il mondo (grafico sopra) che documentati da ritrovamenti in Sardegna. Nella fattispecie il mio mezzo follis è stato acquistato da una casa d'aste di Chicago... chissà quale storia si porta dietro! Ma ora possiamo dire che sia "tornato" in Sardegna!
    2 punti
  13. La mia moneta più grande è un 5£ di 62.42g Ag 999 con 40mm di diametro coniato nel 2019 dalla Royal Mint per commemorare Una and the lion opera dell'incisore William Wyon
    2 punti
  14. Sull'autenticità nessun dubbio. Sul globetto vicino alla testa di Roma un paio di ipotesi le farei. Potrebbe essere un residuo del compasso, anche perchè mi sembra proprio al centro della moneta. Altrimenti penserei ad un primo errore per il globo tenuto da Roma. Una volta fatto resta sul conio e l'incisore ne fece un altro nel posto corretto. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  15. Nell'ospedale in cui lavoro io la situazione sembra diventare ingestibile da un momento all'altro.. Abbiamo i DPI numerati e ci troviamo a dover aver paura di essere contaminati da un foglio che proviene da un'unità Covid, dobbiamo metterci i guanti per far pressoché tutto e lavarci le mani ogni 10 minuti... la situazione è grave... ma non possiamo piangerci addosso!! Ognuno, nel suo piccolo, deve cercare di far quel che può... tipo restare a casa!!
    2 punti
  16. Ciao! Tra nulla e tutto ce n'è di strada .... certamente anche le monete di Venezia vengono vendute dai collezionisti; pensa solamente a quando si riesce ad acquistare una moneta migliore di quella che si ha già in collezione, qualche moneta doppia o tripla ..... oppure perché i casi della vita costringono a monetizzare quanto si è collezionato. Personalmente non ho mai venduto una moneta della mia collezione; qualche volta ho fatto degli scambi e spesso ne ho regalate. Ancora oggi ho monete in collezione dello stesso tipo. E' capitato che vendessi monete che non appartenevano alla mia collezione e delle quali non sapevo che farne. saluti luciano
    2 punti
  17. Buonasera a tutti. Mi fa piacere mostrarvi questo grano del 1790 nella sua variante con doppio punto dopo il 12 (n°315a del Manuale), diametro 25 mm, peso 5,8 g. La moneta mostra tutti i segni di una lunga circolazione, particolarmente evidenti al dritto. Vi chiedo: se nelle monete recanti impressi anni prossimi alla Repubblica Partenopea (1797-1798) la doppia punteggiatura può indicare eventuali coniazioni "in emergenza" da parte delle autorità repubblicane utilizzando conii precedenti, perché troviamo qualcosa di simile in un tondello del 1790? Escluso l'errore (in cui non credo affatto), che significato potrebbero avere? Grazie a tutti coloro che vorranno intervenire e buona serata.
    1 punto
  18. Iniziata nel 220 A.C. da Gaio Flaminio per collegare Roma al nord Italia, la via Flaminia, nel tratto marchigiano verso Rimini, incontra la gola del Furlo e qui per volere di Vespasiano nel 76, accanto ad un preesistente passaggio forse di epoca etrusca, viene realizzata la galleria del Furlo (circa 40 metri), opera scavata interamente a mano nella roccia e priva di rivestimento . Nel tempo la gola vedrà il passaggio di Romani, Ostrogoti e Longobardi, con le loro alterne vicende . Come ben ricordato nella vicina discussione che tratta di "...fatti di pandemia..." , le strade a volte presentano dei tunnel, (si spera brevi come il Furlo), inevitabili poichè si deve procedere oltre : possono essere imboccati bene, meno bene o male, non c'è alternativa all'uscirne, auspicabilmente bene, perchè possano essere consegnati al passato ed alla storia .
    1 punto
  19. Per gli amatori delle zecche toscane credo sia interessante https://www.cronacanumismatica.com/sulle-rarissime-mezze-piastre-fiorentine-per-il-padre-del-battista/
    1 punto
  20. Buon giorno a tutti, volevo mostrare questa monetina... lo so è messa maluccio: ma considerando il poco tempo che ha regnato, io mi accontento. grazie per i vostri commenti.
    1 punto
  21. @domenico.mura Ho visto che ti sei collegato ad una discussione davvero molto vecchia. Ti consiglierei di aprirne una nuova per avere una maggior visibilità, magari citando poi questa discussione come rimando. Buona notte. Stilicho
    1 punto
  22. Si ho letto il libro Complimenti ancora
    1 punto
  23. Ciao, non c'e' alcun problema lo immaginavo, hai fatto una normalissima correzione ed è ok E' il sistema che non funziona correttamente, capita spesso che si vede la moneta nell'anteprima ma non all'interno della discussione (è un altro bug non ancora messo a posto), in questo caso specifico, in seguito alla modifica, si sarebbe dovuto visualizzare nell'anteprima la nuova moneta (yen) che sostituiva la moneta precedente.
