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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/05/20 in Risposte
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Scusa, ma è un'affermazione senza senso. Il valore di una moneta non è stabilito a tavolino, unico modo per cui si potrebbero standardizzare certi parametri. Ma evolve in modo del tutto autonomo per ciascuna moneta, perché, come detto, coinvolge tantissimi parametri (alcuni più importanti di altri), parametri che oltretutto evolvono e cambiano in continuazione nel tempo. Se poi nelle analisi che si tenta di fare si coinvolgono solo una parte dei parametri utili, ecco che si fa solo una gran confusione. Nell'esempio da te citato (Vaticano/Monaco) ad esempio dimentichi che esistono evidenti differenze tra le due emissioni: Vaticano è un 2€ ordinario, emesso in divisionale con gli altri 7 tagli, che esiste proof ma anche in versione normale, e che non è stato emesso solo nel 2002 ma pure nei tre anni successivi. Ecco che chi cerca un 2€ con l'effige di questo papa ha ormai solo l'imbarazzo della scelta. Non per niente la serie in questione nel 2002 aveva raggiunto valori di mercato altissimi (prossimi ai 2000€), valori crollati poi nel tempo. Il 2€ monegasco è tutta un'altra cosa, perché non esiste in qualità di normale FDC (e quindi anche chi non apprezza il proof, ossia gran parte dei collezionisti, è praticamente obbligato a ricercarlo), è un commemorativo (tipologia che ha richiesta ben più alta dei 2€ ordinari), e quei 20mila esemplari sono gli unici esistenti. Se a questo aggiungiamo che è stato oggetto di distribuzione fortemente limitata a pochi soggetti che hanno poi fatto il bello e cattivo tempo sul mercato il quadro è completo. In definitiva, voler trovare regole univoche per capire i valori commerciali delle monete è un esercizio pretestuoso ed inutile. I parametri sono troppi da combinare tra loro, e solo l'esperienza può fare capire perché una moneta è maggiormente quotata rispetto ad un'altra. Il mercato bisogna viverlo nel momento, e solo così determinate dinamiche possono essere comprese, non c'è alcun ragionamento in tal senso che possa essere stabilito a tavolino!5 punti
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Posto anch'io il mio piccolo contributo alla discussione che sta crescendo benissimo. Soldino Marin Falier (1354-1355) Peso gr. 0, 55. Massaro S Scusate la foto me non posso farne di meglio. La foto non rende l'idea della qualità purtroppo.4 punti
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zecca di Verona Grosso da 20 denari piccoli ( a partire dagli anni trenta del XIII sec. fino al 1280 ) rif. C.N.V vr 284 punti
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Rocco, non prendertela se ti anticipo? Questa è la pagina nella quale la moglie di Giovanni Bovi spiega la passione del marito; peccato che né qui né nelle tavole è indicato il materiale, oltre al gesso, utilizzato per i calchi3 punti
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Per quello che posso vedere dalle foto a mio parere la moneta è autentica, e i problemi di evanescenza evidenziati compatibili con usura e pulizia. Poi potrei sbagliarmi, il regno non è il mio principale interesse seppure io abbia queste monete in collezione da diversi anni, ma visti i pareri a favore dell'autenticità di altri utenti sicuramente più autorevoli di me concorderai che questa tua affermazione è quantomeno azzardata, perché vera o falsa che sia di certo questa non è affatto la solita "brutta patacca da bancarella probabilmente in alpacca" che compare regolarmente nella sezione identificazioni e che si riconosce da un chilometro di distanza. Se anche questo fosse un falso sarebbe quantomeno ben fatto, e dall'aspetto direi probabilmente anche in argento.3 punti
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DE GREGE EPICURI A Cargnacco (Udine) esiste il Tempio del Soldato Ignoto, in rapporto con la Campagna di Russia del 1942. Nel 1992, a cura della Sezione Friulana dell'UNIRR (Unione Nazionale Italiana Reduci di Russia) è stata coniata questa medaglia. Il mio esemplare è in metallo bianco, pesa 25,3 g. e misura 35 mm.2 punti