    1 punto
  24. In quella tabella le R3 sono 50.000 Bernini del primo tipo http://www.cartamonetaitaliana.com/museo-banconote-catalogo/banca-ditalia-repubblica-italiana/86-41.html le tue sono del secondo tutte CC, comunissime http://www.cartamonetaitaliana.com/museo-banconote-catalogo/banca-ditalia-repubblica-italiana/87-40.html petronius
    1 punto
  25. Il racconto è davvero godibile e chissà perché mi ha fatto venire subito in mente il negozietto di un noto numismatico di Modena che da un po'di tempo ha cessato l'attività e che allora era già molto anziano anche se davvero lucido e in gamba. Lo conobbi grazie a mia moglie una sera in cui gironzolavamo per il centro di Modena. Sapendo della mi passione giovanile per le monete (abbandonata già al tempo delle medie, dopo essermi quasi intossicato col Sidol), in un momento di soddisfazione emotiva post-shopping, quella sera mi propose incautamente di entrare nel negozio per curiosare. Dico incautamente, perché ella non immaginava che da quel momento avrebbe scatenato in me quella vulcanica passione per la numismatica (in realtà mai realmente sopita) e che soprattutto mi avrebbe dato il pretesto di rintanarmi qualche sera dopo cena a leggere, documentarmi, e soprattutto, ahi lei e ahimè, a fare acquisiti e partecipare alle aste e poi ai congressi, in quei sovraffollati, zozzi, meravigliosi padiglioni... Le prime monete le acquistai solo affidandomi a lui. Furono un asse di Claudio e una 5 lire del '56, entrambe in modeste condizioni. Monete estremamente diverse tra loro in tutti i sensi, che ebbero come conseguenza quella di gettare il seme della mia diversificata e schizofrenica quanto amata raccolta.
    1 punto
  26. Eccolo qua.. ? Il mio primo Cartellino personalizzato e come è giusto che sia, anche se non Napoletana accompagnerà il mio Galletto Suesano. ?
    1 punto
  27. Complimenti Fabrizio. Sei una persona preparata e sono sicuro che affronterai nel miglior modo il tuo ruolo.
    1 punto
  28. 1 punto
  29. Io, con un pò di fantasia ci vedo un S (parte) e una M... ma è ancora troppo poco per individuare la zecca. Cmq come ha ben detto Arka è un follis di Licinio (cerca tra le monete di questo).
    1 punto
  30. A dir poco stupefacente @Rocco68! Si vede proprio che sei un attento osservatore anche dei più piccoli dettagli. Veramente dei bellissimi disegni. Non vedo l’ora di vederti all’opera coi pezzi di Murat ?
    1 punto
  31. Ti ringrazio molto Rodolfo. Sei indubbiamente tra gli utenti più preparati, ed in caso di bisogno (non mancherà!) farò appello al tuo preziosissimo sapere!
    1 punto
  32. Non ti conosco Fabrizio, ma dall'umiltà delle tue parole, unitamente al tuo percorso numismatico, non ho dubbio alcuno che sarai prezioso compagno di viaggio di tanti amici del forum. Io coltivo altri "gusti", e probabilmente ci incroceremo poco, ma ciò non toglie l'apprezzamento verso chi sa mettersi a disposizione, e lo fa in punta di piedi. Buon lavoro. Paolo
    1 punto
  33. Buon lavoro Fabrizio, complimenti per il nuovo ruolo! Saluti Rodolfo
    1 punto
  34. Condivido l'ottima osservazione di Arka e gli altri contributi, sul dot-punto di centraggio della moneta. Rimane comunque un pezzo interessante (ora non mettiamoci a collezionale le monete con i dots? ) - (già ci sono cascato, più volte, con le file di mattoni dei camp-gate e i dots di urbs roma ?.... ), ma penso che sia una delle "bellezze-curiosità" della numismatica antica.
    1 punto
  35. Certo ma se viene da una casa d’asta non é detto che non possano essere riproduzioni!! Poi non capisco perché affrontare l’argomento con questa arroganza.... incomprensibile!!!
    1 punto
  36. Nel 2120 sicuramente ci sarà questo bell'uomo...
    1 punto
  37. Ero arrivato troppo tardi! Però ora forse ho occasione di rifarmi? Dallo schema delle penne della coda? Che in Londra è 1-2-1 appunto se ben ricordo
    1 punto
  38. A me sembra aquilano.. Che dici?
    1 punto
  39. Buonasera, segnalo Quaderno di Studi del Circolo Mario Rasile 'Le monete delle Pergamene Gaetane'. Saluti Alberto
    1 punto
  40. 1 punto
  41. Ciao @miza naturalmente io tiro ad indovina non avendo mai approfondito Londra fine '800 ?
    1 punto
  42. DE GREGE EPICURI @StilichoHai ragione, ora mi ricordo che in alcune monete provinciali (non molte) si trova AVΓ per AVΓΟΥΣΤΟΣ invece che CEB per CEBASTOC. Quindi è sicuramente compatibile: la Γ non c'è, o è cancellata per usura.
    1 punto
  43. Ciao @Marfir penso ti riferisca alla foglia di vite. Nota anche come l' "1" della data ( piccola ) sia più piccolo ( scusate la ripetizione ) degli altri numeri.