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Salve a tutti, E' tanto che non faccio un post sul forum, mi dedico a leggere perlopiù, visto che ho più da imparare che da insegnare. Con questo spirito apro questo post, proprio perchè ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a capirne di più. Finito il prologo partiamo con la medaglia di oggi, che come da titolo è una medaglia Premio, battuta durante il periodo di dominazione Murattiana. Come molti sanno grazie agli studi presentati in merito esistono dei riconi parigini postumi di sudetta medaglia: - Una delle grosse difformità sussiste nel fatto che la medaglia originale presenta degli esuberi di metallo dovuti a rotture del conio, mentre i riconi non presentano questa caratteristica; - Differenze nella decorazione e nello stile del tripode; Arrivati a questo punto dobbiamo convenire che l'esemplare presentato sia più vicino alla corrente Napoletana che a quella Parigina, ma, c'è sicuramente un ma, forse tanti tra di voi (come sto facendo io) staranno pensando "ehi, ma questa medaglia non mi sembra coniata, mi sembra pressofusa! ?" ...l'esemplare presenta una diffusa porosità e dei dettagli per certi versi troppo grossolani, ma anche le medaglie fuse (allego tre immagini) non presentano gli esuberi di metallo, allora, se non è un riconio parigino, non è un originale, non è una presso-fusione di quelle note, cos'è? Il peso è di circa 34-35 grammi. Come avrete notato mi sono documentato un pochettino, e mi farebbe tanto piacere sentire dei pareri articolati e non dei giudizi sommari, sarebbe bello addure qualche giustificazione alle proprie tesi in modo da imparare qualcosa di nuovo e classificare questa medaglia in modo quanto più possibile scientifico. Grazie per essere arrivati sin qui e buona domenica a tutti2 punti
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@demonetis scusami ricordavo male, lo avevo letto nel primo volume del Catalogo della collezione nella "storia della Collezione" La medaglia di @UmbertoI non è una copia fatta dal Dott Bovi... ma mi piace pensarlo. ? Non lo sapremo mai2 punti
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E' quello che ipotizzavo anche io nel post #13 quindi stiamo concludendo che con una medaglia originale si sono ricavate delle matrici e usate per pressofusioni ? Almeno abbiamo risolto il mistero, grazie ragazzi2 punti
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Da queste nuove foto del taglio, credo sia stata ottenuta per fusione da stampi di un originale.2 punti
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Allora intanto ringrazio tutti quelli che sono intervenuti! grazie del vostro tempo e per le vostre valide disamine, provo a rispondere a tutti con ordine: Ciao Alberto, puoi essere più preciso? è difficile ci siano delle iniziali perchè questa medaglia è non attribuita a nessun incisore proprio per l'assenza di firme, indicaci il particolare che ha catturato la tua attenzione, nel frattempo grazie Buonasera Luca e grazie anche a te per essere intervenuto, non ho avuto modo di vedere la medaglia de visu (è nelle mani di mio fratello) che possa essere una coniazione postuma lo escludo perchè la cosa che ci fa titubare più di tutte è l'aspetto butterato, se fosse stata coniata si presenterebbe in maniera diversa, a meno che non abbia subito qualche processo di danneggiamento tramite uso di acidi. Per quanto riguarda la frattura essa come fa notare il grande Rocco ha vari stadi di avanzamento quindi può presentarsi più o meno ampia, se era questo l'aspetto a cui facevi riferimento. Tutto ciò detto, propenderei più per una pressofusione moderna a scopo di truffa. Ovviamente caro Rocco sei sempre oltre le aspettative, ti faccio i complimenti per la tua ex medaglia veramente un bellissimo esemplare, niente a che vedere con il nostro ! Ti ringrazio anche per tutte le ricerche che hai fatto, per quanto riguarda il peso è tra i 34 e i 35 grammi, mentre per quanto riguarda gli assi ti faccio sapere appena mio fratello mi risponde ? Per il taglio effettivamente è molto strano... ma non ci sembrano due lamine incollate2 punti
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A proposito dei dazi mi è venuto in mente un episodio carino. Nel 1431 il Sultano dell'Egitto pensò bene di aumentare tutti i dazi per le merci. I Veneziani per un anno non comprarono nulla dall'Egitto e nel 1433 tutti i dazi tornarono al livello precedente... Questo per dire come erano i Veneziani nel medioevo... Tosti. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Ciao @UmbertoI, ho avuto questa bella medaglia del 1811 di Murat.... Purtroppo mi son rimaste solo le foto. Anche il mio esemplare riportava la lesione del conio al rovescio. Riporto quanto scritto dal Siciliano: " Questa Medaglia fu istituita come premio per una Fiera Campionaria annuale che si tenne a Napoli dal 1809 al 1813; È probabile che solo 50 Medaglie d'argento furono consegnate come Premio agli espositori. Gli esemplari di bronzo vennero distribuiti solo a titolo d'incoraggiamento. " Ho fatto una piccola ricerca sul Catalogo d'asta della Christie's del 30 Aprile 1992 Una esemplare in argento ( lotto 84) di grande rarità, e il lotto successivo : un esemplare in bronzo, Nessun riferimento al peso. L'esemplare in bronzo ha un leggero accenno di lesione in quel punto. Altra ricerca sul Varesi UTRIUSQUE SICILIAE, 18 Aprile 2007 parte seconda, Le Medaglie. Lotto 147, Medaglia in argento con appiccagnolo, In nota veniva riportato che secondo il Siciliano e il Ratto, di questo esemplare ne vennero coniati solo 9 esemplari e altri 52 senza appiccagnolo, sempre in argento. Peso 48,8 grammi, diametro 43,5 mm Qui la lesione è all'inizio. Le foto della mia ex Medaglia2 punti
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sono due discussioni che stanno avvenendo in contemporanea. Diciamo che una completa l'altra, anche perchè molte monete erano accettate o imitate in tutta l'area. Ci voleva una discussione cosi. Bravo Artur2 punti
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Spero che sia anche educativo da un punto di vista sanitario: una valutazione più corretta di quanti accessi al PS potrebbero essere evitati, quante visite ed esami potrebbero essere effettuati in tempestiche molto più lunghe.... E parlo da un punto di vista sia del prescrittore che dell'utente: evitare accertamenti inutli che intasano laboratori e radiologia ed evitare di pretendere che il proprio medico di famiglia prescriva il controllo del colesterolo ogni 2 mesi.2 punti
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Buongiorno e buona domenica a tutti, posto il mio grano, taglio rigato obliquo.2 punti
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Patriarcato di Aquileia Ottobono de' Razzi (1302-1315) Denaro (1312-1315) Argento Peso: 1,05 g Diametro: 21 mm D/ (rosetta) OTOBO - NVS (globetto) PA (globetto), il Patriarca seduto sul faldistorio con pastorale e libro con stella R/ (globetto) A - QVILE - GENSI - S, scudo partito con aquila nella parte superiore e stemma del Patriarca in quella inferiore Rif.: Passera-Zub 151; CNI VI, 5; Bernardi 35 Questa è la seconda emissione di Ottobono. Al dritto c'è la consueta rappresentazione del Patriarca. Al rovescio uno scudo partito accantonato dalla legenda. La cesura della legenda del rovescio può essere un globetto, come in questo caso, una croce o una stella. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Una moneta @Hyperion estremamente rara (forse solo 2 esemplari noti) dal V sec. A.C. in Cipro. Se rapportata agli alberi che sta abbattendo, la figura nuda al centro del campo del diritto, forse un dio, si potrebbe a buona ragione definire "titanica" .2 punti
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Medaglia N° 12 anno di emissione 1978 Lato A - ERA VALIENTE Y LE TRIBUTARON TODOS LOS PUEBLOS Lato B - QUICAB . COMO EL RAYO QUE DA EN LA PIEDRA2 punti
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6 - Il secondo Rajah, Charles Johnson Brooke: Non certo dotato del carisma naturale e del fascino da avventuriero dello zio, nondimeno Charles Brooke fu quello che si può definire un ottimo amministratore, egli infatti, durante il suo lungo regno (1868-1917), riuscì a stabilizzare l'intera regione ed a portare il regno di Sarawak alla massima estensione territoriale. Continuò nell'attività di contrasto contro la schiavitù, la pirateria ed i cacciatori di teste che proliferavano nell'area e contestualmente si adoperò per promuovere i commerci e le infrastrutture pubbliche, specie nella capitale Kuching, contribuendo ad una rapida crescita dell'economia locale. Charles, nel 1870, edificò a Kuching anche il palazzo reale, denominato Astana, come dono di nozze per la moglie Margaret Alice Lili de Windt, che ebbe anch'essa un ruolo importante nel nuovo regno, componendone persino l'inno nazionale - "Gone Forth Beyond the Sea" - nel 1872. Il nuovo Rajah era un convinto sostenitore della necessità di avere un maggiore sostegno dalla Gran Bretagna e, come avevamo anticipato, nel 1888 ottenne il protettorato britannico, dopo che analoghe richieste, nel 1869 e nel 1879, erano state rifiutate. In questo modo, la Gran Bretagna, oltre a coadiuvarne la politica estera, si sarebbe occupata anche della protezione militare di Sarawak, unitamente ai Rangers, già istituiti nel 1862 durante il regno dello zio James. Nel 1905, Sarawak, inglobando dei nuovi territori dal Brunei, raggiunse la sua massima estensione territoriale, più che raddoppiando i territori originari. (Charles Johnson Brooke, secondo Rajah di Sarawak) (Veduta frontale del Palazzo Reale di Kuching, denominato Astana)2 punti
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Le monete sono molto belle, ma più che delle emissioni in edizione limitata per collezionisti sembrano delle idee creative per fare cassa. Aggiungo anche che il Canada è stata la prima nazione ad emettere una moneta colorata per la circolazione ordinaria (l'esemplare della foto è stato reperito in circolazione)2 punti