    1 punto
  44. L’ipotesi più accreditata (introduzione del denario nel 215 o 214) nell’attenta ricostruzione di Alberto Campana La moneta Cr. 1/1 deve essere stata coniata in occasione del foedus neapolitanum del 326, a cura del partito filoromano di Napoli (i conii non furono approntati ad hoc ma si riutilizzarono quelli napoletani). Non deve sorprendere questa comparsa tardiva della moneta: l'espansionismo romano fino ad allora fu sostenuto da numerosi altri fattori, soprattutto da alleati e da elargizioni di terre; solo dopo il foedus neapolitanum tale espansionismo assunse un andamento quasi esponenziale, proiettandosi prepotentemente sulla Magna Grecia, con conseguente necessità per Roma di disporre di monete. I primle didracme da 7,3 g (Cr. 13), furono coniati furono coniati sempre a Napoli (piuttosto che a Metapontum, come sostenuto dal Crawford) attorno al 280, in discreta quantità (esistettero almeno 15 conii di D/ e 20 di R/). L'introduzione del didracma d'argento nel sistema monetario romano, collocata cronologicamente dal Babelon e dal Grueber intorno al 335, e dal Crawford prima al 280-276, poi, con cronologia rialzata, intorno al 312, fu la naturale conseguenza dei frequenti contatti commerciali intrattenuti da Roma con le città greche dell'Italia meridionale, come testimonia la costruzione, negli stessi anni, della via Appia, che collegava più facilmente Roma colla Campania. Le colonie greche dell'Italia meridionale erano abituate ai sistemi monetari e ponderali greci, basati sulla circolazione della moneta d'argento di peso e diametro ridotto, facile da maneggiare e pratica da gestire. La moneta di bronzo fusa, impiegata nei commerci interni e con le città etrusche e centro-italiche, non poteva competere, nei mercati dei centri magno-greci, colla piccola moneta coniata d'argento. Fu proprio alle zecche meridionali, come Capua e Neapolis, che Roma si appoggiò per coniare le prime serie dle didracme in argento a suo nome, e da ciò si giustifica la qualifica di queste monete come "romano-campane". Tutti i soggetti iconografici utilizzati, fatta eccezione per il tipo della lupa con i gemelli, sono di derivazione ellenica, così come è greco il sistema ponderale in base al quale sono stati tagliati i diversi nominali. Oltre alla serie in argento, composta da didracme e dracme, fu coniata una serie in bronzo con doppie litre, litre o mezze litre, e un'unica serie d'oro, il cosiddetto "oro del giuramento" dalla scena rappresentata, con due diversi nominali il cui peso è rapportato alla serie d'argento. I ripostigli dimostrano che le didracme circolarono a lungo nella Magna Grecia, ma non a Roma, dove invece circolavano i cosiddetti quadrilateri, ovvero lingotti di aes signatum emessi dallo Stato romano. È verosimile che il primo (con legenda POMAIΩN) risalga all'epoca dei primi contatti con l'ambiente greco-campano, nel 326; poiché tuttavia uno reca l'elefante, sconosciuto ai Romani prima del 280 (quando furono definiti "buoi di Lucania"), non possono essere molto anteriori a questa data. Se interi, hanno infatti un peso piuttosto costante (circa 1,5 kg) e, quindi, furono emessi in un arco di tempo abbastanza contenuto. Subito dopo o parallelamente ai quadrilateri comparve anche l'aes grave da 327,46 g (288 scrupoli). Il sistema continuava ad essere monometallico e basato sul peso, ma per la prima volta veniva esplicitato il valore. La circolazione fu rivolta soprattutto verso le regioni interne (mentre le monete coniate saranno rivolte verso le regioni di influenza greca); alcune città di frontiera (Ariminum, Luceria) successivamente emisero monete sia fuse che coniate. Con la vittoria su Pirro (276) Roma si trovò quasi padrona della Magna Grecia e dovette cambiare politica monetaria, comprendendo che per una città greca battere moneta era segno tangibile di indipendenza politica. Proibì quindi alle città sconfitte (Taranto, Metaponto, Heraclea, Velia) di coniare monete; mantenne le monete di Napoli (affiancate, per ragioni logistiche, da quelle coniate a Taranto, senza tuttavia apporre il proprio nome) e di altre città (Cales, Suessa, Teano); introdusse, per supplire alla carenza di circolante, i nuovle didracme con ROMANO da 7,2 e 7,1 g (rispettivamente Cr. 15, emessa al più tardi nel 275 e Cr. 20), cui si affiancarono vari nominali in bronzo sullo standard ponderale di Napoli[1]. Queste monete continuano a essere rinvenute soprattutto nell'Italia meridionale e solo molto sporadicamente anche nel Lazio. Roma quindi impose, di fatto, la propria moneta, dando tuttavia alle popolazioni magnogreche l'illusione che nulla fosse cambiato. Colla Prima Guerra Punica (264-241) la didracma subì, in tutta la Magna Grecia, una svalutazione. A differenza delle guerre pirriche, le città della Magna Grecia si allearono con Roma (la flotta fu allestita da Napoli, Taranto e Locri); si interruppe quindi la produzione delle monete