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Stando a Jacques Le Goff in "Lo sterco del diavolo; il denaro nel Medioevo", deriva dal risentimento nei confronti degli ebrei nel periodo del medioevo in cui ai cristiani era vietato fare prestiti ad interesse, in quanto all'epoca ritenuti forme di sfruttamento dei bisognosi, mentre gli ebrei non avevano nessun divieto simile. Probabilmente è proprio da lì che deriva il mito degli ebrei strozzini tanto caro a comunnazisti e ultranazionalisti vari.2 punti
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Molti falsi d'epoca di monete sono stati realizzati con stampi e anche con la tecnica della cera persa e poi ritoccati lungo il taglio. Domani prendo l'enorme volume degli Studi del Dott Bovi e ti trovo la pagina in cui Luisa Mastroianni racconta del marito e dei suoi calchi.1 punto
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Per me il BB ci sta tutto; i graffi andrebbero valutati dal vivo, secondo me la scansione enfatizza una situazione meno grave di quel che pare. In ogni caso la lira 1862 Torino è piuttosto rara e reperibile quasi sempre in condizioni ben peggiori di questa, quindi direi un esemplare di tutto rispetto.1 punto
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Dal punto di vista tecnico direi che un conio per medaglie del 1800 difficilmente arruginisca, si potrebbe al più ossidare ma non tanto da inficiarne la bontà a questo livello, il minimo a cui posso pensare è un acciaio trattato superficialmente, credo sia una ipotesi da scartare quest'ultima, a te sembra buona solo malconcia? Gli assi sono perfettamente alla francese ?, mio fratello dice anche che potrebbero anche essere due lamine?, vedendo le foto però direi che il corpo è unico quindi direi che questo mi fa ancor di più propendere per una pressofusione in cui la pressione fluidodinamica abbia disassato gli stampi e prodotto quel bordo tanto strano1 punto
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Sul rovescio l'imperatore raffigurato secondo il canone "come Alessandro" o" Alessandro portatore di lancia".1 punto
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Buonasera, @UmbertoI, non vorrei dare indicazioni errate, avevo scritto che '' noto quelle che potrebbero essere delle iniziali vicino alla data in numeri romani'' Mi riferivo al primo esemplare postato, ma osservando meglio la foto credo siano solo delle mancanze di metallo. Saluti Alberto1 punto
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salve, io credo che l'equivoco (cioè le monete piu piccole ritrovate a serra ricco e l'assimilazione al peso dell'obolo) nasce proprio dal ritrovamento del tesoretto nella valle del polcevera. questo tesoretto é formato da 37 dracme pedemontane, e 127 monete di peso inferiore ad un grammo che furono classificate come oboli, si ha quasi la certezza che il l'insieme fosse notevolmente piu vasto visto l'apparire negli anni successivi di molte monete riconducibili a serra ricco nei musei francesi e in varie collezioni private e aste. In seguito all'interno di vari tesoretti tra nord italia e svizzera furono classificate un numero esiguo di monete con peso variabile che supera il grammo, piu pesanti degli oboli, e classificate come mezze dracme. La circostanza che il gruzzolo fosse formato oltre che da dracme di 1°, 2° ,3° e 4° tipo anche da monete piu piccole fece pensare che queste piccole monete fossero frazioni di dracme, cioé oboli, ma secondo me alla luce dei ritrovamenti di queste piccole monete insieme a denari repubblicani del primo secolo ac. e di anni di studi si puo dire che la situazione é molto piu articolata, infatti mentre le dracme possiamo datarle all'inizio del secondo secolo ac., questi che chiamerò ancora oboli sono emissioni successive di circa un secolo. tornando alla descrizione ponderale dei tipi possiamo dire che per queste monete piu piccole che vanno dal 13° tipo fino al 37°, la situazione é molto articolata: fino al 20° tipo parliamo di emidracme ma che io credo sia piu corretto accostare ai quinari infatti con un peso molto variabile che decresce costantemente partendo da poco meno di due grammi per arrivare anche in casi estremi a 1,10 gr., ma in alcuni casi gli esemplari sono addirittura unici per tipo,(cioè vi é una sola moneta conosciuta per il tipo, es. il 13° e il 19°, quindi é difficile calcolare il peso medio reale), dal 21° fino al 37° corrispondono ai ritrovamenti di serra ricco, (per capirci , molte monete hanno al rovescio il leone colpito da una freccia), possiamo parlare di mezzi quinari, cioé di sesterzi, il peso é di circa 0,70 e più, superiore a quello di un obolo di massalia (0,60-0,65) e molto superiore ad un obolo di imitazione massaliota (es. salluvi 0.40). Alla luce di tutto ciò non mi soffermerei troppo sul sigolo tipo monetale, ma cercherei di afferrare il concetto generale: cioé che vista la datazione piu probabile di queste emissioni, che iniziano nella prima metà del primo secolo ac. e proseguono per alcuni decenni quando ormai il vittoriato accostato ai quinari con il trofeo fù assorbito nel ponderale del denario , (non dimenticherei il quinario di marco antonio che al dritto ha il busto femminile di ottavia molto simile ad artemide e al rovescio con il leone che richiama quello di massalia), io parlerei di quinari e sesterzi. Se poi gettiamo uno sguardo alla monetazione celtica alpina e transalpina di peso analogo e simile datazione vediamo che il quinario era di largo utilizzo.1 punto
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Buonasera, i simboli riportati sotto al taglio del collo del Re potrebbero essere i contrassegni degli allievi che aiutavano gli incisori nella produzione delle monete, non esistono documenti che ne confermano l'ipotesi ma considerando che il 17 marzo 1829,sotto Francesco I di Borbone, fu istituito il Gabinetto d'incisione, dove gli allievi potevano imparare l'arte incisoria, si potrebbe auspicare la paternità a determinati allievi di determinate monete...1 punto
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Questa datazione l'ho presa dal volume di Rizzolli/Pigozzo " L'area monetaria veronese", comunque il periodo è quello..1 punto
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salve , anche io mi sono posto a lungo la domanda del perche vi fosse questa grande diversita del busto di roma sul dritto dei denari repubblicani fino a quando é poi stato sostituito da soggetti diversi. io credo che non fosse per la difficolta di reperire incisori di talento, una citta come roma di quel periodo in piena ascesa credo avesse tra gli artigiani migliori in circolazione, ma credo che questa variabilita fosse voluta, forse per rendere le singole emissioni riconoscibili anche al dritto. il rovescio di questi denari rappresenta spesso scene in movimento e quindi difficilmente riconoscibile all'occhio umano anche con grandi variabili, quindi facilmente falsificabile, mentre l'espressione di un volto femminile per noi é riconoscibile con un semplice colpo d'occhio, per questo secondo me vi é stato questo continuo cambiamento dei tratti di roma e quindi la necessita di caratterizzare ogni volta il volto.1 punto
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di Hans Christian Andersen (1805-1875) Tra le sue opere anche fiabe conosciute in tutto il mondo: La principessa sul pisello - Mignolina - La sirenetta - I vestiti nuovi dell'imperatore - Il soldatino di stagno - Il brutto anatroccolo - La regina delle nevi - La piccola fiammiferaia - ecc. Tra le meno conosciute del 1861-62 : La monetina d'argento C'era una monetina uscita bella lucida dal conio, che saltava e tintinnava: «Evviva! ora me ne andrò per il mondo» e così infatti avvenne. I bambini la tennero stretta nelle manine calde, gli avari nelle mani gelide e viscide, gli anziani la girarono e la rigirarono molte volte, mentre i giovani la fecero circolare di nuovo immediatamente.La monetina era d'argento, aveva pochissimo rame in sé e era già nel mondo da un anno, o meglio nel paese dove era stata coniata, quando si mise a viaggiare fuori dal paese: era infatti l'ultima monetina di quel paese rimasta nel borsellino di un signore che viaggiava e che non lo seppe finché non gli venne tra le mani. «Ecco ancora una monetina di casa mia!» esclamò «viaggerà con me!» La monetina tintinnò e saltò con gioia quando fu rimessa nel borsellino. Si trovò tra molti compagni stranieri che andavano e venivano, uno faceva spazio all'altro, ma quella monetina rimaneva sempre lì, e questa era una distinzione. Erano passate ormai molte settimane e la monetina era lontano nel mondo, senza sapere bene dove; sentiva dalle altre monete che erano italiane o francesi, una disse che erano in una certa città; un'altra diceva che erano in un'altra; ma la monetina non poteva immaginarsi nulla: non si vede il mondo quando si sta sempre in un sacchettino, e questo era il suo caso. Ma un giorno che si trovava lì come al solito si accorse che il borsellino non era chiuso e così sgusciò fuori dall'apertura per guardarsi un po' intorno; non avrebbe dovuto farlo, ma era così curiosa che poi se ne pentì. Uscì nella tasca dei pantaloni, e quando la sera il borsellino fu messo da parte la monetina rimase lì nella tasca e uscì nel corridoio insieme ai vestiti, cadendo sul pavimento. Nessuno la sentì e nessuno la vide. Al mattino i vestiti vennero riportati, il padrone se li mise e ripartì. La monetina non partì con lui, venne trovata e dovette di nuovo rimettersi in circolazione con altre tre monete. "È bello vedere qualcosa del mondo!" pensò la monetina "conoscere altre persone, altre usanze!" «Che strana monetina» venne detto proprio in quel momento. «Non è una moneta di questo paese, è falsa! Non vale niente!» Così cominciò la storia della monetina come lei stessa la raccontò in seguito. «"Falsa, falsa! non vale nulla!" Queste