campano-tarentine e ripresero le emissioni a nome di Taranto, Thurium e Crotone, mentre l'Urbe emetteva didrammi da 6,6 g con ROMANO e ROMA (Cr. 22, 25, 26, 27)[2]. Il sostegno economico e materiale assicurato dai Greci a Roma spiega il perfetto allineamento tra la moneta d'argento romana e quella magno greca. Per la circolazione verso l'interno continuò l'emissione di fusi, ora basati sull'aes grave di 286,52 e 272,88 g (rispettivamente 252 e 240 scrupoli, quest'ultimo detto anche "osco-latino"). L'ultima emissione alla fine della Prima Guerra Punica sembra essere la Cr. 35, basata sull'asse di 240 scrupoli (che quindi andrebbe fatta risalire nel tempo rispetto alla cronologia di Crawford). Tra il 242 e il 225 (data della battaglia di Telamone) Roma fu coinvolta nella guerra contro i Celti. Furono allora introdotti l'aes grave semilibrale di 120 scrupoli (136,44 g, a partire da Cr. 38), con cui crollò il sistema monometallico valutato a peso, cominciando la moneta bronzea ad assumere connotati fiduciari; le emissioni bronzee coniate, che sostituirono quelle fuse; il quadrigato (ancora un didracma di 6,6 g), grazie alla ragguardevole affluenza di argento conseguente alla sconfitta di Cartagine (bottino militare, penali pagate dai Cartaginesi e miniere sarde); l'aureo del giuramento, che potrebbe quindi ricordare l'alleanza tra italici e mercenari, contro il nemico sceso dal nord[3]. I sistemi ponderali romano e siceliota erano originariamente disomogenei, rispettivamente basati sullo scrupolo (1/288 di libbra romana = 1,137 g) e la litra (originariamente 1/5 di dracma attica = 0,875 g). La litra subì, tuttavia, successive riduzioni per effetto del deprezzamento del talento siceliota, che nel V secolo valeva 12 tetradrammi attici[4], nel IV 12 didrammi corinzi e agli inizi del III 6 didrammi italici (o stateri) di 7,8 g (calanti a 7,7-7,5 g). Poiché un talento valeva 120 litre, la litra scese a 0,39 g[5]. Al tempo di Pirro lo statere scese a 7,3 g; i primle didracme romani avevano questo peso, pari a 6,5 scrupoli (7,39 g)[6]; non circolarono in Sicilia ma solo nella Magna Grecia. Durante la Prima Guerra Punica lo statere scese a 6,6 g; i quadrigati avevano questo peso, pari a 6 scrupoli (6,82 g), ed ebbero grande diffusione in Sicilia grazie alle truppe romane ivi stanziate. Per il bronzo siceliota si diffuse inoltre una nuova unità di misura, il chalkos, originariamente una moneta di 1/8 obolo). Allo scoppio della Seconda Guerra Punica Siracusa emise numerosi nominali con base ponderale oscura[7]; è possibile che le monete in argento fossero conteggiate in scrupoli, a seguito degli stretti rapporti con Roma[8]. Forse Ierone II, per fare fronte alle spese di guerra, introdusse una complessa riforma monetaria collegando lo scrupolo (mutuato dall'argento romano) al chalkos (originario del bronzo greco); se questo è vero, ne deduce che la litra era ormai precipitata a 0,227 grammi e, di fatto, veniva chiamata chalkos. Ieronimo, successo a Ierone nel 214, reintrodusse la litra di 0,85 g per ripristinare l'antico splendore e l'autonomia di Siracusa; inoltre, il conseguente didracma da 10 litre (8,5 g), rispetto al precedente di 6 scrupoli (6,82 g) e al quadrigato (6,6 g), gli permetteva una posizione più avvantaggiata anche se più onerosa nel reclutamento di mercenari. Si perse così il collegamento fra l'argento siceliota e quello romano[9]. Nel frattempo, a Roma, il quadrigato iniziava a degradare (in termini di peso, titolo e stile). Dopo la disfatta di Canne e la morte di Ierone (216) una grave crisi militare ed economica si riflettè anche sulla monetazione; i quadrigati si svilirono enormemente e le monete di bronzo calarono rapidamente di peso, con una sequenza dracmaticamente rapida, dal piede di 120 scrupoli a quelli di 96 scrupoli (trientale, forse già nell'estate 215), 72 scrupoli (quadrantale) e infine di 48 scrupoli (piede sestantale). Difficile dire se sia stata reale svalutazione o crescente fiduciarietà. Visto il precipitare della situazione in Sicilia (divenuta il principale fronte militare, con conseguente dispendio di risorse per le truppe e il foraggio), fu attuata una radicale riforma monetaria anche nell'argento: dapprima (forse nel 216/215) si introdusse, per mantenere l'aggancio col sistema duodecimale, il vittoriato, una dracma da 3 scrupoli (3,41 g), col tipo del Giove romano beneaugurante (in chiara contrapposizione a Zeus Eleutherios, "della liberazione dallo straniero", adottato da Ieronimo); nel 215 o dopo l'uccisione di Ieronimo (marzo 214) fu emesso il denario di 4 scrupoli (4,54 g), agganciato quindi alla vecchia dracma di Ierone[10], con tipi militari (Roma elmata / Dioscuri protettori dell'esercito). L'asse nel frattempo si era attestato a valori sestantali (48 scrupoli, seppur con ampie oscillazioni); l'ancoraggio al sistema sestantale fu comunque solo un pretesto in quanto bene si prestava a una chiara