parole mi trafissero il cuore» disse la monetina. «Io sapevo di essere fatta di buon argento, di buon conio, e con ottime caratteristiche. Sicuramente si sbagliavano, certo non intendevano me, eppure era proprio di me che parlavano. Io venni chiamata falsa, fu detto che non valevo niente! "Devo darla via al buio!" disse l'uomo che mi possedeva, e infatti venni spesa di notte e poi venni di nuovo ingiuriata durante il giorno: "falsa! non vale nulla! dobbiamo cercare di sbarazzarcene!."» La monetina ogni volta tremava tra le dita di chi voleva darla via di nascosto spacciandola per una moneta del paese. «Povera me! A che cosa mi serviva l'argento, il mio valore, il mio conio, se qui non avevano nessun significato? Si ha valore nel mondo solo se questo ce ne attribuisce! Deve essere terribile avere una coscienza cattiva, prendere la strada del male, quando io, che ero innocente, ero così turbata solo perché le apparenze erano contro di me. Ogni volta che venivo tirata fuori temevo gli occhi che mi osservavano, sapevo già che sarei stata messa da parte, gettata sul tavolo, come se fossi stata inganno e menzogna. «Una volta arrivai da una povera donna che mi aveva avuto come paga del faticoso lavoro compiuto, ma lei non riuscì a liberarsi di me, nessuno voleva prendermi: fui proprio una sfortuna per lei. «"È assolutamente necessario che inganni qualcuno con questa" disse. "Non posso permettermi di conservare una moneta falsa: la darò al ricco fornaio che ne avrà danno meno di altri, ma è comunque disonesto quello che faccio." "Adesso mi tocca persino gravare sulla coscienza di quella donna!" sospirò la monetina. "È possibile che sia cambiata tanto diventando vecchia?" «La donna andò dal ricco fornaio, ma lui conosceva fin troppo bene le monete, così io non potei stare da lui, venni gettata in faccia a quella donna, che per colpa mia non ebbe il suo pane; e io mi sentii veramente molto triste per aver causato un dolore a qualcun altro, io che nella mia giovinezza ero stata così sicura e sincera, così consapevole del mio valore e della purezza del mio conio. Divenni malinconica, proprio come una povera monetina può diventare quando nessuno vuole averla ma la donna mi portò a casa, mi osservò attentamente, con dolcezza e affetto. "No, non voglio ingannare nessuno con te!" disse. "Ti farò un buco in mezzo in modo che ognuno possa vedere che sei falsa. Eppure, ora che ci penso forse sei una monetina portafortuna; sì, lo credo proprio! Ti farò un buco nel mezzo, ci infilerò una cordicella, e poi ti metterò al collo della figlia della vicina, come portafortuna." «Così mi fece un buco; non è mai piacevole essere passati da parte a parte, ma quando l'intenzione è buona si può sopportare tutto; mi infilarono una corda e divenni una specie di medaglia; venni appesa al collo della bambina e questa mi sorrise, mi baciò, e io riposai una notte intera sul caldo e innocente petto della bambina. «Al mattino la madre mi prese in mano, mi guardò e pensò a qualcosa: me ne accorsi subito. Prese le forbici e tagliò la cordicella. «"Monetina portafortuna!" esclamò. "Adesso vedremo!" Mi mise nell'aceto in modo che diventassi verde, poi mi chiuse il buco, mi lisciò un po' e se ne andò, quando fu buio, dal venditore dei biglietti della lotteria, per averne uno che portasse fortuna. Come stavo male! Mi sentivo oppressa, come se dovessi scoppiare: sapevo che sarei stata chiamata falsa e gettata via, e questo davanti a una gran quantità di monetine e di altri soldi che avevano le iscrizioni e le figure incise, di cui potevano ben essere fieri. Ma quella volta la scampai, c'era tanta gente dal rivenditore della lotteria, e lui aveva tanto da fare che venni gettata nel cassetto tra le altre monete, se poi il biglietto abbia vinto non lo so, ma so che il giorno dopo venni riconosciuta come falsa, fui messa da parte e poi rimessa in circolazione per ingannare e ancora per ingannare. È insopportabile quando si ha un carattere puro, e di quello sono sicura. «Per molti anni e molti giorni passai da una mano all'altra, da una casa all'altra, sempre ingiuriata, sempre maltrattata; nessuno credeva in me, neppure io credevo più in me, e neppure nel mondo; furono tempi duri. Un giorno giunse un viaggiatore, e naturalmente venni data a lui che fu tanto ingenuo da prendermi come moneta corrente; ma quando dovette darmi via, sentii di nuovo quelle grida: Non vale niente! è falsa». «"Io l'ho avuta per buona!" disse l'uomo e mi guardò attentamente, poi sorrise, come non succedeva certo quando mi guardavano con attenzione. "Oh, guarda che cos'è!" esclamò "una moneta del mio paese, una buona onesta moneta di casa mia a cui hanno fatto un buco e che chiamano falsa. È proprio divertente! Ti conserverò e ti riporterò a casa!" «Fui percorsa da un brivido di gioia quando venni chiamata una buona e onesta moneta e quando seppi che potevo tornare a casa, dove tutti mi avrebbero riconosciuta sapendo che ero fatta di ottimo argento e che avevo il giusto conio. Avrei addirittura sprizzato scintille per la gioia, ma non è nella mia natura fare scintille: è una proprietà dell'acciaio, non dell'argento. «Venni avvolta in una bella carta bianca per non essere mescolata con le altre monete e partii; solo nelle occasioni importanti, quando incontrava dei connazionali, il mio padrone mi tirava fuori: allora venivo ricoperta di elogi; dicevano che ero interessante; è abbastanza divertente essere interessanti senza dire una parola! «Così tornai a casa! Tutta la mia miseria era passata, e cominciò la mia gioia: ero fatta di ottimo argento e avevo un buon conio; non era certo una vergogna che mi avessero bucato e trattato come falsa, non fa nulla quando non lo si è! Bisogna resistere: ogni cosa col tempo ottiene giustizia! Questa ora è la mia convinzione!» disse la monetina. ps: Andersen era danese, supponendo che abbia pensato ad una moneta del suo Paese, l'unica monetina di 'buon argento' del periodo di quanto scrisse questa fiaba, escludendo quindi quelle in ag.250 e ag.500, poteva essere solo un 1/2 Rigsdaler in ag.875, i nominali più grandi non erano proprio monetine.1 punto
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Sempre in tema di FALSI D'EPOCA: L. 5 AQUILOTTO 1929 - ORIGINALE ( due rosette ) E FALSO D'EPOCA Probabilmente i falsi erano ottenuti per fusione con una lega di Piombo e Stagno e poi sottoposti ad una leggera Argentatura con metodo galvanico o chimico. In questa moneta è particolarmente evidente il segno ( al R/ tra RE ° D' ) del "canaletto" dove veniva colata la lega nello stampo. Ciao Beppe1 punto
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Repubblica di Venezia Francesco Dandolo (1329-1339) Mezzanino Argento Peso: 1,24 g Diametro: 18 mm D/ (globetto) FRA (globetto) DAN - DVLO DVX (globetto), il doge stante a s. regge un vessillo R/ (globetto) S (globetto) MARC (globetto) (globetto) VENETI (globetto), busto nimbato frontale di S. Marco Rif.: Zub-Luciani 56.1 All'inizio degli anni 30 del XIV secolo la zecca di Venezia coniò due nuovi nominali. Il primo di questi è il mezzanino, ovvero mezzo grosso. Sul dritto è rappresentato il doge con il corno dogale e una ricca veste mentre regge il vessillo della Serenissima. Sul rovescio c'è un bel mezzobusto di San Marco benedicente e con un libro nella mano sinistra. Questa tipologia non ebbe successo e fu coniata per un breve periodo. Solo dopo vent'anni un altro Dandolo, Andrea, coniò un nuovo mezzanino, ma completamente differente. Arka Diligite iustitiam1 punto
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la moneta è molto usurata e soprattutto è stata maltrattata e spatinata .. d'accordo che è un pezzo di storia, ma credo che ti convenga tenere i 10 euro e spendere qualcosa in piu' per acquistare materiale migliore1 punto
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Non diciamo che per alcuni potrebbe essere curiosa, diciamo che per alcuni potrebbe essere interessante per vendere una moneta ( che non vale nulla) per pseudo rarità (acchiappa gonzi) Saluti TIBERIVS1 punto
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Ciao a tutti, @Rocco68purtroppo le foto del contorno non le ho disponibili. Vi aggiungo le foto di questo altro grano.1 punto
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Medaglia N° 7 anno di emissione 1977 Lato A - CAHA PALUMALA LA MUJER DE BALAMQUITZE Lato B - BALAMQUITZE PADRE DE CAVIQUIB1 punto
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Dulcis in fundo, @Rocco68, spero non mi accuserai di plagio..? Il mio terzetto1 punto
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Le foto non aiutano, ma in base al D/ potrebbe essere un quattrino di Paolo III1 punto
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La banconota dell'asta segnalata da wstefano è una U590, questi 100 lire 1926/fascio cominciano da quella serie? può darsi, si tratterebbe di diecine di migliaia di pezzi anzichè milioni di pezzi, una bella differenza, che poi ne sarebbero arrivati sino a noi "pochi esemplari" è un'altra storia, sono semmai rarissimi in rapporto la loro bassa tiratura. In ogni caso nei registri ufficiali della Banca d'Italia avranno sicuramente tutto ben registrato, sarà cura degli autori dei cataloghi a dover fare delle ricerche approfondite ed aggiornare i loro cataloghi in modo da rattoppare qualche lacuna. Abbiamo visto anche in altre tipologie che nelle produzioni di confine tra una emissione ed un'altra o tra un contingente ed un'altro a volte vi sono delle incongruenze, tipo: Collezionate la tipologica! sapete quanti problemi in meno? ps: e tanti soldini in meno!1 punto