definizione metrologica. È probabile che il talento (6 scrupoli d'oro) corrispondesse in quel momento a 12 denarî; Roma emise infatti gli aurei marziali del valore di 60 assi (3 scrupoli), 40 assi (2 scrupoli) e 20 assi (1 scrupolo). A dimostrazione di questa datazione, a Morgantina, negli strati "sigillati" dalle distruzioni del 211[11], sono stati trovati, oltre a monete siracusane di Ierone II, di Ieronimo e della V Democrazia (214-211), pochi denarî (tutti delle prime fasi di emissione e di alta conservazione), un aureo marziale da 20 assi (in altissima conservazione) ed alcuni quadrigati (poco più consunti). Nel 211, quindi, denarî e aurei marziali facevano la loro prima comparsa[12]. Il piede sestantale non rimase a lungo in vigore: già nel 212, poco prima della conclusione dell'assedio di Siracusa, si affermava il piede onciale (con asse di 24 scrupoli)[13], anche per una maggiore maneggevolezza. L'oncia ora pesava 4,55 grammi e i Romani poterono ricavare molte uncie di tale peso tagliando a metà i comuni bronzi ieroniani con Poseidone/Tridente di modulo largo. Il denario diminuì contemporaneamente a 3,5 scrupoli (3,96 g) e quinario, sesterzio e vittoriato non furono progressivamente più coniati. Verso la fine del III secolo nelle province il piede scese al livello semionciale, come attestano i bronzi coniati a Vibo Valentia e Copia dopo la fondazione (rispettivamente 193 e 192). Erano ormai monetine fiduciarie, con peso variabile, garantite dall'aggancio a denario e talento (di 120 assi). [1] La cosiddetta litra (quasi 1/180 di libbra) poteva convivere con l'aes grave per la separazione dei due sistemi, quello fuso per le regioni etrusco-italiche e quello bimetallico (con bronzo fiduciario) per la Magna Grecia. Emblematica Luceria, città di confine fra le due aree di circolazione, con monete sia fuse che coniate. Sembra quindi errata la definizione di "litra" data da Cr.; ad esempio in Cr. 27/4 si nota una S sopra il Pegaso; si tratta quindi di una semioncia di valore fiduciario. [2] Non sembra tuttavia corretta la coesistenza nella serie 25 di monete di bronzo fuse e coniate. [3] Il Crawford data invece queste il quadrigato e l'aureo alla fine della guerra celtica. [4] È questo il classico talento attico, pari a 60 mine. [5] Dalle cosiddette "Tavole di Locri", in parte redatte al tempo di Pirro, sappiamo che 5 litre d'argento (1,95 g) venivano cambiate con una imprecisata "litra pesante" di bronzo, forse l'asse librale romano da 327,46 g [6] Con una piccola differenza dovuta all'aggio. [7] La dottrina generalmente computa questa monetazione sulla base di una litra (lievemente ridotta) di 0,85 g, deducendone tuttavia una metrologia anomala. [8] Es.: nominale Gelone/Biga (6,66 g) = 6 scrupoli (teorico 6,82 g) = didracma; nominale Filistide/Biga (4,55 g) = 4 scrupoli (teorico 4,55 g) = dracma. [9] Per la prima volta si verificò tuttavia l'equivalenza fra bronzo siceliota (moneta Ieronimo/Fulmine da 1 litra, 8,63 g) e romano (coeva oncia trientale, 9,1 g). Quando l'oncia romana si svalutò al livello quadrantale di 6,82 g, Siracusa emise emesso un bronzo di 6,24 g (Poseidone/Tridente di modulo stretto). Il bronzo siracusano da 1 litra, detta appunto "litra", sarebbe in realtà un chalkos; in effetti, in Sicilia il chalkos fu a un certo punto chiamato anche "onkia". [10] Anche le monete da 2 e 1 scrupoli (quinario e sestertzio), che circolarono quasi esclusivamente in Sicilia e Apulia, trovano corrispondenza nel sistema di Ierone II. [11] A Morgantina, presso Enna, intorno al 560 giunsero coloni greci di origine calcidese, forse provenienti da Katane; nel 459 fu distrutta da Ducezio. Nel 396 fu conquistata da Dionisio I e con ogni probabilità rimase sotto l'influenza siracusana; solo dopo il 340 riprese a fiorire. Durante la Prima Guerra Punica rimase saldamente in mano dei siracusani. All'inizio della Seconda Guerra Punica ospitò una guarnigione romana, ma nel 213 Morgantina si ribellò ed acolse lo stratega cartaginese di origine siracusana Ippocrate. Caduta di Siracusa (212) subì un violento assedio romano, a cura del propretore Marco Cornelio Cethego. Nel 211 capitolò e subì violente distruzioni. Per punizione fu ceduta a legionari ausiliari spagnoli, guidati da Moericus. Cessò di esistere intorno al 30. [12] Infatti sarebbe difficile immaginare la presenza di monete risalenti alla Prima Guerra Punica in un contesto sicuramente riconducibile alla seconda, per di più con assenza di usura. Tuttavia i dati di Morgantina devono indurre necessità di alcuni correttivi alla sistemazione proposta dal Crawford. Se un aureo di 20 assi con quinari e sesterzi era già presente nel 211, esso non poteva risalire allo stesso anno di emissione, ma almeno alcuni anni prima. [13] Sull'esistenza del piede onciale prima della fine della guerra vd. La Sicilia tra l'Egitto e Roma. La monetazione siracusana dell'età di Ierone II, Messina 1995.
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  45. L’ipotesi di Coarelli[1], la mia preferita: un “argento” fu introdotto nel 269, ma era il vittoriato; il denario seguì nel 215 L’aes signatum doveva essere in uso nel corso del IV secolo, ma prima della coniazione dell’aes grave, quindi verso il 375-325. L’emissione dell’aes grave inizia nell’ultimo quarto del IV secolo con la serie Cr. 14. Dal 326 al 312 si deve datare la didracma Cr. 13/1. Il D/ richiama l’immagine dell’ara Martis e rinvia, quindi, al lustrum che chiudeva la censura. Il R/ alluderebbe invece alla cavalleria e alla Campania (territorio celebre per le sue messi); l’iconografia quindi alluderebbe a un censimento di cavalieri (recognitio equitum) campani. Sappiamo che i Capuani dovettero pagare 450 “denarii nummi” all’anno, per il sostentamento dei 1.600 equites campani, e a ciò potrebbe essere servita la coniazione di queste didracme. Quanto alla data, la recognitio è necessariamente susseguente alla concessione della cittadinanza optimo iure, che Livio fissa al 340 ma (come ha osservato Michel Humm nel 2005) non può non essere successiva al 338-334, quando fu concessa la sola cittadinanza sine suffragio ai Capuani. All’epoca era disponibile, per Roma, la sola zecca di Napoli: potrebbe allora essere una successiva foedusi del 326. Al più tardi, potrebbe essere risalire alla censura di Appio Claudio (312 - Diodoro 20, 36, 5), valida occasione per iscrivere i nuovi civites nelle liste del censo. L’iconografia sarà poi copiata dal bronzo di Cosa (successivo al 273) HN Italy 210. Al 292 vanno collocati la didracma Cr. 15/1 e l’asse Cr. 18/1, che sono contemporanei, condividendo l’iconografia di Apollo, inconsueta per Roma. Per la corona d’alloro, questi va identificato con la divinità di Delfi. Nel 292, in occasione di una grave pestilenza, una delegazione romana, guidata da Q. Ogulnio Gallo (futuro console del 269) si recò a Epidauro, da dove importò a Roma il culto di Esculapio, figlio di Apollo. Secondo Ovidio, la delegazione si recò anche appunto a Delfi, a consultare l’oracolo di Apollo; a questo potrebbe alludere appunto l’immagine di Apollo. Il cavallo al R/ potrebbe invece ricordare l’intervento di Q. Fabio Rulliano che, sempre nel 292, se fece nominare legato dal figlio, il console Q. Fabio Massimo Gurges, lo salvò dalla disfatta contro i Sanniti. Sappiamo infatti che Rulliano intervenì in battaglia a cavallo, e a cavallo seguì il figlio durante il trionfo (nel 291). Questa emissione potrebbe essere stata ottenuta monetando l’argento mostrato al trionfo sui Sanniti, nel 293, di L. Papirio Cursore. L’emissione Cr. 20/1 è del 290-289. La lupa rievoca il simulacro collocato nel Comizio dai fratelli Ogulnii durante la loro edilità (296). L’immagine al D/ (ripresa, per la particolarità di essere imberbe e portare il diadema, dalla monetazione di Alessandro) richiamerebbe invece Ercole Invitto, così come era rappresentato nell’Ara Maxima, la cui edificazione dovrebbe essere di poco posteriore al 293. Trattandosi chiaramente della commemorazione di una vittoria, e considerato che il dio era ritenuto antenato dei Fabii, l’Ara potrebbe essere stata fondata da Q. Fabio Massimo Gurges, quando trionfò sui Sanniti (nel 291), e dedicata durante la sua censura (nel 289). La coniazione potrebbe quindi risalire al 290-289. Questa emissione potrebbe essere stata monetando l’argento mostrato ai due trionfi di Gurges e di L. Postumio Megello sui Sanniti, nel 291. Al 272 si data l’emissione Cr. 22/1. Per l’identificazione del D/ sono state proposte Bellona (Breglia) e Diana (Thomsen 1957), ma oggi si ritiene pacifico che sia Roma (Alföldi, Thomsen 1961, Crawford), di cui l’elmo frigio celebra le origini troiane. Per il R/, si deve fare riferimento a Livio (10.47.3), che ci informa che in occasione dei Ludi Romani del 293, per la prima volta, fu importata a Roma l’abitudine greca di offrire rami di palma ai vincitori. La perfetta e mai più riproposta coincidenza fra il sistema di numerazione (due serie, semplici e doppie, di lettere greche, da 1 a 50) adottato qui e sulle monete di Arsinoe II denuncia la contemporaneità delle emissioni; nel 273 Roma aveva stipulato un trattato di amicitia con l’Egitto e le monete di Arsinoe II, seppur correntemente datate al 270, potrebbero in realtà essere del 272. Quell’anno, Roma conquistava a Taranto e là avrebbe quindi coniato le didracme, allusive di questo e degli altri successi conseguiti nel conflitto contro Pirro. Significativo anche che l’ambasceria in Egitto del 273 fosse costituita da Q. Ogulnio Gallo e da due Fabii. La datazione è confermata da valutazioni ponderali: questa didracma risente del calo dello standard da 7,24 g a 6,6 g, che si registra nella monetazione magno greca e siracusana ed è attribuibile agli anni ’70 del III secolo (come dimostra il fatto che non si presenta a Metaponto, abbandonata entro il 275). Cr. 25/1, 26/1 e 27/1, ultime emissioni romano-campane, di poco antecedenti al quadrigato, sono un prolungamento di quelle a legenda ROMANO (di cui ripetono gli elementi iconografici), reso necessario da esigenze forse militari. Il cambio di legenda indicherebbe l’attivazione di una zecca centralizzata, forse già quella di Roma. Nel 269 viene introdotto il quadrigato, prima moneta ufficiale in argento di Roma, coniata nella zecca dell’Urbe con intendimento di farne un’emissione stabile, duratura e numerosa. Si tratta, quindi, dell’argentum la cui coniazione, secondo Plinio, inizia nel 269 (la data