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Bè, se compri per 10,50 euro, non devi tirar fuori le tue monete. E in ogni caso c'è il problema del resto. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Il racconto è davvero godibile e chissà perché mi ha fatto venire subito in mente il negozietto di un noto numismatico di Modena che da un po'di tempo ha cessato l'attività e che allora era già molto anziano anche se davvero lucido e in gamba. Lo conobbi grazie a mia moglie una sera in cui gironzolavamo per il centro di Modena. Sapendo della mi passione giovanile per le monete (abbandonata già al tempo delle medie, dopo essermi quasi intossicato col Sidol), in un momento di soddisfazione emotiva post-shopping, quella sera mi propose incautamente di entrare nel negozio per curiosare. Dico incautamente, perché ella non immaginava che da quel momento avrebbe scatenato in me quella vulcanica passione per la numismatica (in realtà mai realmente sopita) e che soprattutto mi avrebbe dato il pretesto di rintanarmi qualche sera dopo cena a leggere, documentarmi, e soprattutto, ahi lei e ahimè, a fare acquisiti e partecipare alle aste e poi ai congressi, in quei sovraffollati, zozzi, meravigliosi padiglioni... Le prime monete le acquistai solo affidandomi a lui. Furono un asse di Claudio e una 5 lire del '56, entrambe in modeste condizioni. Monete estremamente diverse tra loro in tutti i sensi, che ebbero come conseguenza quella di gettare il seme della mia diversificata e schizofrenica quanto amata raccolta.1 punto
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Sono sempre interessanti le considerazioni e gli approfondimenti di Massenzio, l'utente, ancor di più se riguardano Massenzio, l'imperatore. Pur non intervenendo praticamente mai (preferisco leggervi), mi permetto di fare una precisazione sulle emissioni cartaginesi con Massenzio titolato come Cesare, benché credo sia noto a molti quello che scriverò. Nella prima emissione cartaginese a seguito della sua usurpazione, Massenzio è titolato nobilissimus Caesar (RIC VI, Cartagine, nn° 47-48a, 51...non cito la monografia del Drost perchè meno accessibile), mentre solo in quelle immediatamente successive fu riconosciuto princeps invictus, ovvero il titolo che assunse nei suoi primi mesi di regno. Tale anomalia è verosimilmente spiegabile con un ritardo delle comunicazioni in Africa, ove, in mancanza di precise informazioni, si era creduto ad un ritorno al potere di Massimiano, a cui fu infatti dapprima attribuito il rango di Augusto (RIC VI, Cartagine, nn° 46, 50), coadiuvato dal figlio elevato a Cesare. Quando poi si venne a conoscenza delle reali posizioni dei due, al vecchio Erculio fu restituito il titolo di senior Augustus (ovvero Augusto emerito), mentre a Massenzio quello di princeps invictus. Un riflesso di questo fraintendimento è riscontrabile anche in ambito epigrafico, come dimostrano due iscrizioni coeve rinvenute in un’area periferica della Numidia orientale (CIL VIII, n° 22346 e CIL VIII, n° 10229), le quali assegnano, rispettivamente, a Massenzio il titolo di Cesare e a Severo quello di Augusto. Probabile che in questa zona dell’Africa, ove i dispacci giunsero ancora più lacunosi, si fosse supposto come Massenzio fosse stato effettivamente ammesso all’interno del collegio tetrarchico e che egli, a sua volta, avesse riconosciuto l’autorità di Severo in Occidente. Più in generale, i dati numismatici ed epigrafici provenienti dalle provincie Africane e immediatamente successive alla prima tetrarchia, debbono essere accolte sempre con grande cautela poiché non di rado è stato evidenziato come sussistesse un’oggettiva difficoltà, in tale contesto geografico, nel restare adeguatamente aggiornati sulle titolature e sulle posizioni di potere dei vari sovrani che vi si avvicendarono, spesso rocambolescamente, nel giro di pochi anni. Gli esempi di titolature incongruenti in tal senso, oltre a quelle sopracitate per Massenzio e Massimiano, sono tantissimi.1 punto
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E da circa un mese che mi sono affacciato nel mondo della numismatica, se fossi già in grado di riconoscere un falso da un autentico, allora sarei fuori dal normale. Scusate se chiedo illuminazione a voi più esperti, ma piuttosto che sbagliare, prima chiedo, mi informo. La moneta e in vendita in un’ asta da una persona che ha feedback positivo al 100% quindi avrei potuto comprare ad occhi chiusi, è sempre ad occhi chiusi mi sarei preso un pacco.1 punto
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Buongiorno, vi posto una Piastra del 1836, Ferdinando II. ...non è FDC, non ha lustro...... non è rarissima e non è una variante di conio ....in compenso ha una stupenda patina di vecchia raccolta. A me piace molto e a voi?1 punto
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