alternativa del 268 discende da un’errata interpretazione dell’Epitome XV a Livio, che in realtà indica, anch’essa, il 269). Nello stesso anno cominciava anche l’attività dell’officina Monetae e, forse, fu istituita la magistratura dei tresviri monetales. La datazione è confermata dai rinvenimenti: 1 esemplare e un tesoretto di 31 esemplari a Selinunte, città distrutta nel 250; 1 esemplare a Kerkouane, città punica distrutta da Attilio regolo nel 256. Il viso al D/ non può che riprodurre Fons, figlio di Giano e di Giuturna. Si tratterebbe di una citazione, sulla prima emissione argentea ufficiale, della prima emissione enea (Cr. 14/1). Fra l’altro, il suo tempio era stato dedicato il 13 ottobre, festa dei Fontinalia (il che dimostra un collegamento con le fonti, così come le raffigurazioni di toro androcefalo sulla monetazione magnogreca) ed era sito nei pressi della zecca. La quadriga al R/ rappresenta sì l’acroterio del tempio di Giove Capitolino, ma non quello originale in terracotta, bensì quello in bronzo, che lo sostituì nel 296 a cura degli edili, i fratelli Ogulnii. Essa allude a un’importante successo militare: verosimilmente, la recente vittoria su Pirro. Gli esemplari più antichi sono quelli, piuttosto rari, con legenda in rilievo entro tavoletta. La legenda in incuso sarebbe venuta dopo, quella in rilievo entro cornice sarebbe l’ultima. Il quadrigato doveva essere ancora in corso nel 219-218, quando fu introdotto l’aureo Cr. 28/1, connesso sul piano ponderale. Inoltre, Zonara ricorda come dopo la sconfitta al Trasimento (216) i romani mescolarono rame all’argento, fatto effettivamente accertato per gli ultimi quadrigati e per i vittoriati. La coniazione finì probabilmente proprio nel 216. Occorre evidenziare come le emissioni Cr. 15/1, 18/1, 20/1, 22/1 e l’introduzione del quadrigato siano tutte riconducibili a un gruppo politico composto dalla potente famiglia dei Fabii e da Q. Ogulnio Gallo, della gens Ogulnia di origine etrusca (forse discendente dagli Uclina di Volsinii); gruppo politico cui, quindi, andrebbe imputata l’iniziativa di aver fortemente promosso l’introduzione della moneta romana. Nel 260-258 viene emessa la serie della prora, Cr. 35. Nel 260 infatti, a Mylae, i Romani ottengono la loro prima grande vittoria navale. La fondazione del tempio di Giano al Foro Olitorio si collega proprio con il trionfo navale di C. Duilio, e in questo senso si coniuga l’iconografi al D/ e al R/ di questo asse. Sappiamo dall’iscrizione della colonna rostrata di Duilio che egli, durante il trionfo, si impegnò ad assegnare al popolo la preda navale: si trattava probabilmente della restituzione del tributum, che durante la Prima Guerra Punica era stato particolarmente oneroso, e potrebbe essere avvenuta in bronzo, mediante elargizione di questi assi. La data dell’elargizione potrebbe essere fissata al 258, quando Duilio ricoprì la censura e probabilmente inaugurò il tempio di Giano. L’emissione dell’aes grave dovrebbe quindi essere successiva all’esposizione della preda durante il trionfo (260) ma precedente all’elargizione (258). Dal 245-242 al 222 si data lo standard semilibrale. La metrologia dimostra che gli assi semilibrali coniati appartengono agli anni finali della Prima Guerra Punica; discende quindi dalla crisi finanziaria causata dalle gravi sconfitte navali. A conferma di questa datazione, due semionce Cr. 38/7 sono state rinvenute in una tomba della necropoli di Falerii veteres (Celle), città abbandonata nel 241. Tutti gli altri reperti archeologici della necropoli sono databili ai primi decenni del III secolo. Questo standard doveva essere ancora in corso nel 222, quando furono votati i ludi Maximi del 217 (come illustrato nella nota alla riduzione quadrantale). Dal 222-219 (probabilmente 220) al 217 si data invece lo standard trientale, che non può che incastrarsi fra la fine dello standard semilibrale (dal 222) e la riduzione quadrantale (nel 217). Nel 219 viene emesso il primo aureo, Cr. 28/1. Plinio infatti afferma che il primo aureo romano fu coniato LI anni dopo l’argento (i codici più recenti riportano LXII, ma è certamente un errore), quindi, a seconda del metodo di computo utilizzato, dal 219 al 217. Si tratta sicuramente dell’Oro del giuramento, Cr. 28/1, che è tagliato sullo standard di 6 scrupoli, come i primi quadrigati, cui pertanto è connesso. Al R/, è stata supposta la rappresentazione di un foedus, che come sappiamo veniva stipulato (per Roma) da due feziali, di cui uno era il pater patratus e l’altro un gregario, un verbenarius. In effetti, le due figure di sinistra portano una veste particolare, che lascia il corpo nudo e presenta un elemento globulare alle spalle: probabilmente il cinctus Gabinus, di cui si servivano i sacerdoti, e quella in piedi è raffigurata come uomo anziano, che regge una lancia, prerogativa del pater patratus, antenata (secondo l’Alföldi) dello scettro e quindi simbolo dell’imperium. La figura di destra invece, staccata dalle altre due, è giovane e veste una corazza anatomica. Secondo Mommsen e Crawford (che colloca l’aureo al 217), è qui riprodotto il foedus Caudinum, stipulata nel 321 dal console T. Veturius Calvinus (per questo, l’iconografia sarà ripresa in seguito da un altro Veturius, con il denario Cr. 234/1), prototipo (mitico e non storico, secondo Crawford) della pax Numantina. Si tratta invece del foedus tra Romolo e Tito Tazio (peraltro, in sabino cures era il nome sia della città di Tito Tazio che della lancia), di cui esisteva un gruppo scultoreo, verosimilmente qui riprodotto, lungo la sacra via. L’aureo potè essere emesso grazie alle prime miniere aurifere cadute in mano ai Romani: le miniere di Victimulae, presso Vercelli, che sappiamo furono sottratte a Roma, da Annibale, alla fine del 218. Sappiamo da Zonara che nel 220 i due consules suffecti, Lucio Veturio Philo e Gaio Lutazio, a completamento della guerra contro i Celti della Gallia Cisalpina (conclusasi nel 222 con la presa di Milano) spinsero le conquiste di Roma “fino alle Alpi”: probabilmente è questa la data di conquista delle miniere. Quindi, nel 219, con l’oro acquisito grazie alle operazioni di Lucio Veturio Philo, fu commemorata la fine delle operazioni militari iniziate nel 225, quando i Galli cisalpini Boi e Insubri e transalpini Gesati, avevano invaso l’Italia, creando grande preoccupazione e causando una spontanea adesione degli Italici a Roma: evento cui allude la citazione dei foedus originario tra Tito Tazio e Romolo. Dal 218-215 (probabilmente nel 217) al 215 si data lo standard quadrantale. Infatti, secondo Plinio, una riduzione ponderale fu introdotta “Hannibale urguente Q. fabio Maximo dictatore”, quindi nel 217. Quello stesso anno, furono stanziati per i ludi Maximi 333.333 assi e un triente, anziché 200.000 assi, chiaramente perché si voleva mantenere, a seguito della riduzione, il peso (un milione di once) corrispondente alla cifra precedente, per non “ingannare gli dei”. Il valore di 200.000 deve essere fatto risalire a quando i ludi furono votati, verosimilmente tra il 225 e il 222, momento di massima apprensione per le sorti della guerra contro i Galli. La data del 222 è più probabile, perché normalmente passavano o 5 oppure 10 anni fra il voto e l’esecuzione dei ludi. Fino al 222, pertanto, dovevano ancora essere in vigore gli assi semilibrali ridotti (di 5 once); nel frattempo era intervenuta la riduzione trientale, e ora, nel 217, quella quadrantale. Le riconiazioni confermano che lo standard quadrantale era in corso nel 216, quando iniziarono le emissioni delle città campane alleatesi con Annibale. Nel 216-215 dovette essere in uso il vittoriato. Thomsen infatti ha dimostrato come sia leggermente precedente al denario; deve quindi incastrarsi fra la fine dell’emissione del quadrigato e la riforma denariale. Riforma sestantale e l’introduzione del denario (che, pacificamente, sono connesse e contemporanee) risalgono verosimilmente al 215. Marchetti ha dimostrato come il ritrovamento di Morgantina debba essere collegato alla conquista cartaginese (213), piuttosto che alla riconquista finale romana. Egli inoltre, sulla base delle riconiazioni di monete siracusane, ritiene che lo standard sestantale non possa essere posteriore al 214. Peraltro, 52 aurei della serie marziale (Cr. 44), chiaramente connessa, sul piano ponderale, con il denario, sono stati rinvenuti ad Agrigento e sembrano dover essere attribuiti alla conquista cartaginese della città (213). Livio ricorda che nel 214 il censo minimo fu portato da 50.000 assi (qual era sino al censimento del 220) a 100.000 assi, iniziativa che può essere spiegata ritenendo che nel 220 fosse ancora in vigore lo standard trientale, nel 214 quello sestantale. Tutto questo fa ritenere che il denario sia stato introdotto nel 215. Il R/ del denario riprende l’iconografia di un octobolo dei Bruzi della fine della guerra contro Pirro (quando essi erano alleati di roma), ma con impostazione più guerresca (con le lance in resta, anziché la mano alzata). I Dioscuri alludono a un rapporto mitico tra Bruzi e Romani, per l’associazione fra la battagtlia della Sagra con quella del Lago Regillo. L’iconografia del denario può essere interpretata, allora, come una promessa di riscatto rivolta ai cittadini di Locri e quanti altri, come loro, cercavano di resistere alle pressioni belliche di Annibale. Infatti, proprio nel 215 Locri aveva deciso di opporsi ad Annibale; convinti da Annone avevano poi capitolato, ma non prima di aver fatto mettere in salvo la guarnigione romana. Lo standard onciale fu introdotto prima del 211. Le riconiazioni dimostrano che è presente nella monetazione delle città campane alleatesi con Annibale, quindi necessariamente prima del 211. Anche Marchetti, sulla base delle riconiazioni di monete siracusane, ritiene che lo standard onciale non possa essere posteriore al 211. [1] Filippo Coarelli, Argentum signatum, Roma 2013.
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  46. Complimenti @Marfir per questa fantastica coppia. Come riportato da diversi Autori, il conio è diverso, quello con data normale è simile a quelli degli anni successivi. Oltre alla data, le due monete differiscono per altri particolari, tipo l'orecchio. Ingrandendo le foto si notano altre differenze ( scusa mi sono permesso di manipolare le tue foto): E' descritto anche che il 1946 "data piccola" sia più lucido ed abbia un colore diverso. Ciao Beppe
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  47. Grazie mille del complimento, diciamo che sono un ragazzo un po' anomalo, non voglio generalizzare su questo argomento (intendo che c'è sicuramente qualcun'altro come me), però al contrario di molti miei coetanei mi piace moltissimo leggere e scrivere e non mi piace seguire la "massa" e attenzione, con questo non intendo dire che voglio distinguermi o cose simili, significa semplicemente che l'ignoranza è una brutta cosa ed esserne schiavo lo è ancora di più, quindi cerco di tenere le distanze. Gabriele
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